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LA SITUAZIO NE POLITICA IN TUNISIA
22 dicembre 1941
L'aggravarsi della crisi degli italiani di Tunisia fu oggetto di co ntinue sollecitazioni da pa rte del delegato dello CIAF cons . Silimbani. Il telespresso del 22 dicembre /94/ sottolineò l'urgenza di una presa di posi z ione al riguardo da parte del governo italiano.
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FONTE: USSME - CIAF, Racc. 51, fase. 1.
Perd ura in Tunisia il senso d 'i nquietudine e di incertezza già segna l ato nel r apporto precedente. Si pensa che un event ual e ulteriore avanzata dei britannici in Libia possa re ndere indispensabile e improrogab ile l a richiesta da parte de lJ 'Asse delle basi aeree e navali tunisine nonc h é del passaggio, attraverso il territorio della Reggen za, di truppe , materiale e larghi rifornimenti. Benché i francesi amino piuttosto parlare di sbarc hi tedeschi, che non italiani, pure non è manca t o c hi ha volu t o co ll egare all e voci c h e corrono al rig u a r do, il co ll oquio Ciano Darlan, l'annunzio della liberazion e di tutti i prigioni eri francesi in Italia, e persino un'apparente ma ggiore obiet tività verso di noi di questa stampa ch e ha da t o, evidente m ente pe r istruzioni ricevute, un certo rilievo alle vittoriose azioni del nostro capo di spedizione nelJa zona del Done tz . In realtà, occorre s ubito awertire, nulla di sostanziale è mutato ne ll'at teggiamen t o delle Autorità e n ei sen tim enti della popo laz ione fra n cese verso 11talia e g li Italiani. La liberazione dei prigioni e r i non h a prodotto alcun effet to tanto è vero c h e due giorni dopo che la notizia era stata riportata dai giornal i .locali, la Resid enza mostr ava il suo m a lanim o e la persistenza di una mentalità meschina e poco generosa p retendendo, come ho già riferi t o, che un n os tro ufficiale deceduto in segu ito a ferite ri porta t e in se1vi zio di guerra, non venisse pubblicamente e solennemente onorato. È noto come la folla italiana s i s ia i mpo sta co ntro l'assurdo divieto e co me ne sia sorta la più grandiosa e commovente mani festazione di italianità a cui Tunisi avesse ma i assistito.
Si tenga presen te che l'orgoglio d e i francesi in Tunisia è sempre vi vis simo . Se anche in un certo senso, molti spir it i sembrano rasseg narsi, come davanti a una fatalità ineluttabile, a c h e basi ve ngano cedu t e e a che soldati e armi dell 'Asse t ransitino dalla Tunisia. il oens iero di un com pleto abbandono di questo paese da parte della Francia è ben lontano dalla mente di ogni francese. Pochi giornj or sono in una riunione tenuta alla Camera di Agricoltura, discutendosi intorno al problema della filossera, alla presenza del Direttore degli Affari Economici, Signor Sulmagnon, un'oratore, jJ Prof. Dumouton ebbe a dire che si poteva iniziare tranquillamente, nel campo della viticultura, un'azione di vasta portata, spaziata nel tempo e implicante un largo impiego di capitali perché se "a un momento dato si poteva temere di perdere la Tunisia", ora invece "il Residente Generale mi ha ancora una volta assicurato che noi terremo in modo definitivo".
Il Dumouton, professore a questa scuola di agricoltura, è uno degli esperti più reputati nel campo viticolo.
Alla riunione erano presenti alcuni agricoltori italiani. Frasi del genere pronunciate in riunioni a carattere quasi ufficiale, non mancano di gettare qualche turbamento nella nostra colonia che ne viene facilmente a conoscenza.
