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enologo

di Cavour e Carlo Alberto di Savoia

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“Savona” dell’Esercito della Repubblica di Genova. Fu promosso

1798 Sottotenente, poi Tenente dei Granatieri. Nel 1812, in epoca napoleonica, fu Comandante della 85ª Coorte della Guardia Nazionale e nel 1813 “Chef de Bataillon” (Maggiore comandante) del 137° reggimento Fanteria di Linea. Nel 1813 rimase ferito alla battaglia di Bautzen, in Sassonia, nella quale l’Esercito comandato personalmente da Napoleone combatté contro gli Eserciti coalizzati di Impero Russo e Regno di Prussia. Per il coraggio dimostrato ricevette la Croce della Legion d’Onore. Quando la Liguria fuannessaalRegnodiSardegna, fu annessa al Regno di Sardegna, entrò nelll’EEsercitto sabaudo, fu de- corato dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, terminando poi il suo servizio nell’Esercito con il grado di Maggior Generale e Governatore del Forte di Bard.

UN PIONIERE DELLA FIGURA DELL’ENOLOGO

Staglieno era appassionato di economia, di arboricoltura e di enologia. Negli anni trenta dell’800, ritiratosi dalla vita militare attiva, fu incaricato da Camillo Benso di Cavour di seguire i vini della bella tenuta famigliare di Grinzane, nelle Langhe. Staglieno era convinto che le sue conoscenze enologiche potessero essere con vantaggiocondivise.Cosìproprionegli taggio condivise. Così proprio negli annni n dellla col o laabo b raziionne a Grinzane, scrisse un libro di tecnica enologica: “Istruzione intorno al miglior modo di fare e conservare i vini in Piemonte”. Fu pubblicato nel 1835 e, già due anni dopo, dovette essere ristampato perché era andato esaurito. Fu stampato ancora nel 1884 e, nonostante fossero passati 50 anni dalla prima stesura, manteneva delle caratteristiche di grande attualità, tanto che uno deido Strucchi, scrisse che quest’opera “pareva compilata dai più reputati moderni scrittori di enologia” Divenuta poi introvabile, nel 2003 l’associazione enologica OICCE (1) l’ha riportata alla ribalta, curandone la ristampa commentata (2).

Insieme ad altri uomini di fama, scienziati, professori, esperti di questioni agronomiche, Staglieno nel 1839 fu nominato Socio della pre- coltura di Torino. Dal 1843 fu anche fondata nel 1842, che mirava alla diffusione delle conoscenze sulle tecniche agrarie, all’incremento dell’agricoltura e allo sviluppo delle attività a essa attinenti. Per la sua fama di esperto di vini, fu incarica- organizzare e dirigere l’attività delle cantine dei Tenimenti Reali di Pollenzo, nel Comune di Bra, nel Cuneese. Questi possedimenti com- prendevano le tenute di S. Vittoria, Roddi e Verduno, poste su colline coperte di vigneti.

Il Vino Del Reale Podere Di Pollenzo

Nella prima metà del 1800, il Reale Podere di Pollenzo rappresentò un centro di produzione innovativo che contribuì in modo fondamentale allo sviluppo della produzione enologica del Piemonte. Fu infatti molto rinomata l’attività vitivinicola di questa tenuta. Nel grandioso fabbricato attiguo al Real Castello si trovavano la tinaia, la cantina e la bottiglieria. Qu venivano ricevute, per essere pigiate e lavorate, le uve delle tre tenute dipendenti, principalmente nebbiolo, barbera e dolcetto. Per questa tenuta reale, che rappresentava un modello di eccellenza, si scelse con

Paolo Francesco Staglieno. In quegli anni del primo 1800, proprio per opera di Staglieno, si mossero dei passi fondamentali che consentirono di arrivare a produrre i grandi vini rossi che hanno reso il Piemonte famoso nel mondo.

Anche In Cantina La Fermezza Di Un Generale

Informazioni vivaci e dirette sulle esperienze quotidiane di Staglieno, a Pollenzo, si attingono dalle sue lettere scritte al Conte di Castagnetto, Intendente generale della Real Casa (3). Queste lettere sono molto utili per capire quello che il Generale pensava della gestione di una cantina

Per lungo tempo i vini piemontesi erano di sapore abboccato ed erano bevuti giovani. Staglieno riteneva, invece, che dovessero essere secchi, generosi, fragranti e che potessero guadagnare molto dall’invecchiamento. Scriveva in una sua lettera: “ d’aspettare la decisione e la fermezza di un Generale. Se il vino non era pronto, non era pronto e, pur con rincrescimento, non si spediva a Corte. Secondo Staglieno, il vino doveva essere completamente maturo e senza ombra di dolce. Come spesso avviene ai coraggiosi innovatori, il Generaleprovazione. Nel 1842, in una lettera al Conte di Castagnetto scriveva:

“Dite pure che io sono un matto, come lo hanno detto tanti altri, che con pretendere di far cambiare me”

Ma era Staglieno ad avere ragione. Il vino dei Regi Tenimenti pollentini era molto apprezzato, veniva servito alla Corte, era acquistato da importanti famiglie della nobiltà e da celebri albergatori genovesi

Egli era convinto che il Piemonte dovesse ampliare il proprio mercato enologico verso zone ricche e amanti del vino. L’apertura verso l’esportazione avrebbe rappresentato un’opportunità molto interessante. Bisognava far conoscere il buon vino piemontese ed entrare con forza sul mercato internazionale, come già avevano fatto Francia, Spagna e - re questa aspirazione, soprattutto a causa dei problemi di serbevolezza. era però nello spirito del Generale. Secondo lui esisteva la possibilità di cambiare radicalmente lo stato delle cose, applicando metodiche moder- zò un test di spedizione del suo vino il progetto i vertici dei Ministeri della Marina, degli Esteri e dell’Interno. I vini prodotti a Pollenzo partirono da Genova sulla Regia Fregata Des Geneys e arrivarono nell’estate del 1842 a Rio de Janeiro ed a Bahia, dove furono molto lodati. Dopo quasi due anni dalla partenza, nel 1843, la Fregata Des Geneys riapprodò a Genova con i campioni di vino che dovevano essere riconsegnati a Stafurono così soddisfacenti, da far aff fermare ai degustatori che “i vini di non solamente incolumi, ma ben anco migliorati assai”.

Vermouth E Vino Spumeggiante

Fra i vini che Staglieno mandò in - te alla Real Casa, c’era anche un vermouth pregiato, che egli seguiva - ventava profumato e “lucido come un brillante” Questo vino aromatizzato rappresenta una classica produzione tipicamente legata al Piemonte e a Torino. Inoltre, nel momento in cui si stavano iniziando le prime speri-

La Dottoressa Giusi Mainardi studia le valenze storiche, culturali e simboliche che riguardano il mondo della vite e del vino.

Dal 2008, è docente di Storia della Vite e delrie dell’Università di Torino.

È autrice di numerosi libri di storia del vino e di oltre 500 articoli specialistici.

Ha ricevuto importanti premi nazionali e internazionali per la sua attività di storica del vino. - demia Italiana della Vite e del Vino e dirige per l’OICCE (Organizzazione Interprofessionale per la Comunicazione delle Conoscenze in Enologia) il Gruppo di Studio “Valorizzazione della cultura vitivinicola italiana”. mentazioni, in questa regione, sui vini spumanti, egli si cimentò anche in questo campo.

Firenze.

Dopo la collaborazione con le principali riviste italiane del settore enologico, dal 1999 dirige “OICCE Times-Rivista di Enologia”.

Il Vino Per Il Matrimonio Del Futuro Re Vittorio Emanuele Ii

Il 1842 fu l’anno in cui si celebrò il matr i mon i o di Vi ttor i o E manue l e,to, che si svolse il 10 a p rile 18 4 2 nel castello di Stupinigi. Per l’occas i one s i tennero so l enn i r i cev iment i a i qua li presenz i arono invitati molto importanti. S taglieno, ben conscio delle opportunit à di visibilit à e di immagine che o ff r iva una tale occasione, si adoper ò subito a ff inch é alle f este f ossero serv i t i i v i n i c h e p ro d uceva a P o llenzo. Q uesti vennero gustati con successo insieme ai vini intern az i ona li mo l to bl asonat i .

Una Lucida Visione Del Futuro

Le osservazioni di Staglieno sono ancora oggi apprezzabili. Soprattutto, è attuale il suo desiderio di ricercare il meglio della tradizione, di non aver timore di sperimentare le innovazioni, di fare esprimere nel modo migliore le potenzialità dell’uva e di ottenere vini competitivi sui mercati interni e internazionali

Note

1) Organizzazione Interprofessionale per la Comunicazione delle Conoscenze in

2) G. Mainardi, P. Berta, (a cura di), Paintorno al miglior modo di fare e conserr vare i vini in Piemonte – 1837, OICCE

3) G. Mainardi, P. Berta, Il Vino del Generale – Le lettere di Paolo Francesco Staglieno, Enologo di Carlo Alberr to,1837-1843, Edizioni OICCE, Canelli, 2015.

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