primo quaderno

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Sono qui raccolti alcuni degli esercizi che sono usciti dalla Scuola elementare di scrittura emiliana e dalla Scuola media inferiore di scrittura emiliana. I corsi di queste due scuole, temili tra la fine del 2006 e i primi mesi del 2007 da Daniele Benati, Ugo Cornia e Paolo Mori, sono stati organizzati dall'Arci Reggio Emilia.


Esercizio degli elenchi: provate a scrivere degli elenchi

Cose che impediscono di fare una tesi di laurea Avere l'impressione che ci siano persone che mi guardano e ridono, in treno o in biblioteca. Incontrare persone mai viste prima che mi fermano per chiedermi qualcosa. Vanno per la maggiore quelli che vogliono sigarette, poi a seguire quelli che vogliono informazioni stradali e quelli che chiedono se è già passato l'autobus. Incontrare persone conosciute che non vedo da tempo, con le quali ho condiviso dei momenti. Se le incrocio per strada mi fermo e chiedo come va, cosa fanno, dove vanno. Nel peggiore dei casi mi invitano a prendere un caffè. Incontrare persone conosciute che mi fa piacere rivedere e con cui ci passerei volentieri la mattinata conversandoci amabilmente, solo che non posso. Treni in ritardo per i piÚ svariati motivi. (L'ultimo dei quali "ritardo nella preparazione del treno"). Impegni improvvisi del professore, che non si presenta al ricevimento senza avere avvertito. Scioperi delle biblioteche, di solito per assemblea sindacale. Scioperi degli autobus, specialmente quando piove. Il fatto di bagnarsi mi mette di malumore. Aver mangiato pesante, di solito cose con troppi carboidrati. Quelli che scrivono roba troppo difficile, a me incomprensibile. Il lavoro part-time in un ufficio.


I quotidiani, specialmente quelli che stanno leggendo gli a l i i i Mia cugina che vuole chattare con me. Le librerie che incontro durante i tragitti a piedi. I ladri della mia bicicletta. In treno, avere davanti a sĂŠ persone logorroiche, distinguibili in due tipologie: a) quelli che parlano al telefono, b) quelli che sono in coppia e parlano tra di loro. In entrambi i casi sono comunque conversazioni che non mi interessano e che farei volentieri a meno di sentire, non si sa mai che mi rimanga qualcosa in testa di quello che dicono. Dover approfondire la mia conoscenza su Scientology per poter capire meglio un collega ed eventualmente l'intero ambiente di lavoro. Ricevere un messaggio sul cellulare da un amico lontano che mi chiede in francese cosa sto diventando. Trovare libri che mi piacciono. Avere come desiderio ricorrente quello di andare alla Segreteria Studenti dell'UniversitĂ con un lanciafiamme. (Lorena Palladini)


Esercizio della finestra: provate a scrivere quello che vedete dalla vostra finestra il giorno 17 alle 17

Dalla finestra del mio ufficio vedo, nel parco giochi, una bambina, è di spalle e ondeggia lieve su un'altalena. La signora che le è accanto, la spinge con la mano sinistra che serra una sigaretta fra le dita. Con la destra, la donna compone un messaggio sul cellulare. A volte, nel darle la spinta, la sigaretta si avvicina alla testa della bambina, lambendole i capelli. (Daniela Masi)

C'è una luce grigia che toglie i colori alle cose. Le cose sono quattro acacie in fila, un cipresso, un parcheggio tutto occupato, spigoli di fabbricato con scritte aziendali. Un passante attraversa il parcheggio facendo ciondolare una busta di plastica mentre telefona. Due donne si incontrano nel parcheggio e si salutano: una sale in macchina e l'altra inizia a telefonare. Si accendono le luci dentro al garage della casa di fronte. Passa una station wagon di quelle belle. Per un po' non succede più niente, tranne che tutto diventa più scuro. (Silvia Marmiroli)


Esercizio dei dialoghi: provate a scrivere un dialogo

L'altro giorno ero seduto nel vagone numero tre del trenino che porta a Ciano d'Enza, il treno che prendo tutte le sere per tornare a casa dal lavoro. Quella sera però me la ricordo perché mi è successa una cosa abbastanza singolare. Quando il treno è arrivato alla stazione di Cavriago, nella mia carrozza è salito un vampiro. Nel vagone numero tre praticamente c'eravamo io, il vampiro e un extracomunitario, Ferrahani Saed che abita a Ciano d'Enza e prende sempre il treno con me e mi scrocca sempre le sigarette. 11 Ferra dormiva e questo vampiro si è messo a sedere vicino a me. Ad un certo punto mi ha chiesto se quello era il treno per Ciano d'Enza e io gli ho risposto di sì. Visto che aveva attaccato bottone lui per primo io ne ho approfittato domandando se fosse un vampiro vero, cioè non un travestimento o roba simile. Era un vampiro. Allora mi sono permesso di chiedergli cosa ci andava a fare un vampiro a Ciano d'Enza, che io prima non ne avevo mai visti in vita mia di vampiri. Lui gentilmente mi ha risposto che non eravamo poi mica così in confidenza da raccontarci i cazzi nostri così. Io ho alzato le spalle in segno che in effetti non aveva poi tutti i torti. Arrivati a Ciano d'Enza io gli ho detto che quella era la sua fermata. Il vampiro prima di scendere mi chiede una curiosità: voleva sapere se poi Prodi aveva messo la tassa di successione oppure no, che lui non l'aveva mica capito e io gli ho risposto che non l'avevo mica capito neanch'io. (Stefano Rosati Saturni)


