LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MARZO 2018

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All’interno

Modella: Lisanna Maggialetti






l ’ editoriale DI SERGIO PISANI

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Tanto bailamme per nulla. Tanto si è spergiurato per non tornare al Porcellum, solo perché la legge elettorale è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Già, il Porcellum, tanto esecrato per ammissione del suo autore, il più clamoroso autogol della politica italiana («è una porcata» - ricordate?) ma nei fatti tanto desiderato. Adesso ci risiamo con il cosiddetto Rosatellum, furbescamente confezionato per non incorrere daccapo nelle censure della Corte Costituzionale. Che vergogna. Sì, il cosiddetto Rosatellum confezionato sempre da loro, da quelli della «casta», da quelli di Tangentopoli, dagli Apparati, da quelli che non se ne vogliono andare. Il Rosatellum, ovvero la nuova legge elettorale «che consentirà ai cittadini di scegliere i propri candidati» come trionfalmente presentato. Peccato che in realtà non solo non consente di esprimere le nostre preferenze per questo o quel candidato, non solo non consente il voto disgiunto (voto un partito ma voto il candidato di un’altra lista), ma grazie alle pluricandidature farà sì che in molti collegi plurinominali non venga eletto il candidato capolista, ma il secondo nell’ordine (poco male, in fondo, visto che – appunto – non ci sono le preferenze). Il gioco delle pluricandidature del Rosatellum, che per certi versi assomiglia al tanto e giustamente diffamato Porcellum, ha un doppio effetto: aver messo nelle mani delle segreterie dei partiti la quasi totale futura rappresentanza parlamentare e, ove non bastasse, aver tolto ai tanto declamati territori la possibilità di mandare in Parlamento candidati della propria terra, cioè quelli che conoscono la realtà locale, i suoi bisogni, le sue speranze, e che sono conosciuti dalla platea degli elettori del collegio; insomma persone con un volto ed una storia locale che la faccia se la giocano a casa loro. Vedrete, prima o poi la faranno la legge elettorale. Fatto sta come per il


Porcellum così con il Rosatellum ci ritroviamo con liste scritte a tavolino da una nomenklatura di burocrati al cui interno c’è di tutto: dal neo guelfo al nazi-fascista, dai politici del trapassato remoto alle mignotte rintanate o ripulite. Poi si lamentano se in cabina elettorale uno disegna un bello schizzo fallico sulla scheda, o di pancia vota “populista”. Vedrete, prima o poi, faranno la riforma elettorale che ci consentirà di eleggere il volto dei candidati. Vedrete che la faranno, quando avremo un Parlamento finalmente in grado di fare le leggi, ma forse questo avverrà quando il vento della rivoluzione di chi davvero non ne può più del sistema comincerà a farsi tifone. Per ora mica non l’hanno fatta la legge elettorale. Peccato soltanto che non consenta all’elettore opzioni tra i candidati (le liste al proporzionale sono bloccate e formate secondo l’ordine elettivo determinato dai partiti) e non consenta di decidere chi dovrà governare il Paese?! In compenso favorisce le coalizioni che, però, non sono vincolanti e favorirebbe ulteriormente l’elezione nel proporzionale (ben il 64% dei seggi di Camera e Senato) proprio dei “prescelti”. In pratica, senza scendere nei dettagli tecnici, il voto dato a un candidato del collegio uninominale (il 36% circa dei seggi di Camera e Senato) si estende automaticamente alla lista o alle liste a lui collegate nel proporzionale (le schede saranno uniche per uninominale e proporzionale, separate per Camera e Senato). Come nel Porcellum anche per il Rosatellum all’elettore spetta il diritto di mettere giusto la croce al partito e al candidato collegato, ma la scelta di chi metterà il sedere sulle poltrone e il dito sui “bottoni” delle stanze del potere è praticamente appannaggio esclusivo dei partiti. Parliamo di sedere e dito perché i politici sono - e lo saranno ancor più - ridotti a «macchine del voto», pagati per premere un pulsante dopo essersi sorbiti interminabili e noiosissime sedute di dibattimento, oltre naturalmente a non dimenticare mai di ottemperare all’obbligo della riconoscenza, in modo regolamentato o meno, a chi a Palazzo Madama o Montecitorio ce li ha mandati. D’altronde “gli eletti dal popolo”, è ormai cronaca di ogni giorno, più che rappresentare gli interessi degli elettori si stanno rivelando quasi sempre “funzionari” dei partiti che gli hanno riservato un posto in lista. Chi vincerà? Già da mesi i partiti hanno tirato fuori dal cassetto il loro libro dei sogni, aggiornato puntualmente alla luce dei sondaggi che, in una gara aperta a vendere la promessa migliore, ha ridotto ad un mercato del pesce la stessa propaganda elettorale. Pura bagarre in cui ne vedi e ne senti davvero di tutti i colori, rispolverando il passato che non c’è più o favoleggiando un futuro improbabile perché già da tempo segnato e disegnato per noi da altri. Con buona pace della tanto richiamata autodeterminazione di un popolo ad essere padrone del proprio destino. Questo con il quadro desolante di un Belpaese a saldo, dove si vendono i gioielli di famiglia agli stati esteri e ormai spadroneggiano gli stranieri come e quanto più gli pare. Diciamocelo chiaro il ritratto di un’Italia che da questo 4 marzo attende risposte concrete e sicurezza è né più né meno quello di un Paese impoverito, umiliato, destabilizzato, sgangherato da leggi vergognose e pericolose. Nel frattempo tra dilettanti allo sbaraglio e politici che vogliono farci sognare, sembra proprio che lo slogan più credibile possa essere quello di «Più pilu per tutti» ma con il finale già scritto da anni e riproposto «degli occhi pieni e mani vacanti». SERGIO PISANI

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COPERTINA

MESE DI GRANDI ATTESE PER IL VOTO, MA ANCHE DI RISVEGLIO DEI SENSI CON LA PRIMAVERA

IN COPERTINA: LISANNA MAGGIALETTI FOTOCOMPOSIZIONE: SERGIO PISANI




aspettando

il

4

marzo

DI

SERGIO PISANI

IL ROSATELLUM, QUESTO SCONOSCIUTO Scopriamo questa legge elettorale. I candidati alla Camera e al Senato nel nostro Collegio Il 4 marzo i cittadini saranno chiamati al voto per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Il 26 ottobre 2017 è stata approvata una nuova legge elettorale, chiamata Rosatellum bis, che si discosta in gran parte dal Porcellum, legge con cui si è votato nel 2013. Andiamo dunque ad approfondire nel dettaglio cosa prevede la nuova legge. UN INCROCIO TRA PROPORZIONALE E MAGGIORITARIO Come sappiamo il Parlamento italiano è composto da 630 deputati e 315 senatori. Il Rosatellum prevede l'elezione di una parte dei parlamentari tramite il metodo proporzionale, ripartiti a base nazionale per la Camera e a base regionale per il Senato, tra le coalizioni e le singole liste che superino la soglia di sbarramento. Precisamente saranno assegnati col proporzionale il 61% dei seggi: 386 alla Camera e 193 al Senato. Il 37% dei seggi sarà invece attribuito con il metodo maggioritario, dividendo l'Italia in 116 collegi uninominali. Ad ogni collegio è assegnato un seggio. Il partito o la coalizione che prenderà più voti in tale collegio otterrà il seggio in parlamento. Si assegneranno 232 seggi alla Camera e 116 al Senato con questo metodo. Il restante 2% dei seggi, ossia 12 seggi alla Camera e 6 al Senato, saranno assegnati dal voto degli italiani all'estero. LE SOGLIE DI SBARRAMENTO Con la nuova legge elettorale sono fissate alcune soglie di sbarramento per i collegi plurinominali, dunque per la parte proporzionale. Si parla di sbarramento al 3% su base nazionale per le singole liste, al 10% per le coalizioni, sempre a base nazionale e al 20% su base regionale perle liste singole al Senato. In ogni caso all'interno delle singole coalizioni non saranno considerati nel conteggio i voti riportati dalle liste che non abbiano raggiunto l'1% a base nazionale.

candidato che riporterà più voti verrà eletto. Sarà possibile candidarsi in più collegi, fino ad un massimo di 5 e sarà obbligatoria l'alternanza di genere, ossia all'interno delle liste per ognuno dei due generi vi dovrà essere un numero di candidati compreso tra il 40 e il 60%. Questa è in sintesi la legge elettorale con cui si andrà al voto. La mattina del 5 marzo avremo ancora più chiaro il suo funzionamento una volta attuata per la prima volta. COSA CAMBIA PER LA PUGLIA E PER GIOVINAZZO? Partiamo dalla Camera: alla Puglia sono assegnati 42 deputati nel complesso, con 16 per i collegi uninominali e 26 per i seggi proporzionali. Nel collegio n° 3, quello di Giovinazzo, vi sarà Molfetta, Ruvo di Puglia, Corato, Giovinazzo, Molfetta, Terlizzi e Bisceglie. Nel collegio uninominale Giovinazzo, la nostra città, è inserita con Acquaviva, Altamura, Binetto, Bisceglie, Bitetto, Cassano delle Murge, Corato, Giovinazzo, Grumo Appula, Minervino Murge, Molfetta, Palo del Colle, Poggiorsini, Sammichele di Bari, Santeramo in Colle, Spinazzola, Terlizzi, Toritto, Turi. Per i seggi proporzionali, invece, saranno 4 i collegi plurinominali con Giovinazzo inserita in quello dell’intera provincia di Bari, tranne il collegio di Monopoli.

ANCORA UNA LEGGE CHE NON PREVEDE PREFERENZE Anche con il Rosatellum bis, gli elettori non potranno esprimere la propria preferenza per i candidati. Saranno presentati dei listini bloccati nei collegi plurinominali con all'interno da 2 a 4 nomi. Nei Per il Senato. Saranno 20 i senatori da eleggere in Puglia. Costicollegi plurinominali ogni lista presenterà il suo listino, mentre nei tuiti 8 collegi uninominali con l’aggregazione dei 16 collegi collegi uninominali ci sarà un candidato unico per la coalizione; il uninominali della Camera: nel collegio uninominale Puglia 2 la no-


stra città Giovinazzo è inserita con Acquaviva, Altamura, Binetto, Bisceglie, Bitetto, Cassano delle Murge, Corato, Grumo Appula, Minervino Murge, Molfetta, Palo del Colle, Poggiorsini, Sammichele di Bari, Santeramo in Colle, Spinazzola, Terlizzi, Toritto, Turi. Per l’assegnazione dei 12 seggi proporzionali, infine, sono stati costituiti, invece, 2 collegi plurinominali in tutta la Puglia ciascuno per l’elezione di 6 seggi. La provincia di Bari è interamente associata alle province di Bat e Foggia.

ELEZIONI POLITICHE 2018 I candidati alla Camera nel collegio uninominale Puglia 3 (Giovinazzo) COMPRENDE COME CIRCOSCRIZIONI I COMUNI BARESI DI CORATO, GIOVINAZZO, MOLFETTA, RUVO DI PUGLIA, TERLIZZI E, PER LA PROVINCIA BAT, BISCEGLIE) COALIZIONE CENTRODESTRA (Forza Italia, Lega - Noi con Salvini, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia): LUIGI PERRONE (NCI) COALIZIONE CENTROSINISTRA (Partito Democratico, + Europa, Insieme, Civica Popolare): FRANCESCO SPINA (PD) MOVIMENTO 5 STELLE: FRANCESCA GALIZIA LIBERI E UGUALI: NICO BAVARO POTERE AL POPOLO: TERESA RECANATI CASAPOUND: ALESSANDRA GALLIANI

ELEZIONI POLITICHE 2018 I candidati al Senato nel collegio uninominale Puglia 2 (Giovinazzo) COMPRENDE COME CIRCOSCRIZIONI I COMUNI BARESI DI ACQUAVIVA DELLE FONTI, ALTAMURA, BINETTO, CASSANO DELLE MURGE, CORATO, GIOVINAZZO, GRAVINA IN PUGLIA, GRUMO APPULA, MOLFETTA, PALO DEL COLLE, POGGIORSINI, RUVO DI PUGLIA, SAMMICHELE DI BARI, SANTERAMO IN COLLE, TERLIZZI, TORITTO, TURI E, PER LA BARI, BISCEGLIE, MINERVINO MURGE E SPINAZZOLA COALIZIONE CENTRODESTRA (Forza Italia, Lega Noi con Salvini, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia): CARMELA MINUTO (FI) COALIZIONE CENTROSINISTRA (Partito Democratico, + Europa, Insieme, Civica Popolare): LOREDANA LEZOCHE (PD) MOVIMENTO 5 STELLE: ANGELA BRUNA PIARULLI LIBERI E UGUALI: MENA TRIZIO POTERE AL POPOLO: BEPPE ZANNA CASAPOUND: NICOLETTA DAIELLO



CORAGGIO E CONCRETEZZA CHI È LOREDANA LEZOCHE Una persona a cui piace ascoltare, relazionarsi con la gente, confrontarsi con le critiche costruttive di tutti, cercare di risolvere i problemi senza giri di parole. Prima di tutto però, sono una mamma e, non ho mai nascosto che i miei figli influenzano le mie scelte, sia dal punto di vista personale che professionale. Sono anche una moglie, un’imprenditrice, una sportiva e prima ancora una figlia. Onestà, lealtà e rispetto delle regole sono alla base di ogni sfaccettatura della mia vita. COME NASCE L’IDEA DI CANDIDARSI? Ho sempre avuto a cuore il nostro territorio e la nostra comunità, e sento che il mio lavoro non è ancora finito. Chi mi conosce sa che mi sono sempre adoperata per il bene comune, portando avanti piccole battaglie e grandi progetti che hanno dato lustro al nostro territorio. Penso sempre di poter fare di più, il mio percorso umano e professionale si è sempre basato sul porsi nuovi obiettivi che potessero garantire il bene di tutti. Senza soffermarsi troppo su quello che è già stato fatto, bisogna avere il coraggio e la concretezza di riconoscere e valorizzare i tesori della nostra terra, migliorandone alcuni aspetti. Lo devo ai miei genitori, agli insegnamenti che ho avuto la fortuna di ricevere. Lo devo ai nostri ragazzi, che sono il nostro bene più prezioso. Quella lanciatami da Michele Emiliano è una vera e propria sfida, ha saputo vedere in me determinazione, la stessa che ha dato il via al suo percorso politico. Siamo entrambi due “teste calde” - come ama definirci Michele -, veniamo entrambi da un passato non politico ed entrambi non ci fermiamo davanti a nulla per la nostra gente. COSA PENSA LA GENTE DELLA SUA CANDIDATURA? Intorno a me ho sentito un grande affetto. L’ho percepito dalle parole di sostegno di amici, conoscenti ma anche di tutta la gente che sto avendo l’opportunità di conoscere. Lo vedo negli occhi delle persone con le quali ho sempre avuto a che fare in questi anni di lavoro per il territorio, non solo in questo mese. Sento una grande responsabilità sulle mie spalle, non voglio negarlo. Ed è proprio grazie a questa responsabilità che percepisco che potrò sognare e realizzare molto per la mia comunità, ma sempre con i piedi ben piantati per terra. La comunità è la mia bussola morale. PERCHÉ HA SCELTO DI CANDIDARSI CON IL CENTROSINISTRA E IL PD? Ho accettato la candidatura al Senato in rappresentanza dell’intera coalizione di Centrosinistra. Se ho deciso di mettermi in gioco in questa campagna elettorale è stato perché

