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Oltti il lago di Doberdò

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NOTA BENE

NOTA BENE

30 No 11embrc.

Mi hanno de1t.o che per rilrornre il mio reggimento debbo andare a S trassoldo. Parto d a Udine ~Ile 17. E' sera inollrata quando arrivo a S trassoldo. Paese deserto, poco piacevole. Per questo i soldati lo ha nno ribattezzato: Tresoltli. E , forse, non vale di più. Nessuno mi sa dir niente d i preci so. Trovo da dormire in u na nimessn . Mi sprofondo nel fie no e trovo il sonno.

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Più innanzi saprò qualche cos u di positivo. Me l o assicura un compagno di viaggio, che trovo lungo la s trada. E' u n bombardiere, che porta al braccio il dis t intivo di u militan ardito),. L'ha otlenulo - egli mi narra - per il coragg io di cui diede prm1a, sul mani.e Cimane, dopo Io scoppio de1la mina austriaca. Cammin facendo, il discorso cade sulla g uerra .

- Hanno fallo mnle, g li austriaci, o dichiararci la gue rra. Li rid urremo olla ci mendicatione ». - -

Al Comando di tappa mi mandano in una pie~ cola local ità vicina. S trada lunga e pesante. Per fortuna c'è un grande sole.

Giungo ad Aquileja, città dalla e!crna impronla rom ana, a sera larda. Non mi dimentico di visitnrc la cattedrale.

1° Dic e ml;re.

Ma non trovo lracc c del mio reggimen!o. E' sl fllo in riposo, in questi paraggi, mentre io mi trovavo in licenza invernale, ma da qua lche giorno è in linea. Oltre Isonzo s aprò qualche cosa di preciso. Nelle strade larghe e diritte del basso Is onzo, il movimento è semplicemente formidabile, supera la mia immaginn zione. Al bi vio di Pieris trov o, conduttore di un cami on, un amic o int erventi st a della vigilia . Monto sul camion.

Ecco l'I sonzo. Ampi o, ceruleo, chi ariss imo. Ro nchi, quasi intatto. Trovo alcuni so ttufficiali mi ei amici ch e mi in vilan o a dividere la loro mens a. Afontre s i mang ia, g li au s triaci mandano qu a ttro grnnate dirett e oll a stazione. Grande s infonia di s hrapnels contro un velivolo nemico . Alle ore quattro, partem.a. Seguo il mulo che porta la me ns a ag li ufficiali dell a mia compagnia. Al bi vi o Sel1.-M:on fa lcone , una g r an de colonna, fatta con piet re nppena sch eggi ate , rec a un'epigrnfe che non mi è poss ibile copiare. I m uli vanno in fretta . Il movimento, salvo in alcuni punti, non è co ngestionnto. Pa sso sotto le caye di S elz. Ora comprendo le difficoltà enormi ch e dovettero ess ere s uperat e, per espugnare quel primo grande bastion e dell'altopiano carsico . I nostri cannoni tuonano sempre . I se gni delle battaglie s ono ancora evidenti. II ter- rcno è lacerato. Trincee sconvolt.c. Cas upole rovi· uatc1 alberi divelli. Nulla è in piedi. La guerra è pnssata qui, col suo terribile rullo compressore. Negli angoli, croci solitarie e collettive. E' il crepuscolo, Mi \10lto, per guardare la pianura dell'I1--onzo. Laggiù , è una striscia di mare.

Doberdò è un nome. Del villaggio non reslano che mucchi di macerie. Passiamo vicino ai due laghi o, meglio, due grossi stagui morti. Alcune voci: è lo nostro quota. Tumulto di voci. Un camion è fermo: ha portato l'acqua. Trovo i bersaglieri della mia compo gnio. Affettuosìssime strette di mano . Mi attendevano.

- Si parlava proprio di voi, in qne!ilo momento - mi dice un bersagliere amico, di Vernale, provincia di Lecce. nicordo che egli mi volle portare lo zaino da Quel T oront a Minigos. Non dime nticherò tale atto di affettuosa simpatia do parte di q ues to umile contadi.no pugliese.

Salgo ai noslri baraccamenti o ricoveri. u Prendo posizione,, nel bnracchino del sergente.

Sera di s telle e di luna . .Mi prc....,:,.cnto al colonnello, che s i trova in primis<:ima linea.

