Cuore Biancorosso n° 05

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biancorosso C

ssmaceratese.it

uore

N° 5 - Novembre 2015

Cristiana Piangiarelli I MIEI RAGAZZI

Francesco

FORTE IL PORTIERE BATTICUORE Il giorno di Naccarella

PISTACOPPO

il nome della nostra mascotte

MOMENTI DI GLORIA 14 ottobre Maceratese Savona 2-1 • 18 ottobre Maceratese Teramo 3-2 • 25 ottobre Siena Maceratese 0-1

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l’editoriale

SOGNAVO DI ESSERE UN CALCIATORE…

A

di

Umberto MASSEI

ppassionato da sempre, sono entrato da poco a far parte della Maceratese anche se avrei desiderato poterlo fare in altri tempi ed in altro ruolo, diciamo che il sogno si è avverato più tardi del previsto ed in altra maniera. Da qualche settimana sono nel direttivo della S.S. Maceratese, già indosso la “divisa” biancorossa, e per dirla tutta mi sarebbe alquanto piaciuto poter indossare anche la “maglia” biancorossa in gioventù. Il mio sogno era di giocare all’Helvia Recina con Pagliari e Morbiducci, la volontà era tanta, ma i piedi non erano buoni altrettanto ed il sogno è rimasto sogno. Tuttavia ho provato l’emozione di giocare all’Helvia Recina, con la maglia delle giovanili della mia città d’origine, salire dagli spogliatoi ed entrare in campo e.. pronti via: subito a correre in avanti all’attacco e ripiego in difesa, recupero palla e contropiede (adesso si dice ripartenza) con rilancio lungolinea dove s’invola l’ala destra, da fondo campo lascia partire un cross teso a rientrare, tiro forte sul primo palo, niente, fuori di un soffio. Ma ogni stagione ha i suoi frutti e bisogna apprezzare e cogliere quelli che il momento ti offre: la convocazione dei biancorossi è arrivata oggi per giocare la partita nel direttivo dove farò del mio meglio, ora come allora se la partita l’avessi giocata in campo. La domenica, allo stadio, quando sento lo speaker dell’Helvia Recina chiamare “Massei” (che non sono io ma il bravo giocatore ex Ascoli), provo un’emozione quasi fossi io a scendere in campo. E così il sogno riaffiora e batte più forte il cuore biancorosso.

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Miserie & Nobiltà di

Andrea Verdolini

IL CALCIO: «’A LIVELLA DELLA VITA» N

on vi so dire se ad Ascoli, lungo uno di quei piloni autostradali che deturpano l’ambiente, esiste ancora una storica scritta. Tanti anni fa un anonimo tifoso vergò con lo spray una supplica in stretto vernacolo piceno: “Custantì tu ca je la voce nostra fa casì”. Nonostante abbia frequentato per anni quelle latitudini (al seguito dell’Ascoli Calcio 1898) non sono riuscito ad avere dimestichezza con quel dialetto così lontano dal nostro e fortemente imparentato con l’abruzzeseborbonico. Tuttavia era un accorato appello al grande Costantino Rozzi, allora “tribuno” del pallone di provincia al “Processo del lunedì” dominato dai dirigenti e dai giornalisti “metropolitani”. Cito un altro aneddoto per illustrare il personaggio ed il suo rapporto con i tifosi: una sera, ospite di una trasmissione radiofonica, assiste all’intervento telefonico in diretta di un ascoltatore. Riconoscendolo, rigorosamente a microfoni aperti, gli urla: “Ma tu si quille che venne li cocommeri apresse lu stadie? Tieneme da parte uno che mo’passe” (mi scuso con la traduzione sicuramente imperfetta). Ebbene, erano le ore 20 di una serata di fine Aprile e chi si trovò a passare da quelle parti notò, stupito, che il Cav. Rozzi, presidente di una squadra di Serie A, pluridecorato imprenditore conosciuto in mezzo mondo, era preso da una discussione calcistica con il rivenditore di angurie nei pressi del suo Ape Piaggio avente per argomento la posizione in campo di Dirceu (celeberrimo trequartista carioca giudicato ai Mondiali del ‘78 come terzo miglior giocatore in assoluto dietro Kempes e Krol e ad Ascoli nell’85). Ultimo episodio a cui ho assistito di persona: ritorno da una

trasferta a Roma rovinosamente persa dall’Ascoli sul campo della Lodigiani allo Stadio Flaminio. Figurarsi la blasonatissima squadra bianconera battuta dai carneadi capitolini... Troppo per i tifosi, che pensarono bene di prendere a sassate un guardialinee (con inevitabile squalifica del campo ed un match giocato anche a Macerata, in campo neutro, con la Turris in C1). Viaggiavo insieme al Presidente Roberto Benigni e, al primo bar lungo la Salaria, un imprudente accompagnatore di cui non faccio il nome chiese con forza di fermarsi per un ristoro. Niente di male, direste voi se non fosse per il fatto che c’erano alme-

Rodolfo Tambroni

Gianni Agnelli

Costantino Rozzi

no cento supporters del Picchio il cui animo, ça va sans dire, non era molto ben disposto. Benigni, a quei tempi, era un galantuomo e non rifiutò la sosta, ben sapendo a cosa andava incontro. Con pazienza “orientale” si sottopose per un’oretta ad una sorta di “Processo” improvvisato che fu una specie di seduta psicologica collettiva da cui uscì anzi risollevato e ferocemente determinato (per la cronaca, era il ‘97/98 e la squadra si salvò senza passare per i playout). Tutto per dirvi che una delle “nobiltà” del calcio è proprio questa: la sua straordinaria capacità di unire persone di estrazione sociale completamente diversa. Visto poi che il “pallone” è la materia più opinabile che esista, non è detto che l’opinione del venditore di cocomeri sulla strategia da adottare per migliorare il rendimento di Dirceu non sia stata trasmessa da Rozzi al suo allenatore del tempo (nientepopòdimeno che Vujadin Boskov, il “Santone” che portò allo scudetto la Sampdoria). Voi penserete che certe cose ad Ascoli sono inevitabili mentre in piazze “normali” molto più rare. Forse è così eppure, nelle pieghe nascoste della memoria, mi sovviene che anche il Senator Tambroni non disdegnasse di intrattenersi con i suoi tifosi nella buona ma anche nella cattiva sorte. Chissà, magari anche l’Avvocato, quello vero per intenderci, si sarà trovato a discutere di Platini, o più semplicemente di Cuccureddu o Longobucco, con qualche suo operaio-sindacalista di Mirafiori con il quale poche ore prima si era scontrato sul contratto di lavoro. E ci piace pensare che insieme all’accordo sul tavolo delle “rivendicazioni” si sia trovato anche un compromesso sull’annosa questione della posizione in campo di Cuccureddu. Terzino o centrocampista? 5


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IL PORTIERE

FRANCESCO FORTE

Non è grande chi non cade mai ma chi si rialza più FORTE di prima 6


primo piano

Giovanissimo ma con quasi 180 partite nei professionisti, Francesco Forte, è il portierone della Rata e si riconferma ogni volta un ragazzo dalle grandi potenzialità.