COMUNICAZIONE ELETTORALE A PAGAMENTO

ho compreso che la nostra comunità ha bisogno dell’impegno di tutti, anche in politica. Ho compreso che senza la politica non si possono cambiare le cose, che qualsiasi impegno personale rimane solo “personale” se non viene condiviso. Avvicinandomi aLla politica ho scoperto la splendida realtà del Partito Democratico e delle altre liste che rappresento. Anche io commettevo l’errore di pensare che la vita dei partiti fosse solo un continuo inutile chiacchierare: mi sono ricreduta. Ho trovato donne e uomini che contribuiscono a ragionamenti ed azioni di impegno civile con passione. Posso dire che ho scoperto un mondo nuovo verso il quale, come in tanti purtroppo, nutrivo una pregiudiziale diffidenza. Ho già cambiato idea e spero di poterla fare cambiare ad altri. QUALI SONO I PUNTI PROGRAMMATICI CHE LOREDANA LEZOCHE PORTERÀ AVANTI? Il mio programma è semplice e fattibile, nessun effetto speciale. Da mamma ed imprenditrice porterò due punti di vista necessari al Senato affinché non si parli più soltanto di quantità del lavoro, ma anche di qualità, dignità ed attenzione ai ragazzi. Il nostro obiettivo deve essere quello di valorizzare tutti i giovani, voglio che si torni a parlare non di fuga di cervelli all’estero ma di rientro. Il mio amore verso questo territorio mi spinge a lottare in sua difesa e a farmi promotrice delle istanze provenienti dalla cittadinanza. Per questo, è necessario un “lavoro di squadra” con i cittadini e le amministrazioni di ogni comune del mio collegio e questa, da parte mia, è una promessa concreta. COSA SENTE DI DIRE PER MOTIVARE GLI INDECISI? Il voto rappresenta l’occasione più importante di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica del Paese. Basterebbe leggere i programmi di ogni coalizione o partito per poi scegliere il candidato che più ci rappresenta e porti avanti le nostre idee, non possiamo delegare a pochi le scelte per il nostro futuro, ci riguardano troppo da vicino! Anche io sono stata preda dell’antipolitica, poi però, ho scelto l’unica forza politica che porta avanti un programma concreto, fattibile e coraggioso che ha a cuore la crescita economica del nostro Paese e tutela le fasce deboli, riducendo le disuguaglianze.


FOTO e SERVIZIO di Giovanni Parato Quanta acqua è passata sotto i ponti per la Sanità italiana, e quanto è cambiata la sanità in generale. Siamo passati dal Medico di ieri e quello di oggi. U Spciel così era chiamato il Medico Condotto. Chi era il Medico Condotto? Era il Medico pagato dall’Amministrazione Comunale, era dipendente del Comune ed era a disposizione per 24 ore,(per dare continuità alla salute del paziente), inoltre era da solo e copriva gran parte della popolazione. Il Comune stipulava un contratto con il medico, stipendiandolo perché si occupasse di curare i poveri e gli indigenti in modo gratuito sempre disponibile per la sanità cittadina. Negli anni 60’, la mutua non era garantita a tutti, era riservata agli operai della siderurgia (Ex AFP) o dipendenti delle industrie, mentre per il contadino, per il pescatore o gli artigiani in genere non v’era l’Assistenza Sanitaria. Quel ruolo è stato ricoperto da tre Medici: ognuno di loro ha lasciato, a modo suo, il segno. Si tratta dei cava, prassi sanitaria dell’epoca, il vaccino sulla spalla che dott.ri Colamaria, Barbolla e Amoia, divenuti poi Medico si chiamava u mbrividd. Immensa era la nobiltà e l’umanità di questi uomini. Conoscevano tutte le famiglie della Mutua/Medico di famiglia. giovinazzesi per soprannome e tutte le loro possibilità ecoI Medici Condotti erano personaggi straordinari per il modo nomiche. Non era raro che lasciassero alcune case senza predi fare, erano parte integrali della famiglia. Arrivavano al tendere il compenso per le prestazioni. Ricordo anche che a mattino presto verso alle 5,00, appena entrato in casa pro- quei tempi non si andava in ospedale in caso di bisogno per nunciava la fatidica frase «C’è ha siccis» (che è successo?). Ti mettere delle “ciappette” o dei “punti di sutura” ad una chiedevano i problemi della famiglia ed i pettegolezzi pae- ferita. Metteva le famose “sanguette” per abbassare la pressani … e via. U Spciel dopo averti visitato si sedeva e stila- sione del sangue. Loro, spesso, eseguivano piccoli intervenva l’elenco dei farmaci utili. Allora non esistevano capsule, ti chirurgici in casa del paziente e talvolta facevano le ingessupposte e fiale. La sua ricetta era per lo più fatta di certe sature. A volte si sostituivano alle Ostetriche. La loro assipolverine in dosi che la farmacia miscelava e che si prende- stente era Porzielle la mammer, la levatrice nei parti diffivano con l’ostia inumidita con acqua come se fosse una pil- cili. La camera da letto del paziente veniva trasformata in lola. Si chiamava il Chinino di Stato, medicine che oggi molta sala operatoria con lenzuola stese su corde che circondavano il letto dell’ammalato. Per noi bambini era una fortuna gente non sa che esistessero. Il Medico Condotto al mattino si faceva il giro delle scuole vedere finalmente la “saponetta” che la mamma nascondeper somministrare ai più denutriti Olio di fegato di Mer- va tra le lenzuola e che la tirava fuori in quei frangenti. L’odoluzzo. Visitava gli occhi, vaccinava contro il vaiolo e prati- re e il profumo ci infuriava e l’ammiravamo. Accanto U


Vacile di ferro fuso pieno di acqua calda che consentiva al dottore di lavarsi le mani. Quest era la figura del Medico Condotto. Dopo arriverà il Medico della Mutua e qualcosa cominciò a cambiare. Nel curare la gente, arrivava in casa all’alba prendeva il caffè, chiacchierava un pò con l’ammalato e poi, chiedeva il cucchiaino per vedere la gola, oppure faceva alzare la maglietta o abbassare la gonna fino all’addome, tastando delicatamente con le mani o metteva l’orecchio sulla spalla. «Dica 33» e nel giro di due minuti formulava la diagnosi e assegnava la terapia, che per il 90% dei casi non sbagliava mai. Le prime medicine facevano la loro apparizioni nelle farmacie: le supposte, o la purga Magnesio San Pellegrino e tutto nel giro di una settimana si risolveva. Quel medico spaziava di esperienza e con pomate e tisane guariva le ferite, le coliche e i fuochi di Sant’Antonio (Herpes zoster) e tante altre malattie. Solitamente non si aveva bisogno di visite specialistiche, poiché, tra una chiacchiera e l’altra, avevano la capacità di far sentire protetto e immune il degente e spesso trovava la soluzione. Oggi quel Medico non esiste più. Voglio ricordare alcuni di loro di cui non ero riuscita prima d’ora a reperire informazioni. DOTT. AMOIA GIUSEPPE, Classe 1916, figlio di una famiglia modesta (Padre contadino madre casalinga) di 7 figli. Laureato Medico chirurgo, presso l’Università di Bari nel 1942, subito chiamato a servire la patria nel periodo bellico come Ufficiale Medico; Tornato a casa dopo la guerra esercita la professione di medico con ambulatorio in Giovinazzo. Sposato con la signora Illuzzi Maria, figlia di un

noto industriale “Uh… mar moral” della pietra, che gli ha dato tre splendidi figli, Enza, Michele (Ingegnere) e Vincenzo. Il dottor Amoia ha vissuto tutto il periodo della ricostr uzione dopo la guerra, ed era molto impegnato nella politica. È stato per un decennio Segretario Politico della Balena Bianca (la DC), dove vanta il primato di aver vinto le elezioni sempre con la maggioranza assoluta 16 consiglieri su 30, ed ha gestito sempre con oculatezza la situazione politica tra le fazioni Dorotei e Morotei. Il dott. Amoia venne eletto Sindaco di Giovinazzo negli anni 70 per un periodo di circa 2 anni e mezzo. Negli anni 75 dopo aver concluso la carriera Politica divenne medico condotto, sostituendo il Dottor Pasquale Barbolla. DOTT. COLAMARIA TOMMASO, (dai giovinazzesi detto Fascidd). Medico Condotto, Ortopedico, Ostetrico, Chirurgo e Medico della Mutua. Un dottore di grande esperienza. Per aiutare gli ammalati faceva di tutto. Era un tipo molto magro e i giovinazzesi per scherzare lo avevano sopranominato Zip – Zip. Per i


vecchi giovinazzesi ricordare il dott. Colamaria è piacevolissimo. Dimenticare la sua altissima professionalità è difficile: con gli scarsi mezzi di quell’epoca le diagnosi erano di una precisione estrema. Accorreva sempre al capezzale dei pazienti che lo chiamavano da ogni parte del paese, egli aveva fatto della professione una missione. Era un uomo instancabile. Considerando che in quei tempi non vi erano mezzi di trasporto, c’era gente che lo andava a prendere con il carro agricolo U traien. I giovinazzesi, a lui grati, lo elessero Sindaco del Comune, dove, anche in quella veste, il dott. Colamaria non fece mancare la sua saggezza, le sue capacità, la sua affettuosità e la sua Umanità.

1967 Direttore Sanitario Provinciale INAM di Brindisi sino al pensionamento nel 1973. DOTT. TRAETTA GAETANO, classe 1935, Laureato in Medicina e Chirurgia Università di Bari 1960 Nel 1961 prende l’abilitazione all’Esercizio Professionale presso l’Università di Bari. Nel 1966 specializzato con 50/50 in Pediatria c/o Università di Bari. Specializzato in Malattie Direzione Ospedaliera, Università di Messina, nel 1972 con 50/50 e lode. È stato Assistente volontario presso la Clinica Villa Giustina di Molfetta dal 1962 fino al 1965. Esercita la professione di libero Professionista come Medico di medicina generale dal 1962 al 1972. Assistente pediatra presso l’Ospedale civile di Molfetta dal 1968 al 1972. Aiuto pediatra presso lo stesso ospedale fino al 1980. Idoneità nazionale di primario pediatra conseguita in concorso nazionale a Roma. Nel 1975 Primario del reparto Pediatrico presso l’Ospedale civile di Corato dal 1980 al 1985. Nello stesso ospedale ha ricoperto l’incarico pro tempore di Direttore Sanitario per 6 mesi fino alla data delle dimissioni dall’ospedale nel 1985. Pediatra di libera scelta dal 1985 fino al 2005 al compimento dei 70 anni. Responsabile dell’assistenza neonatale presso la Clinica Villa Giustina di Molfetta fino al 2008. Il Dott. Gaetano Traetta, fa parte della seconda generazione. Ha ricoperto anche incarichi Istituzionali di Politica Locale,(Assessore alla Sanità) facendosi apprezzare anche in quel campo.

DOTT. CURATOLI FRANCESCO, detto (Don Ciccio), nonno di Gianfranco Curatoli. Medico chirurgo. Nato a Giovinazzo l’1 - 4 - 1908 ed ivi deceduto il 15 - 2 – 1976. Laureatosi presso l’Università di Bari nel 1933. Lo stesso anno si iscrisse alla scuola di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, diretta dal Prof. Giacomo Aimerich, ma, a causa della morte improvvisa anche della madre (il padre era già deceduto negli anni precedenti), l’anno successivo fu costretto ad abbandonare la specializzazione per poter provvedere a due fratelli e alle due sorelle più giovani e non ancora economicamente indipendenti. Iniziò così l’attività di medico di famiglia. Sposatosi nel 1935 con Silvia Panni ebbe tre figli (Luigi, Carla e Luciano). Dalla metà degli anni 50, primo Dirigente Sanitario della sezione Inam di Molfetta-Giovinazzo. Poi IERI E OGGI. IL NOSTRO SISTEMA SANITARIO negli anni 60 era diventato Ispettore Provinciale Inam Bari e dal Qualcuno oggi ritiene il nostro sistema sanitario il migliore


del mondo (a giusta ragione, se solo fosse organizzato in maniera più oculata). Parole di un ex Direttore di Ospedale: «Io, però, dico anche che il Calcio Italiano aveva il più bel Campionato del Mondo e poi siamo finiti fuori dai Mondiali. E peraltro direi che in Italia abbiamo i più bravi medici del mondo, ma è il resto della sanità fa acqua da molte parti». «Quello che voi avete raccolto tra la gente sono alcuni dei motivi che portano ad uno spreco di energie e spese superflue e al malumore della gente». Oggi spesso assistiamo a scene di sfiducia e tensione della gente che non ha più pazienza di aspettare e di concludere poco. «La legge di riforma del S.S.N. del 78 - continua l’ex Direttore oggi in pensione - compie oggi 40 anni. Il Sistema Sanitario riconosciuto come uno dei migliori al mondo, ha garantito per tanto tempo, a tutti i cittadini, in una logica di universalità, equità e solidarietà il diritto della salute in attuazione della Costituzione Italiana (Art.32). Ma questo, diciamolo chiaro, non succede più. Nel senso che i livelli essenziali di assistenza non sono garantiti in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.Questa offerta qualitativamente e anche quantitativamente disomogenea, crea inaccettabili diseguaglianze tra regione e ragione. Il SSN non è più veramente universale ed equo, spesso neanche solidale. Tanto che il 15% dei cittadini italiani rinuncia a curarsi soprattutto per problemi economici, ma anche per lunghe liste di attesa e per difficoltà di accesso alle terapie. Per il 58 % degli italani la copertura dello stato sociale si è ridotta, e i cittadini pagano di tasca propria molte delle spese che prima venivano

coperte dal SSN. Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella Sanità Pubblica e della regolamentazione inadeguata della sanità privata, nel 44 % delle famiglie almeno una persona in un anno rinuncia a una prestazione sanitaria. Sono 4,5 milioni i cittadini non autosufficienti che necessitano di assistenza (dai forniti dall’Istat). Chi può oggi, davanti ai tempi di attesa, paga di tasca propria. Infatti, aumenta la spesa privata per accedere alle prestazioni sanitarie. Le risposte dei cittadini di fronte a queste diseguaglianze nell’accesso alla prestazione sanitaria è davvero preoccupante. Ci si cura meno, o ci si indebita o ci si rivolge altrove. Dal Sud, molti dei pazienti vanno a curarsi al nord. Secondo il rapporto Cergas Bocconi sullo stato di Salute del S.S.N., la mobilità passiva extra Regionale ha un impatto enorme soprattutto sui bilanci delle strutture meridionali. Questo si traduce in maggiori tasse per i cittadini del sud. Colgo l’occasione per ringraziare tutti per la collaborazione con le proprie informazioni. Un particolare ringraziamento a questi medici che ci hanno lasciato in eredità un gruppo di Medici di Famiglia, giovani competenti all’avanguardia con le moderna medicina.

