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CAPITOLO IX POTENZIAMENTO DELLE FORZE IN AF RI CA SETTENTRIONALE
P o t enzi amento delle Il 19 maggio il gen. Cavallero rientrava deforze. finitivamente dall'Albania ed assumeva in pieno le proprie funzioni di Capo di Stato Maggiore Generale. Il 24 maggio il geo. Guzzoni veniva esonerato, a domanda, dalla carica di Sottocapo di S.M.G. (che rimaneva vacante) e da qu ella di Sottosegretario alla Guerra, nella quale veniva sostituito dal gen. Squero.
Era stato convenuto un poderoso piano di potenziamento delle forze per l'A.S., alla cui realizzazione si stava provvedendo con il m assimo impegno.
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Era previ sta la presenza in A. S. di:
- I Comando Superiore, con truppe e servizi di Armata, cm veniva affidato il comando di tutte le truppe operanti in Cirenaica;
- I Comando di Armata (5•) con truppe e servizi, per le tr uppe della Tripolitania;
- 3 Comandi di Corpo d'Armata mobili (2 italiani, I tedesco), con relative truppe suppletive e servizi;
- 2 Comandi di Corpo d'Armata di occupazione, con relative truppe suppletive e servizi;
- 5 Divisioni Corazzate (3 italiane, 2 tedesche);
- 7 Divisioni Motorizzate, tipo A.S.;
- 4 Divisioni di occupazione.
I provvedimenti conseguenti a tale programma comportavano : a) il riordinamento in A.S. di:
- truppe e servizi di armata per le forze della Cirenaica, per la s• Armata e per l'Intendenza;
- truppe e servizi per i Corpi d'Armata mobili X e XX;
- Divisione Corazzata « Ariete », Divisioni Motorizzate « Pavia », « Bologna », « Brescia » , « Savona >>, « Trento >> , Divisione di occupazione « Sabratha >>; b) l'invio dalla madrepatria di:
- truppe, servizi e mezzi per il completamento delle citate unità;
- artiglieria per la difesa contraerea territoriale e per la difesa costiera; c) la costituzione ne lla madrepatria e l'invio di:
- 2 Corpi d'Armata di occupazione (comandi, truppe e servizi);
___,. Divisioni Corazzate « Littorio » e « Centauro >>, Divivisioni Motorizzate « Trieste » e « Piave >> .
Complessivamente, la completa attuazione del ptano di potenziamento richiedeva l'invio in A.S. di:
100.000 UOmilll, 14.000 automezzi e carri armati, 4.000 motomezzi, 8so pezzi.
Il grado di realizzazione dei provvedimenti 10 questione alla fine di maggio era il seguente: a) in seguito ad accordi intercorsi fra il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e il Comando Superiore A.S. il riordinamento delle unità già prese nti in Africa era già in corso. Di prossima emanazione direttive particolareggiate per il riordinametno delle artiglierie di C.A. e contraeree; b) pronti per il trasferimento (o quanto meno ordinato l'approntamento) unità e mezzi occorrenti per il completamento di:

- truppe e servizi dell'Arm ata della Cirenaica e dell'Intendenza (compreso I autoraggruppamento pesante e 2 parchi automobilistici);
- truppe e servizi per il X Corpo d'Armata (compreso 1 autogruppo);
-Divisione Corazzata « Ariete » e Divisio ni Motorizzate << Pavia», « Bologna>>, « Trento>> e « Trieste >> .
14 batterie c . a. da 75 e da 20 mm. per la difesa c.a. territoriale; r gruppo da I'j2 /37 per la difesa costiera.
Si trattava in complesso di 50.000 uom1ru, 5.ooo automezzi, 1.500 motomezzi e 425 pezzi; c) restava da provvedere all'approntamento dei reparti e dei mezzi per :
__,. il completamento del XX Corpo d'Armata, delle Divisioni Motorizzate « Savona >> e « Brescia » e della Divisione di occupazione « Sabratha », tutte già presenti in Africa Settentrionale: complessivamente 5.000 uomini, 2.000 automezzi, 500 motomezzi;

- le grandi unità o reparti da inviare completi dal territori o:
-2 comandi, truppe c servizi di Corpo d'Arm ata dì occu pazwne;
__,. Divisioni Corazzate « Littorio » e « Centauro »;
- Divisione Motorizz.ata « Piave » ;
- Divisione di occupazione « Pistoia », più altre due, forse da costituire ex novo con elementi della Guardia alla Frontiera;
- 52 batterie c.a. da posizio ne da 75 e da 20 mm.
All'approntamento di queste ultime grandi unità n on veniva attr ibuito carattere d'urgenza, sia per il tempo che sarebbe comunque intercorso prima di poterle inviare in A.S., sia soprattutto per il tempo necessario a raggiungere la disponibilità degli automezzi e dell'armamento occorrenti ed a conseguire l'indispensabile grado di addestramento.
Per la « Centauro», attualmente dislocata in Albania, si trattava inoltre di ri entrare al più presto in sede, in Italia.
Per le divisioni corazzate era stato studiato un tipo di organizzazione più potente, rispondente al seguente schema:
- I reparto esplorante;
- 2 brigate, ciascuna su I rgt. carri M, I rgt. bers., I btg. anticarro e contraerei;
- 2 r gt. art.: uno su 2 gr. da 75 / r8 se moventi e 2 gr. da 105 / 28 e uno su 2 gr. misti da 90/53 e da 20 c.a.;
- SCrVlZl.
L'allestimento importava la disponibilità di numerosi nuovi mezzi co razzati c conseguentemente la trasformazione delle tre di- visioni sarebbe avvenuta gradualmente. Frattanto avrebbero assunto una formazione transitoria su I rgt. carri M (o francesi di preda bellica), I rgt. carri L, 1 rgt. bersaglieri, I rgt. artiglieria (su 2 gr. da 75/27, I gr. da xoojr7, I btg. da 47), 1 gr. mi sto c.a., I btg. misto del genio, numerosi elementi dei servizi.
La divisione d'occupazione doveva risultare complessivamente costituita da 2 rgt. fanteria su 3 btg., I btg. mitraglieri, I btg. anticarro, I rgt. artiglieria (su 2 gr. da 75/27, 2 gr. da 100/17, I gr. c.a.), 1 btg. genio, servizi.
La divisione motorizzata tipo A.S. era ordinata su I cp. motociclisti, 2 rgt. ftr. (ciascuno su 2 btg. fuc. e I btg. armi controcarro ed accompagnamento), I rgt. art. (su I gruppo ob. roo /I7 oppure cn. 75/27, 2 gr. cn. 75/27, I btr. da 47/32, I gruppo mi sto c.a.), I btg. misto del Genio, I btg. armi controcarro ed accompagnamento divisiona le, servizi (con 387 motocicli, 6o autovetture, 739 autocarri di vario tipo, 84 autocarri speciali, 76 trattori, 20 ambulanze).
La prevista motorizzazione delle divi sio ni di fanteria incontrava però gravi difficoltà per la forte defìcii!nza di automezzi, giunta in Africa ad un punto veram ente critico, in quanto da tre mesi tutti i trasporti venivano utilizzati esclusivamente per l'affluenza delle unità tedesche. Si era pertanto disposto l'invio di un autoraggruppamento pesante di intendenza, completo, di un autogruppo di corpo d'armata e di un certo numero di automezzi (in cifra tonda, un migliaio) da assegnare alle Divisioni « P avia» e « Brescia» . Si era i no ltre stabilito l'invio di due parchi automobilistici (di cui uno già parzialmente arrivato) per sollecitare la riparazione in posto dei numerosi automezzi avariati (circa 2000) esistenti in A.S.
Il 26 maggio il gen. Cavallero chiedeva al ge n. Garibaldi una relazione, corredata del p roprio apprezzamento, sulla si tuazione davanti a Tobruch. Il giorno 29 lo informava che per l'organizzazione delle forze il Duce, in via di massima, era così orientato:

I 0 - disimpegnare le divisioni tede sche per costituirne, insieme ad altre forze italiane, un corpo completamente mobile;
2° - costituire un Corpo d'Armata italiano per l'assedio di Tobruch;
3" - costituire un Corpo Mobile interamente italiano;
4o - formare con i due Corpi Mobili , italiano e tedesco, una Armata Moto- Corazzata, al comando di Rommel, alle dirette dipe nd enze del Comando Superiore A.S.
Il programma doveva essere attuato gradualmente, in rapporto alle affluenze delle truppe e dei materiali dall'Italia, secondo l'ordine di precedenza indicato dallo stesso Comando Superiore A.S. (r).
La relazione del gen. Garibaldi reca la data del 30 maggio.
Dopo il fallito tentativo di impadronirsi di slancio deJla Piazza di T obruch, il successivo attacco in forze, di fronte alla superiorità dell'artiglieria avversaria, sostenuta anche dal mare, alla robusta struttura delle difese e alla difficoltà di individuarne esattamente gli elementi, era riuscito soltanto ad intaccare la prima linea. L'azione si limitava presentemente al vigile investimento mentre si procedeva ad estendere i lavori di rafforzamento, per consolidare la tenuta della cintura esterna di fronte alla eventualità di tentativi di sortite da parte degli assediati . Si provvedeva inoltre a logorare l'avversario con l'assidua pressione aerea. Contemporaneamente si procedeva al riordinamento dello schieramento, a cominciare dal ripristino dell'unità delle divisioni, districando il frammischiamento della primitiva, improvvisata distribuzione.
Le truppe tedesche, idonee al movimento, erano state inviate (ad eccezione di taluni reparti della 5" Divisione Leggera, specie anticarro, impiegati nell'investimento di Tobruch) al confine egiziano, per guardare le provenienze dall'est. Si provvedeva al rafforzamento dei capisaldi, sempre per raggiungere maggiore disponibilità di elementi mobili per la manovra.

La capacità di resistenza della Piazza era da considerare fortemente aumentata per l'incremeno che le perveniva dal mare, incremento che non trovava alcuna contropartita nel nostro schieramento. Nel le attuali condizioni di forze e di mezzi giudicava sconsigliabile un attacco di viva forza.
Limitati erano i rinforzi che pervenivano tanto alla parte italiana quanto a quella tedesca: occorreva fare affluire tutto quanto era stato preannunciato ed almeno un'altra divisione corazzata tedesca.
Scarsa era da considerare l'aviazione, in rapporto alle esigenze : era indispensabile aumentarla, sino a raggiungere la superiorità sull'avversario, soprattutto per contrastare le possibilità del rifornimento di Tobruch e proteggere nello stesso tempo i nostri rifornimenti e il riposo delle truppe, continuamente soggette agli attacchi notturni.
( r) Sullo scorcio del mese di maggio si era iniziato l'invio degli automezzi del 1° autoraggruppamento, inizio peraltro poco fortunato per la perd ita di due grossi trasporti: il Conte Rosso e il Foscarini.
Insufficiente era da consi derare il numero degli automezzi di cui il solo logorio normal e, escluse cioè le perdite per eventi bellici, non era compensato dal gettito delle riparazioni: urgeva promuoverne l'abbondante affluenza dalla madrepatria.
In conclusione:
« ... Fino a che le forze nemiche non subissero notevoli aumenti, la situazio n e può essere guardata con serenità . . . Se il nemico rinforzasse molto c con intenzioni aggressive, cd a noi arrivassero nessuno o mod es ti rinforzi, la situazio n e si potrebbe capovolgere, divenire pericolosa pe r noi , fino al punto di obbligarci a togliere l'investimento di T o bruch ... » ed a ritirarci nella zona di Ain el Gazala, che si stava oppo rtunamente organizzando.
In riferimento poi alle direttive del giorno 29 il gen. Garibaldi, mentre le riconosceva rispondenti al proprio orientamento e assicurava che in tal senso erano in corso, o in progetto, adeguati provvedimenti, osservava di non ritenere opportuno svincolare il gen. Rommel dall'investimento di Tobruch, prima di avere forze italiane sufficienti per sostituire gli elementi tedeschi che vi partecipavano, ed anche per fianch eggiare in linea generale l'azione del C.T.A. Bisog nava anche evitare il pericolo che alla prima occasione il ge n. Rommel « liberato da quella palla al piede» si lanciasse oltre i limiti del desiderabile.

Il gen. Gariboldi proponeva inoltre di mettere a disposizion e del gen. Rommel d elle divisioni, anziché un corpo d'armata, poiché in altre occasioni il comanda nte del C.T.A. aveva già detto di non gradire l'interposizione di altri comandi intermedi. Nel confermare le richieste già precedentemente inoltrate, il Comandante Superiore A.S. tornava infine a chia rire che queste si riferivano esclusivamente alla sicurezza dello scacchiere: si riservava di presentare il fabbisogno di forze e di m ezzi per eventuali operazioni di maggior portata, non appe na ultimati gli studi in corso.
Il problema dci rifor- La situazione dei rifornimenti era tutt'altro nimenti. che rassicurante, nel suo complesso. Per migliorarla sarebbe stato necessario arrivare a soddisfare integralmente le esigenze quotidian e della vita delle tru ppe (e della colonia in generale, largamente tributaria delle importazioni) e per il combattimento e provvedere inoltre ai trasporti diret- tamcnte co nne ssi al pote nziam ento dello scacchiere, in vista delle progettate operazioni: eliminazione della P iazza di T obruch e successiva avanzata verso est.
Ricordiamo ancora una volta che la soluzione del problema dipendeva sos tanzialmente dalla sicurezza delle vie m arittime, dalla disponi bilità del tonnellaggio (i n particolare: naviglio veloce) e potenzi alità delle attrezzatur e nei porti di caricamento e di sca rico. L 'orga n izzazio n e in atto n el me se di maggio era suffi cie nte appena per far giungere, co n 50 viaggi- piroscafo, l'indispensabile per il rifornimento ordinario delle trup pe, italian e e tedesche, e della popolazio n e civile : non vi era m argine per l'invio di personale isol ato o di nuovi reparti e complem enti, i l cui piano di trasporto (1) richiedeva 200 viaggi- piroscafo, in più dei 30 effettivamente realizzabili.
Si impo n eva perta nto di intensificare il ritmo dei co nvogli e ridurre, possibilmente, le presenze inutili alla vita della colonia . Un sostanziale alleggerimento delle difficoltà sarebbe stato assicurato dalla libera disponibilità dei porti della T unisia.