La Residenza continua a mantenere un suo riserbo ufficiale verso la rappresentanza consolare degli Stati Uniti, soprattutto dopo che questi sono entrati definitivamente nel novero delle potenze belligeranti. Da parte loro, i funzionari americani mostrano un'agitazione per lo meno eccessiva, ove soprattutto si pensi alle generali simpatie di cui gode il loro paese tra i francesi di Tunisi, i quali tutt'al più mostrano qualche rammarico al pensiero che l'America, impegnata sul Pacifico, possa essere costretta ad essere meno vigile e pronta sull'Atlantico, e quindi verso l'Africa del Nord. Tuttavia alla particolare mentalità francese l'entrata in gue1Ta di una nazione "ricca" come l'America sembra, in complesso, essere una sicura garanzia della vittoria anglosassone. Forse anche per questo il tema di una prossima conferenza che sarà tenuta agli ufficiali d'aviazione di Tunisi, è il seguente: "La potenza finanziaria degli Stati Uniti d'America".
Negli ultimi giorni, la Tunisia è stata visitata da diverse personalità: il Generale Laure, Segretario Generale alla Presidenza del Consiglio e Delegato del Capo dello Stato presso la "Légion", l'Ammiraglio Fénard, Segretario Generale dell'Africa Francese, il Signor Lagarde, Direttore Aggiunto per gli Affari Politici e Commerciali al Ministero degli Esteri francese.
Alla visita del Generale Laure è stato dato un carattere ufficiale. In quell'occasione sono stati rimessi i gagliardetti alle sezioni della "Légion". La cerimonia si è svolta piuttosto freddamente. Nei discorsi ufficiali si accennò anche alla necessità di mantenere la "Légion" in una linea di correttezza e di onestà assolute, lungi da ogni interferenza nella sfera d'azione riservata ai poteri pubblici. Chiara allusione ai motivi che avevano determinato la recente misura di scioglimento del vecchio direttorio, su cui ho già riferito.
Le visite dell'Ammiraglio Fénard e del Signor Lagarde hanno avu to probabilmente attinenza a questioni di ordine economico.
Come è noto, è qui da qualche giorno· il Commi ssario Genera le agli Approwigionamenti della Libia, Prof. Trevisani. Egli ha già avuto un co lloquio con l'Ammiraglio Esteva, Res idente Generale, e iniziati contatti con alti funzionari del Governo Tunisino, trattando l'importante questione degli scambi commerciali tra i due territori africani.
Nel campo della politica araba, è da segnalare una serie più frequente di riunioni presso la sede della Società degli Emigrati Libici, e ciò probabilmente in dipendenza delle operazioni in Marma rica
Venerdì 19 corrente, nella sede della "Croce Rossa", il nostro Comitato di Ass istenza ha proceduto alla distribuzione di 177 pacchi regalo a sudditi libici indigenti. La distribuzione è avvenuta in un'atmosfera di sincera gratitudine e di fervore per l'I talia, il Re Imperatore, il Duce.
PROCESSO VERBALE DEL COLLOQUIO DEL DUCE CON IL GEN . VACCA MAGGIOLINI
2 5 dicembre 1941
Il punto della situazione dei rapporti dell'Italia con Vichy fu al centro dei colloqui del 25 dicembre 1941 tra il Duce ed il Presidente della CIAF.
FONTE: USSME-CIAF, Racc. 51, fase. 1 W
Il Duce mi chiede che lo metta al corrente degli ultimi mutamenti awenuti nella situazione, awertendomi che Egli già conosce i miei recenti rapporti in argomento.
Io ricordo che:
- il 21 dicembre a Wiesbaden l'ammiraglio francese Michelier ha dichiarato di dover interrompere le trattative a tre, se queste non fossero estese al campo politico, soggiungendo però - in seguito a protesta del colonnello Mancinelli, rappresentante italiano - che il dissidio al riguardo interessava unicamente Germania e Francia;
- il 22 dicembre a Torino l'ammiraglio Dupla t mi comunicava che la Francia accordava all'Italia: a) 500 delle 1500 tonnellate di gasolio richies te, da trasportare dall'A.F.N. in Libia ; b) l'uso delle navi francesi vuote (fosfatiere e altre) per trasportare da Marsiglia in A.F.N. merci non belliche destinate a proseguire per la Libia .