La Redazione della Piazza comunica l’uscita sul prossimo numero di un’ampio spazio dedicato a tutti i Medici di Famiglia di Giovinazzo. Non mancate l’appuntamento in edicola FOTO e SERVIZIO Giovanni Parato




il il caso caso DI RAFFAELLA DIRENZO

UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’

LE FOTO TRAPPOLE, LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE. IL SENSO CIVICO PURE che in città e non solo in periferia? L’interrogativo, quasi una provocazione, non è peregrino ma dettato da una triste e vergognosa realtà che, ogni giorno, in qualche zona, anche in pieno centro, registra l’abbandono dei rifiuti. È evidente che la raccolta differenziata non sempre viene osservata da coloro i quali lasciano per strada rifiuti di ogni genere, in ogni luogo indiscriminatamente cittadino o periferico. Insomma, una situazione di scarso civismo e rispetto dell’ambiente e dei luoghi. Pretendere controlli a tappeto anche in città, sarebbe forse utopia? Si chiede di diventare Vigili Urbani di sé stessi: collaborare con segnalazioni (da mantenere anonime) al comando di ogni eventuale indecenza. La cooperazione dei cittadini diventa di fondamentale importanza per salvaguardare il decoro e la pulizia urbana della nostra città. «Le immagini riportate dalle foto - trappole sono un insulto - continua Stallone - per tutti i cittadini che rispettano le regole. Vedere con quanto sprezzo e con quanta indifferenza queste persone abbandonano i rifiuti per strada ci spinge a credere che la strada intrapresa con i controlli e con le sanzioni sia quella giusta perché i cittadini che conferiscono correttamente non meritano di pagare per l’inciviltà di alcuni e, soprattutto, perché chi abita nei pressi di quelle zone non merita di dover sopportare una discarica a cielo aperto a due passi da casa». Soluzioni e interventi di questo genere diventano quanto mai necessari, quindi. «Nelle prossime settimane siamo pronti ad ampliare un numero mag giore di SCARSO CIVISMO. Quest’attività sem- fototrappole, installandone nelle zone interesbra dare ottimi risultati: sarebbe sate dallo start up del servizio porta a porta auspicabile mettere le foto - trappole an- ha concluso L’Assessore Salvatore Dopo aver sperimentato il servizio delle foto - trappole per gli incivili della città, l’ass.Salvatore Stallone di concerto con il Comandante della Polizia Municipale ha acquistato due foto - trappole amovibili con videocamera: strumenti indispensabili ad individuare ed assicurare alla legge i soggetti che abbandonano illecitamente i rifiuti sulle nostre strade, creando danni all’ambiente con aggravio di costi per la pulizia e lo smaltimento. «Volevano - sono parole dell’Ass Stallone fare i furbi gettando in strada rifiuti ingombranti, materiali di risulta e bustoni di immondizia in maniera selvaggia. Ma qualcuno è già stato incastrato dalle fototrappole in dotazione della nostra Polizia Locale e istallate in diversi punti della città. Nell’ambito delle attività di controllo effettuate dai nostri agenti su parte del territorio cittadino contro l’abbandono dei rifiuti – continua l’assessore - è stato così possibile multare 7 individui su un controllo di 95 persone sorprese in flagrante». Le persone individuate come trasgressori si sono visti recapitare una sanzione per violazione al Regolamento della Polizia Municipale per abbandono di rifiuti in maniera selvaggia. «Ad oggi - dichiara il Comandante della P.M. dott. Filomeno Camporeale - l’attività svolta con l’ausilio delle foto - trappole posizionate in momenti saltuari in vari punti del paese, hanno prodotto degli ottimi risultati da quei cittadini sporcaccioni, che in violazione della legge, abbandonavano selvaggiamente rifiuti, procedendo nei confronti degli stessi nell’attività sanzionatoria».

Stallone - per scoraggiare in partenza chi pensa di poter derogare al corretto conferimento, abbandonando rifiuti nelle zone nascoste o di campagna e insudiciando e deturpando l’immagine di questa città».

FOTO TRAPPOLE. E CCO

I

TRASGRESSORI COL VIZIETTO DEL SACCHETTO DI RIFIUTI DA ABBANDONARE PER STRADA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

LA FACCIA TRISTE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Archiviata la kermesse sanremese con la scontata vittoria del duo Meta – Moro ci tuffiamo nella stanca campagna elettorale per le votazioni politiche del 4 marzo. L’esito delle elezioni non sarà sicuramente scontato come quello del Festival della canzone italiana ma, temo, avrà meno audience. La vittoria dei due cantanti era già segnata. Una canzone orecchiabile, un ritmo adeguato alla manifestazione canora, un tema di attualità trattato con finta durezza ma intrinseca mielosità. Siamo tutti uguali, non ci sono differenze. «Le chiese e le moschee, l’imam e tutti i preti, ingressi separati della stessa casa». E’ davvero così? Sono tutte uguali le religioni monoteiste? Bello il richiamo alla pace e alle bombe che non sono pacifiste. La coscienza del sabato sera sanremese è sistemata. Non dimentichiamoci però che gli ingressi delle porte delle chiese cristiane sono in molte nazioni chiuse perché i cristiani sono tutti scappati dalle persecuzioni o inesistenti perché , semplicemente, è vietato costruirle. Tutto questo al netto delle polemiche sull’accusa di plagio, poi rientrate e sistemate con una decisione scontata che ha portato alla riammissione del duo. La storia ha tenuto banco per un paio di giorni sui giornali ma poi la vittoria ha spazzato tutto via. Va bene così. Intanto siamo alle battute finali e decisive di questa stanca campagna elettorale. Stanca perché siamo un popolo stanco anche del più importante appuntamento di un Paese che si dice libero. Il momento dell’espressione del voto. In democrazia non esistono altri momenti in cui il popolo possa far sentire la sua voce e a ben vedere, forse è inutile sottolinearlo, non dovremmo stancarci mai di decidere, comunque, sulla composizione del Parlamento da cui dipendono le sorti della nostra Nazione. Capisco che molte decisioni vengano ormai assunte a migliaia di chilometri, in lontani uffici e da ancor più lontane persone, ma non possiamo stancarci della democrazia. Le alternati-

ve sarebbero tutte peggiori. Sono consapevole che molto imbarazzo emerga dal vedere con quanta disinvoltura si presentino i candidati all’elettorato. Un noto candidato è passato in quasi tutti i partiti, certamente, in tutte le coalizioni ed è stato protagonista di un caso nazionale di iscrizione di massa al partito principale della sinistra in contrasto aperto e durissimo con i vertici locali di quel partito. Tutta la sua coalizione, ex un po’ tutto, si è iscritta al PD determinando nel consiglio comunale di quel comune una situazione paradossale: due PD in contrasto fra loro che hanno così coronato il sogno della sinistra di governo e di opposizione. La candidata del centro destra è spuntata dopo che il famoso senatore aveva accarezzato la ricandidatura, poi sfumata nello stupore di tanti e nella soddisfazione di molti. La candidata ha un profilo sicuramente centrista e dovrà superare, nella sua città e non solo, la posizione di forte contrasto del senatore molfettese. L’aspetto più interessante è che all’interno della maggioranza al governo della città sono emerse le diverse anime. Il vice sindaco ha pubblicamente deciso di appoggiare il candidato del PD seguito dal sindaco. Il Governatore Emiliano ha catechizzato tutti, in appuntamenti separati, sulla necessità di appoggiare l’ex sindaco e candidato PD. Avremo la stessa sorte di Bisceglie? Due fazioni dello stesso partito che si guardano in cagnesco ma appoggiano gli stessi candidati? E sul palco, in caso di elezione dell’ex sindaco, ci saliranno poi tutti? Oppure faranno due palchi o due manifestazioni di giubilo separate? E La componente di centro destra che farà ? Farà finta di niente o qualche malumore emergerà per la felicità dell’opposizione di sinistra e della sinistra estrema? Il movimento civico di sinistra ha deciso di appoggiare i candidati di LEU come unica alternativa concreta alla deriva eccetera eccetera. Si è rivisto anche il mitico ex governatore pugliese che ha sponsorizzato i can-

didati della lista LEU in un commosso intervento in cui ha parlato di notte e di alba, di solidarietà ed egoismo. Ha sfoderato la sua nota capacità dialettica come ai vecchi tempi. Sembra ieri ed invece è già in pensione , anzi in bis pensione. La Puglia attende ancora molte risposte dall’ex governatore. Tante promesse e tanti programmi sulla carta rimasti tali e tanti problemi aggravatisi. INTANTO MARETTA IN GIUNTA AL COMUNE. Si è dimessa l’assessore Sala per divergenze con il suo gruppo politico di cui non condivideva le nuove prese di posizione. Quali saranno speriamo di saperlo. Contrasti insanabili con il consigliere Sifo hanno portato l’assessore alla decisione. Solite dichiarazioni di solidarietà da parte della minoranza. Ringraziamenti del sindaco e , vedrete, consueta interrogazione dell’opposizione per sapere la verità che non si saprà mai, almeno in via ufficiale. Il sindaco ha scritto al direttore per lamentare l’imprecisione circa il parcheggio nell’ex area dell’asilo Pansini. La casa delle tartarughe non si farà e la notizia mi addolora. Vieppiù ma il parcheggio rimane nelle opere pubbliche che si faranno per consentire il riassetto del centro storico. Raccolgo la comunicazione del sindaco che mi ha accusato di scrivere fesserie. Mi auguro che il parcheggio si faccia, anzi ne sono sicuro. Non voglio che a me si aggiungano altri nel dire fesserie. Evviva!

alfiere@giovinazzo.it



il fatto caso il

DI RAFFAELLA DIRENZO

S AN S EBASTIANO 2018,

GIOVINAZZO CITTA’ SICURA?

IL

C OMANDANTE

ALLE PRESE CON IL TAGLIO DEL PERSONALE E CON LE MOLTE

PROBLEMATICHE DELLA SICUREZZA E DEI CONTROLLI STRADALI , HA PRESENTATO IL

B ILANCIO 2017

San Sebastiano 2018. Come da tradizione viene onorato con la santa messa e il bilancio consuntivo delle attività svolte. Alla cerimonia, celebrata nella chiesa Sant’Agosti no dal parroco don Beppe de Ruvo, hanno partecipato le autorità cittadine, le varie associazioni militari e il personale presente della Polizia Locale, composta da 16 unità (tra sottufficiali, sovrintendenti e assistenti ed agenti scelti), compreso il comandante, il maggiore Mimmo Camporeale, oltre al personale amministrativo molto utile nella gestione dell’economia dell’Ufficio (6 unità). In tal occasione sono stati espressi i dati relativi agli incidenti stradali dal 2013 al 2017 e confrontati con le misure di prevenzione adottate: dai controlli al mercato IL CONFRONTO. Il 2017 ha registrato il più basso numero settimanale alle segnalazioni di pronto indi incidenti e di feriti sulla strada tervento (il caso del “piromane – bastardo” farà lievitare il grafico del 2018?), alla gli Ausiliari nelle aree a pagamento). Nel campo dell’infortunistica stradale i sicurezza stradale, alla polizia giudiziaria sinistri sono stati 79 a fronte dei 93 del 2016 (si può avere un raffronto leggensino all’organizzazione dell’ordine pubbli- do il grafico degli ultimi 5 anni). co e dei servizi di viabilità durante le manifestazioni civili e religiose. Al termine LA MOLE DI LAVORO. Numerose le segnalazioni giunte al Comando di via della cerimonia religiosa, il dott. Cappuccini (464) tra guasti agli impianti semaforici, buche sul manto stradale, Camporeale nella sua relazione ha presen- marciapiedi divelti, guasti alle fontanine pubbliche, guasti degli impianti deltato a tutti Il Bilancio di tutte le attività l’Acquedotto Pugliese, della pubblica illuminazione, dell’Enel e della Telecom (nei dettagli a fianco pagina si allega il e segnalazioni sulle dispersioni di gas. Tanti sono stati i provvedimenti su strareport). «Abbiamo dovuto fare i salti mortali – da, da solo parla la mole di lavoro che aumenta nel periodo estivo con le ordisono parole del Comandante Camporeale - nanze di chiusura delle varie strade dell’abitato per dar modo allo svolgimento considerando le poche Unità disponibili, tra tur- di manifestazioni varie (ben 135 sono le ordinanze di chiusura delle strade). ni di riposo, turni di ferie, gente ammalata, la Cospicue le pratiche d’Ufficio tra notifiche, ricorsi al Giudice di Pace e ricorsi pattuglia fissa per l’abitato per poter coprire tutte in Prefettura, notizie di reato, denunce, autorizzazioni nel centro storico. Nel le esigenze che il comando ha esaudito con soddi- campo della Polizia Edilizia vanno annoverati i Sopralluoghi edilizi tra centro sfazione dall’amministrazione». Citando qual- abitato e zone rurali. Particolarmente attivi anche per le segnalazioni di pronto che dato salta agli occhi ben 6.783 viola- intervento in ausilio ai Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e 118, zioni al Codice della Strada (senza gli ausili oltre all’ausilio alla ditta Del Fiume. Tra i dati riguardanti la sezione Polizia di strumentazione varia autovelox o tele Edilizia e Ambiente sono interessanti le note relative dal recupero di animali al laser) di cui 2.650 i verbali di accertamen- recupero carcasse di tartarughe, delfini e altri animali e le pratiche di adozione to per le violazioni al codice stradale (ele- cani. Questo è quanto su una Giovinazzo bilancia i pesi sul piatto di una città vate dai Vigili e ben 4.133 con l’ausilio de- sicura, una città dalla sensibilità crescente. Resoconto più che positivo.




