Mensile dell'Associazione Trentini nel Mondo del mese di maggio

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 63°

Lo staff della Trentini nel mondo, con il capitano degli Alpini Roberto Bertuol, al termine dell’iniziativa «Dal Trentino con affetto» (articolo alle pagine 4-5)


CIRCOLI, DELEGAZIONI comunicazioni E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

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Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong Tasmania, Townsville

Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga

Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia - 1 circolo La Paz Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla

Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia - 1 circolo Bogotá Danimarca - 1 circolo Copenaghen Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo - 1 circolo Lussemburgo

Brasile - 61 circoli Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

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Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 11 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù, Ciudad del Este Peru - 1 circolo Lima Portogallo - 1 circolo Portogallo Romania - 1 circolo Romania Serbia - 1 circolo Indija Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela - 1 circolo Caracas


editoriale IN QUESTO NUMERO Pagine 2-3 AGENDA Pagine 4-5 DAL TRENTINO CON AFFETTO Pagine 6-9 ATTUALITÀ Pagine 10-11 EDITORIA Pagina 12 EVENTI Pagina 13 60 ANNI D’EUROPA Pagine 14-15 A TU PER TU CON IL SOCIO: MAURO LANDO Pagine 16-19 CIRCOLI Pagine 20-28 GENTE E FATTI

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s.

Presidente Direttore Alberto Tafner Francesco Bocchetti TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, A. Degaudenz, M. Fia, B. Fronza, L. Imperadori, H. La Nave, E. Lenzi, A. Maistri, G. Michelon, P. P. Mini, F. Pisoni, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, P. Svaldi, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches. G. Zorzi Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - M. Grazzi Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione cambia il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 5 - 2020 / Stampato il 29 LUGLIO 2020 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

questi mesi complicati sono serviti anche per impostare strategie per il futuro

La pandemia non ha bloccato l’attività dell’Associazione

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e la situazione generale continua ad essere condizionata dall’andamento altalenante del Coronavirus che limita sostanzialmente numerose attività e parecchi movimenti a livello internazionale, l’operosità della Trentini nel Mondo non è però venuta meno. Anzi. Nonostante la chiusura obbligata degli uffici per quasi due mesi, si è continuato comunque a lavorare da casa mantenendo i contatti e le relazioni attraverso gli strumenti più tradizionali come il telefono o come quelli più avanzati che si collegano ad internet, in modo da mantenere sempre viva ed aperta una linea di discussione e di confronto con i Soci ed i trentini più in generale. Poi, una volta che si è potuto fare rientro in Sede seppure con tutte le precauzioni, si è trattato di riesaminare il calendario della attività in programma per il 2020 e cercare di modificarlo e riadattarlo in base alle possibilità e alle condizioni imposte dalle condizioni lasciateci in eredità dal Coronavirus. Di fatto molti dei tradizionali appuntamenti estivi come la Festa dell’Emigrazione, l’Interscambio, le Convention di USA e Australia, gli Incontri con i Circoli d’Italia e d’Europa e molti altri ancora non hanno potuto avere svolgimento per cui l’Associazione si è vista costretta ad elaborare altre forme d’intervento e perseguire altri metodi di riunione e d’incontro. La maggior parte del tempo e dei pensieri sono stati così dedicati a studiare i modi possibili e più utili per realizzare almeno in parte le attività programmate prima dell’ondata epidemica e lo staff dell’ufficio si è dedicato con ogni sforzo possibile a predisporre un’operatività concreta che

Pur con tutte le limitazioni imposte per arginare la diffusione del virus, siamo riusciti a rimanere uniti e collegati con i trentini di tutto il mondo che, proprio in occasioni difficili e drammatiche come queste, hanno dimostrato ancora una volta di sentirsi partecipanti attivi e consapevoli di un’unica, forte e grande Comunità Trentina potesse stare dentro i confini stabiliti dai decreti e dalle disposizioni imposti dalle norme nazionali ed internazionali. Per fare un esempio, è sufficiente pensare alle enormi difficoltà legate alle limitazioni degli spostamenti delle persone e che ancora oggi non consentono viaggi e trasferimenti da un Paese all’altro, in particolare delle Americhe, dall’Australia e in qualche caso all’interno dell’Europa stessa. Non potendo quindi dare seguito ai molti impegni previsti e già programmati lungo il corso dell’anno, la Trentini nel Mondo ha indirizzato una buona parte delle proprie attività sull’uso delle tecnologie messe a disposizione dai vari strumenti “social”, realizzando in questo modo per via telematica alcuni incontri, meeting e colloqui in particolare con i coordinatori, con i Circoli,

con parecchi Soci riuniti in gruppo per l’occasione, oltre che con le Istituzioni e gli Uffici pubblici con i quali si intrattengono abitualmente rapporti di lavoro . In questo modo, posto che non tutti ancora possiedono le piattaforme e gli strumenti predisposti allo scopo e pur tra notevoli difficoltà tecniche ed organizzative ( basti pensare solo ai diversi fusi orari), l’attività dell’associazione ha potuto andare avanti con un’adeguata capacità e con sufficiente continuità lavorativa. Il risultato maggiormente positivo è stato comunque quello di essere riusciti a rimanere uniti e collegati con i trentini di tutto il mondo che, proprio in occasioni difficili e drammatiche come queste, hanno dimostrato ancora una volta di sentirsi partecipanti attivi e CONTINUA A PAGINA 2

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agenda il presidente onorario della trentini nel mondo È un fedele lettore

Auguri a Bruno Fronza per il suo 96° compleanno Sabato 4 luglio Bruno Fronza, presidente onorario dell’Associazione Trentini nel mondo, ha compiuto 96 anni. Tra i regali ricevuti, senza dubbio uno dei più graditi è stato l’ultimo numero della rivista dell’Associazione, della quale è un attento e fedele lettore. Il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner, e il direttore responsabile del periodico, Maurizio Tomasi, gli hanno fatto visita in mattinata nella sua casa a Cognola, portando gli auguri di tutto il personale dell’Associazione. Con lo spirito che lo contraddistingue, scherzando sulla sua età, Fronza ha fatto notare che la somma dei numeri che la compongono è pari a 15 e che quindi è ancora un minorenne. Nel 1957, quando era presidente provinciale delle ACLI, fu fra i fondatori della Trentini nel mondo, della quale fu il vice presidente e poi, dal 1978 al 1994, presidente. Alcuni messaggi di auguri sono arrivati per Fronza sulla pagina Facebook della Trentini nel mondo. Ecco cosa ha scritto Paolo Perotto: «96.000 auguri di buon compleanno, carissimo Bruno. È da 37 anni che ti voglio proprio TANTISSIMO BENE!!! Sei stato il 1° e più IMPORTANTE punto di riferimento mio e del

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Circolo Trentino Pontino!!! Ti mando un abbraccio per ognuno dei circa 10.000 trentini pontini a cui hai sempre voluto bene, come a tutti quelli sparsi per l’Italia e per il mondo!!!» Anna Sillo, dalla Romania, ha scritto: «tanti auguri carissimo Bruno Fronza, un grande abbraccio. Io e la mia famiglia da Ciceu ti ricordiamo e ti aspettiamo. Ciao, ciao. Ti auguriano tutto il bene». Nel suo messaggio di auguri Francisco Fabian Nardelli, dall’Argentina, definisce Fronza «una vera ispirazione per quelli che fanno volontariato per i trentini all’estero». Nella foto a sinistra, il cartellone con gli auguri, preparato dai suoi nipoti.

La pandemia non ha bloccato l’attività dell’Associazione CONTINUA DA PAGINA 1 consapevoli di un’unica, forte e grande Comunità Trentina. Se l’attività della Trentini nel Mondo non si è mai fermata e a tutt’oggi l’Associazione continua ad andare avanti a svolgere con dedizione e competenza il proprio lavoro , c’è da aggiungere che questi mesi difficili e complicati sono serviti anche per riflettere e impostare strategie per il prossimo futuro. Accanto all’attività consueta e quotidiana come la distribuzione ed il corretto utilizzo degli interventi di solidarietà, la ripresa della diffusione della trasmissione radiofonica che va

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in onda quotidianamente in tutto il mondo attraverso Radio Italia, l’aggiornamento del sito e la pubblicazione della rivista “Trentini nel Mondo” che nel frattempo è stata oggetto anche di aggiornamento e restyling, la riapertura degli uffici consolari, il riavvio

delle attività legate al servizio civile, l’allestimento della mostra sull’emigrazione trentina alla Campana dei Caduti di Rovereto e tanto altro, è stato svolto anche un lavoro notevole ed impegnativo - anche se per il momento risulta quello meno evidente –

Accanto all’attività consueta e quotidiana è stato svolto anche un lavoro notevole ed impegnativo anche se per il momento risulta quello meno evidente – che va dallo studio di un nuovo Statuto alla ancora più gravosa elaborazione di una «vision» e di una strategia che accompagni l’Associazione avanti nel tempo

che va dallo studio di un nuovo Statuto come imposto dalla nuova legge sul terzo settore alla ancora più gravosa elaborazione di una vision e di una strategia che accompagni l’Associazione avanti nel tempo. Un impegno quest’ultimo indispensabile per poter continuare a costituire anche negli anni a venire un punto di riferimento imprescindibile per il Trentino, per i trentini e per chiunque condivida i principi, il senso di fratellanza e di reciproco aiuto a cui si ispira quella Comunità Trentina unita e solidale che l’Associazione sta cercando di sviluppare in tutti i Paesi del mondo Alberto Tafner


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Il bilancio 2019 dell’Associazione è stato approvato dal consiglio

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onvocato in modalità «mista», vale a dire con alcune persone presenti fisicamente e altre in collegamento via web, il 15 luglio si è riunito il consiglio di amministrazione della Trentini nel mondo (foto qui sopra a sinistra). Il principale punto all’ordine del giorno era la presentazione del bilancio consuntivo 2019, che è stato approvato. Il 9 ottobre sarà illustrato all’assemblea dell’Associazione. Pochi giorni prima era stata la giunta a riunirsi, in una seduta allargata anche al personale dipendente e al direttore della rivista (foto in alto a destra). In quella occasione è stata discussa una bozza del nuovo statuto dell’Associazione, elaborato a partire da una traccia predisposta dal direttore, Francesco Bocchetti, e sottoposta all’attenzione del consulente individuato per questa operazione,

Rosanna Barchiesi è stata nominata vice direttore resa necessaria dall’entrata in vigore della riforma del cosiddetto «terzo settore», che ricomprende anche le realtà associative come la Trentini nel mondo. La giunta ha proposto

alcuni emendamenti. Dopo aver visionato il materiale inviato dal Coordinatore della Trentini nel mondo in Argentina, Roberto Paolazzi, la giunta ha confermato la volontà di procedere all’acquisto di una nuova sede per l’Associazione in Argentina, nella città di Cordoba. La giunta ha poi comunicato al personale la nomina di Rosanna Barchiesi a vice direttore dell’Associazione. Nata a Montevideo nel 1969, figlia emigrati italiani, padre marchigiano e mamma trentina originaria di Campi di Riva, è stata presidente del Circolo trentino di Montevideo. Dal 2005, anno del suo matrimonio e del suo trasferimento in Trentino, collabora con l’Associazione. Nello specifico, i suoi compiti come vice direttore la vedranno impegnata nel consolidamento dei rapporti con i Circoli trentini.

Alla Campana dei Caduti la mostra «e-Migr@zione» Fino al 15 agosto la sede della Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle a Rovereto ospita la mostra «e-Migr@zione: storie e attualità di un fenomeno che esiste fin dalle origini dell’umanità», allestita dalla Trentini nel mondo. Realizzata nel 2017 nell’ambito delle iniziative per celebrare il sessantesimo anniversario di fondazione dell’Associazione, la mostra, attraverso una ventina di pannelli, offre ai visitatori una serie di dati e di spunti per riflettere sia sull’emigrazione trentina e sull’attività svolta dal-

la Trentini nel mondo, sia sull’emigrazione nel suo complesso, come fenomeno che accompagna la storia dell’umanità. Lavoro, Circoli, Identità, sono i principali temi illustrati sui pan-

nelli, alcuni dei quali sono dedicati alla «nuova emigrazione», con le testimonianze di alcuni giovani trentini che lavorano all’estero. La mostra è completata dall’esposizione di alcuni oggetti pro-

venienti dai paesi dove sono presenti Circoli trentini e da alcuni schermi sui quali viene proiettato il video «Il mosaico trentino nel mondo». L’orario di visita è dalle 9 alle 18, tutti i giorni

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Successo e complimenti per l

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uona la prima! Successo di contatti per il primo appuntamento sabato 25 luglio con l’iniziativa «dal Trentino con affetto» con lo staff della Trentini nel Mondo che vuole accompagnare i partecipanti alla scoperta di luoghi suggestivi e nascosti. La prima “cartolina virtuale” è stata spedita dal Doss Trento: un collegamento web che ha permesso di vedere la città dall’alto e raccontarne le sue origini. Ma anche di scoprire un luogo vicino e facilmente accessibile, eppure troppo spesso ignorato anche dai trentini stessi come meta per una passeggiata.