Nella nostra compagnia ci sono stati quattro feriti da scoppio di grano.la. Uno dei carabinieri addetti al Comando del reggimento è morto, l'altro ferito.

11 e , morale )) dei bersaglieri mi sembra elevato, certamente s upcrfore a quello della zona Carnica.

-

Abb iamo tanti cannoni! Avanzare sarà facil e! - innanzi. La parola d'ordine che circola fra noi, è questa:

Un senso di fiduci a e ·diffoso in tutti . Andremo .

- O Duino mangia i bersaglieri, o i bersaglieri mAngiano Duino! -

Ore 10 di sera.

Mentre scrivo, i noslri cannoni urlano senza tregua. Sulle quote e un bagliore di raggi e di proiettori. Non so come rias~umere le impressioni Lumulluose di questa prima giornata di trincea sul Corso. Sono profonde, complesse. Qui la guerra si presenta nel suo aspetto grandioso di cataclisma umano. Qui, si ha la certezza che l'Italia passerà. Arriverà a Trieste e ollre!

2 Dicembl'e.

Nolte tempestosa di bombardamento intenso. nostri cannoni non hanno avuto un momento di tregua. Stamani piove. Sono le undici. Tre gros!"c granate austriache. Continua il bombardamento da alcune ore. Pas.sano sulle barelle i noslri feriti. Non sono molti e nemmeno gravi. Ma c'è un morto fossù. Una granala lo ha schiacciato sollo una roccia. Alcune granale sono cadute nel lago solle· vando colonne di acqua. Vers o sera, sono entrate in azione le nostre balte.l'ie. Da qualche ora, gli :rnstriaci tacciono. l nostri cannoni tambureggiano. Mentre scrivo sono giunte Ire grosse granate nustriache e uno shrapnel. Altre quallro. Nel mio fir,overo .si gioca tranquillamente n treeetlc.

Lungo le rirn del lngo ci s ono dei frammenti di membra umane. Nella sellctta due cadaveri di au: striaci stanno decomponendosi. Poco lungi, un altro morto insepolto . Giungono, col vento del'Ja sera, ondate di tanfo di cadaveri. Nella sellelta ci s ono due cimiteri:· uno auc;triaco e l'altro italiano. Ieri una grossa granata disseppellì alcuni morti. Macabro. Ora comprendo come il solo nome di Doherdò lcITorizzi gli honved ungheresi. Espugna re queste rocce: q uale meravigliosa pagina di eroismo lat.ino!

3 Dicembre .

Ho lavornto come un mulo per costruirmi il mio ricovero blindato. Ho un socio che mi aiuta e che dividerà con me il posto all'a lbergo / Fuoco intenso delle arti glierie per tutta la g iornata. Nel pomeriggio . sette Caproni sono passati su di noi . A sera fo tta, incursione di vefr;1oli nemici.

4 Dictmbre.

Pioggia, s tanotte. Mattinata livida e tranquilla . Mentre scrivo passano quelli che hanno :, marcato ,:isiLa,,.

H tempo è indubbiamente allealo dei tedeschi . Lu pioggia ci costringe a de i u rinvii n che permet· tono agli a ltri di fortificarsi . La pioggia ci demoralir.za. Noi siamo figli del solei La terra del Carso i.: aUaccn li ccia . Non v'è rnodo di liberarsene. E' rossa più del sangue umano. Sono stato a fare una visita al Cimitero ungherese o itnlo-ung hercsc . Su una tavola della port a s t a scritto: exoriare nliquis ex ossibus noslris ultor.

Ci sono molte croci, ma quelle del Cimitero italia no sono più numerose. Di feriti, finora, quattro s oltanto, per lo scoppio di una granata; uno solo <li questi, grave, ma non m,ortale .

Pomeriggio quas i calmo.

Nel crepuscolo della sera, le gobbe delle quoic del Carso, si prcscnlnno come divorate, lacerale dalla scabbia. Ciclo nubiloso. Solito r ecipl'OCO e abbastanza innocuo cannoneggiamento serale .

Stasera, niente posta .

Un,1 voce : il bombardamento per l'avanzata comincerò s tanotte. Vedremo e sentiremo. ~fontre · scrivo, s ulle cres te dietro a noi è tutto un va m peggiare e un tuonar di cannoni . Che s ia il preludio?

