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Un mese tra le montagne della Carnia

25 A.Jarzo.

Cerco da cinque giorni il mio battaglione. L'ho lasciato a Serpenizza a riposo. So che i? rimasto dieci gi orni a Pinzano s ol Tag liamento. Poi e partilo per la Carnia, ma per destinazione ignota. Giro d~ cinque giorni, in lungo e in largo, la Carnia, a piedi (' in ferrovia. Da Tolmezzo u Paluzza. La colonnR dei bersaglieri che tornano dn.lla licenza invernale è scortata da due carabinieri a cavallo. Attraversiamo il ponte del But che 11 irrompe e scroscia n. Si marcia in ordine. Ecco Terzo, Cedarchis, Enemonzo, Arta. Ho appena il tempo di leggere l'epigrafe che ricorda il soggiorno di Giosuè Carducci in questi luoghi.

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Un po' di sole. La strada s'inoltra fra abetaie foltissime e odoranti. C'è nell'aria il tepore della primavera. I torrenti ingrossati rial disgelo urlano trn le gole dei monti. Veroso Paluzza, la valle del But s i allarga. A Paluzza, il maggiore degli a lpini , r hc ~ta o! Comnndo di lappa . mi dice, fin a lmcn1<', rlovc s i trova il mio battaglione. Lo raggiun- gcrò domani. Passo la serata a Paluzza , popolatu da soldati di ogni arma. Il paese è intatto. L'art.i· glieria nemica non lo ha mai raggiunto. Timau, ill\Pcce, secondo quanto mi dicono abitanti di Pa· luzza, è una rovina. Timo.u è l'ultimo abitato che si trova, prima di .raggiungere le posizioni 011mai famose del Pa] Piccolo, Pal Grande, Freikofel. 26 Marzo .

Giunge dal Freikofcl il romllo ininter rollo del t'.annone. Si combatte. Ma l'eco della battaglia virina non sembra turbar<' ccces.5ivamc ntc i citladini di Paluzza. La r.aratteri.~t ica c hies etta, diua nzi alla fontann, ri g u rgita di genlc che ascoltf1 la messa. Gruppi, fra i q uali sono molti soldati, !-la nno da vanti alla p orta pr inc ipale e a quelle ' laterali . Un sergente maggiore del Comand o di lappa mi informa che da Timau s i sono chieste "tutte le ambulanze disponibili u. C iò dà un'idea rlella gravità del combattimento.

Alle undici ci raduniamo per partire. S iamo accompag nati dal !-oltote,ienle Mc nini, lombc1.rdo .

Addio Paluzza! AU.ra vcrsiamo il But e tocchiamo Cercivento. Segue Ravascletto, dove troviamo la neve. Sia mo li 047 metri. Vecchi e donne s ono ne lle s trade H g odersi il S(lle e il l'iposo domenicale. Un particola re 8ignifi cali vo c he de nota il p atriottismo di qu este po pola zioni. A Ravascletto -paese di poche c;_mtinaia di a nime - !-0110 ~ta h: ~ottoscritle ben 25 mila lire per il te rzo r res tito uazionale. Sosta per il rancio che confezioniamo in casa di un contadino che ci o ffre le mannillc. In marcia! Ora la s trada riscende . Il panorama rhe si offre allo f';g uardo è semp1-e incantevole . Carnia pittoresca e ospitale!! Breve ta.ppa a Paularo: un villaggio. Entriamo in una cas a - che ha una certa g razia di Yilletta s ignorile - per bere un sorso d 'acqua. Ci viene offerta, con gentilezza, dalle donne dì ca""a . Tre ragazze:- Minà, Antonietta, Maddalena. i\ oto un grande ritratlo di Benedetto Cairoti e uno piccolo di Gabriele d' Annunzio. Donne itatia ni!.sim c. Cantiamo ins ieme l'inno di Oherdan. Saluti e augu ri.

Ecco Comegliaus , da dove comincia la valle ùel lkgano. Tappa senile n Rigolato, pieno di ulpin i ùel 3n _ S ono giovani del 'OG prove nienti da Torino. Le ost erie sono affollate di soldat i. Nelle s trade non ci sono funali. Buio pesto. :Ma d u u n accantonamento, non lungi dalla strarlu p rincipu le, -; i leva un coro:

Al 27 ,uuggio

.4l tramonto del .~ol, A ff ondavasi una barcu

Ne l Lago Maggior.

Bella che dormi

S u l le tto dei fiol',

Svegliali e poi ricevi li coro le nto u Ir e voci s i diffonde con una certa solennità ne.Un notte stcllnt à. lJo Rigolo.lo a Forni ci sono 7 km. e mezzo di strada maestra. A Forni c'è il Comando del mio battaglione. Lungo !A. stradn, il solito movimento delle retrovie: biciclette, carri, camions. Incontriamo una piccola automobile della Croce Hossa inglese, guidata da uno chauffeur coll'inevil~ile pipa corto in bocca. A Forni, dove giungiamo verso le 11, ci dicono dove si trova la mia compagn ia. Ci mettiamo al seguito della colonna dei muli che portano i viveri. Di rimarchevole a Forni non ho vis to che un palazzo delle scuole elc"" mentori. quasi grandioso. Siamo una decina di che attraversa un·abetaia cosi folla , che impedisce al sole di giungere a terra.

Un bacio rl.'arnor ..

A quota 1576, alla destra del torrente Bordaglia, che nasce dltl laghetto omonimo, trovo il 1° plotone della mia compagnia. Sono arrivato. 11 plotone è ricoveralo - ins iem e con altri bers aglieri ciclisti del 10" - in una baracca di legno a Ire piani. Di fianco c'è la cucina e uno sgabuzzino, s ulla cui porta mal connessa sta scritto pom- .i posamenle: Sala convegno per fumatori. C'è il fu- ' T mo , ci sono i fumatori , ma quanto alla sala è... un 'esag erazione. La stanchezza mi concilia rapida · mente il sonno.

28 Mu ~zo.

Allia grigi.i. Qualche raffica di nevi::;chio, atte· uuala da ondate di sole. Bizzari·ia della montagna.

11 Coma nd o della nm,tra compagnia è 300 me t ri più in alto . Vi salgo per presentarmi al capitano. Nel t.ragilto ho modo rli orientarmi sulle nostre pos izioni. S iamo for lifì calissimi! T ulta la neve, vicino e lon hmo, è punteggiata dai pali dei nmstri reticolali. Di qui, uon passeranno mai!