Una mia amica che è estetista l'altro giorno mi ha detto che ho un problema. Secondo lei il mio problema in questo momento è che devo sbloccare i meridiani perché le tensioni si accumulano a livello di fegato e intestino tenue. Sbloccare i meridiani ci si riesce, ci si riesce con 350 euro e con alcuni massaggi da fare con gli oli essenziali che penetrano subito nella pelle. L'olio essenziale va usato con parsimonia e un flacone dura due mesi, usarlo bene. Lei dice che la gente sbaglia, che se ci si vuole curare bene, bisogna curare tutto il corpo e non una parte e che, nel mio caso, se sblocco il diaframma, dopo, lo noto già dopo la prima seduta, dopo si apre la strada anche per gli altri meridiani. Le chiedo se anche lei usa gli oli essenziali e se nota dei benefici. Lei mi dice che ad esempio, a usare gli oli essenziali la mattina, le calze elastiche, lei che sta in piedi tutto il giorno, adesso non le usa più. Le ho detto che ci pensavo e che poi glielo facevo sapere se volevo sbloccare i meridiani. (Silvia Marmiroli)


Esercizio dell'elogio: provate a fare degli elogi di cose poco elogiabili Esercizio dell'elogio funebre: provate a scrivere un elogio funebre di o anche molto elogiabili. persone magari anche vive

Elogio del maschilismo Io non è che son proprio sicura, ma secondo me quando c'era più maschilismo, stavamo meglio. Adesso, non è che il maschilismo è proprio finito del tutto, ma e un po' in calo, un po' giù di moda, se si può dire, secondo me ci tocca fare un sacco di cose noiose che prima c'era più maschilismo, secondo me a non doverle fare si stava meglio. È vero che prima, quando c'era più maschilismo, magari dovevi fare un po' più fatica a fare le cosiddette professioni intellettuali,ma però non dovevi neanche portare le bottiglie dell'acqua su per le scale, che se non c'è l'ascensore son pesanti, le bottiglie dell'acqua su per le scale, che se il cervello ce l'abbiamo più o meno grande è tutto da dimostrare, ma che abbiamo meno muscoli è una cosa che è lì da guardare, non ha mica bisogno di gran dimostrazioni. E anche queste professioni intellettuali poi, a guardarci bene, non è che siano poi tutto rose e fiori, c'è da far delle fatiche, che il divertimento certi giorni non si sa mica bene dove stia, a guardarci bene come son fatte, tutti i giorni a farle, queste professioni intellettuali. Forse ci vogliono dei muscoli speciali, che secondo me noi non ce li abbiamo mica tanto sviluppati, noi, quei muscoli lì. E allora, certi giorni a me mi vien da dire che era meglio stare a casa a far la calza, che magari non è molto gratificante, ma sicuro non si fa mica tanta fatica a far la calza, ci vogliono pochi muscoli e il cervello che ti resta lo poi usare per quello che pare a te. (Gea Vedi)


Esercizio dell'elogio: provate a fare degli elogi di cose poco elogiabili Esercizio dell'elogio funebre: provate a scrivere un elogio funebre di o anche molto elogiabili. persone magari anche vive

Morte di un giovane scrittore Ci ha prematuramente lasciato, stroncato dalle complicanze di una banale malattia, uno dei più originali talenti della giovane letteratura emiliana, è scomparso a soli 41 anni lo scrittore modenese Ugo Cornia. Sono circostanze, queste, in cui si fatica a esprimere lo sgomento per una così prematura e tragica perdita, che lascia un vuoto incolmabile non solo per i familiari, gli amici, i conoscenti, ma anche tra i suoi affezionati lettori e tra i sui alunni, che hanno appreso attoniti la notizia della scomparsa del loro professore. Oltre a dedicarsi alla letteratura il giovane narratore si occupava infatti con grande dedizione dell'insegnamento delle materie umanistiche in un Istituto Professionale della sua città, non mancando di raccogliere, anche grazie alle sue doti umane, il favore dei suoi studenti. Cordoglio e sgomento hanno accompagnato la tragica notizia non solo negli ambienti culturali modenesi ed emiliani abitualmente frequentati dal giovane narratore ma si sono diffusi anche sull'Appennino, nelle località che Ugo frequentava fin da ragazzo, e dove aveva trovato spunto e ispirazione per alcune delle sue pagine più intense. Il nostro conforto in questa circostanza tanto triste, saranno i suoi scritti, e in particolare il suo nuovo romanzo. Ugo è stato infatti stroncato dal male alla vigilia dell'uscita del sua ultima fatica, che siamo certi sarà, anche sull'onda emotiva suscitata dalla sua prematura scomparsa, un successo editoriale. (Gea Vedi)


Luca Dazzi era portatore dei grandi valori della vita, primo fra tutti quello della fede al calcio. Diceva sempre "Non rinunciate mai al calcio per una donna... La domenica allo stadio è sacra!". Oltre a questo, ha saputo trasmetterci il suo amore per l'alcool, la sua irrimmciabilità al bere. Anche quando, una notte, un carabiniere l'ha trovato nel parcheggio dell'autostazione, addormentato nella sua auto, con la testa premuta sul clacson da diverse ore, o quando durante una serata di festa, dopo aver morso il lobo di una ragazza sconosciuta, si è risvegliato al commissariato di Zurigo... Questi eventi non hanno inibito la sua dedizione all'alcool. Anche la volta in cui, ubriaco, ha colpito con un pugno il suo migliore amico. Noi lo vogliamo ricordare così, addormentato in qualche fìorie-ra dopo una notte brava. Il dolore fisico non ha mai attutito il suo entusiasmo. Durante la sua convalescenza, malgrado la gamba ingessata, le stampelle non lo hanno intimidito; imperterrito, riusciva ad utilizzare il motorino abitualmente e a frequentare la discoteca; nello stesso periodo, ha assistito alla tappa del Giro d'Italia sul Monte Cimone, ha partecipato attivamente a due concerti rock, è andato in settimana bianca con gli amici (giustificando il suo gesto dicendo che aveva pagato in anticipo e non voleva perdere i soldi). Tutto questo è lo specchio fedele della sua gioia di vivere. I ripetuti mal di testa mattutini non hanno ostacolato il suo percorso di studio per diventare ingegnere, e questo titolo accademico, a sua volta, non gli ha impedito di condividere le canne con i cari colleghi e talvolta di spacciare marijuana. Da sempre donatore di plasma e catechista nella parrocchia del suo paese, lo ricorderemo come una persona impegnata per il bene della comunità. Lascia una moglie ninfomane e un bambino adorabile di nome Ivan Gennaro, come l'idolo da lui tanto amato. Noi tutti siamo loro vicini. (Lorena Palladini)


