LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2018 - UN MEDICO IN FAMIGLIA

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All’interno

Modella: Lisanna Maggialetti




IL

CONTRAPPUNTO d e l l ’a l f i e r e

GIOVINAZZO, IL VENTO DEL M5S E IL VENTICELLO DELLA LEGA Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 IND.INTERNET:www.giovinazzo.it E_MAIL:lapiazza@giovinazzo.it

Quante volte, stracciandoci le vesti e sottolineando la pochezza della nostra classe politica, ho scritto e sottolineato il numero eccessivo ed ingiustificabile, se non a fini clientelari, di tanti enti inutili? A memoria moltissime. Ebbene, ecco una notizia che viene dagli USA e che ci restituisce una realtà che, evidentemente, non riguarda solo la nostra Nazione.

IL PRESIDENTE TRUMP si avvia a chiudere l’agenzia federale per le ricerche sui mercati finanziari mondiali e, in particolare, sulla Borsa di Wall Street. L’Office of Financial Research, voluta dall’osannato Presidente Obama, si è rivelato un ente inutile. Non ha previsto nulla, e del resto se fosse possibile realmente una simile attività, l’industria del risparmio l’avrebbe realizzata da tempo. Risultato, in dieci anni sono stati spesi 500 milioni di dollari per il niente più assoluto. Il FONDATORE Sergio Pisani Presidente Obama l’aveva creata fra gli squilli di tamburi di tutta la stampa, sempre acriticamente PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE EDITORIALE: Raffaella Direnzo schierata al suo fianco. Oggi, nel silenzio della stessa stampa, il barbaro usurpatore Trump, prepaDIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani ra la sepoltura di quest’organizzazione che pochi commentatori aveva ampiamente criticato per la sostanziale inutilità ma ridotti al silenzio dai benpensanti schierati sempre dalla parte giusta REDAZIONE senza se e senza ma. Gli stessi che oggi commentano i risultati elettorali con supponenza e Damiano de Ceglia - Agostino Picicco Donata Guastadisegni - Giovanni Parato repulsione per un elettorato rozzo e incolto che ha votato per il Movimento 5 Stelle e per la Lega, Vincenzo Depalma - Enrico Tedeschi le forze meno europeiste, insieme a Fratelli d’Italia, dello schieramento politico italiano. Lo stesso Onofrio Altomare - Giangaetano Tortora elettorato che aveva, pochi anni orsono, consegnato al PD dell’allora rampante Matteo Renzi un Porzia Mezzina - Mimmo Ungaro consenso strepitoso oltre il 40% proprio alle elezioni europee. Oggi Merkel e Macron sono preoccupati e con loro quasi tutti i commentatori dei mass media italiani per questo voto appaCORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) rentemente antieuropeista. Giuseppe Illuzzi (Sydney)

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IT15U0760104000001037612288 La collaborazione é aperta a tutti. La redazione si riserva la facoltà di condensare o modificare secondo le esigenze gli scritti senza alterarne il pensiero. FINITO DI STAMPARE IL 21.03.2018

ANTIEUROPEISTA per quel modello di Europa imposto dalla Germania e avvallato dalla Francia che vuole il resto delle Nazioni scodinzolanti ed ubbidienti ai voleri della signora Merkel. Il presidente francese si è lanciato in una disamina veramente nuova ed originale, come del resto tutte le cose che dice, «Un voto dovuto alla crisi economica ed alla situazione dei migranti». Veramente? Che genio indiscusso! Un semplice, umile cittadino elettore si aspetterebbe che dopo l’arguta analisi ci siano azioni conseguenti. Invece, Macron mantiene sigillate le frontiere con l’Italia e la signora Merkel tira dritto per la sua strada di avanzo commerciale poderoso a bassa inflazione che sta strangolando le altre economie manifatturiere. E non basta. Con abilità consumata e la complicità dei media italiani ed internazionali ha chiamato a raccolta Europa e resto del mondo contro la politica dei dazi commerciali iniziata dal presidente Trump. «Difendiamo l’Europa ed il commercio internazionale da questo matto che lede la convivenza civile ed il progresso del mondo», ha scritto un analista di cose americane, non certo tenero con Trump, Mario Platero. Ma la situazione è un po’ diversa. La signora Merkel non difende l’Europa ma gli interessi della Germania, che, ribadisco, continua imperterrita a violare gli accordi sull’avanzo commerciale molto al di sopra del consentito. I prodotti maggiormente penalizzati sarebbero proprio quelli tedeschi e non vedo nulla di sconvolgente nelle decisioni del governo americano di difendere le proprie produzioni che avvengono nel rispetto di regole e salari ben superiori a quelli di altre Nazioni. In questo quadro decomposto Merkel ed il fido Macron dovrebbero ancora essere soddisfatti che non sia andata peggio. Una Nazione senza una maggioranza di governo è, inevitabilmente, indebolita. Il voto del 4 marzo, con il suo carico di rabbia e voglia di cambiamento, si è manifestato nell’alveo della democrazia e, questo, è un gran risultato viste le premesse. Certo è curioso verificare come il M5S sia dilagato prepotentemente nel Cen-


tro-Sud, dove era radicato il consenso della DC, e nel Nord più industrializzato sia stato fortissimo il consenso per la Lega che, peraltro, elegge i primi deputati e senatori in tutte le regioni del mezzogiorno. Spiegare il consenso solo con reddito di cittadinanza al Sud e la flat tax al Nord sarebbe semplicistico ma, nelle semplificazioni, una dose di verità è sempre presente. Il disagio è, comunque, assai forte e ancora silente ma non per questo meno minaccioso. La campagna elettorale ci ha regalato situazioni e avvenimenti paradossali. Il ministro dell’Interno Marco Minniti è stato sconfitto da una sorta di non-candidato. Nel collegio uninominale di Pesaro per la Camera ha prevalso il deputato pentastellato Andrea Cecconi, espulso dal M5S per i bonifici truccati sui rimborsi. Cecconi ha vinto con il 34,98% dei voti seguito da Anna Maria Renzoni Bezziccheri, del centrodestra, con il 31,53%. Minniti si è dovuto accontentare del 27,69%. Le Marche e Pesaro sono guidate da sempre dal centro sinistra. Caso Macerata. Le tragiche vicende dell’uccisione di Pamela Mastropietro e la folle mattanza di Luca Traini non so in quale misura abbiano influito sul voto. Il sindaco di centro sinistra della cittadina marchigiana aveva sempre negato le tensioni sociali e sostenuto convintamente l’assenza di problemi nella sua comunità. Evidentemente non è così. Una cosa è quello che auspichiamo, altra è la realtà che si para davanti ai nostri occhi che, per calcolo politico o incapacità di lettura, fingiamo di non vedere. La maggioranza di centro sinistra aveva stravinto le elezioni amministrative con il 60% dei voti. Oggi si ritrova al 20%. Sono impazziti a Macerata? Il commento de Il Fatto Quotidiano, oggi silente sul caso Ingroia e scaricato, ed osannato in passato, ha sottolineato l’ipocrisia, il perbenismo e la faciloneria credulona dei maceratesi, che hanno dato il consenso alla Lega, ad oggi secondo partito in città dove alla massimo aveva preso il 7%. Ecco le ragioni del disastro della sinistra. Siamo alle solite. L’elettorato è credulone se ascolta Salvini, è intelligente se ascolta gli slogan del PD. Insomma candidati sconosciuti o giubilati dallo stesso Movimento 5 stelle che non hanno, in molti casi, neanche fatto la campagna elettorale, sono risultati eletti. La Lega non doveva ottenere alcun consenso al Sud. Le elezioni ci hanno regalato un quadro diverso. ANCHE GIOVINAZZO non ha fatto eccezione. Il M5S ha stravinto con percentuali, sia alla Camera che al Senato, quasi al 40%. Alle spalle il centro destra con un risultato pressoché identico per le due Camere, il 28%. Al terzo posto il centro sinistra al 20%. Ancor più attardata la coalizione di sinistra di Leu. Il risultato scontenta il PD locale, che aveva sempre ottenuto percentuali e voti almeno doppi rispetto a quello ottenuti, e si risveglia fortemente indebolito, poiché scivola alle spalle di Forza Italia al terzo posto. Non sono serviti gli aiuti del Sindaco e del Vice Sindaco, in verità schierato con la lista +Europa, a puntellare le crepe del partito del governatore Emiliano. La lista +Europa non è pervenuta o quasi. Menzione di stima per il vice sindaco, che ha sostenuto la necessità di un maggior europeismo contro il populismo. Come se essere con il popolo e impegnarsi allo stesso tempo per cambiare un’Europa così disattenta alle necessità gravi sempre più evidenti della gente, sia un reato da condannare con il marchio d’infamia di “populista”. Non tutta l’amministrazione aveva seguito i due e il risultato è stato sotto gli occhi di tutti. Consiglieri e assessori in ordine sparso a “contarsi” nelle liste del centro destra. Risultato non esaltante. La lista di Fitto è andata peggio di Fratelli d’Italia, terzo, e della Lega, secondo. A sinistra però non esultano. Il magro risultato del PD non è stato compensato da un’affermazione di Leu. Il candidato giovinazzese sostenuto da tutti gli esponenti della sinistra cattolica di Primavera Alternativa e dei transfughi del PD, contrari alla candidatura dell’uomo di tutte ma proprio tutte le stagioni e gli schieramenti politici ed ex sindaco di Bisceglie, pensava di raccogliere un consenso maggiore. Lo sperava anche tutta la pattuglia consigliare guidata dal candidato Sindaco della sinistra alternativa, che si sveglia con un risultato al disotto delle attese. Il centro destra raggiunge un buon risultato, ma elegge un solo candidato, espressione di Fratelli d’Italia. Il M5S ha davanti a sé la sfida del consolidamento sul territorio, sfida non facile che però, ce da giurarlo, vedrà la corsa al salto sul carro del vincitore con i pericoli del caso. Dimenticavo. Evviva.

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COPERTINA

NO, NON È LA RAI CON IL SUO MEDICO IN FAMIGLIA, MA È LA PIAZZA DI GIOVINAZZO CON I SUOI MEDICI DI FAMIGLIA FOTOCOMPOSIZIONE: GIOVANNI PARATO


i

numeri

sul

voto

di RAFFAELLA M.B. DIRENZO

GIOVINAZZO HA VOTATO COSÌ! Dopo Tommaso Sicolo, dopo più di 40 anni Giovinazzo ha una deputata alla Camera Dopo le elezioni del 4 marzo, e in attesa della formazione di un governo, ecco l’analisi sul significato del voto a Giovinazzo. I dati sono chiari e il risultato generale anche: in Italia nessuna coalizione ha i numeri per governare. Ma dal voto giovinazzese (in cui il temuto crollo dell’affluenza non c’è stato. A recarsi al seggio è stato il 68,98% degli elettori al Senato e il 69,10% alla Camera) emerge comunque un vincitore assoluto: il Movimento 5 Stelle, primo partito al Senato col 39,57% ed alla Camera col 39,26% con le neo-parlamentari Angela Anna Bruna Piarulli (4.119 voti) e Francesca Galizia (4.463 consensi). Giovinazzo, all’improvviso, si ritrova a essere penta-stellata (non più la Stalingrado di Puglia), ma anche un po’ troppo leghista. Il partito di Matteo Salvini, incredibilmente, ha racimolato un grandissimo gruzzoletto di voti pure da noi: il 5,85% al Senato, il 5,48% alla Camera. A destra festeggiano Forza Italia, 18,68% al Senato e 17,36% alla Camera a sostegno di Carmela Minuto (3.070 preferenze) e Luigi Perrone (3.122 voti) e Fratelli d’Italia 3,22% al Senato e 3,68% alla Camera. D’altra parte, ci sono tanti sconfitti, in primis il Partito Democratico che, nonostante abbia ottenuto uno dei risultati più lusinghieri in terra di Bari, è sceso sotto la soglia del 20% per la prima volta nella sua storia: 16,57% al Senato, 15,59% alla Camera. Si sono fermati a 2.022 consensi Loredana Lezoche ed a 2.161 Francesco Carlo Spina. È stato un risultato al di sotto delle aspettative, invece, quello di Liberi e Uguali che ha messo insieme tre partiti e movimenti (Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana e Possibile) ed ha raccolto solo il 7,65% al Senato: magro il bottino raccolto da Filomena Trizio con 799 preferenze. Un risultato deludente al quale ha fatto da contraltare il discreto risultato raccolto alla Camera: 10,25% con ben 1.280 voti racimolati da Nico Bavaro. Non sfonda la lista +Europa di Emma Bonino (1,46% al Senato, 3,01% alla Camera). Male Potere al Popolo con percentuali da prefisso telefonico (0,72% al Senato e 0,65% alla Camera) alla pari di Italia Europa Insieme: 0,53% al Senato, 0,55% alla Camera. Il centro, invece, si è ristretto anche a Giovinazzo. Praticamente evaporato. Sono il 2,39% al Senato e l’1,96% alla Camera le percentuali ottenute da Noi con l’ItaliaUnione di Centro (la quarta gamba del centrodestra), l’1,09% al Senato e lo 0,29% alla Camera di Civica Popolare di Beatrice Lorenzin (il ministro della Salute transitata nel centrosinistra) e lo 0,99% al Senato e lo 0,80% alla Camera del Popolo della famiglia, forza di ispirazione cattolica fuori dai poli guidata da Mario


Adinolfi. È l’ulteriore e forse definitivo passo verso la scomparsa di un luogo politico un tempo espressione del ceto moderato dal quale è stato governato il Paese dal dopoguerra alla Prima Repubblica. Cannibalizzati dalla nuova Lega e penalizzati dalla scia di violenze e dai toni minacciosi usati in campagna elettorale i partiti neofascisti non sfondano nemmeno a Giovinazzo. Anzi, si fermano ben al di sotto della soglia del 3%. CasaPound Italia allo 0,40% al Senato e allo 0,51% alla Camera, Forza Nuova (con la lista Italia agli italiani, assieme a Fiamma Tricolore) allo 0,32% al Senato. Percentuali da “irrilevanza”. Insomma, per scovare gli ultimi fortini del Partito Democratico in Puglia bisogna aguzzare la vista, ma non si può più annoverare Giovinazzo. In un paese spaccato a metà fra i 5 Stelle e la destra, con l’exploit della Lega. A sinistra il vuoto, a parte i rimasugli dell’egemonia del Partito Democratico (divenuto il terzo partito) e qualche acuto solitario, come Liberi e Uguali.

L’ ON . F RANCESCA G ALIZIA Dopo Tommaso Sicolo, è la seconda deputata giovinazzese della nostra storia repubblicana. Primogenita del luogotenente Antonio Galizia per 20 anni (1992-2012) al timone della locale stazione dei carabinieri, è stata eletta alla Camera nel collegio Puglia 3 (Comuni di Molfetta, Bisceglie, Corato, Giovinazzo, Ruvo Di Puglia e Terlizzi) ottenendo quasi 55mila suffragi (il 43,74 %) delle preferenze nelle fila del Movimento 5 Stelle. La neodeputata di Giovinazzo ha 36 anni e ha lavorato nell’agenzia di reclutamento per il vettore low cost Ryanair. Tra i suoi interessi ci sono però anche gli studi demografici, con particolare focus sui flussi migratori.

Mi sono sempre appassionato allo spoglio dei risultati elettorali e ad ogni elezione ho garantito il mio servizio lavorando per l’Ente di Stato Radiotelevisivo, tanto da seguire le consultazioni Nazionali, Regionali e Comunali per più di 38 anni sino all’ultima tenutasi a Barletta per la elezione del Sindaco. Vorrei sottolineare che questa dedizione mi è stata trasmessa da due persone a me molto care, il Dott. Rocco Conte, ex segretario del Partito Socialista – illustre cittadino mancante da qualche anno- e il dotto Nicola Cecafosso, attuario statista all’Istituto Nazionale di Previdenza di Roma. Lo scorso 4 Marzo ho scrutato da vicino i candidati del Collegio Uninominale dei nostri concittadini Galizia e Bavaro. Alcune considerazioni a conclusione del risultato elettorale di queste Politiche 2018. Fino alle prime ore del mattino a Giovinazzo e nei Comuni del collegio di Molfetta Corato, Bisceglie, Ruvo e Terlizzi, il dato che andava emergendo vedeva la candidata dei Cinque Stelle, Galizia, avviarsi verso la vittoria, che si è concretizzata a termine spoglio. Due elementi si andavano evidenziando in alcune sezioni di Corato. In primis il candidato locale Sen. Perrone veniva doppiato dalla candidata Galizia, mentre a Bisceglie il candidato locale, il Sindaco Spina, si posizionava in terza posizione. Deinde, Nico Bavaro, altro candidato locale di Liberi e Uguali, raccoglieva un discreto risultato a confronto con gli altri Collegi Uninominali di LEU in Puglia (4,16). Bene nel proprio comune (10,25%), discretamente a Molfetta, Corato, Terlizzi, Ruvo, mentre a Bisceglie ha ottenuto la percentuale più bassa. Tuttavia pur avendo raccolto più del 4% nel proprio collegio, confrontandolo con gli altri del suo stesso Partito nel riconteggio e calcolo (logaritmi) del sistema elettorale della distribuzione dei seggi nazionali, se non fosse stato per pochi decimali mancanti in termini di suffragio sarebbe stato ripescato ed eletto. Un altro dato da evidenziare, invece, riguarda il consenso ricevuto dalla Lega di Salvini dai giovinazzesi (5,48%.). Eloquente, sintomo di un palese insuccesso, infine, la chiusura in anticipo del comitato elettorale della candidata Minuto, a Molfetta, per il centro destra sia all’uninominale che al listino proporzionale. Questo il racconto di queste elezioni. Tuttavia, a chi sta leggendo chiedo di fare attenzione alle cose dette in questo pezzo, in quanto, una mia dichiarazione da “dilettante” non risponde al vero ma è una fake news come tante molte diffuse in rete. Starà al lettore capire.