29 Murzu.

Shunaui1 ricogni2io11c voloularia . Sono disi:eso ndlu vallc1 sino alla conflueJJ za Jet Bordaglia col Vo luja. LaggiU una s quadra di alpini schyatori si esercita,1a. Pomeriggio insignificante. La prima squadr a è di guardia all 'acc.intonamcnto. S ono capoposto. Notte tranquilla.

30 Marzo.

Nevica da sedici ore. Tullo è bianco. La mulattiera è s ommersa. Pomeriggio: nevica sempre. La posta non è g i unta. Ore lunghe. Nella bo.racca , al primo, a l secondo, al terzo piano - totale a ltezza quattro metri o giù di lì - si g ioca a ca 1te , ~i fum a, ' si canta . Jo, col ventre a terra, scrivo queste note. Tipi di sold ati; Melosi 'Piacentino. lucchese, torna lo dall'America. Classe 1893. E' il vero tipo del toscano medio: asciutto, intelli gente e provvisto di una buona lingua s nodata .

- Sono tornato in Italia per l'onore - eg li mi dice, iniziancio la nos tra conversazione. - Cinque a nni OI" s ono andai in America e quando fu chiamata la mia classe, non essendomi presentato, fui dichiaralo disertore. In America, a R ichmond, capitale dello Stato di Virginia, avevo un piccolo commercio di confettiere. Gli affari non andavano male. Scoppiò la gnerra europea. Quando l'Itali a e ntrò in campo, sentii che non potevo più oltre res tare lontano dalla mia patria e s ono tornalo. Potevo entrare nella Sanità, ma ho preferito un'arma combattente e sono qui a fare il mio dovere. -

E' un fatto, ch e i soldati tornali dall'Americo ,·os tituiscono la parte migliore '1elle trnppc al fronte.

Domattina, s veg li a alle quattro. Dopo g li allucchi al PaI Piccolo, bis ogna vig ilare . Tale è l 'ordin~ telefonico del capitano.

L'eventualilà di un':nione l us inga i soldati.

Nevica sempre. Sono cadute due va lang he con 1111 boato tremendo. Non si ha notizia di vittime. I morti in segu ito a vulanghe non sono stati molli in (1ue.-,ta. zona: cinque e alcuni feriti. 31 Mm·zo.

Dopo tanta neve, ecco una niallinalu merovigliosu di sole. Nella chi<1rità diufana, trasparente delrorizzonte1 ~i s tugliano netti i profili e le mcrlet- wture delle monlngne bianchissime. Loot.ono s i vedono le guglie dolomitich<i del Crttloi·e. fntanto , :il 1:ivoro. La mulattiera è colmn ili 11f'\' f' . Anche i s e ntieri d 'accesso alle ·<1 ridotte u delfo prima e della ser,onda linea sono ns lruili. Dlli cos.lon i q11asi perpendicoliiri dei monti di \ ' as e Ornladel che c i s tanno di fronte, si slacr,ano frequenti valanghe. Da lontano sembrano cascole mugghianti. Tnrbinto di ne ve !-Ulle cime. Pure chP la montagnri fumighi. Pomeriggio solatio e calmo . Qualche 111ri!ata ~olitaria. Ve r so le Ire, abbiamo noloto dw~ palloui bianchi, alt.is~imi , chf' il vento sp ingevn verso di noi, da.Jle linee nemiche. Si tra ltn di uno dPi soliti trucch i austriaci; il cesto de l pallone recava una poesia contro Cadorna - scritta in italiano,._ e due cartine g eografiche: Ciò che otleneva l'Italia senza la guerra e ciò ch e hn ottenuto in dieci mesi di guerra.

Unn linea s ollilc di pMpora nn.nuncin il sùlc. Se fossi un poe.ta!

Il Comando austriaco che ci fronteggia è rimas to alla Les i del u parecchio i, di giolittiana, nonc hè ignobile memoria.

- Ma se i ledeschi - commenta nn arguto ber~ gainasco - non h:rnno altri u balloni n da sparare, presto son fritti. -

So no capoposto della g uardia al u blockhouse" N . 2 dei .po~ti àvanzati di p r im a linea, oltre il val- loncello della valanga. Il <( hlockhouse n N. 3 è sfato travolto e sommerso da una valanga. Per for. tuna, era stato abbnndonnto in lernpo e non risono state vittime. Ho con me i be!'saglieri Hooli OrcMc di Milo.no, Alcenzo l\fomore· di Fiume '.\larina. Marano Al1f.uro di Codroipo, Ruggeri Pietro di Fabriano, Afastromonaco Giuseppe ilei ;\folise, Scaf'chetli Ezio nato a Costantinopoli da genitori mantovani e Tonini, piacentino.

I quattro (1 blockhousc n o ridotte, costituiscono la nostra prima linea. La consegna è di difenderli sino all'arrivo dei rinforzi deUa seconda linea e se i rinforzi non arrivano, difenderli egualmente sino all'ultima cartuccia. Sono ridotte costruite con grossi tronchi d'nlbcro, resistenti a granate di piccolo calibro. Per giaciglio, un tavolaccio ricoperto e Peso un po' soffice da uno strato di fronde d'abete che emanano l'odore grato e resinoso delle conifere. Nel pomeriggio, intermittente e innocuo bombardamento a shrapnels. Passa un Taube al tissimo, oltre il tiro pos.<:ibile del nostri fucili. Filn \eloce in direzione <lella Valle del Degano.

2 Aprile.

Sole. Appena giorno, muoviamo in ricognizione verso le posizioni austriache.

Siamo in cinque. La 11eve poco resistente ci impedisce di camminare con velocità. Siamo giunti in prossimità del Passo di Giramondo, dominato aJla sinistra per chi sale lungo il Rio Volaja dal

Picco di Giramondo che appnrc come un i<Termine )) giganle!".co posto dalla nnl11rn pct ~('\gnore i contin i d ' llnl ia . VeN-o le 10 il c;o!ilo Taub e è venuto s ulle no<ilrc posizioni.

Quantunque fosse mollo nito, abbi amo fallo ruoco egualmente . Dopo il secondo runcio, quando scendono dai monti le prime ombre della sera, mentre sulle cime s i attarda la luminosità del crepuscolo, i soldati s i riuniscono e cantano in coro. Sono vecchie canzoni semplici ùi parole e di melodia , ch e s i prestano a l canto a più voci.

Ieri nel mio blocJd1ouse >) venne cantalo il Lamento del soldato p r. r la morte della fitlanz a la.