Gli spunti di interesse invece sono molti. Non solo il panorama, ma anche la storia. È stato Fran-

«Bella trasmissione, siamo tutti lì con voi», «bellissima iniziativa», «bravi, grazie per la passeggiata», «complimenti per l’iniziativa»: sono alcuni dei commenti espressi sulla chat durante la diretta dal Doss Trento, provenienti dal diverse parti del mondo, Sud America, Messico, Canada, Europa, che te s t i m o n i a n o quan to la «cartolina» sia stata gradita.

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cesco Bocchetti, direttore dell’associazione, ad aprire la diretta dando il via all’esplorazione del

E in diretta tanti volti sorridenti Oltre ai complimenti ed ai ringraziamenti sono state fatte anche domande sulla storia e l’attualità dei luoghi che venivano mostrati, alle quali ha ri-

colle via web. Abitato fin dalle origini della storia della città, il Doss Trento porta ancora i segni, poche tracce in realtà, di una chiesa eretta nel periodo della Roma cristiana dedicata ai Santi Cosma e Damiano. Poi ospitò una polveriera austriaca e, dopo l’annessione del Trentino all’Italia si progettò di trasformare il colle in un monumento nazionale e patriottico. Il progetto non divenne mai realtà ed oggi il Doss Trento è un parco pubblico e un’area di interesse naturalistico, anche se gli elementi legati alla storia non mancano: il Museo Nazionale Storico

sposto il direttore dell’Associazione, Francesco Bocchetti. E da quanto è stato scritto, si è capito che lo strudel ha fatto venire l’acquolina in bocca a molte delle persone collegate (per non dire a tutte...). Lo staff della Trentini nel mondo ricambia gli abbracci inviati dai partecipanti al termine della diretta e ringrazia tutti per l’interesse e l’affetto con i quali hanno seguito questa nuova iniziativa.


la «cartolina» dal Doss Trento degli Alpini ed il mausoleodedicato a Cesare Battisti. E proprio davanti al Museo - al momento chiuso per rinnovare il suo allestimento ma in vista della riapertura al pubblico nel prossimo autunno - è stata Giada Degasperi a proseguire il collegamento. Gli alpini sono le truppe dell’Esercito Italiano impiegate nella difesa dei confini montani, con una storia quindi particolarmente legata al Trentino. Il Museo è il custode Nazionale delle tradizioni degli Alpini e per conoscerlo al meglio a fare da «guida» accanto a Giada c’era Roberto Bertuol, alpino

e presidente dell’associazione Amici del Museo Nazionale degli Alpini. All’interno, ha spiegato, ci sono reperti, testimonianze, documenti, medaglie d’onore ed uniformi. L’Associazione Nazionale Alpini raduna in tutto il mondo chiunque sia stato alpino. Con 350.000 iscritti è l’Associazione d’arma più grande al mondo, presente in Europa, nel nord e nel sud America: ed agli alpini oltre confine Bertuol ha rivolto un fraterno e caloroso saluto. Sul Doss Trento, a pochi passi dal Museo c’è il mausoleo dedicato a Cesare Battisti: a descriverlo

è stato di nuovo Francesco Bocchetti, in collegamento dal prato antistante questo monumento di forma circolare, costruito nel 1935 e posizionato in modo da essere ben visibile da lontano. Cesare Battisti, è stato spiegato, è un personaggio molto complesso e controverso nato a Trento nel 1875 e morto per impiccagione nel 1916, dopo essere stato fatto prigioniero mentre combatteva contro l’Austria per l’annessione del Trentino all’Italia. Dopo il bagno di informazioni storiche e curiosità è arrivato immancabile il momento più informale della “merenda”, obbli-

gatoriamente tradizionale a base di strudel trentino, preparato da Sabina Corradini, che ne ha anche illustrato la ricetta. La regia del collegamento è stata curata da Rosanna Barchiesi, che ha coordinato gli interventi e i contatti in arrivo da Europa, Nord America e Sud America. Sono state più di cinquanta le persone che si sono collegate per seguire il racconto da questo angolo che domina Trento dall’alto: una proposta accolta con entusiasmo e favore. La prossima «cartolina» sarà spedita domenica 9 agosto, da Fai della Paganella.

Dal Belgio un suggerimento da tenere presente L’eco dell’iniziativa di sabato 25 luglio (nella foto l’annuncio-invito pubblicato sul sito della Trentini nel mondo) si è fatta sentire anche lunedì, con una mail inviata alla Trentini nel mondo da Giuseppe Filippi, del Circolo trentino di Charleroi (Belgio), nella quale fa i complimenti e propone un suggestivo suggerimento. Ecco le sue parole. «Carissimi, innanzi tutto e senza millanteria COMPLIMENTI SINCERI per la gita sul Doss Trent ! Più di 50 collegati e certo più aderenti... Anche se rimane veramente più bello (ri)

fare la visita di persona, ma viste le circostanze... Ma forse è nata un’idea per il futuro, per invogliare i nostri a conoscere più in profondità il nostro Trentino ??? Carina Giada con il cappello alpino... e naturalmente la golosità ben nota di Sabina (per la prossima volta, magari potreste dire in anticipo quale sarà il dolce proposto, cosi ognuno - se lo desidera - può farlo in anticipo a casa e condividerlo con voi!) Ci siamo poi sentiti con Roland Boninsegna (che era collegato) felicissimo dell’ottima iniziativa».

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attualità l’INIZIATIVA SI È SVOLTA IL 20 GIUGNO IN CENTRO CITTÀ A tRENTO, ORGANIZZATA DAL «GIOCO DEGLI SPECCHI»

Anche la Trentini nel mondo alla «Giornata mondiale del rifugiato» 6

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celebrare la «Giornata Mondiale del Rifugiato» c’ era anche la Trentini nel Mondo, rappresentata dal direttore Francesco Bocchetti. Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2001, la Giornata vuole proporsi come momento di riflessione sui milioni di rifugiati e richiedenti asilo. Attualmente più di 70 milioni di persone in tutto il mondo sono costrette a fuggire da guerre e violenze, lasciando i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita. Il 20 giugno anche Trento è scesa in piazza, per una manifestazione che tempi e modalità dettati dalle regole del lockdown hanno reso insolita rispetto alle edizioni degli anni precedenti: una manifestazione pressoché «statica» con i partecipanti, opportunamente distanziati, che hanno percorso il breve tragitto da piazza Duomo a via Belenzani, fin davanti a palazzo Thun. Nelle loro mani cartelli con foto e scritte che esprimono i pensieri e i desideri dei rifugiati presenti in città

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L’Associazione ha sempre affrontato il tema delle migrazioni in tutti i suoi aspetti, con identica sensibilità verso chi, per forza o per scelta, lascia il proprio paese e ricordano momenti tragici della storia dei Trentini. La musica a fare da cornice. Significativo per l’Associazione esserci stati, afferma il direttore Bocchetti. La Trentini nel Mondo ha sempre affrontato il tema delle migrazioni in tutti i suoi aspetti, con identica sensibilità verso

chi, per forza o per scelta, lascia il proprio paese: chi va, gli emigrati, o chi arriva, gli immigrati, poco cambia. Sono prima di tutto persone. I rifugiati sono poi migranti particolari, che arrivano ed affrontano situazioni diverse. Ancor più la manifestazione del 20 giugno, con i loro pensieri scritti e

poi letti ad alta voce e diffusi lungo l’intera via, ha voluto mettere in evidenza il loro essere persone, non numeri. Con le loro paure e difficoltà, ma anche sogni e speranze. Un’idea ed un valore condiviso dalla Trentini nel Mondo. Ad organizzare la «Giornata» è stata l’associazione «Il gioco degli specchi» in collaborazione con ANPI Angelo Bettini Rovereto Vallagarina, ATAS Onlus, CAV – Coordinamento Accoglienza Vallagarina, Centro Astalli Trento, Centro per la Pace l’Ecologia e i Diritti Umani di Rovereto, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza Trentino-Alto Adige, Cooperativa Villa Sant’Ignazio, Fondazione Comunità Solidale, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, GRIS, Intrecciante, Associazione La Macchia, Libera Trentino, Mediterranea Trento, Non Profit Network-CSV, Poesie Erranti, Società Alpinistica Tridentina, Teatro Boxer, Associazione Trentini nel mondo onlus, Laboratorio di storia di Rovereto e con il patrocinio del Comune di Trento.


attualità

Un pensiero pieno di affetto a tutti gli italiani residenti all’estero

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Il testo integrale del videomessaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella puntata del 25 luglio della trasmissione «L’Italia con voi» ha rivolto alle famiglie italiane nel mondo per parlare dell’emergenza sanitaria nostre istituzioni democratiche. Nei tanti borghi e città d’Italia questa stagione è stata accompagnata da lutti e patimenti, cui si è aggiunto il dolore di non poter celebrare i funerali, dei defunti: emergenza ora, fortunatamente, superata. Adesso l’impegno è rivolto alla ricostruzione di un tessuto, capace di affrontare i rischi che si manifestano e di rilanciare la fiducia nel futuro. Il virus ha superato frontiere e distanze continentali. Ha messo

in discussione percorsi e modi di vita consolidati. Questi mesi di pandemia, per molti dei connazionali all’estero, hanno aggiunto alla preoccupazione per la salute il disagio e il rammarico di non poter raggiungere i propri cari in Italia, anche a seguito delle restrizioni nei collegamenti aerei. La lontananza pesa, sulle nostre comunità all’estero e tutte le istituzioni della Repubblica sono impegnate ad alleviare queste difficoltà; per la sua parte la rete

consolare e delle ambasciate è volta a rafforzare l’attenzione e ad ascoltare e corrispondere alle loro esigenze. La collaborazione e il coordinamento, della comunità internazionale nel contrastare, il virus - un avversario comune e ancora largamente sconosciuto - sta riconducendo, gradualmente, alla normalità anche dei collegamenti e alle conseguenti aperture. Del resto, soltanto la conoscenza condivisa e una efficace azione corale a difesa della salute da parte di tutti i Paesi può permettere di sconfiggere la malattia. Prima della pausa - prodotta dal mese di agosto - desidero farvi giungere il sentimento, più forte, di vicinanza, della Repubblica, a tutti voi.

Foto: Ufficio Stampa del Quirtinale

ivolgo un pensiero, pieno di affetto, a tutti gli italiani residenti all’estero. So con quanta partecipazione avete seguito le sofferenze vissute, nel nostro Paese, per il coronavirus. Lo avete fatto da lontano, per la distanza fisica che ci separa; eppure del tutto vicini nella coscienza che ci unisce. Una conferma, se ve ne fosse stato bisogno, del sentimento intenso che raccoglie le comunità italiane e di origine italiana diffuse nel mondo. Un sentimento di unità e di solidarietà per il quale vi esprimo riconoscenza. È stata una prova che ha posto in evidenza valori di civismo e di dedizione alle persone in difficoltà. Valori che rappresentano base importante della nostra società, e alimentano la vita delle

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attualità DAL 21 GIUGNO GUIDA L’ASSOCIAZIONE CHE CONTA 24.000 ISCRITTI

Paolo Frizzi è il nuovo presidente della sezione trentina dell’ANA

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ontinuità con chi mi ha preceduto e una particolare attenzione all’attività ordinaria ed istituzionale dell’Associazione: Paolo Frizzi, 53 anni, sintetizza così le linee programmatiche della sua presidenza della sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA), incarico assunto il 21 giugno scorso e che avrà la durata di tre anni. E l’aggettivo «ordinaria» non è stato scelto a caso. Avvocato di professione, Paolo Frizzi conosce molto bene le parole e non le usa a sproposito. «Negli ultimi anni – afferma - siamo stati costantemente impegnati in attività “esterne”. Nel 2012 ci siamo attivati a sostegno delle zone terremotate dell’Emilia Romagna, con la costruzione della casa dello sport a Rovereto Secchia, una frazione di Novi nel Modenese, intitolata a Tina Zuccoli, un’insegnante che negli anni 70 aveva chiesto ai trentini di donare un albero per fare l’alzabandiera, iniziativa dalla quale era poi nato un rapporto fra le due comunità. L’edificio è stato consegnato nel marzo del 2016. Nel settembre dello stesso anno ci è stato affidato l’incarico di organizzare l’adunata del 2018 e sono stati due anni di lavoro molto intenso, che ci ha dato enormi soddisfazioni. Finita l’Adunata, non c’è stato

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«Saluto caldamente gli Alpini che vivono all’estero e con loro tutti i trentini emigrati e discendenti di emigrati, che con le loro azioni tengono alto il buon nome di questa nostra nazione rendendosi così doppiamente meritevoli del nostro ringraziamento per quello che fanno» nemmeno il tempo di rifiatare, ad ottobre è arrivata la tempesta Vaia e siamo tornati in prima linea con iniziative per la raccolta di fondi, il rifacimento della chiesetta di Valmaggiore, la sistemazione del tetto della chiesetta in Val di Sella, interventi nell’area faunistica di Caoria, l’avvio del progetto del Bosco della memoria a Tenna.

