DALLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ALLE MOTO MODERNE PASSANDO DAL MOTORE A SCOPPIO

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Quando si è trattato di scegliere questo approfondimento da portare all’esame, non ho avuto dubbi.

Negli ultimi anni le moto sono diventate la mia passione.

Con mio papà mi soffermo spesso ad osservare quelle che vediamo parcheggiate per strada ed a individuarne le caratteristiche.

Mi piace anche, quando le vedo sfrecciare, cercare di capire di quale marca e modello si tratta. E’ inutile dire che il mio sogno è possederne e guidarne almeno una.

Per ora comincerò col fare il patentino dello scooter che già guido nel cortile di casa o in parcheggi non affollati con la supervisione dei miei genitori.

Anche la scelta della scuola per il prossimo anno è stata indirizzata da questa mia passione.

Avendo scritto questo approfondimento durante il periodo di lockdown, ho utilizzato il criterio della ricerca, ma sul funzionamento del motore a scoppio, ne ho parlato con il papà che, come me, ama i motori.


Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’Europa e l’intero mondo occidentale vissero un’epoca di intense trasformazioni, che diedero origine a un nuovo sviluppo dell’economia e mutarono profondamente i rapporti sociali e la vita quotidiana delle persone. La scienza e la tecnica divennero i nuovi idoli e si diffuse una gran fiducia nei confronti di queste discipline che contribuirono a diffondere un maggiore benessere, aprendo definitivamente la strada alla modernità. Questa assoluta fiducia prese il nome di positivismo. Grazie al progresso scientifico e tecnologico nel mondo occidentale, l’industrializzazione conobbe una nuova fase di crescita che prese il nome di SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.


Con il decollo della seconda rivoluzione industriale, che avvenne intorno al 1870, ma già anche nel 1850, ci fu un crescendo di straordinarie scoperte. • La luce elettrica fece la sua comparsa grazie all’americano Edison che costruì la prima lampadina. • Il telefono fu sperimentato per la prima volta da Antonio Meucci nel 1871. • I fratelli Lumiere costruirono il primo apparecchio cinematografico. • Nella seconda metà del 1800 si producono i primi motori a scoppio: • In questo contesto fanno la comparsa le prime macchine e le prime motociclette:


Nel 1854 il religioso Eugenio Barsanti e Felice Matteucci (fisico) brevettarono e costruirono il primo motore a combustione interna che abbia mai funzionato. Le prime esperienze furono eseguite con un cilindro in ghisa munito di stantuffo e di valvole che permise di studiare gli effetti del miscuglio detonante d’ossigeno e idrogeno, aria e idrogeno, aria e gas luce. L'accensione della miscela avveniva con una scintilla elettrica. Da tali esperimenti dedussero che la forza prodotta dalla rapida combustione dava una forte spinta allo stantuffo. Notarono inoltre che quando lo stantuffo arrivava a "fine corsa" ritornava poi spontaneamente e velocemente indietro. Si trattava di un motore verticale a stantuffo libero: lo scoppio, all’interno della camera di combustione, avveniva attraverso una miscela d’aria e gas illuminante; ciò, proiettava il pistone in aria e per effetto, della depressione che si generava all’interno del cilindro, lo stantuffo ridiscendeva con un movimento controllato da uno speciale dispositivo a dentiera. Attraverso questi procedimenti, si compiva la così detta corsa motrice.

Eugenio Bersanti

Felice Matteucci


Il progetto non ottenne il successo commerciale che avrebbe meritato, ma queste idee furono riprese pochi anni dopo dal lavoro del tedesco Nikolaus August Otto, il cui motore si affermò universalmente, tanto che ancora oggi i motori a combustione interna ad accensione programmata, ossia tramite una candela, sono detti seguire il ciclo Otto. In altre parole, gli attuali motori a quattro o due tempi, utilizzati nelle macchine a benzina o nelle motociclette, funzionano sostanzialmente seguendo lo schema di funzionamento descritto dallo scienziato tedesco attorno al 1870.



Il pistone scende nel cilindro e, scendendo, aspira, come una normale pompa aspirante, la miscela nebulizzata, ossia ridotta in una nebbia formata da minutissime goccioline di benzina sospese nell’aria. L’entrata avviene attraverso l’apposita valvola, detta di aspirazione, che si apre comandata dal motore stesso.

Giunto in fondo al cilindro, il pistone viene spinto verso l’alto dalla manovella a cui è congiunto. In questa fase entrambe le valvole sono chiuse ermeticamente. Il pistone perciò, salendo, comprime la miscela in un volume 7-8 volte minore del volume precedente.


Quando il pistone è giunto quasi all’estremità della sua corsa, la candela fa scoccare una scintilla elettrica fra due puntine metalliche. La miscela brucia con rapidità e si trasforma in gas; l’altissima temperatura sviluppata fa istantaneamente espandere i gas, i quali premono contro le pareti della camera di scoppio. L’unica parete che si muove è quella del pistone che viene spinto in basso e per mezzo della biella fa ruotare l’albero a gomito e questo gli organi della trasmissione.