Ecco le parole. I versi sono roz1.i, ma c'è in e!'.:-li nnn fresca vena di sentimento:

Trenta mesi che faccio il soldfff11

E una lettera mi " edo arrinar.

Sarà /orse la mia amorosa

Che ho lasciata nel letto ammalà.

A rapporto , signor capitano, Se in licenza mi vuole mandar.

In licenza ti manderia

Purl'hè ritorni da bravo soldà .

Glielo giuro. signor capitano, Ch e ritorno da bravo soldà.

Quando giungo vicino al paese, Le campane io sento a suonar.

Sarù, Jor~r. la mia amoros11 (,'hr la pol'tano a .i;otterrar.

O becchino, dw porli la bara Prr fwJOr(';, riposati un po' .

Se ria viva, 110n l'ho mr1i baciala, (),. r./i't'. morta, la voglio baciar!

La sun /Jocca, ora, sente di terra, Menfrl' prima orlorava di fior /

S ono le cam.oui ~orgule dall'anima primilivri ,lel popolo. Sono passate da generazione R generazione e i soldnt i ~e le s ono trn.'~m~S."f' rla ima dasoo all'altra.

Ore quindi ci. Ri a pparizione del Ta11lu: ne mico , <'h e vola altiss imo. Ve rc;o il tramonlo, ,tuello s lrnc<'O delle oppol:lte artig lie ri e . Dis lribuzione del t abacco governativo, con le relative tre c artoline in franchigia.

S i scrive . S i fuma. Il fumo è una dis trazione. 3 Aprile .

Grande sole. Stnmaui nella solita II ricognizione n ci s iamo spinti ancora più in là. Erano con me i caporali Pictroontonio, un giovane abruzzese tor11alo dall'America per fare il solJato, e Serralo Antonino, llfl valido e animoso siciliano de l Jis trctto di Ce falù. Verso le 11, l'a rtig lieria nemic:l ho battuto con gra nale s hrapnels le nostre posizio- ni J elln Scllella (ru il Bul e r u 111ladeL Le granate, scoppiando, r:hiaz7.avano di ne ro la neve . Pomeriggio di silenzio allo, .interrolto soltanto dal rom· bo delle valang he . !,e quali non sono le valang he dirò così u classiche n che si formauo col u s asso che ùa \ vertice" rotola giù nella valle. Sono, io vece, grandi s trati rli neve che slitta dai costoni più ripidi , per e rfelto del vento o del peso delln neye s lessn . Qu a e là, la montagna comincia a mostrare le s ue rocce. E' la primavera ? Un te nente del battag lione ciclis ti mi regala, come !mo ricor· do, una folo~·afìa ùelle pos izioni del Passo di Giramondo e del Volaja . Ieri, men tre g li al pini operava no il " camhio >) dei piccoli pos ti in Bo rdag lio

.

·\\In , furono scopcrli da lle verletle austriac he . Tre rn or ti dei n051ri sono caduti nel cammina menl o, fra la neve.

4 Aprile .

Ricognizione matlutina al valico d('\ Volaja . Sinmo ridisce.o;i per il torrente omonimn sepolto s otto

In neve . Nel pomeriggio, nuova ricognizione su Bordn glia Alla. Siamo saliti per un pendìo ripidis· s imo. Erano con me, il lenente Snnti e tre alpini della co mpag nin volonta ri alpini . Indossavano il camice bianco. Questi volontari s ono in g ran pa r• te cnrnioli e friulani . Gente del paese, Di tutte le d à . Di tulle le condizioni sociali. Sbarro.ndo i pas.

~i a i confin i d ' lt i:11ia, essi difendono le loro case, le loro fami g lie, i loro villaggi che sarebbero i primi a subire le violenze dell' invasore. Genle simpatica. Siam giunti al laghetto di Bordaglia, completamente gelato. Dal laghetto ha origine il torrente omonimo che si getta a Pierabech nel Fleons o Degano, dopo aver ricevuto, come confluent-e, il Volaja.

Il tenente Santi - che oltre ad essere il mio supe riore, è un mio amico carissi mo - ci lrn fatti ~ostare per alcuni minuti in posizione conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche. Col binocolo si vedono benissimo, anche nei dettagli, i u blockhousc s » austriaci che presidiano il Passo di Giramondo.

Il tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari :ilpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerto un sorso di cognac. Di lassll. lo sg uardo abbraccia un panorama di montagne meraviglioso. Le Dolomiti della s inistr a del Cudon• lanciano al cie lo le loro guglie sott ili. L'animarlinanzi a questa visione - si dilata e si e'>alta. La montagna, come il mare, fa usentire)) l'immensità. 5 Aprile.

Nebbia, maltempo. Matlinata grigia. Nessun a ricognizione. J soldati hanno brevi momenti di te· traggine, seguili da esplosioni di gioia e di allegria talvolta fanciullesca. La neve se ne va. Y bucaneve - primi fiori della montagna - cominciano a tappezzare i tratti scoperti. Oggi, non una ca nnon ata e nemmeno fucileria. Quiete assoluta.

J 1ivug hiamo. Tipi di soldati. Ascenzo Memore , del J is tretto di Savona, marinaio di mesti ere. Basta mos trargli una cartolina illustrata con una barca, per fargli sentire tillie le acute nostalgie del mare.

Nato a Final Marina. I suoi racconti della vita maninares ca m'interessano. Fa il solda to volentieri e odia i tedeschi. Lo chiamiamo marinaretlo .

.Abb iamo invece affibbia to il soprannome di al'abelto a Ezio Lucchetti che è nato e vissuto a Co · slantinopoli, dOYe la famiglia sua è rimasta sollo la pro iezione degli S I.ali Un iti, mentre lui tornava volontariamente in Italia per la guerra. Ha un po ' la silhouette del lurco- Calmo, flemmatico, parla in italiano con un leggero accento esotico un po' turco e un po' francese. Fuma ... come un turco. Una ~igarc tta g li pend e co ntinuamente dalla bocca e un'al tra sta, di riserva, s ull'orecchio destro. Quan•lo Ascenzo \'uo le u sfottere n l'Arabelto , lo chiama ,, aggregato all'Italia n. E allora 1'1lrab etto perde la s ua calma abituale e u scatta n per proclamarsi u italiano ud i razza e di se ntimento.

Pomeriggio. Arriva la po sta . Tutta roba in ritardo. La posta nuova non ha ancorA, come diciamo nel nostro gerg o, u tr ov ata la strada u.