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di Alessandro Savi

i accoglie con calore nel suo appartamento maceratese chiedendoci scusa per il disordine anche se, in realtà, la casa è pulita e ordinata come mai ti aspetteresti da un ragazzo di appena ventiquattro anni. E’ umile e determinato Francesco Forte che inizia subito con un battuta: “Facciamo tutti del nostro meglio e l’allenatore non ci molla un minuto”. Francesco, non è facile superare questa difesa ma se gli avversari ci riescono arrivi tu…

Penso che abbiamo una delle difese più forti del campionato. I centrali Faisca e Fissore hanno alle spalle carriere importantissime in categorie superiori e, grazie a loro, è più facile gestire i momenti difficili. Io faccio del mio meglio ma con loro è tutto più facile. Come ti trovi a Macerata? Come a casa mia. Ho girato mezza Italia ma qui ho trovato una seconda famiglia. I compagni di squadra sono eccezionali: appena arrivato mi hanno 7


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subito fatto sentire come uno di loro. E sentirsi parte di un tutto ti aiuta a giocare meglio. Molti dei tuoi compagni di squadra sono più grandi di te. Siete amici anche fuori dal campo? Ho legato con tutti. E’ normale che i compagni che hanno una famiglia o dei figli siano proiettati a gestire il tempo libero con i loro cari ma, spesso, ci capita di stare a cena tutti insieme e sistematicamente, dopo ogni allenamento, ci fermiamo a parlare. Sono bei momenti, ti fanno crescere calcisticamente ed umanamente. Il rapporto con il Mister? E’ una gran persona. Lo conoscevo solo di fama. Quando mi ha chiamato sono rimasto colpito dalle sue parole ed ho accettato perché ho capito che, con lui, potevo fare un anno da protagonista ed era quello di cui avevo bisogno per lanciarmi definitivamente nel mondo del calcio. E’ un allenatore esigente, chiede sempre qualcosa in più alla squadra. Poi ha uno spirito battagliero e questo mi piace molto. Ci incita sempre a non mollare: anche sul 3-0 ci chiede di sfondare l’avversario. Mai fermarsi! La qualità che fa la differenza per un portiere? La concentrazione è la risorsa principale. Ti possono capitare partite in cui sei totalmente disimpegnato e sono proprio quelle le situazioni in cui devi essere sempre attento: un tiro improvviso, una uscita, una presa debbono trovarti sempre al massimo della concentrazione. Guai a distrarsi o deconcentrarsi, devi essere sempre attento per tutti i 90 minuti: un tuo errore può costare carissimo a tutta la squadra. C’è un portiere in cui ti rivedi? Confesso: sono in8

terista (lo dice ridendo). Francesco Toldo è un mito, ho la stanza invasa dalle sue foto. Tra i portieri di oggi ammiro Handonovic e Marchetti. Trovo i loro filmati in rete e cerco di capire le loro tattiche. La tua filosofia di vita. Mi ripeto sempre: avanti per la mia strada sempre e comunque. Ci sono dei momenti in cui le cose non vanno bene ma la luce in fondo al tunnel c’è sempre, basta guardarla e andare avanti. Se non molli, la raggiungi. E’ solo questione di determinazione. E di tempo. C’è stato un momento nella tua carriera in cui hai avuto bisogno di uscire da quel tunnel? Si, più di uno. In particolare, ricordo un derby tra Vigor Lamezia e Sambiase, praticamente due comuni attaccati, un carico di tensione incredibile. Lo stadio era gremito, la città era in fibrillazione. Ricordo che venni espulso dopo appena un minuto per aver preso la palla con le mani fuori dall’area di rigore. Mi crollò il mondo addosso e venni criticato duramente tanto da esser messo fuori dai titolari. Ho trovato la forza di rialzarmi e riprendermi il posto. Una lezione di vita dalla quale sono uscito vincitore e che mi ha reso più forte. Cosa fai quando non giochi? Leggi Dostoevskij come Carotti? No, lui è davvero un intellettuale (sorride). Io leggo soprattutto i giornali sportivi e quando non mi alleno non esco molto, anche se dovrei farlo più spesso. Macerata mi piace, soprattutto il centro storico lo trovo incantevole.

Chi è Francesco Forte È nato a Cosenza il 12 ottobre 1991. Cresciuto nelle fila della Vigor Lamezia, è stato acquistato dal Carpi che, attraverso una serie di prestiti, gli ha permesso di fare esperienza in società come Gavorrano e Aversa Normanna. Lo scorso agosto la società emiliana, neopromossa in serie A, lo ha ceduto, a titolo definitivo, alla SS Maceratese.


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Cristiana Piangiarelli Ragazzi

LaVI fisioterapista TENGO della Maceratese D’OCCHIO

CRISTIANA PIANGIARELLI

RAGAZZI, VI TENGO D’OCCHIO Li chiama una volta al giorno dopo una semplice contusione per sapere come stanno perché la loro forma muscolare è nelle sue mani. Ma Cristiana è un punto di riferimento anche per i giocatori che stanno bene e che hanno bisogno di sentirselo dire. Incontro con una persona speciale che aiuta la squadra a vincere, non solo la partita. di Nazzarena Luchetti

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on ha i riflettori puntati addosso ma fa un lavoro fondamentale prima, durante e dopo la partita. Sta in panchina e le basta uno sguardo per capire se un ragazzo è affaticato o si sta ripresentando quel problema che gli ha fatto saltare qualche seduta di allenamento. Cristiana Piangiarelli conosce bene tutti i ragazzi, è presente a ogni seduta di allenamento coordinandosi con il massaggiatore. Soprattutto è consapevole di quanto sia importante un intervento tempestivo durante un match. Gli ultimi dati nazionali hanno registrato un aumento degli infortuni sportivi. Sforzi continui, gare ravvicinate, ricerca della prestazione perfetta, 10

stress che si accumula prima di ogni principale gara, sono infatti le maggiori cause dell’aumento degli infortuni muscolari degli sportivi. E spesso le società tendono a sottovalutare il parere del medico accorciando i tempi di recupero di chi si infortuna. Cristiana, perchè è importante rispettare i tempi di recupero dopo un infortunio? Il fisico ha bisogno di seguire un tempo di riposo biologico per recuperare appieno la sensibilità. Per gli strappi muscolari o i piccoli stiramenti è fondamentale rispettare questo