l intervista DI SERGIO PISANI

NICO BAVARO,

UN GIOVINAZZESE IN CORSA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI Ti avevamo lasciato che eri un collaboratore de La Piazza, ti ritroviamo candidato alla Camera dei Deputati. Che è successo nel frattempo? Una storia normale, direi. Ho continuato a fare ciò che ho incominciato da ragazzo: mi sono occupato di ingiustizie, mi sono battuto per il diritto alla salute, per l’acqua pubblica, per i diritti di chi aveva poco. E nel frattempo ho seguito il mio percorso di formazione. Non ho potuto fare il giornalista, come avrei voluto, perché ti costringono ad anni di precariato a 10 euro ad articolo (quando va bene) prima di arrivare a un contratto, e ho dovuto occuparmi di comunicazione in senso lato. Oggi collaboro con alcune imprese di comunicazione nell’elaborazione di piani pubblicitari. Parliamo di Nico Bavaro uomo: se dovessi descriverti usando tre aggettivi, quali sarebbero? Non mi è mai riuscito questo gioco dei tre aggettivi. Mi riconosco certamente in due aggettivi: ottimista e caparbio. Chi sono i tuoi natali. “A ci si figghie”? Mio padre si chiama Giovanni, 73 anni, metalmeccanico in pensione. Mia madre è Giulia Ventrella, originaria di Turi, maestra elementare in pensione, conosciuta da molti come maestra Giulia. Libro preferito? Al momento ho due libri cui penso spesso: “Furore” di John Steinbeck, e “Conversazione nella Catedral” di Mario Vargas Llosa. Tutti quanti abbiamo un maestro da cui abbiamo appreso le più importanti lezioni di vita. Chi sono state le figure chiave della tua formazione politica? Credo che spesso la formazione politica parta dall’esperienza della propria vita. Ho aperto gli occhi da ragazzo, quando mio padre perse il posto di lavoro al Nuovo Pignone di Modugno, a seguito di una privatizzazione, in cui centinaia di operai tornarono a casa. Le perdite suddivise fra i “poveracci” e i profitti nelle mani di pochi. Poi ci sono state tre figure che più di altre mi hanno insegnato un pezzo di verità: Nichi Vendola, Tommaso Fiore e una persona speciale, che purtroppo non c’è più. Guglielmo Minervini. Passiamo alle lezioni politiche 2018, perché bisogna votare per un giovinazzese? Direi che bisogna innanzitutto votare per una persona che ti rappresenta, che fa il tuo stesso percorso di vita, che ha un percorso lineare e che trovi sempre nelle questioni che più ti stanno a cuore. Poi se giovinazzese, tanto meglio. Ammettiamo che fossi eletto, quali sarebbero secondo te le priorità su cui lavorare per Giovinazzo? Le criticità innanzitutto. Giovinazzo ha due grandi problemi di tipo ambientale, irrisolti, che stanno lentamente avvelenando la città: la discarica di San Pietro Pago e ciò che resta delle ex AFP. Se la situazione in discarica è pesantemente compromessa, come in molti purtroppo riteniamo, si deve fare una battaglia per far rientrare quell’area fra i cosiddetti SIN (Siti di interesse nazionale), coinvolgendo quindi tutti gli attori pubblici a livello nazionale, che possono occuparsi di bonifica e tutela dei luoghi ad alta rilevanza ambientale ed economica. L’area ex AFP, invece, merita la stessa attenzione che lo Stato dedica ad un’altra ex area siderurgica come Bagnoli.

E poi le opportunità: la sfida è mettere in connessione Giovinazzo con ciò che le sta intorno, per raccogliere le migliori occasioni di sviluppo. A partire per esempio da un investimento importante nei settori in cui qualcosa si muove, a livello di programmazione: l’agricoltura, il sociale, l’innovazione tecnologica. I cittadini sono sfiduciati dalla politica. Come facciamo ad essere sicuri che poi vai a Roma e non diventi uno dei “tanti politici”? Le rassicurazioni in campagna elettorale non valgono nulla. Posso, però, dire che sono sempre stato qua e sempre dalla stessa parte. Riassumi in 10 parole i punti programmatici di Liberi e Uguali. Per i molti, non per i pochi. Sono sette parole, ma credo siano sufficienti a spiegare cosa vogliamo fare: una lotta senza quartiere alle povertà che ormai riguardano anche buona parte del ceto medio; una battaglia contro le disuguaglianze, per cui l’1% più ricco in Italia possiede il 30% della ricchezza nazionale e gli altri devono accontentarsi di ciò che passa il convento. E poi lavoro, salute e formazione. Sono questi i capisaldi della nostra Costituzione, da cui ripartire per ricostruire un paese fiaccato dalla crisi e da una politica che ha acuito il disastro scegliendo di sposare le istanze di quei pochi che già avevano molto. Sì ma Liberi e Uguali non è il partito di D’Alema, Bersani? Tu che c’entri con loro? No, Liberi e Uguali è di Nico, Annalisa, Claudio, Nicola, Roberto, Rossella e di tante e tanti di una nuova generazione, cresciuti con la consapevolezza che così il nostro paese va a sbattere. Se la competizione si gioca sulla pelle dei più deboli, la strada è tracciata. Noi vogliamo invertire la rotta, a tutti i costi. D’alema e Bersani concordano con noi su questo e hanno sottoscritto un programma di cambiamento radicale (che invito tutti a leggere), che è molto differente da ciò che si è fatto e proposto in Italia nelle stagioni politiche precedenti. Molti italiani, gli ultimi sondaggi stimano siano più del 35%, non andranno a votare. Perché? Perché la sensazione è che la politica abbia scelto di non decidere più nulla. Se da più di 20 anni, chi deve decidere della vita delle persone, sceglie di baciare la pantofola dei poteri finanziari e si presenta con il cappello in mano dai vari Marchionne, piuttosto che tutelare i più deboli, è evidente che ci sia uno scollamento difficilmente recuperabile. A questo si aggiunga la confusione ideologica per cui ad ogni tornata elettorale ci sono personaggi che ritrovi in schieramenti differenti; uno scarso livello etico, e leggi elettorali in cui il cittadino non ha grande possibilità di scelta, e la frittata dell’astensione è fatta. COMUNICAZIONE ELETTORALE A PAGAMENTO



l angolo del lettore

GIANCARLO PICCINNI, PRESIDENTE FONDAZIONE DON TONINO BELLO

DI AGOSTINO PICICCO

IN ESCLUSIVA PER La Piazza, alla vigilia della visita del Papa nei luoghi di don Tonino «SAPEVAMO CHE PAPA FRANCESCO

SAREBBE VENUTO MA NON

20 APRILE. IL PAPA VIENE PER PREGARE SULLA SUA TOMBA, SI TRATIMMAGINAVAMO PROPRIO IL

TA SECONDO ME DI UN GESTO RIPARATORE DI UNA CHIESA CHE DI FRONTE AI PROFETI HA UN ATTEGGIAMENTO FREDDO, DISTACCATO, CRITICO».

Giancarlo Piccinni è medico cardiologo, padre di tre figli, socio fondatore e ora presidente della Fondazione don Tonino Bello con sede ad Alessano (nella casa che fu del compianto vescovo). Il dott. Piccinni ricorda bene Giovinazzo per esservi stato due volte con don Tonino. La prima volta in occasione del solenne ingresso episcopale, a fine novembre del 1982, incaricato dal parroco di Alessano che, avendo già partecipato all’ingresso in Molfetta, chiese a lui, che allora studiava all’università di Bari; di rappresentare la comunità parrocchiale. La seconda volta qualche anno dopo quando Giancarlo si recò a Molfetta per incontrare il vescovo e lì gli dissero che stava celebrando a Giovinazzo. Così lo raggiunse nella chiesa giovinazzese dove stava dicendo messa. C’era tanta gente e lui si sedette in fondo ma don Tonino, durante l’omelia, lo vide e per dimostrargli di averlo notato, nel contesto delle sue riflessioni ebbe a dire che l’esame della vita è più difficile dell’esame di anatomia a Medicina. E Giancarlo stava preparando proprio quell’esame. «Capii che mi aveva visto tra la folla, e in quel modo mi comunicava la sua paternità». La conversazione con il dott. Piccinni prosegue con una rivelazione relativa alla Fondazione. «Con i fratelli di don Tonino, la Fondazione l’abbiamo pensata prima che si costituisse, quando don Tonino era ancora in vita. Infatti, rientrato dal viaggio a Sarajevo, ci fu un incontro molto coinvolgente presso una chiesa di Alessano, alla fine del quale ci guardammo con il fratello Marcello - eravamo consapevoli che le cose precipitavano - e ci sussurrammo che non avremmo dovuto dimenticare questo testimone, così (agevolati anche dal fatto che don Tonino aveva destinato la sua abitazione di Alessano a cen-

tro di cultura per la pace e la solidarietà), pensammo di riunire tutti gli amici che con don Tonino avevano condiviso un tratto di strada, quelli che gli erano stati amici da sempre, che avevano compreso il suo messaggio, che gli erano stati vicini anche nei momenti di incomprensione non facendogli mai mancare il loro affetto». ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE Così dopo la morte di don Tonino, nel 1993, iniziò a prendere corpo la Fondazione con l’intento di creare nelle nuove generazioni la coscienza per la non violenza, la pace e la solidarietà. Oggi l’impegno fondamentale è quello di accogliere quotidianamente i pellegrini che giungono da tutta Italia, sulle orme di don Tonino. Desiderano visitare la casa, la tomba, sentire qualche testimonianza, avere uno scambio di idee. Inoltre la Fondazione si rende presente ai tanti eventi organizzati in tutte le comunità del Salento, più in generale in Puglia e anche in Italia, particolarmente nelle manifestazioni a carattere culturale, promosse da realtà vive all’interno del mondo ecclesiale ma anche del mondo civile, politico, sindacale. Infatti don Tonino con la sua testimonianza, mitezza, autenticità, passione per l’uomo e per Dio ha convinto anche quelli che non erano credenti. «Questo impegno è fedele alle finalità dello Statuto di proseguire l’impegno culturale, pastorale, pedagogico, civile di don Tonino, volto a uno sviluppo della cultura, pace e solidarietà, curando la diffusione del suo pensiero in tutte le giovani generazioni in spirito di dialogo, attraverso l’organizzazione di incontri culturali. Partecipiamo ai corsi della Cittadella di Assisi, i cui atti sono pubblicati nella collana ‘La convivialità delle differenze’. Abbiamo voluto essere presenti nelle scuole per creare una sinergia con i giovani e i ragazzi. Inoltre pubblichiamo un periodico e ci occupiamo

di rendere fruibili i libri lasciati don Tonino. Per noi custodire questi libri non vuol dire preservare ma diffondere. Organizziamo corsi di formazione e di cittadinanza attiva con l’intervento di personalità della società civile ed ecclesiale. Cito a livello esemplificativo il card. Parolin, Oscar Luigi Scalfaro, Romano Prodi, don Luigi Ciotti, il magistrato Caselli. Mi colpiscono le tante persone, anche illustri, che si commuovono, si inginocchiano e si raccolgono in preghiera sulla tomba di don Tonino. In particolare mi fa piacere ricordare una celebrazione comunitaria lì svolta da parte della Conferenza Episcopale Pugliese». Il collante di queste variegate attività è dato proprio dal presidente della Fondazione. Giancarlo si confida: “Lo vivo da innamorato di don Tonino, trovo che il suo messaggio sia fondamentale per trovare un senso nella mia vita, alla mia professione, alle mie relazioni, don Tonino mi aiuta a cercare Dio e il prossimo, il senso della storia, a crescere, a essere più uomo. Chi si avvicina a questi pastori, che non muoiono mai, trova nella testimonianza e in quello che hanno scritto e detto, la gioia di poter continuare a crescere attraverso la relazione con il prossimo, con Dio, con lo studio, attraverso i libri di don Tonino per trovare la Verità». IL PAPA IN PUGLIA E’ ormai noto che Papa Francesco il 20 aprile prossimo, in occasione del 25° anniversario della scomparsa di don Tonino, sarà a pregare sulla sua tomba ad Alessano e celebrerà poi la messa al porto di Molfetta. Si tratta di un evento molto importante per don Tonino e per noi. Piccinni coglie questa occasione per sottolineare che la decisione del pontefice non lo ha meravigliato. Già nell’incontro che la Fondazione aveva avuto il 14 novembre 2013 a Roma notò che si era creato un feeling particolare, si era subito capito che ci si trovava di fronte ad un pontefice che rical-


cava le orme del nostro amato pastore. Quando il Papa aveva annunciato la visita di marzo a San Giovanni Rotondo per San Pio, in qualche modo si erano perse le speranze per una visita dedicata a don Tonino. Ma Piccinni aveva subito capito che la visita si sarebbe fatta quando il Papa il 21 gennaio, dal Perù, aveva esortato i vescovi di quella nazione a fare riferimento al vescovo don Tonino, testimone della “chiesa del grembiule” e vescovo libero dal denaro. «Sapevamo che sarebbe venuto ma non immaginavamo proprio il 20 aprile. Il Papa viene per pregare sulla sua tomba, si tratta secondo me di un gesto riparatore di una chiesa che di fronte ai profeti ha un atteggiamento freddo, distaccato, critico, ma è anche un riconoscimento che dà ragione ai percorsi compiuti da don Tonino che ci aveva fatto intravedere dove andavamo, è un puntare il dito verso una direzione di chiesa. Inoltre è una gratifica per gli amici che hanno voluto bene a don Tonino. Forse è anche un bel segno di speranza per il processo canonico di beatificazione». Il presidente Piccinni parla della collaborazione, anche in vista della preparazione dell’accoglienza del Papa, tra le due diocesi di Molfetta e Ugento con la Fondazione. Fa presente che tanti stanno esprimendo il desiderio di voler “toccare” il Papa, anche salendo sull’albero, secondo la metafora evangelica di Zaccheo, ma la cosa più importante è essere vicini alla dolce rivoluzione che lui sta portando all’interno della chiesa e del mondo con entusiasmo e passione. Questa visita però deve avere delle prospettive per il futuro. Per Piccinni deve essere un punto da cui ripartire. «Si chiude un quarto di secolo, caratterizzato da un programma intenso e se ne apre un altro. Dopo il 20 aprile stiamo organizzando un evento importante, una marcia della pace Alessano – Santa Maria di Leuca con tutti i ragazzi delle scuole superiori di Puglia, manifestazione organizzata, tra gli altri, da Fondazione, Ufficio scolastico regionale, Assessorato alla formazione, Diocesi. Mi sembra un evento bellissimo per … ricominciare». Si, mi pare proprio un bel segno di ripresa e di speranza, affidato ai più giovani, proprio con una marcia, metafora di fatica, di impegno, di entusiasmo, di collaborazione, di sostegno reciproco, di … cammino sulle orme di don Tonino. .



