Cesar maggio2014

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“ Cesar” Ces La fata quando si accorse che il Gran Gr Conte la stava osservando gli si avvicinò icinò invi invitandolo a salire con lei sul cocchio e offrendogli dogli il ssuo aiuto nell’impresa, ma il Gran Conte, e, uomo valoroso e di grandi virtu’ morali, rifiutò ò dicendo dicend che con l’aiuto dei Santi e della Madonna nna sarebbe sare riuscito a scacciare i musulmani dall’isola. l’isola. La L fata allora agitò nell’aria silente e quieta ieta la su sua bacchetta magica e scagliò tre sassi in acqua e proprio nel punto in cui i sassi caddero ro apparvero appar palazzi, case, alberi e giardini comee se l’isola l’iso si fosse magicamente avvicinata alla a costa ccalabra quasi da essere raggiunta con un semplice emplice salto. Chi ha avuto la fortuna di vedere questo particolare p fenomeno ottico-visivo denominat nominato quindi Fata Morgana che si verifica solo olo in de determinate condizione meteo, ha proprio prio l’imp l’impressione che le case dei paesi della sponda nda sicula sicu giungono quasi a lambire le spiagge della costa co calabra. Di questo fenomeno nell’antichità ntichità ne furono anche testimoni Aristotele, Policleto leto e Cornelio Co Agrippa.Ma alla mitologia e alle leggende leggend che hanno caratterizzato la cultura delle elle genti gen dello Stretto appartengono anche i Santi anti che d da sempre hanno avuto un’importanza za ben ra radicata nell’interesse collettivo. E parlando ndo di santi sa non si può fare assolutamente a meno di parlare par di S. Francesco di Paola. Era l’anno 1464 e FFrancesco era in cammino lungo la costa calabra alabra per p raggiungere la città di Milazzo dove era stato convocato da autorevoli personaggi locali. ali. Giunto Giun all’altezza di Catona, non molto lontano ano da lui lu era approdata unanave pronta a a salpa salpare alla volta dell’isola; Francesco si avvicinò vicinò al proprietario e inutilmente chiese un passaggio. saggio. Francesco F a quel punto si tolse il suo mantello, ntello, lo l adagiò sull’acqua misteriosamente te incendiata incend e in un attimo da mantello cencioso so si trasformò tras in nave munita di vela e il santo riuscì iuscì insieme insi ad altri due confratelli ad attraversare sare lo SStretto.E sempre legato al mare e ai suggestivi stivi paesaggi pae del nostro Stretto è il mito di Colapesce pesce un personaggio citato anche da autorevoli fonti letterarie le italiane ed europee.Colapesce secondo le fonti letterarie duecentesche era ra un pes pescatore messinese vissuto nel XIII° sec. Salimben alimbene de Adam ci racconta che un giorno l’imperato mperatore Federico di Svevia mentre si trovava in transi transito con tutta la sua corte proprio nelle acque que dello Stretto, essendo venuto a conoscenza della fam fama di quest’uomo che viveva come me un p pesce, gli ordinò di gettarsi nei fondali marini arini per raccogliere una splendida coppa in oro o da lui lanciata poco prima. Colapesce si tuffò e recuperò recupe molto abilmente tale coppa. Federico erico all allora la rilanciò in mare ordinando nuovamente amente a Colapesce di recuperarla; Colapesce tuffatosi ffatosi nuovamente n in mare recuperò la coppa per la sec seconda volta. L’imperatore Federico la rigettò igettò ancora an una volta, ma in un punto differente nte dai p primi due; Colapesce si rituffò per la terza volta vo ma non face più ritorno in superficie.. Qualche Qualch tempo dopo qualcuno raccontò che nell recuper recuperare la coppa lanciata dall’imperatore per er la terza ter volta, Colapesce si accorse che una a delle tre colonne sulle quali si racconta poggii l’isola stava cedendo. La tradizione racconta chee Colapesce Colape è ancora oggi lì, sotto Capo Peloro a reggere la Sicilia dallo sprofondamento.Sempre nell’amb nell’ambito delle tradizioni e delle leggende che animano animan da sempre la cultura e la civiltà dello Stretto retto sicuramente sic merita di essere ricordata quella ella di M Mata e Grifone celebrata a Messina in occasione casione della d festa della Madonna della Lettera e in Cala Calabria nella zona della Piana di Gioia Tauro e in provincia pro di Vibo Valentia. Varie e altrettanto nto affascinanti affas sono le teorie circa questa leggenda da che ormai o da tempo immemore anima la memoria emoria civile c delle genti dello Stretto.


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