l’intervista

tempo per non incorrere in situazioni recidive. Tempo biologico che purtroppo è sempre meno compatibile con le logiche calcistiche. Per fare un esempio, per uno stiramento occorrono almeno tre settimane di recupero. Per uno strappo muscolare ci vuole almeno un mese e mezzo. La partita con il Savona che i nostri ragazzi hanno giocato sotto la pioggia, avrebbe necessitato di un tempo di recupero maggiore quanto invece la gara successiva era fissata dopo appena 4 giorni. E’ stato bravo il Mister che, in quei giorni di mezzo, ha lasciato dei tempi di recupero maggiori tra le sedute di allenamento, tra l’altro eseguite in piscina permettendo così un minor affaticamento. Cosa deve fare un bravo fisioterapista sportivo? Innanzitutto deve acquisire la massima informazione sui giocatori e poi fare periodicamente il punto della situazione. Nei casi di infortunio deve verificare l’andamento della terapia e, se è necessario, modificarlo. Poi deve essere in grado di praticare qualsiasi tipo di massaggio: decontratturante, a seguito di una contrattura muscolare che può verificarsi dopo un gioco intenso o dopo un allenamento pesante, defaticante, eseguito soprattutto a fine allenamento per sciogliere le tensioni, tonificante, fatto all’inizio dell’allenamento o prima della partita anche per risvegliare maggiormente la muscolatura. Comunque un buon massaggio prima di una gara serve per ottimizzare la prestazione sportiva. 11


biancorosso

Chi è Cristiana Piangiarelli 44 anni, è nata a Bombay, in India. E’ fisioterapista professionista, lavora nel reparto di riabilitazione dell’ospedale di Treia. Da quattro anni è la fisioterapista ufficiale della Maceratese. Sposata, con due figli di 18 e 13 anni, vive a Macerata.

Quali sono le terapie da preferire per accorciare i tempi del recupero? Ci sono molte terapie, una delle ultime è la tecar che sfrutta i campi magnetici e agisce in profondità non solo a livello muscolare ma addirittura arriva a interagire con l’ossatura. Il consiglio sempre valido rimane comunque quello di ghiaccio e riposo. Qual’è il lato più piacevole di questo lavoro? Ce ne sono molti. Le racconto l’emozione più recente. Pochi giorni fa, dopo la partita con il Teramo, ho ricevuto la telefonata di Giuffrida: “Voglio ringraziarti – mi dice - per tutto quello che hai fatto, non solo professionalmente ma per la vicinanza emotiva che hai avuto nei miei confronti in un momento molto difficile per me.” Come saprà, Giovanni ha avuto un problema che sembrava niente, ma in realtà si è

dimostrato più grave di quel che si credeva. Nonostante non abbia seguito personalmente il suo recupero fisico, gli sono sempre stata vicina emotivamente, incoraggiandolo quando pensava di non farcela (si interrompe emozionata). L’approccio emotivo è importante quanto quello terapico? La professionalità è sempre importante ma è l’umanità che fa la differenza. Voi in campo vedete solo dei bravi calciatori, ma sono dei ragazzi come tanti che vanno supportati, capiti, rassicurati. A volte lamentano dei dolori che sono psicosomatici, altre vogliono solo delle rassicurazioni, delle tenerezze. Oppure hanno un semplice mal di testa e gli serve qualcuno che gli porti un’aspirina. Come si sta nella Maceratese professionista? Benissimo, c’è molto entusiasmo e dipende molto dal gruppo che abbiamo creato: i giocatori, lo staff tecnico, quello medico, il manager e poi la nostra Presidente, grande persona e grandissima amica. Quest’anno c’è la sensazione di far parte di una grande squadra, di una realtà che fa quasi paura a pensarla figurati a viverla. E soprattutto abbiamo lui, Cristian, il top degli allenatori, un professionista a 360 gradi, che rispetta il lavoro di tutti. Per quanto riguarda i recuperi tiene in massima considerazione il parere del preparatore atletico Pescosolido, del medico e prima di reinserire un giocatore nella squadra, ascolta sempre il mio parere. Adoro Cristian Bucchi. Questo, però, non lo scrivere! Cristiana Piangiarelli indossa abiti di Bulli & Pupe store, Macerata.

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Marco Nacciarriti, classe 1971, è nato e vive a Rosora, in provincia di Ancona. Ragioniere tributarista, è sposato con Chiara ed è padre di Filippo e Leonardo.

MARCO NACCIARRITI

Saper sognare restando con i piedi per terra “Il passo secondo la gamba e scegliere con parsimonia”. Si riassume così il pensiero di Marco Nacciarriti, anconetano di nascita, maceratese nel cuore. Dallo scorso giugno è Ceo della Maceratese con l’obiettivo di vincere la sfida di restare in Lega Pro contando sulla forza del gruppo. 14


l’intervista titolo rubrica

di Nazzarena Luchetti

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el suo ricco portfolio ci sono numerose consulenze tributarie con studi commerciali a Castelplanio, Jesi, Milano, Roma. Vanta presenze in vari consigli di amministrazione di Enti e Istituti Bancari. Fa parte dell’Ascomfidi dove riveste un ruolo importante nel favorire l’accesso al credito per le piccole e medie imprese. A qualche mese dal suo mandato come amministratore delegato della S.S Maceratese, Marco Nacciarriti non si esalta nonostante il secondo posto in classifica della squadra e continua a prendere decisioni puntando sulla sobrietà. “E’ una sfida impegnativa ma stiamo riscuotendo l’interesse anche di quelli più scettici”, rivela. Come spiega questa passione biancorossa? Sinceramente è una passione che ritorna. Sono già stato amministratore delegato della Maceratese durante la presidenza dell’imprenditore ascolano Gaetano Malavolta. Anche allora il direttore sportivo era Giulio Spadoni che ha voluto riavermi a fianco in questa nuova avventura. Mi ha presentato la presidente Tardella e, insieme, abbiamo dato un nuovo assetto alla società. E’ così complicato gestire una società del calcio professionistico? E’ un peso non indifferente avere sulle spalle una società che deve comportarsi seguendo tutte le regole stabilite dalla Lega e anche quelle del nostro ordinamento tributario. Spero, però, che sia un peso da portare il più a lungo possibile.

Il momento più bello di questi primi mesi? Ce ne sono stati tanti ma uno in particolare: quando, insieme alla Presidente, abbiamo scelto Mister Bucchi. La proposta arrivò da Giulio Spadoni, poi, dopo un lungo colloquio, abbiamo capito che era la persona adatta a noi. O meglio, la Presidente l’ha capito. Poi tutti ci siamo accodati. Scelta lungimirante? Precursore dei tempi, direi. Si aspettava un inizio campionato del genere? Pensavamo di poter far bene altrimenti non avremmo cambiato tutta la squadra. Siamo ai vertici della classifica: abbiamo un po’ le vertigini, ma sicuramente dobbiamo stare con i piedi per terra e continuare a lavorare bene. Il nostro obiettivo è e rimane la salvezza. Perché non sognare qualcosa in più? Prenda il Carpi per esempio… Se dovessimo essere ispirati da una squadra sicuramente il Carpi è il modello da prendere come riferimento. Con un bilancio e un investimento ridotto ai minimi termini rispetto alle grandi squadre, sta facendo invece quello che le grandi spesso non riescono a fare in campionato, ovvero essere ai vertici. Budget ridotti ma compensati da un’organizzazione societaria esemplare.