5 Dicem bre.

Cielo buio e terra più livida ancora. Finito il mio ricovero. E ' ven uto l'ordine di s postarci. Succede sempre così. Ora mi trovo in trincea s ui margini del lago di Dobcrdò. Radi uccelli b ianchi e neri volano sulle acqu e che il vento ma ttinale increspa appena. lo lavoro a farmi u na nuova tana. Lago cli Doberdò! Ch i vive a lungo presso le tue rive, perde l'ab itudine umana del riso. Qui la traged ia, prima ancora cli essere negli uomini, è nel terreno. Da tre ore i cannoni austriaci ci bombardano. I nostri rispondono. Qualche volta non si capisce quali s ia no i colpi in partenza e quali quelli in arrivo. Nel cielo è tutto un .sibilare di granate che vanno e che vengono. Durante WI bombardamento, io non amo la compagnia. Mi piace di starmene solo. Ho la superstizione che sia più difficile trovarmi.

Un lembo di azzurro verso Duina. I pali metallici die conducevano l'energia elettrica da Monfa lcone a Gorizia, si rincorrono per lungo tratto e ,,bti in lonta nanza, di notte, sembrano croci gigantesche di un cimitero sterminato.

Quanto sangue ha bevuto e betTà questo. terra rnssa del Carso?

Un tenenle, che vien e a trovarmi, mi dà te prime notizie sugli effetti del bombardamento di s tamani.

I cannoni continuano ad urlare. Sono le quattro. JJ tenente che comanda la mia compagnia mi invita a dividere la mensa serale degli ufficiali. Sono con lui vart sottotenenti, di cui uno ha il comando del mio plotone.

Il ricovero è così basso, che non si può stare nemmeno sedut i. Notte. Raffiche di vento e di pioggia. Dalle 9 alle 10 intensissimo bombardamento alla nostra sinistra. E' un mugghiare ininterrotto di g rossi calibri. Un tambureggiamento sordo che g iunge alle orecchie come il boato di un uragano. P iove, ma io e il mio compag no s iamo a bbasta nza bene r ipara ti nel ricovero nuovo che c i s iamo costruiti in poche ore di l avoro. Anc he ~tasera, nicule po$!3. ;\foglio cercMr il :c:.onno.

6 Dicembre.

SUmoU.e, il mio compagno mi ha svegliato bru~ scarnente.

- u Cristiga )I! Siamo in mezzo a1l 'acqua!Accendo un mozzicone di candchl. Il ricovero è inondato e l'acqua vien giù a catinelle. Ci pro· \'Ìamo a vuotare la tana con le gavette, ma è la · tica inutile. Ci decidi:imo a mettere tre tavole in alto e li ci distendiamo - bagnati fradici - ad attendere l' alhn. D'ora in ora, si accendeva un fiammifero, per constatare la crescita dell'acqua.

Finalmente, l'alba. Verso Aquileia, c'è un vasto tratto di sereno, ma dietro a noi, verso I'Aust1ia, il cielo è cupo. Se \'Cnisse il solei Il buon giorno ci è stato dato slamane. dai cannoni austriaci: tre colpi di piccolo calibro finora. Comincia il solito martellamento dei nostri. Quando piove, nelle trin· cee del lago di Doberdò, si sta peggio che sull'A· damcllo in una notte di tormenta. Queste sono trincee costruite sotto il fuoco dei cannoni e risentono dell'improvvisazione. Sono muretti di s assi. I di· spersi: ce n'è uno, nostro: nn bersagliere ciclista codnlo colla faccia protes a in a vanti mentre anda· va all'assalto. Vicino a lui, il moschetto con la baionetta innastala. E ' là, s olitario. Perchè nessano si cura di seppe1lirlo ? Forse per conservare alla [Rmiglia un 'ultima illus ione sul «di s perso,,? Un po' di sole. Bombarrlamcnto pomeridiano inevitabile. l,ero tirano s ul l{ ri-Kri, s ul rovoscio di quota 208, e nella selletl,a fra pr ima e 5e conda linea no s tra. Vers o la pinnurn s' in.ilznno adagio o.do. g io tre grandi palloni-drago. Qualche colpo dei loro {11 cilecca. Specie i grossi calibri.