L’albero a gomito, sospinto dal volano, spinge nuovamente il pistone verso l’alto e contemporaneamente la valvola di scarico si apre. Lo stantuffo in tal modo può spingere via i gas bruciati. Giunto all’estremo superiore, la valvola di scarico si chiude; nel contempo quella di aspirazione si apre e comincia il nuovo ciclo.



Per molti secoli il trasporto su strada era stato assicurato dai carri e dalle carrozze trainate dai cavalli. Solo verso il 1830, con la comparsa dei primi motori a vapore, nasce l'idea di costruire un’ automobile, un veicolo capace di muoversi con mezzi propri. In pratica il nuovo motore, già sperimentato con successo sulle locomotive ferroviarie, veniva montato su una carrozza dove metteva in movimento le ruote anteriori o posteriori. Ma questo motore provocava troppi problemi, per metterlo in moto bisognava accendere il carbone nel focolare e aspettare che l'acqua bollisse nella caldaia; poi bisognava regolare l'afflusso del vapore nel cilindro e manovrare un veicolo molto pesante.

Il primo motore funzionante a "benzina" fu brevettato dal tedesco Daimler nel 1885. A differenza dei motori precedenti, utilizzava un carburante "liquido" e quindi aveva un nuovo congegno: il carburatore. Daimler, piÚ che alle automobili, era interessato ai motori: li installò sui tram, sui battelli e anche sui primi dirigibili. Naturalmente sapeva benissimo che il suo motore poteva muovere un veicolo stradale; tuttavia lo considerava come un "accessorio" che chiunque poteva acquistare e montare sulla carrozza di famiglia, per fare a meno dei cavalli.


Egli stesso dimostrò questa possibilità nel 1887, adattando un motore sotto il sedile della propria carrozza. Il padre dell'automobile può essere considerato il tedesco Benz. Fabbricante di motori a gas, aveva come obiettivo principale quello di costruire un veicolo vero, a propulsione autonoma. Ai primi del novecento esistevano già in Europa molte case automobilistiche, che producevano artigianalmente il nuovo "giocattolo di lusso" riservato ai ricchi gentiluomini: la Fiat (dal 1899), la Bugatti (dal 1901), la Lancia (dal 1906), l'Alfa (dal 1910), per restare alle marche italiane.



Nel pieno del miracolo economico italiano la Fiat 500, in un sol colpo, contribuì alla motorizzazione di massa in Italia e, di fatto, aprì il filone delle citycar. Declinandosi in vari modi, rimase in produzione dal 1957 al 1975 e conquistò le simpatie di quasi 3,9 milioni di automobilisti in tutta Europa, accompagnandoli nei primi passi della guida. Per la sua storia e per l'influenza che ha saputo trasmettere nella cultura, nel design e nello stile italiano, il Cinquino non appartiene solo al mondo delle quattro ruote. La Fiat 500 può essere considerata un oggetto simbolo della storia industriale del XX secolo. Non a caso è entrata a far parte della collezione permanente del MoMa di New York (museo di arte moderna).



Il primo prototipo di motocicletta, denominata più comunemente moto o scooter, nasce nel 1869. L’ingegnere meccanico Louis-Guillame Perreaux depositò in Francia, il 16 marzo 1869, il brevetto del suo veicolo a due ruote funzionante a vapore che chiamò Vélocipede o Grande Vitesse.


Si ritiene comunque che sia Gottlieb Daimler l’inventore di una vera e propria motocicletta, in quanto fu il primo a tentare una produzione industriale. La motocicletta di Daimler (inventore del motore a scoppio) fu costruita nel 1885. Il nuovo mezzo a due ruote è interamente in legno, ruote comprese, è alimentato da un motore a benzina e può raggiungere una velocità di 12 chilometri orari. Il primo a saltare il sella, si fa per dire visto che la sella era di cuoio e senza sospensioni, fu il figlio Paul.


In Inghilterra, qualche anno dopo, nel 1896 un tale Holden inventò una bicicletta a motore; questa però possedeva un motore a quattro tempi e il freno sulla ruota anteriore. La motocicletta di Holden fu la prima quattro cilindri nella storia della moto.


Nel 1901 poi i fratelli Werner costruirono una bicicletta con motore centrale e trasmissione sulla ruota posteriore. A questo prototipo fu dato per la prima volta il nome di ‘motocicletta’. Dai primi anni del XX secolo nacquero in Italia e in Europa le prime aziende artigianali dedite alla costruzione di questi “innovativi” mezzi di trasporto; in Italia vanno ricordate la Gilera nata nel 1909, la Della Ferrara nata nel 1913 e la Guzzi nata nel 1921.



Dal 1946, anno in cui fece la sua comparsa ad oggi, il mito non ha mai conosciuto un momento di flessione: da simbolo di rinascita e libertà a icona del cinema, passando per la musica e l’arte. Una storia tutta italiana che ha fatto il giro del mondo. Un successo senza precedenti, una marcia trionfale che appare inarrestabile: la Vespa non conosce confini tanto che l'aggettivo intramontabile, spesso usato a sproposito, sembra essere stato coniato proprio per una delle icone del made in Italy nel mondo.