E quest’anno la pandemia del Covid-19, che continua a vedere i soci ANA impegnati a gestire i pre-triage in tutti gli ospedali del Trentino». Dopo tutto questo periodo «straordinario», afferma il nuovo presidente ANA, è quanto mai opportuno «rioccuparci un po’ di noi, riprendere i collegamenti con i gruppi, con le zone, vedere dove

ci sono criticità e gruppi che hanno difficoltà ad andare avanti, ricompattare un po’ le fila anche attraverso la fusione fra gruppi, se sarà necessario». Attualmente i soci dell’ANA sono circa 24.000, suddivisi in 261 Gruppi mentre le zone in cui è stato suddiviso il territorio provinciale sono 19. Per Frizzi «continuità» significa poi proseguire e portare a


attualità

Le «penne nere» sono presenti anche all’estero «Voi ci dite che il dialogo e l’armonia tra i popoli è possibile grazie alle Sezioni degli alpini all’estero»: con queste parole il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, aveva salutato le «penne nere» arrivate a Trento per l’Adunata nazionale del 2018. Erano circa trecento alpini in rappresentanza di venticinque sezioni (nella foto a sinistra, l’articolo pubblicato in quella occasione sul nostro giornale). Europa, Canada, Stati Uniti, Sud Africa, Sud America e Australia sono i paesi dove sono presenti sezioni e gruppi ANA.

termine i progetti avviati sotto la presidenza di Maurizio Pinamonti, «con il quale ho collaborato per ben nove anni prima come consigliere segretario, poi come vice presidente e dal 2017 come vice presidente vicario». Nello specifico si tratta del completamento e dell’apertura definitiva del Museo Nazionale Storico degli Alpini sul Doss Trento e della realizzazione del Bosco della Memoria sul colle di Tenna, in Valsugana, per ripristinare un’area di due ettari e mezzo devastata dalla tempesta Vaia: il progetto prevede il rimboschimento della zona, da fare insieme con la Forestale, e di realizzare poi dei percorsi pedonali, uno dei quali accessibile ai disabili, con punti panoramici sui laghi, percorsi lungo i quali saranno collocate installazioni artistiche in memoria di tutti i caduti, qualunque sia stata la divisa indossata.

L’ANA è una realtà che in Trentino gode di grande considerazione: una fama conquistata in anni di impegno nel sociale. Fra i progetti da portare a termine nel prossimo triennio c’è il completamento e l’apertura definitiva del Museo Nazionale Storico degli Alpini sul Doss Trento E a proposito di divise, Paolo Frizzi ha fatto il servizio militare dal luglio 1992 all’ottobre 1993, presso il Battaglione Alpino «Edolo» a Merano, dopo aver frequentato ad Aosta la scuola per allievi ufficiali. Il neo eletto presidente degli alpini trentini è pienamente consapevole della responsabilità connessa alla carica assunta il 21 giugno, perché l’ANA è una realtà che in Trentino gode di grande considerazione: una fama di affidabilità meritata e conquistata

in anni di impegno nel sociale e di capillare presenza sul territorio. Oltre all’affidabilità e alla presenza, Frizzi cita una terza caratteristica che contraddistingue l’ANA: l’«alpinità». Un termine che definisce «un modo di essere, di interpretare la vita, che deriva dalla comune esperienza fatta durante il servizio militare e che si traduce in voglia di fare e di mettersi a disposizione della collettività». L’alpinità, puntualizza Frizzi, è un «collante» che in Italia uni-

sce 374mila persone (tanti sono gli iscritti), che fanno dell’ANA la seconda associazione di ex militari più numerosa al mondo dopo quella dei Marines e la prima a livello nazionale. Un’altra qualità degli iscritti ANA è poi la generosità. Frizzi ricorda con piacere che il presidente della Cassa di Trento, Giorgio Fracalossi, nel suo intervento all’assemblea del 21 giugno, ha citato «il generoso e tempestivo contributo dei gruppi ANA trentini nell’iniziativa di sottoscrizione avviata nel marzo scorso da ”Fondazione Cassa Rurale di Trento”, denominata “Insieme per la Comunità – Emergenza Covid 19”, che ha visto quasi 140 interventi dei Gruppi ANA trentini, con più di 85.000 euro versati in favore dell’Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari del Trentino per l’acquisto di attrezzature». Maurizio Tomasi

NELLE FOTO (sull’altra pagina, da sinistra): l’inaugurazione della scuola a Rovereto Secchia e due momenti dell’Adunata nazionale del 2018 a Trento. Qui a sinistra, i Volontari della Sezione ANA TRENTO al termine del loro turno presso l’Ospedale ANA allestito a Bergamo per fronteggiare la grave emergenza sanitaria in atto (luglio 2020). A destra l’edificio che ospita il Museo Nazionale Storico degli Alpini sul Doss Trento. Nella foto in alto a destra, il nuovo presidente nella sede di Trento dell’ANA, davanti al quadro «Sentinella al Brennero» dell’artista Oddone Tomasi.

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editoria

Ventiquattro racconti di una protagonista dell’emigrazione trentina a La Serena, in Cile Caterina Pezzani, nata a Vermiglio (Val di Sole) nel 1941, arrivò nel paese sudamericano all’età di undici anni. Dal 2000 è presidente della scuola italiana intitolata ad Alcide De Gasperi

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un libro scritto e pubblicato in due lingue. E non poteva essere altrimenti. Caterina Pezzani nata a Vermiglio e cilena d’adozione racconta nelle pagine di «Tre granelli preziosi come perle» la sua vita e le emozioni che l’hanno attraversata. Sempre sentendosi fortemente legata alla sua terra di origine e a quella che l’ha accolta con la sua famiglia. In italiano ed in spagnolo Caterina Pezzani ripercorre le esperienze più forti che hanno segnato la sua crescita, dalla partenza carica di speranza dalla Val di Sole alle difficoltà che la lontananza e la nostalgia portarono inevitabilmente, dalle incertezze di un futuro tutto da inventarsi a La Serena, in Cile, fino alla caparbietà e alla voglia di farcela che hanno fatto di Caterina e della sua famiglia dei veri cileni. Pagina dopo pagina, un susseguirsi di racconti brevi ci porta ad immedesimarci con Caterina e i suoi compagni di viaggio, o meglio di vita. Ogni incontro, ogni persona ed ogni scelta: tutto avrà un peso nella crescita della ragazzina italiana arrivata undicenne in Cile e diventata un elemento prezioso ed importan-

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te della comunità di La Serena, pilastro della vita culturale della città. «I simboli che troviamo sulla copertina, i verdi boschi del Trentino – scrive il prof. Carlo Slomp nella presentazione del libro - le perle che rappresentano la trasformazione di tre granelli di terra, le mani della nipote Caterina e le immagini contenute in ognuno dei ventiquattro racconti, sono una fonte virtuosa di formazione che arricchisce la memoria di tutti perché celebra l’epopea dell’emigrazione trentina, di una sua protagonista e dei suoi discendenti». Era un giorno d’estate, L’arrivo, L’acqua fresca e le noci, Il cavallo testardo, Il sogno di Tullio, Zia Ida, sono alcuni dei titoli dei racconti dei quali uno, «Natale a Buin» era stato pubblicato nel numero di dicembre 1999 di questo giornale. «Per me - scrive Carlos Slomp nella presentazione - è stata un’esperienza bella e significativa aver assistito alla lettura dei testi da parte dell’autrice e aver partecipato all’intero processo fino alla pubblicazione di quest’opera, espressione della sua volontà di trasmet-

tere le sue esperienze ai figli, ai nipoti, alla famiglia e a tutti coloro che si avvicineranno e riconosceranno le sue storie come opportunità di crescita personale, culturale ed educativa. Caterina Pezzani, nata nel 1941, arrivò in Cile con la famiglia all’età di undici anni. Nel 1962 si sposò con Tullio Callegari. Ha accompagnato suo marito nelle gestione di imprese agricole, di trasporto e commerciali, ha partecipato in forma permanente alle attività culturali e sociali della collettività italo-trentina. Oggi Caterina Pezzani è presidente della scuola italiana di La Serena intitolata ad Alcide De Gasperi, non a caso: fu proprio il politico trentino allora Primo Ministro a stipulare l’accordo con il presidende Videla per il progetto di emigrazione italiana in Cile che portò in Sud America anche Caterina e la sua famiglia. Oggi la cultura italiana viene preservata da una comunità unità e volenterosa di mantenere i legami con la sua storia passata. La scuola italiana Alcide De Gasperi è frequentata anche a studenti cileni e conta 650 alunni.


editoria «DALLA MULATTIERA AL MIRacolo economico » È uscito per i tipi della «NEW-BOOK EDIZIONI»

Pubblicata la versione in italiano di «Antonio», romanzo di Delio Miorandi

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rriva finalmente anche in italiano “Antonio, Dalla mulattiera al miracolo economico”, il libro di Delio Miorandi. Edito per la prima volta nel 2013 in tedesco, ora è possibile trovarlo in italiano grazie alla casa editrice New-Book Edizioni di Rovereto. Un’opportunità importante per ricostruire un pezzo di storia della migrazione italiana. “Antonio” è un romanzo, in tutto e per tutto. È il racconto di vita ed esperienze di un bracciante siciliano che nel dopoguerra fugge dalla miseria e dalla mancanza di prospettive. Si legge agevolmente, non è un saggio. Ma tra le pagine, scorrendo ed entrando nel quotidiano di Antonio, inevitabilmente emerge la descrizione della situazione sociale del tempo. Le condizioni di vita nel Meridione italiano e quelle della Germania alla fine degli anni ‘50. Le possibilità che le regioni del Reno-Meno potevano offrire e le condizioni accettate dai «Gastarbeiter» – i lavoratori stranieri – pur di avere la loro occasione. Emarginazione, malinconia ed anche il disprezzo dei tedeschi: Delio Miorandi non manca di evidenziare le difficoltà di vita e di integrazione che i lavoratori italiani in Germania dovettero affrontare. E non poteva essere diversamente, perché quella realtà Miorandi la conosce bene. Arrivato a Francoforte da studente universitario, apparteneva ad un’altra classe sociale. Ma i

lavoratori italiani li ha incontrati ed ha lavorato nei servizi sociali a supporto degli immigrati. Il romanzo è in fondo una storia vera. Antonio Gioia, il protagonista, non esiste, è un nome di fantasia. Ma è ispirato dalla storia di un proletario siciliano incontrato davvero. E potrebbe essere, al tempo stesso, la storia di tanti altri: partiti per necessità e paura,

disposti ad affrontare l’ignoto e l’ostilità del mondo. Antonio Gioia arriva giovanissimo a Francoforte. È un bracciante siciliano al soldo di un latifondista, orfano e analfabeta quando decide per disperazione di provare a cambiare il suo destino, che sembra già segnato. Non riesce ad iscriversi nelle liste ufficiali di migranti-lavoratori per la Germania e ci va abusivamente. Da irregolare, clandestino si direbbe oggi. Il viaggio è da subito un emblema della sua paura di non essere all’altezza. E poi la grande città ed una lingua sconosciuta ed ostica: tutto sembra poter scoraggiare questa sua voglia di realizzarsi. È invece la storia del suo riscatto, poco a poco. Dalla regolarizzazione della sua posizione, all’integrazione nella nuova patria. Il romanzo si sofferma in particolar modo sui primi anni dopo la partenza, i più complessi. Con le difficoltà affrontate e superate anche grazie ad incontri fortunati ed importanti, alla generosità gratuita di tanti sconosciuti che offriranno aiuto e supporto al protagonista. Una fotografia del bene e del male cui si andava incontro scegliendo di partire. Una ricostruzione delle condizioni sociali e della società di allora, che forse non si discosta troppo, cambiando i ruoli, da quella di oggi

Un romanzo che lascia il segno «Antonio, un romanzo che lascia il segno» era il titolo dell’articolo con il quale nel numero di gennaio del 2016 di questo giornale era stato presentato il romanzo di Delio Miorandi. Qui di seguito ne riportiamo alcuni stralci. «Il romanzo “Antonio” - che ha come co-autore Claus Langkammer, che ha curato la stesura del testo in tedesco - è suddiviso in due libri. Il primo ha come titolo “Von Eselpfad ins Wirtschaftswunder” (Dalla mulattiera al miracolo economico) e il secondo “Im Land der Verheißung” (Nella terra promessa). Racconta le vicende di Antonio, emigrante del Sud Italia, dal suo arrivo in Germania negli Anni 50 fino all’inizio del Duemila e la sua storia d’amore con Assunta. Una storia che riflette quella di migliaia di “Gastar-

beiter” e nella quale molti di sono riconosciuti, come testimoniano le tantissime lettere ricevute dall’autore. Ecco ad esempio come ha commentato il primo volume del romanzo Letizia Favilla, nata in Italia ma cresciuta in Germania dove la famiglia era emigrata quando era ancora in fasce. Attraverso il libro il lettore si può fare un’idea del sentimento di sradicamento che prova un migrante. Il racconto potrebbe fare capire che tutti i migranti alla fine vivono questa realtà. Essi si sentono tra due culture diverse. Loro hanno dovuto lasciare il paese di origine i cui valori, regole e norme, portano con sé nel cuore e si trovano così lontano dal proprio paese, che in fine devono cercare di diramare nuove radici nel paese dove adesso vivono, là dove non sono sempre benvenuti».