Michele Decicco


TESTO FOTO G IOVANNI PARATO

Questo mese vogliamo portare alla ribalta un argomento di grande attualità, il Servizio Sanitario Nazionale. Nello scorso numero de La Piazza abbiamo affrontato il tema del Medico della Mutua, in questo, invece, tratteremo quello del Medico di Famiglia (in teoria dovrebbe essere la stessa cosa). Non sono né un medico, né tantomeno un giornalista, ma la sanità la vivo anch’io, ed ho altresì conosciuto tre generazioni di medici dal dopoguerra ad oggi. Oggi a Giovinazzo siamo alla terza generazione di Medici dal dopoguerra, tutti “giovani” con una concezione tecnica moderna, molto preparati, e dotati di grande umanità e umiltà. Loro hanno ereditato un sistema sanitario in continuo dinamismo e fanno di tutto per sopperire ai vuoti che ci lascia il Servizio Nazionale, nonostante le molte restrizioni che spesso si ripercuotono sulla salute del paziente. I Medici fanno di tutto per soddisfare le problematiche dell’ammalato. a volte riescono a volte nò (non per colpa loro). Raccolgo lo sfogo esasperato di un paziente in sala d’attesa: «Il paziente viene indirizzato dal proprio Medico di Famiglia a fare una visita specialistica Diabetologa, si reca al CUP per la prenotazione, e gli viene assegnata la prima data utile “dopo 6 mesi”. Quando arriva il momento, lo Specialista prende in esame scrupolosamente il paziente e dopo il responso, comunica all’ammalato: “ci vediamo fra due mesi”, (cosa praticamente impossibile, perché sa benissimo che per ottenere la visita di controllo ci rivogliono altri 4/5 mesi e per la maggior parte delle volte in altre sedi della USL, come Alberobello, Turi o Ruvo), consegna all’ammalato un apparecchietto (Glucometro) per misurare la glicemia a casa e gli spiega il funzionamento. L’ammalato anziano, arriva a casa e non avendo dimestichezza con l’apparecchietto, si trova impacciato con le striscette e lancette e dopo aver provato per 5/6 volte sapete cosa succede? Risultato falsato. Striscette buttate.

Non finisce qui, il problema più grave avviene quando deve rifare la visita di controllo. Dopo aver espletato tutte le pratiche burocratiche (autorizzazioni e prenotazioni) si trova di fronte un altro Medico Specialista; in quel momento il paziente deve ridare una nuova spiegazione, rifare una nuova visita, un nuovo protocollo terapeutico e così via. Stessa cosa succede per altre visite specialistiche». Questo sistema mette in difficoltà innanzitutto il paziente e poi il Medico, in quanto diventa difficile e non si ha continuità nella diagnosi (oggi il paziente è diventato un numero). «Ci sarebbero tante altre problematiche da denunciare in questa Sanità » afferma qualche Medico (a registratore spento) esprimendo il suo personale pensiero. Altri dicono «la nostra Sanità è la migliore d’Europa, è la gestione che non è oculata», altri medici «vorrebbero poter fare di più per aiutare i pazienti indigenti che non possono comprare le medicine», altri ci fanno notare che: «nella Sanità ci sono grandi buchi economici e quindi per recuperare bisogna ridurre le spese in ogni ambito». Questo è il Servizio Sanitario della prima linea, che viene avvertito dalla gente che è arrabbiata e delusa per non essere assistita con oculatezza. Quando la Sanità sale di livello superiore al Medico di Famiglia, avvengono episodi discutibili di malasanità (per fortuna pochi), che capita di assistere in televisione, sconfortandoci il morale. La crisi dell’intervento pubblico, indotta dalle politiche di austerità e del risparmio, sta provocando uno stravolgimento generale nel Sistema Sanitario. In particolare, da noi al Sud è un continuo fiorire di strutture private, con il risultato di discriminare i pazienti ed escludere, dal Servizio Sanitario Nazionale, milioni di pazienti (poveri o indigenti), costretti spesso a rinunciare a curarsi per i costi elevati dei servizi. Questa è solo una piccola fotografia dell’attuale Servizio Sanitario che la gente è costretta a gurdare. Appor-


tando tagli di qua e tagli di là ed, economizzando tutto, i risultati alla fine sono soto gli occhi di tutti. Non ci resta che pregare qualche Santo che ci faccia stare sempre bene (oggi l’organizzazione della Sanità ha qualche pecca). Molta gente si affida al ‘Dott. Google’ «Internet per intenderci» per cercare di trovare soluzioni alternative, finalizzate a risparmiare e per evitare lunghe e stressanti attese burocratiche. Le informazioni sbagliate, che spesso si assumono in merito al problema, danneggiano ulteriormente i pazienti stessi. Fortunatamente nel nostro territorio sono presenti splendidi Medici Giovani e preparati a cui abbiamo affidato la nostra salute. Proviamo a conoscerli. Non per preferenza, ma per onore di cronaca, cito Sabina Massari la prima donna Medico di Famiglia che ha rotto l’egemonia dei Medici uomini. La Dott.ssa MASSARI Sabina, Medico Chirurgo, laureatosi presso l’Università di Bari il 14 Dicembre 1978, dal 1982 esercita l’attività del Medico Generico di famiglia, e dal 2000 fa parte dello studio associato della Medicina di Gruppo in Via Daconto n°3. Sposata e madre di due splendidi ragazzi (Serena, Laureata ed Agente della Polizia Locale, in Giovinazzo e Tommaso, Medico Chirurgo specializzando in Geriatria, in Bari). Ho scelto questa professione per passione pur sapendo che mi l’avrebbe impegnata per tutta la vita. Simpaticamente mi racconta: «Questa professione è come una malattia da cui non si guarisce più. Questo lavoro ti porta ad avere un rapporto con il paziente di incommensurabile valore, che rimane importante al di fuori dell’ambulatorio, del ricettario e della borsa medica, non a caso siamo definiti “Medici di famiglia”, perché in qualche modo ne facciamo parte».

Dott. BERARDI Michele, Medico chirurgo, laureato e specializzato in Gastroenterologia, all’Università Cattolica di Roma, ha poi conseguito la specializzazione di Medicina Interna negli USA a Easton. Michele oggi è uno dei tanti stimati medici della vecchia U.S.L. che ha traghettato il S.S.N. all’attuale A.S.L.. Lui ha cavalcato le mentalità di due generazioni (Medico della mutua e Medico di Famiglia). Fa parte dello studio associato della Medicina di Gruppo in Via Daconto n°3. Chiedo a lui come ha affrontato questo trapasso e cosa è cambiato nella sanità oggi. Mi risponde con la sua proverbiale riflessione: «Per prima cosa oggi sono aumentate le incombenze, poi sono aumentate le vigilanze e il controllo da parte delle ASL. Successivamente il lavoro è diventato più complesso e spesso in associazione. Infine il rapporto con il paziente è meno famigliare.» Dott. CACCAVO Francesco, Medico chirurgo, laureato presso l’Università degli Studi di Bari 1’11/ 11/82, specializzatosi in Ortopedia, Traumatologia e Fisioterapia, ha lavorato per un lungo periodo presso il reparto di Ortopedia del Policlinico di Bari e dal 1999, fa parte della Medicina di Gruppo in Piazza Porto n° 9. Anche il Dott. Caccavo da ragazzo alternava l’Università


con lo Sport e come alcuni dei suoi colleghi, praticava l’atletica leggera, nella disciplina della Corsa. Ricordo che correva con la prestigiosa Società Sportiva di Molfetta Landolfi. (Complimenti Dottore, abbiamo un campione mancato ma in compenso un bravo Medico). Dott.ssa CAPUTO Lucrezia, Medico Chirurgo, laureatasi nel marzo del 1982 e specializzatosi nel 1986 in Ostetricia e Ginecologia presso l’Uni versità degli Studi Aldo Moro di Bari, esercita la sua professione di Medico di Famiglia dal 1986. Dal 2001 fa parte della Medicina di Gruppo in Piazza Porto n° 9. Nella sua famiglia vanta il fratello Pneumologo e la figlia, Paola Marolla, Anestesista (altre eccellenze mediche giovinazzesi). Dott. CASAMASSIMA Giuseppe (confidenzialmente chiamato Beppe), Medico Chirurgo, laureatosi nel 1981 e specializzatosi in Ortopedia, Traumatologia e Fisioterapia presso l’Università di Bari. Dal 2000 fa parte dello studio associato della Medicina di Gruppo, in via Daconto n°3. Il Dott. Casamassima è un medico molto sportivo, di fede calcistica. Anche lui, come il suo collega Michele Berardi, è interista DOC. Beppe

ha giocato a calcio amatoriale nelle squadre locali e nella Pallavolo degli anni d’oro. Conosco Beppe personalmente sin da ragazzo, da quando frequentava il Palazzetto dello Sport in Via Devenuto, ed era sempre attento alle vicende sportive di Giovinazzo. Da bravo Ortopedico era sempre disponibile a curare gli acciacchi ortopedici degli atleti di tutte le discipline, sostituendo il Dott. Pansini. Amante della natura, della campagna e dell’agricoltura, è una persona umile con tutti ed è molto impegnato nella società. Dott. CORMIO Francesco, Medico Chirurgo, laureatosi presso l’Università degli Studi di Bari il 5 luglio 1991. Medico di Medicina Generale e specialista in Odontoiatra, esercita l’attività dal lontano 1992. Francesco è Medico di Famiglia e fa parte della Medicina di Gruppo in collaborazione con il Dott. Sarcina, il Dott. Pranzo e il Cardiologo Dott. Domenico Vestito, in Piazza Vittorio Emanuele n°3. Francesco è figlio del Dott. Angelo Cormio, Medico della generazione del primo dopoguerra con Curatoli Francesco e Colamaria Tommaso. Don Angelo (in questo modo veniva appellato dalla gente) era cosí tanto caro alla società giovinazzese da aver lasciato un vuoto incolmabile.


Dott. CURATOLI Gianfranco, Medico Chirurgo, erede di una dinastia di Medici di famiglia, dal nonno Francesco (Don Ciccio) al papà Luciano, che tutti ricordano come l’amico di famiglia; quando è mancato ha lasciato un’impronta incancellabile nel cuore della gente. Gianfranco si è laureato nel 1990 e si è specializzato in Dermatologia nel 1994 presso l’Università degli Studi di Bari. E’ Medico di famiglia attivamente e con passione dal 1992. Dal 2000 fa parte della Medicina di Gruppo in Via Daconto n°3. A Gianfranco chiedo un parere in linea generale sul Sistema Sanitario Nazionale e Regionale e gli chiedo dopo 25 anni di esperienza com’è cambiato il rapporto con il paziente e il rapporto con l’A.S.L., considerando le lamentele dell’opinione generale dei pazienti. Lui, con la sua cordialità di sempre, ci spiega il suo pensiero. Sul rapporto con il paziente. «La Medicina di famiglia oggi è profondamente cambiata. Il Medico Chirurgo non lavora più da solo, ma in gruppo. Ha, per gli adempimenti di routine, un collaboratore di segreteria e l’informatica scandisce, inesorabile, l’organizzazione del lavoro. La professione è pesantemente e negativamente influenzata dalle ragioni di bilancio della Sanità, tanto per citare gli aspetti più importanti, e tutto questo si ripercuote inevitabilmente sul rapporto medico-paziente, rendendolo, gioco forza, più distaccato, spesso asettico e in alcune circostanze frustrante. Tuttavia, oggi, in un momento di grave crisi economica ed occupazionale, come quello che viviamo, con un sistema di sanità pubblica in via di sostanziale e pressoché

totale smantellamento, il rapporto con il paziente sta, in qualche misura, ritornando ad essere più stretto. Ascoltiamo, quotidianamente, da parte dei pazienti, le gravi difficoltà economiche in cui si dibattono per far fronte alle necessità sanitarie, sia per quanto riguarda l’acquisto dei farmaci, sia per la spesa diagnostica.» Sul rapporto con la ASL. «Alle necessità dei nostri pazienti rispondiamo cercando di venire loro incontro in tutti i modi possibili, anche se non è semplice, perché siamo obbligati dalla ASL ad attenerci a precisi ed inderogabili obblighi prescrittivi, figli delle ragioni di bilancio. Ad ogni modo, pur in un momento così difficile, da parte mia cerco di non perdere di vista l’obbligo primario del Medico di famiglia, che è quello di visitare e curare al meglio il proprio paziente, secondo scienza e coscienza, senza farsi prendere da esagerati timori. La tutela e la prevenzione della salute del paziente vengono prima di ogni altra considerazione. Siamo Medici non burocrati.» Dott. DRAGO Michele, Medico Chirurgo, laureato presso l’Università di Bari l’8/11/1992, nel 1996 ha conseguito il diploma di specializzazione per la Medicina Generale (corso propedeutico alla professione di Medico di Famiglia). Michele ha ricoperto per due anni il ruolo di Dirigente Medico presso il Distretto Socio-Sanitario di Massafra, A.S.L. di Taranto. Attualmente è Medico di Famiglia nella Medicina di Gruppo con i colleghi Turturro e Seclì in Via Cialdini.


Il Dott. Drago esprime un suo pensiero in merito al rapporto tra Medico e paziente: «Il rapporto con gli assistiti è sicuramente cambiato rispetto allo scorso ventennio, ma comunque il tutto si basa sempre sulla fiducia e l’assidua presenza che fa del Medico di Famiglia il perno della Medicina sul territorio. Inevitabilmente, a fronte di una maggiore richiesta di salute e una ridotta presenza di fondi economici, i rapporti tra i Medici e le A.S.L. sono diventati più conflittuali e tocca a noi Medici di famiglia, che stiamo in prima linea, cercare di trovare un compromesso.» Dott. DUMAS Antonio, Medico Chirurgo laureatosi nel 1988 in Ostetricia con indirizzo in Patologia della Riproduzione presso l’Università di Bari e specializzato nel 1991, dopo aver prestato servizio nella Guardia Medica di Monfalcone, Terlizzi e Giovinazzo. Antonio, diventato Medico di Famiglia, fa parte della Medicina di Gruppo in Via Daconto n°3. Si occupa anche di Dietoterapia, Ipertensione arteriosa, Obesità, Diabete Mellitto e Obesità in gravidanza. Dott.ssa FRASCOLLA Lucia, Medico Chirurgo, appartiene ad una famiglia con il DNA della medicina. Infatti è figlia di uno stimato Medico della mutua di vecchio stampo, il Dott. Mauro Frascolla. Lucia ha due splendidi figli, Pier Luigi, Odontoiatra e Mauro, prossimo alla Laurea. Entrambi a Madrid. Lucia si è laureata presso l’Università

di Bari il 29 giugno 1983 e specializzata nel 1989 in Oftamologia. Da ragazza scriveva il suo futuro tra lo sport (Amazzone e Pallavolo) e l’Università, e da sportiva ha raggiunto vette nazionali dignitose, partecipando anche come Medico Amazzone alla trasmissione televisiva “Linea Verde”, trasmettendo anche la passione per lo Sport ai suoi due figli (Mauro e Pierluigi entrambi medici a Madrid). Nel 1989, diventava Medico di Famiglia con ambulatorio della Medicina di gruppo, in Piazza Porto n°9, mentre in Piazza Vittorio Emanuele n°57 esercita la professione di Oculista. Dott.ssa GENTILE Vita, Medico Chirurgo, laureata nel 1995 presso l’Università di Bari, specializzata in Pediatria il 1999, perfezionata in Neonatologia, Immunologia Allergologia Pediatria, Nefrologia Pediatrica, presso la stessa Università. Esercita la Pediatria in Giovinazzo presso Via Vittorio Veneto n°4. In passato ha maturato esperienza per sette anni nei reparti di Pediatria dei vari Ospedali di Puglia a Mesagne, San Pietro Vernotico, Monopoli, Bisceglie, Barletta e infine presso il reparto di Terapia Intensiva di Cardiologia dell’Ospedale Giovanni 23° di Bari. Attualmente oltre l’Ambulatorio, presta servizio presso lo SCAP (Servizio Continuativo Assistenziale Pediatrica) dell’Ospedale di Molfetta.