Nel comunicarmi tali concessioni - apparentemente contraddittorie colla rottura delle trattative di Wiesbaden - l'amm. Duplat mi ripeteva l'esposizione delle condizioni attuali della Francia, la quale ha assoluto bisogno di liberarsi dai vincoli gravissimi del regime armistiziale: dichiarava di saper bene che ciò però doveva essere accordato dalla Germania, poiché l'Italia aveva già fatto al riguardo - con l'integrale restituzione del prigionieri - quanto era nelle sue possibilità. Oggi, del resto - è sempre l'ammiraglio Duplat che parla - le questioni più gravi che interessano la Francia e l'Italia non possono essere affrontate, occorrendo attendere per risolverle il risultato finale della guerra: viceversa i buoni rapporti stabiliti tra le due Nazioni in queste ultime settimane danno garanzia che le altre questioni possano essere senz'altro risolte di comune accordo.
In complesso e tenendo conto, oltreché di tali dichiarazioni, di altri elementi iniziali - tra cui principalmente l'apparente contraddizione tra rottura di Wiesbaden del 21 dicembre e le insperate concessioni fatte all'Italia il giorno successivo - è mia impressione che oggi il Governo di Vichy cerchi di appoggiarsi all'Italia per vincere la tenace opposizione tedesca all ' alleggerimento delle condizioni armistiziali.
Il Duce riconosce che questo armistizio, durato ormai più della stessa guerra cui ha posto fi ne, non si regge più in piedi e va sostituito con qualcosa di diverso che permetta alla Francia di vivere ed al suo Governo di governare.
Quattro sono le concessioni che al riguardo si possono e si devono fare alla Francia Il Duce le enumera nell'ordine stesso dell'importanza che Egli vi attribuisce:
1) diminuzione - sino, per esempio, a 200 o anche 100 milioni di franchi al giorno - della indennità che la Francia paga giornalmente alla Germania per spese di occupazione; questa contropartita va posta per prima, sia per l'importanza che i Francesi han sempre attribuito al denaro, sia perché è la più facile da concedere;
2) restituzione di territori occupati nei limiti più estesi possibili, compatibilmente con le esigenze militari germaniche (coste atlantiche);
3) trasferimento della capitale a Parigi, poiché la Francia si governa da Parigi, Parigi è la Francia, la Francia è Parigi;
4) restituzione dei prigionieri con gradualità - in ragione inversa alla loro efficienza militare (primi gli inabili, ultimi gli ufficiali) ed in ragione diretta alla loro utilità civile (primi i contadini) -e ripartendo le consegne nel tempo .
A queste quattro concessioni essenziali che riguardano quasi esclusivamente la Germania, occorre aggiungere, da parte delle due Potenze dell'Asse, la concessione di riarmi nell'A.F.N. e nell'A.0 .F, così da porre la Francia in grado di difendersi contro aggressioni inglesi ed americane: occorre, però, in tale concessione andare cauti onde impedire che gli armamenti accordati possano un giorno rivolgersi a nostro danno.
Non si deve, né si può per ora, trattare di questioni territoriali: esse vanno rinviate alla pace. Si può però, sin d'ora, affermare che le provincie Vallon e del Belgio potrebbero essere equo compenso alla Francia per altre cessioni di suoi territori metropolitani, mentre sulle spoglie dell'impero coloni al e inglese ci sarà l argo modo di accontentare tutti.
Non si ·deve anzi dimenticare che le Potenze delJ'Asse si trovere bbero di fron t e a ben grave problema, forse superiore alle loro capacità e possibilità organizzative, se dovessero da sole reggere tutto l'attuale impero inglese. .
Se le questioni territoriali vanno rinviate alla fine della guerra, la ques tione delle basi tunisine va invece risolta al più presto ed integralmente.
Nelle attuali condizioni dei nostri tras porti attraverso il Mediterraneo e data anch e la sempre più limitata efficienza del porto di Tripoli, noi siamo ora semplicemente in grado di alimentare le forze che attualmente abbiano in Libia: essere - a rigor di termine - possono essere ancora accresciute di una divisione (la "Littorio", che infatti è in partenza), ma, pur con l'aiuto promosso dai Francesi per l'utilizzazione "camouflée" dei porti della Tunisia, non possiamo tenere in Libia che il poco che già Vi abbiamo.