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eventi

L’incantevole arte di Vittorio Sedini in mostra alla Campana dei Caduti di Rovereto

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ittorio Sedini - artista, grafico e illustratore - nel 2018 è stato nominato socio onorario dell’«AIAPI» (Associazione Internazionale Arti Plastiche Italia) . Questa era la motivazione: «L’arte ha molti volti. Sa essere forte e delicata, drammatica e ironica, sa raccontare storie, sa condurre lo spettatore in sentieri magici, fatti di colore e stupore. L’arte sa essere educativa, può indurre la riflessione, può elevare il pensiero, ha il potere di lasciare senza parole e di emozionare. Ci sono Artisti che sanno creare storie incantevoli attraverso segno e colore e aiutare le persone a crescere». A due anni di distanza AIAPI ha voluto mostrare al pubblico la grande forza dell’arte di Vittorio Sedini e di Franca Trabacchi che, con Valter Casiraghi da oltre 30 anni collaborano nella realizzazione di immagini e di personag-

sposizione «Sognare significa crescere senza invecchiare», a cura di Roberto Ronca. Nella giornata di inaugurazione ad attendere i visitatori c’erano gli artisti protagonisti della mostra, Vittorio Sedini e Franca Trabacchi. Vittorio Sedini, che è stato

Vittorio Sedini posa divertito davanti ad un suo disegno che lui considera un suo autoritratto, pubblicato nel volumetto «Il libruccelli», ed esposto nella mostra di Rovereto nella sezione «Ornitologia per immagini».

gi che fanno ormai parte della nostra storia di bambini e adulti e sono nella nostra memoria da moltissimi anni. Partendo da questa premessa la Fondazione Campana dei Ca-

duti di Rovereto con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento e del Comune di Rovereto, dal 17 luglio al 9 agosto ha organizzato presso il proprio spazio -mostre al Colle di Miravalle l’e-

Altri disegni di Vittorio Sedini in esposizione a Rovereto. A destra, un particolare del disegno utilizzato per il manifesto della mostra.

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definito «l’artista che aiuta i bambini a comprendere i valori della pace, della solidarietà e del vivere civile», ha saputo cogliere sempre l’ironia della vita e ha voluto divertire divertendosi. Collaboratore della rivista Città Nuova, ha pubblicato e pubblica innumerevoli strisce di fumetti dedicate ai bambini, per aiutare la comprensione dei valori della pace, della solidarietà, del vivere civile e della bellezza dell’arte. Attraverso l’arte, Vittorio Sedini sa comunicare a persone di ogni età, aiutando tutti i giorni i suoi spettatori a ricordare quanto sia importante saper giocare.


60 anni d’Europa ALCUNE RIFLESSIONI INDOTTE DAL CONSIGLIO EUROPEO CHE SI È SVOLTO DAL 17 AL 21 LUGLIO A BRUXELLES

Europa, ovvero la marcia del granchio

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obert Schuman, uno dei protagonisti più importanti dell’avvio del processo di integrazione europea, amava ripetere agli Europei “Voi non state negoziando, voi state trovando una soluzione”. È un’espressione che ben descrive l’esito del recente Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo iniziato il pomeriggio del 17 luglio e terminato alle 5.31 di martedì 21, quattro giorni e quattro notti e quasi 100 ore di negoziati condotti sul filo dell’esasperazione e della rottura. Da un lato i cosiddetti Paesi ‘frugali’, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Austria sostenuti anche da Finlandia e Paesi baltici, dall’altra i Paesi mediterranei, Italia, Spagna, Portogallo con il sostegno di Francia e Germania. Ne è uscito un compromesso così articolato: 1824,3 miliardi di euro che comprendono i 1074,3 miliardi del QFP-Quadro Finanziario Pluriennale (il bilancio settennale Ue per il periodo 2021-2027) e i 750 miliardi del Recovery Fund, ora Next Generation EU. L’ammontare complessivo degli aiuti proposto dalla Commissione per il rilancio delle economie maggiormente colpite dalla pandemia è stato rispettato con 390 miliardi di sovvenzioni (a fronte dei 500 proposti da Francia e Germania) e 360 miliardi sotto forma di prestiti. All’Italia arriverebbero 209 miliardi a partire dalla seconda metà del 2021. Il totale è più alto dei 150-170 miliardi proposti dalla Commissione in giugno. I trasferimenti a fondo perduto rimangono attorno a 80 miliardi mentre aumentano i prestiti agevolati. Da dove arriveranno questi soldi? Il piano di rilancio di 750 miliardi sarà finanziato ricorrendo al mercato dei capitali attraverso l’emissione di buoni del tesoro europei e l’impegno a individuare entro il 2022 risorse proprie attraverso una tassa sulla plastica

Il piano di aiuti adottato dal Consiglio con la creazione di un debito federale di 750 miliardi non è che temporaneo e la storia di un’Europa federale è ancora lontana dall’essere scritta. Inoltre, i piani nazionali per la ripresa dovranno essere coerenti con le raccomandazioni specifiche per Paese elaborate dalla Commissione e dovranno contribuire alla transizione verde e digitale, obiettivo crescita e creazione

di posti di lavoro. Questo richiederà molta serietà all’Italia non riciclata, un incremento di tasse alle frontiere per prodotti importati e fabbricati con processi inquinanti, una tassa sulle multinazionali del digitale. Per il presidente francese Macron l’Europa sta vivendo un momento storico molto importante dopo l’adozione della moneta unica. Per la prima volta i Paesi europei intraprendono un cammino insieme creando, di fatto, una forma di federalizzazione. La stampa liberal democratica europea, in particolare quella francofona, plaude al compromesso raggiunto dal Consiglio europeo. Alcuni studiosi, in particolare Sylvain Kahn, storico e

geografo, sulle pagine del quotidiano parigino Le Monde sostiene che l’Unione europea è ora uno Stato che non sostituisce i 27 Stati membri, ma li include. Le inchieste di Eurobarometro, un servizio di sondaggi della Commissione europea, indicano che gli Europei auspicano una soluzione europea alle sfide economiche e geopolitiche che ci minacciano. Al di là di tutti i dibattiti, legittimi sull’euro, gli Europei sono specificamente attaccati alla loro moneta. In soli vent’anni, l’euro ha conquistato la fiducia dei risparmiatori come degli investitori piccoli e grandi e si è imposto come seconda moneta mondiale di riserva. Con buona pace dei leghisti Salvini, Bagnai e Borghi e delle loro colpevoli stupidaggini sulla moneta unica. I piani di rilancio nazionali adottati a fronte della pandemia (la somma globale raggiunge i 2300 miliardi) sono possibili solo in ragione della garanzia della Banca Centrale Europea e della sua credibilità mondiale. Tuttavia, le cose non sono così semplici e scontate. Il piano di aiuti adottato dal Consiglio con la creazione di un debito federale di 750 miliardi non è che temporaneo e la storia di un’Europa federale è ancora lontana dall’essere scritta. Inoltre, i piani nazionali per la ripresa dovranno essere coerenti con le raccomandazioni specifiche per Paese elaborate dalla Commissione e dovranno contribuire alla transizione verde e digitale, obiettivo crescita e creazione di posti di lavoro. Questo richiederà molta serietà all’Italia, primo Paese beneficiario degli aiuti, capacità programmatoria e tempestività di spesa, controllo dei fenomeni corruttivi, in due parole, capacità di governo. Impegno arduo per il nostro Paese, data la debolezza cronica e l’instabilità del suo esecutivo che non potrà sottrarsi all’esame

severo della Commissione e del Consiglio anche se non ci sarà il diritto di veto di un Paese come pretendeva il premier olandese Mark Rutte. In secondo luogo, nel documento finale approvato dal Consiglio, è scomparso uno specifico riferimento alla concessione degli aiuti subordinati al rispetto dello stato di diritto. Ciò ha rinsaldato il blocco di potere degli Stati sovranisti del gruppo di Visegrad, Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia. In caso di lesione dei valori democratici, ci sono molte ambiguità nella formulazione, la Commissione può proporre aggiustamenti che il Consiglio Ue può approvare a maggioranza. Infine, la Commissione europea ha subito una pesante sconfitta. La presidente Von der Leyen è finita sotto le ruote di un accordo che su due questioni cruciali, stato di diritto e governance sull’attuazione delle riforme nazionali, come lucidamente scrive Tonia Mastrobuoni sulle pagine di Repubblica, dovrà delegare ai capi di Stato e di governo ogni decisione definitiva. “L’intergovernativo, il demone che mina le istituzioni europee sin dal Trattato di Lisbona, esce visibilmente rafforzato dall’intesa”. Ecco perché ho titolato questo articolo ‘Europa ovvero la marcia del granchio’. Un modo di procedere storto, un po’ a destra, un po’ a sinistra offuscando così l’obiettivo finale di una significativa e stabile federalità. Luci e ombre, quindi, dell’accordo fra i 27. L’Italia è chiamata ad una sfida significativa. Non lasciamo che la debolezza della politica e i comportamenti scomposti della Lega e del suo Centurione pregiudichino i risultati di tale sfida nella quale tutti noi, anche individualmente, siamo coinvolti. Vittorino Rodaro Trento, 23 luglio 2020

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a tu per tu

Mauro Lando, per trentotto anni cron Provincia di Trento: incidenza %; genere; età

46.929 persone

8,7% della popolazione provinciale

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na vita passata non dietro la scrivania, perché 53,4% una volta, come donne recita una sorta di proverbio, il giornalista si faceva “consumando le suole delle scarpe”. Ma di certo Mauro Lando, giornalista trentino di Rovereto, classe 1946, la sua vita professionale l’ha passata raccontando il Trentino. Oggi è socio della Trentini nel Mondo, perché per tanto tempo ha seguito l’attività dell’Associazione. “Passavo in sede, chiamavo. Per ragioni professionali l’associazione era una realtà che tenevo d’occhio – ci conferma – ed ho così conosciuto i vari presidenti, l’ambiente e le persone. Mi sono fatto coinvolgere ed ora, che per lavoro non disturbo più nessuno, mi sono iscritto per continuare a supportare e seguirne l’attività.” C’è un ricordo in particolare legato all’ambito emigrazione? Il mio primo importante contatto con il mondo della migrazione fu nel 1971, quando sulla rivista “Letture Trentine” scrissi un reportage sull’operazione Cile del 1951. Fu il primo progetto di migrazione organizzata, un accordo tra Italia e Cile che doveva garantire partenze e insediamenti più sicuri. Ma qualcosa andò storto e negli anni successivi numerosi furono i ritorni da La Serena. Seguii la vicenda per il giornale. Riuscii a consultare la documentazione della assistente sociale che aveva seguito tutta l’organizzazione e in quel testo ne raccontai gli aspetti più problematici. Quel reportage è in sostanza il resoconto di un’operazione che poteva e doveva essere gestita meglio. Giornalista dal 1968, da giovanissimo quindi. Una vocazione da sempre? La cosa è andata così: acquisita nel 1965 la maturità classica a mio padre sarebbe piaciuto che diventassi avvocato per difendere i

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Entrato nella redazione di Rovereto dell’«Alto Adige» nel 1968 all’età di 22 anni ha lavorato sempre per la stessa testata fino al 2006. Dal 2003 al 2018 è stato segretario dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige

lavoratori, mentre mia madre mi voleva medico perché “en dotor en casa l’è sempre utile”. Una sera tornai a casa e dissi che mi sarei iscritto a Sociologia. Durante l’università sono stato presidente del CUC, il Circolo Universitario Cittadino di Rovereto, e in quella veste scrivevo e consegnavo i comunicati alle redazioni dei giornali, che quindi frequentavo abitualmente. Nel 68 Aldo

Aldi, allora responsabile della redazione di Rovereto dell’Alto Adige, ha pensato a me per integrare l’organico: entrai così in redazione a Rovereto e ne uscii da quella di Trento nel 2006. Fare il giornalista comportava e comporta, secondo me, una dose di responsabilità. Ci deve essere uno spirito di servizio nei confronti della comunità. Nel corso degli anni mi sono prevalente-

1978, Mauro Lando nella redazione di Trento del quotidiano «Alto Adige»

mente occupato di cronaca politica e del territorio avendo anche ruoli di responsabilità. Posso dire di essermi occupato a lungo della Provincia , della Regione e del Comune di Trento. Il tutto in decenni decisivi. Giornalisti è l’anagramma di signorilità. Rispetta la realtà? Questo non lo sapevo, se ci avessi fatto caso l’avrei utilizzato. La discriminante è il senso di responsabilità nei confronti di chi ti legge. Poi, come dicevo sempre quando parlavo ad aspiranti giornalisti, bisogna scrivere come se i lettori fossero arrivati ieri da Marte così che da qualche secolo non seguono la cronaca. Per questo è importante non dare nulla per scontato. La professione è cambiata. L’ho vista cambiare dai miei inizi ad oggi, come credo sia assolutamente normale. Tutt’attorno è cambiato il mondo, tanto che c’è un abisso tra il giornalismo della macchina da scrivere e il giornalismo con Internet. Non c’è però un giornalismo migliore o peggiore; la professione è parte della realtà in cui si vive. Quello che conta è il senso di responsabilità. Da chi conosce bene la politica trentina: cos’è e quando è importante l’Autonomia? Certamente l’Autonomia ha


con il socio

nista rispettoso dei fatti e dei lettori È autore del «Dizionario dei fatti, dei personaggi, delle storie del Trentino» pubblicato in due volumi editi nel 2008 e nel 2011 avuto un ruolo decisivo in quella che è la storia e la crescita del Trentino. Ricordiamoci che la nostra Autonomia ha ragioni storiche importanti, ricordiamoci che è inserita nel Trattato di pace della Seconda Guerra Mondiale firmato a Parigi nel ‘46. Negli anni ‘70 poi ci fu la riforma dello Statuto con le competenze assegnate alle Province e non più alla Regione. In sostanza una separazione tra Bolzano e Trento che ha rappresentato la soluzione della vertenza altoatesina. Ricordiamoci che in Alto Adige dal 1966 scoppiavano le bombe e cadevano i tralicci. Qualche bomba scoppiò anche a Trento. Questa divisione fu una risposta pacifica e giusta che ha creato l’attuale meccanismo regionale. Poi la gestione dipende dalle persone, e credo, guardando all’oggi che non ci si possa lamentare. Tra le tante vicende politiche raccolte e raccontate, emerge qualche fatto, c’è un suo scoop più importante? Ci fu un episodio che davvero gettò scompiglio nel mondo politico locale. La notizia uscì nel gennaio 1985 e faceva riferimento alle elezioni provinciali del 1983. Elezioni che rischiarono di essere annullate e quindi azzerato il Consiglio provinciale. Diedi per primo la notizia perché conoscevo personalmente Sergio Zanetti, un personaggio caparbio e tenace che aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato per un uso non corretto dei simboli di partito sulle schede elettorali per il Consiglio provinciale di Trento. In pratica la Giunta Regionale aveva accettato il simbolo delle Stelle Alpine per il