Per i primi due provvedimenti erano stati interessati nell'ambito dell e rispettive specifiche competenze, lo Stato Ma ggiore M arina c il Ministero dell'Africa Italiana, m entr e ve nivano prese misure per aumentare la potenzia li tà di scarico nei po rti della Libia.
Per l'accesso ai porti tunisini erano state aperte conversazioni con la parte tedesca. Il 2 giugno s'incontravano al Brennero il Maresciallo Kcitel e il gen. Cavallero per un esam e ge n erale c d ettagliato della situazion e milit are dell'Asse. P er quanto riguarda lo scacchi ere nord - africano veniva app rofo ndita appunto la questione dell'utilizzazi o ne dei porti tunisini. I Francesi avevano concesso l'uso del porto di Biserta (an ziché di quello di Bon a, precedente m ente offerto dai Francesi stessi): la decisione risultava favorevole perc h é Biserta era armato, e quindi in condizione di difendersi, mentre n on si poteva escludere l'eventualità di attacchi inglesi, come già si era verifi cato a Sfax.
Si trattava di definire le m odalità e la data d'inizio dei trasporti . I F ran cesi avrebbero provveduto direttamente all e operazioni di scarico e di trasporto in territorio tuni sino, con relativa scorta. La concessione era limitata ai soli rifornimenti ordinari, con esclusione dunqu e di avvalersene per l'invio di rinforzi e di materiale . Si r avvisava l'opportunità di procedere co n estrema cautela, evitando di ricorrere alla maniera forte, in co n siderazione del ri schio di eventuali rappresa glie britann iche per i Francesi e a l pericolo di provocare la secession e delle inquiete colonie nord- africane dal Governo di Vichy, per aderire al movimento gaullista, che su l pos to godeva i ndubbiamente di num erosi fautori.
(r) Alla data d el 24 magg io, come g i à ricordato, erano pronti per la partenza o si era disposto l'app rontam ento di unità c mezzi corrispondenti a un di 50.000 uomini, 5000 automezzi e 425 pezzi.
Era necessario tener presente c h e, venendo a m ancare qu esta possibilità di raddoppio del rifornimento allo scacchiere n ord- africano, ci si sarebbe trovati di fronte alla materiale impossibilità di far giu n gere in Lib ia quanto era stato programmato. A q uesto fine ci si proponeva di fruire della concessione per gradi, in vista di ottenere poi di m ano in m an o più di quanto sancito nelle co ndizioni di armistizio : all'inizio non si dovevan o avviare per Biser ta che viveri e vestiario . La concessione, inoltre, era stata formalmente con corda ta con la Germania e co nsegue ntemente i m ateria li italiani dovevano essere camuffati come tede sc hi.
L 'ordine di precedenza da osservare nella spedizio n e dci materiali doveva seguire il criterio di pote n ziare in primo tempo l'investimento di Tobruch (specie con artiglierie pesanti e a tiro curvo) per rendere al più presto possibile l'attacco decisivo e l'eliminazione della Piazza . A vrebbe ro poi segu ito munizioni, carburante e automezzi per m etterei in condizione di parare ad un eventuale ritorno offensivo britannico, non ché artiglierie contraeree e costiere per la protezione delle linee di comunicazione.
Soltanto in seguito si sarebbe passati a quella parte del programma ch e si riferiva alla futura g r ande offensiva ve rso il Canale. P er questa occorreva: un a sufficiente m assa di manovra, da costi tuire con due divisioni corazza te tedesche, la Division e Corazzata « Ariete » e la Di vis ione Motorizzata « Tren to» (una volta provveduto al loro ripristino), integrate co n du e o tre divi sio ni mobil i di ri se rva (Divisioni Mo torizzate « Tri es te» e « Piave» e Divi sio n e Corazzata << Li ttorio »); una forte aviazione, alla qual e avrebbe dovuto provvedere la parte italiana;

- num erose artiglierie;
- una sic ura cor rente di rifornimenti e un'adeguata scorta 10 loco di carburante e munizioni.
Nell'incontro veniva sottolineata la necessità di poter contare più sulla qualità delle divisioni e sulla specie e la quantità dell'armamento, che sul loro numero.
L'imponenza del programma di potenziamento dello scacchiere nord - africano m ette in evidenza il senso di realismo con cui erano state analizzate le condizioni indispensabili anzitutto per la sicurezza della nostra attuale occupazione e per conferire poi alle forze italotedesche la capacità offensiva indispensabile ad affrontare imprese di larga portata. Non altrettanto senso realistico sembra invece di poter ravvisare, dovendo escludere il sospetto di vero e proprio vell eitarismo intenzionale, nel proposito di soddisfare a questo imponente fabbisogno con un programma di potenziamento tanto ponderoso da poterlo difficilmente ragguagliare alle nostre concrete possibilità in fatto di armamento come pure all'effettiva disponibilità del concorso germanico in terra d'Africa, allo scoccare dell'ora z ero della grande avventura dell'operazione « Barbarossa » contro il colosso russo. Il dubbio è tanto più legittimo se si ristabilisce la corrispondenza cronologica con l'imminente decisione di Mussolini di partecipare anche noi, per pure ragioni di prestigio, con un corpo italiano (il C.S.I.R .) alla lotta mortale contro il comunismo. Anche sotto l'esclusivo punto di vista dei trasporti, d'altronde, il limitato e condizionato apporto della linea di rifornimento tunisina non sembra sufficiente a giustificare la fiducia nell'agibilità di un piano di così vasta portata.
Comunque, l'attività del Comando Supremo italiano era effettivamente indirizzata, in questo pe riodo , alle ponderose questioni co?nesse alla realizzazione dei trasporti verso l'Africa Settentrionale.

La cost ituzione di uno « Stato Maggiore Tedesco di Collegamento >> presso il Comando Superiore italiano in A.S.
Con l'arrivo dei primi reparti tedeschi agli ordin i d el gen. Rommel, nel mese di febbraio, era stato distaccato presso il Comando Superiore italiano in A.S., con funzioni di collegamento, un ufficiale superiore di S.M. del Comando C.T.A. Con l 'aumentare del contingente tedesco presente nello Scacchiere, allo scopo di raggiungere u n a più efficace forma di collaborazione, il 24 m aggio l'OKW aveva chiesto di i nserire nel nostro Comand o Superiore un proprio « Stato Maggiore di Collegamento>>: la proposta era stata accolta dal Comando Supremo che ne dava comunicazione con il seguente dispaccio: lì 1° giugno 1941
DISPACCIO IN PARTENZA A MEZZO TELEAVIO.
Diretto: Supercomando A.S.l.
N. 3ooor Op.
Oggetto: Capo di S.M. del Corpo Germanico presso Supercomando A.S.I.
Informo che il Duce, allo scopo di facilitare il collegamento e la collaborazione fra le forze armate italiane e tedesche, ha accolto la proposta dell'OKW di istituire un secondo Capo di Stato Maggiore del Corpo Germanico in Africa, da distaccare presso codesto Supercomando.
In particolare la missione del nuovo Capo di S.M. germanico è quella di presentare i desiderata e le richieste del Corpo tedesco a codesto Supercomando e di informare il Comandante del Corpo Germanico sulla situazione generale.

Il Capo di Stato Maggiore Generale
U go Cavallero
Il provvedimento rispondeva evidentemente al desiderio di poter esercitare maggiore c più diretta influenza all'interno del nostro Comando Superiore, allo scopo di ottenerne una più stretta e più rapida aderenza ai disegni operativi del Comandante del C.T.A.: non poteva pertanto riuscire gradito al Comandante Superiore che lo giudicava assolutamente non necessario ed anzi dannoso per l'esercizio della già difficile funzione di comando. In questo senso il gen. Gariboldi esponeva il proprio pensiero al Capo di Stato Maggiore Generale:
All'Eccellenza Cavallero
Capo di Stato Maggiore Generale
Credo mio dovere segnalare un fatto che può avere importanza notevole. Si è presentato il generale tedesco Gausc, incaricato di costituire uno Stato Maggiore di Collegamento tra me c il Comando Corpo Tedesco e il C.T.A. Si tratta di 42 ufficiali e 120 truppa.
La mole è significativa. Nessuno, né io né il gen. Rommel ha chiesto un simile organo ed anche il Comando tedesco attualmente qui è rima sto per lo meno stupito . A me fa l'impressione sì voglia prep arare una sovrapposizione al Coma n do Superiore italiano.
Questa impressio n e è avvalorata d al contegno che in genere tengo no i T edeschi verso gli Arabi. Cercano cioè in ogni modo di ingraziarseli, quasi per far risaltare es$ere loro migliori e preferi bili agli Ita liani. Sono sfu mature m a se si tien e co nto che nella gra nde guerr a i Tedeschi erano già q ui (e gli Arabi se li ricordano con si mpati a) la supposizione si rafforza.
Inoltre il generale in viato come capo dcii 'Ufficio tedesco non sa una parola d'italiano.
Prospetto quanto sop ra esp rim en do il parere che qu esto Stato Maggiore di Collegamento no n è necessario e i nv ece pericoloso; ma ad og n i modo dovrebbe essere ridotto di numero a due ufficiali e che sappiano l'italiano; tanto più che, a malgrado di ogni buona V(r lontà, alla sede del Comando Superiore non avremmo la possibilità materiale di ospitare se no n il ge nerale capo missione e una o due persone del suo seguito al massimo.
D evoti saluti.
Garibaldi
Sappiamo oggi che l'inopinata iniziativa clcll'OKW era effettivamente dispiaciuta anche al gen . Rommel che evide nteme nte sco rgeva n el nuovo organo presso il Comando Superiore uno strum ento suscettibile di compromettere quella personale posizione di quasiindipendenza che si era assicura t a fin dai primi atti d ella sua gestione del comando operativo in terra di Afr ica . Annotava i nfatti, senza mezzi termini (r) : « U n giorno arrivò in Africa il gen . Gause che, accompagna to c.Ia un grande stato ma ggiore, doveva studiare e preparare le possibilità d ' impiego di maggiori co nting enti di truppe sul terr eno africano, con le quali si voleva intraprendere un'offensiva verso l'Egitto. Il ge neral e aveva bensì r icevu to d al Co mando Superiore d ella W ehr ma cht l'espressa istruzio ne di non mettersi ai miei ordi n i, ma lo fece quando io gl i affermai esplici tame nt e che il comando sulle trup pe tedesche in Africa era st ato conferito solo a m e. D opo alcune conversazioni co n le autorità italiane, C ause ebbe l'impressione che queste difficilm en te avrebbero approvato l'invio di alcune unità tedcsch,e nell 'A fri ca del Nord, pe rché temevano dì essere so verchiate » .

La chiara presa di posizione del gen. Gariboldi aveva dato luogo a discussioni, richieste di chiarimento e precisazione che finirono per mettere in evidenza l'intenzione della parte germanica, fin dal suo primo giungere in terra africana, di assumere una parte sostanzialmente prcponderante nella condotta delle operazioni in quello Scacchiere. La composizione ed i compiti del nuovo Stato Maggiore di Collegamento (allegato 11. 20) era stato specificato nei particolari dal gen. von Rintelen solo dopo l'approvazione di principio della proposta tedesca da parte del Duce .
Si trattava effettivamente di un complesso di 43 ufficiali, 20 funzionari civili, 46 sottufficiali e uo uomini di truppa, con 57 automezzi : il peso di un tale organismo non poteva non destare sorpresa nell'Ufficio Operazioni del Comando Supremo, tanto più che lo stato maggiore del C.T.A. era invece molto leggero, costituito da un tenente colonnello e pochissimi ufficiali. Non si era tuttavia ravvisata una possibilità di opposizione, posto che la preventiva approvazione personale del Duce non importava limitazioni di personale.
In base ai chiarimenti verbali forniti a seguito della nota scritta dal gen. von Rintelen, veniva precisato che lo Stato Maggiore di Collegamento avrebbe dovuto trattare tutte le questioni logistiche e organiche, per alleggerire il gen. Rommel della parte relativa ai rifornimenti ed alla protezione delle comunicazioni c consentirgli di dedicarsi esclusivamente alla parte operativa, per la quale avrebbe dovuto continuare, come in passato, a far capo direttamente al Comando Superiore italiano in A. S. (allegato n. 21 )
I n quest'atmosfera non certo favorevole, di sospetto e di aperta avversione il gen. Gause, giungendo il IO giugno in Africa Settentrionale, prendeva i primi contatti e poneva mano alla costituzione e all'avviamento del nuovo organo di collegamento.
Secondo l'impressione riportata sul posto dal Capo di Stato M aggio r e dell'Esercito, ge n. Roatta, nelle linee ora ben definite delle sue funzioni, il nuovo ufficio non avrebbe dovuto produrre i ncon venienti.

Capitolo X
La Battaglia Difensiva Di Sollum
( « Battlca xe » : 15 - 17 giugno 1941)
Primi indizi degli intcndimen ti offensivi del Comando bri tanfll CO. Forze co n trapposte.
Fin dai primi di giugno movimenti di truppe in Egitto e altri indizi raccolti da varie fonti di informazione facevano ritenere ai comandi italo- tedeschi che l'avversario si app re st asse a sferrare al più presto una nuova offensiva . Era sta to rilevato, in particolare, un più denso raggruppamento delle forze dislocate ad est di Sollum, l'arrivo di rinforzi e il raffittimento della rete radio.
La consistenza dello sc hieram ento britannico era valutata in 13q divisioni, di cui due cora z zate, alle quali si potevano contrapporre non più di 8 divisioni, di cui 3 co razzate (due tedesch e ed una italiana) ed r motorizzata (italiana). Nel no stro ca mpo soltanto 6 divisioni gravitavano nella zona avanzata, necessariamente frazionate fra l'investimento di Tobruch e la difesa diretta alla frontiera, m entre la Divi sio n e « Savo na >> , incompleta, si trovava ancora a Sirte e la « Bologna » era suddivisa in due aliquote, fra Bengasi ed Apollonia.
La situazione delle forze contrapposte alla data del 6 giugno è riportata n ello schizzo n. 17.
In relazione alle informazioni sugl i apprestamenti n emici, il 7 giugno il Comando Supremo (r) chi edeva l'opinione del Comando Superiore FF. AA. in A.S. sulla prevista offensiva. Ne riceveva l'indomani risposta assolutam ente rassicuran te, nel senso che non si aveva la sensazione che si potesse trattare di un 'azione di grande port ata.
L a sera del 9 il Comando del C.T.A. informava il Comando Superiore A.S. che non era stato rilevato u n ulteriore riordi n amento d e lle forze ne mic h e ad es t di Sollum. Precisava la co n sistenza del presunto aumento vcrificatosi recentemente in un comando di divisione, un comando di reggimento e un battaglione fucilieri e indicava come probabile lo spostamento di tutte le forze corazzate disponibili dalla fascia costiera all'altopiano.
(x) Il 6 giugno si era proceduto a d un riordinamento dello Stato Maggiore Generale ed alla sua trasformazione in <c Comando Supremo >> .

Veniva disposto il passaggio della s• Divisione Leggera tedesca (che era stata disimpegnata dali 'investimento di Tobruch per passare a riposo ad ovest della Piazza) in riserva del C .T.A. , nella zona tra Acroma cd el Adem, con la massa dei carri in quest'ultima località. Veniva inoltre spostato ad est di Tobruch l 'VIII battaglione carri della Divisione « Ariete l> (l'unico efficiente), dietro alla Divisione << Trento».
La sera del 14 il gen. Rommcl aveva elementi per ritenere che l'offensiva nemica sarebbe stata sferrata il mattino successivo. In una comunicazione inviata all'OKW tramite l'ufficiale di collegamento a Roma annunciava: « Il nemico ha spinto innanzi altre forze sul suo fianco sud, verso la zona di Dar el Hamra. A mezzo radiogoniometria è stato accertato il trasferimento verso la stesso zona dello stato maggiore di una divisione e di una brigata corazzata. Sembrano possibili intenzioni di attacco per il 15 giugno ».
Alle ore 21 il gen. R ommel allarmava il fronte di Sollu m ed ordinava alla Divisione Leggera di serrar sotto.
L'imminente scontro ci trovava in condizioni di notevole inferiorità numerica nel campo dei carri armati, aggravata anche da una certa scarsezza di scorte di carburante.
Il nostro schieramento alla frontiera era il seguente:
- 15• D ivisione Corazzata tedesca (meno la XV Brigata ftr. mot.);
- un rgt. ftr. di formazione della Divisione « Trento»;
- clementi (imprecisati) della sa Divisione Leggera tedesca;
- 2 ° rgt. art. cel. (su un gr. da 75/27 ed uno da I00 / 17)·
Il grosso delle forze era sistemato nei capisaldi di Halfa ya, Capuzzo, Musaid, Sollum Alta, q. 206 a sud di Capuzzo e q. 208 di Bir Hafid, con elementi m obili esploranti sull'altopiano, verso Sidi Ornar , Scefersen e Sidi Suleiman.