Dott.ssa. GUASTADISEGNI Feliciana, Medico Chirurgo laureata presso l’Università di Bari. Effettuato il corso di Medicina Generale presso la Regione Puglia, ha lavorato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cerignola per circa due anni. Ha espletato il corso per l’abilitazione Medico del 118, Medico di Famiglia dal 2015 con Ambulatorio in proprio in Via Marconi 2ª tr. n°19/21. Nel contempo lavora presso la Guardia Medica di Giovinazzo. «Dottoressa il suo lavoro oggi è diventato una missione?», Le chiedo. Risponde: «Con l’andar del tempo il nostro lavoro ha subito, per vari motivi, mutamenti radicali, da un lato si è acquisita una maggiore consapevolezza sul tema “salute”, da un altro lato non si ha più la consapevolezza del medico come “padre”. Insomma eseguire il lavoro di Medico è sempre più difficile. Le richieste dei pazienti non sempre possono essere esaudite a motivo dell’aumentare del carico burocratico, nei confronti del medico, da parte delle ASL, ogni giorno sempre più pressante». Dott.ssa LORUSSO Luigia A.M., Medico chirurgo laureatosi presso l’Università di Bari, il 21 Giugno 1981, specializzatasi in Pediatria il 26 maggio 1985, ha lavorato presso il Pronto Soccorso del Policlinico di Bari. Riceve in Via Bari, 59. Alla Dottoressa chiedo, come va il rapporto con i bambini. Lei dice: «Un rapporto si basa molto più con i genitori, perché il piccolo non è in grado di esprimersi. I genitori di oggi sono

molto più ansiosi del passato, ma se si ascoltano bene si è in grado di giungere prima alla diagnosi. Cerchiamo di usare meno indagini invasive per i piccoli, ma è chiaro che le nuove tecnologie, insieme alla tradizionale visita medica, ci aiutano a lavorare meglio e a giungere più precocemente alle diagnosi». Dott. MARTINI Francesco Paolo, Medico Chirurgo, laureatosi presso l’Università di Bari é Specialista in Ostetricia e Ginecologia e in Sessuologia Medica. Dal 1994 Medico di Medicina di femiglia con ambulatorio di Medicina di Gruppo in Piazza Porto n°9, con le Dott.sse Caputo e Frascolla e il Dott. Caccavo. Domando: «Dottore come vi comportate con i pazienti che non possono fare le terapie per mancanza di soldi?». Lui replica: «Ci sono per fortuna pochi casi, ma io con i miei colleghi della medicina di gruppo cerchiamo di aiutarli nell’ambito delle nostre possibilità.» Dott.ssa PORTOGHESE Arcangela, Medico Chirurgo laureata il 9/11/1979 presso l’Università di Bari, specializzata in Pediatria il 25/6/1984, perfezionata in Immunoallergologia, Pediatria e in Dermatologia Pediatrica c/o la stessa Università. Esercita la Pediatria in 2ª trav. Marconi 18, in Giovinazzo. Domanda: Dottoressa Lei è una veterana di questo lavoro ci parli un pò della Sua esperienza tra i bambini? «Il mio lavoro di Pediatra ha due livelli di confronto: il bambino ed i genitori. Il rapporto

PRUDENTE PANE CALDO - FOCACCE - PIZZETTE CALZONI DI CIPOLLA - PIZZE RUSTICHE PANIFICIO PRUDENTE NATALE E FIGLI S.N.C. VIA BITONTO, 52 - G IOVINAZZO TEL. 080/3944257 VIA TEN. DEVENUTO, 100 GIOVINAZZO TEL. 080/3945137


con i bambini è sempre fonte di scoperte nuove e stimolanti. Quello con i genitori è divenuto nel tempo più problematico ed articolato per via delle fonti di informazione molto spesso travisate o non compiutamente interpretate. Il dialogo con i genitori assume quindi sempre più importanza ai fini di una reciproca comprensione e di una migliore offerta di cura. Il rapporto con la ASL è problematico, perché, a fronte della domanda di salute crescente, le risorse disponibili non incrementano in proporzione. Pertanto anche l’offerta di salute va governata dovendo curare secondo criteri di appropriatezza, che talvolta contrastano con le antiche abitudini dell’utenza. Anche in questo il patto tra genitori e curante è fondamentale». Dott. PRANZO Cosimo, Medico chirurgo, laureatosi presso l’Università degli studi di Bari nel 1981, specializzatosi in Chirurgia Pediatrica presso l’Università di Verona nel 1987. Vanta esperienze ospedaliere presso il Policlinico di Bari. Il Dottor Pranzo è Medico di Famiglia dal 1988, e lavora nella Medicina di Gruppo con i Dott.ri Sarcina e Cormio e il Cardiologo Domenico Vestito, in fondaco Piazza Vittorio Emanuele N° 3. Anche lui ha qualcosa da dire nei confronti della Sanità attuale. Dopo aver formulato le stesse domande, e Lui: «Oggi la maggior parte dei farmaci è fornita dal Servizio Sanitario Nazionale in modalità gratuita dietro pagamento di Ticket; restano fuori alcuni farmaci come i colliri gli integratori, le pomate il cui costo è a totale carico del paziente e molti anziani rinunciano all’acquisto».

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Dott. SARCINA Ruggiero, Medico chirurgo è uno dei pochi, bravi e stimati medici specializzati in Oncologia sul territorio; Si è laureato presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari il 30 ottobre 1984 e si è specializzato Oncologo presso la stessa Università il 30 novembre 1992. I•dott Sarcina ha lavorato dal 1992 al 1994 presso la Clinica Privata Materdei di Bari, Il dottore ha frequentato il Corso di Medicina Generale nel 1994, e dal 2010 lavora nella Medicina di Gruppo con i dottori Pranzo, Cormio e il Cardiologo Domenico Vestito, in Via Fondaco Piazza Vittorio Emanuele n°3. Anche lui, come la Dott.ssa Frascolla, nasconde un DNA dal pregevole passato sportivo ed ha raggiunto traguardi prestigiosi nella Pallavolo, giocando in Serie A2 con il famoso Stoev e nel contempo studiando all’Università. Dott.ssa. SODANO Antonia, Medico Chirurgo, laureata nel febbraio 2007 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari, consegue il titolo per all’esercizio della Medicina Generale presso la Regione Puglia nel 2011, affiancando, ai fini della pubblicazione della tesi, lo staff medico dell’Hospice Aurelio Marena di Bitonto. Nel 2012 ottiene l’acquisizione del patentino di abilitazione per il Servizio Emergenza Territoriale 118 presso la ASL BAT. Nel 2014 collabora con la Guardia di Finanza come consulente civile per il Servizio Sanitario e sovraintendente alle esercitazioni di


tiro della Legione Allievi della Guardia di Finanza di Bari. Dal 2012 a tutt’oggi vanta vari incarichi come Medico di Continuità Assistenziale nei territori della ASL Bari e Taranto. Da ottobre 2017 é impegnata come Medico di Medicina Generale presso il proprio studio in Via De Ceglie 20/D. Dott. TURTURRO Nicola, Medico Chirurgo, ragazzo giovinazzese, figlio di madre casalinga e padre operaio. Si laurea nell’aprile 1992 in Medicina e Chirurgia, con il massimo dei voti, presso l’università degli studi di Bari, e nel novembre 1996 si specializza in Biochimica e Chimica Clinica, dopo aver svolto attività di ricerca sulle Mitocondropatie con il Prof. Papa e il Prof. Dammacco. Ha maturato un’esperienza decennale presso il Servizio di Ipertensione Arteriosa dell’Università di Bari, diretto dalla Prof.ssa Pirelli. Dopo aver acquisito il titolo di formazione specifica in Medicina Generale e l’idoneità al Servizio di Emergenza Territoriale (118), si trasferisce in Lombardia nei comuni di Mantova e Cremona dove lavora presso vari servizi di Pronto Soccorso e Guardie Mediche. Nel 2003 lavora nel comune di Andria come Medico di Famiglia fino al 2009 e finalmente nel 2010 corona il suo sogno di lavorare nella sua città natale. Attualmente è Medico di Medicina Generale presso la Medicina di Gruppo “GALENO” con studio sito in via Cialdini n°38. Chiacchierando con il Dottore sulla situazione della sanità in generale, lui con tranquillità ci esprime un suo pensiero. «Oggi la medicina generale sta vivendo un momento difficile. L’eccessiva burocratizzazione e il contenimento della spesa sanitaria, sta incrinando uno dei punti di forza della medicina generale, ovvero il rapporto fiduciario medico-paziente. C’è da una parte un costante aumento della percezione di bisogno di salute da parte della popolazione, dall’altra l’esiguità delle ri-

sorse economiche, per cui spesso si entra in contrasto con il paziente che vuole delle risposte immediate ai suoi dubbi, alle sue incertezze. Risposte, che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con i suoi tagli di personale e chiusura di strutture ospedaliere, non può dare per cui spesso si assiste a liste di attesa molto lunghe. In questo contesto vediamo pazienti esasperati e sfiduciati che alla fine per curarsi decidono di dare fondo ai loro risparmi con grossi sacrifici. Ci sono, purtroppo, anche pazienti indigenti che rinunciano a curarsi o a sottovalutare sintomi e segni che possono sottendere malattie importanti. E credimi, questo forse è l’aspetto peggiore della nostra professione, visto che la salute è un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione». Abbiamo fatto la conoscenza di questi splendidi Medici a cui abbiamo affidato la nostra salute e dobbiamo dire che sono tutti Professionisti capaci che non ci fanno mai sentire meno la loro assistenza. Tuttavia il malcontento tra i pazienti negli ambulatori si avverte, non verso il Medico di famiglia, ma verso il SSN, perchè si sentono sempre più lasciati soli. A me piace segnalare che a Giovinazzo abbiamo ottimi Medici di Famiglia e tanti Specialisti in ogni campo medico e vorrei portare all’attenzione dell’Amministrazione Comunale di prendere in esame questa realtà, che rappresenta un problema da non sottovalutare. Giovinazzo da un po di tempo sta subendo una serie di amputazioni istituzionali, e non ultimo a fine dicembre, abbiamo dovuto arrenderci alla chiusura del punto di Pronto Intervento. Questo era, sia pure in formato minore, un punto di riferimento per la gente che ne aveva bisogno. A questo punto noi della Piazza ci rivolgiamo alle Autorità centrali della ASL ed alle Autorità Politiche del Gover no Regionale, portando la segna-


lazione di molti cittadini e di Medici che chiedono di concretizzare un Polo Unico, dove confluire tutti i Medici di famiglia e i vari Specialisti Ambulatoriali per ottenere una migliore assistenza continuativa alla comunità. Quando arriverà il momento che il cittadino venga considerato con più rispetto? Molti pongono la domanda sulla Cittadella della Salute. Abbreviamo la risposta con il comunicato stampa del Sindaco, ampiamente diffuso dagli organi di stampa. Abbiamo rivolto la domanda al Vice Sindaco Michele Sollecito, che con una puntina di orgoglio ci ha fornito una lettera avente il seguente oggetto: «Ieri 29 gennaio 2017 é stato redatto il presente Atto Ufficiale, avente per oggetto quanto di seguito

riportato: «Il Comune di Giovinazzo e la Asl Bari hanno firmato, ieri, dinanzi al Notaio Ferrucci, la convenzione per la cessione della proprietà superficiaria dell’ex centro civico alla Asl Bari per la realizzazione della Cittadella della Salute». Prendiamo atto e ci affidiamo ai burocrati affinchè non ci facciano attendere i soliti tempi burocratici. Dalle pagine di questo giornale lanciamo un appello all’Amministrazione: sarebbe opportuno che nel contesto della Cittadella della Salute confluissero anche tutti i Medici di famiglia, così da creare un Polo Unico Sanitario di base, che sia interconnesso con gli specialisti ambulatoriali del territorio. Tale progetto è già stato preso in esame, da qualche tempo, dall’Assessore al ramo Dott. Michele Sollecito. (esortiamo a realizzare i sogni su una sanità più organizzata dei giovinazzesi e di tutti i pazienti). Concludiamo con un auspicio propositivo e positivo allo stesso tempo. Non è utopia per i giovinazzesi vedere realizzata, prima del termine della legislatura, questa struttura dove potersi curare in continuità. Sarebbe un sogno la realizzazione di questo Polo Sanitario unico, che oltre ad essere un modello di assistenza per ammalati, eviterebbi tempi burocratici, e sarebbe anche un notevole risparmio economico per la ASL. ma soprattutto per i pazienti. Non esiste il “non si può”. Esiste il “si deve”, se si vuol lasciare qualcosa alla storia. T ESTO e

FOTO DI

G IOVANNI P ARATO





l intervista di RAFFAELLA M.B. DIRENZO

NICO BAVARO: «ALLA POLITICA SI CHIEDE UN CAMBIO DI GUARDIA» Il giovinazzese ha preso più voti di Massimo D’Alema nel collegio di Gallipoli Come è andata questa campagna elettorale? Il risultato di Liberi e Uguali complessivamente è stato al di sotto delle aspettative, è evidente. Per quanto mi riguarda, rimane un’esperienza bella, che mi ha dato molto. Ho incontrato tante persone che hanno voglia e forza di cambiare il mondo. Nelle motivazioni di quelle persone c’è il senso più profondo del fare politica. La campagna forse più anomala della storia. Abbiamo visto solo i tuoi comizi. Dov’erano tutti gli altri? Bisognerebbe chiederlo a loro. Scherzavo durante la campagna elettorale quando dicevo che gli altri candidati avevano bisogno del navigatore per sapere dove recarsi. Era un modo per dire che la politica e i politici non conoscono i luoghi dei territori. Hai conseguito uno dei migliori risultati in Italia per la tua lista. Puoi ritenerti soddisfatto o state messi così male? Bella questa! Le due cose sono collegate. Al di là delle battute, certo che sono soddisfatto sul piano personale! Ho fatto una campagna elettorale a mani nude, nei mercati e nelle piazze, anche con la neve, senza risorse economiche, contando su una sola forza: tanti amici che mi hanno aiutato. Senza un collettivo non si fa nulla, mai. Giovinazzo ha risposto in maniera adeguata alla tua candidatura e ha fatto segnare un piccolo record per Liberi e Uguali in Puglia. In particolare hai at-

tratto il voto giovanile. E mi fa molto piacere. Ringrazio la mia Città. Evidentemente è passato il messaggio che volevo passasse, chiedendo ai più giovani di attivarsi, di prendersi sotto braccio e riprendersi un pezzo del futuro che è stato loro negato. Ma non può fermarsi tutto a una campagna elettorale. A Giovinazzo non c’è molta differenza fra te e Spina, candidato del PD, nonostante quest’ultimo avesse sponsor importanti anche fra gli amministratori cittadini (Sindaco e vicesindaco). Credo che inizi a cambiare in profondità il modo in cui le persone percepiscono la politica. Servono sempre meno gli “sponsor blasonati” e sempre più la coerenza, la storia delle persone, quello che si fa ogni giorno, non solo in campagna elettorale. Hai preso più voti di quanti ne ha presi D’Alema nel suo collegio. E’ un ritornello che ho sentito ripetere in queste settimane più volte. Evidentemente alla politica si chiede anche un cambio di guardia. Un po’ di sportività. Fai gli auguri a Francesca Galizia. A Francesca ho fatto gli auguri personalmente. L’augurio vero che le faccio è di essere presente per il territorio. Non è facile quando inizia la giostra dei palazzi a Roma. Hai già chiesto il reddito di cittadinanza? Sulla povertà e sul bisogno non si scherza. Come non si scherza su un tema così serio

come il reddito, che è un tema da sempre della Sinistra che ho frequentato io e che oggi è anche del M5S. In Italia il dibattito si riduce a battute, quando invece sarebbe importante confrontarsi su che tipo di misura di reddito si deve proporre e attuare. Non è questa la sede, ma ci sono alcune forme di reddito ottime e altre che rischiano di portare a un abbassamento dei salari dei lavoratori. Ti senti il vincitore morale? Ora che farai? In campagna elettorale hai ripetuto che l’unica promessa era quella di continuare a lottare. Farò quello che ho sempre fatto. Lavoro e politica. Non ho mai avuto bisogno di una “poltrona” per fare politica. Sto già continuando a lottare: siamo impegnati contro l’inceneritore di Modugno (l’ennesimo regalo di Emiliano), per evitare la crisi di Bosch, ecc. E Liberi e Uguali? Che fine fa? Liberi e Uguali deve definire il suo posto nel mondo, la sua idea di Paese. Dobbiamo aprire un confronto anche con i tanti che non ci hanno seguito, per varie ragioni, e riprendere il cammino.