6 Aprile.

Giornata movimentata quella d'oggi. Scrivo queste ri ghe, a nolte all a, nel « blockhouse n illuminato da un mozzicone di candc lo. I miei com. pagni dormono. S tam ani ho comp iut o In so lita ri- t'ogn izionc, S iamo giunti ~ino a l co:slone che pl'r la s ua stron a conformaz ione viene chiomato u SJi ina di pesce n. In quP.l punto In neve è alta olll'C dieci me tri. Hu colmato gli scoscendimenti e formato una specie di piunoro.

Durante tutta la mattinatu, violenlo duello delle artiglierie di medio e grosso calibro. All 'una del pomeriggio ho ricevuto un ordine-fonogramma di intensificare la vigilanza e di la.varare attorno al 1, blockhouse u es'5-endo<:i prohabilità di un atLacco ne mi co. Ci siamo messi imme diatamente al lavoro.

Mentre le artiglierie ricominciavano il loro h omhardamcnto reciproco, abbiamo scava to una Lrinc.:oa o cfostru e uno a s inistra della ridolla. Qui oppor remo la prima res istenza. Poi ci chiuderemo nel 11 blockhouse n r he ha tante feriloi e quanti sono g li uomini di g uordio. La consegna è semp lice categorica. I u blockhouscs » devono res istere a o ltranza, si no all'u ltima cartuccia. Abbiamo infn lti un 'abbondante dotazione di munizioni.

Il te nente ci ha detto :

- In caso di attacco, voi siete i et sacrificati )) s e i rinforzi non g iungono in tempo.Posa di r e ticolati. Oltre i posti di vedetta, i fili tl i ferro dentato sono intricatissimi.

TI bombardameno nemico sul Volaja è tlurulo s ino a notte. D ue granate sono cad ute poco lung i da noi , ma senza scoppiare.

- Vig ilare ! Occhi aper l-i, s tanott e, e orecch ie s rnlancatc! -

7 Aprile.

Solit a ricognizione. Ci siamo s pinti oltre il co · ~tone Lambertenghi, cosi chiamato in onore del tenente degli alpini, che scendendo dal Volaja in ricognizione, vi fu colpito a morte da una fucilala austriaca. Qui, alcuni mesi fa, ven ne catturata dai bersaglieri una piccola patluglia nemica. Cielo nubiloso. Pochi colpi di cannone nel pomeriggio,

Il « mora le"· Posso scrivern e dop0 tanti me si di consuetudine coi soldati? Che cosa è il u morale »? Definirlo in maniere precisa , racchiuder lo in un breve giro di frasi come un ordine di servizio f! impossibile. 11 umorale., appartiene alla categoria degli "iinponder11hi li n: non lo si misura, lo s i sente, lo si avverte, lo s i intuisce. li u moru le u è il maggiore o minor sen!-'o di res pon sabilità, il maggiore o minol'e impulso :i l compimento del proprio dovere, il maggiore o minore spiri lo li i aggressività che un so ld ato po ssiede. Il u morale ,, C re lativo, variabi le du momento a momento; du lnogo a luogo. Ques to staio d'animo che si rias-

.-. ume globalmente col te11minc i< morale u è il coefJicienle fondomcnlalc della vittoria, preminente in confronto dell 'elemento tecnico o meccanico. Vincerà chi vorrà vincerei Vincerà chi disporrà delle magg iori riserve di energia psichico volitivo. Cen · lornilo cannoni non vi daran110 la vittoria , se i soltlati nou sa muno copnci t.li muovere all 'ass alto; so non avranno il coraggio -a un dato momento - di "scoprirsi » e di affrontare la mo11e. Non si può giudicare il umorale n dei soldnli da un semplice episodio o da un contatto occasionale. li ges lo di un soldato vi può far credere che tutto J'csercilo sia composto di eroi, la parola di un altro vi pub far pensare esottamenle il contrario. L'error e della u generalizzazione,, è quello nel quale cadouo coloro che parlano di ({ morale 1) senza aver viss uto coi soldali ed essendosi Jimitnti, invece, ad uua rapida visita o ad un fugaci~ colloquio. li umoraleu dei soldati in prima linea è diverso da quello dei soldati delle retrovie; le ch'ls si anziane e le da ssi giovani ho1mo un e< mo1·ole u diverso; i soldati contadini prese ntano differenze di « moral e u in confronto dei soldati nati e vissuti nell e cillit. li «moraleu dei soldati che hanno Ualtuto le vie del mondo, è più allo di quello dei soldati che nou mossero mai piede oltre la ce rchia del borgo natio; le sfumature sono infinile , come innumerevoli sono i tipi umani. Rivendico il diritto di trattare la queslione, perchè ho 1< s tudialo)) coloro che mi cìrcondono , che dividono mcco il pane, il ricovero, i disagi, i pericoli; ho "sor preso n i loro discorsi , fis.,;ati i loro attegg iam c nli spi ritu ali e nelle pili liVariatc contingenze di lempo e di luogo che la guerra impone al soldato: in prima linea e in sel'Onda linea ; in lrincea e in riposo; durante il fuoco, prima e dopo il fuoco; nel lrcno allmzzato; a ll'ospedale, nelle tradolte; al deposito di riforni· menlo, durante }e marce di giorno e di null e; s ullo la pioggia , sollo la neve, sotlo la rniln1glia ..

E la mia conclusione è questa: il ((moralen dei soldati italiani è buono: i soldati italiani sono disciplinali, coraggiosi, volonterosi. Sapendoli prenJere per il loro verso, considerandoli cnpaci di rag ionamenti e non semplici numeri di matricola, si può oltcnere dai 59ldati italiani tutlo ciò che s i vuole; dal lavoro oscuro della corvée ali' assallo irruente e micidiale della baionetta.

Una comp agnia in guerra ha circa 250 uomi1ti. Dal punto Ji vista del (< morale n si possono d ividere in g rup pi nella ms.rniera seguente.

Ci sono 25 sa ldali - ar ti gia ni , profc!;.S.ioni~ti e ,o lo11tari ilaliirni - che sentono le r agioni dellr1. nost ra guerra e la com battono i.:011 entusia smo.

Altl'i 2rl so no qu<'lli tornali , olonluriamcnle d;1i pa esi d 'Europa o ùa quelli d'olt re Ocesmo. Gcnlt: che ha vi~suto; ge nte cli c ba ac qui s tato una cer ta esperienza sociale . Sono soldati ottimi so tto ogn i 1·:1pporto. Ci sono una cinqua n: na d'individui g iovani - che fanno la guerra \Oicntieri. Il grol:,· so della compag nia - un centi :rnio - C rapprcse nlato da coloro ch e stanno fra i rassegnati e i \'Olonlerosi: accettano il follo compiuto, sen za di~cuterlo. Sarebhero rimasti volentieri a casn, ma ora la· g11crra c'è e ~a nno compiere il proprio do: ,•ere.