La condotta della difesa era orientata sull'azione spiccatamente manov rat a da parte di truppe moto- corazzate, n egli intervalli fra i capisaldi. Di particolare importanza si presentava il caposaldo dell'Halfaya, vera chiave di volta dell'intera difesa.
La formazione dei presidi nei singoli capisaldi del settore Capuzzo- Halfa ya era• la seguente:
Caposaldo di Hal faya:
- It aliani: una cp. e una squadra mortai da 45 del III62'' ;
. un p l. anticarro da 47 l 32; una cp minatori del genio;
. una btr. da 100l 17 del 2 ° rgt. art. cel.;
. Forza complessiva: circa 400 uomini.

Tedeschi: un btg. ftr.; una btr. da 88 (contraerea e anticarro); una cp. cannoni da 37 anticarro; quattro mitragliere da 20 mm.
Forza complessiva: circa 500 uomini.
Il caposaldo era stato rafforzato con lavori di fortificazione campale ed era protetto da un campo minato, esteso dal litorale al costone del Passo. Le singole opere erano munite di reticolato, non molto profondo.
Caposaldo di SolitmJ Alta e Bassa:
- Italiani:
. cp. comando, una cp. fucilieri e una squadra mortai del Il l 62o;
. un pl. anticarro da 47 l 32 .
. Forza complessiva: circa 200 uomini.
- Tedeschi:
. nessun reparto.
Nel caposaldo non era no ancora stati compiuti lavori di fortificazione, vi erano soltanto muri a secco e ripari di sacchi a terra.
Caposaldo di M usaid:
- Itali ani:
. u na cp. fucilieri e una squadra mortai del li i6 2n;
. un pl. anticarro da 47 l 32.
Forza compl essi va: circa 220 uom1m.
Tedeschi:
. nessun reparto.
Il caposaldo era rafforzato con lavori campali (piazzuole per armi automatiche).
Caposaldo di Capuzzo:
- Italiani:
. una cp. fucilieri del I / 6°.
. Forza complessiva: circa r8o uomini.
- Tedeschi: due p anticarro da 37;
. una mitragliera da 20 mm .
. Forza complessiva: circa 30 uomini.
Vi erano stati iniziati lavori di rafforzamento per i reparti t edeschi.
Caposaldo di q. 206: presidiato da reparti tedeschi di forza imprecisata.
Caposaldo di q. 208: presidiato da reparti italiani (di artiglieria) e tedeschi : tre mitr. contraeree da 20 mm.; due p. anticarro da 37 mm.; due btr. (8 p.) del 2 ° art. cel.; otto p. da 106 tedeschi.
La situazione particolareggiata delle forze italo- tedesche in Cirenaica al mattino del r5 giugno è riportata nello schizzo n. 18.
Il pia n o d 'attacco br i- Nella concezione di Churchill l'operazione tannic o. << Battleaxc >> si proponeva obiettivi ambiziosi: vittoria c< decisiva » nel Nord Africa e « distruzione>> delle forze di Rommel. Pur fiducioso nell'esito della battaglia, il gen. Wavell si limitava però ad esprimere la speranza di riuscire a « ricacciare il nemico ad ovest di Tobruch >>.
Le operazioni di sbarco dei carri inviati dal Regno Unito, giunti ad Alessandria il 12 maggio, erano risultate più lunghe e complicate di quanto si fosse previsto. Molti carri richiedevano una radicale revisione, oltre all'applicazione dei filtri per la sabbia e la pitturazione mimetica intonata all'ambiente del deserto. Non fu che nella prima settimana di giugno che tutti i carri risultarono disponibili ma a questo punto lo stato di approntamento e di addestramento della 7"' Divi sione Corazzata inducevano il gen. Wavell a rinviare ancora l'attacco al giorno 15. Scrive in proposito n ella sua relazione:


« La lunghezza della linea delle comunicazioni (200 km. da Matruh al confine egiziano) attraverso deserto senza acqua limitò l 'ordine di grandezza delle forz e che sarebbe stato possibile impiegare.
« Il corso delle operazioni, a cavaliere della frontiera egiziana, era largamente condizionato dal ciglione che parte da Sollum e corre in direzione sud- est.
« Si tratta di uno scosce ndimento di circa 6o m., intransitabile ai carri armati e agli automezzi per circa Bo km., eccetto che a Sollum stesso e al Passo Halfa ya.
« Un'avanzata lungo la costa quindi avrebbe dovuto aprirsi la strada per uno di questi scoscesi passaggi, mentre un'avanzata a sud del ciglione comportava il pericolo di esporre la propria linea di comunicazioni ad un attacco aggirante ... ».
Il piano compilato dal Comandante della Forza del D eserto Occidentale, ten. gen. Beresford- P eirse, e approvato dal gen. Wavell, prevedeva l'attacco su tre colonne:
- colonna di destra (XI Brigata indiana, cavalieri dell'India Centrale, reparti carri c< I » , un r gt. art. leggera, una cp. gen io) : operare lungo la costa su Sollum, appoggiando la colonna di centro n ell'attacco per il possesso dell'Halfaya;
- colonna centrale (IV Bri gata Corazzata su due btg. carri « I », due rgt. art. leggera, una bLr. pes. camp., un rgt. anticarro, XXII Brigata « Guardie >>) : doveva attraversare la frontiera molto a sud di Sollum, risalire il ciglione evitando le nostre difese organizzate indi volgere a nord e impadronirsi di Musaid, Bir Waer e Capuzzo. Un suo distaccamento doveva impadronirsi di Halfa ya;
- colon11a di si11istra (t Divisione Corazzata (1) meno la I V Brigata): avanzare a sud del ciglione, a protezione del fianco sini-
(1) Sulla costituzione e le caraneristiche della 7a Divisione il gen. Wavell ha scritto: 11 La 7" D. Cr. era formata dall'n• Ussari (autoblinde), dalla VII Br. Cr. s u due rgr. carri "Cruisers", dalla IV Br. Cr. su due rgr. carri "I", da un Gruppo di Sostegno comprendente due rgt. art. da 25 libbre (88 mm.), un rgt. anticarro, un brg. ftr . mor. c dell'art. contraerea leggera. Ciasc una brigata corazza ta mancava quindi di un reggimento ma non sarebbe stato possibile portarle a pieni organici di tre reggimenti lino alla fine di giugno o ai primi di luglio. La velocità di crociera e il raggio d'azione delle due brigate stro della colo nna di ce ntro, tenendosi pronta ad una battaglia d'incontro co n le forze corazzate avversarie.
Con l'attacco delle colonne di destra e d i centro co n tro le zon e organizzate a difesa (minacciate anche da tergo e n ei rifornimenti dalla colonna di si ni stra) il Comando bri tannico co ntava di provocare la reazion e d elle forze corazzate tede sch e che avrebbe dato lu ogo ad una battaglia di carri sia ad est del co nfin e, durante l 'attacco su Halfaya, sia anche più ad ovest, d opo l'eventuale conqu is ta di Ca puzzo .
Qualora la prima fase dell'offensiva si fosse c h iusa con la sconfitta delle forze itala- tedesche schierate al confine egiziano, il Com ando britannico avrebbe proseguito l'azione, spi ngendosi fino in prossimità di T obruch ed el Adem, co ntro le forze impegnate nell'investimento della P iazza, con il co ncorso di una vigorosa sortita di quella guarnigione.
Il gen. Wa vell faceva assegnamento sull 'effetto della prima apparizione d ci nu ovi carri pesanti Mark II (si trattava di una nuova edizio ne del carro « I )) ). Per l'appoggio aereo dell'offensiva il generale Wavell disponeva di sei gruppi caccia, quattro gruppi bombardieri m edi e quattro gruppi (meno q ualche distacc amento) di bombardieri pesanti notturni.
L'attacco fra Sollum e Sid i Ornar (15 -17 gi ugno . (Schizzo n. r9).

L'attacco si pronunciava alle o re 4,30 del 15 g iu g no , contemporan ea m ente da est, lungo il set tore costiero, da sud e da sud - es t, sull ' altopiano, investendo il no stro schiera- erano così largamente diversi che sa rebbe stato ovviamente molto difficile manovrarle congiuntamente. I carr i armati "Cruiscrs" a'·evano una velocità di r5 - 20 miglia all'ora, cd un raggio d'azione di So- roo miglia mentre i carri armati 'T' avevano una velocità di non più di 5 miglia all'ora, ed un raggio d'azione di sole 10 miglia »
Scrive in proposito WIN STON CHURCH ILL nel vo lume <<La Germania punta a O rie nte>> de lla sua « La Seconda G u erra Mo ndi a le>> : « Il carro da fanter ia er:t un carro pesante, lento, fortemente corazzato, dest ina to ad accompagnare e ad appoggiare la fanteria. Il c arro "da crociera" ("Cr ui ser") era un carro vc!oce, meglio armato di quello da fanteria ma con corazza più sottile. Veniva impiegaw in combattimento come unità estremamente mobile. Il carro leggero era più veloce ancora, con corazza sottile e armato solo di mitragliatrici: veniva usato per la ricognizione '' · mento da Sollum a Sidi Ornar, su di un ' ampiezza, in linea d'aria, di circa 40 chilometri.
Per quanto riguarda le caratteristiche dei me-L.Zi corazz:lti italiani, tedeschi c britannici impiegati in A.S vedasi a/1(gato n. 22.
Le posizioni d ell' Halfaya, pur battute da intenso tiro di preparazione di artiglieria e da bombardamento aereo, resistevano validamente. Fin dalle prime ore del mattino l'avversario presentatosi immediatamente in forze con una im pone nte massa di m ezzi m ecca nizzati, seguiti da fanteria autoportata, subiva sensibili perdite. L 'azio ne dei carri pesanti ve niva i n breve stro ncata dal tiro preciso degli 88 tedeschi (r), con il concorso dei nostri pezzi anti carro da 47/32. L'attacco della fanteria falliva, di fronte alla reazione delle nostre armi. Verso sera l 'avversario cercava di co n solidar si sulle posizioni raggiunte.
Anch e in basso, nel settore costiero, dopo qualche modesto prog resso iniziale l'attacco veniva arrestato, in chiodato al terr eno dal fuoco di artiglieria in posizione ali ' Halfaya.
Le altre due colonn e, provenienti da sud- est e da sud, riuscivano invece a progredire verso Capuzzo, fra le posizioni di q. 206 a sud della Ridotta e di q. 208 di Bi r H afid.
Ric onosci uta l'ampiezza e l'entità dell'attacco nemico, il ge nerale Rommel dava ordine alla 5• Divisio ne Leggera (gen. Streich) riunita a sud di Gamb ut, di tenersi pronta per il contrattacco, mentre la Divi sione « Ariete>> (gen. Ba ld assar re) veniva posta in stato di allarme. Contemporaneamente si ordinava alla 15"' D ivisione Corazzata (col. Neumann- Silkow) di « te n ere il passo H alfaya e battere il nemi co». T em po ran eamente, la divisione doveva condurre il comba ttime nto difensivo da sola, ma ncando ancora la visione di quanto sarebbe avvenuto sul fronte di Tobruch , dove avrebbe potuto m anifestarsi un concorrente tentativo di sortita da parte d ella guarni gio ne assediata.

In m ancanza di elementi per for mar si un quadro preciso della si tuazion e, il ge n. R ommel era costre t to per il mome nto a trattenersi al proprio comand o tattico, ad ovest di Tobruch. Solo intorno alle ore 10 le notizie raccolte gli permettevano di intuire il piano del gen. Wav ell e individuarne l'obiettivo: la rottura dell'a ssedio di Tobruch. Ordinava co n segu enteme nte alla Divisione Leggera , rin- forzata con l'assegnazione di un gruppo di artiglieria pesante, di attendere quale riserva lo sviluppo degli avvenimenti.
( r) Il cannone campale contraereo tedesco da 88, impi egato in funzione anticarro, era il solo pezzo efficace contro la pesante corazzatura del carro per fanteria Mark H ( M atilda) La sua apparizione doveva preparare agli [nglesi, fiduc iosi nell'invulnerabilità del nuovo modello, un'amara sorpresa nel corso dell'operazion e « Banlea xe » .
Intorno alle 12, sotto la pressione di forze preponderanti, il caposaldo di q. 206 era costretto a cedere. All e ore 14 carri armati britannici avanzavano a nord di Capuzw.
Il gen. Rommcl disponeva allora per la manov ra controffensiva da sviluppare l'indomani da parte della 15"' Divisione co n attacco da nord mentre la sa Leggera, procedendo sulla direttrice Sidi OrnarSidi Suleiman- posizioni ad est dell'Halfaya, doveva tendere all'aggiramento delle forze nemiche penetrate nella zona Capuzw- Sollum.
Il Comando Superiore italiano &attanto, preoccupato per la persistente possibilità d i un tentativo di sortita da parte della guarnigione di Tobru ch, specie nel settore orientale più strettamente interessato all'operazione in corso, m et teva a disposizione del ge n. Rommel il raggruppamento « Montemurro », comprendente quasi tutti gli elementi della Divisione « Ariete» in via di riordinamento. Si trattava precisamente di:
- un btg. bersaglieri di formazione;
- VIII btg. carri M 13;
- due cp. anticarro (22 pezzi);
- un gr. da 75 / 27; per un totale di circa 2000 uomini. Il raggruppamento doveva prendere il posto della sa Divisione Leggera, come riserva del C.T.A. , ad est di el Adem (a cavaliere del Trigh Capuzzo, fra Bir Saleh ed el Duda).

L'attacco britannico intanto, oltrepassata la Ridotta Capuzzo, si dirigeva sul caposaldo di Musaid, che veniva investito verso le ore 17 co n violento tiro di artigl ieria. Seguiva immediatamente l'attacco dei carri armati, accompagnati da un battaglione di fanteria. L 'attacco poteva essere con tenuto; i carri erano costretti a fermarsi a circa 900 m etri dalle nostre linee. Per tutto il resto della giornata il n emico si limitava a sbarrare co n i propri carri le com unicazioni con gli altri capisaldi an cora in nostro possesso. P enetrato con qualche elemento fino alla strada di Bardia, ne risultavano scontri di carri armati ma non insisteva nell'attacco in direzio n e della Piazza. Alla sera del 15 la si tu azio ne era la seguente:
- conquistati dai britannici i capisaldi di q. 2o6 e di Capuzzo;
- mantenuti d a parte no stra i capisaldi di Passo Halfa ya, q. 208, Musaid e Sollum.
Il giorno 16 la lotta si riaccendeva con maggior violenza. Alle 4,30 il caposaldo di Musaid, attaccato durante la notte, veniva sopraffatto.
Alle ore s, secondo gli ordini, la xs" Divi sione Corazzata avanzava in direzione di Capuzzo e si accendeva ben presto una vivace battaglia di carri. Molti mezzi meccanizzati e corazzati britannici venivano immobilizzati dai carri tedeschi che con abile manovra portavano avanti più volte la loro opera per ripiegare quindi sotto la protezione delle artiglierie. Molti altri mezzi venivano distrutti dalle armi anticarro che, spinte in primissima linea, a breve distanza centravano con precisione i carri avversari che, trascinati dalla foga dell'assalto, incautamente si spingevano troppo sotto.
Di fronte alla superiorità numerica del nemico l'azione della xs• Divisione non riusciva però a proseguire: dopo aver subìto sensibili perdite i suoi carri erano stati costretti a retrocedere (I).
Non riuscendo a dilagare a nord, oltre Capuzzo, il nemico si volgeva ora ad est, verso il caposaldo di Sollum Alto, tenuto da elementi della Divisione « Trento». Verso le II,30, dopo strenua resistenza risoltasi in duri combattimenti entro l'abitato, il. presidio era costretto a cedere, di fronte alla prepo nd eranza dell'avversario largamente provvisto di mezzi corazzati. I superstiti, scendendo sulla costa, riuscivano in parte a raggiungere Bardia.
Cominciava frattanto a rendersi sensibile l'effetto della manovra aggirante della Sa Divisione Leggera. Procedendo su Sidi Suleiman, per raggiungere il Passo di Halfaya, veniva ben presto ad impegnarsi con la VII Brigata Corazzata britannica. Le alterne vicende del combattimento consentivano in definitiva al gen. Streich di formare a sera, con alcuni elementi, un robusto fianco difensivo ad est di Sidi Ornar, mentre la massa della divisione poteva riprendere l'attacco su Suleiman.
« Fu questa la svolta decisiva della battaglia » - annota il general e Rommel che ordinava allora alla ISa Divisione Corazzata di lasciare a nord di Capuzzo solo le forze strettamente necessarie alla difesa e raccogliere rapidamente tutte le unità mobili disponibili per procedere insieme alla s' Leggera all'attacco di Sidi Suleiman. «So- vente si ,può decidere una battaglia con il puro spostamento del centro di gravità, che coglie di sorpresa l'avversario » - commenta compiaciuto il Comandante del C.T.A.
(r) Ro!.ntEL: << Guerra senza odio >> , Garzanti ed., 1952, pagg. 48-49: « Nonostante gli sforzi più accaniti la Divisione non poté ottenere alcun successo decisivo. Degli So carri armati messi in azione dalla 15" Divisione ne rimanevano sol tanto 30. Gli altri erano in fiamme sul campo di battaglia o dovevano essere portati nelle officine di riparazione >>.