Fu lui a dare la notizia che il Consiglio di Stato aveva annullato le elezioni regionali dell’autunno 1983

PPTT pur in assenza delle regolari autorizzazioni al suo utilizzo, compiendo così, secondo l’esposto di Zanetti, un atto ingiusto. Il giorno della sentenza in cui gli venne data ragione mi avvisò subito comunicandomi che nella sua ordinanza il Consiglio di Stato aveva annullato l’assegnazione dei simboli, quindi le liste e di conseguenza le elezioni. Di fatto non esisteva più il Consiglio provinciale e pertanto era inoperante quello regionale. Mi procurai tutti i documenti e mi feci consegnare gli incartamenti con le motivazioni della sentenza, che erano da poche ore nelle mani dell’avvocato di Zanetti. In serata il direttore del giornale Alto Adige Luciano Ceschia cambiò la prima pagina e fece comporre in tipografia l’intera sentenza. Il giorno dopo era in calendario a Trento una seduta del Consiglio Regionale e i suoi componenti scoprirono dalle pagine del giornale che non erano più in carica. Si può immaginare lo shock e la rabbia. Quando arrivai in Consiglio mi chiesero copia della sentenza: loro ancora non avevano avuto la notifica. Poi le elezioni non si ripeterono, ci fu una barriera di ricorsi, i tempi si allungarono e si trovarono altre soluzioni. Forse fu anche un bene per la governabilità del territorio. Quell’ episodio dimostrò la fragilità delle istitu-

zioni. Resta uno dei capitoli più importanti della mia carriera; è difficile replicare una situazione come quella. Non mancano le tue pubblicazioni, tutte riferite alla realtà trentina. Sono frutto di un impegno extra professionale. Nascono dal lavoro di cronista e ne rappresentano degli approfondimenti. Nascono anche dalla pazienza di mia moglie che, tanto per fare un esempio, mi ha consentito di scrivere le mille pagine dei due volumi del “Dizionario dei fatti dei personaggi, delle storie del Trentino”. È un po’ il libro che avrei voluto esistesse quando ero cronista, perché di ogni vicenda non ci si ricorda mai quando si è verificata o come è finita. In quel dizionario ho cercato di riassumere le principali storie, condensandole righe e citando i passaggi principali. Pensando agli avvenimenti passati quali sono i fatti che hanno particolarmente inciso sulla comunità trentina? Difficile fare una classifica perché gli avvenimenti caratterizzanti non sono stati pochi, però due sono stati fondamentali. Mi riferisco all’alluvione del novembre 1966 ed a Stava nel luglio 1985. Ciascuno nel proprio ambito ha rappresentato uno spartiacque. Dopo l’alluvione è cambiata

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l’attenzione alla cura del territorio con i vasti lavori di regimazione dei terreni montani e ampie riforestazioni. Il disastro di Stava con le sue 268 vittime fu diverso perché non ebbe una causa naturale ma emersero responsabilità dietro il crollo dei bacini di Prestavel. E da allora si è cambiata la legislazione dell’uso del territorio. Si rischia di dimenticarlo ma ci fu un altro fatto importante che ha cambiato il Trentino. Mi riferisco all’approvazione nell’agosto del 1967 del primo Piano urbanistico provinciale. Era presidente Bruno Kessler. Su quella norma si è basato per decenni lo sviluppo del territorio con gli investimenti per la viabilità, per l’edilizia economico popolare, per il risanamento degli alloggi, per l’industrializzazione, per la frutticoltura di qualità. Un effetto di quello sviluppo fu anche il progressivo azzeramento dell’emigrazione trentina. Michela Grazzi

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circoli

Le notizie dai tori nostri Coordina dei Circoli

Amo e Lina da Vermiglio a Toronto, insieme da 65 anni

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Buongiorno amici Trentini e lettori del giornale, come coordinatore dei Circoli dell’Associazione Trentini nel Mondo in Canada mi fa molto piacere congratularmi con Amo e Lina Daldoss del Circolo trentino di Toronto per il loro 65° anniversario di matrimonio. In questi periodi turbolenti abbiamo bisogno di occasioni per festeggiare e di positività. Amo e Domenica (Lina) Dal-

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doss, di Vermiglio in Val di Sole, hanno celebrato il 9 luglio il loro 65° anniversario di matrimonio. Amo emigrò in Canada nel 1953 lasciando Lina in Italia e promettendo di portarla in Canada. Si stabilì a Toronto e Lina arrivò in Canada nel 1955, si sposarono e ebbero due figli, Edy e Pierino (Peter). Aprirono un negozio a Little Italy a St. Clair, lavorando per molte ore sei giorni alla settimana. Amo vendeva forni e Lina vendeva scarpe italiane. Amo e Lina amano molto le loro tradizioni italiane. Amo produce vino da oltre 60 anni. Lina continua a cucinare alla trentina pre-

parando la migliore polenta del mondo e salsicce con il sugo. La loro specialità è la produzione di salumi e speck. Il matrimonio dei figli fu per loro fonte di gioia, Edy con Jim Buchanan, Peter con Debbie. Adesso hanno cinque nipoti: James, Christopher, Sarah, Erin e Lauren. James ha sposato Olena ed ha dato loro due bellissime pronipoti, Olive e Pearl. Chris ha sposato Libby, Erin e Lauren hanno un compagno, Cru e Brent. Aggiungo una notazione personale: Amo mi ha insegnato l’ingrediente segreto per realizzare un ottimo speck. Inizia con la

lettera G e termina con la lettera A ed ha in tutto sei lettere. Indovinate di cosa si tratta? E vi voglio anche dare un consiglio: non giocate a briscola contro Lina. Perdereste di sicuro! Ivo Finotti


circoli

Iniziative non solo on line per il rinnovato Circolo trentino del Lussemburgo

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oco prima dell’entrata in vigore delle misure restrittive imposte dalla pandemia di coronavirus, il Circolo Trentino del Lussemburgo, fondato nel 1975, è riuscito a tenere la sua assemblea generale in un clima cordiale ed amichevole. La riunione ha portato al rinnovo delle cariche sociali: il comitato uscente, guidato per molti anni da Maurizio Andreolli (ora Presidente Onorario), ha deciso di passare il testimone. Il nuovo presidente è Luca Martinelli, originario di Riva del Garda e residente a Lussemburgo da oltre vent’anni (a sinistra nella foto inseme con Andreolli) Del nuovo comitato fanno poi parte Tania Guetti (tesoriera), nata in Lussemburgo ma pure di origini rivane, e Giada Pellegrin (segretaria), di Ziano di Fiemme, espatriata più recentemente. Si ritrovano così insieme le diverse anime storiche dell’emigrazione trentina, da quella di seconda generazione sino al recente fenomeno migratorio da parte di giovani. Il comitato ha messo in campo una serie di iniziative che tengono conto delle nuove condizioni in cui le associazioni si trovano ad operare: un primo incontro online si è svolto il 12 luglio con la dottoressa Ilaria Dorigatti, epidemiologa trentina che lavora presso il Centro per l’analisi delle malattie infettive globali al prestigioso Imperial College di Londra, su un tema di grande attualità «Modelli matemati-

ci e COVID-19: passato, presente e futuro». Matematica di formazione, con laurea e dottorato conseguiti presso l’Università di Trento, la dottoressa Dorigatti si occupa in particolar modo di modelli matematici per capire le

dinamiche della trasmissione delle malattie infettive, al fine di identificare gli interventi che meglio possono controllare o mitigare le epidemie. Una testimonianza importante dunque la sua per capire se quanto è stato fatto fino ad ora è servito e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro in termini di “misure” che verranno adottate. Un secondo incontro a carattere storico, sempre in teleconferenza, avrà luogo il 7 ottobre con il direttore della Fondazione Museo del Trentino, dottor Giuseppe Ferrandi. Non possono tuttavia mancare anche gli eventi “di persona”, sperando che il quadro della pandemia possa permetterlo: il Circolo ha programmato un’uscita all’aperto il 13 settembre dedicata ad un’introduzione all’apicoltura da parte di Antonio Pretti, uno dei primi soci del Circolo. Pretti è stato il primo cuoco a ricevere due stelle Michelin in Lussemburgo e da quando è in pensione si dedica alle sue arnie presso Diekirch. Il programma annuale si chiuderà con un evento sociale e gastronomico, attualmente previsto per il 22 Novembre. Il Circolo terrà regolarmente informata la sede di Trento del calendario degli eventi ed in particolare delle modalità per prendere parte agli incontri online, che permettono una partecipazione da tutto il mondo. e-mail: trentini.lussemburgo@gmail.com Facebook: @circolotrentinolussemburgo

le VaLUTAZIONI del presidente martinelli dopo la conferenza della dottoressa ilaria dorigatti

Tre messaggi da tenere in considerazione La video conferenza tenuta il 12 luglio dalla dottoressa Ilaria Dorigatti (nella foto) sul tema «Modelli matematici e COVID-19: passato, presente e futuro» è stata seguita da un buon numero di persone collegate non solo dal Lussemburgo e il presidente del Circolo trentino del Lussemburgo, Luca Martinelli, si è dichiarato soddisfatto del riscontro che l’iniziativa ha avuto. La considera un successo. Ecco cosa ha dichiarato quando è stato ospite della trasmissione

radiofonica «Trentino nel mondo», andata in onda il 13 luglio. «È stata una conferenza estre-

mamente interessante perché la dottoressa Dorigatti è riuscita a spiegare con parole semplici e comprensibili a tutti, grafici apparentemente complessi e concetti scientifici.

Tre sono i messaggi più importanti emersi dalla conferenza. Il primo è che non bisogna cedere alla disinformazione e quanto sia importante affidarsi a fonti scientifiche. Il secondo è che i sacrifici che abbiamo fatto nel lockdown sono serviti a salvare decine di migliaia di persone. E terzo, la pandemia non è finita. Per quanto ci sia un leggero miglioramento per evitare la seconda ondata serve mantenere un atteggiamento di vigilanza»

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circoli Il tradizionale incontro presso la sede del Circolo è stato sostituito da una videoconferenza. Ma non è stato tutto virtuale. Ai quarantatre soci che lo avevano ordinato, è stato portato a casa un pranzo a base di polenta e crauti

Festeggiamento atipico ma gioioso per i 74 anni del Circolo trentino di Cordoba L

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o scorso 5 luglio si è celebrato il 74° anniversario della fondazione del Circolo Trentino di Córdoba, in Argentina, nato ufficialmente il 30 giugno del 1946. Rispettando le regole imposte per evitare la diffusione della pandemia, non ci siamo incontrati di persona, come facciamo ogni anno, presso la nostra sede Sociale. L’incontro con partner e sostenitori è stato virtuale, attraverso una piattaforma per la videoconferenza. Un incontro quindi molto atipico per tutti, ma è stato comunque piacevole, pieno di sentimenti e dove la cosa più importante era ricordare con gioia questa data speciale. Durante l’incontro è stato presentato un video di oltre 10 minuti, aperto dalla musica di buon compleanno eseguita dal fisar-

monicista Miguel Neurwit e dal chitarrista Juan Manuel Zamboni, ed arricchito da una ventina di diversi interventi e saluti, tra cui quelli della presidente del Circolo Zonia Angeli, che non ha potuto essere presente per cause di forza maggiore, e l’augurio di Litin (o Ignacio) Chini, nipote di uno dei fondatori del Circolo. Un altro video poi, molto emozionante,

ha portato i saluti di coloro che hanno partecipato attivamente all’attività del Circolo in diversi anni, come il coro Genzianella di Roncogno e le foto dei paesaggi del Trentino. Abbiamo avuto il piacere di avere collegati con noi una ventina di partecipanti di diversi Circoli, dall’Argentina e dal mondo. A tutti gli amici e partner va

un ringraziamento per aver partecipato alla videoconferenza, in particolare a Pablo Rigotti che ha realizzato il layout della pagina del video dei saluti. Non potendo pranzare tutti assieme abbiamo organizzato “un pranzo da asporto”, preparando e facendo recapitare nelle case di 43 soci porzioni della tradizionale Polenta e Crauti. Siamo molto felici della risposta avuta da soci e da amici, che hanno dimostrato interesse a partecipare ad entrambe le attività, nonostante le circostanze particolari ci abbiano impedito di svolgerle in modo tradizionale. Durante la videoconferenza è stato annunciato che i corsi di italiano on line si terranno ad agosto. Gustavo F. Cristofolini