Che però non si fa scrupoli nel tagliare il marchigiano Castori. Tutti sono utili nessuno inPeso che comunque è condiviso anche dispensabile… dai tifosi e dalle Istituzioni. Anche la tifoseria ha E’ un motto che condivido. Quando Guardi, fino ad ora siamo stati molto bra- capito quello che stiamo si diventa indispensabili vuol dire che vi a reggere questo equilibrio. Cerchiamo abbiamo sbagliato, che c’è qualcosa facendo e ce lo sta dimosempre di mettere a disposizione la noche non funziona all’interno di una stra professionalità, sperando che anche strando domenica dopo società. Tutti dobbiamo lavorare per gli altri facciano altrettanto. Bisogna ri- domenica riempiendo lo un progetto e nessuno è determinancordarsi che non siamo più dilettanti ma stadio. te se non nella collegialità, specialprofessionisti. L’Amministrazione Comente in una squadra di calcio. munale sta collaborando con la Società. E, finalmente, anche la tifoseria ha capito quello che stiamo facendo e ce lo sta di- La squadra più forte della massima serie? mostrando domenica dopo domenica riempiendo lo stadio. Sono un tifoso juventino sfegatato.

Com’è lavorare con la patron della Maceratese Un piacere e lo dico seriamente. Sono abituato alla presenza di donne brave e determinate nelle posizioni dirigenziali. Mariella è un imprenditore capace, sa quello che vuole e sa come trasmetterlo.

Concludiamo con un motto… Un detto molto marchigiano: “Fare il passo secondo la gamba”. Non guardare troppo avanti e impegnarsi davvero in quello che si sta facendo. (Foto di Massimo Zanconi)

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di BiancaRossa

25 ottobre 2015. Diario di un giorno non proprio ordinario.

Dagli Appennini alle Ande Mi sono svegliata con questo titolo in mente. I miei occhi erano aperti ben prima che suonasse la sveglia. “Oggi si va a Siena”, continuavo a ripetermi, e non a fare i turisti: si va a giocare a calcio. Robur Siena - SS Maceratese, roba da non crederci. Probabilmente, essendo donna e tifosa per discendenza familiare, non capirò il fuorigioco per DNA, come sostiene Scattolini, ma i sussulti del cuore so leggerli eccome. Oggi batte a mille. Quanti ricordi mi affollano la mente, degli highlights direbbero i giornalisti moderni. C’era il sole come questa mattina, quel pomeriggio a Calcinelli quando, in un clima surreale una squadra di mercenari retrocedeva sul campo per ottenere poi una benedetta salvezza a tavolino. Della stagione successiva rivedo la corsa di Melchiorri sulla fascia, allora giocatore del Tolentino, che sgusciava a rete. Le mie labbra si muovevano in una sorta di invisibile preghiera: “sbaglia, sbaglia, sbaglia”, continuavo a ripetere. E così fu. Invece arrivò il gol di Biancucci e la promozione in serie D. Poi i play off con Federico Pistacoppo Superstar in quella sera di maggio che annichiliva la famosa Vis Pesaro. Un incanto che ci fece definitivamente innamorare. E quanti episodi ancora, per arrivare finalmente all’anno degli Invincibili: una stagione fantastica che parte subito con il piede giusto, il mantra della Samb, che prima o poi ci riacciufferà, in un crescendo continuo e una trepidazione che trascina lo stadio intero. Zero sconfitte, l’amor che move il sole e l’altre stelle, scrisse su una grande “pezza” la curva: dopo 42 anni si tornava tra i professionisti, in Lega Pro. Mi alzo e mi infilo sotto la doccia: insieme all’acqua continuano a scorrere i ricordi e non posso che pensare che questo percorso di emozioni, di esperienze, di tanti cuori che battono come solo il calcio sa provocare non può che avere il titolo di un racconto: Dagli Appennini alle Ande. Un’incredibile av-

ventura. Mi vesto, sono pronta: il presente oggi è fatto dalla serena e forte determinazione di Cristian e di Giovanni, un nostro ragazzo che ha giocato poco, ma, sono certa, sarà uno dei futuri e amati “gladiatori” dell’HR. Poche sere fa mi ha raccontato che dopo gli Invincibili, loro vorrebbero diventare per tutti i tifosi gli “Indimenticabili”. Un’affermazione forte, fatta da un calciatore che in una scorsa domenica ha chiesto a gran voce l’incitamento della tribuna in un momento difficile dell’incontro. Hanno bisogno di noi. E noi ci siamo e ci saremo sempre. E allora pronti per questa trasferta a Siena che è solo l’inizio perché sabato prossimo ci aspetta la Spal. Non erano questi il tenore e i blasoni delle trasferte solo tre o quattro anni fa. Tutti ci abbiamo messo impegno e passione e oggi siamo qui. Non so come andrà oggi ma non importa, grazie alla loro tenacia andiamo a giocarcela con il Siena a viso aperto, da secondi in classifica, umili ma a testa alta. Ecco, per me siete già Indimenticabili. Piazza del Campo, arriviamo! L’ Orlando furioso... che sul finir della regolar tenzone l’imberbe cavalier s’ adopra, con fiera cavalcata al cospetto del bianconer nemico giunge la sfera scaglia con violenza immane l’incolpevol senese trafigge in un GOAL letale Con rabbia giovanil urlante al popol BIANCOROSSO volge l’Orlando un Furioso grido che la vittoria all’amata RATA dona quegli, le braccia alzando, in un sol grido di vittorioso ardor della legion BIANCOROSSA le gesta canta. 17


INDIMENT

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25 OTTOBRE 2015. SIENA - MACERATESE 0-1


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TICABILE bC


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9A GIORNATA Sabato 31 Ottobre 2015 ore 15.00