il

corsivetto

DI ENRICO TEDESCHI

CHI CHI DI DI WEB WEB FERISCE, FERISCE, DI DI WEB WEB PERISCE PERISCE CAMPAGNA

ELETTORALE AL VELENO E ALL’INSEGNA DEL TRASH

Quasi il lettino dello psicanalista o un’infinita stanza di psicoterapia di gruppo per i casi singoli più disperati, è oggi il web il vero luogo di incontro di tutti, il posto dove ormai si consuma gran parte della relazione sociale umana. Insomma il forum dell’antichità o “la piazza” dei tempi più recenti in versione virtuale. Ma anche, come nel caso del Movimento 5 Stelle, la sede principale del proprio “partito” dove consultarsi e decidere anche cose importantissime come, con calzante esempio recente, la scelta del candidato “Premier” che dovrebbe guidare il nostro Paese per i prossimi cinque anni. Non solo, il web è pure un comodo ed economico “balcone di Piazza Venezia” da cui lanciare annunci e proclami “urbi et orbi” al proprio popolo di navigatori (della rete) poiché di santi o poeti, rifacendoci ad una celeberrima definizione degli italiani, non sembra proprio essercene traccia, almeno guardando chi e cosa si trova dentro questi spazi. Insomma una sorta di presidio permanente, politicamente attivo h. 24, dove demolire i propri avversari – “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”- senza pericolo di contraddittorio diretto né scontate conseguenze, realizzare un capillare consenso di massa e, dunque, preparare pure le adunate e le folle che poi possano apparire la dimostrazione palpabile e credibile di una forza popolare che monta dal basso contro il potere costituito. Insomma roba da far impallidire persino l’ancora studiato Herr Doktor Joseph Goebbels e le sue teorie sulla propaganda. Al di là dell’esagerato paragone e lasciando da parte qualsiasi esempio delle amministrazioni da loro guidate, tutto si può dire dei pentastellati tranne che siano dei dilettanti, almeno in questo campo e per attivismo, avendo oltretutto capito prima degli altri l’importanza della rete per far proselitismo efficace e a basso costo: internet, telefonini ed applicazioni varie, il loro messaggio politico arriva a tutti e dovunque,

a qualsiasi ora del giorno e della notte, travestito da barzellette, vignette e video divertenti, anche se quasi sempre trash, se non apertamente volgari o al limite della denuncia penale. Un battage costante che comunque ha finito, nel tempo, col creare una base elettorale che ha fatto del movimento di Grillo addirittura la prima forza politica italiana. Un fenomeno non certo nuovo, questo del successo del trash e “della volgarità che produce voti”, tanto da autorizzare persino una ricerca universitaria che, partendo dall’analisi della campagna elettorale di Trump, ha persino dimostrato come “inconsciamente le parolacce contribuiscono ad aumentare il consenso”. DEMOCRAZIA: IL PERICOLO CORRE SULLA RETE Quelli che a questo punto dimostrano di aver sottovalutato gli effetti di quanto sopra (o forse per il loro elettorato non hanno ritenuto di scendere più in basso di tanto) sono invece i principali competitors del M5S, visto che anche la loro occupazione dello spazio virtuale è affidata piuttosto a spot basati per lo più su fatti di cronaca e temi particolarmente sentiti che, escluso qualche raro esempio,quasi sempre risultano porti in modo tollerabile anche quando dovessero superare il limite del politically correct. Al di là di una propaganda e contropropaganda che cerca di parlare più alla testa che alla pancia della gente,niente di particolarmente incisivo da parte loro. Ovvero senza quel quid che pure colpisse al di sotto della cintura per arrivare davvero a tutti, e cioè anche a quella cospicua fascia di popolazione che ormai è abituata a sentire e far suoi solo i messaggi più cattivi e semplici. Quelli, per capirci, che, per quanto discutibili e sotto la falsa pelle dello sfottò, lasciano un loro segno e poi ,alla fine, ti lavorano nella testa più degli altri appelli e news o delle mille cose (tazzine di caffè, va-

canze, amarcord o prosperose donnine, oppure cani e gatti…) che giornalmente ti assalgono non appena apri una app o accendi il pc. Chi invece ha dimostrato di aver capito tutto (e non solo adesso) sull’uso della provocazione e persino dell’irritazione provocata ad arte, è Vittorio Sgarbi che, manco a dirlo, di un certo modo di esprimere le cose con l’efficacia ed il ricorso anche a parole forti ha sempre fatto una sua personale cifra di espressione ed un’arma formidabile di comunicazione . Ed è a lui che spetta senz’altro la palma del migliore sul campo, svettando più in alto di chiunque anche in questa campagna elettorale, per l’imperdibile messaggio personale che ha rivolto al povero “Giggino” Di Maio, peraltro suo deliberatamente scelto antagonista nel collegio per la Camera di Pomigliano d’Arco, città di origine del leader pentastellato e sicuramente favorito lì sia per conoscenza personale che per il campanilismo spiccato dei suoi compaesani. Una sfida pressoché impossibile sul piano del risultato elettorale concreto nella roccaforte di Di Maio, ma già vinta sul piano della propaganda nazionale poiché il video (sùbito virale e ripreso dai media, ndr) più che far riflettere sul nutrito elenco delle carenze del candidato premier grillino, accende piuttosto un faro sulla guida a senso unico di un grande movimento di protesta che si presenta come partito ma, attenzione, a guida esclusiva, se vogliamo, di un uomo solo. Senza scomodare concetti e paroloni come “diciannovismo” et similia, comunque un dejà-vu che dovrebbe impensierire non poco, anche e soprattutto perché stavolta più che mai il pericolo non viene dalle piazze o dai principali media ma dall’insidioso e subdolo mondo del web «luogo politicamente molto presidiato, nel quale la demolizione di una promessa elettorale può compiersi nell’arco di una notte». E potrebbe dunque bastare una fake news ben orchestrata, da qualsiasi parte provenga, a fare danni incalcolabili. “Referenzium” docet, quel web che ha contribuito a salvare la Costituzione potrebbe però adesso mettere a repentaglio la nostra democrazia. Teniamolo presente e se possibile, almeno a ridosso del 4 marzo, evitiamo persino di leggere o guardare ciò che ci arriva da fonti non giornalisticamente accreditate, poiché nella giungla di simboli e movimenti presenti in rete già circolano dei “falsi” ben confezionati per confondere appositamente gli elettori che, credendo di votare per le proprie idee, potrebbero finire per dare la propria fiducia a chi la pensa in modo esattamente contrario. Serena riflessione. ENRICO TEDESCHI


la cronaca nera

IL PIROMANE ? FORSE E’ LUI Rinvenuto il kit incendiario nella sua abitazione

6 febbraio. Potrebbe essere riconducibile agli ultimi eventi incendiari che hanno interessato il Comune di Giovinazzo nel mese di gennaio, il ritrovamento effettuato, il 6 febbraio, dai Carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Molfetta. All’esito di una serie di perquisizioni, effettuate presso le abitazioni di alcuni giovani del luogo, dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, i militari della Stazione di Giovinazzo, diretti dal luogotenente Dino Amato, e quelli del Nucleo Operativo della Compagnia di Molfetta, agli ordini del luogotenente Sergio Tedeschi, si sono imbattuti in un vero e proprio nascondiglio, celato fra la vegetazione di un giardino condominiale. All’interno era abilmente custodita una pistola calibro 8, perfettamente funzionante, con matricola abrasa, nonché diversi proiettili e centinaia di cartucce calibro 12. In un sacchetto vi era, poi, droga di diverso tipo, suddivisa in dosi, per un peso complessivo di 50 grammi (25 di cocaina, 20 di hashish e 5 di marijuana) pronta per l’immissione nel mercato locale dello spaccio. Poco distante un altro sacco con all’interno un “kit da piromane”, costituito da tre bottiglie di plastica da mezzo litro, colme quasi sino all’orlo di benzina, 17 metri di cavo miccia, 40 grammi di polvere da sparo e 450 grammi di zolfo. Il tutto pronto per essere utilizzato. Il materiale era avvolto in tre felpe, rigorosamente nere, odoranti di combustibile e tre maschere di carnevale da fantasma. I preliminari accertamenti svolti hanno permesso di deferire in stato di libertà un giovane incensurato del posto, di 20 anni, che risiede nel condominio. Intanto proseguono le indagini, dirette dal capitano Vito Ingrosso, tese a verificare l’eventuale esistenza di un legame tra gli esiti dell’operazione con i gravi episodi delittuosi verificatisi a Giovinazzo. Le indagini sono condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bari.

31 gennaio: LADRI IN FUGA A MANI VUOTE Dopo i furti messi a segno dai ladri d’auto, i Carabinieri e la Polizia Locale hanno rafforzato i controlli in paese, intensificando ulteriormente la presenza di pattuglie al fine di prevenire e reprimere tali fatti, garantendo una maggiore serenità ai giovinazzesi. Alle ore 17.25, è giunta alla centrale operativa della Compagnia di Molfetta la segnalazione di un’auto sospetta in via Lupis. Le pattuglie dislocate in zona hanno subito concentrato l’attenzione nell’area segnalata. Il tempestivo arrivo di ben due auto della Polizia Locale ha messo in fuga tre uomini che avevano già forzato una Kia Sportage. I malviventi, col volto travisato da cappello e scaldacollo, al sopraggiungere degli agenti del locale Comando, hanno abbandonato l’auto, a cui era entrato in funzione il sistema d’allarme, in via Bitonto, sono fuggiti a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta di provenienza furtiva, hanno accelerato la marcia e, proprio lungo via Bitonto, sono riusciti a dileguarsi. I ladri sono riusciti a far perdere le proprie tracce e le ricerche, con l’ausilio di due gazzelle del N.O.R.M. della Compagnia di Molfetta, sono risultate vane. Alle ore 18.30, il secondo episodio: la stessa pattuglia della Polizia Locale ha sventato un secondo tentativo di furto di un’auto, parcheggiata nella terza traversa di via Daconto. I ladri, al sopraggiungere degli agenti, sono riusciti a fuggire. 1 febbraio: L’ULTIMO ROGO? FORSE! A 18 giorni dall’ultimo rogo di auto (avvenuto in via Di Vittorio, nel rione 167), nella tarda serata del 1 febbraio altre due vetture (una Subaru Justy ed un’Alfa Romeo 159) sono state incendiate, tra vico Grossis e via Partigiani Meridionali. Ed almeno uno dei due episodi è certamente doloso: lo hanno confermato i resti di una bottiglia in plastica rinvenuti dai Vigili del Fuoco sulla Subaru Justy data alle fiamme in vico Grossis, il che lascia pensare, sebbene l’ipotesi sia ancora tutta da verificare, che qualcuno possa averla riempita di liquido infiammabile e posizionata nei pressi delle fessure di ventilazione. Il motivo per il quale ignoti abbiano appiccato l’incendio, però, resta un mistero. In via Partigiani Meridionali, invece, i Vigili del Fuoco non hanno rinvenuto nessun elemento che possa fare propendere per una causa di origine dolosa. I dubbi, però, restano. Ecco perché i Carabinieri della locale Stazione stanno indagando a tutto campo senza tralasciare nulla. D’altronde a Giovinazzo è ancora vivo il ricordo delle 9 auto incendiate in sole 24 ore fra via Redipuglia e via Di Vittorio, soli 18 giorni fa. Per ciò che riguarda gli ultimi due episodi incendiari verificatisi a Giovinazzo, la prima richiesta di intervento è arrivata alle ore 23.10 per il tenta-


tivo d’incendio, subito domato, di una Subaru Justy. Il mezzo era parcheggiato in vico Grossis, una strada poco illuminata, traversa di via XX Settembre. Il tempo di rinvenire, tra il parabrezza anteriore e il cofano, i resti ormai fusi di una bottiglia di plastica, che ai Vigili del Fuoco è giunta una seconda richiesta di intervento. Le fiamme, infatti, sono divampate dal cofano di un’Alfa Romeo 159 posteggiata in via Partigiani Meridionali, nei pressi della chiesa Immacolata. A cercare di spegnere il rogo, nel disperato tentativo di salvare il mezzo, è stato proprio il proprietario dell’auto a cui si è aggiunto il volontario aiuto del vicinato e di alcuni passanti con alcuni secchi d’acqua. Ma ogni intervento è stato vano. Il rogo ha distrutto la parte anteriore del veicolo. Immediate le operazioni di spegnimento e le successive ed approfondite verifiche per risalire alle cause dell’incendio, che al momento restano sconosciute. A fuoco spento, il personale del Distaccamento di Molfetta ed i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Molfetta non hanno rinvenuto tracce di liquido infiammabile anche se resta forte il dubbio che entrambi gli incendi siano di origine dolosa. Tuttavia, il doppio episodio è apparso poco chiaro anche ai militari, i quali stanno indagando a tutto campo. I Carabinieri della locale Stazione hanno recuperato le immagini delle telecamere di videosorveglianza privata presenti in zona per cercare di individuare qualche movimento sospetto. 9 febbraio: RAPINAVANO STAZIONI DI SERVIZIO E CMMERCIANTI A GIOVINAZZO. ARRESTATI! Una tentata rapina all’Eni, sulla strada statale 16 bis, in direzione sud, e un altro colpo messo a segno dopo pochi minuti sempre all’Eni, stavolta in direzione nord. A finire in manette, venerdì sera, due fratelli baresi di 25 e 27 anni, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e contro la persona. Nella serata del 9 febbraio, infatti, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, nella flagranza dei reati di rapina pluriaggravata continuata in concorso, tentata rapina, evasione dalla misura cautelare degli arresti domiciliari e lesioni personali aggravate, due fratelli baresi di 25 e 27 anni, già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari per analoghi reati; uno dei due annovera anche precedenti per associazione per delinquere. Nell’ambito di una specifica attività investigativa, avviata dalla Sezione Contrasto al Crimine Diffuso della Squadra Mobile a seguito di recenti rapine perpetrate in danno di stazioni di servizio ed esercizi commerciali ubicati tra il Comune di Giovinazzo ed il quartiere Santo Spirito di Bari, erano stati predisposti, già da alcuni giorni, dei servizi di osservazione lungo la strada statale 16 bis. Nel pomeriggio del 9 febbraio, è giunta la segnalazione di un tentativo di rapina ai danni della stazione di servizio Eni, ubicata sulla strada statale 16 bis, direzione sud, nel comune di Giovinazzo, perpetrata da due persone con il viso travisato ed armate di coltelli. Subito dopo, è pervenuta un’ulteriore segnalazione di un’altra rapina commessa ai danni di un’altra stazione di servizio Eni ubicata sulla medesima statale, in direzione nord. In quest’ultimo caso gli stessi rapinatori, dopo aver aggredito un addetto alla sicurezza, si erano impossessati della somma di circa 170 euro. Per guadagnare la fuga, inoltre, i due rapinatori, sotto la minaccia di un coltello, si sono fatti consegnare le chiavi dell’auto (una Toyota Corolla) da un cliente che si accingeva a fare rifornimento e si sono allontanati a forte