Il Circolo ringrazia quelli che si sono collegati Roberto Paolazzi, Coordinatore della trentini nel mondo in Sudamerica; Marcelo Castagno, Presidente della FAIC, la Federazione delle Asociazioni Italiane di Córdoba; Francesco Bocchetti Direttore dell’Associazione Trentini nel Mondo di Trento; Rodolfo Veronesi, del Circolo di Villa Regina e coordinatore dei Circoli Trentini del Sud Argentina; Oscar Menapace, del Circolo di Malabrigo e coordinatore dei Circoli del Centro-Est dell’Argentina; Stefano Lazzeri, Presidente Coro Genzianella di Roncogno; Luca Dorigatti, del Circolo di San Francisco e coordinatore dei Circoli degli

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Escalante Gadotti Presidente del Circolo di Resistencia nel Chaco (Argentina); Mariano Roca e Gabriela Anzelini del Circolo di Buones Aires (Argentina) Per il Circolo di Cordoba erano presenti: il direttore Gustavo F. Cristofolini, la Vicepresidente Cecilia Bazzoli, Amalia Conci, Nelly Zamboni, Danilo A. Pisetta, Stella, Nely Goio, Stati Uniti dell’ovest; Marta Mezzi, Presidente del Circolo di Corrientes (Argentina); Sergio

Carlota Agosti, Chini, Sergio Donini, Danila Cristofolini e, in collegamento da Santiago de Chile, Lafer Visintini.


circoli le prime iniziative messe in campo hanno ottenuto un incoraggiante successo

La quarantena ha favorito la ripresa dell’attività del Circolo di Avellaneda R

inato in tempi di quarantena obbligatoria imposta a causa della pandemia da Covid-19 dopo un periodo di scarsa attività, il Circolo Trentino di Avellaneda, città argentina della provincia di Santa Fe, non trattiene i suoi primi passi. Il sangue di coloro che si adattarono alle avversità lo spinge a creare alternative di sviluppo anche in questi giorni di isolamento. Per questo, oltre ad aderire ad iniziative come la commovente campagna “Forza Trentino” ideata dal Circolo di Malabrigo che ha realizzato un video con oltre un centinaio di immagini di incoraggiamento rivolte ai trentini, il Circolo Trentino di Avellaneda ha formulato le sue prime proposte culturali alla città, fortemente legata all’immigrazione italiana a cui deve la sua fondazione oltre 140 anni fa. Nel mese di giugno, il nostro Circolo Trentino ha portato avanti diverse attività, due delle quali insieme al Centro Friulano sempre di Avellaneda e con il sostegno del Comune. La prima è stata legata alle celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana, invitando la comunità ad unirsi alla festività attraverso una campagna di dif-

fusione sui diversi mezzi di comunicazione. La seconda, invece, è riferita alla commemorazione della Giornata Nazionale dell’Immigrante Italiano in Argentina. Nella piazza centrale della città si è tenuto un piccolo evento a cui hanno partecipato i presidenti del Circolo Trentino e del Centro Friulano, Fabricio Martinelli e Luciana Gregoret (rispettivamente), la Segretaria di Cultura Monica Sartor, il sindaco di Avellaneda, Dionisio Scarpín e il Coordinatore di Circoli Trentini per

la Zona Centro Norte, Oscar Menapace. Nell’occasione è stato deposto un omaggio floreale al monumento che perpetua i nomi delle prime famiglie italiane approdate a queste latitudini. La comunità è poi stata invitata a pubblicare fotografie dei nonni, quegli immigrati che sui loro volti avevano dipinta la nostalgia ma che nutrivano ancora grandi speranze. Questa iniziativa ha inoltre contato sull’appoggio del Museo Storico di Avellaneda, che dispone di un ampio archivio fotografico delle

famiglie fondatrici. Ne è derivato uno straordinario movimento di ricordi ed emozioni, che ha spinto tutti a cercare immagini e racconti di tempi remoti, ma ancora vivi nei nostri cuori. Il successo di queste iniziative inaugurali ci riempie di forza per andare avanti, sapendo che questo è l’obiettivo principale del nostro Circolo: custodire e mantenere viva la fiamma dell’amore per i nostri nonni e la loro patria. prof. Alicia Menapace, prof. Melisa Marchetti

Successo per lo «show cooking» sul gelato Nonostante l’impossibilità di incontrarsi di persona, i Circoli trentini nel Mondo non si fermano. Il web si sta dimostrando una risorsa importante e utile per continuare a creare occasioni di incontro. Così è stato anche per l’Argentina, dove sabato 18 luglio ha preso il via l’iniziativa «Dolomiti in Argentina», che coinvolge più associazioni italiane presenti nel paese. Tutte, come dice il nome, che fanno riferimento all’area dolomitica: bellunesi e friulani in particolare, oltre ovviamente ai trentini. La prima proposta è stata uno «show-cooking» on line sul gelato, con il maestro gelatiere Sandro Molin Pradel, esponente della scuola di gelatieri del bellunese,

che vive e lavora a Bolzano, da dove era in collegamento. È stata l’occasione per scoprire la forte tradizione di gelatai della valle veneta, esportata e famosa intutto il mondo grazie ai suoi emigrati. Ed è stato solo il primo di molti corsi e appuntamenti che «Dolomiti in Argentina» intende proporre in futuro. «È un po’ come ampliare il concetto di provincia - sottolinea Oscar Menapace, uno dei coordinatori dei Circoli Trentini in Argentina - si cerca di far conoscere e mettere a confronto le tradizioni culinarie delle zone dolomitiche, provincie diverse dal punto di vista amministrativo ma con molte cose in comune e non solo nell’ambito della cucina».

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circoli alL’INCONTRO che si È svolto il 26 giugno ha partecipato anche il rettore della universidad de la empresa

Circoli dell’Uruguay in videoconferenza con l’auspicio di potersi incontrare presto

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enerdì 26 giugno 2020 i Circoli trentini dell’Uruguay si sono incontrati in videoconferenza, come era stato concordato nell’incontro di poche settimane prima con i Coordinatori del Rio Grande do Sul, della Zona Centrale dell’Argentina, dell’Uruguay e dell’Associazione Trentini nel Mondo, in rappresentanza della quale hanno partecipato Francesco Bocchetti, Rosanna Barchiesi e Roberto Paolazzi. In occasione di quella riunione era stato deciso che quest’anno l’incontro regionale previsto per ottobre a Buenos Aires e La Plata non si terrà con la presenza fisica dei partecipanti ma sarà invece un incontro virtuale. Con la speranza che l’anno prossimo, se le circostanze legate al Covid-19 lo consentiranno, si possa tornare a farlo di persona. All’incontro hanno partecipato i presidenti dei Circoli trentini di Colonia del Sacramento (María Bernardi), di Carmelo (Teresa Gazza), di Montevideo, (Silvia Norbis) e in rappresentanza del Circolo Trentino di Rivera, Beatriz Centi. Presenti anche: Roberto Brezzo, Rettore della Universidad de la Empresa, Pedro Wolcan, Vescovo di Tacuarembó e Roberto Paolazzi, rappresentante dell’Associazione Trentini nel Mondo per il Sud America. L’incontro è stato coordinato da Jorge Zás Fernández, coordinatore dell’Associazione Trentini nel Mondo per l’Uruguay. Zas ha dato il benvenuto a tutti i presenti e ha presentato e condiviso due video. Nel primo Alberto Tafner, presidente della Trentini nel Mondo, invia un saluto agli studenti e ai docenti dei numerosi corsi di italiano che si stanno tenendo attraverso la piattaforma di videoconferenza messa a disposizione dall’Asso-

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Durante il collegamento è stato condiviso il video nel quale il presidente della Trentini nel Mondo, Alberto Tafner, ha inviato un saluto agli studenti e ai docenti dei numerosi corsi on line di italiano, organizzati dai Circoli trentini ciazione. L’altro era dedicato alle Feste Vigiliane di Trento, il cui svolgimento è stato influenzato dalla pandemia; tuttavia tra le iniziative ha trovato posto la proiezione dei tanti video preparati e inviati da alcuni Circoli per salutare e dimostrare fratellanza e vicinanza al Trentino. Roberto Paolazzi ha poi descritto brevemente la situazione attuale in Italia e in particolare in Trentino rispetto all’avanzamento della pandemia ed ha presentato una relazione sui programmi di aiuto esistenti e quelli proposti dall’Associazione per sostenere e accompagnare i Circoli Trentini in questi momenti difficili. Il rettore Roberto Brezzo ha riferito sullo stato di avanzamento della Rete Trentina delle Università, un’importante rete di collaborazione, attraverso progetti,

che si sta sviluppando con il contributo di diversi Circoli Trentini, della Trentini nel Mondo e di molte università, citando alcuni studenti Uruguaiani della Scuola Italiana di Montevideo che ora studiano a Trento. Il vescovo di Tacuarembó, Pedro Wolcan, discendente di trentini, ha parlato di San Vigilio, della sua personalità e del suo lavoro. L’incontro si è infatti tenuto proprio il 26 giugno, giorno di San Vigilio, Santo Patrono di Trento. Il Vescovo ha espresso la sua volontà di collaborare con i Circoli. I rappresentanti dei Circoli trentini hanno poi riferito delle attività e dei problemi attuali in ciascun Circolo, dovuti in particolare ai limiti che questa pandemia implica; tutti hanno espresso la loro gioia nel partecipare a

questo incontro e il desiderio di poter presto vedersi ed incontrarsi di persona. Dopo l’immancabile scambio e confronto di idee tra i presenti, è stato concordato di organizzare un nuovo incontro, con un numero più ampio di partecipanti ed un programma che includa, oltre alle presentazioni, immagini delle attività dei circoli e, se possibile, un video in coordinamento con l’Associazione Trentini nel Mondo, per procedere con i preparativi dell’incontro regionale di ottobre. L’obiettivo è quello di organizzare questa seconda videoconferenza dei Circoli dell’Uruguay entro l’estate, anche perché questi incontri virtuali si stanno dimostrando ottime occasioni per creare una maggiore connessione tra le comunità trentine.


gente e fatti

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rafica e funzionalità: tutto nuovo il sito web Nati in Trentino 1815 – 1923, on line da giovedì 25 giugno. All’indirizzo web www.natitrentino.mondotrentino.net troviamo il database che contiene i nominativi di quasi un milione e 300mila persone, ricavati dai registri parrocchiali trentini, in una veste completamente rinnovata rispetto alla precedente versione. Il progetto è stato ideato dall’Archivio Diocesano Tridentino nei primi anni Novanta. L’obiettivo era quello di offrire uno strumento per rispondere alle richieste degli emigrati, alla ricerca delle origini dei loro antenati trentini o di documenti utili per avviare le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana. Dal 2001 si avvale anche della collabora-

Il database contiene i nominativi di quasi un milione e 300mila persone ricavati dai registri parrocchiali trentini zione anche dell’Ufficio Emigrazione della Provincia autonoma di Trento che accetta di finanziare il trasferimento su un database informatico dei dati relativi ai nati in Trentino dal 1815 al 1923 conservati su microfilm, presso l’Archivio Diocesano Tridentino. Il progetto iniziale si è evoluto sempre più ed oggi l’indice on line è uno strumento importante nella ricerca di studiosi di varie discipline, dalla demografia all’onomastica, dalla genetica alla storia economica, che uti-

Ricerche più semplici e intuitive sul sito «Nati in Trentino» lizzano come fonte prevalente i registri parrocchiali. Ora il sito è finalmente ottimizzato per smartphone e tablet. Ma è la semplificazione la caratteristica principale della nuova versione: le ricerche sono più semplici e intuitive. Sono stati resi più facili l’accesso al database, il reperimento dei nominativi e la richiesta dei certificati anagrafici storici. C’è una nuova sezione «Risorse» che offre indicazioni di strumenti web per le ricerche genealogiche e per la storia dell’emigrazione trentina ed italiana.

gli organizzatori della manifestazione avevano chiesto all’associazione di coinvolgere i trentini all’estero

Saluti da tutto il mondo per le «Feste Vigiliane» A causa dell’emergenza sanitraria, che impediva gli «assembramenti», anche per le «Feste Vigiliane», tradizionale appuntamento di inizio estate a Trento, gli organizzatori hanno dovuto «inventare» una nuova formula. Fino all’anno scorso, nelle giornate precedenti il 26 giugno, data nella quale si celebra la ricorrenza di san Vigilio, il Santo Patrono di Trento e della Diocesi, la città si animava e trasformava, con tante iniziative che ricordano la storia e le tradizioni. L’edizione 2020 è stata «speciale», limitata a sole due giornate, trasmesse dal Castello del

Circoli ad inviare un breve video con un messaggio di saluto, che sarebbe poi stato diffuso durante i due giorni di «Feste Vigiliane» on line. Sono stati numerosi i «trentini nel mondo» che hanno accolto l’invito ed hanno inviato il loro video, «girato» con in bella vista la bandiera del Circolo di appartenenza. «Quest’anno le feste vigiliane me le guardo anch’io da qua! Perché il sorriso rimane la migliore

Buonconsiglio, attraverso le televisioni locali ed il web. Gli or-

ganizzatori hanno chiesto alla Trentini nel mondo di invitare i

medicina», questa la frase che gli organizzatori avevano chiesto venisse inserita nel messaggio: e così è stato.