Ci s ono in ogni compa gnia u na quarantina d i ind ividui indefinibili , che possono essere rnlorosi o viglia cc hi , a seconda delle circostanze. Il rimanenlr. si compone di refrattari , di inco~c if'nli, di qualr he canaglia che non s r•mprc ha il coro gg io di ri·:elarsì, per l:.i puurn del Codice Militare.

Queste cifre possono variare, ma la proporL.ione è quella. In definitiv a , il umorale n dei soldati dipende da quello degli ufficiali che li comandano.

Non è il caso - ora - di dire ciò che s i è fatto l)er tenere alto il umorale 1, dei s oldal-i itali a ni e ciò che non si è futto. Verrà il tempo anche per questo discoreo.

8 Ap,.ire.

Sono smonlulo di guard ia dai "po!!li ava1m1 l-i i), Nel pomeriggio, lt.' solite cannonale· Chi ci boda · i,i1ì?

10 Aprile.

Nie nte di nuorn. La nos tra fatica consis te ades~o nel rintracciare e scoprire i sentieri che la neve ha sepolto. Squadre di operai borghesi lavo rano atlivamenle a cw~lruire nuove u ridotte " e forrn idnbili s barramenti con u tagliate n di abdi .

Un \'Oloulario itulo-ing lese cos i scrive al frutello 4, Marano Arturo, della mia squadra ; è un documento interessa nte: u Caro fratello , sono selle mesi che mi trovo s ollo le Rtmi inglc:-.i, m~ nncora non s o no stai o in ln1 ltaglia, ma se mi toccasse di andare s al'ei cou- lento di andare a comballere con quei barbari ger· manesi, sarei contento di morire, ma prima vorrei che qualche germancse mi passa sse fra le mani . Caro fratello, tu mi dici perchè non ho raggiunto le nostre armi italiane. Se avessi potuto sarei ve· 1mto. Ho scritto al Consolalo italiano a Vancouver in Canadà e non mi ha mai risposto. Così raggiunsi le armi in gle !:- i e per la verità non si sta male . Io non parlo l'inglese, ma mi u ranglo n per bene.

Diamoci corag gio tutli e tre i fratelli sino alla dttoria e dopo raggiungeremo la casa paterna tulli e tre in~ieme , per non più abbirndonarla >>.

11 Aprile.

Fatto due trincee e uu sentiero che unisce lutla la lincn delle nostre u ridotte"· Nel pomeriggio . dodici cannonule a shrupnel s.

12 Aprile.

Questa è lu guerra del buio, 1.lella uolte. Le g iornate tra scorron o in una grande tnrnquillilà: le noli.i inv ece sono ~empre movimc11tatc. Si comincia a cornhallere nel r.rcpuscolo e si continua a tenebre Hlie . Sta notte fuoco vivo di fucileri a in Bordaglia Alla. Lo scoppiellare secco dei fu cili er a, di quando in quando, coperto dal fra gore ddle bombe a mano.

Stamani unu leggera ucv icati:l, Pui, sole. Siamo anda ti ad ultimare le trincee. Quando si tratta di questi lavori, i soldati non u battono la fiacca n, Le due trincee dominano tutte la va lle del Volaja. Campo di tiro vastissimo, efficace, inibitorio. Me lo ha rlelto il capitano Ricchi eri, dei bersag lie i·i ciclisti 1 che conosce a meraviglia queste posizioni. Poicbè l'ultima trincea in a lto è stata disegnala Lia me e scavata sotto la mia dire zione, il capitano Ric cbicri mi tributa un piccolo elogio. Ho prepatato su due tabelle di legno, che abbiamo inchiodnto su due lrouchi mozza ti , i nomi ùelle trinc ee. La più lunga , che è quella più in ba sso, sar à chi a1na t:1 d'ora i11 poi il " Tl'inceronc dei hcr'sHglieri ", r1uella in n ito « Trincea Cadorna > , iu o nore del uostro ge.nc1·alis!:iimo.

Voci de l ~e r go di g uerra: trollnpiano = pidocchio; s pazzo lino = attendente; sigare ll e = cartucce fucile modello 1891; carto lina in franchigia = so ldato buffo ; una bu sta co11 quattro cara/Jinic ,·i = lcttc ru assicurata.

13 Aprile.

Maltiuul.i e pomeriggio di ca lnw . A :;e ra full.i, qu ando eravamo già di slt~i sui n o,.: \ri gi aci g li di pag lia ormai triturata, sia mo s tati svegliati dal fuoco. Le no s tre mitragliah ici e qu el le am,triach c t:.intavaoo a go lu , cioè ... a <(nastro>, spiegato e IR fucile ria crepi t..i vu inlcwm s u Bordaglia Alla e Na· vagnist. Silenzio fatto d 'allesu. Poi una voce ha grid9.to:

-All'armi/Alzarci, armarci. riempire il tascapane di ca rlucce è sta to l'affare di un minuto primo. Siamo discesi in attesa di ordini ..Mentre i minuli passava no senza ord iui, io osservavo i miei commilitoni. I giovani tradivano una certa emozione, erano impazienti e temevano di giungere in rilardo a porIure soccorso~ai u frate lli n attaccati in prima linea, ma i vecchi, invece, se ne s lavuuo calmi, c1uasi impassibili e forse uu po' scettici ... Più previd e uli dei giovani, 11011 aveva110 ùimcnlicalo il pa11e, e nemme no la cicra. Falso atlannP': '

Già: fa lso allarme. Ci l'igcllinnw n ie1T: 1, uruiali, per es~cre pronti al primo :1ppcl11>.

1•1 Aprile .

Pomeriggio di intenso bomLarùa111 c11lo. Proiettili di lulli i cal ibri infuocano l'aria. Gli au s lriaci .::li svegliano. La psico lo gia del ,·cct::hio soldato dinanz i al cannone è io queste espre ss ioni. Se è un co lpo isolalo , il soldato si limita aù ossc1·vare:

- E' il buon g iorno! Il buon appetito! La buona wra ! -

Se i colpi so no freque nti , vi pres ta una certa attenzione. Di dove vengono? Ad ogni scoppio, s i dice:

- E ' un 751 Uu J!S51 Un 280! U 11 3001Difficile sbagliare . L'orecchio è ubituato.