velocità, travolgendo un dipendente della stazione di servizio a cui hanno procurato un trauma contusivo ad entrambe le ginocchia. Gli elementi acquisiti, tra cui la targa ed il modello dell’autovettura rapinata, sono stati comunicati al personale della Squadra Mobile presente in zona, che ha intercettato il veicolo e, dopo un pedinamento durato pochi chilometri, lo ha bloccato nel quartiere San Pio. Gli occupanti sono stati sottoposti a perquisizione personale che ha consentito di rinvenire e sequestrare il denaro sottratto all’addetto al distributore ed i coltelli utilizzati per la rapina. Dopo le formalità di rito, i due fratelli sono stati associati presso la casa circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Sono in corso ulteriori accertamenti tesi a dimostrare il coinvolgimento dei due fratelli in analoghi reati consumati con le medesime modalità. 10 febbraio: FERMATI LADRI DI OLIVE NELLE NOSTRE CAMPAGNE Predoni dei campi ancora all’opera, nonostante una campagna olivicola ormai agli sgoccioli. Gli atti predatori in quegli appezzamenti ancora non lavorati dai proprietari restano obiettivo primario per i piccoli criminali, dotati di tutto il necessaire per ripulire le campagne di ignari agricoltori. L’ultimo tentativo è però andato male ad un gruppo di ladri entrati in azione in località Euriteto. A mettere loro i bastoni fra le ruote le Guardie Campestri che in occasione della campagna olivicola hanno intensificato la loro attività. E i frutti di questo lavoro non si sono fatti attendere. Il 10 febbraio, infatti, nel corso di una mirata attività di monitoraggio del territorio rurale, gli operanti si sono imbattuti in quattro ladri all’opera in un fondo privato. Alla vista della pattuglia tre malviventi se la sono filata a gambe levate, disperdendosi per le campagne circostanti, ma lasciando sul posto le olive e gli arnesi coi quali stavano ripulendo gli alberi. Il risolutivo inter vento degli uomini del locale Consorzio diretti dal presidente Leo Magarelli, supportati da una pattuglia dei Carabinieri, ha consentito di catturare uno dei quattro predoni e di recuperare tre sacchi ricolmi di olive, del peso complessivo di 2 quintali. L’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato condotto presso la locale Stazione dei Carabinieri, identificato e deferito in stato di libertà: dovrà rispondere di furto aggravato. Gli oggetti usati per trafugare il prodotto sono stati posti sotto sequestro. FONTE CARBINIERI

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echi

del

mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

Daniela Sala lascia il Palazzo di Città 16 febbraio Cambiamento in Giunta… Si è infatti dimessa l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Giovinazzo Daniela Sala, nostra “befana” in copertina a Gennaio... Queste le motivazioni ufficiali delle sue dimissioni, rese note attraverso un comunicato stampa del Comune: «Ho maturato questa decisione con rammarico poiché, nonostante in questi mesi abbia fatto sempre del mio meglio con umiltà, impegno, trasparenza e senza tornaconti personali, non ho trovato appoggio e supporto proprio dal gruppo politico al quale appartengo, in particolare dal consigliere di riferimento Pietro Sifo, che non più di sette mesi fa proponeva e caldeggiava la mia nomina ad assessore. Non condivido e non mi riconosco più nella linea politico-amministrativa e nei modi portati avanti da ‘Giovinazzo progettiamo il domani’ che non ritengo essere in sintonia con quanto espresso in campagna elettorale e costituente la base del nostro rapporto fiduciario. Non sentendo più, pertanto, la serenità e l’affiatamento dovuto, nella ferma convinzione di non venire mai meno alla coerenza e ai principi che mi contraddistinguono, ho deciso di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni. Ringrazio quanti mi hanno dimostrato stima e fiducia, continuerò a credere e lavorare per il bene della nostra città». 24 gennaio VINCITA BANDO GIOCHI PER BAMBINI CON DISABILITA Il Comune si è aggiudicato un bando per realizzare un’area di giochi inclusivi per bambini con disabilità all’interno della villa Palombella. Il tutto per l’importo, finanziato dalla Regione Puglia, pari a 10mila Euro. La partecipazione al bando era stata avanzata dall’Assessorato ai Lavori Pubblici e al Patrimonio. Contemporaneamente, nelle scorse settimane sono state assegnate altre risorse comunali per il ripristino dell’area giochi già esistente nella medesima villa, in attesa della sostituzione della pavimentazione rientrante nel più ampio progetto, già in gara, di restyling della villa stessa.

PH. GIOVINAZZOVIVA

6 febbraio FINANZIAMENTI SCUOLE GIOVINAZZO Giovinazzo è stata inserita dal Ministero per l’Istruzione nell’elenco dei Comuni beneficiari di interventi di adeguamento antisismico da effettuarsi presso la scuola San Giovanni Bosco, già segnalata in precedenza dal Comune, e con successo, al bando ministeriale per le indagini diagnostiche. L’importo concesso è di 228.000 Euro. Nei giorni precedenti, inoltre, la Giunta Comunale ha approvato due grandi progetti per ristrutturare ed efficientare, dal punto di vista energetico, la suddetta scuola San Giovanni Bosco e la scuola don Saverio Bavaro. In questo caso, l’importo dei progetti (candidati al PON Edilizia Scolastica 2014-2020) è pari, rispettivamente, a 2,5 milioni di Euro e a 700.000 Euro. Così come è stato approvato il progetto riguardante la scuola media Marconi (2,2 milioni di Euro), candidato invece al bando di efficientamento energetico della Regione Puglia.

29 gennaio CONVENZIONE CITTADELLA SALUTE 5-6 febbraio GIOVINAZZESI A SANREMO Firmata, dinanzi al notaio Ferrucci, la convenzione tra Comune di Giovinazzo e Asl Bari per la cessione alla suddetta Asl della proprietà superficiaria dell’ex centro civico in zona 167 in cui verrà realizzata la Cittadella della Salute. In tale nuova struttura vi saranno spazi da dedicare alla farmacia territoriale, al servizio di igiene mentale, al servizio di contrasto alle dipendenze, alla postazione del 118, alle prestazioni di medicina specialistica e ad altri servizi che miglioreranno l’offerta sul territorio. I lavori, PH. TOP FASHION MODEL CARMEN MARTORANA EVENTI come noto, saranno finanziati per circa 5 milioni di Euro con fondi Ancora una volta l’agenzia Carmen Martorana Eventi ha risposto Fesr erogati dalla Regione Puglia.

III Trav. Daconto, 50 - Giovinazzo tel. 080.394.88.64


presente alla kermesse sanremese. All’8° Gran Gala della stampa, consueto appuntamento prima dell’inizio del Festival, presentato da Antonella Salvucci e Marino Bartoletti davanti a numerose autorità, hanno infatti partecipato quattro modelle del Top Fashion Model (master professionale per la moda ideato e organizzato appunto dalla Carmen Martorana Eventi). Tra le acconciatrici delle suddette modelle, che hanno indossato abiti firmati Vittoria Romano, la giovinazzese Angela Abbatantuono. Il giorno successivo, le Top Fashion Model sono state protagoniste di un servizio fotografico nel Casino di Sanremo, indossando stavolta gli abiti di Giulio Lovero dell’Atelier Miss and Lady. 8 febbraio GIOVINAZZO NOMINATA A L’EREDITÀ Il paesello su Raiuno… Giovinazzo è stata infatti nominata dal conduttore Fabrizio Frizzi nel corso del noto quiz L’eredità. Più precisamente, la domanda era riferita alle città aventi il Lungomare di Levante. 9 febbraio MANIFESTAZIONI SULLA SHOAH

Domenico. Nome della manifestazione, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Giovinazzo: Musica vera… Carpe diem. Oltre ai numerosi brani del repertorio, è stato possibile ascoltare il soprano Angela Lomurno e il tenore Franco Ferrante, diretti dal Maestro Gennaro Sibilano. 10 febbraio …E NELLA PARROCCHIA IMMACOLATA

Nell’auditorium don Tonino Bello della Parrocchia Immacolata si è invece svolto il concerto Operetta che passione della corale polifonica Sergio Binetti di Molfetta diretta dal soprano Lucia de Bari, con la collaborazione dell’orchestra Valeria Martina diretta da Mirella Sasso. Oltre a Lucia de Bari, si sono esibiti il soprano Brigida Catanzaro e il tenore Emanuele Cicciomessere, affiancati dal baritono Raffaele Turturro. 10-11 febbraio MADONNA LOURDES Festa della Madonna di Lourdes piena di novità. La domenica mattina, nel 160° anniversario delle apparizioni, la Supplica guidata dal nostro Vescovo mons. Domenico Cornacchia nella ParGIOVINAZZO.TV rocchia S. Agostino si è svolta eccezionalmente ai piedi della grotta dedicata alla Madonna. Mentre, a causa della concomitanza con il Carnevale, la tradizionale processione Eucaristica è stata anticipata al sabato per mantenere il giusto clima di raccoglimento. Per il forte vento, infine, la benedizione al termine della processione si è svolta all’interno della chiesa.

Interessante manifestazione promossa dalla sezione locale dell’associazione Fidapa presso la Sala San Felice per la giornata della memoria. Per non dimenticare…capire il titolo dell’incontro-dibattito che ha visto come protagonisti anche gli alunni del liceo Spinelli di ritorno dal viaggio nel Treno della memoria nei luoghi dello sterminio nazista. Tra i relatori, il giornalista RAI Costantino Foschini. Analoga iniziativa si è svolta mercoledì 31 gennaio, sempre nella Sala San Felice, con 13 febbraio GIORNO l’incontro Antisemitismo ieri e oggi. La memoria. La speranza. organizzato DEL RICORDO dall’Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Giovinazzo. Nella Sala San Felice è stato celebrato il Giorno del 10 febbraio CONCERTO MUSICALE NELLA PARROC- Ricordo delle vittime delle CHIA SAN DOMENICO foibe ad opera dei partigiani comunisti del generale slavo Tito e dell’esodo degli italiani dai territori occupati dalla Jugoslavia immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’iniziativa è stata caratterizzata dalla proiezione del toccante cortometraggio L’altra storia di Nicola Vero, girato anche a Giovinazzo, dall’importante ricostruzione storica degli eventi e infine dalla preziosa testimonianza da Concerto di musica classica a cura dell’associazione musicale N. Cassano parte dell’intellettuale Amelia Resaz, esule fiumana poi giunta a Bari di Ruvo di Puglia (costituita negli anni ’60) presso la Parrocchia San da un suo fratello.


15 febbraio FINANZIAMENTO CENTRO COMUNALE RACCOLTA E’ arrivata l’ufficialità del finanziamento del Centro Comunale di Raccolta (CCR), che vedrà la luce nelle aree della zona artigianale D1-1. Il centro di raccolta e le isole ecologiche, entrambi finanziati dalla Regione Puglia sulla base di progetti e bandi proposti dal Comune di Giovinazzo attraverso l’Assessorato ai Lavori Pubblici e al Decoro, consentiranno di elevare il livello della percentuale di raccolta differenziata, che ad oggi ha già superato il 70%. Tale finanziamento, pari a 300mila Euro, copre la quasi totalità del costo della realizzazione, che ammonta invece a 316mila Euro. 16 febbraio BEATO NICOLA PAGLIA

Festa in onore del Beato Nicola Paglia nel giorno della Sua memoria liturgica. Dopo il solenne Pontificale celebrato presso la parrocchia S. Domenico dal nostro Vescovo mons. Domenico Cornacchia, la statua del Beato Nicola è stata portata in processione per alcune vie del centro storico e in piazza Vittorio Emanuele II. 16 febbraio PRESENTAZIONE LIBRO QUARTA DIMENSIONE Altra iniziativa targata Fidapa. Nuovamente nella Sala San Felice la

socia Myriam Massari ha presentato il libro Quarta dimensione, inserito nella collana I tulipani. Parla dei diversamente abili psichiatrici, con dei flah-back su alcuni pazienti in base alle esperienze di volontariato dell’autrice, che si intrecciano con il protagonista, che è uno studente entrato in contatto con queste figure umane. La serata è stata allietata dalla lettura di alcuni brani del libro e da intermezzi musicali. 19 febbraio. «E’ SOLO UN BEL RICORDO» E’ il titolo del libro del prof. giovinazzese Corrado Camporeale presentato presso la sala conferenze del Liceo Scientifico A. Einstein di Molfetta. Un tuffo nei ricordi, un palpito di cuore anche per i nostalgici studenti cui l’autore ha insegnato materie umanistiche. Sono intervenuti la Dirigente Scolastica, prof.ssa Margherita Anna Bufi, il prof. Antonello Natalicchio, Dirigente Scolastico dell’IPSSAR di Molfetta e la prof.ssa Lorenza Minervini, docente di lettere presso l’Istituto Comprensivo Manzoni-Poli. Sul prossimo numero ne offriremo un'ampia rilettura