Agenzia Ansa: Comunicato del 15 aprile ore 13.50 In seguito alla sentenza emessa la scorsa settimana dal C.I.D.D.C. (Comitato Internazionale per la Difesa dei diritti del consumatore). Si è svolta oggi la cerimonia funebre in onore del Nylon. Migliaia di donne hanno sfilato per le vie di NY e Londra, le città che lo hanno visto nascere, in collant e autoreggenti, in lacrime. Siamo stati allevati con il Nylon. Per anni ci ha inguainato in tutine iperaderenti, in hot pant, ha fasciato le nostre gambe, le nostre schiene doloranti. Oggi, gli abbiamo dovuto dire addio. È stato scoperto che è cancerogeno, non c'erano altre possibilità. Ma nessuna delle fibre odierne, neanche le più glamour, alla soya, alle proteine del latte, risultano essere avvolgenti, fascianti, "silhouettanti", come lo era Lui. Lascia un vuoto incolmabile. Grazie Nylon, per averci rese curvilinee in questi ultimi cinquantanni. Fine. (Silvia Benassi)


Esercizio dell'inizio: provate a scrivere l'inizio di un romanzo bellissimo

Tu ti chiedi mai cosa avresti fatto se fossi uscito di casa dieci minuti prima o dieci minuti dopo? lo lo faccio sempre. Tutte le volte che mi metto in macchina, ad esempio, questo pensiero mi tormenta, allora accendo la radio e comincio a cantare anche se dopo un po' mi accorgo che ho smesso di cantare già da un pezzo e sto pensando a cosa sarebbe successo se fossi passato in quel preciso punto dieci minuti prima. Quando poi mi capita di vedere un incidente ho sempre l'impressione che se fossi partito dieci minuti prima al posto di quelPopel corsa bordeaux sarebbe stata la mia fiesta grigia ad avere bisogno del carro attrezzi. La cosa strana è che penso sempre che se parto dieci minuti prima o dieci minuti dopo sicuramente mi succede qualcosa di brutto. Il problema è capire quand'è il momento giusto, perché se non ci pensi è sempre il momento giusto, ma quando cominci a pensarci diventa davvero un casino. La scorsa settimana sono uscito di casa che già ci pensavo, allora mi son detto "Spetta un po' che secondo me non è mica il momento giusto" e mi sono acceso una sigaretta; poi però ho ritrattato "Se non c'avessi pensato, mica la fumavo la sigaretta, cazzo sono già in ritardo di quattro minuti". Fatto sta che neanche una ventina di chilometri dopo, alla rotonda dell'acquedotto, un land rover mi ha tamponato. "Merda", ho pensato subito, "Se partivo al momento giusto, mica mi inculavano!". (Stefano Rosati Saturni)


Esercizio del ricordo: sul modello del libro di Georges Perec Mi ricordo, provate a scrivere dei ricordi

Mi ricordo delle gonne di lana che mi facevano grattare le gambe Mi ricordo che mi facevano male i piedi Mi ricordo quando non c'erano gli intercity Mi ricordo un giorno che ho pensato Nel 2000 avrò 36 anni Mi ricordo i dolci che faceva mia nonna Mi ricordo quando ho chiesto a mia mamma se potevo andare in chiesa Mi ricordo quando ho finito di leggere Oliver Twist Mi ricordo il purè dell'ospedale Mi ricordo quando abbiamo traslocato che c'era un odore strano in quella casa Mi ricordo che giocavamo per strada Mi ricordo che mia sorella piangeva sempre Mi ricordo quando mia mamma ha preso la patente Mi ricordo (Gea Vedi)


mi ricordo la prima volta che ho comprato la busta liofilizzata della Knor... mi chiedevo come da una polverina potesse uscir fuori una crema di funghi mi ricordo la dentiera di mia nonna che mi sorrideva dentro il bicchiere mi ricordo la pubblicità del bagnoschiuma Felce Azzurra con il cavallo bianco che correva sulla spiaggia mi ricordo il gelato al puffo mi ricordo l'uomo in ammollo, la caffettiera Carmencita, Calimero pulcino nero, l'Uomo del Monte mi ricordo la prima volta che ho assaggiato il surimi. Ho pensato: è possibile che sia pesce? mi ricordo le lentiggini di Candy Candy, i pomellini di Haidi, l'alabarda spaziale di Goldrake e le tette protoniche di Venusia mi ricordo mia nonna che tirava la sfoglia mi ricordo le maglie dolcevita in acrilico. Quando le toglievo era tutto uno scintillio e i capelli mi si rizzavano sulla testa mi ricordo Sandy Marton che cantava People from Ibiza, Romina Power con il Ballo del qua qua, Miguel Bosè con Bravi Ragazzi mi ricordo 'II tempo delle mele' mi ricordo la pubblicità che ti vendeva gli occhiali con cui potevi vedere sotto ai vestiti mi ricordo (Siivia Renassi)


Mi ricordo Mi ricordo Mi ricordo Mi ricordo

il film Zannabianca e Alla conquista del West che certi treni si chiamavano espressi e rapidi. la fluoroprofilassi delle scuole elementari la parola folklore dei sussidiar) Mi ricordo le Big Babol.