Infine se il bombaIXlamento è continuo, ininterrotto per ore e ore, una vaga inquietudine afferra l'anima del sold oto1 che si domanda:

- Che cosa succede? -

Oggi il cannone non Sosta. A sera ci g iuugouo notizie incerte sugli effetti del bombardamento. La più provata è stata la sesta compa gnia che occupa posizioni laterali alle nostre, sul Paralba. Un " blockhouse )> avanzato è stato preso dì mira. Una gmnata da 155 è ,::coppiata in pieno s ul <1 blockhouse ,,. Dei nove bersaglieri che lo tlifcndevano, sci sono morti, tre gravemente fcrili. S i sono sa i· vate le due vedette perchè stavano quind ici metri pili innanzi.

15 Aprile .

S ole, ma soffia un vento d i tra montana gelidiss imo. Es plorazio ne s ulle proJ.)uggini del Volaja. ~iamo investili da bufere di neve· Nelle ore po1n.cridiane, intenso bombardame nlo. Ci sono alcuni feri ti leggeri, nella mia com pagnia.

I monti che ci circondano souo quas i tulli alli più di 2000 metri:

Monte Coglians, 2781; Pnsso di Giramondo, 1930; Monl e Creta Verde, 25H);

Paralbn, 2693;

P i1.zo di \fonle Ca rnico, 13fi3 ; Pizzo Timau, 2221; Monlc Cro'3lis , 2251.

S tanolte sono s lnlo poslo di guardia con sei uomi ni o.I ,1 blockhou se u n. 2 b is . Notte ple nilunare , ma freddo cane. Il vento che veniva dalle gole de l Volnjfl c i laglinva lu fa ccia.

17 Aprile.

Stamani, \1iolcnto, reciproco bombardamento. Nel pomeriggio, una ,·co lina di g r nnn lc sono scoppiate s ulla linea dei nos tri (< blockhouses n d i seconda JinPa, ma se nza far (lnnno.

18 Aprile.

1u seguilo nl hombarùamento d i ier i, il c11mbio ,!dia g u:.irdin a i pos li avanzn li (! s la lo eseguilo prima dell'alha. Sveglia alle tr e. Mutlinntu g rigia . La (tridotla n :'I . 8 che occupo io è stata la p ili bersagliata da lla artiglieria nemica. Abbiamo raccolto dei c imeli . Schegge, alcune pallettc di shrapnels, un bossolo da 125 e due spoletle di shrnp· nels graduale a 64 eliometri. Neve per dodici on~ di seguito. Gli abeti .incappncciati nuovamenlc di bianco dànno alla zonn l'aspetto di un paesaggio polare, come se ne vedono n elle vecchie illus tra:;,.io ni di Na tale. Freddo. Silenzio. Malinconia.

Quei.la g uerra è il g rande crog iuolo che mischin o fonde tutti g li itflliani. Il regiona lis mo è fin ito. Degli uomi ni che compongono la mia squa d ra , il Hcoli è mila nese, il Ba listi mantovano, il Tonioi è piacentino, Meiosi lucchese, Ruggeri marchigiano, Mastromonaco del Molise .

Verso sera, un po' di sole . Ma poi la neve riprende .

20 Aprile.

Una notte di plenilunio nell'a lta mon tagna tutla bianca di neve è uno spettacolo magico, indime nticabile. Ho appreso dal P op olo, che mi arriva abbastanza regolarme nte, In. notizia de1la morte di Gaetano Serraui . Povero am ico! Era buono e bravo: non poleva non essere valoroso. Ricordi. T ris tezza. Slamaoi, i :'ooli1 i innocui col pi di cannone. Pomeriggio invernale . Il vento fi schia dal Volaj n n Navagnist. Nrlla «ridotta" la convet'Sazione gela . I miei commilitoni sono atlorno alla s tu fa.

22 Aprile .

Vigilia di Pasqua. Un vento sciroccale improvviso ha cambiato la neve in pioggia. L'acqua filtra a guisa di stillicidio. Frag ore di valanghe che rovinano tra il Vas e l'Omladet. Il Bordnglia non è più coperto dalla ne\•e e fa sentire fra le rocce In

~ua voce urlante . La cantilena delle f:.11e casca le predispone a l ,;onno. E' giuntn. la pos la. Molle car- loline illus trate. Dom:rni Pasqua. S e nza le car-· toline illustrale , nessuno si s arebhe ricordato dellfl solennità.

Pasqua del 1WIG.

Quando, prima dell'alba, mi sono alzato per ispezionare la vedetta, pioveva. Poi, la pioggia è diventata nevischio e neve. Nella <( ridotta n è tulio uno sgocciolamento. Sul piancilo c'è già un bel guazzetto.

- Fra poco si va in buca ... - - dice qualcuno.

Le ore trasco1·rono lent e, interminoùili. S i canlicchia:

IM anche la T 1 ' 1't' i bilt!

IJice ch 'i: .,; /(Ifa in gu e,.,.r, ;

(i ' slala a St.rpeni zza

A ramazzar la terra.

Non attacca. l\fozzogiorno: nevica sempre. Pomeriggio: ne\1ica ancora. Un giornale. L'annuncio dell'arrivo dei soldati russi in Francia, la conquista del Col di Lana e la conquista di Trebisonda solle,·ano gli s piriti. Crepuscolo. Nevica sempre. Pasqua bianca.

26 Aprile.

Notte un po' agitata. VP.rso le d ue le mitrag liatr ici austriache hanno incominciato 11 "canta re n; nove bombe ~0110 ca<lulc in pros.~imilà •l clla nos lro ,, ridotta n ed onchc alc uni s hrapnels.

Corre voce che abbandoniamo quesla pos izione, per recarci in nitra del fronte, ma s empre in zonn Carnica, Smontato di guardia . . ..

Quanrlo ,;.i è cosi.retti a vivere in molli, bis ogno. abhmtirsi qu('J lanto che hm-ti pl'I' i-o pporlare gli inevitnbili incomenienti, d'ordine matc ri a lr>, nrn. soprattutt o .::piritunle, della prom iscuità .

Nel pomeri ggio, 1111n v:dangn e no rme ili nc,·1i ~i è stacco.la dn pendii dell'Om ladel e liii imboccalo due ca na loni : a un cerlo punto, )a mas sa bianca faceva un salto di un centinaio di metri, e riempi\,a rnl s uo fragore la valle. Finalmente il Volaja mo8lra la sua gobba nud a e non più circo ndata do. nebbia e nuvole.