RAFFAELLA M.B. DIRENZO


il fatto caso il

DI RAFFAELLA DIRENZO

IL MISTERO DEI GATTI AVVELENATI

Tutti vorrebbero fare qualcosa, ma cosa si può fare in realtà? Giovinazzo. Case bizantine e ville pensili, in un candido mare di latte. Qui, tra il silenzio dei vicoli del centro Storico, gli scodinzolii di gatti restano in bilico tra la vita e la morte, tra l’accettazione e lo sterminio. «La colonia felina mi riferisce il volontario referente della colonia - si è creata nell’atrio. Da qui sono passati un’infinità di gatti. In questo momento il numero di mici sterilizzati/castrati e microchippati è di una decina». La nota dolente è che i casi di avvelenamento sono parecchi. Tutti vorrebbero fare qualcosa, ma cosa si può fare in realtà? Con il mio quesito sollevo l’importante questione circa la Normativa Nazionale vigente che tutela, protegge e difende le colonie feline. La L.R. 39 del ’97 riconosce al gatto il diritto al suo bisogno di territorialità e formula espresso divieto di spostamento dei gatti di colonia dal loro habitat, inteso sia come aria pubblica che privata. Si tratta di un chiarimento importante, poiché alcuni cittadini non conoscendo il riconoscimento di colonia felina ai gatti liberi che hanno stabilito il loro ambiente, non provvedono alla convivenza civile, ma agiscono, per uno scopo illegittimo, avvelenandoli ricorrendo ad esche mortali disseminate in tutta l’aria della colonia. Il rischio dovuto alla malaugurata assunzione può riguardare anche cani e bambini. Il codice penale attraverso l’articolo 544 comma 1 sostiene che chiunque per malvagità od ignoranza cagioni una lesione ad un animale o lo sottoponga a sevizia è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Rientrano nell’art. 544bis comma 1 lo spargimento di veleno e qualsiasi sostanza che causi un danno alla salute degli animali. La pena è aumentata della metà se da queste azioni ne deriva la morte dell’animale. I BOCCONI AVVELENATI dal profumo e gusto irresistibili, hanno causato nell’arco di poche settimane la morte di tre gatte. «Il primo caso – racconta il volontario, addolorato e mortificato – ha riguardato un gattino intossicato con un liquido caustico. Subito dopo 2/3 giorni, un secondo ed un terzo gatto hanno avuto gli stessi sintomi. Siamo riusciti a monitorare e catturare la terza gatta, sanguinante. In seguito ad autopsia entrambi sono risultati vittime di un topicida. Erano gatte appena sterilizzate di 7 mesi – sussurra con un filo di voce il ragazzino». L’impegno costante e la passione dei volontari/e mantengono in buona salute i gatti e contribuiscono a creare una convivenza serena tra i cittadini e i mici. Il consiglio di stato sezione terza, adunanza del 16 settembre 1997, sentenza 883, dichiara che nessuna Norma di Legge, né Statale, né Regionale, fa divieto alle volontarie di alimentare i gatti nel loro habitat. «Si suppone che le colonie feline riconosciute dal Comune di Giovinazzo siano pochissime», ribadisce il volontario referente. « Il problema principale è che non esiste un censimento delle colonie feline. Ci sono persone di buo-

na volontà, che registrano le proprie colonie. Ma se si volesse conoscere quante sono e dove sono ubicate queste zone, non lo si può sapere, perché non esiste un censimento. Nessuno ne fa richiesta al Sindaco Depalma. A Molfetta, città che vanta un fervido volontariato animalista, su pressione di questi laboriosi intrepidi, il censimento delle colonie feline lì esiste da 3 anni». Me lo conferma in un’intervista telefonica Daniela Volpicella (nella foto in alto), volontaria della Lega Del Cane di Giovinazzo: «In questa città non c’è nemmeno un’associazione che tutela i gatti. Sfortunatamente non c’è questa grande cultura del volontariato. Eppure ci vorrebbe qualcuno che segua solo esclusivamente il settore dei felini, poiché andrebbe fatto un lavoraccio impossibile per noi che ci occupiamo dei cani e non riusciamo ad interessarci anche della situazione gatti. Difficile lavorare con i gatti che sono tantissimi con un numero esiguo di volontari giovinazzesi, peraltro quasi tutti forestieri». I curatori felini, cosidetti gattare/i, sono figure istituzionalizzate e l’accudimento della colonia è un diritto sancito dalla legge nazionale 281/ 91 e regionale 12/95. La volontaria continua con un richiamo al senso civico «Ci vorrebbe qualcuno che si dedichi esclusivamente a questo e che istruisca le gattare, perché, in alcuni casi, capita che queste, spinte solamente dall’amore per gli animali, siano carenti in merito all’organizzazione logistica delle colonie». «Spesso la causa di questi spiacevoli episodi di avvelenamento - continua Daniela Volpicella - è provocato dall’aumento a dismisura nell’ambiente di gatti, creando situazioni ingestibili nei giardini, nei portoni, nei condomini, lì dove a qualcuno potrebbero dar fastidio. Bisogna cercare di sconfinare nel fanatismo, perché quest’eccessivo amore viene letto da chi gli animali non li ama o non li tollera come una follia. Bisogna accudirli con discrezione, garantendo il necessario ma senza esagerare. Per evitare che si verifichino questi casi oltre che il cibo (molti si limitano a questo), bisogna preoccuparsi della sterilizzazione». Il consiglio è quindi quello di regolamentare perché tramite la ASL si possono avere le sterilizzazioni a carico del Servizio Veterinario Asl (gratuite) in osservanza delle linee guida nazionali e regionali (DGR n.1223 del 2013). La sterilizzazione,infatti, è l’unico modo per tenere sottocontrollo il numero di animali, prevenire molte malattie e contrastare il randagismo. E’ una pratica prevista dalla normativa che tutela i gatti di colonia. Dopodiché i gatti verranno reimmessi nelle rispettive colonie. IL MONITORAGGIO GARANTIREBBE UN CONTROLLO MAGGIORE. E’ il primo passo per legittimare questa presenza massiccia di gatti qualora si verifichino episodi come quello dell’avvelenamento. Il fatto che la colo-

CRUDELTA’INFINITA. UN GATTINO INTOSSICATO CON TOPICIDA DI UN PRIVATO

nia felina sia registrata dà una sicurezza nel momento in cui si procede con le denunce, effettuando tutta la procedura di bonifica per mettere in sicurezza l’area dalla sostanza tossica utilizzata per l’avvelenamento. Ci sono, inoltre, degli interventi, quali il recupero della carcassa dell’animale, a carico del servizio veterinario ASL. «Noi – ricorda la volontaria della Lega Del Cane - instradiamo le persone che si rivolgono qui per avere delle informazioni, mettendoli in contatto con la ASL Veterinaria ed il Comune». In alcune situazioni hanno messo a disposizione la loro sede, in via I^ trav. V. Veneto 54/C, perché non c’è un gattile in Giovinazzo. Da loro c’è un box/gabbia grande per le degenze dove le gattare si sono spesso occupate di effettuare la terapia al gatto prima di rimetterli in libertà, dopo la sterilizzazione. Una colonia felina può essere registrata presso il Comune di Giovinazzo. Il Comune, indicato dal legislatore come detentore responsabile delle colonie di gatti, vede quindi il Sindaco come referente/proprietario di queste. La domanda si fa tramite Vigili Urbani. Loro danno il modulo, che si compila e si indirizza all’ufficio del Sindaco. «Dieci referti di gatti deceduti per avvelenamento comportano un obbligo per le autorità ad intervenire - conclude la volontaria della Lega Del Cane - cosa che non può accadere se la semplice gattara dice che è stato avvelenato il gatto». In questi casi di barbarie si potrebbe far richiesta al Sindaco, all’ass. Stallone e al Comandante della P.M. dott. Camporeale, di utilizzare le fototrappole – indispensabili per l’individuazione dei trasgressori dell’abbandono illecito dei rifiuti sulle strade giovinazzesi - per monitorare anche le colonie feline ed individuare coloro i quali sono autori di questi scempi. Non c’è progresso scientifico, etico e civile se questo problema viene lasciato solamente all’amore delle volontarie, che fanno tantissimo quotidianamente, senza alcun ritorno economico, a costo di tante rinunce e sacrifici, prendendosi cura di questi meravigliosi animali. Non basta. Non è sufficiente sfamarli soltanto.


l angolo del lettore

MONS. LUIGI BETTAZZI, FRATERNO AMICO DI DON TONINO

DI AGOSTINO PICICCO

IN ESCLUSIVA PER La Piazza, in occasione della visita di papa Francesco ai luoghi di don «I L P APA

VUOLE INVITARE IN

QUALCHE MODO A ROMPERE QUESTO MURO DI DIFFIDENZA E DI EMARGINAZIONE CHE SI CREA INTORNO A CHI AVANZA CON PIÙ CORAGGIO (I TESTIMONI O, IN QUALCHE MODO ,

“ PROFETI”). L’ HA MAZZOLARI E

FATTO CON DON

MILANI, LO FARÀ CON DON ZENO DI NOMADELFIA E VUOL SOLLECITARCI, NON SOLO AD ONORARLI, MA AD IMPEGNARCI CONCRETAMENTE IN QUESTA ATTUAZIONE DEL VANGELO» DON

MONS. BETTAZZI E DON TONINO Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e storico Presidente di Pax Christi (prima di cedere il timone a don Tonino), è ormai prossimo ai 95 anni e mantiene una forte tempra insieme a uno spirito ironico e frizzante. E’ l’ultimo padre conciliare italiano vivente e, anche in questa veste, partecipa a convegni e conferenze in tutta Italia. Nato a Treviso, trascorre la sua vita a Bologna, dove è ordinato prete e, dopo gli studi teologici, destinato all’insegnamento presso il Seminario Regionale. Nel 1963 è nominato vescovo ausiliare di Bologna e partecipa a tre sessioni del Concilio Vaticano II. Al termine del Concilio, nel novembre 1966, diviene vescovo di Ivrea. Nel 1968 è nominato presidente nazionale di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, e nel 1978 ne diventa presidente internazionale, fino al 1985. Riceve il Premio Internazionale dell’Unesco per l’Educazione alla Pace in quanto figura di riferimento per il movimento pacifista. E’ nota la corrispondenza scambiata con il segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer. Si ricordano le sue battaglie per l’obiezione fiscale alle spese militari e l’obiezione di coscienza al servizio militare. Tra gli eventi rilevanti della sua vita possiamo ricordare la marcia del 1992 a Sarajevo, insieme a mons. Bello, e l’aver assistito alla morte di don Tonino quel 20 aprile

di 25 anni fa. Del resto era stato lui a proporre don Tonino alla presidenza italiana di Pax Christi, dopo un sondaggio tra una trentina di vescovi meridionali, giungendo alla conclusione che il più indicato e più adatto per la presidenza era proprio don Tonino, il cui insediamento avvenne a Brescia nel novembre 1985 in occasione del convegno annuale del movimento che, guarda caso, aveva come titolo Il messaggio dai Sud ai Nord nel cammino di pace. Mons. Bettazzi, presentando don Tonino presidente di Pax Christi, motivò in questi termini il suo compiacimento alla nomina:«Mi fa particolare piacere proprio perché è un vescovo del Sud: allora se è dal Sud che deve venire quella sollecitazione alla pace e al cammino verso la pace, mi sembra che sia particolarmente significativo che la presidenza dall’estremo Nord scenda all’estremo Sud». Quando con mons. Bettazzi si parla di don Tonino viene subito la curiosità su come sia nata la loro amicizia, di molto antecedente all’episcopato di don Tonino, risalente infatti agli anni in cui don Tonino studiava all’ONARMO di Bologna. «L’avevo visto al Seminario di Bologna, dove il suo vescovo l’aveva mandato a studiare teologia (e io insegnavo filosofia). Ma lo conobbi veramente quando fui invitato a parlare ai giovani del Liceo di Tricase, dove lui era parroco. Così, quando diventò Vescovo di Molfetta, riuscii a farlo nominare mio successore come Presidente nazionale di Pax Christi (Movimento nazionale per la pace), a cui ha portato, col suo entusiasmo e la freschezza del suo parlare, una forte spin-

ta ad impegnarsi contro ogni guerra, nella solidarietà con i giovani e con i poveri». DON TONINO NELLA CHIESA ITALIANA Ad un testimone come Bettazzi, mi viene spontaneo chiedere se oggi, dando per scontato il nostro apprezzamento per don Tonino che lo abbiamo avuto amico e fratello tra le nostre case e le nostre chiese, e ci è sempre nel cuore, ci sia anche una valenza di attualità del suo messaggio a livello più generale di Chiesa italiana. Mons. Bettazzi è lapidario sul punto: «Il messaggio e il ricordo di don Tonino Bello, soprattutto sulla solidarietà con i poveri e l’impegno per la pace, sono più che mai attuali oggi, nel tempo di Papa Francesco, il Papa della Chiesa dei poveri, messaggero e operatore di pace». Questo ci porta a poter dire che a 25 anni dalla morte di don Tonino la Chiesa è cresciuta anche grazie alla sua testimonianza di pastore. «Ritengo davvero che la Chiesa sia cresciuta (e dovrà crescere ancora) in una maggiore consapevolezza in chi la frequenta e nella sollecitazione del pensare agli altri, soprattutto a quelli più poveri e più in difficoltà. E se guardo a quanti ricordano don Tonino e alla diffusione dei suoi scritti, credo davvero che il suo ministero sia stato efficace». Quasi in modo provocatorio chiedo al vescovo se abbiamo qualcosa da farci perdonare da don Tonino, come Chiesa, lui che ben lo conosceva e riceveva qualche sfogo. «Forse la Chiesa italiana deve farsi perdonare le incomprensioni ed i richiami che le autorità ecclesiasti-


che superiori gli facevano, e l’incomprensione e la solitudine in cui spesso lo lasciavano i Confratelli. Mi telefonava talora per questa sofferenza, e gli dicevo di offrire tutto per il bene della sua gente e di restare sereno». IL PAPA IN PUGLIA Cosa vuole significare la presenza di Papa Francesco nei luoghi di don Tonino il prossimo 20 aprile, notizia che avevo avuto il piacere di comunicare personalmente a monsignore, presente a Milano per un convegno? «Il Papa vuole invitare in qualche modo a rompere questo muro di diffidenza e di emarginazione che si crea intorno a chi avanza con più coraggio (i testimoni o, in qualche modo, “profeti”). L’ha fatto con don Mazzolari e don Milani, lo farà con don Zeno di Nomadelfia e vuol sollecitarci, non solo ad onorarli, ma ad impegnarci concretamente in questa attuazione del Vangelo». Come ci dobbiamo predisporci a questa visita? Che prospettive apre per il futuro? «Credo che dobbiamo ringraziare il Signore, che recupera sempre (come il Padre della Parabola – Lc 16 – che esce di casa, sia per accogliere il figliol prodigo sia per sollecitare il figlio maggiore a rendersi più comprensivo e solidale) e che dobbiamo imparare a guardare con maggiore fiducia chi, anche oggi, batte vie nuove o cammina più in fretta, e a renderli indicatori di strade che poi dobbiamo percorrere». Una sottolineatura a mio avviso molto significativa nel recuperare gli insegnamenti del vescovo don Tonino, la cui nomina 35 anni fa e il cui stile colpirono e cambiarono la sensibilità cristiana e sociale di chi allora era adolescente. Mons. Bettazzi il 20 aprile sarà a Molfetta, come 25 anni fa. «Spero proprio di sì, rivivendo le ultime ore, sofferenti ed esemplari, di don Tonino e per celebrare col Papa su quel molo dove venticinque anni fa demmo l’ultimo saluto a don Tonino». Sarà un’occasione per salutare ancora mons. Bettazzi e magari anche per ringraziarlo del lavoro svolto nella sua predicazione itinerante per divulgare in modo appropriato il fecondo e prezioso magistero di mons. Bello. .