Ora è evidente che, con tali limitate forze, si può forse resistere a lungo sulla fronte ora occupata: in speciale situazione particolarme nte favorevole non si può neppure escludere una nostra parziale offensiva tendente alla rioccupazione della Cirenaica, ma nulla si può fare di più. E si può anzi temere che, con una accresciuta pressione inglese, le nostre forze, logore , possano infine essere costrette a cedere ...
Occorre invece capovolgere al più presto la situazione nel Mediterraneo, marciando sull'Egitto e sul Canale di Suez ed impedendo ogni traffico inglese attraverso il Canale di Sicilia.
Ciò si può facilmente ottenere purché, però abbiamo la libera disponibilità dei porti tunisini .
Ridotte le distanze tra Italia ed Africa abbondantemente di 1/ 3 (140 chilometri dalla Sicilia a Capo Bon = 1O ore di navigazione; 444 chilometri dalla Sicilia a Tripoli = 32 ore di navigazione) è evidente come - tenendo anche conto della maggiore distan za della rotta Trapani-Tunisi da Malta - il traffico colla Tunisia divenga sicuro per la sua brevità, la possibilità di compierJo completamente in ore diurne, di meglio proteggerlo dal mare e dall'aria. Inoltre si economizzano piroscafi mercantili e naviglio da guerra, aeroplani, b e nzina, nafta, ecc. ecc.
La padronanza della Tunisia ci assicura anche l'interru zione integrale del traffico tra Gibilterra e Suez: Gibilterra viene per tal modo a p e rdere , r ispetto a l Mediterraneo, gran parte del suo va l ore.
Ciò stante Voi dovete, Generale, ottenere al più presto l' u so integra le dei porti tunisini . Anzi, dov e te ottenere l'o ccupazione militare della Tuni sia, cos icché possiamo farne base di nostre grandi unità , atte così a marciare verso l'Egitto (e c hissà che non si possa per tal modo riconquistare l'Impero etiopico durante la stessa guerra ?) come a creare, occorren do , una fronte verso l'Algeria.
Naturalm ente si deve assicurare la Francia c h e tale occupazi one sarebbe precari a e non co mpromettere bbe in nulla, guerra durante, la sovranità fran cese in Tunisia . Come è ovvio la difesa della Tunisia contro gli In g lesi sarebbe assunta dall'Asse.
Il valore della Tunisia in q u esto m ome n to è ta le che, qualora i Francesi non ce n e accordassero l'uso e gli In glesi riuscissero ad avanzare in Tripolitania, l'Italia sare bbe cos t retta ad impadronirsi di viva forza della Tunisia s tess a, sbarcandovi le sue d ivisioni.
Io faccio notare al Duce che tale nostro atto equivarrebbe a far cadere tLJtta l'Africa francese, e forse la stessa Francia, nelle mani dei degoll is ti.
Il Duce mi risponde c h e appunto perciò mi h a dato incarico di c hied ere a ll a F rancia che acconsenta alla n ostra prese nza in Tunisia.
M i chiede poi se e fino a quel punto possiamo fida r ci de ll 'amm. Darlan.
Io rispondo che ormai Darlan s i è talmente compromesso colla sua politica di co llabora zio n e da essere legato. Se domani la su a politica fallisse ed an d assero al potere De Gaulle e l o stesso Weygand, Darl an andr ebbe a finire a l muro! Possiamo perciò contare su lla since1ità d e lla sua pohtica favorevole aH'Asse.
Il Duce mi c hi ede in q ual e conto sia oggi tenu ta l'Italia dalla Francia.
/o rispondo che le nostre azioni , a quanto ap pare dal mio eccelle nte osservatorio, sono in forte rial zo, dovuto n on so lo alle alte qualità militari dimostrate dalle nostre truppe in Libia ed in Ru ssia, ma anch e, in parte, a llo scemato prestigio militare tedesco.