Durante la notte sul 17 l'artiglieria nemica continuava a battere ininterrottamente tutta la zona.
« Il nemico non parve voler cedere l'iniziativa. Concentrò il grosso dei suoi carri armati a nord di Capuzzo per attaccare alle prime ore del mattino del terzo giorno di battaglia i resti della rs"" Divisione Corazzata rima sti a nord e ottenere là lo sfondamento. Per imporre in anticipo i miei piani al nemico, ordinai alla s" Divisione Leggera e alla 15a Divisione Corazzata di riprendere l'attacco nella medesima direzione, su Sidi Suleiman, già alle 4,30 e cioè prima del verosimile inizio dell'attacco avversario. La s" Divi sione L eggera poté raggiungere verso le 6, dopo una marcia rapidiss ima, la zona di Sidi Suleiman. La 15a Divisione Corazzata fu dapprima impegnata in aspri combattimenti con i carri britannici ma raggiunse anch'essa la meta. Gran numero di carri armati britannici colpiti rimasero sul terr eno attraverso il quale erano avanzate le due divisioni.
« Evidentemente l'avversario era assai stupito di questa operazione. Esso definì la propria situazione come molto seria ... » ( r ).
In realtà la decisione di desistere dali' attacco e di ripiegare sulle posizioni di partenza era già stata- presa dal comandante britannico fin dalla sera del r6. L'idea del ri piegamento deve essere stata adottata con una certa precipitazione, di fronte al delinearsi della forte minaccia sul fianco sinistro segnalata dalla r icognizione aerea, nella zona di Sidi Ornar e Sceferzen : si spiega così come, mentre fino alle ore 14 venivano diramate istruzioni per fare avanzare i rifornimenti fin presso il reticolato di confine, dopo l'esito della ricognizione aerea delle r8 l'ordine veniva improvvisamente contromandato.
Nella giornata del 17 il ripiegamento si manifestava poi chiaramente nella sua integrità, con l'arretramento di tutti i servizi lungo la linea Zigdin - Bir H abata - Bir Sofafi . La copertura del movimento era stata affidata alla t· Divisione Corazzata, lasciando su posizioni più arretrate elementi della 4" Divisione indiana e di artiglieria.
Un'intera brigata della t Divisione Corazzata (la IV Corazzata) era dislocata attorno a Capuzzo; il Gruppo di Sostegno si trovava immediatamente a sud, fra Capuzzo e Bir Ghirba. L'altra brigata della divisione non poteva concorrere perché non era riuscita a di- sirnpegnarsi dalla stretta della 5.. Divisione Leggera, nella zona di Sidi Ornar.

Nel settore centrale elementi della 4.. Divisione indiana venivano a trovarsi impegnati nelle posizioni d i Musaid e Sollum , senza possibilità di ricongiungersi alle forze del settore costiero, sempre immobilizz ate dal fuoco d'artiglieria del caposaldo dell'Halfaya, rifornito di munizioni per via aerea.
Attraverso il servizio d'intercettazione il g en. Rornrnel riusciva a formar si un quadro sufficien temente chiaro della situazione :
« Il Comandante della t Divisione Corazzata pregò il Comandante delle forze combattenti del deserto (evidentemente il Traduttore vuole intendere il Comandante della « Forza del Deserto Occidentale ») di recarsi al posto di comando della division e. Ques to invito era molto sospetto. Secondo l e apparenze il capo br i t anni co non si raccapezzava più in quella situazione. Vidi chiara m ente che per il momento i Britannici non avrebbero intrapreso nulla, dato che non sapeva no a qual punto si trovassero. Decisi di approfitta rne per chiudere co m pletamente la sacca fino ad H alfaya. Verso le 9 fu impartito alla 5" Divisione Leggera e alla r) Divisione Corazz ata l'ordin e di procedere all'attacco su H alfaya ma anche di impedire un'irruzione di carri armati britannic i dal nord. Speravo di po ter dare bat taglia ai Britannici, i quali avevano scarsità di benzin a e munizioni, e annientarli » (I).

Verso le ore 13 tutte le posizioni perdute nei due giorni precedenti erano state riconquistate ed erano nu ova mente presidiate da tru ppe itala - tedesche. Mezzi corazzati della 5"' Divisione Leggera, oltrepassato Sidi Suleiman, proseguivano verso l' Halfa ya m entre le sue fanterie impegnavano la massa nemica, dislocata fra G sar el Abd e Sceferze n. Carri della 15" ad Al am Abu D iak (nor d- ovest di Sidi Suleiman) contrastavano il passo al nemico c he da Capuzzo tentava di sfuggire verso sud : dopo vivaci sco ntri lo costrin g evano ad una co n version e verso est, continuan do a premerlo e a mol estarlo sul fianco, con i reparti anticarro.
Verso le ore r6, mentre le colonne tedesche si avvicinavano alle posizio ni d ell' H alfaya ch e continuava no ad oppo rre tenace resistenza, l'esito dei combatti m enti appariva ancora incerto. Così comme nta il gen. Rommel lo svolgimen to dell'operazione:
« Le due unità (la 5.. Di visione Leggera e la 15" Divisione Cor azzata) raggiun sero il P asso di H alfaya dopo le ore r 6 e attaccaro no spalla a spalla verso nord. Questa disposizione era la più infelice possibile perché in tal modo si premeva sul nemico senza impedirgli di sfuggire. Nella grande breccia fra Sidi Ornar e il P asso H alfaya i Britannici potevano passare indisturbati. Ero straordinariamente irritato per la perdita di un'occasione così propizia. Giusto sarebbe stato affrontare il nemico subito dopo aver raggiunto la posizione di H alfaya, costringerlo a combattere e impedirgli di scappare. In tal modo avremmo potuto eliminare una gran parte delle sue forze offensive >> (I).
I n tre giorni la battaglia difensiva si era dunque conclusa a favore dell'Asse, anche se era sfuggita l'opportunità di infliggere all'avversario maggiori perdite.
L'aviazione italo- tedesca aveva partecipato attivamente alla battagl,ia, con azione di bombardamento e di mitragliamento e con la vigile ricognizione dei movimenti dell'avversario. Vi aveva concorso anche il Corpo Aereo Tedesco di Creta, intervenendo sulle colonne nemiche in movimento sulle strade che da Sidi el Barrani portavano alla linea di combattimento.
Anche dalla parte britannica l'aviazione era stata molto attiva in ogni fase dell'operazione. La sua ricognizione operava praticamente senza interruzione alle spalle del nostro schieramento per tutto l'arco della giornata solare, dalle 6 del mattino alle 19 e si doveva appunto alla sua tempestiva segnalaz,ione della rapida avanzata delle forze corazzate tedesche sul fianco sinistro della 1 Corazzata se il Comando aveva potuto sottrarsi ad una totale sorpresa (2).
(x) RoMMEL: cc Guerra senza odio», Garzanti cd., 1952, pag. 51. In realtà il grosso delle forze britanniche e ra già sfuggito verso il sud.
(2) Diverso è il parere del Primo Ministro Churchill che in una lettera indirizzata il 6 luglio al gen. Au chinleck (nuovo Comandante in Capo delle Forze del Medio Oriente) citava invece l'insufficienza del concorso dell'aviaz ione nella bauaglia di Sollum (oltre l'inattività del presidio di Tobruch) e ne criticava i criteri d'impiego: cc Quanto alla situazione aerea, ritengo che per tutte le operazioni di maggior respiro dobbiate prevedere l'impiego di tutta l'av:iazione dislocata nel Medio Oriente, tenendo naturalme nte presente che l 'aviazione deve svolgere la sua predominante funzione strategica e non essere dispersa per fornire alle truppe piccoli ombrelli di protezione, come sembra sia accaduto durante la battaglia di Sollum . . . Non si può fare a m e no di ritenere che nella battaglia di Sollum (" Battleaxe") la nostra superiorità aerea è stata sciupata e che le nostre forze di Tobruch sono rimaste inattive, m ent re tutti i carri armati nemici disponibili venivano impegnati a spezzare la no stra offensiva nel deserto » (da CHURCIIILL: cc La Seconda Guerra Mondia le », Parte III, vol. IT, Mondadori ed., 1952, pag. 35)

Le perdite britanniche venivano valutate in oltre 200 carn armati, contro soltanto 25 carri perduti dai Tedeschi (1).
La grande differenza è dovuta anche al fatto che il C.T.A., rimasto padrone del campo di battaglia, aveva potuto provvedere al ricupero delle macchine avariate, per sottoporle alla riparazione, mentre l'avversario era stato costretto ad abbandonarle sul posto.
Consi derazion i. Sull'esito dell'operazione « Battleax.e » gli Inglesi avevano riposto ambiziose speranze e il suo fallimento doveva costituire per loro un duro colpo: lo ammette esplicitamente lo stesso Churchill (2):
« ... Sebbene questa operazione possa sembrare modesta se paragonata all'ampiezza di tutte le varie campagne del Mediterraneo, il suo fallimento fu per me un duro colpo. Il successo nel deserto avrebbe significato la distruzione dell'audace esercito di Rommel; Tobruch sarebbe stata liberata e la ritirata del nemico avrebbe potuto facilmente farlo ritornare oltre Bengasi, con la stessa rapidità
( I) Una co muni caz ione del C. T.A. del 22 giugno precisava così il bilancio dell'operazione. Perdite britanniche: 3 I9 prigionieri, 237 carri fuori uso (di cui 120 Mark II) c I2 carri efficienti catturati, IO cannoni, 74 pezzi anticarro, 71 armi amoma tiche, 178 fucili, 20.000 colpi di munizioni di vario genere. Perdite tedesche: 13 mitragliatrici, 1 mortaio, 3 fucilo n i anticarro, 3 pezzi anticarro da 50 e 4 da 37, r canno ne semovente da 20 mm. ed x da 75 mrn., I obice campale da 18o mm., 5 carri II , 6 carri III, I carro IV, 55 automezzi.
Secondo il Comando Super iore I taliano le perdite umane erano state:
Dalla relazione d el geo. Wavell risulta che i carri perduti dai Britannici erano 95 : 25 « Crui sers » e 70 « I », contro 42-50 carri tedeschi distrutti con la quale era avanzato. Per questo supremo obiettivo erano stati affrontati tutti i pericoli d el « Tiger » ... ».
Churchill a sua volta regi str a cifre un poco diverse : cc Le nostre perdite nella battaglia durata tre giorni furono di poco superiori ai 1000 uomini, dei qua1i 150 ucci si c 250 dispersi. Andarono perduti 29 carri da crociera e 58 del tipo « I >> ••• Si sostenne che la parte migliore dei 200 carri nemici sia stata allora messa fuori combattimento; furono fatti 570 prigionieri e sepolti molti cadaveri nemici (da WrNSTON CHURCJllLL: cc La Seconda Guerra Mo odialeLa Germania punta ad Oriente >> , cd., I952, pag. 385).
(2) \-VINSTON CHURCHILL: << La Seconda Guerra Mondial e», Parte III, vol. I , Mondadori ed., I952, pag. 386.

La delusione del Primo Ministro doveva chiaramente manifestarsi d'altronde nella immediata sostituzione del gen. Wavell al Coma ndo in Capo delle Forze del M edio Oriente, con il generale Auchinleck, già Comanda nt e in Capo nell'India. Anche i comandanti della Forza del Deserto Orientale c della i' Divisione Corazzata venivano sostituiti, a breve scadenza.

La battaglia era stata preparata con estrema cura in ogni dettaglio, secondo la consueta meticolosità del sistema britannico. Il riordinamento delle forze non aveva ancora potuto raggiungere quella piena disponibilità di automezzi che rappresentava il fattore primario della capacità manovriera nel deserto: erano state tuttavia attuate misure atte a seguire elasticamente con i servizi gli auspicati sviluppi delle operaZJioni. Nella zona di Sidi el Barrani a nord, e soprattutto nella zona di Bir Rabia- Bir Mella a sud, erano stati approntati dei centri mobili di rifornimento, in grado di seguire con immediata aderenza l'avanzamento delle truppe. L'asse principale dei raornimenti non seguiva la direttrice costiera, reputata troppo esposta alla osservazione e all'offesa aerea, ma l'autopista interna di Bir MellaBir Habata, sulla quale infatti nei giorni della battaglia si svolgeva intenso traffico. Probabilmente l'asse dei rifornimenti doveva svilupparsi fino a Bir Kenayis.
Nella zona di Bir Enda- Bir Mell a si trovava il 29° deposito campal e nel quale erano state co ncentrate 85.000 razioni di guerra mentre un altro deposito, il 30°, aveva ordine di tenersi pronto a scavalcare il precedente, non appena la situazione in lo richiedesse.
Solo a preparazione logistica ultimata e dopo siste m ati i collegamenti erano state fa tte arrivare dalle lo ntane retrovie le unità desti nate all'attacco, che dovevano scavalcare le truppe già in linea (le quali frattanto dovevano stri n gere il contatto co n le nostre posizioni) ( r ) .
Il piano della battaglia non offriva particolare carattere di originalità. L'ambiente nord- africano imponeva d'altronde in maniera quasi imperativa questo costante schema di manovra. su motivi di azione aggirante a raggio più o meno ampio, per il sud. Impegnata a nord la 4• Divisione indiana per l'investimento frontale delle nostre posizioni, spettava alla 7" Divisione Corazzata il compito del· l'aggiramento, per il sud, attraverso il terreno desertico. In caso di successo di questa prima fase, la manovra avrebbe poi proseguito in direzione di Tobruch, per la liberazione della Piazza assediata. Ri· spetto all'offensiva del dicembre 1940 era stata introdotta una variante: la protezione del fianco esterno della massa di manovra era stata allora affidata al Gruppo di Sostegno della divisione corazzata, cui eran o state assegnate delle autoblinde. Questa volta invece la funzione era stata assegnata alla VII Corazzata, dislocata nella zona di Sidi Ornar e più a nord. La modifica ri spondeva logi· camente alla diversa situazione, caratterizzata allora dalla quasi assenza di carri nell'Armata italiana ed ora dall'autorevole presenza della efficiente massa motocorazzata del C.T.A.
Alla base della preparazione il Comando Britannico aveva posto in primo piano il perseguimento della sorpresa. Si deve però riconoscere come, nonostante ogni precauzione, l'obiettivo non fosse stato raggiunto. Sembra di poter attribuire questo mancato risultato alle segue n ti cause principali :