Passano in alto, lentamente, quasi ansimando e gemendo, i g rossissimi proiettili che vanno molto lontano. Io, lutto solo, fuori della mia lana - a mio rischio e pericolo - mi godo lo spettacolo. auditivo e visivo . Rombo di un velivolo nostro che fila verso Gorizia. Dal Golfo di Panzana s'addensano nuove nubi tempora lesche. Finchè dura lo scirocco non forà bel tempo. Crepuscolo tranquillo. Sono andato a trovare un amico tenente, romano, che ora comanda una sezione di mit.raglfatrici. Non lo vedevo più dal Rombon. Egli mi ha narrato cbe i disertori. austriaci hanno manifestato tut.t.i un sacro terrore dell'artiglieria italiana. Molti" di loro \lenivano dalla Galizia.

- Là, è un paradiso a paragone del Carsodieono. - L'artiglieria russa fa pum-pum-pum a lunghi intervalli, ma non fa il fuoco a tamburo come l'italiana. -

Il rancio giunge alla ser.n. E ' l'unica distribuzione dei viyeri in 24 ore. La razione ii ridotta. L'appetito è sempr e quello. Serata movimentala. Verso le nove, un attacco nemico si è delineato a!la nostra sin istra, s u quota 208. Dopo un vivo fuoco di fucileria, sono entrati in azione i nostri piccoli calibri. Sono uscito dal ricovero per V<'derc di che si tratta.va. Un nostro proiettore illumina,,a la scllett.a fra la quota 208 e la nos tra. T ulto il coslone era punteggiato dallo scoppio ininleITotlo dei nos tri shrupnels e delle uoslre granol •i. Il tambu reggiu re violento er a di c1uo.ndQ in qunn· do soverchiato dallo scoppio dei grossi proiettili. Tutto il costone ena avvolto in una nube di fumo . rossigno, squarciata spesso dai raggi. Tutti i herrnglieri, armati, sono usciti dai ricoveri. Il fuoco dei nostri cannoni ci elettrizza. Una quarantina di minuti è durato il tambureggiamento. Ora è finito-. Passando dai ricoveri , ho raccolto le impre ss ioni dei miei commilitoni.

- Qui si vede la forza degli italiani!

- Non è piti come sullo Jaworcek!

- Adesso sono loro che ,-,i "spicciano n!

- Devono avere avuto una buona scopola!

- Hanno fatto male a muo,•ersi i tedeschi, moltissimo male! -

Pas.sa un nostro ferito, colpito da una scheggia di granala al piede.

Alla 6" compagnia c'è s tato un morto. Ora è silenzio. Soltanto le vedette sparano strac\amente. Vicino a me, i mitruglieri di una {( sezione n lavorano a farsi i ricoveri. Cantfrchiano sommessamente:

Bella bambina, Capricciosa garibaldina, Tu sci la siclla, 'l'u sei la stelle: di noi soldà.

La voce ùe i nostri cannoni: ecco l'argomento travolgente per tenere elevatissimo il umoralen dei :-- oldati. Cielo velato dalla foschi a . Altorno alla luna è un cerchio.

- Cerchio lontano , pioggia vi cina , - mi dice un tenente e aggungc: - Me ne rmcresce, perc hè ciò rimanda la nostra avanzata. -

C'è un po' d'impazienza in tutti, anche nei più negativi/ Avanzare! Ln lotta, col suo appara to av. venturoso, emozionante, e malgrado i suoi rischi, affascina il soldato. La stasi debilita. L'azione rin· franc a. Stanotte bi sogna dormire con un occhio :ipert.o.

7 Dicembre.

Tanto per cambiare, piove a dirotto. li nostro ricovero è un guazzetto di acqua e di fango. Sta · mani, in un ·ora di sosta, le nostre artiglierie avevano aperto un fuoco violentissimo sulle posizioni uemichc. Ora tacciono. Quelle austriache bronlo· !ano alla nostra sinis tra. La pioggia è il quinto ne· mico nostro cd è, forse, il più massacrante di tutti.

Gli automobilisti non sono imboscati perchè sono indispensabili. Quelli che tutte le sere ci por· lano acqua e viveri a duecento metri di distanza dalle nostre trincee di prima linea, rischiano la pelle come noi. Non è molto che un camion con un carico di granate è stato colpilo in pieno, lungo la s trada di Doberdò, da un proiettile nemico. Co· loro che lo guidavano sono andati in pez zi.

Mezzogiorno: piove sempre e più forte. Iersera, dopo sei Iun~hi giorni di privazione, mi è giunto il Popolo, primo numero dopo lo sciopero tipogra · fico milanese.