Le origini del mito si perdono nella storia tanto che ci sono leggende anche sul nome: la versione più famosa vuole che il termine Vespa sia stato coniato da Enrico Piaggio che vedendola esclamò "sembra una vespa!" per via delle forme e del suono particolare del motore. Un simbolo di libertà, l'immagine di un'Italia che rinasce: questo ha rappresentato la Vespa per milioni di compatrioti che, tutt'oggi, continua a conquistare fan più o meno giovani. Entrata nell'immaginario collettivo, la due ruote più famosa del mondo ha conquistato una fetta di pubblico così vasta e variegata che è difficile analizzare quali siano le reali ragioni del suo straordinario successo che non si riflette solo nel cinema, ma anche nella musica e nell'arte in generale.


https://youtu.be/AhmfFTocbtg



Tra i modelli piÚ adatti ai viaggi su strada per la comoda posizione di guida troviamo le moto Gran turismo, modelli imponenti, generalmente con motori di grossa cilindrata e accessoriati con tutto ciò che può rendere piÚ piacevole un viaggio in ogni condizione di tempo, anche con bagagli grazie alla presenza di motovaligie. Dotate di protezioni aerodinamiche estese con funzione di riparo dagli eventi atmosferici avversi e spesso di accessori specifici per l'uso anche invernale.


Tra le moto Gran turismo troviamo le Naked, con il significato di modello "nudo", si intende privo quasi completamente di protezioni aerodinamiche. Punta anche molto sui risparmi economici e di peso, privilegiando l'agilitĂ e la semplicitĂ d'uso.


Tra le moto da strada troviamo anche i modelli da Corsa, con prestazioni piĂš esasperate che riprendono le linee e le soluzioni tecniche dalle moto da competizione come la Superbike e il Motomondiale. PressochĂŠ sempre dotate di ampie carenature, improntate in questo caso alla ricerca del raggiungimento di velocitĂ elevate.


Questi modelli prendono ispirazione da quelli delle gare di motocross, con soluzioni tecniche che permettono l'uso su percorsi sterrati, a velocitĂ abbastanza sostenute e in presenza di salti o avvallamenti.


Tra le moto da Cross, troviamo le Tuttoterreno, sono motociclette che possono percorrere tutti i tipi di terreno, che riprendono lo stile delle motociclette da cross, ma con soluzioni piĂš economiche e piĂš adatte per l'utilizzo quotidiano.


Le moto Trial fanno parte dei modelli da cross, per i quali esistono anche competizioni apposite, che non necessitano di velocità elevate ma le cui caratteristiche di leggerezza e agilità consentono di superare quasi ogni tipo di ostacolo. La caratteristica principale è che sono prive della sella.


Con questo termine si indicano tutte le moto personalizzabili in base alle esigenze ed alle richieste del proprietario.


Tra le moto di nicchia troviamo: • Scrambler, tra i primi tentativi per avere una motocicletta multiuso, utilizzabile su percorsi stradali e nel fuoristrada non impegnativo. • Dakar e altri sinonimi richiamanti l'idea del deserto, nate dall'esperienza maturata nelle competizioni africane di Rally Dakar, con caratteristiche spesso in comune con i modelli da enduro. • Motard, modelli le cui competizioni sono denominate di Supermotard e in cui le caratteristiche tecniche devono trovare il giusto compromesso per il contemporaneo utilizzo su percorsi stradali e da motocross.

Scrambler

Dakar Motard



Marc Màrquez Alentà naciò el 17 de febrero del 1993 en Cervera, España. A la edad de cuatros años empezò a andar en moto empezando por los minimoto y el motocros, y luego pasando a las carreras de carratera. Marc es un piloto de motociclismo español, y ha sido campeòn del mundo de la clase 125, moto2 y motoGP por seis años consecutivos. Es uno de los pilotos màs exitosos en la historia del motociclismo. Comenzò a montar motocicletas a la edad de seis años en carreras de atletismo. En 2004 quedò segundo en el Campeonato de Cataluña. En 2007 participò en algunas pruebas del Campeonato de España de Velocidad en el equipo Monlau encabezando por el ex campeòn mundial Emilio Alzamora, equipado con un KTM quedando octavo en la classificaciòn al final de la temporada.


Casey Stoner began his career as a child in Dirt and Short Track in Australia, winning 41 titles with 2 and 4-stroke motorcycles, in the 50 and 125. In 2000 he landed in Europe competing in the challenge Aprilia 125 Spanish. The following year Soner participated in the English Championship, with a 2nd place finish and 7 wins, and in the Spanish Championship, where he collected 3 wins and 2nd place in the final classification. Also in 2001 Stoner debuted in the Motogp World Championship, playing two races in the 125 class, having earned the wild cards, placing respectively 17th in England, and 12th in Australia, with a 29th place finish with 4 points. He was awarded the first contract with Luci Cecchinello. In 2002 Casey participated in his first world championship with Aprilia in the 250 class, with teammate David.



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