---.,. eccessivo impiego dei collegamenti radio: erano state intercettate persino delle conversazioni in chiaro , atte indubbiamente a semplificare l'azione di comando, ma preziosa fonte d'informa· zio ne per l'avversario;
- rilevamento radio - gon io m etrico da parte nostra, che consentiva di seguire gli spostamenti delle stazioni radio dei maggiori comandi britannici (e quindi dei comandi stessi);
- ricognizione aerea che individuava co n continuità i movim enti e le zone di addensamento dei mezzi (e quindi delle unità) del nemico.
Il Comando Britannico si era probabilmente proposto di raggi ungere già nella prima giornata, il 15 giugno, la conquista di tutte le posizioni del nostro sistema difensivo di Capuzzo e cominciare immedi atamente a lanciare puntate esplo r ative c di disturbo verso le nostre linee di comunicazione. Conseguenza logica di questo primo ri sulta to avrebbe dovuto essere il crollo del siste m a Halfaya- Sollum, rim asto tagliato fuori dal complesso della nostra difesa. Nella stessa giornata si doveva inoltre assicurare il controllo di tutto il settore meridionale, con l'occupazio ne di Sceferzen e Si di Ornar, indispensabile premessa per l'aggiramento dell'intero schieramento .
Tutto questo non era stato realizzato. Nella prima giornata l'attaccante si era trovato impegnato in durissimi combattimenti e già nella stessa sera da qualche telegramma intercettato si poteva rilevare una prima nota d'incertezza: veniva sospeso il programmato avanzame nto dei servizi e si introducevano varianti nel raggruppamento delle forze, in vista della prosecuzione d eli' attacco per la giornata successiva.
Il mattino del 16 era sembrato che l'attacco, riuscito a far saltare la difesa nel settore Capuzzo e a compromettere seriamente quello di Halfaya, fosse sul punto di riprendere lo slancio. Dall'intercettazione si veniva a sapere di riusciti scontri con nostre colonne e della cattura di cannoni e prigionieri. Nel pomeriggio invece la situazione si invertiva a sfavore dell'attaccante, fino al punto di includo a rinunciare completamente all'operazione Nella zona di Capuzzo la IV Brigata Corazzata non era riuscita a portarsi in aiuto delle fanterie seriamente impegnate in quel settore. La XXI Brigata Guardie e i reparti indiani che operavano nel settore Halfaya- Sollum si trovavano alle prese con la tenace resistenza della no stra difesa. L a VII Brigata Corazzata infine , c ui era stata commessa la protezione meridionale dell'intero dispo sitivo britannico, si trovava in seria difficoltà, alle prese con la s• Divisione Leggera. Il Comando Britannico, trovandosi bloccato in ogni punto del proprio sforzo offensivo, ne aveva probabilmente desunto una netta inferiorità del proprio mezzo corazzato di fronte ai carri e soprattutto ai cannoni anticarro dell'avversario ed era pervenuto alla decisione di desistere da un'impresa nella quale ormai riteneva di non potere uscire che battuto.

Con il consueto impegno di obiettività il gen. Wavell cerca di individuare esattamente le ragioni fondamentali dell'insuccesso:
« Le cause principali del nostro insuccesso furono indubbiamente: la difficoltà di combinare l'azione dei carri « Cruisers » con quella dei carri « I » ; il fatto, paralizzante la manovra, di avere solo due reggim enti per ogni brigata corazzata e il deficiente addestramento della 1 Di visione Corazzata. Se gli equipaggi dei carri armati avessero avuto maggiore pratica delle armi, avrebbero distrutto un numero superiore di carri ar m ati n emici e se tutti fossero stati più esperti in materia di manutenzione ci sarebbero stati meno carri fuori uso per inconvenienti meccanici. T alché, invece di essere tanto surclassati di numero alla fine della battaglia, saremmo stati in forze sufficienti per distruggere il nemico a conclusione della battaglia >> .
Più duro è il giudizio dello storico inglese Liddell H art, esperto in materia d'impiego dell'arma corazzata, notoriamente critico estre- mamente severo della condotta della guerra dei propri connazionali. Egli attribuisce agli 88 tedeschi il merito principale della v.ittoria (x):

« ... Si trattava di un piano che conteneva già in sé gli elementi destinati a provocare il fallimento. Assegnando a metà delle forze corazzate disponibili il compito di dare man forte alla fanteria nella prima fase (la IV Brigata Corazzata, dotata di carri « I » Matilda era stata assegnata in appoggio alla 4" Divisione indiana) esso dimezzava, a dir poco, le possibilità di annientare il reggimento corazzato tedesco (della 15a Divisione Corazzata) dislocato nella zo na avanzata, prima che arrivasse di rinforzo l'altro reggimento corazzato (della 5a Divisione Leggera) di Tobruch e riduceva quindi al minimo le possibilità di realizzare la seco nda e la terza fase del pia no inglese ..
« ... Inoltre, la possibilità che gli In glesi avevano di coglierli di sorpresa (i difensori del Passo Halfaya) fu annullata dalla decisione, presa già nella fase di stesura del piano, che i carri armati non operassero il loro attacco finché non vi fosse abbastanza luce da permettere all'artiglieria di aprire il fuoco. Questa decisione ebbe in effetti conseguenze tanto più gravi in quanto l'unica batteria assegnata all'attaccante del Passo di Halfaya si impantanò nella sabbia. Era orm ai giorno perciò, quando lo squadrone di « Matilda » che guidava l'attacco par.tì per l'ultimo balzo, ma la prima notizia che giunse via radio per bocca dello stesso comandante suonava così: «Sta nno facendo a pezzi i miei carri armati». Fu anche il suo ultimo messaggio. Dei 13 « Matilda » solo I sopravvisse alla « trappola anticarro>> dei pezzi da 88 che Rommel aveva preparato su quello che le truppe inglesi da quel momento definirono «i l Pa sso del Fuoco d'Inferno »
Alla Ridotta Capuzzo infatti, dove non c'erano gli 88, l'attacco preceduto da un reggimento di « Matilda >> riusciva abbastanza rapidamente ad affermarsi, mentre invece la brigata di carri m cdi che procedeva in testa alla colonna di sinistra andava ad incappare in altra « trappola anticarro » predisposta ad Ha.fid , subendo gravi perdite che le impedivano di proseguire nella propria missione :
« ... Al calar della notte della prima giornata gli Inglesi avevano perso, soprattutto nelle du e trappole anticarro, più di metà dei loro carri armati, mentre i Panzer tedesch i erano ancora quasi intatti ... >>.
Liddell Ha rt con cl ud e con in teressanti considerazioni, ritenendo di poter individuare nelle ultime sfortunate operazioni britanniche una vera svolta n ell'orientam ento tatti co della guerra ( r):

« Fino a quel m om ento essa (la guerra) aveva visto un qu asi completo rovesciamento di quella tendenza alla supre m azia della difensiva che era prevalsa durante la prima guerra mondiale e nel precedente m ezzo secolo. A partire dal se ttembr e 1939 l'offensiva, specie quando at tuata da forze corazzate capaci di muovere ad alta velocità, aveva riportato su tutti i teatri bellici tanti e così sc hiaccianti successi che sia l'opinione pubblica sia gli ambienti militari avevano finito col convi ncersi che la difensiva fosse una tattica intrinsecamente debol e e che l'attaccante fosse dovunque destinato a prevale re. Ma « Battleaxe » dimostrò, come « Brevity » a Tobruch aveva lasciato presagire, q uanto efficace potesse essere la difensiva, anche in un ten:eno apcrto come il deserto n ord - afri cano , se condotta con abilità c basata sulla co no sce nz a delle proprietà degli strum enti mode rni. A par tire da quel mom ento, col procedere della guerra e con l'aumentare del! 'esperienza, apparve sempre più chiaro che la difensiva, concepita in una forma più mobile, aveva ri guadagnato qu ella supremazia di cui aveva goduto nella prima guerra mondiale e che per avere successo l'offensiva doveva poter contare su una grande superiorità di forze, o su un altissimo grado di abilità tattica (abilità di squilibr are l'avve r sario c di coglierlo poi in contropiede) ... ».
Il Liddell H art co ntesta anche le considerazioni del ge n. Wavell r ela tiv e alla difficoltà di coord inare l'azione dci carri m edi con i più lenti carri « I » :
« In realtà tale coordinam ento non era stato neppure tentato, né ci si era preoccupati di vagliarne la potenzialità. I due reggimenti di « Matilda » erano stati distaccati d all a divisio ne corazzata e m essi a disposizione d ella d ivisione di fanteria fin dali 'in izio e questa li aveva poi tenuti ai suoi ordini per tutta la battaglia ... Con un intelligente coordinamento i carri « I » avrebbero potuto svolgere un ruolo molto importante nella battaglia fra m ezzi corazza ti, operando come robusto perno offensivo di manovra per i carri m edi. C'era so lo una trascurabile differenza di velocità fra « Matilda >> e i carri m edi A. IO •.. Tanto in qu es ta come in successive occasioni, i T ed esc hi si dimostrarono capaci di far lavorare insieme tipi di carri ar- mari con differenze di velocità non inferiori a quella esistente fra i carri medi più veloci inglesi e i « Matilda » (r).
I commenti del gen. R ommel si avvicinano invece, in qualche parte, all'apprezzamento del gen. Wavell:

« L'offensiva britannica era stata ideata dal gen. W aveli in modo eccellente dal punto di vista strategico ... Ma il suo grande svantaggio era la scarsa m obilità dei carri armati pesanti d ella sua fanteria che non gli cons entiva di reagire efficacemente agli attacchi dci nostri tipi di carri armati veloci. La minore velocità del grosso delle sue unità era dunque il punto che potemmo sfruttare tatticamente ...
« Per questa impresa i Britanni ci impiegarono in gra n numero i loro carri armati Mark II, la cui corazzatura era straordinariamente forte e non poteva essere perforata da una parte delle nostre armi difensive. Il cannone di questo carro aveva però una portata e un calibro troppo piccoli e, inoltre, i Britannici disponevano soltanto di proiettili pieni. Sarebbe veramente interessante sapere perché il Mark II veniva chiamato carro di fanteria se non poteva sparare granate esplosive nei combattimenti contro la fanteria nemica. Oltre a ciò questi carri, come si è già d etto, erano troppo lenti. In definitiva potevano essere impiegati solo per azioni immediate di sfondam ento, di fronte a concentramenti di materiale ...
« W avell, a causa della minore velocità dei suoi carri armati di fanteria, non aveva potuto, al momento dell'attacco tedesco proveniente dalla zona a nord di Sidi Ornar, spostare il suo centro di gravità da Capuzzo alla zona di attacco delle truppe dell'Asse. Non gli rimaneva altro che ritirar si rapidamente e ciò egli fece con minim e perdite per le forze operanti britanniche ... » (2).
Obiettivamente, l'esito vittorioso della battaglia difensiva di Sollum è da attribuire essenzialmente ai seguenti fattori d eter minanti:
- razionale schieramento delle forze italo- tedesche, in previsione dell' offcnsi va n emica;
- rispondente organizzazione difensiva campale dei si ngoli capisaldi;
- perfetto funzionamento del nostro servizio informazioni che, prevedendo con esattezza il m anifestarsi dell'attacco, aveva im- pedito all'avversario di realizzare quella sorpresa su c ui faceva asseg namento come fattore essenziale di successo; - disponibilità e tempestivo impiego di un 'adeguata massa di manovra moto - corazzata.
A questi è da aggiungere naturalmente, con massimo coefficiente, il valore delle truppe. E' il caso di specificare: di tutte le truppe, come ne fa esplicito riconoscimento il gen. Rommel il quale dopo avere riconosciuto che « la truppa italiana rendeva molto quando era guidata da un capo valente» afferma ancora (1): « Grande contributo al successo difensivo delle truppe dell'Asse diedero anche i presidi dei singoli capisaldi del fronte di Sollum, i quali in parte respinsero tutti gli attacchi britannici, in parte fecero il loro dovere fino all'ultimo respiro».

I due falliti tentativi di sbloccare Tobruch da parte nostra, le due fallite imprese offensive da parte britannica avevano valso a mettere in evidenza la posizione che si potrebbe dire di « stallo » ra ggiunta in Africa Settentrionale dai contrapposti schieramenti . Da questa situazione discendeva l'imperativa indicazione della necessità di un congruo periodo di sosta operativa da dedicare al potenziamento delle forze, con l'obiettivo di riuscire a realizzare tempestivamente una effettiva preponderanza sull'avversario, nella misura indispensabile a tornare in possesso dell'iniziativa delle operazioni.
Si stava cioè per aprire, dal l e due parti, una serrata gara contro il tempo, per tentare di prevenire l'avversario sulla m eta della netta prevalenza materiale dell e forze. Era da prevedere conseguentemente un periodo nel quale, accanto agli sforzi per raccogliere e trasportare sul teatro delle operazioni il ma ssimo di uomini e di mezzi per le armate operanti, si sarebbe esasperata all'estre mo la lotta per la sicurezza o, rispettivamente, l'interdizione delle vie di comunicazione marittime di cui entrambi i partiti erano tributari. Il centro di gravità delle operazioni si sarebbe dovuto necessariamente trasferire, almeno temporaneamente, nel campo della guer ra aero- navale, nel quale l'avversario aveva già mo strato di godere di una forte preponderanza.
CA PITOLO Xl
Evoluzione
DELLA SITUAZIONE POLITICO- MILITARE
Nel Baci No Mediterraneo E In Africa Orientale
PRIMA DELL'INIZIO DELLA CAMPAGNA DI R USSIA
(fine marzo- 21 giugno 1941)
Si è già acce nnato in altro capitolo ag li eve nti che nel m arzo 1941 avevano condotto la Ge rm an ia all'apertura della campagna dei Balcani, fondamentalmente allo scopo di assicurare le spalle alle armate che entro pochi m es i avrebbero dovuto in traprendere la g randiosa prova co ntro l'Armata R ossa. Si ritiene opportuno ritornare ora sugl i sviluppi che ne sono seguiti, nei Balcani e nel Medio Oriente, in quanto interessanti la situazione politico- militare della Gran Bretagna nel M editer ran eo e quindi, di riflesso, la si tu azione strategica nell'Africa Settent ri o n ale. Per lo stesso moti vo si to rn erà ad accennare all'evoluzione delle operazioni nell'Africa Orientale Italiana, in quan to alimentate con forze a disposizione del Comando in Capo del Medio Oriente .