(Silvia Marmiroli)

Mi ricordo il sapore sofisticato delle Pringles tight col pacco viola. Mi ricordo i pantaloni a vita bassa con le mutande bene in vista. Mi ricordo quando si usavano le chiavi USB. Mi ricordo che per connettersi servivano dei cavi. Mi ricordo l'odore del mio portatile nuovo. Mi ricordo il bip del Nokia per notificare un messaggio ricevuto. Mi ricordo le sneakers con le fantasie a scacchi. Mi ricordo la raccolta differenziata porta a porta. Mi ricordo che per cambiare canale serviva un telecomando. Mi ricordo che bastava qualche giorno per guarire dall'influenza. (Irene Russo)


Esercizio della parola inventata: provate a inventare una parola e a Esercizio del riassunto: provate a scrivere dei riassunti scriverne la definizione del dizionario

Solubilare soluhilare v.tr. e rifl. (pres. io solubile, tu solubili; pass. rem. io solubilai, tu solubilasti; part. pass. solubilato) 1 Nascondersi con disagio in uno stato della materia diverso dal proprio, occultarsi per imbarazzo: solubile in un bicchiere di vino; solubile in un cumulonembo 2 (fig.) nutrire speranze, aspettative, desiderare: solubilare una vita diversa, solubilare ricchezze | solubilare in inganno ingannare i sensi j solubilarsi la testa esprimere timidi segni di disapprovazionej solubilarsi le ossa avere scarso coraggio 3 (lett.) turbarsi, me mi son un che si solubila come ditta dentro (Guinizzelli), onde cotanto solubilammo insieme (Leopardi), la sventurata solubile (Manzoni) 4 (banca) riciclare denaro 5 (medie.) produrre metastasi 6 (fam.) levarsi di tomo, togliersi da un impiccio. SIN. nascondersi, occultarsi. CONTR. apparire, traspelarsi. (Irene Russo)


Esercizio del riassunto: provate a scrivere dei riassunti

Riassunto dei libri gialli che ho letto I gialli che ho letto si dividono in due categorie, quelli dove il pro-tagonista è un poliziotto, un investigatore privato, un medico legale e quelli dove il protagonista è una persona qualunque ma un po' particolare che ogni tanto gli muore un parente di morte violenta, gli strangolano la morosa, o scopre del tutto casualmente che il suo compagno di banco delle medie è un trafficante internazionale di cocaina. Nei libri gialli della prima categoria i poliziotti sono un po' degli idea-Usti, i superiori li trattano male e gli mettono sempre i bastoni tra le ruote, e anche per tutti i problemi che hanno sul lavoro, litigano sempre con le mogli o con le fidanzate, dormono male e hanno perennemente l'acidità di stomaco. In tutte e due le categorie in questi gialli ci sono delle lunghe divagazioni, dove si raccontano la tranquilla vita di una cittadina di provincia, gli orrori di una degradata periferia, oppure anche che musica piace al protagonista. Comunque alla fine l'assassino salta sempre fuori, nonostante l'ottusità dei vertici delle forze dell'ordine e i malumori dell'investigatore, che di solito alla fine va un po' più d'accordo con la moglie, fa una bella dormita e scopre con piacere che ha digerito a perfezione senza neanche pensarci. (Gea Vedi)


Esercizio della sostituzione: provate a prendere un breve testo, magari da un giornale, e a sostituire una o più parole con delle parole che non c'entrano niente, o anche che c'entrano

Buddha fa bene alla salute - 11 consigliere del Dalai Lama a Parma su "Mente, pensiero ed emozioni". Scoprire la mente passando attraverso le sue infinite potenzialità, quelle che la profondità di una meditazione millenaria può offrire. La forza della mente è oggi oggetto di studio nelle Università in particolare nella facoltà di Psicologia ed anche la scienza ha avuto un approccio nuovo con gli aspetti un tempo considerati legati solo alla sfera delle emozioni. La frase di Daniel Goleman "II buddismo arriverà all'occidente come psicologia" riportata nel volume "La forza della meditazione", edito da Rizzoli, potrebbe essere un primo approccio con la conferenza che si terrà domani 7 dicembre nell'aula magna della facoltà di psicologia. Si tratta di un seminario condotto dal lama Dagri Rimpoce dal titolo "Mente , pensiero ed emozioni" all'interno del corso di Teorie e tecnica del colloquio psicologico. Con cognizione di causa egli affronterà e spiegherà come il buddismo possa essere ispiratore di teorie scientifiche. I dialoghi fra il Dalai Lama e gli scienziati occidentali negli incontri periodici promossi dal Mind and Life Institute hanno offerto infatti importanti contributi nel campo della comprensione dell'esperienza umana, della cognizione, del comportamento, ma anche della filosofia della scienza. II prodotto tipico fa bene alla salute — II consigliere del Dalai Lama a Parma su "Parmigiano reggiano, pensiero ed emozioni". Scoprire il Parmigiano Reggiano passando attraverso le sue infinite potenzialità, quelle che la profondità di una meditazione millenaria può offrire.


La forza del Parmigiano Reggiano è oggi oggetto di studio nelle Università in particolare nella facoltà di Psicologia ed anche la scienza ha avuto un approccio nuovo con gli aspetti un tempo considerati legati solo alla sfera delle emozioni. La frase di Daniel Goleman "11 prodotto tipico arriverà all'occidente come psicologia" riportata nel volume "La forza del Parmigiano Reggiano", edito da Rizzoli, potrebbe essere un primo approccio con la conferenza che si terrà domani 7 dicembre nell'aula magna della facoltà di psicologia. Si tratta di un seminario condotto dal lama Dagri Rimpoce dal titolo "Parmigiano Reggiano, pensiero ed emozioni" all'interno del corso di Teorie e tecnica del colloquio psicologico. Con cognizione di causa egli affronterà e spiegherà come il prodotto tipico possa essere ispiratore di teorie scientifiche. I dialoghi fra il Dalai Lama e gli scienziati occidentali negli incontri periodici promossi dal Parmesan Cheese and Life Institute hanno offerto infatti importanti contributi nel campo della comprensione dell'esperienza umana, della cognizione, del comportamento, ma anche della filosofia della scienza. (Silvia Marmiroli)