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a SPAL (Società Polisportiva Ars et Labor) nacque da un circolo religioso-culturale fondato da un sacerdote salesiano; nel 1912 venne istituita la sezione calcistica del circolo e l’Associazione Calcio Ferrara, alla fine della prima guerra mondiale, divenne definitivamente SPAL. Il bianco-azzurro che caratterizza i colori sociali della squadra ferrarese coincide con i colori dello stemma della congregazione dei Salesiani. La SPAL è una delle tante nobili decadute presenti nel campionato di Lega Pro tanto che può vantare ben 21 partecipazioni al massimo campionato italiano tra le quali ben 16 riconducibili alla attuale serie A, una Coppa Italia di serie C, una Coppa dell’Amicizia Italo-svizzera, un campionato di serie B vinto nella stagione 1950/51, una stella d’oro al merito sportivo (1974) ed un record di categoria: quello relativo al maggior numero di partecipazioni alla vecchia serie C1. A tanta nobiltà, tuttavia, fa riscontro un passato recente piuttosto burrascoso. Nell’estate del 2012 la Spal viene esclusa dal campionato di Lega Pro seconda divisione ed è costretta a ripartire dai dilettanti dove, con il nome di Società Sportiva Dilettantistica Real Spal, punta a disputare un campionato di vertice. Già a dicembre, però, vengono a mancare le risorse per corrispondere ai giocatori i rimborsi e due mesi più tardi gli stessi giocatori entrano in sciopero e rifiutano di allenarsi. La stagione viene conclusa mestamente, mantenendo la categoria. L’anno successivo, a seguito della fusione con la Giacomense, nasce la nuova Spal 2013 che viene inserita in Lega Pro per la stagione 2013/2014 e conquista un sesto posto in classifica che vale la permanenza nella nuova terza serie unica. Lo scorso anno, dopo un avvio di stagione piuttosto difficile, i biancoazzurri guidati dal nuovo allenatore Leonardo Semplici si classificano al 4° posto sfiorando i play-off.

S.P.A.L.

L'opinione di Giulio Spadoni La classifica sta già dimostrando quanto si diceva in estate: la SPAL è la principale candidata alla vittoria del campionato. Ha fatto investimenti importanti mantenendo, però, l’ossatura dello scorso anno quando fu protagonista di un bellissimo finale di stagione. Si può dire che i ferraresi abbiano sfruttato la continuità e l’onda lunga del recente passato. La squadra è davvero molto attrezzata, tecnicamente il livello è altissimo soprattutto in attacco dove Cellini, Zigoni e Finotto sono giocatori assolutamente di primo piano per la categoria. Sono partiti con l’ambizione di vincere e stanno confermando tutte le aspettative, un cliente davvero molto scomodo per noi.

MATTIA FINOTTO

GIANMARCO ZIGONI LA ROSA PORTIERI: Paolo Branduani (1989), Nikita Contini Baranovsky (1996), Alessandro Macario (1997) DIFENSORI: Marcello Cottafava (1977), Pietro Ceccaroni (1995), Andrea Curci (1997), Daniele Gasparetto (1988), Nicolas Giani (1986), Tommaso Silvestri (1991) CENTROCAMPISTI: Davide Di Quinzio (1989), Manuel Lazzari (1993), Alessandro Bellemo (1995), Federico Gentile (1985), Andrea Seghetto (1994), Luca Mora (1988), Lorenzo Capezzani (1996), Michele Castagnetta (1989), Alessandro De Vitis (1992), Francesco Posocco (1996) ATTACCANTI: Mattia Fiotto (1992), Gianmarco Zigoni (1991), Marco Cellini (1981), Jacopo Ferri (1995) ALLENATORE: Leonardo Semplici

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batticuore

di Alessandro Savi

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a stagione 96/97 è passata alla storia come una delle più intense e appassionanti del calcio biancorosso. La società è passata di mano, da Maurizio Mosca a Stefano Monachesi che promette la serie B in tre anni ma che, pur investendo imponenti risorse e tanta passione, non riuscirà a portare la squadra neppure in serie C1. Eppure, proprio nel primo anno della sua gestione, la Rata ha sfiorato la promozione nel drammatico spareggio di Reggio Emilia: contro il Livorno finì con secco 0-3 che lasciò spazio soltanto a critiche e recriminazioni. Eppure quella stagione è rimasta vivissima nel cuore e nella coscienza di tutti gli sportivi maceratesi. Il girone era davvero durissimo, pieno zeppo di nobili decadute come Triestina, Ternana, Livorno, Arezzo, Pisa e Rimini ma la Rata riuscì a conquistare un ottimo terzo posto finale che, una volta superato l’Arezzo nel primo turno dei play-off, la oppose ai labronici nel nuovissimo stadio “Giglio”, il primo stadio di proprietà di una squadra di calcio italiana, la Reggiana.

Maceratese-Ternana 3-2 Ci sarà spazio nei prossimi numeri di “Cuore Biancorosso” per ricordare quello spareggio, per riaprire quella piaga: oggi vogliamo ricordare solo una delle tappe importanti di quella bellissima stagione insieme ad una persona che porta nel cuore Macerata e la Maceratese da sempre: Giuseppe Naccarella, il terzino che il 16 marzo del 1997 realizzò un gol da cineteca contro quella Ternana che poi vinse il campionato ed approdò direttamente in C1. All’Helvia Recina quel giorno c’erano circa 6000 spettatori – un migliaio i ternani – che diedero vita ad uno spettacolo di altri tempi. Ricordare quella domenica con Peppe-gol a quasi vent’anni di distanza è davvero emozionante: il suo racconto è un film che ti passa davanti, fotogramma dopo fotogramma, emozione dopo emozione, brivido dopo brivido. Il giorno di Naccarella “C’è un antefatto che non tutti conoscono. All’andata Colantuono, squalificato, era in tribuna. Noi passammo in vantaggio poi perdemmo 4-1 e la moglie di Mayer insultò il nostro capitano

che, sia negli spogliatoi che in pullman, ci disse che al ritorno ci avrebbe ammazzato di botte se non avessimo vinto”. Prima della rivincita, la Rata aveva perso malamente a Fano, un 2-1 carico di rabbia per le tante occasioni fallite. La sfida con la Ternana, dunque, era importante: per restare agganciati alla coppia Ternana-Livorno ma anche per vendicare le offese subite da Colantuono al “Liberati” di Terni. “Avevamo entrambi i difensori centrali squalificati (Colantuono e De Amicis, ndr) e mister Nobili optò per una difesa particolare, stranissima, schierando a uomo sia Consorti che me. Ero nervoso, mi era sembrato un passo indietro pericoloso e privo di senso tanto che, dopo appena sette minuti, feci un bruttissimo fallo su Rossi che, saltando di testa, si beccò una mia scarpata sulla nuca. Nel conseguente calcio di punizione, la Ternana passò in vantaggio con un bel gol di Modica. Poi fecero harakiri con un retropassaggio errato di Scognamiglio sul quale si inserì Paoloni che subì un fallo in area: rigore trasformato da Ulisse Di Pietro che, abbracciandomi, mi disse: “Peppe, ti prego, non far più quelle entrate che sono pericolose”.