ANNO 2012. Tempo d’inizio crisi. Tre ragazzi ebbero l’idea ed il coraggio d’investire su loro stessi. Il primo ad avere il ghiribizzo ed a crederci fu Giuseppe Giangregorio, proprietario della famosa gelateria San Marco di Molfetta. Questi individuò in Mimmo (ragazzo che conosceva benissimo, giovanotto in gamba, suo dipendente ed amico), una persona di cui fidarsi per poter creare qualcosa di prestigioso in Giovinazzo. Per l’esattezza, questo ragazzo si chiama Domenico De Robertis, dipendente della famosa gelateria San Marco, posto in cui, per gustare un ottimo gelato artigianale, i molfettesi fanno ancora oggi code interminabili. Entrambi accarezzavano l’idea d’investire su un’attività a loro confacente, quale gelateria e bar in Giovinazzo. Colto da entusiasmo ed animato dalla volontà di lavorare, Domenico decise di dare una svolta imprenditoriale alla sua vita, coinvolgendo in quest’avventura un suo amico d’infanzia, Domenico Discioscia (anche lui impiegato nel settore). Cosi nel Novembre del 2012, Giangreorio, De Robertis e Discioscia (tre ragazzi giovani, pieni di vitalità), diedero vita al San Marco – Caffe, Pasticceria e Gelateria, un unico corpo compatto situato in Giovinazzo, in villa Comunale. I tre moschettieri del lavoro iniziarono l’avventura con un profondo senso di professionalità e di responsabilità per poter affrontare questa sfida difficilissima ma nel cui ambito erano già addestrati. IN QUEL PERIODO. A Giovinazzo, in piazza Garibaldi 10, vi era una piccola e prestigiosa pasticceria, Il Quadrifoglio. Loro la rilevarono e con un grosso investimento, impegnando le proprie capacità e qualità imprenditoriali ed economiche, affidandosi a professionisti della pasticceria e gelateria, hanno cominciato questa piacevole avventura con passione. Non è stata cosa facile intercettare i gusti e soddisfare tutti i capricci della gente, ma loro ci sono riusciti con serietà, gentilezza e disponibilità. Sono passati quasi sei anni. Loro sono riusciti a fondare un locale accogliente, pulitissimo, incastonato nella pietra bianca di Giovinazzo, sontuoso e caratteristico per le volte ad arco che si armonizzano con l’ambiente rilassante adatto a trascorrere un buon momento di relax, gustando prelibatezze. Infatti, il caffè non è un alimento, non è una bevanda in senso stretto, non è una necessità alla nostra vita biologica, ma è un ingrediente necessario al miglioramento della qualità di relazione e della vita. Dal bar si intravede il laboratorio dove preparano la pasticceria ed i cornetti per banco e vetrinette. Il Bar prepara un ottimo caffè, Caffè San Marco (fresco e tostato dal proprio personale), il cappuccino, marocchino e tutte le varianti migliori della zona (vivendo vicino ho provato quasi tutto!), prodotti notevoli rispetto a molti bar,


caffè e pasticcerie che ho frequentato. Caratteristica è la vetrinetta di paste secche e delle Torte Semifredde di pasticceria, dove fanno bella mostra oltre 40 tipi di mignon per tutti i gusti, anche con tocco di specialità Salentine e Siciliani, (Pasticciotti e Cannoli). LE BRIOCHES DOLCI O SALATE Sono meravigliose! Qui creano soprattutto prelibatezze, fresche di loro produzione, come il famoso cornetto alla Barbabietola, il Vegano e i più classici kreffen e ciambelle per tutti i gusti, preparati al momento, oltre che la piccola rosticceria del break di mezza giornata e non solo, aperitivi che possono sostituire la cena. Insomma, un posto ideale per colazione, spuntino o cena da gustare nella piccola sala accogliente, riservata e servita dal personale cordiale, attento e preparato alle innumerevoli esigenze di ciascun cliente. Il Locale è ubicato in zona centrale. Fuori troverai sempre il parcheggio disponibile, in primavera uno splendido terrazzino immerso nel verde della Villa Comunale dove poter gustare il famoso “Gelato San Marco” di vari gusti o il gustoso aperitivo preparato da barman specializzati con stuzzichini varianti ogni giorno. A distanza di qualche anno, per diversi motivi e scelte dettate dagli impegni lavorativi (sviluppo dell’azienda di produzione di gelati di cui ne è il titolare) Giuseppe, sentendo il peso dell’impegno multiplo, decide di lasciare l’attività ai due amici storici, sicuro e fiducioso che questi avrebbero continuato a mantenere alto il nome del San Marco.-(cosa che hanno fatto con successo). Oggi sono rimasti i due Domenico che si sono organizzati in maniera artigianale e professionale con Barman specializzati e maestri Pasticcieri e oggi sono in grado di soddisfare la clientela con catering per feste di compleanno, battesimi, convegni, ed offrono anche il servizio a domicilio. Domenico De Robertis e Domenico Discioscia, in sinergia con tutto il personale dipendente (Pino, Gianni, Carmen, Annamaria, Annarita e Simona) e con lo staff dei pasticcieri Antonio, Felice e Tommaso, vi invitano a gustare i prodotti genuini di loro produzione. ONORE E MERITO a questi ragazzi che, consapevoli di guidare una barca d’alto mare per qualità e professionalità, hanno creduto nei loro mezzi (cosa non facile), offrendo ben undici posti di lavoro. Basta avere coraggio, sporcarsi le mani, fare esperienza, cercare di capire insomma se sei la persona giusta per sviluppare la tua idea. San Marco – Caffe, Pasticceria e Gelateria - ovvero come fare ancora impresa in paese con successo!



la cronaca nera

UNA BOMBA TERRORIZZA UN INTERO QUARTIERE In piena notte ha polverizzato due auto in sosta e mandato in frantumi i vetri di diverse finestre prospicienti Piazza Cairoli 2 marzo: RAID DEI LADRI DI GOMME. Rubati le quattro ruote, pneumatici e cerchi compresi, di una Peugeot 308 parcheggiata in via Framarino, nei pressi del liceo classico e scientifico Matteo Spinelli. Ad accorgersi del furto è stato il proprietario. Nessun indizio al momento su chi possano essere stati gli autori del furto anche se l’ipotesi che va per la maggiore è quella che si tratti di persone che effettuano questo genere di furti su commissione. Rubare pneumatici e cerchi, inoltre, semplifica il lavoro dei ladri, visto che si tratta di componenti molto richieste e quindi più facili da piazzare sul mercato nero. Su quanto avvenuto stanno comunque indagando i Carabinieri della locale Stazione. L’unica speranza è che qualche telecamera di videosorveglianza possa aver ripreso quanto accaduto o quantomeno possa aver registrato movimenti sospetti. 6 marzo: UN ARSENALE IN UN TRULLO 12 marzo: Erano le ore 02.20 quando uno scoppio violentissimo ha rotto la tranquillità dei residenti di Giovinazzo, nella notte tra l’11 e il 12 marzo. Gli abitanti del piccolo paese non hanno potuto fare a meno di sentire la violenta deflagrazione in via Cairoli, nelle immediate vicinanze dell’omonima area verde. Nel corso della notte, infatti, «un ordigno rudimentale improvvisato», secondo i primi accertamenti svolti sul campo dagli specialisti della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Bari, è stato fatto esplodere da ignoti che l’hanno posizionato nei pressi di due vetture parcheggiate in via Cairoli, una Fiat Punto (molto probabilmente il vero obiettivo degli attentatori, ndr) ed una Citroen Berlingo. La deflagrazione, udita da moltissimi residenti, ha danneggiato il vano motore della Fiat Punto, la carrozzeria della Citroen Berlingo e mandato in frantumi i vetri di entrambi i mezzi e quelli delle finestre di numerose abitazioni di via Cairoli. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito. Solo un grande spavento tra i residenti, svegliati di soprassalto, e danni ingenti a diverse altre auto parcheggiate nei paraggi. Sul posto, allertati dal centralino del 115, sono immediatamente giunti i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Molfetta, oltre ai Carabinieri della locale Stazione. I militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Bari, invece, hanno effettuato per tutta la notte le dovute analisi ed i rilievi del caso, così da fare chiarezza sull’accaduto. L’attività investigativa, avviata negli istanti successivi, si è concentrata sul recupero dei filmati dei circuiti di videosorveglianza presenti nella zona. I fotogrammi, in particolar modo quelli estratti dalle videocamere presenti nelle strade adiacenti, potrebbero infatti fornire risposte precise sul movimento degli attentatori. E, magari, anche sulla loro identità. I Carabinieri della locale Stazione, diretti dal luogotenente Dino Amato, i quali stanno vagliando un’ampia ridda di ipotesi, ascolteranno i proprietari dei mezzi danneggiati: gli inquirenti sono convinti che qualcuno abbia volutamente lanciato un messaggio. L’attività investigativa resta dunque in corso.

Avevano nascosto in un trullo abbandonato, in località Casino della Principessa, quasi 1.500 cartucce di vario calibro, nonché due coltelli e un machete. È questa la scoperta fatta dai Carabinieri della locale Stazione, nella serata del 6 marzo. I militari, durante uno specifico servizio, finalizzato alla prevenzione dei reati predatori nelle campagne dell’agro giovinazzese, sono stati, difatti, attirati da alcuni colpi, apparentemente di arma da fuoco, provenienti da una campagna, a poche centinaia di metri di distanza. Durante le operazioni di ricerca, immediatamente attivate, giunti in un campo in stato di abbandono, in un trullo oramai diroccato, dopo aver spostato alcuni sacchi di plastica neri, hanno rinvenuto oltre 1.400 cartucce per fucile, di vario calibro, un mirino di precisione e 20 cartucce calibro 7.65, per pistola. In un altro sacco, due coltelli ed un machete hanno completato la dotazione dell’illecito arsenale. Sono in corso da parte dei Carabinieri, diretti dal luogotenente Dino Amato, le indagini per risalire all’identificazione del responsabile del reato di detenzione illegale di armi e munizioni, così come disposto dalla Procura della Repubblica di Bari.


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mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

REDDITO DI CITTADINANZA: MA QUALE ASSALTO! 8 marzo Grande tam-tam a seguito della notizia pubblicata sul maggior quotidiano locale, che parlava di nostri concittadini in coda davanti ai Caf (Centri di assistenza fiscale) per i moduli necessari a ottenere il reddito di cittadinanza. Reddito promesso dal Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale in vista delle elezioni politiche. Impensabile quindi che, a soli 4 giorni dal voto, i giovinazzesi potessero credere che ci fosse già una legge sul reddito di cittadinanza. Nessun assalto ai Caf, dunque, ma al massimo curiosità da parte di qualche nostro concittadino (come probabilmente avvenuto anche nel resto d’Italia). Peccato che, per indagare su un caso inesistente, siano arrivate in paese troupe giornalistiche e che all’argomento siano state dedicate fin troppe trasmissioni radiofoniche e televisive. Insomma, una ribalta nazionale che ha soltanto danneggiato l’immagine di Giovinazzo… 21 febbraio ANNA VACCA NUOVO ASSESSORE AL POSTO DI DANIELA SALA Anna Vacca, su indicazione del gruppo Progettiamo il domani, è stata nominata nuovo assessore alla cultura, turismo, politiche giovanili e contenzioso del Comune di Giovinazzo, al posto della .G L dimissionaria Daniela Sala. Per lei, 46 anni, interprete e traduttrice, nonché guida turistica abilitata dalla Regione Puglia, si tratta della prima esperienza in campo politico. PH

IOVINAZZO

particolare di diritto bancario e finanziario) con la seguente motivazione: “Studio dell’Anno Finance Litigation: Clifford Chance. Nel 2017 il team finance è stato particolarmente attivo sul fronte litigation. Ha seguito vicende di grande rilievo sistemico e mediatico”. Nella foto, l’avvocato Guastadisegni è a sinistra con il collega Andrea Tuninetti.

IVE

3 marzo INAUGURAZIONE MOSTRA PASSIONE

27-28 febbraio NEVE E SCUOLE CHIUSE

Non è stata copiosa come lo scorso anno, ma martedì 27 febbraio la neve ha comunque lasciato il segno a Giovinazzo. Immancabili le foto e i video da condividere sui social. E per il giorno successivo è stata disposta la chiusura delle scuole cittadine. 1 marzo PREMIO PER L’AVVOCATO GIOVINAZZESE GUASTADISEGNI C’è anche l’avvocato giovinazzese Fabio Guastadisegni, residente a Milano, tra i premiati dell’edizione 2018 dei Legal Community Finance Awards (riconoscimenti alle eccellen.G ze, sia tra gli studi che tra gli avvocati, distintesi in campo finanziario). Durante la cerimonia svoltasi a Milano è stato infatti premiato l’importante studio legale Clifford Chance (in cui l’avv. Guastadisegni lavora dal 1997, occupandosi in PH

IOVINAZZO VIVA

Prima giornata della mostra Mysterium Doloris a cura dell’artista Saverio Amorisco presso la chiesa del Carmine in Via Cattedrale nel centro storico. Si tratta di una rappresentazione molto toccante della Passione, incentrata sulla devozione e sulla pietà popolare tipiche della processione del Venerdì Santo. La mostra resterà aperta fino al 30 marzo, dalle ore 18.30 alle ore 22. 8-10 marzo MOSTRA PER GIORNATA INTERNAZIONALE DONNA Nella settimana dedicata alle donne, la sede della Pro Loco di Giovinazzo ha ospitato la mostra Mille mimose screziate di rosso a cura di Anna Totaro (già protagonista di esposizioni di Arte al femminile alla Biennale di Mi-


lano e a quella di Venezia). Ossia una delicatissima reinterpretazione della giornata internazionale della donna. Sono stati esposti manichini, veri corpi narranti di storie al femminile, puntando l’attenzione sulle varie forme di violenza scatenata dai no delle donne. Di qui le mimose macchiate di rosso in corpi femminili, a simboleggiare la paura di vivere e di morire. Allo stesso tempo, altri manichini di donna hanno preso vita, impreziositi di bellezza e speranza. 8 marzo LAVORI E AREE GIOCHI VILLA COMUNALE Importanti novità per la Villa Comunale. Come infatti fa sapere l’Amministrazione in una sua nota, è in dirittura d’arrivo la gara per l’affidamento dei lavori di riqualificazione dell’intera villa stessa. Tali interventi prevedono la realizzazione di un nuovo blocco di servizi igienici, la sistemazione dell’impianto luci nonché dell’arredo urbano, una nuova piantumazione e manutenzione di quella già esistente, nuovi spazi a giochi ed una fontana al centro dell’agorà della villa. Una volta espletati tutti gli atti propedeutici alla definiva assegnazione dei lavori, si procederà celermente alla cantierizzazione. Nel frattempo è stata completata la rifunzionalizzazione dell’area giochi già presente, mentre grazie al finanziamento di 10mila Euro ottenuto in base ad un bando regionale cui ha partecipato l’Assessorato ai Lavori Pubblici presto vedrà la luce anche un’ulteriore piccola area, adiacente a quella già esistente, dedicata ai giochi inclusivi per bambini con disabilità. Inoltre, con la realizzazione della nuova area giochi che sostituirà quella appena rifunzionalizzata sarà prevista la possibilità di scelta da parte dei cittadini del disegno della pavimentazione antitrauma in resina, attraverso un sondaggio sui social e su canali tradizionali. L’area, appena risistemata, verrà recuperata e destinata ad altro spazio verde della città. Il che consentirà, insieme allo spazio giochi da realizzarsi nella villetta Don Tonino Bello in zona 167, di colmare il gap delle periferie cittadine.

giugno. In estate sarà così possibile passeggiare e ammirare lo scenario di Giovinazzo senza soluzioni di continuità tra il rigenerato Lungomare Storico e il riqualificato Lungomare di Levante. 13 marzo QUARTO PIANO SOCIALE DI ZONA Sta per partire il percorso di progettazione partecipata del Quarto Piano Sociale di Zona dell’ambito Molfetta-Giovinazzo. La co-progettazione è prevista dal Piano Regionale delle Politiche Sociali approvato dalla Giunta regionale lo scorso 28 dicembre 2017 ed è risultata una buona prassi consolidata già in passato. L’approvazione del Piano Sociale di Zona prevede una fase di concertazione con le Istituzioni (ASL, Scuole ed Organizzazioni Sindacali) e con tutti i protagonisti del Terzo Settore (tra cui cooperative ed associazioni) al fine di delineare al meglio il quadro dei bisogni e degli interventi tipico della nostra realtà territoriale. Si procederà così alla stipula di un nuovo protocollo d’intesa con le organizzazioni sindacali e di un patto di partecipazione con le realtà del terzo settore.

16 marzo IMPIANTO OSSIDO COMBUSTIONE: C’È CHI DICE “NO” Al termine di una seduta monotematica durata circa 4 .I P ore, il Consiglio comunale di Giovinazzo ha votato all’unanimità contro la realizzazione dell’impianto di ossido combustione dei rifiuti Newo, che dovrebbe sor10 marzo CONCERTO MARCE FUNEBRI E RICORDO gere in via Corigliano, nel territorio di Bari al confine con Modugno. DON TONINO Si chiede pertanto alla Regione Puglia di ritirare la determina dirigenziale dello scorso 25 gennaio, con cui si darebbe il via all’intero iter. Alla massima assise cittadina sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle Amministrazioni dei comuni rientranti nell’Aro Bari 2 (di cui fa parte Giovinazzo): anche loro, prima dell’inizio della discussione vera e propria, hanno espresso posizione sfavorevole alla realizzazione dell’impianto.

In attesa dei riti della Settimana Santa, interessante concerto di marce funebri Note di Passione presso la Parrocchia S. Agostino ad opera dell’Associazione che riunisce i concerti bandistici Giuseppe Verdi e Città di Giovinazzo, diretti dal maestro Michele Marzella. Nel corso dell’evento, organizzato dalla Confraternita di San Michele Arcangelo, l’attore molfettese Corrado Lagrasta ha letto alcune riflessioni del nostro indimenticabile Vescovo don Tonino Bello, a poco più di un mese dal 25° anniversario della sua morte. 13 marzo CONSEGNATO CANTIERE LUNGOMARE VIA MARINA Dopo la sottoscrizione del contratto, è stato consegnato il cantiere del Lungomare storico di Via Marina, per eseguire interventi di manutenzione straordinaria, all’impresa EdilGruosso di Potenza. Il termine dei lavori, della durata di 90 giorni, è previsto per il prossimo mese di

PH

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13 marzo AL PROF. NISIO LA PRESIDENZA DELL’OIV Il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Bari, Vito Montanaro, ha nominato il giovinazzese Antonio Nisio, Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione dell’ASL di Bari. Per il docente di economia delle aziende pubbliche nell’Università degli Studi di Bari si tratta di una conferma nel ruolo già ricoperto dal 1 settembre 2014 a oggi. L’Organismo Indipendente di Valutazione, introdotto dal decreto legislativo 150/2009, ha quale ruolo principale la misurazione e la valutazione della performance dell’amministrazione nel suo complesso. La nomina giunge quale coronamento di una intensa attività di ricerca nel campo del Public performance management, compendiato in una serie di pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali.