Ieri sera, sull'imbrunire, ci siamo spostati alla· trincea estrema della nostra lin ea. Piovevo. forte. Ci siamo allogali in una tana fangosa. Rada fucileria. Sciupio di rrizzi. Gli nuslriacì sono a 30-50 metri da noi. Ieri sera lavoravano intensamente. Si udi va lo spicconare e il battere delle mazze. Stamani non piove, ma l'orizzonte è g.rigio. Le artiglierie lavorano, m:i senza impegnarsi troppo. Nei ricoveri abbandonali dagli austriaci sul rovescio del Deheli, abbiamo trovalo delle mazze ferrate. La nostra trincea ha qui un tracciato cosi bizzarro, che potremmo essere colpili di fronte e di fianco .

.Ma fra noi e i tedeschi è convenuto una specie di tacito nccordo, per cui non ci spariamo. Noi li vediamo e la sc iamo inoperosi i no stri fucili; essi ri vedono (e noi ci facciamo Yedere anche troppo!) cd u ess i u non lirano. Siamo qui, in queste buche di fango, inchiodati , immobili ncll'alte!:la del nostro destino.

La pioggia di questi giorni ha ahba.ssato un po' il livello del ,e morale u bersaglieresco. Siamo tutti bagnati, fradici, non abbiamo che una coperta e il cappotto: siamo privi degli zaini e non li riavremo se non tornando a riposo. ì\'o n un lembo di a1.Zurro: cielo uniforme, bigio, come il saio di un frate, e sgocciolante.

Gergo di guerra : spazzola = fame; fifhaus = rifu g io sotterraneo blindalo.

La nos tra trincea cinge il campo dell'ullima bat- taglia del novembre. Nelle buche dei 305 abbiamo raccolto e sepolto i cadaveri degli au striaci. Attorno, l1Jl po' di ca lce hiancQ.

9 IJicem9rt.

Pioviggina. P erò, sembra che l 'oriz zonte voglia finalmente schiarirsi. Comincia la sinfonia quotidiana dei grossi calibri. Gli austriaci sparano poco con calibri piccoli. Tambureggiamento dei nostri.

Stanotte un prigioniero ausb'iaco si è dato spontaneamente alle vedette della 7• compagnia. Egli ha raccontato che il nostro fuoco dell'altra sera ha cagionato gravi perdite agli austriaci. Il prigio11iero è l'unico superstite di un posto colpito in pieno. Gli altri tre sono morti. Una nostra pattuglia si è recata al piccolo posto ed è tornata con tre zaini tirolesi e sette fucili.

Pomeriggio. Un ra gg io melanconico di sole. Una granata austriaca è caduta nella 11 loro n trincea. Immediatamente hanno levato tre razzi per avvertire dell'eITore. Fetore di cadaveri in.sepolti o mal sepolti. Sereno? Un raggio di sole ha squarciato la fitta tendina nuvolosa che ci mortificava e aduggiava da parecchi giorni. Ne approfittano le arti · glierie. Un nostro 280 apre nei reticolati della loro trincea un varco di almeno d ieci metri. u Loro n ci battono a shrapnels. C'è un ferito alla 7• compagnia, ma non è grave. Il cielo si rasserena e si rasserenano gli animi. Il concerto continua.

Un grosso proiettile è calato in pieno su alcuni ricoveri G\'anwti. Ci sono uomini fuori di combattimento.

10 Dicem bre .

Stanolle, dalle 2 alle 3, lavorato a scavare un camminamento fra le nostre prime linee. Nelle tenebre, appena rischiàrate dolla luna dietro le nubi, il campo di Lattaglia dell'ultima noslra avanzala presenta un aspetto fanlastico. Non s i vedono1 nel terreno sconvolto e lrnntumnto, che detriti e rottami di ogni specie. Ondate di lezzo cadaverico. I tedeschi lavorano indefessamente ogni notte dalle sei dello. sera alle sei del mattino. Cento mazze picchiano le basa mine e cento mine s coppiano nella. notte. Questo lavoro non ci impressiona eccessiramente. Noi S!!.ppiarn o che nulla re5isterà all'azione delle nostre artigli erie. Stamani cielo grigio. Ore dieri: ripresa un po' stanca dei grossi calibr i. Il concerto si accentua, mentre l'orizzonte si rischiara.

Jamiano, il paese che fu raggiunto e abbandonato nella nostra avanzata dei novembre, non dista da noi, in linea d'aria, più di 500-700 metri. Un 305 che passa ogni quindici minuti - regolarmcnlt~ - sulle nostri'! linee, mugolo come un tranvai.