In un quadro più generale è da tener presente che l 'allin eamento della Slovacchia, d ell'Ungheria, d ella Romania e della Bulgaria dalla parte dell'Asse aveva praticamente assicurato alle forze tedesche la libera disponibilità territorial e dal Baltico all' Egeo (schizzo n. 20).
Le operazioni in Ju- Co me già ricordato, il 27 marzo un colpo di goslavia. stato aveva abbattuto a Belgrado il Consiglio di R eggenza del principe P aolo che aveva firmato l 'adesione al Patto Tripartito ed aveva portato al potere, nel nome del giovanissimo Re Pietro, un governo di coalizione filo- britannico capeggiato da Simsovic. A qu esto punto la Germania aveva deciso di togliere di mezzo la Jugoslavia.
Il mattino del 6 aprile le armate tedesche, passavano le frontiere . Seguiva il 7 l'i n vasione italiana e l'II quella dell'Ungheria, cui era stata offerta la restituzione di territori fra la Drava, il Danubio e il Tibisco che aveva dovuto cedere al termine della prima Guerra Mondiale (1). Belgrado veniva ridotta in rovine dal bombardamento aereo; tutto i l paese era rapidamente conquistato, quasi senza incontrare resistenza. Le forze organizzate del giovane regno sl avo si polverizzavano, praticamente, sotto la pressione irresistibile di un avversario tanto preponderante. Il 10 aprile la Croazia proclamava la propria indipendenza, il 16 la resa incondiziona ta della 2" Armata di Serajevo segnava la cessazione dell'ultima forma di opposizione organizzata. Il Governo e il giovane Re Pietro riparavano in territorio greco e il g.iorno 18, Markovic, l'uomo che con la firma del Tripartito aveva creduto di garantire la salvezza del proprio Paese, firmava la capitolazione generale della Jugo slavia alle potenze dell' Asse. Le operazioni sul fro nte greco - albanese.
In Albania la controffensiva italiana del marzo 1941 non aveva fr uttato apprezzabili vantaggi territoriali, ma aveva comunque ricondotto l'in iziativa in mano nostra c logorato sensibilmente la residua capacità di r esistenza dell'esercito greco.
(1) Alla notizia del colpo di stato di Belgrado, Hitler aveva i nviato in aereo a Budapest il ministro ungherese a Berlino, latore del seguente messaggio per il Reggente, Ammiraglio Horthy: «La Jugoslavia verrà annientata perché essa ha testé ripudiato pubblicamente la politica d'intesa con l'Asse L a maggior parte delle Forze A rmat e tedesche deve passare attraverso l'Ungheria. L'attacco principale non partirà però dal settore ungherese. L'esercito magiaro dovrebbe intervenire e in camb io della sua collaborazione l'Ungheria potrà r io ccupare tutti quegli antichi terr irori che essa fu costretta, a suo tempo, a cedere alla Jugos lavia. Il problema è urgente. Si chiede una r isposta immediata e afferma tiva >>
L'ultimatum d i Hitler implicava la vio l azione del patto di amicizia esistente fra Ungheria e Jugoslavia, sottoscritto appena da poch i mesi, nel dicembre 1940, dal Presidente de l Consiglio ungherese, conte Teleki. Il Capo dello Stato Maggiore magiaro, gen. Werth, prendeva accordi diretti con l'Alto Comando germanico, all'insaputa de l propr io Governo. La sera del 2 aprile il conte T elek i, a'>'uta notizia che le truppe tedesche avevano attraversato la frontiera ungherese, si uccideva con un colpo di rivoltella (WINSTON CHuRcHILL: << La seconda Guerra Mondiale » , Par te III, vol. I: « La Ge r mania punta a Oriente », Mondadori ed., 1952, pag. 19{) R.EVICZY: « Gue rre allemande - Paix russe », pag 89)

Come si è già ricordato, il 6 aprile, contemporaneamente all'invasione della Jugoslavia, le armate tedesche erano entrate in Grecia dalla Bulgaria, non tanto o non solo per intervenire a sostegno dell'alleato italiano, quanto per prevenire gli Inglesi, di cui si sapeva imminente lo sbarco in territorio ellenico (I).
L'operazione procedeva con ritmo travolgente: il 9 era raggiunta Salonicco, con conseguente resa delle truppe della Tracia, il r8 veniva occupata L arissa, dopo aver rovesciato la difesa della forte « Linea Metaxas » nella quale la Grecia aveva riposto tutte le sue speranze e sulla quale si erano inserite le poche forze inglesi già sbarcate. La bandiera del Reich sventolava sull'Olimpo. Lo stesso giorno il Primo Ministro greco si era suicidato e gli In glesi decidevano di procedere al reimbarco.
Sul fronte albanese la nostra offensiva aveva inizio il giorno 13. Sotto l'incombente minaccia alle spalle delle avanzate colonne tedesche, l'ala destra greca cominciava il ripiegam ento che si estendeva ben presto all'intero fronte, assumendo ritmo sempre più accelerato. Entro il 21 aprile tutto il territorio albanese era in nostra mano. Praticamente non esisteva più in Grecia una forma di difesa organizzata e il Governo era costretto a chiedere la resa.

In questa sede interessa solo, ovviamente, rendersi conto dei riflessi della sfortunata impresa sulla posizione della Gran Bretagna nel M editerraneo e, conseguentemente, nell'Africa Settentrionale.
Su 53.000 uomini del corpo di spedizione le perdite ammontavano a circa r2.ooo (66oo britannici, 3000 austral iani, 2400 neozelan-
(1) Il 30 marzo Churchill aveva cosl telegrafa to a Fadden, facente fun. zione di Primo Ministro australiano: desi). Le operazioni di sgombero si protraevano fino al 29 aprile: circa 26.ooo uomini venivano evacuati a Creta, circa rs.ooo in Egitto. Piccoli gruppi isolati erano riusciti a riparare nelle varie isole: 1400 uomini potevano raggiungere l'Egitto, con l'aiuto dei Greci, nei . . . mes1 successtvl.
<<Allorché un mese fa decidemmo l'invio di un esercito in Grecia, sembrava che si trattasse di un'av\"e ntura militare senza significato, dettata dal "noblesse oblige".
«Gli avvenimenti di Belgrado, di giovedì, mostrano le conseguenze di grande portata di questa cd altre nos t re decisioni sull'intera situazione balcanica. I piani tedeschi sono stati sconvolti e ora possiamo accarezzare nuovamente la speranza di costituire un fronte balcanico con la Turchia, nella quale siano impegnate una settantina di divisioni alleate appartenenti alle quattro potenze interessate. Ques to risultato non è naturalmente in alcun modo certo. Ma già ora pone il piano "Lustre" (la spedizione in Grecia) nella sua vera luce, non come atto mili tare isolato, ma come prima mossa di un più vasto disegno. Quale ne possa essere il risu l tato, l 'operazione è giustificata da tutto ciò che è accaduto dal momento in · cui la no str a decisione fu presa ... J>. (WtNSTON CH URCHILL: « La seconda Guerra Mondial e>>, Mondadori ed., 1952, Parte III, vo l. I, pag. 2oo).
L a valutazione britannica della situazione mediterranea dopo il rovescio subìto in Grecia è espresso in alcune direttive proposte da Churchill il r8 aprile ai Capi di Stato Maggiore e da qu esti approvate e diramate telegraficamente, nel tes to integrale, ai Comandanti del Medio Oriente:
« l Capi di Stato Maggiore ai Comandanti in Capo - r8 aprile 1 94!.
« Dal Primo Ministro e Mi ni stro della Difesa sono state impartite le seguenti direttive :
« I. - Non è possibile stabil ire successioni e precedenze precise fra interessi di cui nessuno può essere completamente ignorato, ma le seguenti istruzioni possono seguire di guida. Il salvataggio delle truppe neozelandesi, australiane e britanniche che si trovano in Grecia interessa tutto l'Impero.
« 2. - Dovrebbe essere possibile fare in modo che navi da trasporto vadano e tornino da Tobruch o prima o dopo la crisi della tenendo presente che Tobruch ha rifornimenti per due mes1.

« 3· - Voi dovete conciliare l'esigenza di proteggere la ritirata dalla Grecia con quella di alimentare la battaglia in Libia. Ma se tali esigenze fossero in contrasto, cosa che si potrebbe evitare, l'accento deve essere posto sulla vittoria in Libia.
« 4· - Per il momento non preoccupatevi dell'Iraq. Sembra che le cose vadano lisce.
« 5·- In un primo tempo Creta sarà soltanto un centro di raccolta di tutto quanto vi si potrà trasportare dalla Grecia. Una sua più completa difesa dovrà essere organizzata più tardi. Nel frattempo, tutte le forze dell'isola debbono difende rsi dai bombardamenti aerei, disperdendosi, impiegando la baionetta contro i paracadutisti o eventuali intrusi atterrati dall'aria.
« 6. - Salve le considerazioni generali sopra esposte, la vittoria in Libia ha il primo posto, l'evacvazione delle truppe dalla Grecia il secondo. L'approvvigionamento di T obruch, a meno che non sia indispensabile alla vittoria (in Libia) va effettuato secondo le oppor- tunità. L'Iraq può essere ignorato e Creta rimessa in efficienza più tardi >> (I).
Identico criterio della preminenza assoluta da attribuire alla vittoria in Africa Settentrionale si trova espresso in un telegramma del Primo Ministro al Presidente degli Stati Uniti, R oosevelt. Questi aveva accennato in suo messaggio all'« azione ritardatrice pienamente giustificata » svolta in Grecia, aggiungendo che altri eventuali ripiegamenti, in Africa Settentrionale e nel Medio Oriente, se necessari, << avrebbero rappresentato una parte del piano che in quella fase della guerra tendeva ad accorciare le linee britanniche e ad allungare considerevolmente quelle dell'Asse >> . Churchill gli rispondeva il 4 maggio prospettandogli che l'atteggiamento della Spagna, della Francia di Vichy, della Turchia e del Giappone poteva essere condizionato dall'esito nello Scacchiere Mediterraneo: i Britannici, affermava, erano decisi a combattere sino all'ultimo sangue per l'Egitto, compresi i suoi avamposti di Tobruch e di Creta. Concludeva scongiurando il Presidente di non sottovalutare la gravità delle conseguenze che potevano derivare da un collasso nel Medio Oriente.
L e operazioni nell ' iso- Per apprezzare le difficoltà dell'operazione l a di Creta. lanciata il I9 m aggio dalla Ger man ia per la conquista aerea dell'isola di Cr eta occorre aver presente la natura estremame nte aspra di quell'ambiente geografico. L 'isola di Creta ha conformazione montagnosa (un'alta catena impervia, culminante a 2456 m. nel Monte Ida, l'attraversa in tutta la sua lunghezza) ed era allora percorsa da una sola rotabile che si snodava per circa 230 km. lungo la costa settentrionale. Tre allacciamenti, non transitabili per gli au tomezzi, congiungevano la costa settentrionale ai piccoli centri di quella meridionale, distanti tra i 56 km. e i I2 km : da H eraklion a Tymbaki, da R etimo fin presso T ymbaki, da Maleme a Selinos. Da Suda una strada risaliva la m ontagna verso sud, fino a poche miglia da Sphakia, che si poteva raggiungere per un erto se nti ero m ontano.
Gli Ing l esi avevano inviato truppe a Creta fin dal I 0 novembre 1940: un comando di brigata di fanteria con due battaglioni, un r e- parto incursori- sabotatori e alcune minori unità. Si era così disimpegnata l a guarnigione greca che, verso la fine dello stesso mese, era stata trasferita altrove. Un altro battaglione inglese era stato inviato a Creta nel febbraio 1941. Più tardi era stata organizzata la difesa della baia di Suda (base di rifornimento di carburante per la Marina britannica) (r).
( x) CHURCHILL: « La seconda Guerra Mondial e» , Mondadori ed., 1952, Parte Hl, vol. I, pag. 262.

Alla fine di aprile, dopo l'affluenza degli scampati dal Peloponneso, i militari britannici presenti nell'isola assommavano a 28.6oo, i n parte non armati (circa 7000 uomini sgomberati inizialmente su Creta erano poi stati trasferiti in Egitto). Vi erano inoltre circa altrettanti greci (due divisioni) (2). Poco prima dell'attacco vi erano stati fatti affluire 6 carri armati « I >>, r6 carri leggeri, r8 cannoni contraerei, 17 cannoni da campagna, un battaglione di fanteria, automezzi e materiali vari.
L'attacco tedesco era previsto, come logica conseguenza della conquista della Grecia e gli agenti del servizio informazioni avevano fornito preziose notizie in proposito. Ma l'operazione di aerosbarco (di cui d'altronde non esistevano precedenti) non era stata presa in seria considerazione. Churchill rivela che il 5 maggio il generale australiano Freyberg, comandante di Creta, aveva scritto: « Non posso capire il nervosismo; non sono minimamente preoccupato per un attacco di truppe aviotrasportate ... » (3).
Churchill invece temeva un attacco « soprattutto dal cielo » e raccomandava che si inviassero ai difensori altre armi. Particolarmente grave era la carenza di forze aeree, indispensabili per affrontare g li Stukas avversari e intercettare i trasporti di truppa. Anche la difesa contraerea era assolutamente insufficiente (4).
(1) La Baia di Suda era stata forzata la notte s ul 26 marzo dai mezzi d'as salto della Marina italiana. Due cacc ia torpedin ier e partiti da Lero si erano portati fin presso l'ingresso della baia ed avevano messo in mare sei motoscafi esplosivi. I piloti attraversavano inosservati tutta la baia ( l unga 12 km.) superando tre successivi ordini di ostruzioni. Venivano colpiti l'incrociatore York, danneggiato gravemente, una nave cisterna e un piroscafo.
(2) Nell'isola erano stati concentrati 16.ooo prigionieri di guerra italiani che costituivano un onere per la difesa.
(3) WINS1'0N CHURCHILL: « La seconda Guerra Mondiale », Mondadori ed., 1952, Parte III, vol. l, pag. 317.
(4) WINSTON CHURCHILL: « La seconda Guerra Mondiale », Mondadori ed ., 1952, Parte III, vo l. L pag. 319: «G li effettivi della R.A.F. ai primi di maggio comprendevano: 12 Blenheim, 6 Hurrican e, 12 Gladiator e 6 Fulmar e Brewster dell'aviazione della flotta, di cui solo la metà poteva essere impiegata.

La difesa aveva ripartito le proprie forze in quattro gruppi, lungo la costa, per difendere soprattutto i campi di aviazione. Ad Heraklion c'erano due battaglioni britannici e tre greci; intorno a Retimo la XIX Brigata australiana (su quattro battaglioni) e sei battaglioni greci; nei pressi di Suda due battaglioni australiani, due greci e reparti di formazione di fucilieri britannici; a Maleme due brigate neozelandesi (una in prossimità dell'aeroporto e una più a oriente, in riserva). Data la conformazione dell'isola, non esisteva una riserva centrale in grado di accorrere da un settore all'altro, una volta interrotta la strada costiera.
Il piano tedesco affidava l'attacco all'XI Corpo Aereo, composto della i Divisione Aeroportata e la 5" Divisione da Montagna più la 6a Divisione da Montagna in riserva. Quasi r6.ooo uomini, in gran parte paracadutisti, dovevano essere sbarcati dall'aria, 7000 uomini dal mare. L'azione era appoggiata dall'VIII Corpo Aereo. In complesso la forza aerea disponeva di 280 bombardieri, r8o bombardieri in picchiata, r8o caccia (Me 109 e Me no), 40 ricognitori, 100 alianti, 530 Ju 52 da trasporto.