Il Duce consente pienamente. Il so ldato tedesco ha ora <limo- strato di non essere invincibile . Gli I ta li a n i vi ceversa sono, coi Tedeschi, i so ldati che meglio e più generosamente si sono battuti e di battono (in questa stessa giornata di Natale) in Russia. Volontari francesi e spagnoli hanno fatto pessima prova, soprattu tto per la loro indomabile indisciplina: gli Ungheresi poco hanno fatto o poco fanno guardando sempre alla Transilvania ed ai R umeni; i Rumeni hanno fatto parecc hio, ma hanno esagerato enormemente i loro successi e le loro perdite.
Anche la nostra Marina ha fatto moltissimo: gravi perdite sono state recentemente inflitte alla flotta i n glese del Mediterraneo.
/o ch i edo al Duce sino a c h e p u nto io p ossa fare concrete promesse per quanto riguarda le concessioni che i Te d eschi dovrebbero accordare alla F rancia .
Il Duce mi risponde d i andare al 1iguardo mo l to cauto : certo è p erò, che se ottenessi integralmente le b asi tunisine, pos ti d i nanzi a questo fatto concreto e di grandiss i mo valore, i Tedeschi non potrebbero che aderi r e.
Il Duce infine mi ha accomiatato con queste precise parol e: "Generale , ricordateVi di questo: T unisi oggi merita qualsiasi contropartita".
I COLLOQUI DEL GEN. VACCA MAGGIOLINI A ROMA
26-28 dic embre 1941
Il presidente della CIAF ebbe a Roma una serie di colloqui sulla politica da realìzzare con la Francia di Vichy nei giorni 26 -28 dicembre 1941, di cui diamo il resoconto ufficiale.
F ONTE: USSME-CIAF , Ra cc. 5 1, fase. 3.
Successivi
CO LLOQUI DEL 26, 27 E 28 DICEMBRE 1941 - XX0
La mattina del 26 (ore 12) sono ricevu to dall'Ecc. Ciano. Sull 'argomento d ei porti tunisini gli riferisco le direttive avute dal Du ce e gli espongo il dubbio che la mia opera possa riuscire o anch e solo apparire in co ntrasto co l fatto della nomina ad ambasciatore in Francia dell'Ecc. Buti.
IJ Conte Ciano mi assicura c h e Buti non partirà c h e fra una quindicina di giorni e posso perciò agire liberamente e senza preoccupazioni. L'Ecc. Ciano teme però, data la gravità della richiesta, c h e n on potrò ottenere nulla.
Mi chiede se il Duce m'abbia parlato di trattative in corso con la Germania. Gli dico di no.
La mattina del 27 (ore 10) con l'Ecc. Pietromarchi, in presenza del marchese Fracassi, si discute a lungo sul modo migliore per trattare l'argome nto de ll a Tunisia coi Francesi. In comune accordo si stabil isce la mia linea di condotta basata essenzia lmente s u queste considerazioni : voi, Francesi, c hi edete molto - pur senza precisare troppo - ma non concedete nulla accontentandovi di far vaghe promesse. Ditemi, p erché l'Italia possa averne norma ed aiutarvi per quanto le è possibile, che cosa veramente volete dalla Ge rm a nia e che cosa invece siete disposti in modo concreto a dare a noi.
Eccellenza Buti (ore 1 1 del 27) co ncorda pienamente su tale linea di condotta e me lo conferma poi anche in un successivo coll oqu io della matt ina del 28 (ore 11 ,30) .
Nel pomeriggio del 27 (ore 18) l'Ecc. CavalJero mi raccomanda an cora la questione tunisina, dicendomi di assicurare i Francesi che noi vogliamo aiutarli in quanto possiamo, appoggiarli, sostenerli, ecc
Anche le questioni delle scuole francesi in Grecia e dell'addetto militare ad Atene non possono esse r e risolte, nel senso da essi voluto, se i Tedeschi e noi non siamo completamente sicuri della loro completa effettiva cooperazione alla vittoria dell'Ass e .