Esercizio della biografia: provate a scrivere delle biografie

Guido Cavoli nacque a Bagnolo in Piano, Reggio Emilia, nel 1907. Contadino prima e allevatore poi, cominciò, giovanissimo, ad occuparsi della mungitura delle mucche. Dopo essersi dimenticato a letto per la quarantunesima volta, capì di non essere tagliato per la mungitura, venendo ripetutamente deriso ed umiliato dai familiari. Iniziò così la fase "riflessiva" di Guido, durante la quale affiancò con devozione il padre per imparare da lui le arti del mestiere. Appena adolescente, spinto dall'agitazione portata dalla giovinezza, manifestò un'ardita volontà di allargare i propri orizzonti e una sera partì verso la vicina Villa Argine, in direzione della sagra. Qui incontrò Elide, sua futura sposa, che lo spronò ad allevare suini anziché bovini. Nel 1973 si ammalò gravemente, e passò gli ultimi anni della sua vita a letto, chiamando continuamente la moglie. Tutto il giorno diceva "a mòr, a mòr", ma poi non morì fino al 1981. Lara Righetti nasce in una facoltosa famiglia di Reggio Emilia. Compie i suoi studi a Bologna, dove consegue una laurea in Lingue e Letterature Straniere. Trascorre lunghi periodi a Copenaghen, dove svolge tirocini e collaborazioni per l'Università. Qui conosce l'uomo che cambierà la sua vita, Federico Maria Reverberi. Lara, influenzata da Federico, a poco a poco comincia ad interessarsi allo studio delle religioni. Entrambi sono fermamente intenzionati a voler trovare risposte ai grandi quesiti della vita. A trent'anni Lara parte per la Thailandia, dove rimane per due anni, attratta dalla cultura orientale. Al suo ritorno Federico


le parla insistentemente della Chiesa di Scientology, la nuova religione del millennio, e la introduce nell'ambiente. Lara, seppur scettica, essendo una persona molto estroversa, fa subito amicizia con molti esponenti della setta. Diventa una traduttrice ufficiale del gruppo. A quarantanni entra ufficialmente in Scientology. Poco dopo scopre che la setta è una grandiosa macchina da soldi. Donatella Frusciante nasce a S. Marco dei Cavoli, Benevento, nel 1984. La sua famiglia si trasferisce in provincia di Reggio Emilia nel 1987. Passato il turbolento periodo adolescenziale e travolta dalla sua sfrenata passione per un gruppo rock di Chicago, a partire dal III anno magistrali diventa una dark. Inizia a suonare il basso, decisa a voler diventare una rockstar. Si accorge che per diventare una rockstar ha bisogno di una band, così nel 2002 forma con due amici gli Strass. Nel 2003, dopo un aspro litigio con il padre, decide di iscriversi alla Facoltà di Lettere di Bologna, iscrizione meramente formale per non dover tro-vare un impiego e poter continuare così a suonare. Nel 2004 si fidanza con il cantante della band, e il terzo componente abbandona il gruppo in seguito a una diatriba relativa al suo modo di suonare la batteria, giudicato troppo "heavy metal" dai compagni. La crisi è dietro l'angolo. Dopo vari esami di coscienza e un viaggio a Parigi per visitare la tomba di Jim Morrison, Donatella si convince di non essere poi così brava a suonare il basso, e passa al violino. Il batterista viene sostituito con una batteria elettronica. Nel 2006 fonda una rivista di musica anonima. Il dilemma che da sempre la perseguita è: passare al pop, rassicurante e di massa, o rimanere fedele con l'indie, genere di nicchia a lei così caro? (Lorena Palladini)


Vita della Nives Nives Mussini è nata a Cadelbosco di Sopra il 16 dicembre del 1925. Si è sposata tardi, a 29 anni. Era abbastanza brutta, e aveva anche un brutto carattere. Che aveva un brutto carattere lo dice sempre suo marito, che aggiunge di solito che il brutto carattere le è rimasto anche adesso. Ha lavorato nei campi e ha avuto una figlia, che le ha dato un grande dolore quando, alle elezioni, ha votato la Lega. Il posto più lontano dov'è andata nella sua vita è in provincia di Par-ma, Ci è andata in motorino a vendere al mercato le rane che aveva pescato di notte nei fossi. Andavano a Parma a venderle, le rane, perché si prendeva di più.

Vita di Ermes Ermes Manelli è nato a Cadelbosco di Sopra 1' 11 febbraio del 1920. Ha fatto il muratore tutta la vita, anche adesso va a far dei lavoretti se qualcuno ha bisogno. Ci va in bicicletta, che erano troppo poveri, per prendere la patente, non avevano mica tempo. Ha sposato la Nives dopo che la fidanzata che aveva prima lo aveva lasciato, ma forse la sposava comunque, che a lui era sempre piaciuta anche se aveva un brutto carattere. Anche se non ha mai avuto la macchina ha fatto dei giri, anche lontano, è stato a Venezia e a Roma e forse anche in altri posti ma è passato del tempo e non si ricorda bene. (Gea Vedi)


Esercizio della descrizione dei cadaveri: provate a descrivere dei cadaveri

Vedere i cadaveri umani mi fa paura e cerco di non vederne, se posso. Di cadaveri che non fanno paura ce n'è di tanti tipi, ad esempio quelli degli uccelli e dei mammiferi. Dopo un po' che sono morti gli uccelli iniziano a perdere le piume e le penne, che si staccano solamente a sfiorarli. Però la loro pelle non ha un odore cattivo. I mammiferi invece, che hanno molte ghiandole per via che hanno rapporti sociali molto complicati, da morti, non ci si riesce a stargli vicino. A dire il vero anche quando sono vivi non ci si riesce a stargli vicino. Gli uccelli, da morti, hanno gli occhi chiusi, i mammiferi non sempre. Un altro tipo di cadavere che non fa paura sono i pesci morti. Al supermercato, dove si possono ammirare cadaveri di ogni tipo, i cadaveri dei pesci sul bancone della pescheria possono essere dritti o incurvati e se sono incurvati vuoi dire che sono freschi e esser fresco, cioè essere un cadavere appena cadaverizzato è una caratteristica che da del valore alle cose in un supermercato. Oltre ai cadaveri di ex viventi, al supermercato, si possono trovare anche dei morti viventi di genere umano. I morti viventi umani del supermercato il più delle volte sono del genere maschile e sono sempre preceduti da grossi carrelli preceduti a loro volta dal genere femminile che cammina davanti a loro anche parecchi metri. Fra loro corre un rapporto di parentela, ma non si direbbe a vederli. Lo sai tu perché alcuni di questi sono dei tuoi amici. A pensarci il supermercato è un posto che svela i segreti delle coppie. 1 morti viventi umani di genere maschile del supermercato a vederli mi lasciano sempre molto impressionata perché mi sembrano dei morti viventi pieni di rassegnazione che vanno incontro alle casse come verso un destino ineluttabile. I pesci, non viene da pensare a queste cose se sono morti. (Silvia Marmiroli)