Era previsto di compiere l'aerosbarco in tre punti: Heraklion ad oriente, Suda e La Canea al centro, Maleme ad occidente. Affermato il primo successo, l'azione doveva essere poi alimentata via mare con altre truppe, armi pesanti e rifornimenti, mediante due convogli di caicchi e piccoli vapori greci, protetti dall'aviazione e da una scorta di naviglio leggero (fra cui due torpediniere italiane).
L'operazione si apriva felicemente il pomeriggio dd 19 maggio con un primo lancio di paracadutisti su Candia e Retimo e proseguiva all'alba del giorno successivo, con il sostegno di un potente bombardamento aereo: 7000 uomini atterravano nell'isola, paracadutati o trasportati su alianti. La resistenza si rivelava immediatamente fortissima ovunque, ponendo l'attaccante, in piena crisi di raccolta e riordinamento delle forze, di fronte a seri problemi di sopravvivenza. Nelle notti sul 21 e sul 22 gli scaglioni navali, intercettati dalla flotta britannica, non riuscivano a raggiungere la meta: le imbarcazioni del primo convoglio erano state in gran parte affondate e il secondo, invertita la rotta, riusciva a sottrarsi alla distru- zione disperdendosi fra le numerose isole circostanti (r). La prosecuzione dell'attacco doveva ormai affidarsi unicamente all'aerosbarco, che continuava ininterrotto, anche in situazione di vivissimo contrasto, nei giorni successivi.
Essi erano dis t ribuiti tra il campo di atterraggio di Ret imo, l'aeroporto di Maleme, per soli caccia, e l'aeroporto di H eraklion, adatto a tutti i tipi di apparecchi ... Il 19 maggio, giorno precedente all 'attacco, tutti gli apparecchi superstiti vennero sgomberati in Egitto ... >> .
Inizialmente, e per qualche tempo, da parte britannica la situazione veniva considerata con ottimismo. Risulta che il secondo giorno Churchill informava la Camera dei Comuni che << la maggior parte» degli invasori era stata spazzata via. Per altri due giorni il Comando in Capo del Medio Oriente continuava a parlare di « rastrellamento » dei Tedeschi superstiti. Soltanto il 26 maggio, il gen. Freyberg segnalava: « Ritengo che le truppe ai miei ordini abbiano raggiunto il limite della resistenza La nostra situazione è disperata » (2) . La difesa di Creta era ormai praticamente spezzata e la notte sul 28 cominciava l'evacuazione delle truppe britanniche, conclusa entro la notte del 31 maggio (3).
(t) L'azione viene così descritta da Winston Churchill («La seco nda Guerra Mondiale >>, Mondadori ed., 1952, Parte III, vol. I, pag. 329): « Alle 23,30, a 18 miglia a nord di La Canea, il contrammiraglio Glennie con gli incrociatori Dido, Orion e Aiax e quattro cacciatorpediniere, sorprese il convoglio di trupp e tedesche composto principalmente di caicchi scortati da motosiluranti. Per due ore e mezzo le navi britanniche diedero la caccia alla preda, affondando non meno di dodici caicchi e tre piroscafi, tutti gremiti di truppe tedesche. Si stimò che quella notte annegassero circa 4000 uomini>> .
La stessa valutazione vien fatta dal Comandante della Flotta del Mediterraneo, amm. Cunningham (A. B. CuNNINGHAM: « L'odissea di un marinaio », Garzanti ed. 1952, pag. 231)

Alquanto diversi sono i dati riportati dall'amm. Bernotti («Storia della guerra nel Mediterraneo », Vito Bianco ed., Roma, 196o, pagg. 172 - 173):
«L'inseguimento delle unità del (primo) convoglio durò due ore; su 2300 uomini, gli uccisi c i dispersi furono circa 8oo ... L'abile e coraggiosa manovra (delle torpediniere italiane di scorta) riuscì a salvare la quasi totalità del (secondo) convoglio che però fu messo nell'impossibilità di giungere a Creta>>·
(2) LIDDELL HART: « Storia militare della seconda Guerra Mondiale >> , Mondadori ed., 1970, pag. x88.
(3) A completare il quadro, sia pure estremamente sintetico dell'operazione di Creta si ritiene interessante ricordare l a partecipazione del 9° rgt . ftr. italiano, di stanza nell'Egeo, rinforzato con carri armati leggeri, due cp . e artiglieria da sbarco della Marina Sbarcato il 28, sotto la protezione di nostre unità navali e aeree, nella rada di Sitia, nella parte orientale dell'isola, avanzava rapidamente verso l'interno e il 31 prendeva contatto con i ted esc hi a Hierapetra.
In merito a questa partecipazione si apprende dal Diario del gen. von Rintelen: « Fui incaricato dall'O.K .W. di trasmettere a Mussolini la pressante richiesta di Goring di far sbarcare da Rodi truppe nella parte est dell'isola c
Le perdite inglesi erano state di II.ooo uonum dell'esercito e 2000 della m arina. L e operazioni di evacuazione erano riuscite a trasferire tin Egitto q.s8o uomini, di cui 2000 greci. Sensibili le perdite delle forze navali, ad opera essenzialmente dei bombardieri tedeschi: 3 incrociatori e 6 cacciatorpediniere affondati; 13 altre uniti, fra cui 2 corazzate e l'unica portaerei a disposizione della Flotta del Mediterraneo, fortemente danneggiate (1).
Le perdite tedesche, secondo notizie di fonte ufficiale, ammontavano a 1353 morti, 1919 feriti e 2621 dispersi. Nella valutazione inglese queste cifre sarebbero largamente inferiori alla realtà.
La perdita di Creta assumeva particolare gravità, da un punto di vista psicologico, venendosi a sommare ai recenti disastri della cacciata dalla Cirenaica e dalla Grecia. In senso assoluto significava il passaggio all'avversario di una base aerea- navale di primaria importanza per il dominio del Mediterraneo ce ntro- orientale.
Nella valutazione tedesca dd la vittoria, pur celebrata per il brillante successo nella prima operazione di aviosbarco che fosse mai stata tentata nella storia, ha certamente influito l'alto prezzo che si era dovuto pagare, molto superiore a quello preventivato. E videntem ente le perdite non vanno considerate in termini assol uti ma comm isurate al prezioso, costosissimo e limitato patrimonio degli specialisti paracadutisti della Luftwaffe, praticamente più che dimezzato nella battaglia di Creta.
In sostanza l'attacco aveva subìto in partenza la sorpresa di trovare l'isola presidiata da forze inglesi almeno tripl e di quelle previste. Hitler che aveva concesso a malincuore l'autorizzazione per l'impresa, caldeggiata da Goring, ebbe poi a ripetere più volte al gen. Student, ideatore e comandante dell'operazione: « Le truppe paracadutiste han no fatto il loro tempo ... »
Nel quadro generale della situazione del Mediterraneo il valore della conquista di Creta da parte dei Tedeschi doveva comunque riman ere limitato alla installazione nell'isola di un forte e attivo Corpo Aereo, la cui infl uenza sarebbe risultata sensibile in tutto il bacino di venire in aiuto ai repar ti gcrmanlCI tmp eg nau m duri combattimenti. Il Duce si dichiarò senz'altro pronto e non ebbe una parola sul precedente rifiuto (eviden te mente: rifiuto tedesco opposto a una precede nt e offerta italiana di cooperazione) ll. centro -orientale: temibile in particolare come potenziale mmace1a al libero esercizio del potere aero- navale britannico.
(x) LmnELL HART : «Storia milita re della seconda Guerra Mondiale ll , Mondadori ed., 1970, pag. x88.

Impegnato a fondo nella preparazione dell'imminente campagna di Russia, l'OKW non prendeva neppure in considerazione la di sfruttare il successo « a botta calda » e fare di Creta il trampolino per nuove azioni di valore fondamentale in quel teatro di guerra, si trattasse della eliminazione di Malta o della conquista del Canale di Suez.
Le operazioni nell'Iraq.
Ricordiamo che l'Iraq, già provincia turca, era stato reso indipendente con il Trattato di Sèvres (IO agosto 1920) ed affidato alla Gran Bretagna con mandato della Società delle Nazioni. La Gran Bretagna ne aveva riconosciuto l'indipendenza con il trattato di Bagdad del 1930, entrato in vigore nel 1932, dopo l'ingresso dell'Iraq nella Società delle Nazioni.

Il giovane Stato si era impegnato fin dalla sua fondazione a prestare assistenza all'Inghilterra, in caso di guerra, ed a consentire il passaggio di truppe britanniche sul proprio territorio. La Gran Bretagna manteneva una missione militare presso l'esercito irakeno; la R.A.F. disponeva di due aeroporti: uno ad Habbaniyah, circa 6o km. ad ovest di Bagdad (con un deposito ed. una scuola di addestramento) ed uno a Shaban, presso Bassora. Per la protezione dei campi erano state arruolate localmente milizie irakene.
Le forze aeree dislocate a fine marzo 1941 nella base britannica di Habbani yah (dove si stava svolgendo un corso per circa 400 allievi piloti) venivano valutate a circa 300 aerei d'istruzione, 100 bombardieri efficienti e pochi caccia. Le forze aeree irakene erano stimate in 28 apparecchi, di cui circa la metà sprovvisti delle armi di bordo.
Allo scoppio della guerra, nel settembre 1939, il Governo irakeno aveva rotto le relazioni diplomatiche con la Germania, senza tuttavia dichiarare la guerra. Nel maggio 1940 era reggente dell'Iraq l'emiro filo- britannico Abdul Illah mentre il suo Primo Ministro, Rashid Alì el Gailani, era invece favorevole politica dell'Asse. Nessun passo era stato compiuto nei confronti dell'Italia e la nostra legazione era rimasta indisturbata a Bagdad. Forti pressioni clelia Gran Bretagna sul Governo irakeno per indurlo a rompere le relazioni dip lomatiche con l'Italia erano rimaste senza risultato.
Nel gennaio 1941, in relazione al manifestarsi di una forte tensione interna, Rashid Alì el Gailani si era dimesso per ev itare lo sco_ppio di una guerra civile, ma ai primi di marzo un colpo di stato lo aveva riportato al potere ( 1). Il 31 il Reggente lasciava Bagdad per rifugiarsi su di una nave da guerra i n glese.

Il Gove rno britannico non ricono sceva il nuovo stato di cose e dava corso ai movimenti di truppa già previ sti. Una brigata che era sul punto di partire dall'India veniva diretta a Bassora, dove sbarcava il 18 aprile, senza dar luogo a reazione. Rashid Alì rifiutava però di consentire lo sbarco di una seco nd a brigata e disponeva che forze meccanizzate nazionali si schierassero su di un'altura che dominava da occidente la sede della R.A.F.
Le truppe britanniche presenti nel settore di Habbaniyah (circa 8ooo uomini ) per la sicurezza di quella base aerea non erano sufficienti per svolgere un'azione di forza su Bagdad e venivano rinforzate con un battaglione inviato per via aerea da Bassora e con altri aerei provenienti dal Medio Oriente.
Il 7 maggio l'aviazione britannica non aveva difficoltà a m ettere fuori combattimento la m odesta aviazione irakena. Il dista ccamento m eccanizzato inviato a controllare la base di Habbaniyah, soggetto a continui bombardam enti, era costretto a ritirar si Il ro m aggio una colo nna motorizzata (IV Brigata di cavalleria, 6oo rgt. art. e I 0 rgt. Essex) dalla Palestina varcava la frontiera e il r8 raggiungeva Habbaniyah. Re spinto un contrattacco avversario, la colonna giungeva il 30 a breve distan za da Bagdad.
Ad evitare una crisi totale del Paese, non desiderata da Londra, veniva stipulato un armistizio: il 1 ° gi ug no il R egge nte con i suoi ministri, rifugiati in Tr ansgiorda n ia, riassumeva no il pote re c la Gran Bretagna tornava ad occupare l'antica posizione di predominio n el paese.
(1) In occasione di una visita Cairo, Eden aveva concluso con il Ministro degli Esteri irakeno un accordo c he abrogava di fatto ogni virtuale indipendenza dell'Iraq. Il partito nazionalista di el Gai l ani, venuto a conoscenza dei nuovi impegni, effettuava il colpo di stato, riuscendo a rovesciare il gabinetto prima che arrivasse a presentare il testo dell'accordo in Parlamento.
Il Governo di el Gailani poneva nuove condizioni per lo sbarco di uuppe anglo- indiane a Bassora: lo sbarco e il transito attraverso il territorio irakeno che il precedente Governo aveva autorizzato per so.ooo uomini , veniva autori zzato a non più di un battaglione per volta. L'esercito irakeno aveva allora un:1 forza di 6o.ooo uomini
La Germania, pure seriamente impegnata nell'impr esa di Creta, intendeva intervenire attivamente a sostegno del governo nazionalista: sono del 23 maggio le direttive di Hitler in materia, superate peraltro dal precipitare degli eventi (1).
In sostanza dunque la conclusione dell'episodio irakeno, non senza importanza nel quadro generale della situazione politico- militare mediterranea, era da ascriversi a favore della Gran Bretagna.
Le operazioni in Siria. L a Siria, posta nel 1920 sotto mandato francese, era stata fra il 1936 e il 1939 teatro di sanguino se ribellioni contro la potenza mandataria. Nel 1940, dopo il crollo della Francia, la Siria (come la Tunisia, l'Algeria, il Marocco e l'Africa Occidentale Francese) si considerava vin colata all'autorità del Governo francese di Vichy.
La Commissione Italian a d'Armistizio con la Francia (C.I.A. F.) aveva autorizzato l 'amministrazione frances e a mantenervi un certo complesso di forze, nazionali e indigene, in parte meccanizzate . In totale: 35 .000 francesi e 14.000 indigeni.
Nell'agosto si era installata in Siria una Commissione Italiana di Controllo.
Ne i primi mesi del 1941 la situazion e del paese era caratterizzata da fermenti inte rni , dovuti special m ente alle cattive co ndizioni economiche. Lo stato di insoddisfazione era mantenuto vivo dagli Inglesi che avevano interesse a provocare m ovimenti a favore della causa gaullista (2), valendosi anche della minaccia di soffocare eco-
(1) Direttiva n. 30 di Hitl er per il Medio Oriente : « Gran Quanier Generale, 23 maggio 194r. Il Movimento Arabo della Libertà rappresenta nel Medio Oriente il nostro alleato natural e contro l'Inghilte rra. A questo proposito è della massima imponan za provocare una ribellion e nell'Iraq la quale si estenderà al di là della frontiera irakena e andrà a rinforzare Je forze ostili all'Inghilterra nel Medio Oriente, interrompendo le lince di com unicazione bri tannich e e impegnando truppe e navi inglesi a spese di altri teatri di operazione. P er tali motivi ho deciso di accelerare lo sviluppo degli avvenimenti nel Medio Oriente, venendo in soccorso dell'Iraq. Se e in qual modo sarà più tardi pos. sibiJe far c rollare definitivamente le posizioni dell ' Inghilrerra tra il Mediterraneo e il Golfo Persico, in connessione con un'offensiva contro il Canale di Suez, ques to è ancora sulle ginocchia degli Dci »
(2) La pr im a istituzione politica del gen D c Gaulle come Capo delle « Forze Libere francesi >> era stata il << Consiglio d i Difesa dell'Impero Fran- nomi camente il paese, con un severo controllo del traffico marittimo.

L'eventuale presenza di forze aeree dell ' Asse in Siria avrebbe rappresentato una seria minaccia per Cipro, per il Canale di Suez e le basi britanniche in Egitto e per le importanti raffinerie di petrolio del Golfo Persico. Reciproca mente il possesso della Siria avrebbe assicurato all' Inghilterr a la continuità territoriale fra Egitto e Turchia, rafforzandone la posizio ne dipl omatica ad Ankara.
Nella prima decade di marzo il gen. W eygand, delegato del Governo di Vichy e Co mandante delle Forze Francesi in Africa era stato convocato dal maresciallo Pé tain. Un co muni ca to uffi ciale emanato subito dopo riaffermava la decisione di difendere l'Impero Coloniale contro tutti: l 'affermazione veniva interpretata come diretta particolarmente all'Inghilterra, in rapporto alle sue note aspirazioni sulla Siria che andavano assumendo forme sempre più consistenti.
Il 7 aprile il gen . De Gaulle si incontrava al Cairo con il general e Wavell per chiedere che tutte le forze libero- francesi dislocate nel Medio Oriente fossero concentrate in Egitto e organizzate in una divisione da trasferire in Palestina per essere impiegata in Siria, a sostegno delle locali forze francesi, nel caso che queste si fossero trovate a dover far fronte a tentativi di penetrazione tedesca. Il 14 aprile la presenza del gen. De Gaulle in Palestina e il conce ntramento in quella regione dell e forze libero- fran cesi già operanti in Cirenaica e nell'Africa Orientale Italiana avvaloravano l'ipotesi di un a prossima azion e gaullista in Siria, appo ggiata dalla Gran Bretagna, se nza tener co nto della possibile re azione del Governo di Vichy.