LA FEMMINA FEMMINA HA HA LA SEMPRERAGIONE RAGIONE SEMPRE Sarò serio. Sarò breve. E volutamente bastiàn contrario. Prima di leggere, riporto fedelmente l’audio delle minacce: «Fai attenzione. Stai lontano da Angela (è il suo nome di fantasia), altrimenti ti faccio sparare». Mamma mia! Forse fino a quel momento suo marito non sapeva di essere maritato con una femmina (apostrofarla femmina è già tanto) che disonora il gentil sesso, come ancora lo si chiama. E poi le donne non fanno altro che parlare di diritti. Di giornate e quote rosa. Ma sì, le paladine che si battono per i diritti delle donne hanno il manuale delle risposte pronte per ogni situazione. “… Se lui è insicuro… se lui non sa cosa vuole… se non sa essere un buon marito… se non sa prendersi le sue responsabilità… beh, una donna ha tutto il diritto a ricostruirsi una sua felicità!”. Insomma è giusto che la donna se la faccia con un altro uomo, sia legittimata a sentirsi libera, fedifraga. Già, peccato solo che Angela mi aveva confessato di essere non molto felicemente single e “in arretrato” da ben 4 anni! Per questo voglio chiedere anticipatamente scusa a tutte quelle donne che si sentiranno offese dalla mie parole e, in primis, anche a suo marito che pur mi ha minacciato di morte (e figurarsi cosa potrebbe succedere se venisse a conoscenza di chi sia in realtà sua moglie!). Non lesinerò la verga dunque a quelle donne fedifraghe che consumano tradimenti sul posto di lavoro, in palestra, al cinema. Potrebbero farne a meno. Perché

ce ne sono di quelle che sfasciano le famiglie, non sono buone educatrici per i propri figli abbandonati più o meno a loro stessi. Look sempre impeccabili e alla moda fuori, ma case sporche, piatti in tavola freddi o da fast-food e qualcosa di decente solo quando “mamma” si ricorda. A volte succede che si mangia solo il primo, ma non c’è il secondo o la frutta. A scuola? I figli non hanno a Natale ancora i libri. Perché? «Il papà ha versato l’assegno famigliare ma è insufficiente perché non copre tutte le spese dell’istruzione». Dunque, se una famiglia finisce a ramengo e la donna è vittima di brutalità (forma di violenza da condannare e punire sempre con assoluta fermezza!) siamo poi così sicuri che le responsabilità non siano almeno in parte condivise? O è sempre e solo colpa dell’istinto efferato dell’uomo? Possibile che un uomo possa impazzire di colpo? Io credo proprio di no. Ho visto salire sulla casa di proprietà dell’amico, l’amante appena fresco di nomina già travestito da nuovo papà. Ho visto uomini perdere da un giorno all’altro, non solo onore e dignità, ma veramente tutto: casa di proprietà, stipendio e finanche il rispetto e l’affetto dei figli perché “psicanalizzati” dalla mamma («papà è un mostro… bla bla bla»). La mamma? Quando non proprio una santa, senza dubbio l’unica vittima. Anche secondo i giudici. Perché l’esercizio della giustizia – diciamolo pure – in Italia è filo femminista e le donne hanno quasi sempre i favori della magistratura, almeno fino a quando i figli non raggiungono la maggiore età. Ho visto uomini disperati vivere persino sui treni in rimessa, oltre a sentire o leggere di casi analoghi. Tirando le somme, facciamo un sano esame di coscienza: forse un po’ di cattiveria certe donne se la cercano pure. Mi direte: parli da uomo ferito. No, niente affatto. Sono ancora un “ragazzo” tutto sommato fortunato, perché quantomeno non sono maritato. O forse meglio non ho ancora trovato “l’altra ala con cui potermi alzare in volo”. SERGIO PISANI


il ricordo

DI GIOVANNI PARATO

ADDIO AL PROF. RUCCI, IL SINDACO PIU’ GIOVANE DI GIOVINAZZO Un suo documento inedito raccolto dal nostro collaboratore Giovanni Parato PROF. VINCENZO RUCCI (12 Aprile 1923 – 11 Febbraio 2018) L’11 febbraio 2018 è morto uno dei concittadini giovinazzesi che ha lasciato un segno indelebile nella nostra città, noto per il suo impegno nella ricostruzione post bellica e per la sua attività sociale e culturale. Per noi de La Piazza diventa doveroso ricordare quest’uomo che incuteva timore reverenziale e fiducia nelle istituzioni. Nel novembre 2011 entrambi ricevemmo dall’Amministrazione comunale un riconoscimento per il nostro lavoro, così gli chiesi una breve biografia e lui, felice di lasciare ai giovani la sua testimonianza di vita, promise che l’avrebbe preparata. Mi sono rivolto al figlio Antonio per avere una nota sulla sua vita e, con grande disponibilità, mi ha dato un manoscritto in originale delle memorie paterne che desidero riportare per i lettori de La Piazza. «Nacqui a Giovinazzo nel 1923, secondogenito di una famiglia numerosa (7 figli) da padre modesto operaio. Frequentai le scuole elementari, il Ginnasio e il locale Liceo Classico “Matteo Spinelli”. Conseguii la maturità classica nel 1941. Mi iscrissi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, e fui ospite del collegio “Augustinianum”. Interruppi gli studi nel 1943 per motivi bellici e rientrai miracolosamente a Giovinazzo l’8 settembre dello stesso anno. Nel biennio 43/45 lavorai con le truppe inglesi e sudafricane nella locale Ferriera, ciò mi consentì di conoscere i problemi del mondo del lavoro, conoscenza che mi sarà utile da Sindaco del Comune. Ripresi gli studi a Milano alla fine della guerra nel 1945 e mi laureai nel giugno 1947 in Lettere classiche. Cominciai ad insegnare in varie scuole e, conseguita l’abilitazione, insegnai per 17 anni nella Scuola Media 1° gruppo di Molfetta, prima, e, per due anni, nel-

l’Istituto Magistrale della stessa città. In tale periodo fui eletto Sindaco di Giovinazzo (1952/1956), carica che ricopri, giovanissimo, gratuitamente, senza indennità alcuna e senza lasciare il lavoro. Al Sindaco ragazzo, nel 1953, il Presidente della Repubblica Einaudi, su proposta di Alcide De Gasperi, conferì la nomina di “Commendatore al merito della Repubblica”. Conseguii l’abilitazione per l’insegnamento negli istituti superiori e successivamente vinsi il concorso di Preside della Scuola Media (1968). Diressi gli Istituti di varie città e, per 16 anni fui Preside della Scuola Media IV° gruppo “Giosuè Poli” di Molfetta. A partire dal 1957, al termine della carica di Sindaco, fui, per oltre 15 anni, consigliere di amministrazione dell’Istituto Vittorio Emanuele II di Giovinazzo, dove mi furono affidati i problemi educativi delle centinaia di alunni ricoverati. Nel 1962 sposai la signora Grazia Desantis, insegnante. Nel novembre 2011 l’Amministrazione Comunale mi conferì l’onorificenza di “Cittadino Benemerito per l’alto senso delle istituzioni e le preclari virtù di studioso della storia cittadina”. Mi occupai di storia cittadina, per cui ebbi ampi riconoscimenti dalle pubbliche istituzioni».

Grazie Professore, ovunque tu sia sono convinto che poserai il tuo sguardo sul futuro della città e saprai dare consigli giusti e saggi. Con stima, Giovanni Parato.


storia

nostra

DI

DIEGO DE CEGLIA

UN SINDACO, UNA STORIA Eletto all’età di 29 anni, fu Sindaco di Giovinazzo dal 1952 al 1956. Già nel 2011, la Civica Amministrazione aveva pensato di rendergli civiche benemerenze, e contemporaneamente la stampa locale divulgò un suo profilo biografico al quale rimandiamo. Ho avuto con il prof. Rucci pochi sporadici incontri, ma ciò nonostante per la stima mostrata nei miei confronti, mi sento in dovere di ricordarlo su queste pagine. Per quanto leggessi tutti i suoi articoli pubblicati sulla testata cittadina “Nuovo Tocco del Bom Baun”, ebbi modo di conoscerlo personalmente solo quando appena ventenne, venni a conoscenza di alcuni suoi opuscoli relativi alla storia e all’arte della nostra città, pubblicati a partire dagli anni Sessanta e difficili da reperire. Mi accolse sulla veranda di casa sua, e dopo una piacevole chiacchierata, mi spiegò la ragione che lo avava indotto a pubblicare quegli opuscoli: voleva divulgare in modo semplice le notizie relative alla storia di Giovinazzo che ben si inserivano nel quadro generale della storia e dell’arte italiana (es. l’operato del pittore Lorenzo Lotto autore di un nostro quadro). Tra i suoi opuscoli, trovai molto interessante quello relativo al culto della Madonna di Corsignano. Oltre ad inserire tutte le notizie sino ad allora note in un chiaro quadro del periodo storico, quelle pagine sono una fonte preziosa per la storia del culto della nostra Patrona, verso la quale Egli era devoto. In esse infatti vengono narrati tra gli altri un paio di episodi relativi al periodo della seconda guerra mondiale, e dell’immediato dopoguerra. Il primo riguarda una copia dell’immagine della Madonna di Corsignano che ogni domenica veniva fatta girare per le strade “per ricordare ad ognuno che Ella è con noi” fu egli infatti ad interessarsi negli anni ’90 affinché la famiglia Daconto che aveva un particolare legame con quel quadro che girava per le strade del paese, fosse restaurato e fosse esposto nello studio del Sindaco (dove è tuttora visibile), ed è stato proprio grazie a quel restauro che lo scorso agosto su queste pagine il dott. Francesco de Nicolo ha potuto curare uno studio approfondito sull’iconografia della Madon-

na di Corsignano. Il secondo episodio, vissuto in prima persona dal prof. Rucci, è relativo ai restauri del quadro originale della Madonna di Corsignano avvenuti nel 1954 quando lui era Sindaco. Attraverso il catalogo della mostra tenuta nel 2000 “Reliquie e reliquiari a Giovinazzo”, venni a scoprire che il prof. Rucci volle lasciare traccia tangibile di questo evento, presso di se. Aveva fatto realizzare infatti una “reliquia impropria” che custodiva nel suo studio, costituita da un frammento del legno originale del quadro della Madonna applicato su di un pezzetto di tela del manto per l’edicola della Stessa, fatto ricamare a cura dei marittimi di Giovinazzo proprio in quegli anni. Oltre a quanto scritto nel suo opuscolo, oggi, grazie alle nuove tecnologie digitali, è possibile vedere on line (https://www.youtube.com/watch?v=pwOGnrk6GSU) un servizio realizzato qualche anno addietro dallo Studio Fotografico Depergola, nel quale il prof. Rucci racconta a viva voce quegli eventi e dal quale video, senza necessità di alcun commento, traspare chiaramente quale fosse il suo attaccamento alla città di Giovinazzo ed alla sua Patrona. È possibile leggere tutti i suoi scritti nel volume “Giovinazzo. Piccole note di toponomastica, di storia e di vita giovinazzese” edito nel 2003 a cura del mensile “In città” altra testata locale con la quale il prof. Rucci aveva collaborato.


non sono piu’ tra noi

Morto lo Storico Giuseppe Galasso Presentò a Giovinazzo il volume Archivio Storico della famiglia Messere All’età di 88 anni si è spento nella sua casa di Pozzuoli (Napoli) Giuseppe Galasso, una delle più eminenti figure della Cultura italiana e certamente il più grande ed autorevole studioso della Questione Meridionale su cui notevole è stata la sua produzione di libri ed articoli per le più prestigiose testate che gli hanno dato indiscussa fama internazionale. Attivo e impegnato per il suo Sud anche in campo politico, con incarichi di assoluto prestigio, è a lui che si deve la innovativa legge (Legge Galasso dell’8 agosto 1985, n. 431) grazie alla quale gran parte del territorio nazionale veniva sottoposta a “vincolo paesaggistico”. Innumerevoli premi e riconoscimenti di altissimo livello anche all’estero, noi lo ricordiamo per la sua presenza a Giovinazzo sei anni fa, in occasione della presentazione del monumentale volume a tiratura limitata «Archivio Storico della Famiglia Messere – Settecento anni di Storia Giovinazzese» della cui prefazione fu autore. ENRICO TEDESCHI


non sono piu’ tra noi

STELLIN, OVVERO LINO DEPERGOLA Un vero talento, il nostro, subito soprannominato “Stellin” (l’ex terzino sinistro del Bari Calcio che partecipò con la squadra Azzurra alle Olimpiadi di Londra del 1948) perché aveva la stessa falcata sia nella rincorsa che nel rientro e, in campo, vantava praticamente la stessa personalità e la stessa eleganza del campione di cui prese il nome. Se Lino era ancora aitante e prestante, nonostante i suoi “…anta”, questo lo doveva sicuramente al Calcio e allo sport che praticava sin da ragazzo nell’area del campo Marconi, nei pressi della Chiesa Sant’Agostino. A dargli i primi rudimenti tecnici e ad introdurlo comunque nel mondo del calcio fu il famoso tecnico locale Nanuccio Labombarda, detto Mister Kutik, nome prestigioso anch’esso a prestito (Kutik era infatti un ex Nazionale dell’Ungheria, allenatore del Bari). Passione pura ed un fisico che gli poteva permettere di tutto, non si limitò certo ad una sola disciplina l’attività di Lino tanto che non ci volle molto a divenire persino una promessa nel Ciclismo, sport che amava moltissimo, e che indusse la sua mamma, la maestra Bonserio, a comprargli pure una bici da corsa; e non certo una qualsiasi, bensì la mitica (e rarissima per quei tempi) Wilier Triestina che era la bicicletta di Magni e di Cottur, i campioni del momento assieme a Bartali e Coppi. Tornando al calcio, mister Nanuccio (che di mestiere faceva il caramellaio) fece esordire Lino, nel secondo torneo cittadino estivo del dopoguerra, con la squadra NET allora capitanata dal dott. Elio Dagostino, l’impiegato della ex banca Maldari peraltro noto nell’ambiente come “La Pantofola”. Successivamente Lino cambiò ruolo giocando nella epica e gloriosa formazione giovinazzese della VELOCE come portiere. Infine arrivò la squadra dei secessionisti dell’Ardita Giovinazzo del prof. Gennaro Nappi, Nicola Portoghese ed Antonio Mastropasqua dove Lino fece il suo esordio con Fedele Piscitelli, Dino Daniello, Igino Nappi, Franco Natalicchio, Pinuccio Mastropasqua e gli altri ragazzi del Giovinazzo, ovvero i Balilla come li chiamava allora il Presidente don Vito Paradies. Altri tempi, quelli, dove questi erano diventati un po’ tutti veri e propri miti per noi ragazzini, che non esitavamo ad infilarci nel vecchio campo sportivo pur di vedere le partite. Lino si affermò subito per la sua po-

FOTO e SERVIZIO di Giovanni Parato

tenza, il suo stile, il suo coraggio, ma soprattutto per la sua resistenza, tutte doti che gli valsero la convocazione nella rappresentativa Pugliese, prima di passare all’Altamura Calcio dove era addirittura in predicato un suo trasferimento alla Lazio. Cosa che purtroppo fu vanificata a causa del suo grande difetto (comune a tutti i giovani, ma ingigantito dagli avversari) di disertare spesso le sedute di allenamento e fu, alla fine, la causa del mancato passaggio a questa prestigiosissima squadra. Una grande occasione mancata che non cambiò il carattere di Lino; nonostante questo, infatti, rimase con tutti un giocherellone, un grandissimo amico che si spendeva per il gruppo e sempre con quella umanità e nobiltà da puro sportivo. Questo era Lino Depergola. Ciao Lino questo ricordo te lo avevo promesso al mercato qualche giorno prima che ci lasciassimo poi per sempre, ed ora sono convinto che dove ti trovi lo leggerai su questo giornale, La Piazza, la voce della tua città.