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biancorosso

La Ternana, seppur ridotta in dieci, reagì alla grande: dopo pochi minuti, Monetta si inventò un gran tiro di controbalzo da venti metri che si infilò nel sette. Poi venne il momento di Naccarella con quel gol che nessuno dei 6000 presenti potrà mai scordare: “intorno alla mezz’ora del primo tempo ho fatto un contrasto sempre con Rossi, entrai a piedi uniti e lui si impaurì, la palla rotolò via verso un loro difensore e non ci ho pensato due volte: ho calciato forte senza nemmeno guardare la porta e il pallone si è insaccato. Il momento più bello della mia vita calcistica, una sensazione che non si può descrivere, sembra quasi che il cuore ti stia scoppiando nel petto”. La corsa pazza di Naccarella verso la curva fu uno spettacolo nello spettacolo: “avevo un rapporto magnifico con i tifosi ed era come se avessi fatto qualcosa da poter regalare proprio a loro, un modo per ringraziarli per tutto ciò che facevano per noi ogni domenica. Peccato ci fosse la rete a dividerci: avrei voluto abbracciarli tutti, uno ad uno”. Quel momento Naccarella lo ha davanti a sé tutti i giorni e tutti i giorni lo rivive: “ho una gigantografia appesa in una parete di casa in cui vengo ritratto mentre guardo verso la tribuna dove c’erano i miei genitori e la mia ragazza a guardarmi, quella gioia la porto sempre nel cuore”.

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Stefano Monachesi e il sorpasso portafortuna Stefano Monachesi, il presidente di quegli anni, ha ancora un ricordo vivido di quella partita e di quel gol tanto che, ancora oggi, conserva tra i suoi cimeli il pallone della gara: “è un ricordo dal quale non mi separerei nemmeno per tutto l’oro del mondo”. Ripensando al gol di Naccarella, scoppia a ridere: “lo prendemmo in giro per settimane, gli chiedevamo come aveva fatto visto che aveva due ferri da stiro al posto dei piedi”. Poi, però, non può fare a meno di esaltare la generosità dell’uomo e del calciatore: “era un mastino, un giocatore dotato di grande intelligenza che dava il massimo ogni volta che scendeva in campo: un difensore fortissimo”. A proposito di Maceratese-Ternana, l’ex presidente ci racconta un piccolo aneddoto: “qualche settimana prima della gara, durante un viaggio per una trasferta, ci capitò di incontrare il pullman della squadra umbra. Il nostro autista era “baffo”. Quando guidava lui vincevamo sempre tanto che Colantuono chiedeva che fosse sempre lui ad accompagnarci in trasferta. Avvistato il pullman, “baffo” lo superò e tutti interpretammo quel sorpasso come di buon auspicio: batteremo la Ternana, dicemmo in coro”. E così fu. Grazie al goal straordinario di quel terzino che Macerata non dimenticherà mai.

Naccarella e Macerata: finché morte non vi separi… Nella sua storia quasi centenaria, la Maceratese ha avuto a disposizione giocatori forti, qualcuno addirittura fortissimo in rapporto alla categoria. Tuttavia non sono molti quelli che sono diventati vere icone del calcio biancorosso. Giuseppe Naccarella è sicuramente tra questi. Non solo per il gol alla Ternana, non solo perché in campo lottava come un leone ma, più semplicemente, perché Naccarella amava e ama ancora Macerata e i maceratesi. Torna spesso da noi, soprattutto in estate in occasione della “Old Lions Cup” per ricordare Just e tutti gli altri tifosi scomparsi. E’ l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con gli amici di sempre: Stefano, Nello, Ettore, Marco e tutti gli altri della “vecchia guardia”. Frequentava il Bar Trapè dove gli anziani che giocavano a carte lo avevano adottato come un figlio. “Ero lontano da casa ma sembrava di vivere con la mia famiglia: Macerata è stato per me un ambiente unico, straordinario. Non credevo di poter ricevere tanto affetto da una città intera così come, ancora oggi, mi sorprende che certi momenti, certe situazioni vissute da voi vengano ricordate come pagine importanti della storia biancorossa. Ricorda a tutti i tifosi che ogni domenica è come se fossi lì con loro a sostenere la Rata”.



In trasferta

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10A GIORNATA PISTOIA domenica 8 novembre

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Pistoia, ascosa e bella, ma “un c’è da fidassi”.

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on cercate di capire perché in Toscana non c’è città che non ce l’abbia con l’altra. Se chiedete in giro di Pistoia vi diranno che “un c’è da fidassi”. Una mano a costruire questa fama di sicuro l’ha data Dante che così cita nell’Inferno: “Vita bestial mi piacque e non umana, sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci bestia, e Pistoia mi fu degna tana”. Vanni Fucci, bastardo di rango, si rese autore d’un furto sacrilego e ancora oggi non gliela l’hanno perdonata. E’ Pistoia tra le città toscane una di quelle che meno è nota per il turismo. Ma che in fatto di calcio agita infinite passioni come le maglie arancioni a cui è legatissimo Francesco Guccini nativo di Pavana paese abbarbicato sull’Appenino al confine tra Modena e Pistoia. L’esplorazione della città deve far seguito a quella di dintorni che regalano più occasioni di curioso svago. A Collodi si va a rimirare il parco di Pinocchio (le attrazioni sono un po’ agée ma i bimbi si divertono lo stesso), la bellissima villa Garzoni con annesso parco davvero suggestivo, la casa delle farfalle, la biblioteca di Carlo Lazzerini (Collodi) per vedere le edizioni di Pinocchio in tutte le lingue. Dopo Collodi ecco Lamporecchio ad assaggiare i brigidini (sono cialde dolci speziate all’anice da perdere il capo) e si ritorna per Montecatini a godere scenari liberty e passar’ l’acque miracolose. Da lì si va per Pescia per comprare i fiori più belli del mondo. E’ questa la capitale dei vivaisti e tanti giardini s’incontrano nell’arrivare a Pistoia. Cosa vedere in città? Tanto. Un consiglio: lasciate la macchina in qualche parcheggio e poi vagabondate per il centro storico. Imperdibile è il Duomo di San Zeno in romanico pisano che ha al suo interno l’altare argenteo con le reliquie di San Jacopo. Entrando in Duomo vedrete le opere dei Della Robbia che ornano il sovra-portico. Accanto al Duomo ecco il palazzo dei Vescovi e poi la torre campanaria altissima e del tutto decontestualizzata. Da non perdere è il Battistero. Continuando a vagabondare va visto l’ospedale del Ceppo, se avete tempo un’occhiata al museo Marino Marini nel Palazzo del Tau ricompensa, ma poi ci si deve affacciare su piazza della Dala che sta proprio dietro il Battistero. Qui si mangia e si beve, si fa mercato e si chiacchiera. Se volete sapere cosa non perdervi tra i dolci il Berlingozzo, tra le zuppe il Carcerato, tra i secondi la Cioncia pesciatina e poi i fagioli di Sorana. Tutti piatti poverissimi ma buonissimi.