Verso sera violento bombardamento delle no.:lr~ 1•os izioni, sulla sellette, tra il Vas e l'OmlndeL C'è l'ordine di movimento. Si parte! 28 Aprile.

Svegli a di buon'ora. 1l Volaja ci hn voluto re,ra lare - a guisa 1Ji addio - un'ultima bufera di neve. Giungono i primi soldati di fanleria che ci db.nno il ca mbio. Zaino in spalla. Scendiamo. Prima tappa al bivio di Pierabi:!ch-Navagnist, per attendere gli altri plotoni d.ella compagnia. Giù nella valle non c'è più neve e fa caldo. Seconda tappa a Forni, per l'adunala di tulte le compagnie del baltugliooe. Due ore di libertà. Colazione all'albergo della Corona. E ' con mc Reali. Una stanzetta al piano supe1; ore chiara e pulita. Alla parete un bel ritratto a penna di Camillo Cavour, con questa dicitura in francese : Premier iWinistre du Roi de S ardaiyne. Una vecchia - di età assai ava nzata, ma a ncora arzilla - sla ag ucchiando, vicino alla fines tra. Le domando:

- Il confine è molto lontano di qui?

- Non molto. Due ore o più .

--:- E come si r.hiama il primo paese tedesco dopo il confine'(

- Luckau.

- Ci siete stata?

- Una volta sola. A Luckau c'è un grande Santuario e tutti gli anni, prima della gueITa, si facevano dei pellegrinaggi. Ci vogliono cinque ore di cammino. Si passa da Pierebech e s i rimonta il fleons .

La vecchia mi racconta, poi, l'episodio dello sgombro di Forni, avve,nuto alcuni mesi fa, sotto ln minaccia di una incursione del nemico.

- Un giorno, all'improvviso, il Sind aco ci diede l'ordine di andar via. Nessuno restò nel paese. 'I utte le case furono chiuse e abbandonate . Che confusio ne! Che dis perazione! Le fami glie povere non sapevano come fa re , nè dove recarsi. Noi ci fermammo a lvaro, altri a Rigolala. Donne e bambini piangevano. Scene da piangere. Siamo rimasli lontano quaranta giorni che mi sono sembrati quaranl'anni. Ma se tomasscro un'a1tra volla, io 1;,on partirci più, arn.he se fossi sicura di morire fucilata da quei cani. Sono tanto vecchia! -

Ma il caso non si ripeterà. Le nostre difese nella rnna dell'Allo Degano sono scmplicemcotc formidabili. Scendere, significa volarsi all'inutile mas~acro.

P artenza per Comeglians. Nel prato sono rima· sli alcuni bersaglieri ritardatari. Dut: sono ubriachi fradici . Li portano via in barella. Lungo la .si.rada, ollrepnssiamo altri soldati, che il soverchio vino bevuto ha gettalo a terra. Spettacolo non edificante / La gue rra nelle retrovie è cosi. In prima linea il soldato è soLrio e schiello. Giunlo nello retrovie, riprende le vecchie abitudini dellu betlola mi stificatrice. Ecco Comeglians. Grazioso. I suoi dintorni sono, certo, fra i più panoramici di tutta Ja Carnia. Questa regione afferra il cuore .

Mattinala di sole radioso. I boschi offrono all'occhio tulle le pill delicate sfumature del verde primaverile~ C'è della gioia nella chiarezza diafana dell'orizzonte, nel Degano che rompe le sue acque impetuose fra i sassi, nel bianco dc!la chiesa soli- lo.ria che dall'alto di una rupe scoscesa dominu il paese, nel fumo delle noslre cucine apprestate dietro un costone perpendicolare, che forma - come 1.ui dice un competente - un angolo morto totale. Oggi, nel paese, c'è più silenzio e più ordine. Le sentinelle vigilano agli accantonamenti. Anche Comeglians - come lulli gli altri paesi della Carnia - è senza uomini giovani. Si vede qualche vecchio! molli bambini e donne. Ho avuto occasione Ji conosce re il Sindaco che è proprietario di un albergo,

- Sono lieto - egli mi dice - di averlo avuto mio ospite e conto di rivederlo a guerra finita.Parlo con uu innamorato della montagna:

- Quando - egli dire - s ono giunto allo. piìi alla vetta, mi par di essere il re dei r e .. .

30 Aprile.

Sveglia pres lisfi imo. E' ancora notte. Zaino in spalla. Da Comeglians a Villa Santina ci sono 13 km. e 800 metri.-Arriviamo a Villa Santina verso le sei e ci fermiamo in un prato nelle vicinan:r:c della stazione per consumare il rancio unico. Il sottotenente avv. Antonino Isola, catanese, viene a cercarmi. Ci vediamo per la prima volta, mo. ci conosciamo - epistolarmente - da molto te mpo. E ' ufficinle al 3° fo.nleria, composto esclusivamcnlt'. di s iciliani.

- Ottimi elemenli, e non lo tlico per rcgiono.lis mol I miei piccoli s iciliani hanno d ato e d1:1ran-

110 magnifica provu. Non dcsi derRno che l'nlto.cco alla baionetta.

Parliamo da Villa Santina alle 8,12, in Lrcno s pe· cìa1e. Nei vagoni si beve, si canta. Passiamo: senza fermarci, Tolmezzo e Amaro. Breve tappa a Stazione per la Carnia, In treno sino a Chiusaforte. Di qui a DognA, a piedi. Tn.ppn nolturnn.

Svè glia all'alba. Prendiamo la strada del Canal Dogna. Un a strada carrozzabile, bellissima, creala ex-novo. Prima nou esisteva che unn primitiva mulattiera. Il lavoro è s lato inizialo dalla 4• compagnia del 5° Genio min ato ri, è sla lo proseguito e ultimato dalla T erritoriale e da squadro di opcrni . Questa strada è un lavoro che dovrebbe essere vis to da quanti negano a noi - Ialini - ogni capaciLA di organizzazione e di tenacia . Questa stradt: che, domani, costituirà una ottima via commerciale fra Dogna e Touvin, rappresenta il non plus ultra della modernità, Aù ogni svolla ci sono !t~ c.-anloniere vigilate dalle sentinelle; gallerie , scavale nella roccia, offrirebbero un riparo alla lruppa in caso di bombardamcnlo della valle ; ci sono delle fontan e a zampillo per b ere; una lclefcrica che abbrevia il \ra llo cosiddetto de lle « ram pe ,,. Dopo selle chilomclri di cammino, g iunti a quota 9001000, ci fermi amo. Siamo a l posto. P a rlc della compugnitì si accantona in un gmppello di case coloniche abbandonate, il mio plotone e il secon<lo piantano le tende.