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libro DI ALESSANDRA TOMARCHIO

È SOLO UN BEL RICORDO Doppio appuntamento, e più che dovuto, per la presentazione del libro È solo un bel ricordo del prof. Corrado Camporeale, docente di italiano e latino; il primo lunedì, presso la sala conferenze del Liceo Scientifico A. Einstein di Molfetta, quello di cui è stato per più di trent’anni una colonna portante; il secondo, naturalmente nella sua città, Giovinazzo, questo 08 marzo presso la biblioteca Daconto, sede dell’Associazione don Saverio Bavaro. Un luogo a lui molto familiare da sempre e dove peraltro, in gioventù, aveva già presentato, e con la partecipazione di un ospite speciale, don Tonino Bello come ha ricordato il prof. Depalma, perfetto padrone di casa - un suo libellum, per dirla alla Catullo, “L’atrio di San Domenico” che raccontava la sua giovinezza. Oggi, a oltre venticinque anni di distanza «ho fatto peggio di Svevo….» ha commentato con la sua ineguagliabile ironia, propone al pubblico quella che egli stesso definisce l’opera della maturità. Una presentazione, in una sala piena, a cui hanno dato ulteriore spessore i contributi del prof. Umberto Depalma, anche lui docente di lettere, ed del prof. Michele Matta, docente di storia e filosofia, per molti anni collega

del prof. Camporeale al liceo scientifico “A. Einstein”. Al tavolo degli ospiti anche una delle sue ultime allieve, Arianna De Ceglia, aspirante scrittrice, che il prof. Camporeale ha voluto al suo fianco per dare un tocco di levità alla serata leggendo qualche pagina del suo libro e raccontando qualche episodio della sua esperienza come sua alunna. È solo un bel ricordo è il titolo scelto per un libro annoverabile nel genere della memorialistica, ma non certo privo di originalità e non esente da intenti didascalici, anche se nel complesso dell’opera non predominanti. Sono piuttosto un po’ le Confessiones di un docente in pensione che ha deciso di lasciare una traccia dei tanti ricordi, piacevoli e non, che hanno caratterizzato la sua lunga carriera scolastica, per condividerli con alunni e colleghi o quanti semplicemente lo conoscevano, e per sottrarli all’oblio e all’azione erosiva del tempo. L’idea di un libro che raccogliesse i momenti salienti della sua lunga carriera era sorta in Camporeale già negli ultimi due anni di servizio ma è stato nel primo settembre ormai in congedo definitivo dalla scuola, che il testo vero e proprio ha iniziato a prendere

corpo; dapprima come appunti sparsi, quasi dei rerum vulgarium fragmenta, poi riuniti e rifiniti con un sapiente labor limae. Complice forse un po’ di nostalgia, tanto che lo stesso professore ha ammesso: «Raccontare è stato un po’ come continuare ad andare a scuola». Il fine di questo libro? Il diletto. Il libro. Una storia che si svolge su di un duplice piano temporale: un anno, che è poi un anno scolastico; e una vita, l’intera vita professionale di un docente. È in questo tempo dilatato che l’autore non descrive, ma narra la sua lunga esperienza professionale, fatta di speranze, soddisfazioni, delusioni. L’azione si svolge nel mondo scolastico che non è, come ha affermato il prof. Matta nella sua presentazione, una turris eburnea ma un universo influenzato, nel bene e nel male, dal mondo esterno, cosa di cui l’autore, che coincide con l’io narrante, dimostra di avere piena consapevolezza. Ne emerge così una figura di docente non chiuso nel suo mondo, ma aperto ai cambiamenti secondo forse, un non esplicitato spirito sessantottino e che, pertanto, vuole stimolare negli studenti la formazione di un giudizio critico autonomo mediante l’attualizzazione della letteratura, attraverso parallelismi con l’oggi e facendo largo uso di quel grande strumento ereditato dai classici che è l’ironia. Il racconto individuale non si isola ma si intreccia con le storie degli altri protagonisti, docenti e alunni anzitutto, ma anche figure del personale amministrativo. Si ritrovano tra le pagine aneddoti vari in cui spiccano giovani brillanti o irrequieti se non ribelli, colleghi collaborativi o introversi, finanche smaccatamente arrivisti. Tanti personaggi che appaiono nei numerosi flashback ma poi scompaiono in fretta perché la fugacità del tempo non risparmia nessuno, Ed è subito sera recita la famosa poesia di Quasimodo, ed è subito giugno del quinto anno si potrebbe dire in questo caso. Un triennio (l’ultimo del liceo) pare ben poco se rapportato ad una vita intera ma è molto se si pensa quale fase dell’esistenza rappresenti. In quei tre anni ci si allontana burrascosamente dall’adolescenza, si diventa uomini, cittadini, maggiorenni e si


consegue il tanto sofferto titolo, punto di partenza per il futuro professionale. Sono gli anni in cui ci si chiede chi sono e cosa voglio dalla vita, sono gli anni indimenticabili e così lo sono le figure che li hanno caratterizzati, docenti in primis. Il saluto finale tra il maestro e il discente ha la mestizia dell’addio tra Dante e Virgilio alla fine del Purgatorio, per la medesima consapevolezza di andare verso mete più alte, ma per altra via ormai e senza la cara e solida guida. Il lettore perciò non segue più soltanto le storie raccontate, ma piuttosto tende ad identificarsi e a percepire tante emozioni diverse che lo portano, a seconda dei casi a volte a sorridere, a volte a sospirare oppure a riflettere. Una lettura mai noiosa, dunque, ma che consente, andando oltre la lettera, di cercare anche “il non detto dall’autore”, cioè quel qualcosa della personalità del prof. Camporeale immaginato o supposto, però mai provato, che si può ora decriptare dai tanti ricordi e dal differente modo con cui sono trattati, come ha confermato l’ex alunna Arianna nel suo intervento: «Leggere questo libro è stato come andare dietro le quinte». Ritratto di un professore Ma che professore era Corrado Camporeale? Quali erano quelle che oggi chiamiamo le strategie didattiche? Illuminante, ancora una volta, il racconto di Arianna al colto pubblico in sala: «Il metodo di insegnamento del professore era non comune, lui voleva che fossimo noi studenti ad analizzare testi e a studiare gli autori, prima delle sue spiegazioni e dei suoi approfondimenti e credo lo facesse per indirizzarci verso la scoperta autonoma. L’altra sua peculiare caratteristica era l’attualizzazione, cioè la presentazione della storia letteraria non come un qualcosa di lontano nel tempo ma di attuale, e questo avveniva grazie ai continui collegamenti con il mondo contemporaneo e attraverso spunti di riflessioni che miravano a porre in relazione gli argomenti trattati con le nostre esperienze personali». Quando poi qualcuno ha voluto chiedere all’autore un giudizio su se stesso, ne è uscito il ritratto di un docente dalla severità un po’ antica, ma dalla grande humanitas spesso dissimulata, per quanto parzialmente, dietro quell’ironia che è sempre stata una sua caratte-

ristica spiccata come uomo e come insegnante, come si intravede dalle sue parole: «Dal punto di vista disciplinare, rigore assoluto, ero un professore severo ma anche ironico al momento, quando c’era da scherzare si scherzava, si attualizzava ma quando c’era da lavorare, si tornava seri. Ho sempre concesso le giuste pause, molto apprezzate dagli alunni, per far sì che si ricaricassero e si potesse procedere poi nella massima serenità con le giuste energie. Didatticamente evitavo l’insegnamento rigidamente sterile e cercavo di trasmettere attraverso la letteratura messaggi positivi. Per questo mettevo sempre in risalto la figura di Dante che con la sua tenacia e i suoi valori rappresenta un modello prezioso. Allo stesso tempo, però, mettevo i ragazzi in guardia dalle filosofie “pericolose”, come l’epicureismo che con la sua atarassia e il suo motto lathe biosas (vivi nascosto) rischiano di essere devianti per l’animo dei giovani» Se è vero che un buon maestro deve possedere, oltre alla dottrina, amore per i discenti, pazienza e generosità, allora Corrado Camporeale merita il titolo pienamente. Nessuna meraviglia dunque se, per chi lo ha conosciuto, leggere le pagine di questo libro è più di un bel ricordo. Alla fine della splendida serata, la richiesta al prof. Camporeale di non far attendere tutti ancora più di un ventennio prima di poter goder dell’opera della sua “seconda maturità”. In molti vorrebbero infatti leggere una sua prossima fatica, magari sui messaggi positivi che la letteratura offre, sulle figure più edificanti, come il suo amato Dante o chissà .… Al momento solo un’idea, anche perché ora è giusto che il prof. si goda il meritato otium , dopo anni dedicati a quella che è una delle missioni più importanti di ogni società: la formazione delle nuove generazioni che saranno la spina dorsale del Paese. Per ora grazie per quanto ha fatto e per quanto, ne siamo sicuri, potrà ancora fare per tutti e per la nostra Città.



riflessioni a margine

MICIA E LA LIBERTÀ IN AMORE Caro amico, mio capo-branco, mon capitaine, cosa vuol dire «libertà nella relazione d’amore?». Domande difficili mi fai. Al massimo posso raccontarti la storiella di Licaone, un mio lontano cugino africano, non lo scellerato re dell’Arcadia descritto da Ovidio come un licantropo, un lupo mannaro. Licaone, mio cugino, era un cane, anche un po’ brutto, con quelle orecchie paraboliche, il mantello a macchie disordinate e la coda a ciuffo, che doveva dividere il suo territorio con orsi, leoni e iene. Tutti affamati e tutti belli grossi. Per sopravvivere si associò ad altri 5 cani come lui (3 maschi e due femmine). Formarono, così un bel branco che poteva cacciare tranquillamente, senza temere gli attacchi dei predatori più grossi. A lui, fondatore e capo del gruppo, fu concesso l’amore di Joshua, la femmina più bella e forte. Ahlek, invece, si concesse giocosamente agli altri 3 maschi del branco. Dall’amore e dai giochi affettuosi nacquero ben 49 cuccioli, tutti accolti con gioia dall’intero gruppo e tutti trattati come se fossero figli di tutti. Fu subito chiaro che non ci sarebbe mai stato cibo sufficiente per sfamarli. Infatti gli orsi, i leoni e le iene lasciavano ben poche prede per il branco di Licaone. Perciò fu presa una decisione drammatica: 37 cuccioli dovevano morire. Nessuno dei cani ebbe il minimo dubbio che, per amore della vita, si doveva procedere a quel tristissimo massacro. Nessuno, inoltre, ebbe il minimo dubbio che l’ingrato compito spettasse proprio a Joshua, l’unica madre che si era concessa per amore e non per gioco. Joshua accettò l’incarico e, a modo suo, riuscì a trasformare la crudeltà del bisogno in un dono per la tribù: i 37 cuccioli furono mangiati dalla matrigna e poi vomitati e donati come cibo, nutriente e digeribile (effettivamente han-

A

CURA DEL

DR ANTONELLO

TARANTO *

no gusti strani), agli altri 12 cuccioli che crebbero sani e forti. Diventati adulti, i cuccioli fecero una cosa strana e insolita: i maschi rimasero nel branco con i genitori, le femmine, invece andarono via e si unirono ad altre famiglie. Ancora oggi i 1600 licaoni viventi nella natura del continente africano vivono in quel modo. Ora dimmi tu, mon capitaine: è possibile che pure fra i cani licaoni vi sia un tabù sessuale *Direttore Dipartimento come quello che avete voi uma- Dipendenze Patologiche ASL Ba ni? Semper fidelis, tua Micia.


storia

nostra

DI

FRANCESCO DE NICOLO

300° ANNIVERSARIO DELLE STATUE DEI MISTERI DI GIOVINAZZO NUOVE ACQUISIZIONI AL CATALOGO DI CARLO CINZIO E FILIPPO ALTIERI Alcuni anni fa, la paziente ricerca archivistica compiuta da Diego de Ceglia ha portato alla scoperta di un atto rogato nella “piazza” di Giovinazzo relativo alla commissione di alcune delle statue dei Misteri che ancora oggi costituiscono il corteo processionale della sera del Venerdì Santo. Il 18 marzo del 1718 la Confraternita di S. Maria di Loreto com-

FIG. 1 - CARLO CINZIO ALTIERI, Cristo morto, 1719, Giovinazzo, cattedrale (foto collezione privata)

missionò a «Carlo Giacinto Altieri scultore della città d’Altamura da più anni casato e commemorante in questa città di Giovinazzo» la realizzazione di «cinque statue di legname et una testa della Ma-

l’angelo che comparisce col calice, Christo alla colonna, Christo coronato di spine, Christo al Calvario colla croce in collo, e Cristo morto». Di queste statue il Cristo nell’orto, il Cristo al Calvario e l’Addolorata, eseguite in tela gessata e a manichino vestito, furono donate dall’Altieri per sua personale devozione e uscirono in processione già il Venerdì Santo di quello stesso anno 1718. Il Cristo alla colonna, l’Ecce Homo e il Cristo morto, invece, furono pagate dal sodalizio e richiesero un maggiore impegno esecutivo da parte dell’artista che consegnò le effigi l’anno seguente, 1719. (cfr. D. de Ceglia, Le sculture di Carlo Cinzio Altieri, in “Fogli di periferia”, a. XXIV, n. 1-2, 2012, pp. 63-70). Seppur non menzionata nell’atto notarile, e probabilmente commissionata sin dall’origine dalla Confraternita di S. Maria degli Angeli, il simulacro della Pietà che esce in processione il Venerdì Santo è anch’esso da annoverare quale opera di Carlo Vincenzo Cinzio, o Giacinto, Altieri (Altamura, 1669 - Giovinazzo, 1729) per le inequivocabili corrispondenze stilistiche e compositive con altre immagini, in particolar modo col Cristo morto attualmente in Cattedrale (fig. 1); il gruppo si compone dalla figura della Madonna a “manichino” vestita con abiti serici e dalla figura scolpita del Cristo giacente. L’attribuzione, già da me avanzata su queste stesse colonne lo scorso anno, nonché le vicende della commissione, non sono al momento suffragabili per l’assenza di fonti archivistiche (cfr. F. De Nicolo, Su Cinzio Altieri e ancora su Arcangelo Testa, in “La Piazza di Giovinazzo”, a. XXI, n. 4, aprile 2017, p. 33).

Una replica palmare del Cristo morto della Cattedrale di Giovinazzo è presente nell’ex chiesa conventuale dei Minori Osservanti di S. Maria della Chinisa a Bitonto, finalmente apprezzabile grazie al recente restauro conservativo ed estetico (fig. 2). L’attribuzione qui avanzata del Cristo morto si aggiunge alla presenza già documentata di Cinzio Altieri nell’ex chiesa zoccolante per l’altare lapideo dedicato a S. Pasquale Baylon. è noto, anzi, che in quell’occasione il FIG. 2 - CARLO CINZIO ALTIERI (QUI ATTR.), Cristo morto,primo quarto del XVIII sec., Bitonto, chiesa S. Maria della Chinisa maestro non fu solo esecutore dell’opera lapidea ma anche autore del progetto, lasciando un’importante testimonianza delle sue cadonna con mani, in tutto numero sei cioè un Christo all’orto con pacità tecniche ed ideative (cfr. D. de Ceglia, op. cit, p. 66). Proba-


bilmente dello stesso Cinzio è la statua lignea di S. Pasquale proveniente da detto altare, oggi collocata nel Museo Diocesano di Bitonto che, per altro, presenta analogie col S. Pasquale Baylon (1726?) dell’ex chiesa dei Cappuccini di Giovinazzo già attribuita al Nostro da Diego de Ceglia (Ibidem). La presenza di Cinzio Altieri a Bitonto si inserisce nel solco di un proficuo rapporto di “fidelizzazione” istituito con la Città dell’olio dal padre, Filippo Angelo (Altamura, 1646-1684), il quale, dopo essersi specializzato a Napoli presso la celebre bottega di Aniello Perrone, rientrò nella città natale aprendo un atelier che si sarebbe distinto quale il principale attivo nella Terra di Bari negli ultimi decenni del XVII secolo. Il catalogo bitontino di Filippo Altieri è stato recentemente incrementato dalle importanti attribuzioni di Francesco Di Palo (cfr. F. Di Palo, Per la storia della scultura in Puglia nel XVII secolo. Aggiunte e proposte al catalogo di Filippo Altieri, in Studi in memoria di Gaetano Valente, a cura di A. D’Ambrosio e F. Di Palo, Molfetta 2018, pp. 201-244), alle quali credo vadano ulteriormente aggiunte il busto del Cristo alla colonna nella cripta della Cattedrale (con intervento della bottega) e il manichino raffigurante S. Elia profeta della chiesa di S. Maria del Carmine (fig. 3). Di quest’ultimo sono particolarmente evidenti i connotati fisionomici conferiti dall’altamurano ai suoi soggetti maschili: la barba e la capigliatura “strigilata” (ad s), la bocca grande, gli zigomi sporgenti, le rughe facciali. Con maggiore cautela ritengo di avanzare la medesima proposta attributiva per il simulacro a “manichino” vestito di S. Domenico che, insieme al S. Vincenzo Ferrer che pure andrebbe attenzionato, affianca la Madonna del Rosario titolare dell’omonima Arciconfraternita di Bitonto. Altra città per la quale lavorò Cinzio Altieri fu Palo del Colle dove, nel 1722, realizzò in pietra le statue dei SS. Rocco e Nicola Pellegrino e dell’Immacolata e verosimilmente l’altorilievo con le Anime purganti posti in facciata della chiesa del Purgatorio (cfr. D. de Ceglia, op. cit, p. 66). Gli vanno, inoltre, attribuite, per le stringenti ed evidenti affinità stilistiche e compositive con le omologhe di Giovinazzo, alcune delle immagini che compongono il corteo processionale del Venerdì Santo, custodite nella chiesa di S. Sebastiano parrocchia S. Maria Assunta: il Cristo nell’orto; il Cristo alla colonna (fig. 4), molto simile a quello di proprietà della Confraternita della Trinità di Giovinazzo; il Cristo coronato di spine, confrontabile coll’omologo giovinazzese oltre che con quello che si venera nella chiesa del S. Sepolcro di Altamura; il Cristo che porta la croce, precisa replica di quello nostro nell’ex collegiata dello Spirito Santo. Da valutare, inoltre, l’assegnazione al Nostro della statua a “manichino vestito” dell’Addolorata. Tornando a Giovinazzo ritengo probabile che, come già evidenziato per Bitonto, Filippo Altieri avesse “spianato la strada” al figlio Cinzio, inviando per la cittadina adriatica alcune sue opere.