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Per una buona tavola ecco tre indirizzi: “Il Frantoio”, in via di Valdibrana 66, tel.0573.480040 qui regna lo stoccaffisso, poi ancora alla Trattoria La Bettola, in via Porta San Marco 69 (ingressi da piazza San Lorenzo), tel. 0573 29662 per il massimo del tipico e infine sulla strada per Quarrata – e lì dovete per forza andare ad assaggiare la cioccolata della Molina (Via Bologna, 21, Quarrata tel. 0573 774379) – si va per ribollita e crostini di fegato alla Locanda La Bussola da Gino, in via Statale 910, Catena di Quarrata (tel. 0573 743128).


In trasferta

11 GIORNATA PRATO domenica 15 novembre A

L’imperial Prato, tra cantucci e Canton.

M

S’è fatta ora d’andare a tavola ed ecco che tre posti sono da raccomandare: da Tonio in piazza Mercatale (0574 21266) cucina tradizionale e posto raffinato, da Raja in piazza del Collegio (tel 0574 32032), ma il massimo sta fuori città verso Calenzano. Sono le Tre Lune via di Travalle 1/a, a Travalle (tel: 055 8873156) che valgono il viaggio.

ettete i panni di Giuseppe Tucci – il sinologo e l’antropologo gloria maceratese purtroppo obliato – che primo studiò davvero l’oriente. Mettete quei panni per vedere Prato che da Manchester d’Italia – con i telai che lavoravano tessuti d’inimitabile pregio – s’è trasformata in una Chinatown ubiqua. Ma mantiene questa città bellissima il piglio e l’allure imperiale che gli conferì Federico II° costruendo il castello di cui restano le mura. In fatto di pallone Prato è ostica: qui sono nati Paolo Rossi e Christian Vieri e tanto basta per aver qualche patema. Prato è città anche di delizie: da non perdere sono i cantuccini (da Mattei, in via Ricasoli 20, tel. 0574 25756), il vino di Carmignano (se avete voglia bisogna andare ad Artimino a vedere la villa medicea e a desinare da Delfina che è un posto unico: si trova in via della Chiesa e risponde allo 055- 8718074) la mortadella pratese (da Domenico Mannori, via di Vergaio,18/20 tel. 0574 811537). Ma una tappa d’obbligo per ritemprare lo spirito è da un altro Mannori, Luca il campione del mondo dei cioccolatieri che apre bottega in Via Alessandro Lazzerini 2 (tel. 0574 21628). Perché - come si dice da queste parti- a pancia piena si ragiona meglio. E ora andiamo alla conquista della città. La prima tappa si fa a palazzo Datini per vedere la dimora di quel Francesco Datini mercante pratese che fu l’inventore dell’assegno, della cambiale e della filiale. Uomo straordinario è stato il primo a creare un orfanatrofio: il mirabile Ospedalino degli Innocenti a Firenze. E non era ancora il ‘400! Altra sosta d’incanto a Prato è senza dubbio il Duomo di Prato ove è conservata la preziosa cintola, una delle reliquie che hanno ispirato maggiori leggende della cristianità. Era la cintola della Madonna, segno si dice della sua verginità. Nel duomo di Prato vedrete Nicola Pisano e poi Donatello, Filippo Lippi, Paolo Uccello. Usciti dal Duomo (non fate caso se vedete sui manifesti e sui muri scritte in Mandarino: qui i cinesi sono una minoranza schiacciante!) si va a Santa Maria delle Carceri, la progettò il Sangallo, l’hanno decorata i Della Robbia e le vetrate sono del Ghirlandaio. Da vedere anche il Palazzo Pretorio con l’annesso museo Comunale. Altre due raccolte meritano attenzione: la prima è il Museo del Tessuto (Via Puccetti 3, tel. 0574 611503) la seconda è il centro d’arte contemporanea (Viale della Repubblica, 277, tel. 0574 5317) Luigi Pecci considerato uno dei poli di maggiore interesse in Europa. Ma certo molto altro resterebbe da godere: la fontana del Bacchino, il castello, il convitto Cicognani, la biblioteca Lazzeriniana. Insomma un giorno non basta.

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Punto di vista

di

Giancarlo Nascimbeni

E se fosse un limite incostituzionale?

N

on è certamente elegante autocitarsi, ma non posso esimermi dal farlo, per quanto accaduto nella tarda serata di lunedì scorso allorché, come un fulmine a ciel sereno, è pervenuta notizia che l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive di Roma ha vietato la presenza dei tifosi della Spal allo stadio Helvia Recina per la partita di sabato per fatti che sarebbero accaduti di recente in un autogrill tra essi e quelli del Rimini. Ebbene, nel numero 1 di questo giornalino, nel commentare l’adeguamento dello stadio Helvia Recina alla rigorosa normativa a tutela dell’ordine pubblico imposta dal Ministero dell’Interno e dalla Federcalcio, scrivevo: “Vedrete che malgrado lo stadio così restaurato e divenuto un bunker inaccessibile ove tutti saranno super controllati dall’accesso all’uscita, sarà comunque difficile disputarvi partite di campionato che presentino un rischio di minimo contatto tra tifosi di opposte fazioni”. Quanto da me paventato è puntualmente accaduto alla prima occasione in cui è prevista la disputa di una importante gara all’Helvia Recina tra la prima e la seconda in classifica ad appena nove giornate dall’inizio del campionato. Giova ricordare che le tifoserie della Spal e della Maceratese nelle poche occasioni in cui, nella loro pur lunga storia, le due squadre si sono incontrate, mai hanno destato motivo di allarme. Il provvedimento appare tanto più assurdo e ingiustificatamente punitivo, al limite dell’offesa per chi deve a Macerata garantire l’ordine pubblico, facendo di fatto ritenere che le pur attrezzate Forze dell’Ordine maceratesi non sarebbero in grado di governare 300 tifosi ferraresi per i quali è previsto all’interno dello stadio un settore separato, con ingressi autonomi e ben lontani da quelli riservati alla tifoseria locale, all’interno di una struttura, appena adattata alle normative tanto rigorose, con la possibilità di un controllo continuo dalle tante telecamere di videosorveglianza di cui il Comune è stato costretto a dotarla per consentire un monitoraggio della condotta di tutti i presenti alla gara. Tra l’altro, non se ne comprende il motivo, l’inibizione all’ingresso allo stadio riguarda non solo i tifosi della Spal, ma tutti i residenti nella territorialmente vasta regione dell’Emilia-Romagna! Sfido chiunque a dimostrarmi la potenzialità offensiva di porre a rischio l’ordine pubblico di un residente a Comacchio, a Parma, a Piacenza, a Cesena, a Cattolica, a Bagnocavallo, e comunque emilianoromagnolo, che si trovasse per caso a Macerata il giorno della partita e volesse assistervi, del tutto indifferente all’esito della stessa, per il solo piacere di godersi uno spettacolo sportivo. Non intendo certo fare l’avvocato in questa rubrica, ma nei prossimi giorni vorrei interpellare qualche mio amico costituzionalista per valutare se una limitazione di tal natura per la libera scelta di un comune cittadino che intenda espletare attività lecite, non si ponga in contrasto con le norme pre-