Pomeriggio di pioggia sottile, implacabile! Nell a trincea, silP-nzio. Qualcuno canticchia , ma sommessam ente, senza convinzione. Qua lche colpo inlermittente delle a rtiglierie aume nta la melanconi a . L'a llacco Uustrinco dell'altrti nolle a quol a 208 è stato riferito nel Bollettino del Comando Supre· mo in questi termini: u Sul Carso continuò ieri l'attività CÌtllle artiglierie. La sera, l'avversario, dopo violenta preparazione di fuoco, tentò due successivi attacchi contro le nostre linee a nord-est della quota 208 sud e fu nettamente arrestato e respinto",·

11 Dicembre.

Ieri sera siamo rientrati, dagli avamposti, all'accampamento, Pioveva forte. Molli sino alle ossa, abbiamo atteso pazientemente il cambio. Nell'atto di cedere il rnio ... appartamento al nuovo venuto - l'ospite ignoto, - questi mi ha chiesto.::

- Dove sono i tedeschi?

- LI, a venti metri .

- Tirano col cannone?

- No, perchè siamo troppo vicini a loro.

- Colle bombe?

- Nemmeno. -

Mezzanotte. La pioggia è cessata e il vento im- , petuoso fa galoppare le nubi . E' termina to adesso un violento attacco austriaco di sorpr esa, contro Ja nostra linea. Dormicchiavo. Sono stato svegliato dagli scoppi striduli delle bombarde. Poi la fucilf:ria ha iniziato il fuoco. Violento. Sembra il ticchettio di una gigantesca macchina da scrivere" Sono con me, nella nuova tana, alcuni bersaglieri ..

Qualcuno mi dice:

- Picchiano?

M"uollal,.ffmJaJ/tfT/odirum•,

- Parei E forlc! -

Il fuoco dell'artiglieria nemica aumenta di vi-gore. Gli shrapnets sc rosciano sui ricoveri e, poi, è tutta uno. pioggia di schegge e di sassi. S ilenzio d 'attesa.

Un grido vicino lacera l'aria : _

- Portaferiti! Portaferiti! -

Ora le nostre artiglierie sono entrale in funzione. E' un concerto infernale.

- Giovanotti, armatevi e tenetevi pronti! - ortlino ai compagni.

Un tenente passa correndo da riparo a ripnro, urlando:

- Bersaglieri, armatevi, ma non uscile dai ricove ri! -

La tempesta delle a rtig lierie continua, con un crescendo indiavolato. La fucileria, sopraffatta dnl1~ esplosioni, non si sente più. Lo scoppio dei grossi proiettili fa sussultare la collina. Noi, immobili, attendiamo sempre.

E' finita. Passa un ferito alla tesla, ma non è grnve. Cammina, senza scarpe, sul fango, sallel~ lando verso il posto di med icazione. Tre barelle di feriti ali~ gambe. Un altro portalo a s palla. Un feri to al braccio. Due sono gravi. Vi'lnno senza un lamento.

- Sergè, quaggiù c'è uno che non si muove più. E ' colla faccia a terra ...

- E' morto?

- Non lo so .

- Voltalo e portami il piastrino d i riconoscimenlo .

- E' morto. E' il romano. -

Un gruppo di bersaglieri è raccolto attorno nl cada vere. E' s tato fulminato da un pollella di ~hrapnel , mentre usciva dal rico\•ero. Appello delle squadre. Nel mio plotone nessun ferito. Nelle oltre compagnie ci sono alcuni uomini fuod di rombattimenlo.

J\lntl innla temporalesca. Burrasca. Le artiglierie tacciono. Mezzogiorno solatìo. Usciamo tutti al sole, malgrodo gli shrapnels. Ci asciughiamo un po'. Nel pomeriggio i loro cannoni tirano qua e là. Mentre scrivo, tirano sulla nostra terza linea, ma le granate cadono nel lago sollevando colonne di acqua. Dal punto dove mi trovo si vede un piccolo tratto di mare. Una domanda che i bersagl ieri mi rivolgono spesso:,

- Qunnto siamo lontani da Trieste? -

Il tenente che comanda la mia compagnia è stato promosso capitano. Gli mando le mie feliciLazioni.

- Per u bagnare" le stellelte ci vorrebbe un harile di grappa ... - commenta un bersagliere che prima della guerrn dimoravo a Trieste.

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