FIG. 3 - FILIPPO ALTIERI (QUI ATTR.), S. Elia profeta, ultimo quarto del XVII sec., Bitonto, chiesa S. Maria del Carmine (foto di Domenico Ferrovecchio)

Una statua molto interessante, sin ora sfuggita agli studiosi, è il S. Giovanni Battista che si venera nell’omonima chiesa (fig. 5). La

FIG. 4 - CARLO CINZIO (QUI ATTR.), Cristo alla colonna, ante 1729, Palo del Colle, chiesa S. Sebastiano (foto di Diego de Ceglia)


FIG. 5 - FILIPPO ALTIERI (QUI ATTR.), S. Giovanni Battista, ante 1684, Giovinazzo, chiesa S. Giovanni Battista (foto di Domenico Ferrovecchio)

statua, di buona fattura, presenta una muscolatura ben espressa, il volto rimanda alle tante fisionomie delle effigi maschili dell’altamurano, i capelli presentano la classica scriminatura centrale e ricadono ondulanti sulle spalle come FIG. 6 - BETTEGA ALTIERI (QUI ATTR.), accade nel Cristo nell’orto di Ruvo di Puglia, le vesti dorate, S. Felice da Cantalice, ante FIG. 7 - BETTEGA ALTIERI (QUI ATTR.), S. imitanti la pelle di cammello, si muovono replicando i 1684 (?), Giovinazzo, chiesa Felice da Cantalice, ante 1684 (?), virtuosismi del drappo svolazzante dell’Immacolata della S. Francesco (attualmente Barletta, chiesa S.Maria degli Cattedrale di Bitonto. Dal punto di vista compositivo alMolfetta, deposito Museo Angeli (ex Cappuccini) cune affinità possono riscontrarsi col Cristo risorto della ConDiocesano) (foto P. fraternita del Rosario di Pugliano (NA) ricondotto dallo studioso Gennaro Borrelli ad Agnello Perrone che, è bene Mastrototaro) ricordare, fu il maestro napoletano di Filippo Altieri. città natale, ereditò la clientela paterna lavorando in tutta la provincia, Altre due statue per la quali si dovrà valutare la paternità impiegato sia nella realizzazione di altari che di sculture, in pietra o in dell’altamurano sono il S. Felice da Cantalice che si venerava nell’ex legno. Sue opere sono presenti a Molfetta, città nella quale soggiornò chiesa dei Cappuccini e che attualmente si trova nei depositi del per quale tempo, a Bitonto, Capurso, forse Corato e Casamassima, Museo Diocesano di Molfetta in attesa dei restauri (fig. 6) e una Palo del Colle e, soprattutto, Giovinazzo dove lo scultore godè di statua dello stesso Santo che si venera nell’ex chiesa dei cappuc- grande stima tanto da essere ricordato come «egregius sculptor» (cfr. D. cini di Barletta (fig.7) . La rigidità e la staticità della figura richia- de Ceglia, op. cit, p. 67). Cinzio radicò a Giovinazzo una fiorente botma il S. Bartolomeo della chiesa di S. Giuseppe di Terlizzi oltre che tega nella quale si formarono, fino al XIX secolo, generazioni di mail Cristo che va al Calvario del Carmine di Ruvo di Puglia; confronti estri scultori e carpentieri. In assenza di dati ulteriori sarà impossibile si riscontrano anche col S. Felice da Cantalice che si venerava nel- chiarire i ruoli all’interno di questa bottega nella quale lavorarono il l’ex chiesa conventuale di S. Maria degli Angeli ad Altamura. A figlio di Cinzio, Antonio Altieri che realizzò le statue litiche di S. Micausa delle cattive condizioni di conservazione, tuttavia, la statua chele e S. Cristoforo in piazza Costantinopoli a Giovinazzo e, verosimilrisulta di difficile lettura. mente, il fratello minore (figlio di Filippo) Francesco Nicolò che non Da quanto detto emerge che Cinzio, ben più del fratello minore va confuso con Giuseppe Nicola che rimase ad Altamura. Su tutta la Giuseppe Nicola (Altamura, 1672-1721) che mai di spostò dalla vicenda occorrerà tornare in altra opportuna sede.


MOLESTIE E STUPRI ANNI ’60 di Vincenzo Depalma Ormai non passa giorno che Tv e giornali non parlino di stupri e di tentativi di violenze ad innocenti fanciulle. Non devono brillare in intelligenza né la giornalista che riporta e ricorda un tentativo di bacio di Trump, avvenuto 25 anni fa, né altre donne di spettacolo, indossatrici che ricordano questi fatterelli avvenuti 10-15 o 20 anni orsono. Analizzando gli episodi si scopre che questi ricordi sugli incriminati avvengono solo quando qualcuno di questi diventa famoso. Questo fatto e questa maniera di procedere mi sta facendo incavolare parecchio. Nessuna donna è andata ai giornali ed alla televisione a parlare dei tentativi miei, dei miei amici e di tanti giovani di Giovinazzo. Devo allora concludere ca le scevenazzejse non valene nudde. Nessuno di noi è famoso! Eppure, ve lo assicuro con certezza, sono tanti i giovani, i ragazzi ca facevene e fascine qualche prove. I giovani di oggi, per quanto con modi ed abitudini diverse dalle nostre, sono convinto ca cudde vizzie non lo hanno perso. A le timbe meje, devo ammetterlo, ch la feme de femmine ca stajve, di tentativi di toccate e di strusciate ne abbiamo fatto un’infinità. Però, nisceune a sceute a dejsce chisse fatte a la televisione! I CAMPI DI BATTAGLIA più conosciuti e frequentati, ai miei tempi, erano i cinema. Li giuvene de scevenazze, il sabato e la domenica andavano tutti al cinema. Si proiettavano film strappalacrime napoletani. Catene, Piscatore e Pus Silliche, Munasterio e Sanda Chiara, io Stogghe ncarcerate. Talvolta si prolungava la proiezione anche il lunedì per la moltitudine che affollava le sale cinematografiche. Noi giovani eravamo frequentatori assidui du Cineme Moderne a la vie di Bere. I film ci interessavano pochissimo ma era frequentatissimo dalle donne e questo fatto si interessava di più. Il cinema diventava un territorio di caccia. E non era solo Tommaso ManoMorta che aveva quel vizio come ha descritto Angelo Guastadisegni su questa rivista La Piazza. Cudde vizzie u tenevene tutte le uagneune. Ogni tanto il palpaeggiamento riusciva e questo era il giusto incentivo per riprovare altre volte. Minì, di chisse fatte nisceune sa sceute a lamendè a la televisione! Non c’erano rimostranze, anche perchè c’erano solo due canali RAi di Stato e non c’erano ancora tante riviste patinate ai parrucchieri. Non c’era nemmeno la Piazza per andarlo a raccontare al direttore Sergio Pisani che avrebbe subito messo la ragazza in copertina. Anzi il direttore che ne può sapere A le timbe meje, non era nemmeno nato. Invece succed ca chidde frusque quann na vonn vonne a chiange a la televisione percè so brutt e non fanno odience vonn a chiang da Pisan…. I TRENI. Altro notorio campo di battaglia. Ciat n potaiv sapa’ Pisan, u direttor, ca mo fateche saup a l tren. Vedo la vostra faccia stranita, ma le Ferrovie dello Stato, ai miei tempi, non avevano bisogno di andare a caccia dei clienti. Le auto erano pochissime e possedute da pochi spezzanti benestanti e, gli unici mezzi di locomozione, erano qualche bicicletta e u brecche per corti viaggi a Bitonto e Molfetta. I treni per di più erano pochissimi e sempre sopraffollati. Durante il

IERI ED OGGI. Le femmene nan sciavan a chiang a la television (illustrazione dell’artista barese Vendemiale)

periodo bellico abbiamo viaggiato sui carri bestiame ammassati in piedi in testa a quei carri, riparandoci dal vento. Notevoli erano anche i tempi di percorrenza di quei treni sbuffanti a vapore. Si cominciava a dare una mano alle ragazze aiutandole a salire sul treno. Un aiutino a far salire il lato B sul predellino era quasi indispensabile e il punto di presa era proprio quello (il predellino era molto alto). Per arrivare a Bari, se tutto andava bene, ci volevano tre quarti d’ora e li sbutte du trene erano continui. Non era colpa nostra se, a ogne sbutte, non essendoci sostegni, scive a fernesce sopa a la picciudde ca s’acchiave nanze. Quanti matrimoni sono stati la causa di chidde sbutte, altro che stupri o molestie! Qualche altro tentativo ca mò si chieme violenza, anche se si tratta di timide toccatine, si poteva avere quando, ogni tanto, si ballava a casa di amici o ai matrimoni alla sala Maldarelli. I tentativi erano davvero molto difficili e rari perché mamme, papà, fratudde, sasore erano sempre di guardia e non lasciavano mai casa. Voglio concludere con le sconsolate parole di commento fatte da una vecchietta e dalla sua badante a zia monache sull’argomento: «Eh, le ferteune, tutte a l’alte captene».


il

punto

di...

DON BENEDETTO FIORENTINO

MEMORIA E/O MEMORIALE Quella sera in episcopio convocò i respon- rato pazzo della sua creatura tanto da metsabili delle maggiori Associazioni laicali del- tere a rischio fino a sacrificare la vita del suo la diocesi. Si era in piena guerra nella ex Iu- Unigenito, il solo giusto. Scommetteva su ogni goslavia e si usavano armi letali. Mons. Bello persona certo che ciascuno fa del suo meera già intervenuto con una nota per glio. stigmatizzare questo uso con dati non mol- Se aveva una collaborazione da chiedere «mi to precisi sulla composizione dell’esplosivo. rivolgo a chi è già impegnato perché sono Un esperto fece notare la mancanza di pre- certo che ritaglierà il tempo necessario per cisione. A lui interessava sensibilizzare al pro- esaudirmi». Più che circondarsi di incensatori blema. Voleva che si uscisse con un comuni- o lasciarsi circondare di attenzioni preferiva cato che condannasse l’uso della forza e di circondare di tenerezza chiunque a lui si riquelle bombe letali. «Lo zelo per la tua casa volgeva. Anzi, preferiva andare a trovare i mi divora», ripeteva. Non possiamo restare barboni appisolati in stazione. inermi dinanzi a tanta carneficina. E papa Francesco, da cardinale, preferiva «Siamo fontana del villaggio non da salotto. raggiungere a piedi o con mezzi pubblici il Dobbiamo dare orientamento a questa uma- luogo della celebrazione per ascoltare le pernità iniziando dai detentori del potere». E sone, vivere la vita dei residenti, provare i organizzò gli incontri con i politici locali, di- loro disagi, incoraggiare intessendo relaziosertati dai più vicini. Il potere inebria: la no- ni paterne. stra relazione asimmetrica è quella del grem- «Non hanno più vino». Viveva profondabiule: guardare dal basso in alto per intuire il mente la passione di Maria per quella copservizio necessario oggi a queste persone. pia che stava per iniziare male la vita coniuDinanzi ad una umanità sbandata che ha fatto gale. La ricordava perché entrasse a far pardella depressione la malattia più diffusa in te della vita di ciascuno. «La vocazione è ogni angolo della terra non possiamo fer- un’ansia inestinguibile» (Boris Pasternak, Il marci a guardarci allo specchio. dottor Zivago). Sono parole che possono La Chiesa è missionaria. È chiamata a disse- germogliare solo in un animo segnato da tare questa umanità con principi sani, stimo- scelte coerenti e concrete. lare a scegliere ciò che è bene per tutti. Non Memoria e/o memoriale? Credo che papa ci si può chiudere nel proprio guscio con Francesco venga a celebrare il memoriale. celebrazioni che sanno di fiction. Ricordare la vita di don Tonino serve alla E le parole erano sostanziate dai fatti! Co- retorica. Celebrare il memoriale è entrare in nosciamo tutti la sua andata a Sarajevo. L’at- pista per rilevare il testimone e continuare la traversata dell’Adriatico in tempesta quan- gara. Ricordare di essere la fontana del vildo il male già lo divorava fu premiata con la laggio, la cui acqua disseta ogni animo, fepreghiera fatta con gli assediati, con l’invito conda ogni cuore e andare incontro evitanalla speranza anche tra le macerie umane e do la mortificazione del chiedere. In una materiali. omelia ebbe a confidare: «Io dico sempre Né interventista, né pacifista. Solo innamo- che quella del Padre nostro è una curva perato della creatura e del Creatore, innamo- ricolosa; si chiede a Dio di essere capaci di

fare sino in fondo la Sua volontà. Conoscete la preghiera di Carles de Foucauld? Io la recito spesso: ‘Padre mio, io mi abbandono a Te, accetto fin d’ora tutte le prove e i dolori che Tu vorrai mandarmi…’ ». Una preghiera molto bella, molto espressiva. «A dirla con le parole sembra una cosa semplice, però ad andare fino in fondo e a condividere tutte le parole che si pronunciano è una cosa terribile! Accetto fin d’ora… tutte le prove, le gioie e anche il genere di morte che mi vorrai riservare; tutto quello che Tu mi manderai, lo accolgo dalle Tue mani. Senza respingere nulla al mittente, con esecrazione o magari con un bestemmia. Accolgo tutto dalle Tue mani; Padre mio, mi abbandono a Te. Fare la volontà di Dio è una cosa difficile! Per questo Gesù ce lo ha insegnato con una preghiera con la quale noi chiediamo di essere capaci di fare la volontà del Padre» (A. Bello, Omelie e scritti quaresimali, Ed Mezzina, Molfetta, 1994, vol. 2, p.220). Per chi desidera approfondire l’argomento: benedettofiorentino@libero.it - chiesa S. Maria degli Angeli dal lunedì al venerdì ore 18,00-20,00 Agostino Picicco


aspettando il 20 Aprile

DI

AGOSTINO PICICCO

DON TONINO E PAPA GIOVANNI PAOLO II Lo straordinario evento della visita di Papa Francesco nel luoghi di don Tonino e nella nostra diocesi porta a considerare quale rapporto don Tonino aveva avuto con il papa del suo episcopato, Giovanni Paolo II, figura significativa del XX secolo. Diversi elementi permettono di accomunare i due personaggi: morti entrambi nello stesso mese (don Tonino il 20 aprile 1993, Giovanni Paolo II il 2 aprile 2005), in concomitanza con i giorni della Passione e poi della Pasqua, hanno fatto coincidere la sofferenza personale con lo svolgersi della Settimana santa nel rinnovo della passione di Cristo. E sono stati accompagnati dal conforto di tanti giovani convenuti sotto le rispettive finestre a restituire e a ricambiare un affetto e un’attenzione del tutto peculiari. Particolarmente carico di affetto, di considerazione e di gratitudine era il rapporto di don Tonino col papa. Il vescovo non era il tipo che si sprecava in inutili citazioni che potevano appesantire i suoi interventi, e non era neppure il tipo che partecipava a manifestazioni pubbliche solo per fare parata. Le volte in cui citava il Santo Padre erano sempre per amplificare e diffonderne le idee e il magistero fecondo e coraggioso, e non tanto per trovare un assenso a quelli che potevano essere i suoi pensieri. A tal proposito rilevanti erano i messaggi che anche in qualità di presidente nazionale di Pax Christi scriveva in occasione della Giornata della pace, celebrata dalla chiesa ogni primo dell’anno. Riprendeva sempre i testi del pontefice e li spiegava cogliendone il pensiero profondo e innovativo che spronava i governanti, ma anche la chiesa, a un atteggiamento più profetico e più incisivo nei confronti delle relazioni internazionali e nell’assumere decisioni tese ad evitare le ingiustizie, a donare il perdono e a rendere la solidarietà uno strumento di lotta alla po-