viste da quella che tutti noi ci vantiamo di definire come “la migliore Costituzione del mondo”. Mi risulta, comunque, che i Sindaci delle due città ed i Presidenti di Spal e Maceratese si sono immediatamente allertati, di concerto fra loro, nel tentativo di far revocare il provvedimento adottato dall’Osservatorio che ha preso di sorpresa tutti. Purtroppo questa notizia ha costretto in secondo piano l’avvenimento che avrebbe invece meritato l’apertura di questo mio commento ovvero la strepitosa vittoria di domenica scorsa a Siena sul cui campo la Maceratese era riuscita a vincere, in molti campionati di Serie C e nell’unico di Serie B, solo una volta nel 1948/49 per 2-1 con reti di Vittorio Pin e Giovanni Compagnucci. Molti lettori di questi interventi sul giornalino chiedono quali siano le fonti dei miei ricordi. Non svelo certo un segreto se rivelo che ho appreso le notizie di ciò che non ho vissuto direttamente da quel testo che io considero la “bibbia” dello sport maceratese che il compianto Cav. Uff. Fernando Scattolini ha voluto tramandare a tutti noi con quell’opera edita nel settembre 1970 che raccoglie appunto “70 anni di sport maceratese”, frutto di sana passione peraltro da lui tramandata al figlio Enrico, giornalista anch’egli che vanta il primato di aver seguito tutte le partite della Maceratese da almeno 60 anni. Tornando all’attualità ricordo che da quel lontano 1948/49 i biancorossi avevano ottenuto a Siena tre pareggi e tutte sconfitte e ci è voluta una brillante prestazione di tutta la squadra ed una prodezza finale del giovane Orlando per sfatare una lunga tradizione negativa. La squadra è sembrata ben organizzata, tonica ed aggressiva da meritare ampiamente il successo. La vittoria ottenuta all’Artemio Franchi ha consentito di mantenere a tre punti la distanza dalla capolista Spal ospite dell’Helvia Recina sabato prossimo in una gara di grandissima importanza così come nessuno, neppure tra i più fiduciosi, poteva prevedere all’inizio del campionato. In ogni caso qualunque sarà il risultato c’è da essere orgogliosi che questa società presieduta dalla Dott.ssa Maria Francesca Tardella consenta agli sportivi maceratesi più giovani di godere di emozioni mai vissute ed a quelli come me, vecchi sportivi, di ricordare i tempi passati quando, prima al Campo dei Pini poi all’Helvia Recina, la Maceratese affrontava squadre di alto lignaggio rappresentanti città prestigiose e ben più grandi della nostra. Godiamoci questo momento con la speranza che sabato prossimo anche il settore ospiti possa essere rappresentato da veri sportivi che non meritano l’umiliazione di vedersi preclusa dall’Osservatorio la possibilità di assistere a una così bella gara qualunque sarà il risultato finale. Auguro a tutti di trascorrere una bella giornata all’Helvia Recina che prevedo, pur con tante difficoltà per raggiungerlo, pieno di persone con sano entusiasmo sportivo. 33


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CLASSIFICA GENERALE - LEGA PRO Girone B - 23.10.2015 Squadra

PT

G

V

N

P

GF GS

SPAL

20

8

6

2

0

14

3

MACERATESE

17

8

5

2

1

11

7

PISA

16

8

4

4

0

12

7

ANCONA

16

8

5

1

2

9

5

PONTEDERA

12

8

3

3

2

15

8

CARRARESE

12

7

3

3

1

12

8

PISTOIESE

10

8

2

4

2

5

6

ROBUR SIENA

9

8

1

6

1

4

3

L’AQUILA (-1)

9

8

3

1

4

7

7

AREZZO

9

7

2

3

2

6

8

SANTARCANGELO

8

7

1

5

1

8

8

RIMINI

8

8

2

2

4

6

14

TUTTOCUOIO

7

8

1

4

3

3

5

PRATO

6

8

1

3

4

6

9

LUCCHESE

5

8

1

2

5

7

11

TERAMO (-6)

4

7

3

1

3

11

9

SAVONA (-6)

1

6

2

1

3

6

8

LUPA ROMA

1

8

0

1

7

6

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Via Trento - Macerata Tel. 0733 238122

Ancora adesso che siamo nonni e pensionati abbiamo nel cuore il biancorosso della Maceratese. Lo abbiamo indossato tanti anni fa e non lo abbiamo mai tolto. Qualcuno dice che quei colori sono entrati nella pelle e, state certi che ci rimarranno per sempre.

Siamo gli ex giocatori della Maceratese,

quelli che si incontrano ogni due, tre mesi intorno ad un tavolo al ristorante per vedere e rivedere vecchie foto, articoli di stampa, per parlare, discutere... Rivivere quei momenti magici, le vittorie, i goal fatti e subiti, gli arbitraggi, i giocatori,” i punteggi stadio”. In un attimo rivediamo il Genoa, la Spal, Tony Giammarinaro, il Presidente Elio Ballesi, Palazzo de Vico, e, i campionati vinti, le retrocessioni, e con un poco di commozione ricordiamo i compagni che non ci sono più. Riassaporare l’atmosfera di quando eravamo ragazzi, vestivamo biancorosso e eravamo temuti e ammirati... guarda caso, proprio come oggi. È l’amore per il pallone che ci inorgoglisce e ci spinge ogni domenica verso l’Helvia Recina. Per questo abbiamo accettato più che volentieri l’invito della dottoressa Maria Francesca Tardella per vedere Maceratese - Spal tutti insieme. Per noi tutti è stato un invito a nozze. Pino Ciappelloni (Vecchie Glorie)

CUORE BIANCOROSSO Registrazione Tribunale di Macerata n. 626 del 23.07.2015 Direttore responsabile Nazzarena Luchetti Redazione Alessandro Savi, Andrea Verdolini, Carlo Cambi, Giancarlo Nascimbeni, Massimiliano Pallotti Realizzazione grafica Stefano Ruffini e Nazzarena Luchetti Foto Fabiola Monachesi Per la pubblicità marketing@ssmaceratese.it Per suggerimenti e opinioni redazione@ssmaceratese.it Stampa Biemmegraf - Macerata

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