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gente e fatti HA PORTATO AI MASSIMI LIVELLI LA SQUADRA DI CALCIO AUSTRALIANO «HAWKS»

L’Australia ha perso John Kennedy definito l’«Allenatore del secolo»

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utto è incominciato in un paese di campagna dello Stato del Victoria (Australia) negli anni ’50, quando un giovane insegnante in campeggio con un gruppo di ragazzi decise di bussare alla porta di una fattoria per chiedere se poteva acquistare un po’ di latte... La ragazza che rispose alla richiesta dell’insegnante si chiamava Dolce Dalbosco, figlia di Guido, emigrato in Australia da Rovereto ancora prima della seconda guerra. Il giovane insegnante si chiamava John Kennedy, alto, atletico e simpatico. La sua scomparsa, il 25 giugno scorso a 91 anni, è stato annunciato in prima pagina dal quotidiano «Herald-Sun» di Melbourne e nei giorni successivi, il suo nome è apparso su tutti i giornali dell’Australia. Un paio di anni fa aveva perso la moglie, proprio quella Dolce (o Dulcie) Dalbosco che gli aveva venduto alcuni litri di latte molti anni fa! La famiglia Dalbosco vive ancora nella zona

Scomparso il 25 giugno all’età di 92 anni, era vedovo di Dolce Dalbosco, la cui famiglia era emigrata da Rovereto. Era un frequentatore delle feste organizzate dai trentini di Myrtleford

Nella foto, fatta in Italia alcuni anni fa, si vedono (da sinistra): John Kennedy, Mario Zamperoni, con Dolce Dalbosco e la sorella Mary (sposata con Mario).

di Myrtleford, dove è attivo un fiorente Circolo Trentino.

John e Dulcie hanno avuto quattro figli: Maureen, John,

Bernard e Patrick. Con grande semplicità e umiltà, John diceva sempre che tutto il suo successo nella vita era merito della moglie Dulcie. E di successo John ne ha avuto molto. È sufficente leggere le testimonianze sulla stampa di quanti lo hanno conosciuto e stimato, dalle personalità politiche, a giornalisti sportivi, dai giocatori di calcio ad amici e conoscenti. Come educatore, John era diventato Preside/Direttore didattico di collegi a Melbourne. Ma il suo nome è diventato immortale con una squadra di calcio australiano, sempre a Melbourne, che prende nome dalla zona di “Hawthorn” (più popolarmente chiamata Hawks – Falchi). Il gioco del calcio australiano è un miscuglio di rugby e calcio americano, giocato con palla ovale e con varietà di regole, con gol e punti... Ogni squadra ha 18 giocatori e una partita di Prima Serie può durare anche due ore, in uno scontro molto fisico che richiede agilità,

In ricordo di Fabio Casagrande

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l primo gennaio, a 80 anni, dopo una lunga malattia che lo aveva indebolito nel fisico, ma non nello spirito, è scomparso Fabio Casagrande, originario di Civezzano, che dal 2012 al 2018 era stato consigliere della Trentini nel mondo. In occasione dell’assemblea del 2018 era stato eletto nel Collegio dei Probiviri. Come ha scritto il giornale delle Acli Trentine (delle quali era stato per molti anni presidente), Fabio Casagrande «combattivo, sanguigno, sempre molto convinto delle proprie idee, è stato una

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figura di spicco dell’arcipelago aclista trentino ricoprendo incarichi di responsabilità in diversi servizi e in diversi livelli della vita

associativa. Fabio interpretava l’anima aclista delle origini, frutto di una militanza e di una “scuola” asso-

ciativa vissuta sull’esperienza diretta nei territori e nella militanza sia sul “fronte” del lavoro che della politica».


gente e fatti

resistenza, capacità di calciare il pallone, tenacia mentale e fisica, auto-controllo... John Kennedy iniziò a giocare per Hawthorn quando questa squadra era ultima in classifca; ma in pochi anni, con John prima come capitano e poi come allenatore, gli Hawks diventarono una delle squadre più importanti e più temute dagli avversari. John vinse tre scudetti e suo figlio (anche lui John) negli anni successivi fece parte della squadra che conquistò quattro scudetti. Negli ultimi anni, il nipote Josh Kennedy ha vinto uno scudetto come capitano della squadra di Sydney. Più tardi John (senior) fu eletto Presidente della Commissione Nazionale di controllo del calcio australiano. E negli ultimi anni

il suo nome è stato incluso fra «Gli Immortali» di questo gioco, mentre il Comitato Esecutivo di Hawthorn gli ha eretto una statua all’entrata dello stadio e i giocatori lo hanno votato «Allenatore del Secolo»! Oltre che Josh Kennedy (Sydney), anche il capitano di una squadra di calcio australiano a Melbourne (Marcus Bontempelli) ha radici trentine. Molti giocatori nelle squadre della Prima Serie hanno cognomi italiani: Dipierdomenico, Puopolo, Castagna, Coniglio, Liberatore, Alessio, Fantasia, Camporeale, Silvagni, e altri... John Kennedy (senior) era un uomo di famiglia, di valori cristiani tradizionali, che ha avuto

23 un forte impatto sui giocatori, proprio come uomo retto e di alti principii morali, di rispetto per tutti e di umile servizio. Quando si trovava a Myrtleford con la moglie, partecipava alle feste dei Trentini, e la figlia Maureen ha

preso parte al Convegno dei giovani trentini. Alla famiglia Kennedy-Dalbosco i Trentini in Australia rivolgono le loro condoglianze e offrono le loro preghiere. Padre F. Bertagnolli, SDB

Figura di spicco delle Acli, dal 2012 al 2018 era stato consigliere della Trentini nel mondo Dopo la sua scomparsa il Consiglio provinciale delle Acli Trentine lo ha voluto ricordare e salutare con una piccola, ma significativa cerimonia che si è svolta in una mattinata d’inverno presso il cimitero di Trento dove Fabio ora riposa. «In tutti noi - si legge sul giornale delle Acli - resta fermo il ricordo di un dirigente verace, un aclista di razza, animato da una dialettica che distingueva soprattutto il bianco o il nero, ma dalla quale si coglieva l’interesse per le Acli e un’azione sociale de-

stinata sempre a comunque ai più deboli». Anche la Trentini nel mondo ha avuto modo di apprezzare le qualità umane e organizzative di Fabio Casagrande, che all’Associazione ha dedicato il suo tempo con spirito di servizio, condividendo finalità ed obiettivi della sua attività. La foto sulla pagina a fianco lo ritrae nella sede dell’Associazione, nel 2018, in occasione della prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione dopo l’assemblea elettiva di quell’anno.

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gente e fatti lo scorso 6 luglio È scomparso il grande musicista italiano famoso in tutto il mondo

Morricone, semplicità apparente che tocca le corde dell’anima

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è un chitarrista trentino particolarmente legato alla musica di Ennio Morricone. Lorenzo Bernardi, giovane musicista, classe 1994, ama raccontare l’Italia attraverso la musica classica e i suoi concerti sono spesso un viaggio “virtuale” che parte dalla musica più antica del Rinascimento ed attraversa i secoli con i grandi classici e le firme più autorevoli della nosrta musica. Si parte da Monteverdi, Frescobaldi, Scarlatti e poi Verdi e Mascagni. Fino ad arrivare ad Ennio Morricone, il maestro della musica del cinema italiano, scomparso lo scorso 6 luglio. Un compositore che ci ha accompagnato per più di mezzo secolo con le sue indimenticabili colonne sonore: ben oltre cinquecento i temi da film che ha composto e diretto. A Lorenzo Bernardi chiediamo un ricordo del grande maestro Morricone. «La grandezza di Morricone sta nella sua umiltà. Lui concepisce la musica come artigianato. Il punto di partenza per un buon compositore è lo studio della musica: dalla musica più antica ai classici fino ai giorni nostri. Costruirsi un bagaglio culturale importante per poi riuscire a comporre nel migliore dei modi anche un jingle per la pubblicità. L’ispirazione non arriva da qualcosa di astratto ma dallo studio dei classici, di tutta la letteratura musicale. Per poi dimenticarsi di tutto ed esprimerla attraverso un inconscio collettivo. Il bagaglio culturale serve per elaborare una propria musica. Un compositore per musiche da film in particolare io credo – prosegue Bernardi - ha bisogno di questa bravura nel trattare il materiale musicale. Non è un com-

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Il chitarrista trentino Lorenzo Bernardi ricorda il grande compositore di colonne sonore, del quale è un convinto estimatore oltre che esecutore di alcune sue celeberrime melodie

Nel 2010 Morricone è stato presidente della giuria della seconda edizione delconcorso «Strumenti di Pace», promosso dalla Fondazione Opera Campana dei caduti di Rovereto. In quella occasione fu eseguita la prima assoluta della sua opera «Jerusalem». Questo è il pannello che ricorda l’evento presso la sede della Campana, sul Colle di Miravalle.

positore che si lascia ispirare dal paesaggio; deve scrivere per una storia, per una scena, deve rispondere ad esigenze specifiche. Anche il suo famoso fischio di tanti film western o altri espedienti musicali che ha usato per riprodurre in musica le scene del film: tutto dimostra la sua grande abilità nel trattare il materiale musicale che ha appreso studian-

do molto. Di fatto dedicando la sua vita allo studio della musica.» Nel tuo repertorio Ennio Morricone è davvero tanto presente. E sempre affiancato ai grandi della storia della musica. È il suo posto? Non è una forzatura citarlo con Verdi o Mascagni? Credo di no. Morricone rientra

nella categoria dei grandi musicisti della storia. È uno degli esempi più interessanti di musica colta dei giorni nostri. Lui riesce ad emozionare, ma la sua non è musica facile. Nella sua semplicità apparente riesce ad arrivare al grande pubblico, a toccare le corde dell’anima. Ma tutto è dovuto a questo grande bagaglio di melodie e di intervalli armonici che lui ha in sé. La sua è una musica davvero universale, anche se chiamare la musica un linguaggio universale è una definizione che a me non piace. Non credo si possa definire la musica un linguaggio, manca l’aspetto referenziale, non dice nulla di preciso come può essere un parlato. Però Morricone con le sue melodie riesce ad evocare qualcosa di ineffabile, non definibile. Ed eseguirlo com’è? Eseguirlo è complesso. Con la chitarra in particolare, perché è uno strumento con possibilità limitate, da solista. Bisogna adattare per lo strumento una musica orchestrale in cui c’è un forte aspetto melodico ed insieme anche una melodia molto ricercata. Renderlo con la chitarra non è semplice. C’è un altro Morricone all’orizzonte nella musica italiana? Il suo è un filone tanto specifico e particolare che credo sia stato qualcosa di unico e inimitabile. Non mi viene in mente nessuno di simile o anche lontanamente accostabile. Continuerà ad essere una presenza importante nel tuo repertorio, immaginiamo... Ho molti progetti con le Ambasciate italiane o Istituti italiani di Cultura, con cui spesso collaboro. Proprio per questo includo spesso Morricone, perché il cinema è


gente e fatti

«Cinema Paradiso», di Morricone, è stato il brano scelto per l’iniziativa #WeAreItaly del Ministero degli Esteri, suonato con la chitarrista Thu Le. I suoi attuali progetti personali lo vedono collaborare con il violinista Saverio Gabrielli e con il mandolinista Carlo Aonzo

una componente molto conosciuta all’estero. In India ad esempio, da cui sono rientrato pochi mesi fa, Morricone lo conoscono davvero tutti, nonostante le produzione e le musiche di Bollywood siano molto distanti dalle sue melodie. Hai scelto le musiche di Morricone anche per un progetto culturale promosso dal Ministero degli esteri durante il blocco per il Covid Questo progetto affonda le radici nella mia collaborazione con queste realtà italiane che operano all’estero. Con la bravissima chitarrista Thu Le, vietnamita di

origini ma cittadina italiana, abbiamo proposto un programma musicale, un omaggio alla grande tradizione italiana, che abbiamo eseguito in diverse ambasciate vietnamite. Il Ministero poi durante il periodo di blocco ci ha selezionati per dare il nostro contributo a #WeAreItaly, una campagna per promuovere l’Italia più creativa, un messaggio che la musica e l’arte non si fermano. E neppure tu ti fermi: adesso un altro progetto ti vede accostare il mandolino, decisamente qualcosa di più ricercato. «Le età d’oro del mandolino» è un progetto con Carlo Aonzo, un grandissimo musicista con il quale ho già collaborato e con il quale ci siamo esibiti in Italia, Stati