APP UNTI RE LATIVI AL CO L L O Q UI O VACCA MA GGIO LIN I-D UPLAT
30 dice mbre 194 1
Dopo il colloquio con il Duce, il Gen. Vacca Maggiolini si trattenne con l'Amm. Duplat, il 30 dicembre 1941, insistendo presso di lui circa la necessità per la Francia di Vichy di impegnarsi più decisam ente nella via della collaborazione con l'Italia.
FONTE: USS ME-C IAF, R acc. 5 1, fase. 3.
Appu N Ti
S O MMARI RIA SSUNTIVI CIRCA IL C OL LOQ UI O AVUTO CO N L'AMM. D UPLA T IL 30 DICE M B RE 1941-XX (ORE 10 -11,15) .
Premessi i so li ti con venevoli nonché gli augu ri di rito, entro in a r go m e nt o:
Io: Sono sta t o a R oma e d ho avu to co ll oqui de l mass im o interesse con tutte le p i ù a lte p ersonalità poli t ic h e e militari de l R egno e sono li eto di assicurarVi c h e tutte si re nd ono ragione del punto di vista del Vostro govern o ci r ca l'attual e situazione della Francia. D el resto, già sin dall'agosto scorso, il Du ce mi aveva detto d i riconoscere c h e il regime armist i z iale n on r is p o n deva ormai p iù alle necess i tà del momen t o.
P osso inoltre assicurarvi c h e a Roma s i è molto soddisfatti per la "rottu ra di g hi accio" tra I tali a e Fra n cia awe n uta a Torino e s i fa a ffidamen t o c h e, com e mi ha d etto l'amm. Darlan nel congedarsi, "il g hi accio n on si formerà p iù ".
Non Vi nego però c h e a R o m a si pensa che qu an t o si è fatto fin o ra d a ll a Fran cia non può e ssere considerato c h e c om e un p romettente inizio, al q uale occorre far seguire fa tti più concreti, che com p r ovin o la ferma vo lontà del vostro g o verno di marciare veram ente, come ha più vo lt e dichiara to , s ull a via di una cord ia l e co ll a b ora z i o n e co ll 'Asse.
Amm Duplat: In tale via è d i fficil e, forse i m p ossib il e p rocedere più o ltre, se d a ll a G e r mania n on viene data s od disfazione a ll a lo : Questo lo sappiamo perfettamente. È mia op,mone che si potrebbe t u ttavia uscire daJl'attuale stasi delle tratta ti ve, se la Francia si decidesse ad esprimere chiaramente e con precisione le sue esigenze e se contemporaneamente precisasse fino a che punto sarebbe disposta ad inoltrarsi sulla via della collaborazione coll'Asse, qualora questo fosse pronto a soddisfare tali le sue esigenze.
Francia nelle sue logiche e moderate richieste, rinnovate anche recentemente, ma invano, a Wiesbaden.
Amm. Duplat: Obietta ch e per questo però occorrerebbe addivenire a trattive a TRE lo: Riconosco che ciò è vero, ma tali trattative potrebbero essere molto agevo late ed opportunamente preparate se frattanto, approfi ttando di questa fortunata distensione di rapporti tra Francia ed Italia, il Governo di Vichy ci informasse, per l'appunto, del minimo delle sue richieste e del massimo delle sue concessioni. A conoscenza di tali dati indispensabili, l'Italia - ove li trovasse rispondenti alle necessità dell'ora - potrebbe farli conoscere e patrocinarli in Germania.
Ed io vo1Tei, in proposito, chiarire meglio il mio pensiero.
Q uello che la Francia ora desidera, riguarda essenzialmente 4 punti riflettenti:
- la riduzione dell'indennjtà di guerra;
- l'ampliamento della zona non occupata;
- il trasporto della capitale a Parigi;
- la rest i tuzione, almeno parziale, dei prigion ieri .
Occorrerebbe che Voi, come ho accennato, concretaste e precisaste le richieste in proposito, uscendo dalle frasi vaghe e generiche fin qui usate.