vertà. La sintonia più intensa tra i due si ebbe in occasione della guerra del Golfo quando a riproporre il pensiero del papa nella sua integralità e senza il filtro dei distinguo e delle sfumature, tra i pochi, rimase don Tonino. Circa i loro rapporti personali, è molto significativa la lettera che gli scrisse don Tonino in occasione dell’accettazione della nomina episcopale, e poi andrebbero rilette le pagine di diario (pubbliche) che don Tonino aveva scritto in occasione delle due visite ad limina del 18 dicembre 1986 e del 13 gennaio 1991 compiute al papa – anzi a Pietro, come suole identificarlo don Tonino in quei momenti -, cioè quelle visite prescritte ai vescovi dal diritto canonico da compiersi ogni cinque anni al pontefice, alla tomba di Pietro e alle congregazioni romane. Da questi scritti traspare affetto, ammirazione, spirito di fedeltà e di lealtà, difesa delle posizioni e dell’operato del pontefice. Al punto da sovrapporre alla figura del papa quella di Pietro il pescatore. Parlava di quei dieci minuti di udienza privata come dieci secondi in cui si sono «densificate» le emozioni di una vita. Ricordava l’abbraccio finale «con la tenerezza di una fraternità antica». Trovava il senso della visita nel rafforzare la fede di tutti che nasce dall’incontro del vescovo col papa. Confessava il gaudio interiore per le «ratifiche segrete» sul tema della pace che ripagavano don Tonino di tante sofferenze. Nell’incontro collettivo «Abbiamo parlato di tempeste e di bonaccia, di venti e di primavere, di nuvole all’orizzonte e di rossi di sera, di notti disperate e di pesche miracolose. Pietro ascoltava, e fissava per alcuni istanti i suoi occhi mobilissimi ora sull’uno, ora sull’altro, forse alla ricerca di un nome che non ricordava più, ma certamente nel desiderio di affidare a quello sguar-

do l’adempimento di una missione datagli dal Maestro ‘conferma i tuoi fratelli’». Un altro testo pregevole per cogliere i sentimenti di don Tonino verso Giovanni Paolo II è costituito da una lettera offerta alla diocesi quale meditazione quaresimale nel 1989, dal titolo I piedi di Pietro. Con il suo stile caratteristico don Tonino stigmatizzava il fatto che Pietro oggi è, almeno nella chiesa, più ossequiato che amato. Più che il primato di Pietro, don Tonino desiderava invece sottolineare l’ultimato di Pietro. Il problema, per don Tonino, era che a Pietro non si voleva bene, anzi lo si gravava pure con le risse fraterne e non accogliendo in pieno il suo elevato magistero. In occasione di un’intervista al «Messaggero di Sant’Antonio» del 1992, gli venne chiesto a chi avrebbe dato il Nobel del secolo XX. Rispose: «Lo darei a chi, questo secolo, ce lo sta facendo scavalcare, introducendoci nel terzo millennio, col costante richiamo ai valori della solidarietà, col coraggio della denuncia profetica nei confronti di tutte le ingiustizie della terra, con l’indicazione dei nuovi traguardi della storia, e con la speranza di poterli finalmente raggiungere. … a chi non si lascia sfuggire occasione per ripetere che ‘l’uomo è la via della chiesa’». Ovviamente parlava di Giovanni Paolo II.

AGOSTINO PICICCO



candidamente DI BRUNO LANDO

PRONTO, RAFFAELLA? «Scrivi tutta la veirtà. Scrivi che tra gli assalitori al Caf per il reddito di cittadinanza, io c’ero!!» Prima la notizia che mi ha fatto piangere per la rabbia. Succede anche questo nella nostra Giovinazzo civile e colta. E’ il 12 marzo. Un attentato dinamitardo in piena notte alla direttrice in pectore (curioso di conoscere le sue misure) fortunatamente non andato a segno. La scrittrice, poetessa e veterinaria in fieri, aveva per fortuna appena abbandonato la sede di via Cairoli 95 per far ritorno nella sua dimora barese, proprio qualche minuto prima (erano le 2.30) della deflagrazione che ha svegliato nel sonno gli inquilini di Piazza Cairoli. Raffaella Maria Barbara Direnzo che si era fatta apprezzare alla platea - udite udite - del National Geographic come inviata speciale per ben tre anni in California, aveva continuato per La Piazza di Giovinazzo la sua attività giornalistico - investigativa contro il mistero dei felini avvelenati nel centro storico. Attività che non sarebbe andata giù a qualche famelico pitbull a cui la direttrice stava sottraendo l’osso. Subito la solidarietà è giunta dal mondo istituzionale alla coraggiosa direttrice. Il Sindaco Tommaso Depalma che da Vespa a Porta a Porta ha così commentato simile barbarie: «Questo è un attacco perfido a una donna con le palle e alla libertà di espressione del mia Giovinazo. Non mi fermerò finché non sarà fatta giustizia. Il paese merita 10, 100, 1000 Raffaella, libera e bella di scrivere ciò che pensa». Ed ora a noi. Caro Sergio, aver saputo che lei ha lasciato la direzione del giornale, del suo giornale, ha fatto scendere tante lacrimucce alla mia bambola Milen. Mi fu regalata alla Prima Comunione da una mia zia che volle punire così la sua figliola che era rimasta in dolce attesa mentre giocava con Big Jim. Furono tutte inutili le proteste dei miei genitori ma lei insistette nel dire che bisognava imparare a far pian-

gere una donna sin da bambini. Erano altri tempi, quando alla Radio si ascoltava Il Teorema di Marco Ferradini. Un rivoluzionario che può essere considerato una specie di Tony Negri delle violenze sulle donne. Già, le donne.... Queste a noi due sconosciute. Sognate e bramate, fantasticate ed inseguite in tutti i mondi, da quelli reali a quelli virtuali dei social. Il mio profilo Badoo è ancora a secco, finchè ci sarà lei, (direttore o ex, tanto nessuno ci crederò) a fare incetta di richieste, non mi resta che aspettare e magari iniziare a tentare con la nuova Direttrice del giornale, che dicono essere non bella ma di più. Con la mia timidezza certamente non mi rivolgerò direttamente alla sua persona e chiedo a lei, Sergio, di essere latore di un paio di istanze. Intanto credo sia indispensabile avere il numero di cellulare per avere un canale comunicativo circa le notizie dell’ultima ora e poi magari anche un incontro informale, tipo pizza dove si paga poco, per parlare della svolta editoriale che sicuramente ci sarà. Io non ci credo come canta Vasco Rossi. C’è chi dice no. Io e Vasco Rossi e tutta Giovinazzo. Ritornando al titolo del pezzo che forse farà avere la prima querela alla neo direttrice, posso confermare che tutto quanto riportato su La Gazzetta del Mezzogiorno circa l’assalto ai Caf di Giovinazzo, è vero. Eravamo circa 2.000 persone quella notte ad attendere i risultati elettorali. Eravamo riuniti nella ex Ferriera a cantare, intorno a bidoni che bruciavano eternit le canzoni di Checco Zalone. Tutti ex elettori del Cavaliere che aveva promesso due milioni di posti di la-

voro. Ci siamo ormai convinti che ricevere soldi dopo una fantomatica giornata senza far niente ci può stare. Eravamo 2000 persone che abbiamo fatto l’amore tutta la notte, chi da solo e chi in compagnia. Sembrava di essere al famoso festival di Woodstock. Quando finalmente alle 7,00 di mattina circa, le proiezioni davano il Movimento 5 Stelle inevitabilmente in testa ci siamo diretti tutti al Caf. Volevamo i moduli per consegnarli seduta stante perchè qualcuno aveva instillato il dubbio che i fondi (già messi a disposizione nel frangente di quei minuti post elettorale), erano risicati e sufficienti solo per le prime 1000-1500 domande. Tom era li che ci guardava immaginando già che sarebbe stato invitato in tutte le tv nazionali. Bingo per tutti ma - diciamolo pure - per il giornalista che ha potuto riportare tutto sulla Gazzetta. Gli hanno dato, sembra, il premio al giornalismo più ambito da tutti, quello Pulitzer. Abbiamo fatto la storia. L’abbiamo scritta ed un giorno potremo dire ai nostri nipoti (visto che per fare i figli ci vuole troppa materia prima) «Noi c’eravamo». Ed una lacrima solcherà il nostro viso. Viva l’Italia, viva Giovinazzo!

BRUNO LANDO




storie

da

libro

cuore

LA FAVOLA DI TOMMY, PORTIERE PARATUTTO La vita ci può mettere di fronte a situazioni difficili. Ci può far paura, può cancellare le nostre certezze e stravolgere la nostra quotidianità. Ma ci può regalare anche un’occasione per ripartire più forti di prima. È quello che è successo a Tommy Colamaria, il promettente portierino della mitica AFP. Tommy porta addosso un nome e cognome importante dell’hockey, an-

che se però preferisce fare il Caricato Michele, il portiere dello scudetto per intenderci. Una storia da libro cuore. Una storia di lacrime e poesie. Ingoiate le lacrime e apprezzate la poesia, quella dello sport che regala davvero la mens sana in corpore sano. La poesia ce la racconta mamma Angela, donna forte e tenace, una vita dietro le scrivanie dell’AFP. Lei sa che le battaglie nello sport si

combattono fino all’ultimo secondo. In pista. Nella vita. Nelle case di cura. Come per suo figlio Tommy che non si è lasciato sfuggire nessuna pallina avvelenata nelle corsie del Bambin Gesù di Roma. Mamma Angela oggi è più di una mamma coraggio. Abbozza un sorriso che sa di liberazione dopo aver conosciuto l’inferno di suo figlio Tommy che perdeva contatta con la realtà giorno dopo giorno. La storia: «Giovanni, mio figlio Tommy alcune notti fa si è sentito molto male. Per fortuna era accanto a lui suo fratello Paolo che immediatamente ha allertato me, mi sono sentita persa, non sapevo cosa fare. Mi sono affidata immediatamente alla mia amica Nuccia (infermiera del San Paolo), la mamma del suo compagno di squadra e amico di sempre di Angelo, che immediatamente ha allertato l’Ospedale per un pronto intervento». La diagnosi? Angioma cavernoso congenito, un brivido che ti scorre dentro le ossa. Cosa fare? «Ero distrutta, mi affidai alla fede di Dio ma soprattutto alle mie care amiche Valeria Massari e Nuccia Marzella che immediatamente allertarono il papà sportivo di questi ragazzi, Gianni Massari, che nelle sue esperienza, annoverava conoscenze di Medici federali, primo fra tutti il Prof. Ivo Pulcini (già medico della Federazione Hockey ed oggi medico della Lazio Calcio). Attraverso la sua intercessione si sono aperte tutte le porte, immediatamente tutti si sono messi a disposizione disegnando una catena di solidarietà umana. Devo la mia vita ai Dottori Ivo Pulcini, Giombini e Marras che hanno preso in custodia il mio Tommy nell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e prontamente gli hanno restituito la vita». È adesso che entrano in gioco i valori dello Sport, la sua poesia che regala anche miracoli. Tommy, ancora addormentato e in stato di decenza vede aprire la porta della sua stanza ed entrare il suo allenatore Dino Camporeale e tutti i Ragazzi amici di squadra (Nico Cannato, Tommaso Carrieri, Valter D’Avanzo, Fabio Camporeale, Ottavio Dangelico, Luca Mezzina, Angelo Turturro, Pietro Capurso, Adriano Lanza, Michele Dillo, Michele Dagostino, Dario Misurelli, Angelo Allegretta, Pietro Abbattista, Luigi Bavaro e tanti ragazzi di cui mi sfuggono i nomi). Approfittando della trasferta per Viareggio non avevano voluto mancare a questa sfida più importante per regalare un palpito di cuore. Un gesto che ha rianimato Tommy, che lo ha rivitalizzato. Angela si lascia andare in uno sfogo liberatorio: «È vero, ho visto tante partite da quando ero piccola, belle, brutte, difficili, ma sempre con il cuore che batte a mille dall’inizio alla fine. Questa volta però il mio cuore si è fermato la notte del 10 febbraio e ha ripreso a battere il 1° marzo quando ho visto il mio giocatore preferito (Tommy) uscire da una sala di rianimazione e dirmi con le lacrime agli occhi ‘Mamma è finita, l’arbitro ha fischiato il triplice fischio. Riportami a casa. L’arbitro per una volta sono io’. Un ragazzo che


non ha mai sofferto di un mal di testa che all’improvviso si è trovato a lottare per la propria vita e che la sera prima dell’intervento dice al dottore ‘Dottore faccia il possibile devo tornare a giocare, l’AFP Giovinazzo ha bisogno di me come portiere’. I Santi non ci sono solo in cielo». Adesso che la paura è passata, adesso che Tommy da guardiano dei pali non teme che nessuno gli faccia più gol, adesso che non teme alle spalle nemmeno gli agguati, gli alza e schiaccia da dietro-porta del funambolico fratellino Paolo, scriviamo qualche parola, qualche riga di ringraziamento. In primis al Prof. Massari (suo primo maestro di vita) che ha mobilitato interi bastimenti di medici e chirurghi. Al Dott. Ivo Pulcini, al Dott Giombini, al Dott Marras che ha operato materialmente Tommy. A tutta la squadra dell’Ospedale Bambin Gesù. Al fratellino Paolo (se non si fosse accorto del malore di Tommy in piena notte, staremmo ora a riscrivere tutta un’altra storia). Al papà Michele, a tutta la famiglia intera dai nonni agli zii, Al compagno di squadra e amico di vita Angelo insieme a sua mamma Nuccia. Al Dott. Ignazio Detrizio. All’allenatore Dino ed a tutti i suoi compagni di squadra e lo staff della mitica AFP. Forza Tommy, Giovanni Parato con tutta la Redazione della Piazza ti seguiremo sempre con attenzione. Ti aspettiamo presto fra i pali sicuri di riscrivere l’Almanacco dell’hockey giovinazzese. FOTO e SERVIZIO Giovanni Parato


il il corsivetto corsivetto

DI SERGIO PISANI

INTELLIGENZA FIAMMA Ecco la notizia originale che ha bisogno del nostro giornale Siamo a Giovinazzo dove alberga nei cuori della gente spesso quel diffuso sentimento che si chiama invidia. Lo scriviamo in grassetto e sottolineato. Perché quando la fa da padrona nel piccolo villaggio sportivo si generano avversione e rancore nei confronti di chi ha doti pari o superiori o riesce meglio nella propria attività. Così nascono i paralleli e le guerre trasversali. Così nascono due società di calcetto, di hockey, di pallavolo, di calcio, di atletica per non lasciarsi rodere appunto dall’invidia altrui. Almeno tutto questo in atletica a Giovinazzo non esisterà più, il tarlo dell’invidia è stato sconfitto. Salutiamo con intelligenza questo mese la fusione dell’Atletica Fiamma Giovinazzo e dell’Atletica Biancoverde. Daranno vita ad un unico organismo sociale: l’Asd Atletica Fiamma Giovinazzo. Erano le uniche società doppione rimaste in vita che praticavano la stessa disciplina. In passato però quando giravano i soldi e si crepava di invidia abbiamo assistito alla moltiplicazione delle associazioni sportive smaniose di coltivare il proprio orticello, magari rubando anche l’osso al concorrente. Succedeva che si sottraevano anche i cartellini degli atleti all’altra sponda con l’inganno per trarne profitto. Mai nessuno che sciorinasse la bandiera della pace cittadina. Non si constatava la necessità. La guerra fredda giovava a molti operatori sportivi. Non voglio entrare nei dettagli per non suscitare l’ira feroce di qualche personaggio che con lo sport si è costruito una bandiera. Dico solo che in tempi di sofferenza economica, di mancanza di liquidità, dovuti al ridursi del numero di associati e alla difficoltà nel reperire sponsor questi personaggi sono subito spariti. Avrebbero potuto giocare la carta della fusione per far fronte ai sempre più elevati costi di gestione anziché meditare la decisioni drastica di cessazione dell’attività sportiva. Invece, hanno scelto la soluzione più comoda, più indolore, chiudere i battenti anziché scegliere la strada della fusione per dar vita a forme di sinergie territoriali che salvaguardassero la presenza della realtà sportiva locale. Certo, non stiamo mica parlando della Regina delle Olimpiadi, dell’atletica leggera paradossalmente la disciplina più povera. In bocca a lupo, Fiamma. Ci ha dato una

lezione di etica e di intelligenza. In bocca al lupo ai tecnici Franco de Anna, Michele Losito, Flora Piscitelli, Enza Fiorentino, Raffaele Caravella, Gennaro Bonvino, Roberta Fiorentino e Maria Bavaro. Colorateci come nei meravigliosi anni 80 le piste e le strade d’Italia di biancoverde.

GIOVANI SUGLI SCUDI! PESISTICA

Domenica 18 Marzo ha avuto sede a Copertino (Le) la gara regionale di Powerlifting. Da tutta la regione si sono riversanti nel Salento oltre 60 competitori. Giovinazzo era presente con due brillanti pesisti, entrambi addestrati presso la palestra Netium, centro polisportivo che plasma e favorisce le più moderne esigenze. I nostri due giovani partecipanti, classe ’99, hanno dimostrato di avere le qualità necessarie per salire sul podio. Si tratta di Federico Bonserio, 1° nella categoria Juniores e Giovanni Vessio, 2° classificato. Appuntamento con il prossimo step, le finali definitive regionali di Maggio

RAFFAELLA M.B. DIRENZO




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