Uniti, Panama e India. Il mandolino è uno dei simboli di chi, soprattutto all’estero, cita l’Italia attraverso stereotipi: spaghetti, pizza e mandolino. Ma nella realtà dobbiamo essere orgogliosi del mandolino, perché è espressione di elevati valori culturali: è nel contempo uno strumento popolare ma anche molto colto. Basti ricordare che si suonava in chiesa al posto del violino. Paganini ad esempio scriveva per mandolino. E il compositore trentino Giacomo Sartori, di Ala, vissuto tra il 1860 e il 1946, ha scritto pagine mandolinistiche conosciute e suonate in tutto il mondo. Il nostro progetto, tra l’altro presentato anche a Trento il 24 luglio in piazza Battisti, vuole mettere in evidenza l’importanza che il mandolino

ha avuto nel corso degli anni. Gli scorci più suggestivi di Trento ti vedono evidentemente spesso all’opera? Si, in effetti durante il blocco per il Covid ha preso forma un’altra idea. Con il violinista trentino Saverio Gabrielli abbiamo registrato un video suonando nella loggia veneziana del Castello del Buonconsiglio (foto in alto), luogo affascinante, rappresentativo della nostra città e con un’acustica davvero eccezionale. Il video è poi stato condiviso da Classic Fm, radio londinese e ci ha fatto raggiungere in poche ore molte visualizzazioni. Ora vorremmo suonare, sempre con Saverio, anche al Teatro Sociale, la sala più antica di Trento. Michela Grazzi

La tournée in Argentina, un bel ricordo di Lorenzo É un bel legame quello di Lorenzo Bernardi con la Trentini nel Mondo. Nel settembre 2019 una tournée in Sud America lo portò ad esibirsi in alcuni concerti organizzati dai Circoli trentini dell’Argentina. In pochi giorni girò l’intero paese, suonando a Presidencia Roque Saenz Peña, Corzuela e Resistencia in Chaco, Reconquista e San Justo nella provincia di Santa Fé, Cordoba e Villa General Belgrano. “Tra tutte le mie esperienze concertistiche in varie parti del mondo – scriveva poi Lorenzo una volta tornato in Italia per raccontare il tour argentino – questa è stata davvero unica ed indimenticabile, soprattutto dal punto di vista umano. Un’esperien-

za emozionante, estremamente intensa e davvero ricca di soddisfazioni. Ho avuto modo di conoscere persone fantastiche che con il loro travolgente entusiasmo mantengono viva la cultura trentina. Poter leggere nei loro volti il grande senso di identità e appartenenza ad un ideale di trentinità di un tempo oramai passato, mi ha fatto riflettere su quanto sia importante che questi valori non vengano dimenticati”. Il concerto “Un viaje musical por Italia” era anche in quel caso un omaggio alla grande tradizione musicale e culturale italiana, raccontata attraverso i secoli e gli stili musicali che li hanno caratterizzati.

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gente e fatti L’opera È stata acquistata DA PARTE DELLA FONDAZIONE CARITRO per la sua collezione artistica

«Compianto sul corpo morto di Simonino» la scultura concessa al Museo Diocesano

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ondazione Caritro ha acquistato per circa 60.000 Euro un importante rilievo ligneo raffigurante il «Compianto sul corpo morto di Simonino», un’opera del XVI secolo attribuita alla bottega di Daniel Mauch, che arricchisce la collezione del Museo Diocesano di Trento. La scultura era parte del monumentale polittico ad ante mobili situato sull’altare maggiore della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Trento, edificio che per secoli custodì il corpo del presunto martire. Il rilievo uscì dalla chiesa in circostanze misteriose prima del 1882, anno in cui fu acquistato a Merano, si presume sul mercato antiquario. Il recupero della scultura lignea rappresenta quindi un’acquisizione particolarmente significativa, che restituisce al patrimonio storico-artistico del Trentino un’opera che si credeva perduta. Già esposta nell’ambito della mostra “L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia”, l’opera in legno intagliato e dipinto viene concessa dall’istituto di via Calepina in comodato di nove anni al museo trentino. L’esposizione, visitabile fino al 15 settembre 2020, intende richiamare l’attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell’antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di “costruzione del nemico” e sul potere della propaganda.

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Il recupero del rilievo ligneo rappresenta un’acquisizione particolarmente significativa, che restituisce al patrimonio storico-artistico del Trentino un’opera che si credeva perduta “L’obiettivo - ha affermato il presidente di Fondazione Caritro, Mauro Bondi, durante la conferenza stampa di presentazione del recupero dell’opera - è quello di mettere a disposizione dei trentini e del pubblico questa opera davvero pregiata. Siamo estremamente soddisfatti per questa operazione in quanto la cultura è un filone che teniamo in altissima considerazione e questa è un’azione concreta». L’opera entra così a far parte della collezione di Fondazione Caritro, concessa in comodato al Museo

Diocesano, per tenere un faro acceso sulla vicenda. «È fondamentale implementare la rete di contatti e partnership, soprattutto oggi - ha continuato Bondi - e l’acquisto dell’opera sviluppa pienamente queste logiche. L’intenzione è quella di promuovere la conoscenza per un pubblico il più ampio possibile. Siamo certi che questa operazione vivacizzi e sensibilizzi il tessuto sociale locale e contestualmente alzi il già alto valore del Museo Diocesano, tra le principali realtà museali del

nostro territorio». Solo nel Novecento la rilettura critica delle fonti ha ristabilito, infatti, la verità storica per dimostrare l’infondatezza delle accuse di omicidio rituale rivolte agli ebrei, maturate in un clima di radicati pregiudizi antigiudaici. Sulla base degli studi la Chiesa, negli anni del Concilio Vaticano II, ha deciso di abrogare il culto del Simonino il 28 ottobre 1965. L’esposizione è stata ideata in omaggio a monsignor Iginio Rogger (1919-2014), già direttore del Museo Diocesano e coraggioso protagonista della storica revisione del culto di Simonino a cento anni dalla sua nascita. Per Domenica Primerano, direttrice del Museo, il recupero del rilievo “restituisce al territorio trentino un importante tassello della storia e del patrimonio storico artistico locale. Un’operazione complessa, condotta a quattro mani da Museo e Fondazione Caritro che da subito ha colto l’importanza di questo recupero, attivandosi generosamente. La cessione in comodato gratuito del bene ci consente di arricchire il percorso permanente che, a fine mostra, verrà rivisto allestendo una intera sezione interamente dedicata al caso di Simone da Trento”. Noemi Di Segni, Presidente UCEI - Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, intervenuta in collegamento da Roma, dha ricordato l’importanza e l’attualità della mostra ed ha espresso vive parole di apprezzamento per l’operazione di recupero dell’opera.


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Fino al 1882 la scultura era custodita nella chiesa di San Pietro a Trento

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l rilievo raffigurante il «Compianto sul corpo morto di Simonino da Trento» faceva parte, assieme al gruppo del Martirio di Simonino, del monumentale polittico a battenti dell’altare maggiore della chiesa di San Pietro a Trento, realizzato all’inizio del Cinquecento nella bottega dello scultore di Ulma, Daniel Mauch. Il grande altare fu dismesso nel 1731 per far posto a quello attuale in marmo. La sola scultura con il Martirio di Simonino rimase nel luogo d’origine fino al XX secolo, per poi passare al Museo Diocesano. Il Compianto invece, noto grazie a una vecchia fotografia storica, uscì dalla chiesa in circostanze misteriose prima del 1882, anno in cui fu acquistato a Merano, si presume sul mercato antiquario, per la collezione dei principi Hohenzollern-Sigmaringen. Questa prestigiosa raccolta d’arte fu venduta a causa di difficoltà finanziarie nel corso della crisi economica mondiale del 1927. Per evitare la dispersione delle opere, l’allora direttore dello Städel Museum di Francoforte, Georg Swarzenski, costituì una sorta di consorzio di collezionisti e commercianti d’arte, disposti ad acquistare i pezzi, al fine di mantenerli nel luogo d’origine. Molti di questi arricchirono le raccolte dello Städel Museum; altri furono comprati da esponenti di famiglie ebraiche di Francoforte, che sarebbero poi stati vittime della persecuzione nazionalsocialista solo alcuni anni dopo. Il Compianto sul corpo morto di Simonino fu venduto a Ludwig Deutsch-Retze (18811953), uno dei direttori della Darmstädter

und Nationalbank (‘Danat-Bank’) di Francoforte. Questi era ebreo e fuggì in Svizzera dopo i prodromi delle persecuzioni razziali avvenuti nel novembre del 1938. Non appena entrato in possesso del rilievo, Deutsch-Retze lo regalò al suo amico Alexander Berg come dono di compleanno e in ringraziamento per servizi resi in un momento per lui particolarmente difficile. Berg discendeva da una ricca famiglia di avvocati di Francoforte ed era figlio del sindaco della città, Karl Nikolaus Berg. Per un lungo periodo inoltre – dal 1904 al

1934 – fu membro dell’amministrazione dello Städel Museum. Possedeva una vasta collezione di dipinti, opere grafiche e sculture ed è noto che curò la vendita in veste di mediatore e notaio di collezioni ebraiche, ad esempio quelle di Max von Goldschmidt-Rothschild e di Carl von Weinberg. Il Compianto è stato acquisto da Fondazione Caritro dalla pronipote di Alexander Berg. L’iconografia dell’opera – assai rara rispetto a quelle più diffuse del martirio e del trionfo di Simonino – ha come fulcro la salma del bambino distesa su un feretro attorniata da quattro angeli (originariamente tutti dotati di ali), i due al centro colti nell’atto di pregare o cantare, gli altri due nell’azione di incensare e benedire la salma. L’uomo e la donna inginocchiati ai lati sono probabilmente i genitori del fanciullo. All’interno dell’antico polittico, i gruppi scultorei del Martirio e del Compianto trovavano posto rispettivamente nello scomparto centrale e in quello sinistro della predella (nell’immagine a destra una ricostruzione ipotetica dell’altare). Gli altri rilievi che componevano la colossale struttura sono dispersi. Secondo le memorie del pievano Antonio Gesti (1580-1594 circa), la sezione destra della predella era occupata dall’episodio di Tobia che rapisce Simone, mentre nello scrigno campeggiava la scena dell’Adorazione dei Magi affiancata dai Santi Pietro e Paolo. Nel vertice del fastigio erano collocate le figure di Cristo Giudice, della Madonna e dei Santi Giovanni Battista e Floriano.

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i preannuncia una buona annata per la coltivazione dell’olivo in Trentino che nel 2019, per una serie di concause climatiche e agronomiche, ha visto una perdita del prodotto di circa il 90%. I tecnici della Fondazione Edmund Mach spiegano che le prospettive quest’anno sono di una ottima fioritura, buona allegagione e si spera in un’altrettanta produzione di olive. Il territorio del Garda è il cuore di un piccolo sistema olivicolo, meno dello 0,5% della produzione italiana, noto in Italia e nel mondo per la produzione di oli extravergini di qualità. Alla oli-

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Olivicoltura trentina «fotografata» in una nuova pubblicazione vicoltura trentina, una realtà da 1.800-2000 tonnellate di olive, da cui si spremono mediamente 270-280 tonnellate di olio extravergine di oliva, è dedicata la pubblicazione edita dalla Fondazione Edmund Mach che sintetizza le ultime ricerche e sperimentazioni sviluppate negli ultimi anni. Gli argomenti trattati vanno dall’irrigazione alla turnazione della potatura, dalla gestione della mosca delle olive agli studi sull’origine genetica e diffusione della varietà Casaliva fino agli studi sulla composizione chimica e sul profilo isotopico, rendendo

questo approfondimento una sintesi dei molteplici lavori realizzati negli ultimi anni, esempio di collaborazione tra imprese produttrici, associazioni di olivicoltori, ente pubblico e sistema territoriale di ricerca/sperimentazione, che ha innalzato il livello di conoscenza tecnica e consapevolezza come in pochi altri distretti olivicoli. Nella pubblicazione si fa riferimento anche alla mosca olearia, per fornire un aggiornamento sulle più recenti conoscenze sul comportamento, monitoraggio e gestione dei danni attuabili nell’ambiente trentino.

I progetti attuati in collaborazione con Agraria di Riva inerenti la mosca olearia avevano lo scopo di verificare il comportamento del dittero alla luce dei recenti cambiamenti climatici ed elaborare delle strategie di difesa a basso impatto ambientale e tossicologico, che comporteranno un approccio sempre più di tipo preventivo, piuttosto che curativo. I risultati ottenuti nel progetto sono di estrema attualità ed hanno avuto immediata applicazione nella scorsa primavera con la scelta tecnica di esporre in anticipo i dispositivi per la cattura di massa della mosca olearia.

Clima e viticoltura, al via uno studio coordinato dalla Fondazione Mach

Foto: Archivio Fondazione Edmund Mach

Studiare l’impatto del clima sulla viticoltura in Europa per favorire lo sviluppo di una comunità innovativa dove ricerca e industria mettano in comune i propri sforzi a favore di un’economia resiliente al cambiamento climatico. Muove i primi passi con un sondaggio rivolto alle cantine di sei paesi europei -Italia, Francia, Cipro, Portogallo, Slovenia e Spagnail progetto MEDCLIV «MEDiterranean CLimate

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Vine and Wine Ecosystem» coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, che coinvolge otto partner del Mediterraneo europeo e per l’Italia il CNR-IBE. Il progetto analizzerà nel dettaglio alcuni aspetti che risultano centrali nella viticoltura: l’anticipo fenologico, il problema della siccità, le ripercussioni sulle pratiche viticole e sulla qualità delle uve, la carenza di acqua e di so-

stanza organica nel suolo, le alterazioni chimiche dei mosti e quelle organolettiche dei vini. Primo passo del progetto è la somministrazione di un sondaggio alle aziende viti-vinicole dei sei Paesi coinvolti dal progetto. L’indagine servirà per definire le priorità d’azione, definendo una mappa, regione per regione, delle urgenze percepite nel settore vitivinicolo nei confronti del cambiamento climatico.


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