Così pure, ed ancor più, sarebbe necessario farci conoscere a che punto intendete spingerVi nella collaborazione coli' Asse
Io ben ricordo che a Vichy l'amm. Darlan, dopo avermi annunciato il 1ichiamo in Francia del gen. Weygand, mi ebbe a di re: "Ora tocca a Voi: cacciate l'Inghilterra dal Mediterraneo e la guerra è finita". A mia vo lt a, ora Vi chiedo: "È disposta la Francia a darci il suo concorso - indiretto, non militare - alla espulsione dell'I nghilterra dal Mediterraneo?" .
Ve lo espongo con franchezza, la concessione che ci avete fatto in q u esti g iorni di utilizzare i porti tunisini per lo sbarco di qualche tonnella ta di derrate - concessione di cui non neghiamo il valore soprattu tto morale, e di cui Vi siamo gratissimi - costituisce in sé, in concreto, una agevolazione limitata, che non concorre certa- mente ad ottenere quel capovolgimento della situazione nel MediteITaneo cui non aspiriamo e che Voi stessi, secondo quanto mi ha detto l'amm. Darlan, desiderate. Per ottenere tale capovolgimento occoITe, da Vostra parte, ben di più: occorre un apporto sostanziale anche se questo, Vi ripeto, non è un intervento militare che Voi non po tres te darci e noi non chiediamo. .. lo: La nostra situazione si può considerare con animo tranquillo e senza soverchie preoccupazioni. È ben difficile che la ipotesi che io Vi ho posta dianzi possa mai verificarsi. Ma ciò non ci basta; noi vorremmo capovolgere la situazione. lo: Sono autori zzato ad assicurarVi che gli attuali diritti e la sovranità della Francia in Tunisia non sarebbero né menomati né compromessi : le truppe dell'Asse soggiorne rebbero in Tunisia collo stesso titolo con cui oggi trupp e della Germania risiedono in Sicilia. Del resto Vi confermo altresì - e Voi stesso me lo avete detto giorni or sono - che non è giunto ancora il tempo per affrontare e risolvere le questioni territoriali: per queste occorre aspettare l'esito della guerra ed il conseguente trattato di pace...
Vi faccio anzi osservare che se - in una eventualità molto improbabile, ma che non si può escludere - gli Inglesi giungessero fino al confine tunisino, ciò costituirebbe un gravissimo scacco anche per il governo di Vichy, poiché certamente le azioni degolliste ne avrebbero, in Africa ed in F ranc ia, un rialzo considerevole. È dunque Vo stro interesse evitare che tale eventualità possa verificarsi.
Amm. Duplat: Lo ammetto. Ormai , evidenteme nte, dobbiamo deciderci a schierarci con gli uni o con gli altri: il tempo dell'attesa è finito.
Ma quale è la Vostra vera situazione in Africa? Come la giudicate?
Perciò ci sarebbe necessario dare al porto di Tripoli - congestionato di traffico - l'ausilio di altri porti e sostituire alla lunga e pericolosa rotta tra Sicilia e Tripoli, quella di 2/3 più breve e molto più sicura tra Sicilia e Tunisia.
S e noi potessimo servircene lib eramente, siamo sicurissimi di poter passare in Libia dalla difensi va ad una decisa offensiva, di chiudere ermeticamente alle navi inglesi il canale di Sicilia, di espe ll ere insomma l'Inghilterra dal Mediterraneo.
Amm. Duplat: Sulla maggiore convenienza d ella rotta diretta in Tunisia non vi è dubbio. Ma come vedrete, in caso di nostra adesione, la situazione della Tunisia?
Amm. Duplat: Bisogna però considerare che noi ci attireremmo le ostili tà delle potenze anglosassoni e ved remmo impedito oà almeno gravemente ostacolato il nostro traffico nel Mediterraneo occi dentale.
Io: al riguardo vi sono parecchie cose da osservare:
1° ) Non è da escludere che le ostilità anglosassoni si manifestino già, quando diverrà palese il traffico - sia pure "camouflé"dell'Asse attraverso la Tunisia; non è dunque meglio affrontare tal rischio per una concessione che ne meriti la spesa, e che valga veramente a migliorare la situazione strategica dell'Asse nel Mediterraneo, anziché per una concessione parziale di scarsa efficacia?
