Agosto 2016

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GENTE E FATTI NATO A SAGRON MIS 75 ANNI FA, È UNO DEGLI OPERAI TRENTINI SOPRAVVISSUTI ALLA TRAGEDIA DEL 1965 IN SVIZZERA

Norimberga, omaggio di Ettore Daldon per la mostra fotografica su Mattmark Per iniziativa dall’Unione dei Sindacati tedeschi del settore dei servizi (Ver.di), il 21 settembre è stata inaugurata a Norimberga la mostra fotografica realizzata dall’amministrazione del Cantone svizzero Vallese, sulla tragedia di Mattmark, accaduta nel 1965, quando sotto una coltre di ghiaccio spessa più di 50 metri che si era staccata da un ghiacciaio, rimasero travolti e sepolti 88 operai di cinque diverse nazionalità: 56 erano italiani e cinque di loro trentini. Erano lavoratori impegnati nella costruzione di una diga ma le baracche che li ospitavano erano state collocate dove non dovevano stare, ai piedi di un ghiacciaio dal quale già in passato si erano staccate masse nevose. L’anno scorso, in occasione del 50° anniversario di quel tragico evento, la mostra era stata allestita, per iniziativa della Trentini nel mondo, a Palazzo Trentini. Accanto alle fotografie, esposte su due piani dell’edificio che ospita la sede del sindacato, sono in mostra anche anche due sculture in legno, opera di Ettore Daldon, 75 anni di Sagron Mis, uno degli operai trentini sopravvissuti alla tragedia nella quale persero la vita suo fratello Ottorino, che aveva 22 anni, e il suo compaesano Costante Renon. Ettore, su invito della Trentini nel mondo, ha realizzato gli alberi come omaggio per la mostra fotografica. Ogni albero è affiancato da un foglietto plastificato che riporta una foto di Ettore Daldon

e il seguente testo (in tedesco e in italiano): «I piccoli alberi in legno sono stati fatti da Ettore Daldon (75 anni), che abita a Sagron Mis, in Trentino (Italia). Ettore è un testimone della tragedia di Mattmark, nella quale ha perso la vita suo fratello Ottorino, che aveva 22 anni. Ettore ha realizzato gli alberi come regalo per questa mostra fotografica». L’inaugurazione della mostra è stata preceduta da un incontro intitolato «Mattmark. La dignità umana contro il profitto. Abbiamo imparato qualcosa?», al quale ha partecipato anche Toni Ricciardi, dell’Università di Ginevra,

autore del libro «Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana». Durante l’incontro, moderato dalla giornalista Nicoletta De Rossi, hanno preso la parola Jürgen Göppner (dirigente del sindacato Ver.di), Charlotte Johnson (referente del Comitato migrazioni del sindacato), Günther Kreuzer (console onorario d’Italia a Norimberga) e Angela Ciliberto (prsidente del Comites di Norimberga). Maurizio Tomasi ha portato il saluto della Trentini nel mondo e della Bellunesi nel mondo, ha ricordato le iniziative promosse nel 2015 dall’Associazione in

occasione del 50° anniversario di Mattmark e ha espresso apprezzamento per l’iniziativa perché, ha affermato, «c’è sempre bisogno di riflettere sul tema del lavoro dei migranti e tragedie come quelle di Mattmark non vanno dimenticate». L’evento è stato organizzato con la collaborazione del Comites, del Consolato onorario d’Italia a Norimberga e dell’Associazione Bellunesi nel mondo.

Mauro Fezzi è il nuovo presidente della Cooperazione trentina Con 432 voti su 566, pari al 77,56% delle preferenze (123 astenuti, 2 schede nulle) Mauro Fezzi è stato eletto presidente della Federazione Trentina della Cooperazione. Originario di Termenago, in Val di Sole, 63 anni, una laurea con lode in scienze agrarie e una ampia esperienza in campo amministrativo e istituzionale, è stato dirigente generale del settore agricoltura della Provincia e direttore generale della Fondazione Mach. Da un anno è alla guida della Federazione Allevatori. «Ci aspettano tante sfide, tutte impegnative – ha detto – e ora possiamo concentrarci sugli elementi positivi sui quali costruire. Lavorando insieme, con sobrietà, determinazione, mutualità 8 - 2016

e capacità di traguardare i percorsi che troveremo verso le nuove generazioni senza fermarci a valutare solo il risultato di oggi. La Cooperazione ha contribuito allo sviluppo di questa terra, non solo alla sua conservazione, e ha lavorato per trovare nuovi modelli». Nel suo primo discorso da presidente Fezzi si è soffermato sulla necessità di coinvolgere i giovani in un grande progetto di rinnovamento («senza paternalismi, dobbiamo mettere i giovani in condizione di affrontare le responsabilità»), ha affermato la centralità dei soci che devono tornare ad essere protagonisti nelle cooperative («senza i soci la cooperativa muore») e si è impegnato per fare crescere la cultura cooperativa.

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