A seg uito di un incontro di H itler con il vice- presidente Darlan (1), il Governo francese aveva conc esso l ' uso degli aeroporti si- cese ». Dal gen. De Gaulle, residen te a Londra, dipend evano oltre il Consiglio dì Difesa : un Delegato Generale per il Levante (Libano, Siria, G ebel Druso); un Alto Commissario per l'Africa « Francia Libera » (Africa Equatoriale, Territorio del . Ciad, Camerun, Gabon, Medio Congo, Ubanghi- Sciarì); un Governatore per gli Stabilimenti Francesi dell'India (Yanaon, Mah e, Pondichery, Caricai, Chandarnagor); un Alto Commissario per il Pacifico (Tahiti, Nuo\'C Ebridi, Nuova Caledon ia, Isole dell'Amicizia, Clipperton). riani per il transito di aerei tedeschi destinati all'Iraq e autorizzato l'invio in Sira di una missione aeronautica tedesca per l'organizzazione dei campi di aviazione.
( r) L'amm. Darla n, vice- presidente e ministro degli esteri del Governo di Vichy dopo i riman eggiarnenti che nel febbraio 1941 avevano portato all'allontanamento di alcuni membri decisamente conrrari a qualsiasi forma di collaborazione co n la Germa nia, era favorevole ad una effettiva co llabora zione franco- germanica, limitata peraltro al solo campo ec onomico- industriale.
Il Governo britannico ordinava di rimando il bombardamento delle basi siriane e annunciava di riservarsi altre misure, eventualmente imposte dagli eventi. Il 17 maggio bombardieri britannici attaccavano, senza apprezzabili danni, gli aeroporti di Palmira e Rayak e la città di Damasco.
Il gen. Dentz, Alto Commissario francese per la Siria, attenendosi agli ordini ricevuti da Vichy per la difesa ad oltranza dei territori del Mandato, aveva disposto opportuni movimenti di truppe, a sbarrame nto delle strade di accesso alla capitale.
Il 21 maggio il gen. De Gaulle sollecitava la marcia delle truppe libero- francesi verso Damasco.

In base alle istruzioni ricevute, il gen. Wavell aveva trasferito la 7" Divisione australiana (meno la brigata rimasta a Tobruch) da Marsa Matruh in Palestina e aveva inviato alla frontiera settentrionale della Transgiordania la V Brigata di fanter ia indiana della 4a Divisione, appe na giunta dal Sudan. Aveva inoltre ordinato al ge nerale Wilson, comandante le truppe di Palestina e Transgiordania, di prepararsi ad una eventuale avanzata in Siria.
Da parte dell'Asse, nel convegno tenuto al Brennero il 2 giugno, era stato deciso di mantenere una linea di larga collaborazione con la Francia, particolarmente per assicurarle mezzi e forze per la difesa della Siria.
Nelle prime ore del mattino dell'8 giugno le forz e anglo- gaulliste varcavano i confini della Siria. L'attacco si sviluppava su tre direttrici:
- a destra : per Deraa su Damasco;
- al centro.: per Marjayn su Rayak;
- a sinistra : (direttrice costiera) : da Haifa su Beirut.
Le truppe francesi del gen. Dentz rispondevano validamente al loro compito difensivo, impegnandosi in vivaci combattimenti. In condizioni di netta inferiorità erano tuttavia costrette a perdere progressivamente terreno, sulle tre direttrici dell'avanzata avversaria. I maggiori ce ntri del territorio venivano occupati l'uno dopo l'altro. Il 21 giugno cadeva la capitale, Damasco. Beirut, sede del governo siriano e del quartìer generale del gen. D entz, era seria mente minaccia ta di avvolgimento: la fin e della resistenza si presentava ormai inevitabile a breve scadenza.
Il 6 luglio il Primo Mini stro Churchill scriveva al gcn. Auchinleck (succeduto nel fratte mpo al gen. Wavell) m ette ndo perfettamente a fuoco l'interdipendenza fra la situazione siriana e i prossimi sviluppi in Africa Settentrionale:
« 1) Sono d'accordo sulla necessità di finirla in Siria; qui abbiamo se m pre pensato che il possesso della Siria è la necessa ria premessa per tenere o per ripr endere Cipro. Si spera ch e la Siria possa essere liquidata rapidam ente e che il nemico non ci preceda a Cipro. La precedenza di qu este due operazio ni rispetto all'offensiva nel Deserto O cci dentale, dopo quanto è accaduto, è pienamente ammessa;
« 2) il D eserto O cciden tale re sta tuttavia il teatro sul quale si deciderà nel prossimo autunno la difesa della valle del Nilo ... » .

L'8 luglio, divenuta ormai impossibile ogni ulteriore resistenza, il Governo di Vichy autorizzava il gen. Dentz a chiedere la sospensione delle ostilità; il 14 luglio veniva firmato l'armistizio.
Le truppe britanniche assumevano il controllo dell'intero territorio della Siria e del Libano (1). La partita, pur co ndotta con una certa lentezza, si era conclusa anche qui con il pieno successo del Regno Unito. Tale lo considerava Churchill:
« Il successo della campagna di Siria migliorò co nsiderevolmente la nostra situazione strategica nel Medio Oriente. Esso sbarrò le porte ad ogni altro tentativo di penetrazione nemica dal Mediterraneo verso est, trasportò a 400 km. più a nord la nostra linea di difesa del Canale di Suez e liberò la Turchia da ogni preoccupazione per la sua fro n tiera m eridionale».
Rip e r c u s s i o n i i n Crollata ogn i resistenza nei Balcani, cadute Turchia. in possesso dell'Asse le isole dell'Egeo, mentre il lento evolversi delle operazioni in Siria poteva lasciare ancora intravedere un risultato favorevole alla F rancia di Vichy (e quindi favorevole all'Asse) la Turchia si era venuta a trovare in un a situazione di estrema delicatezza.
( 1) Il 28 settembre si svolgeva a Damasco la cerimonia d ella decadenza formale del mandato francese sulla Siria. I n tale occasione il nuovo Presidente dello stato s iriano esprimeva al gen. Catroux, Alto Commissario della Francia Libera nel Levante, la delle popolazioni arabe e lo assicurava che la Siria avrebbe collaborato lealmente con la Francia Libera e la Gran Bretagna.
Il Governo di Ankara, preoccupato dall 'attività di minoranze turbolente da tenere a freno e dalla situazione di in sicurezza alle proprie frontiere , aspirava in sommo grado, in pieno accordo co n la nazione, a mantenersi fuori dal conflitto (r).
Il crollo fulmineo della Jugoslavia e della Grecia aveva tolto ogni valore di affidabilità alla garanzia britannica, nonostante la formale esistenza dell'alleanza con il R egn o Unito. In queste circosta nze il 17 giugno la Turchia aveva cercato di procurarsi una valida controassicurazione attraverso un patto di amicizia con la Germania (2).

L'occupazione della Siria e lo scoppio dell e ostilità contro la Ru ssia dovevano poi tranquillizzare il Governo d ' Ankara, di fronte alla possibilità di nuov e imbarazzanti pretese tedesche. D'altronde il cauto atteggiamento della Turchia non riusciva sgradito alla Germania la quale seguiva con vigile attenzione gli avvenimenti del Vicino Oriente, appunto per i riflessi che potevano avere nei riguardi di quella nazione, ma in sostanza desiderava di evita re ogni ulteriore complicazione, finché non avesse liquidato la partita con l'Unione Sovietica .
Le operazioni 1n In marzo la cam pagna stava giungendo alla A.O.I. sua fase risolutiva. Il giorno 26, un mese dopo lo sgombero di Mogadiscio, gli Inglesi occupavano Harar, l'indomani si concludeva la battagli a di Cheren, per la sorte dell'Eritrea, iniziata il 2 febbraio. Asmara e Addis Abeba , perché non fossero coinvolte nelle distruzioni della guerra, venivano abbandonate e dichiarate città aperte. L '8 aprile cessava la resi- stenza di Massaua. Con la perdita dell'Eritrea, della Somalia, dell'Hararino, dello Scioa era venuta a mancare l'unità dell'A.O.I. Le nostre forze residue si raccoglievano per l'ultima resistenza nei « ridotti » di Dessié- Amba Alagi e del Gondarino. Nei territori dei Galla e Sidamo, abbandonata la fascia di frontiera, le truppe si ritiravano sull'altipiano.
(r) In occasione di dichiarazioni r ese ad una riunione del gruppo parlamentare il 29 aprile, il Mini stro degli Esteri turco aveva accennato alla situazione creatasi in seguito al crollo jugoslavo e greco e all'occupazione delle isole dell'Egeo da parte della Germania. Affermava che il suo Paese aveva tenuto fede ai propri impegni aiutando, nei limiti del possibile, l'alleata Grecia e riconfermava la volontà di indipendenza del Governo. Ricordava inoltre l'ottima preparazione delle forze armate. In particolare l'aviazione turca era stata potenziata negli ultimi sci mesi: e ra aumentata di 250 apparecchi e ne attendeva 30 modernissimi dagli USA. Alle scuole di aviazione erano giunti nuovi istruttori britannici.
(2) Il Pano di Amicizia turco - tedesco era stato stipulato ad Ankara. I due Paesi si impegnavano a rispertare reciproc.amente l'integrità e l'intangibi lità dci ri spettivi territori cd a non prendere alcuna misura che si rivolgesse direttameme o indirettamente contro l'altra parte contraente.
La resistenza delle forze raccolte attorno al Duca d'Aosta sull' Amba Alagi si protraeva valorosamente fino al 17 maggio; gli ultimi presidi del Galla e Sidamo non cessavano le ostilità fino al 9 luglio. Resisteva ancora soltanto i[ ridotto dell' Amhara: l'ultima battaglia, in difesa di Gondar si combatterà fra il 21 e il 28 novembre.

Per quanto interessa i riflessi della campagna in A.O.I. sulla situazione britannica nel Medio Oriente, risulta dunque che dal giugno in poi quello scacchiere aveva cessato di pesare sull'economia generale della distribuzione delle forze disponibili a favore dell'attività operativa in Africa Settentrionale.
I nizio de lla campagna Evidentemente, quest'abbozzo di panorama di Russ ia. generale sarebbe incompleto senza un accenno alle ripercussioni della prossima apertura di un nuovo fronte principale, alla frontiera russa. Per ciò che riguarda la Germania si possono brevemente sintetizzare nel totale assorbimento del potenziale bellico e dell'interessamento di quel belligerante per le esigenze che risulteranno in continuo aumento, e pur sempre insufficientemente soddisfatte, della lotta mortale impegnata i l 22 giugno contro il colosso moscovita.
Per quanto riguarda l'Italia è da registrare la distrazione di forze, particolarmente armate ed equipaggiate per la formazione di un corpo di spedizione italiano, destinato a segnare poco più che simbolicamente la nostra partecipazione alla crociata anticomunista.: modesta cosa in paragone alle colossali dimensioni dell'impresa ma pure sensibile dispendio per la limitata capacità delle nostre strutture militari, già largamente assorbite dai molti impegni assunti, all'infuori delle esigenze primordiali della « nostra» guerra in Africa Settentrionale e della difesa diretta del territorio nazionale, per l'occupazione di territori in Francia, Jugoslavia e Grecia.
Il 30 maggio Mussolini aveva fatto al gen. Cavallero un primo accenno alla costituzione di un corpo di spedizione da inviare in Russia. Il 9 giugno la questione era stata esaminata dal Comando Supre- mo e si era prevista la partecipazione di un Corpo d'Armata, su una divisione celere e due divisioni autoportate. Il ro luglio il C.S.I.R. iniziava il trasferimento verso la zona di radunata: un complesso di quasi 6o.ooo uomini con 5.500 automezzi e un'aliquota di aviazione che, evidentemente, venivano ad essere sottratti al piano di potenziamento delle forze dell'Africa Settentrionale.
Vista dalla parte britannica, l'apertura della campagna contro l'Unione Sovietica significava la fine dell'isolameno, l'affiancamento di inesauribili risorse materiali e umane per la prosecuzione della lotta. L a vittoria finale, ancorché ancora lontana, cominciava finalmente ad assumere contorni definiti.

Il punto di vista bri- Nel Regno Unito il bilancio degli eventi qui tannico sulla situazio- molto sinteticamente ricordati veniva conne complessiva. siderato sostanzialmente positivo per gli interessi britannici, nonostante i gravi scacchi subiti in Africa Settentrionale e in Grecia.
La campagna balcanica, pur nella fulminea conclusione vittoriosa per l'Asse, aveva reso evidente la fine della minaccia d'invasione delle isole britanniche ed ora l'occupazione dei territori comportava necessariamente per l'Asse dispersione e logorio di forze.
La battaglia di Creta era stata pagata con il logorio dell'unico strumento disponibile per operazioni di aviosbarco ed ora la Germania si trovava nella pratica impossibilità di ripetere imprese del genere. Commenta Churchill (r):
« I Tedeschi impiegarono h1tti gli effettivi di cui potevano disporre. Doveva essere questa la prodigiosa impresa aerea di Goring. Tali truppe avrebbero potuto essere lanciate nel 1940 sull'Inghilterra se l'aviazione britannica fosse stata piegata ma l'attesa era andata delusa. Avrebbero potuto piombare su Malta: ma il colpo ci fu risparmiato . . . Quando la battaglia (di Creta) cominciò non sapevamo quale fosse la forza complessiva della Germania in fatto di forze paracadutiste. Solo dopo molti mesi fummo certi che l'XI Corpo era l'unica unità del genere ...
« La perdita da parte germanica di ottimi combattenti eliminò la formidabile arma delle truppe aviotrasportate e paraca- dutiste da tutte le operazioni immediatamente successive nel Medio Oriente. A Creta Goring ottenne solo una vittoria di Pirro; le forze che vi logorò avrebbero potuto infatti conquistargli facilmente pro, l'Iraq, la Siria e forse anche la Persia. Queste truppe erano prio quelle necessarie per invadere vasti paesi titubanti dove non avrebbero incontrato alcuna seria resistenza.
«Le forze terrestri britanniche a Creta __...., dissero i Tedeschierano numericamente tre volte superiori al previsto. La zona di razioni dell'isola era stata approntata per la difesa con . la massima cura e con tutti i mezzi possibili ... Tutte le opere erano state metizzate con grande abilità ... L'errore, dovuto a mancanza formazioni, nell 'app rezzare esattamente la situazione del nemico mise in pericolo l'attacco dell'XI Corpo Aereo e fu causa di perdite eccezionalmente alte e sanguinose »
Nel Medio Oriente era stata realizzata la continuità territoriale dall'Egitto, per la Palestina e la Siria, fino alla Turchia, togliendo ogni preoccupazione di pericolose novità da quella provenienza.
Erano state soffocate le aspirazioni e le irrequietudini listiche delle popolazioni dell'Iraq, che potevano compromettere la disponibilità del petrolio di. quel Paese, indispensabile per la flotta inglese del Mediterraneo.
Tutte le forze a disposizione del Comando in Capo del Medio Oriente erano oramai disponibili per far fronte alla minaccia l'Asse contro l'Egitto. Si trattava ora essenzialmente di contrastare nel modo più energico ed efficace l'afflusso dei nostri rinforzi in Libia, estendendo la sorveglianza, senza alcun riguardo per la eia, alle acque territoriali tunisine. Contemporaneamente occorreva sollecitare e accelerare l'invio di rinforzi della madrepatria, con l'obiettivo dì raggiungere al più presto un grado di superiorità l'avversario che consentisse di riprendere ancora una volta l'iniziativa delle operazioni.
Il 27 maggio il Presidente degli Stati Uniti aveva proclamato lo « stato di emergenza nazionale illimitato >> : non si trattava ancora della decisione di aperto intervento nel conflitto ma costituiva già il materiale schieramento a fianco della Gran Bretagna.
Infine, come si è già accennato, oltre e al di sopra di ogni tore materiale della situazione, vi era il nuovo clima di fiducia generato dal grande evento della guerra del Reich contro la Russia: un evento che mutando radicalmente la prospettiva strategica della tuazione, induceva a considerare con fondata fiducia il prossimo avvemre.