2°) Il nemico non potrà accrescere le sue forze ne l Mediterraneo più di quanto non abbia fatto finora, poiché ora deve anche fare i conti cogli avvenimenti nel Paci fico : i danni che ne deriveranno alla Francia non potranno perciò essere che limitati, t anto più che l'Inghilterra non rinuncerà certamente a persistere nella sua lotta all'ultimo sangue contro l'Italia.
3°) Non dovete dimenticare la deprecata eventualità che, peggiorando la nostra situazione nel Mediterraneo Voi Vi trovaste gli Inglesi al confine libico-tunisino. In tal caso è possibile che gli Anglosassoni sbarcherebbero, contemporaneamente, in Marocco e Voi vi trovereste a combattere, con forze inadeguate, su due diverse front i .
Amm. Duplat : Ma io credo che le nostre forze dell'Africa del Nord e dell'Africa Occidentale sarebbero in tal caso sufficienti (*).
Io: Lo escludo. In Africa, colla g u erra d'oggi, occorrono grandi unità corazzate e motoriz zate e Voi non ne avete, né potrete da un giorno all'altro improvvisarle.
Anche sotto tale punto di vista, è doveroso notare come, appunto pe rché la Francia non ha forze sufficienti a difendere tutto il suo Imp ero, le conviene, se attaccata dagli Anglosassoni, far massa colle sue forze nelle regioni ove l'Asse troverebbe maggiori diffico ltà ad aiutarla: cioè in Marocco ed in Algeria. Alla di fesa della lo: No, certamente. Noi svolgiamo ora delle semplici trattative preliminari che non sono per nulla impegnative; al riguardo potete star tranquillo
(') È probabile che la fiducia dell'amm. Duplat gli pervenisse dalle ottimistiche concl usioni dell'amm. Platon, ministro delle Colonie, dopo il suo viaggio in Africa (Ved. "La Vigie Mawcaine" del 4 dicembre) - a,munto del 3 gennaio.
Tunisia provvederebbe, nell'interesse suo come anche in quello della Francia, l'Asse.
Vi debbo poi ancora far notare ch e Voi avete preso, in Indocina impegni, col Giappone, di carattere ostile all'Ing hilterra, senza che ciò abbia provocato reazioni anglosassoni.
Amm. Duplat: Noi però vi siamo stati obbligati da circostanze speciali locali, di cui l'Inghilterra ha tenuto conto ...
Io: Ma nulla impedirebbe, per la Tunisia, di simulare una costrizione politica od anche militare dell'Asse alla quale la Francia è stata costretta a cedere. Ciò potrebbe costit uirVi giust i ficazione presso l'In ghilterra .
Amm. Duplat: Vi è ancora un dubbio che dovete chiarirmi p er completare l'esame della questione. Se noi vi promettessimo quanto chiedete ed i Tedeschi invece si rifiutassero poi di dare alla Francia quanto essa esige, dovremmo noi considerarci impegnati?
Amm. Duplat: Come è ovvio, io non posso che riferire a Vichy quanto mi avete detto e lo farò colla massima premura.
Io: Sì , vi raccomando la premura. Bisogna che noi non ci dimentichiamo di essere in guerra, e, in guerra, una concessione anch e larga ma che giunga 24 ore troppo tardi potrebbe riuscire vana.
Amm. Duplat: Lo riconosco. Qua nto mi avete detto è della massima importanza. Ed io sarò lieto se col concorso dell'opera mia potrà essere raggiunto il risultato che Voi vi ripromettete e che potrebbe essere decisivo per il risultato della guerra e, forse, persino a ffr ettarne la conclusione.
Io: Mi associo al Vostro vo to e Vi faccio osservare che se la F rancia si d ecidesse definitivamente e tempestivamente a cooperare coll'Asse essa , pur battuta, potrebbe uscire non menomata dalla guerra. P oiché, a guerra vittoriosamente finita per l'Asse, non mancherà modo , s ulle ricche spoglie del nemico, di compensare largamente la Francia di qualche cessione di territorio.