Esercizio di centuria: provate a scrivere un racconto breve, molto bello, di registro un po' alto, strano, che stupisce alla prima riga sul modello di Centuria di Manganelli Si percepiva che lo smarrimento della società moderna fosse già in atto; la base filosofico-culturale che tanto aveva fatto brillare l'Europa era in larga parte ignorata e l'umanesimo, inteso come centralità dell'uomo, stava per tramontare. Molti si domandavano cosa si potesse fare per porre rimedio alla situazione, per aiutare l'uomo a ritrovare il senso della propria esistenza, secondo l'idea consolidata che una volta compreso il senso della vita, l'uomo avrebbe vissuto in armonia con il mondo e con se stesso. I grandi quesiti sull'umanità dovevano avere risposta, questo era l'obiettivo da raggiungere. La sofferenza che da sempre affliggeva l'uomo doveva essere vinta. Così, come si faceva già in numerosi altri settori, si organizzarono dei corsi, propedeutici e non, per principianti e per avanzati. Pagando, si poteva accedere a contenuti esclusivi riservati ai soli partecipanti, realizzati appositamente per aiutare a gestire meglio alcuni aspetti della vita. Questi corsi aiutavano a gestire meglio la comunicazione con gli altri, in tutti gli ambienti e sul lavoro; indicavano come maneggiare gli alti e bassi della vita e come trovare le soluzioni ai problemi; insegnavano a comportarsi mantenendo alti livelli etici e a vivere in armonia con lo spirito, sviluppando azioni efficienti, in un sereno cammino verso la felicità. I corsi erano strutturati in una sorta di gerarchla; si partiva dai corsi base, più semplici, poi via via il livello di difficoltà e di impegno presupposto salivano. II corso al più alto livello gerarchico permetteva ai partecipanti di accedere alla "Verità Rivelata" e di rinascere come spirito immortale, reincarnato, in concomitanza con il momento della Rivelazione, nel corpo del partecipante. Questo corso si svolgeva su una grande nave chiamata "Ali Libere", in partenza da varie città europee; aveva una durata variabile, dai 7 ai 15 giorni, con prezzi a partire da 5.000 dollari. Sulla nave si svolgevano convegni, conferenze, lezioni e vi erano persone appositamente retribuite per ascoltare i partecipanti e instradarli nel loro cammino verso la Verità Rivelata. Le varie testimonianze raccolte hanno sottolineato la qualità di un'esperienza di quel tipo, dove tutti i partecipanti si incontravano in un ambito di condivisione e di scambio reciproco. Molti hanno mostrato entusiasmo anche per la cornice fisica di svolgimento del corso, ritenuta senza dubbio la più consona agli scopi perseguiti; altri ancora hanno dichiarato che una volta tornati a casa, la loro ottica di vita era cambiata e il loro spirito era intriso di positività, pronto per affrontare la vita terrena, con la consapevolezza che quella non era altro che una millesima parte della vita del loro spirito immortale.


Questi corsi ebbero molto successo e si diffusero dagli Stati Uniti all'Europa; per raggiungere anche coloro che erano impossibilitati a partecipare dal vivo, si idearono degli audio-corsi acquistabili on-line, completi di libro di testo e ed audio. I partecipanti, una volta superato il corso, ricevevano un attestato con sopra stampato il proprio nome in un carattere corsivo, per esempio "Verità Rivelata" a Mario Bianchi, data, luogo ecc. Un giorno un diplomato della nave incorse in un inconveniente. Il suo spirito immortale non era più in armonia con il corpo: lo spirito era diventato inquieto, si incolleriva facilmente, impedendo al corpo di gestirlo a proprio piacimento. Il partecipante cercò allora di dialogare con il suo spirito, non senza l'aiuto di altre persone competenti nell'ambito. Lo spirito si rifiutava di sottostare al volere del corpo e si sentiva strumentalizzato. Sosteneva la tesi che la storia della Verità Rivelata fosse una farsa: lo spirito era sempre esistito quindi non c'era niente da rivelare, e se anche ci fosse stato, gli uomini organizzatori di tali corsi non avevano certo il diritto di farlo; semmai solo gli spiriti avrebbero potuto. Si trattava di una sorta di sfruttamento ai danni degli spiriti, per mezzo del quale uomini astuti si erano arricchiti, rifiutando di riconoscere gli spiriti come veri e unici portatori della Verità. Dal canto loro, il proprietario del corpo e la schiera dei corsisti sostenevano che la reincarnazione dello spirito era avvenuta al momento della Rivelazione, atto causato e voluto dall'uomo, meta raggiunta attraverso un ricco e meticoloso percorso personale: la forza dell'uomo stava nel poter controllare lo spirito. Uno spirito senza un corpo non può fare nulla, mentre un corpo con uno spirito può vivere meglio. Lo spirito ribelle accusò l'associazione dispensatrice di corsi di ingiustificato arricchimento, ma non avendo un corpo che lo potesse condurre in tribunale il processo non potè mai avere luogo e l'intera vicenda fu così insabbiata, anche a causa della mancanza di prove sufficientemente soddisfacenti. (Lorena Palladini)