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punto

di...

DON BENEDETTO FIORENTINO

ANGELO, UN INNAMORATO DELLA VITA «Sono ammalato di SLA da quattro lunghi anni dopo aver subito un’operazione alla spina dorsale». Così si racconta Angelo Depalma, 64 anni, di Giovinazzo e una vita trascorsa a saldare metalli. Lo trovo a letto con un sorriso che contagia felicità. Lo frequento da vari anni portandogli ogni primo venerdì del mese l’eucaristia e sempre lo trovo con la moglie Francesca Perrino in una serenità invidiabile. Sembra che si godano la bella vita, invece… «Dopo l’intervento mi sentivo sempre più affaticato. Avvertivo di perdere le forze. Anche spostare la testa diventava sempre più difficile. Successivamente mi hanno sottoposto a molteplici visite mediche all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza in San Giovanni Rotondo dove mi hanno diagnosticato, all’età di 59 anni, la sclerosi laterale amiotrofica, detta comunemente SLA. Vi sono stato tre mesi con mia moglie. Mi hanno tracheostomizzato e sottoposto alla Gastrostomia Endoscopica Percutanea, detta PEG. Adesso vivo grazie alla ventilazione meccanica ovvero sono attaccato ad un macchinario 24 ore su 24 e assistito tutte le ore del giorno e della notte. La malattia non mi permette di respirare autonomamente. L’unica cosa che resta è la mente sempre lucida e con la mia famiglia abbiamo accettato questo calvario perché non si può fare altrimenti. O accetti e te ne fai una ragione o impazzisci e scegli la sedazione profonda. Questa malattia, se ti fai vittima, distrugge fisicamente e psicologicamente sia me sia chi mi sta accanto. Il momento migliore della giornata è quando, dopo aver pregato con la famiglia, mi addormento e non penso alla mia situazione. Ero un uomo dinamico, attivissimo. Lavoravo e mi dedicavo con la mia barchetta alla pesca. Era bello essere dondolato dalle onde amiche. Vivevo per il mare. Amavo gironzolare in bicicletta e adesso sono immobilizzato in un letto. Vorrei tanto poter camminare, riprendermi la vita in mano ed essere libero da questo brutto incubo. Non ci sono medicine per curarmi. Non spero nella guarigione. Si spendono miliardi per GIOVINAZZOVIVA armi ePH.cose futili e non ci sono fondi per finanziare la ricerca medica. La SLA è come un cavallo impazzito: non ci sono cure che la blocchino. Le attuali medicine, che compro, riescono solo a ritardarne il decorso, a rendere lento il ciclo che è degenerante e doloroso». Ci sono i momenti difficili. «Che vorrebbero fiaccarci. Siamo una famiglia forte. Con mia moglie e mia figlia Mariarosaria abbiamo imparato a lottare insieme o meglio abbiamo imparato a danzare insieme. Sì, dico danzare. Ho imparto a muovermi nei momenti meno dolorosi. Conosco perfettamente le possibilità del mio corpo, i momenti di tregua e di maggior sofferenza e scelgo di conseguenza. Ogni giorno vivo lottando e danzando men-

tre cerco di trovare un motivo valido per continuare a vivere. La SLA mi sta fiaccando il corpo e io irrobustisco lo spirito». Vedo sul divano la mozzetta dell’Arciciconfraternita del SS. Sacramento. «Da molti anni ho aderito a questo sodalizio e ringrazio chi mi ci ha portato. Guardarla è rafforzare la nostra fede. Gesù nella eucaristia invita ad essere uniti. Qualunque malattia fa sentire inutile la vita se affrontata da soli. L’assistenza familiare è già mezza cura. Dove non arrivano le medicine giungono le carezze! Il vescovo, mons. Domenico Cornacchia, nella visita di cui mi ha onorato il Natale del 2016, ci disse: ‘Vi ringrazio per avermi invitato’ e ci fece dono di un bel rosario». Senti che la tua vita è finita, ti senti un inutile ingombro. «La vita è sempre piena di sorprese, occorre vederle. La vita non si ferma mai dinanzi ad una situazione. Per quanto possa stravolgere l’esistenza, offre sempre nuove possibilità, spesso vanificate dal dare troppo peso a ciò che ci manca. Fin quando il Signore mi dona la possibilità di respirare, anche se attaccato a questo respiratore, vuol dire che ho ancora tante cose da fare, tanti compiti a cui assolvere. Se non li svolgo me ne chiederà conto. Si lavora anche con la mente. E quando anche questa andrà via sono certo della mia utilità. Ho tanta sofferenza nel

cuore e cerco di aggrapparmi alla fede, l’unica ancora che mi è rimasta, oltre la famiglia». La sua presenza limita le tue uscite, chiedo alla figlia «Mi limita i grilli per la testa e mi amplia la conoscenza delle cose necessarie. Tra queste sta rafforzando l’unione familiare e la fede. E sta contagiano anche gli amici». Angelo, grazie per questa lezione di vita.

Per chi desidera approfondire l’argomento: benedettofiorentino@libero.it - chiesa S. Maria degli Angeli dal lunedì al venerdì ore 18,00-20,00

NONNA VASILE TERESA in Altieri, nata il 7 febbraio 1918, coniugata nel 1940 con Luigi, ed ansieme hanno costruito una grande famiglia formata da 11 figli e quasi 100 tra nipoti e pronipoti. Una splendida donnina che il 7 Febbraio 2018 ha compiuto 100 anni; La nonnina è stata festeggiata dalle maestranze e personale presso la Residenza Socio Sanitaria HELIOS di Giovinazzo, alla presenza del Sindaco Tommaso Depalma e del Presidente del Consiglio Alfonso Arbore, il quale ha consegnato una pergamena ricordo dell’Amministrazione Comunale. Alla Cerimonia oltre una buona parte dei nipoti e pronipoti, erano anche presenti 8 dei 11 figli, Grazia, Franco, Giuseppe, Rosa, Vito, Leonarda, Rocco, Antonio quasi tutti residenti fuori Giovinazzo, mentre erano presenti i famigliari dei altri 3 figli deceduti (Agostino, Anna e Vincenzo); Tra pasticcini e focaccine il Sig. Antonio Ricco carinamente ha dedicato alla nonna Teresa la canzone “Ave Maria”, commovendo tutti Anche della Piazza formula alla Nonna un Buon Compleanno e lunga vita.



QUESTO MESE VORREI RICORDARE UNA TRADIZIONE SECOLARE TRAMANDATA DA GENERAZIONI DOVE SCOMPAIONO GIORNO DOPO GIORNO LE

“CONGREGHE” CHE FORSE ANCORA

OGGI SONO LA CONTINUITÀ DELLA RELIGIONE

Noi che… vedevamo le congreghe come Organo integrante della Chiesa da secoli; Noi che… la storia ci insegna che le Congreghe a Giovinazzo risalgono agli anni di fondazione – 1537 ?? – (SS Sacramento) – a seguire 1598 -1642 – 1707 - 1803 – 1879 - 1896 Noi che… Sapevamo che ogni congrega era aggregata ad una chiesa ed era destinataria di lasciti da parte di fedeli e di un sito presso il locale cimitero per seppellire i propri confratelli; Noi che… ricordiamo che passato a miglior vita il proprio caro estinto i famigliari, pagando somme non esigue lo aggregavano ad una congrega quale “fratello a morte” forse per lucrare le stesse indulgenze concesse agli iscritti, ma in realtà per avere un loculo “bell a vist” al Cimitero; Noi che… da bambini accorrevamo a vedere i lunghi funerali a mo’ di processioni con varie congreghe che precedevano il carro funebre; Noi che… ricordiamo le congreghe che si finanziavano con i lasciti dei fedeli e con gli oboli (fissi) di appena 10 mila lire a confratello; Noi che… assistevamo ad operai che facevano festa al lavoro per seguire un funerale per intascare le 10 o le 20 mila lire; Noi che… vedevamo il confratello novizio che era costretto fare tutte le operazioni più umili della congrega e della chiesa; (Era il WZAP del momento per tutti i confratelli); Noi che… Assistevamo alla congrega che organizzava le varie Processioni e le varie messe domenicali e mensili. (Pre-

paravano altare, fiori e assistevano i sacerdoti). Noi che… Noi che assistevamo il giovedì santo in Cattedrale al lavaggio dei piedi da parte dei sacerdoti ai confratelli del Santissimo. Noi che… sapevamo che le congreghe aiutavano in maniera silenziosa le famiglie povere e indigenti. Noi che… sapevamo che per molti disoccupati era una fonte di sostegno (fare il mercenario) e partecipare ai funerali, con questa o quella congrega in sostituzione dei confratelli impegnati nella raccolta delle olive. Noi che… Ricordiamo Don Tonino Bello che mise un freno a questa usanza dei confratelli dietro i funerali per evitare di confondere la Chiesa e le Congreghe con le agenzie funebri, ed evitare inutili spese per le famiglie già vessate dal dolore e che si indebitavano inutilmente. Questa era la congrega e la sua funzione, che ancora oggi dopo secoli si tramanda di generazione in generazione. Questi tradizioni erano e sono pieni di genuinità umana e di carità cristiana e fanno parte di un momento di vita che ci hanno inculcato valori apprezzabili o meno che ci hanno trasmesso e conservato quei principi che oggi cerchiamo di trasmettere alle nuove generazioni.

Giovanni Parato

ANCORA

UN GIOIELLO

DAL MIO SCRIGNO DEI RICORDI , UNA FOTO STORICA DI SACERDOTI DELLA NOSTRA DIOCESI CON LA PASSIONE DEL CALCIO.

PENSANDO

DI

FARNE COSA GRADITA A VOI LETTORI

Giovanni Parato

LA FOTO DEL MESE

IN MAGLIETTA COL COLLARE


il personaggio DI AGOSTINO PICICCO

7 febbraio 2018. Sembra una mattina come le altre al Centro diurno per i malati di alzheimer “Gocce di memoria”. Il maestro Giuseppe Piccininni sta facendo la sua lezione di canto per gli anziani ospiti, cercando come sempre di coinvolgerli attivamente, quando ad un certo punto, a un cenno di intesa da parte dei responsabili, chiama al centro della sala la signora Chiara. L’anziana e distinta signora ha sempre ripetuto a tutti la sua data di nascita - 7 febbraio 1928 - ma non ha collegato che oggi è proprio il 7 febbraio… di novant’anni dopo. Glielo fanno notare, mentre nel frattempo entrano in sala i suoi quattro figli e lo stuolo di nipoti e parenti, e, tra gli applausi, si attacca il consueto “tanti auguri…”. Vengono offerti torta, biscotti, aranciata (senza esagerare, a quell’età l’abuso di zuccheri non è consigliato…). La simpatia contagia tutti. Anche gli altri ospiti, oltre i familiari ovviamente, gradiscono questa festa a sorpresa per i novant’anni della signora Chiara. Originaria di Molfetta, penultima di otto figli, di estrazione contadina, ha lavorato anche lei la terra prima di sposarsi e, agli inizi degli

anni Settanta, trasferirsi a Giovinazzo. Da qualche anno, con l’insorgere della malattia, è ospite del Centro, dove contagia tutti con la sua allegria, dolcezza e simpatia. L’ora di canto le piace tantissimo, ricorda canzoni antiche che gli altri ospiti, diciamo più giovani, non conoscono. Il momento di festa è tanto più gradito, in quanto l’età è avanzata. La festa continua con le canzoni che il maestro Piccininni propone durante la sua ora di musicoterapia. Un’idea, in spirito di volontariato, nata un paio di anni fa in occasione dell’organizzazione di un coro natalizio e rivelatasi vincente per l’entusiasmo suscitato. Con il supporto di chitarrista, casse e microfono, fa cantare agli ospiti le canzoni della loro epoca, in particolare Domenico Modugno (Nel blu dipinto di blu), Adriano Celentano (Azzurro), Mina, i Pooh. Ma anche i classici della tradizione musicale italiana come San Martino campanaro, le cui tonalità si prestano bene alle esigenze di quei cantori speciali, e ovviamente l’inno nazionale Fratelli d’Italia. Talvolta si sono cimentati anche in qualche virtuosismo degno delle migliori

NONNA CHIARA, MA CHE MUSICA MAESTRA! scuole. E mentre cantano tengono il ritmo aiutandosi con il battere le mani e con qualche rudimentale strumento di percussione costituito da bicchieri di carta pieni di ceci e lenticchie. La musica aiuta nel loro deficit di memoria persone che forse non ricordano quello che hanno detto o fatto cinque minuti prima ma ricordano bene i testi delle canzoni. Lo staff del centro gradisce questa attività musicale e ha notato notevoli miglioramenti. Spesso li si può trovare anche da soli a canticchiare qualche motivetto, per sopportare meglio gli acciacchi. Una canzone che li colpisce particolarmente è la celebre Mamma. Durante l’esecuzione cantano a squarciagola e qualche lacrima scorre sul viso. La musica come terapia, e strumento di socializzazione e animazione. E’ bello vedere che c’è ancora chi si commuove per una canzone … quasi a dire che … finché c’è musica c’è speranza. Ancora auguri signora Chiara e … musica maestro!




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