Mentre camminava verso il posto dell'appuntamento, l'uomo sapeva esattamente quello che lei gli avrebbe detto: era il loro ultimo incontro. Provò a indovinare il colore del suo vestito: pastello, un verde o un azzurro chiaro. Per lei quello era il giorno della liberazione. Tentò di comporre qualche frase che dissimulasse la sofferenza e poi provò a pronunciarla ad alta voce, lentamente, senza inflessione. Prese dalla tasca gli occhiali da sole, se li mise addosso e decise che li avrebbe tenuti, per darsi un piccolo aiuto. Di certo alle parole di lui, sul volto della donna si sarebbe formata ancora una volta una ruga, piccola e profondissima, al centro della fronte, appena al di sopra del taglio delle sopracciglia. Tutte le volte che lui la sfiorava appena con le


labbra, quella piccola piega della pelle, bianca ma a momenti lievemente verdastra, scompariva immediatamente. L'uomo sentì dentro l'amarezza per quel gesto che non avrebbe potuto fare mai più. Solo un incrocio li separava, lui con il sole in faccia e negli occhi quella ruga sulla fronte di lei. Le strisce pedonali erano molto più avanti e l'auto che veniva veloce non l'avrebbe scansato. (Daniela Masi)

Tempo rosicchiato Seduta sul mio sgabello, sento il getto tiepido della doccia. Mentre l'acqua scivola sui capelli pieni di shampoo, leggo il mio nuovo libro con le pagine impermeabili: le ho fatte plastificare in copisteria. Scorrendo sulla pagina, le gocce d'acqua deformano le lettere che sembrano animarsi per un momento: si allungano, si allargano, poi tornano nell'immobilità quando la goccia è scivolata via. C'è un vapore tiepido nella doccia, che mi tiene calda. Sto leggendo di un uomo che osserva, da lontano, una donna sconosciuta che cammina per la strada: "Poi la mantella lunga e leggera, che il vento agitò, mentre passava davanti al negozio /.../ si gonfiò con una leggerezza avvolgente, una tenerezza mesta, come di braccia che si aprano e accolgano chi è stanco". Come vorrei essere dentro quella mantella e sentire accolta la mia stanchezza. In certi momenti mi sembra di non farcela a star dietro all'incastro degli impegni, uno dopo l'altro, senza tregua. Intanto i miei piedi sono a mollo dentro una bacinella, sarà più facile così fare il pedicure, tra poco. Mi lavo i capelli, leggo, faccio il pediluvio: ecco il segreto, mi dico, riuscire a fare tante cose nello stesso tempo. Nella mia testa gira da un po' questa idea di una banca delle ore per me. Le ore risparmiate vanno in un fondo tutto mio. Se riesco a organizzarmi, risparmio tempo e ne ho di più per me. Solo per me, niente marito, niente figli. Ho solo pochi minuti al giorno per me, pochissimi. Li rosicchio qua e là e cerco di difenderli: mi chiudo in doccia e leggo e se mio figlio bussa a manetta per entrare, continuo a leggere e non rispondo. Anche se dopo mi sento in colpa. Adesso gli occhi sono pieni d'acqua e shampoo. Sbatto le palpebre e continuo a leggere. Peccato, le pagine plastificate non hanno il buon odore della carta. Guardo l'orologio subacqueo che ho al polso: ho ancora cinque minuti, poi fuori al volo a far la colazione per tutti. Voglio arrivare alla fine di questo capitolo. Resisto. Anche se mi sembra che gli occhi mi stiano cuocendo. Sento un bruciore tremendo. Tre ore dopo sono ancora al pronto soccorso. Ma quanto mi fanno aspettare per medicarmi gli occhi? Sono una deficiente, mi dico, dovevo pensarci


a questo inconveniente che mi fa perdere tutto il credito alla mia banca delle ore. Esco dall'ospedale e vado al lavoro. La ditta è lontana, corro nel traffico. Due sere dopo sono ancora sotto il getto della doccia, sempre seduta sullo sgabello, sempre col libro plastificato tra le mani, ma con gli occhiali da sub di mio marito addosso. CosÏ va meglio, mi dico. (Laura Furlotti)


Esercizio dei soprannomi: provate a scrivere un elenco di soprannomi di persone che conoscete, o delle quali avete sentito parlare, e a spiegare perché li chiamano con quel soprannome lì Lo chiamano Fumin perché suo papa l'hanno sempre chiamato così, perché fumava tante sigarette. Ora il papa è morto di cancro al polmone e al figlio non fa molto piacere essere chiamato così. Lui non fuma. Era stata ribattezzata Philadelphia, dalla nota marca di formaggi "Philadelphia tight", ma lei non era per niente leggera. L'hanno sempre chiamato Torakiki, per i più intimi anche Torà. Questo nome appartiene ad un gatto di un cartone animato giapponese, "Hello Spank", che ha spopolato circa vent'anni fa, particolarmente riconoscibile per i tratti squadrati del muso. Carlo, ho poi scoperto che lo chiamano sempre Lito. Lilo proviene da Carlito, a sua volta preso dal film "Carlito's way", che raccontava di uno spacciatore che uscito di prigione vuole rimanere pulito. Forse però mi mancano dei pezzi della storia. Lo chiamavano "Testa cèca", un po' perché la sua testa era di dimensioni più piccole rispetto a quelle degli altri e un po' perché dicevano che non era una cima. Mordini, l'hanno sempre chiamato così perché suo padre lavorava dall'omonimo ottico Mordini, in un'elegante bottega del centro. Di cognome fa Ferrari e ora non ci lavora più. Il soprannome Tex deriva dal fatto che lui camminava un po' con le gambe aperte, con quella camminata che hanno i motociclisti oppure quelli che vanno a cavallo. Lo chiamano tutti Ronzo. Ma proprio tutti. Anche lui quando si presenta, non dice "Piacere, Francesco". Dice "Piacere, io sono Ronzo". Neanche "Piacere, io sono Francesco Ronzoni". Anche la sua morosa lo chiama Ronzo, oppure Ronzoni quando è arrabbiata. Adesso la chiamano sempre Sporky, da "spurcassòuna", ossia sporcacciona. Da quando in vacanza è stata buttata in piscina in mutande e maglietta bianca, non riesce più a scrollarsi di dosso questo soprannome, che le sta rovinando un po' la reputazione. Per un certo periodo venne soprannominato Stallone Italiano, perché a Praga aveva fatto colpo su una tipa in un bar che continuava a ripetergli "Stalòne Italiano, 80 corone!!" Ho saputo che il soprannome "il Conte" deriva dal fatto che una volta, non mi ricordo dove e in quale occasione, lui non voleva far niente e non voleva aiutare a fare le cose che c'eran da fare, insomma si comportava da signorino da servire e riverire, allora gli altri si erano un po' scocciati di questo suo comportamento.


"Il principe" lo chiamavano così perché di cognome fa Borbone. Sul Fiorino aveva appiccicato una stampa plastificata dello stemma dei Borboni, con uno sfondo azzurro. Credo che il soprannome Frenga derivi da Francesca, ma non escluderei che l'origine sia da ricondurre a uno dei personaggi che interpretava Antonio Albanese a "Mai dire gol", programma televisivo umoristico degli anni '90; il personaggio si chiamava appunto Frengo, e andava via un po' gobbo. Luca Righi lo chiamano Gi, di Generico. Si può facilmente dedurre per quale motivo Marco Bolognesi lo chiamassero Flash. E non è un motivo attinente alla sfera sessuale. Avevano cominciato a chiamarlo Sceriffo, per il suo fare un po' da controllore del quartiere, sempre appostato lì al bar, poi lui ha cominciato a crederci davvero, di essere lo Sceriffo, e pian piano si è calato interamente nel personaggio: ha cominciato a portare un cappello da texano, un gilet di pelle con le frappe, sul camioncino bianco da lavoro aveva fatto aerografare la scritta Sceriffo sul cofano e come logo aveva messo un cappello texano e un lazzo. Sugli sportelli posteriori compariva la scritta: "La precedenza è come la gnocca: nel dubbio, è sempre meglio darla." Di mestiere faceva il custode a un deposito di biciclette. Il soprannome Nippon era dovuto al fatto che questa ragazza era sempre stata parecchio rotonda e i maschi alle medie l'avevano paragonata a un lottatore di sumo. La Mangiagrilli è stata una delle morose di Flash. Stavolta il soprannome attiene palesemente alla sfera sessuale. Kojak è un collega di mio fratello, lo non sapevo che fosse anche l'ispettore calvo di una serie tv poliziesca ambientata a Manhattan. Lui l'hanno chiamato così perché ha i capelli lunghi lino al sedere e mentre lavora in officina li raccoglie a cipolla sulla lesta, come le ballerine. Basta Bombe era un ragazzo molto cattolico, andava sempre a messa, aiutava in parrocchia, lira un po' particolare. Non andava con gli altri ragazzi in giro a far passare i pomeriggi, era più solitario degli altri ed era anche difficile parlare con l u i , perché non trattava argomenti facilmente abbordabili tipo il motorino truccato, il calcio, il videogioco ecc. ma tirava sempre fuori la guerra, le disuguaglianze tra gli uomini, in particolare tra gli occidentali e gli africani, e la politica, soprattutto quella internazionale. Spesso polemizzava sulla guerra in Vietnam e sulla guerra del Golfo, ce l'aveva con gli Stati Uniti. In quel periodo in cui tutti mettevano fuori dalla finestra la bandierina multicolore con su scritto PACE in bianco, lui aveva messo fuori un telo fatto a mano con la bomboletta, che diceva BASTA BOMBE. C'era anche il disegno stilizzato di una bomba e il suo telo era di dimensioni più grandi rispetto alle bandierine arcobaleno standard. Ora ha vinto una borsa di studio per un dottorato di ricerca a Boston: vive là da un anno e mezzo. (Lorena Palladini)


Preghiera finale

Cari Paolo ed Ugo, vi allego i testi che ho preparato per la eventuale pubblicazione sul quaderno della scuola media ecc., sono due che ho letto nelle sere di corso; allego anche tre testi che invece sono (e vorrei che restassero) "inediti". Ho detto la prima sera che non avevo intenzioni o ambizioni di scrittura, ed ero sincero; la partecipazione al corso per me era finalizzata soprattutto a capire di più e meglio ciò che leggo e trovare anche stimoli per letture diverse (cosa che è avvenuta in pieno). Ovvio che mi piaceva in astratto l'idea di scrivere altrimenti non mi sarei iscritto, e che mi piacerebbe scrivere, ma in una dimensione sicuramente meno impegnativa rispetto a quella letteraria. Adesso che siamo alla fine della scuola non la penso molto diversamente. All'inizio pensavo che scrivere fosse molto difficile; adesso penso che sia addirittura arduo. Ho sicuramente, grazie a voi, grazie anche a Daniele, e tramite il confronto coi miei compagni di classe, degli strumenti in più per pensarlo. Avete visto la difficoltà che ho nel leggere in pubblico i miei testi: timidezza, inibizione, timore di essere inadeguato e fuori posto. Ed eravamo, almeno dopo le prime sere, in una situazione favorevole, in un gruppo di persone che pian piano si è conosciuta, c'era anche, mi pare, tra noi "studenti", una discreta complicità. Adesso l'idea di vederne pubblicati un paio mi preoccupa. Uno che non so chi è, dov'è e cosa pensa, uno che, soprattutto, non ho scelto, legge una cosa che ho scritto, la giudica, probabilmente non gli piace, ma se anche gli piacesse è come mi facesse un'endoscopia a distanza. Cioè, mettiamo che io sono sotto la doccia, e mi metto a pensare che in quel momento a 18,5 km da casa mia, uno che se lo conoscessi mi starebbe pure sulle palle, legge qualcosa


di mio e lo trova non interessante, non signilĂŹcativo, e anche un po' ridicolo. Ăˆ come se l'acqua diventasse improvvisamente troppo calda o troppo fredda, un notevole fastidio, davvero, liceo, se adesso prendo questo lettore 1 e lo moltiplico per 5 o per 10, il fastidio diventa insopportabile. Immagino che uno scrittore di best seller non possa permettersi paranoie simili, altrimenti smetterebbe di lavarsi. O di scrivere. In questo momento spero che il "trentaduesimo" sul quale verranno pubblicali i nostri testi risulti troppo stretto e ci siano da fare dei tagli: io faccio con piacere un passo indietro e con questo chiudo la mia "preghiera di non pubblicazione". Ciao, Isarco



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