TI capitano fa adunare i g raduati della compag nia e ci comunica che dal Comando del se ttore dell'Alto Degano sono pervenuti due elogi alla nos tra compagnia per il serv izio di guerra compiuto la ssù

Qui, le montagne so110 pi.JJ. scoscese di quelle che abbiamo lasciato. Abbiamo di fronte la vera parete del Monta sio, la cui c ima tocca i 2754 metri ed è incappucciata di bianco.

2 Maggio.

Dopo tanti mesi, ho ùormit o nuo vame nte sotto la tenda. La prima vo lta, dopo il mio richiamo, fu a Caporetlo, nel se ltembre . Sonno rlolce, profonJ.o, ripara tore. Stamani, grande sole. In fondo, sc roscia il Dogna. La valle è angusta: meglio, non t•siste. Le montagne, a des tra e parlicolannente a sinis tr,.1 , scendono a picco. Poche ore di lavoro inlcnso e abbiamo trasformato l'accampamento. Sotto In tenda abbiamo messo uno s trato di fronde di abete e di muschio profumato. Ai lati abbiamo piantalo degli alberi per nasconderci alla vista dall'allo. Si respira. Vita semplice. Penso a Rousseau e al suo (< ritorno aUa Natura n.

3 Mag gio.

Un Taub e ci ha fatlo una prima vis ila , ma volava nlti ssimo. Conoscenza di alcuni soldati del Genio mim:l.lori. Sono inlerve nlis ti. Uno ùi essi, N ic ola Pretto, di Valdagno (Vicenza) mi ha dato da leggere un volume degli u Scritti 1, di Giuseppe Mazzini. Pomeriggio di calma assoluta. Ho letto la N uit de Rimini. Peccato che il testo s ia la rdellato di errori di stampa. .Mazzini vi afferra . Ho divorato la Lettera a Ca r lo Alberto - L'a\'CVo le tta. da fludente. C'è in questo scrillo di Mazzini qualch e cosa di profetico. Ho tra.<>critto su l mio t accuino :

11 Non v'è guerra possibile per la Francia ove non s ia nazionale; o\'e non s'oppoggi sulle passioni delle moltitudini, ove non s'alimenti d'uno slancio comunicalo ai 32 milioni che la compongono u.

E più ollre:

" Le grandi cose non si compiono coi protocolli, be nsl indovinando il proprio secolo. li segreto d elM la Potenza è ne lla Volontà ... ))_

E più oltre ancora, ne llo scr itto intitolato: Di alcune cause che impedirono finora in suiluppo de.lta libertà in Italia (1832):

1( Mancano i copi; mancarono i pochi a d irigere i molti, mancarono gli uomini forti d i rede e di ~acrificio, ch e afferrassero intero il concetto frcM mente delle moltitudini - che n e intendessero ad un tra tto le consegue nze - che, bolle nti di tu tte le generose pass.ioni, le concentrassero in una solo, quella della villoria - che calcolassero lu tti gli elementi diffu s i, trovassero la parola di vita e di ordine per tulli - che guardassero innanzi, non oddielro - che si cocciassero tra il popolo e gli ostacoli con la r assegnazione di uomini condannali od essere vittime dell'uno o degli altri; che scrivessero sulla loro bandiera riuscire o morin~, e mantenessero la promessa u.

Non c'è - in questi brani - la divinazione degli eventi o<lierni? Quale meraviglioso u viatico u, per un soldato combattente, gli scritti di Mazzini! .Ua chi li conosce fra questi miei 250 commilitoni?

6 Maggio.

11 reggimento, dopo dieci mesi passati nella zo11a dell'Alto Isonzo, è venuto qui a riposo. Ne 11veva bisoi;(DO. Ma riposo, non sig nifica ozio. Riposo, se s ignifìr.a non combaltere, vuol dire Ia,•ornre. Strade, bnrncrhe, trincee, spostamento di cannoni.

Stanolte, tempesta. Pareva che la nostra fragile casa di tela doves..<:e venir spazzala via dal venlo impetuoso che mugghiava. La pioggia scrosciava sulla tela, ma dentro non una go('cia. Bisogna non toccare la tela. Oggi, dopçi cinque giorni di atlesa, la pos ta. Ho ricevu to fra l'altro una cartolina con indiriZ7.o: Cap. B. M11ssolini - Armée Italienne - Zona di Guerra (ltalia). Ifa impiegato un mese giusto a lrovnrmi. Leggo: u Un pelil saldai bel9e à qui vous avez rendu un immense service vous envoie loutes ses félicilations e.t son admiration. Vous envoie aussi ses plus fer1:enls voeux pour le succès des armées de la grande et noble Ilalie . Un petit frère d'armes qui vous pcnse bien souvent ainsi sur loule votre grande arméeu,

Du front belge, le 18-4-9Hi.

ANTOINE GAST0:-1

3.ème Section Armée Beige - B. 132, Nel pomeriggio, Padre Michele, che non rivedevo più dal Romhon, è venuto alla nostra tenda. Non Per catechizzarci. Ci ha lasciato due pacchetti òi eccellenti sigarette brasiliane e alcune copie dell'opuscolo di Giorgio del Vecchio: Le ragioni morali della nostra guerra. Bellissimo, ma troppo difficile. Vi sono - nel breve testo - lunghe citazioni in latino e in france se. Vi si parla di trascendenza e di contingenza. Buono per il pubblico delle Università, non per i soldati , la maggioranza dei quali scrive stentatamente alla propria famiglia .

.Voci del gergo soldatesco: lima e raspa = personaggi simbolici; un fonogramma = una cannonata.

10 ."i.faggio.

Ho conosciuto il capitano comandante la 4• compagnia minatori . !\Ii sono trattenuto con lui qual- di e ora. Si chiama Simoni. Piemontese, un antig ìolillinno e interventista fervente. Mi ba narrato le vicimde guerresche di questa zona che è la piìt tr:mquilla - forse - dell'intera fronte. Mi ha parluto d'una compagnia di alpini, conosciuta in tutta la zona del Fella, col nomignolo di (( Compagnia dei Briganti 11.

Questa compagnia non si compone affatto di ex inquilini delle patrie galere o di gente particolarmente feroce. S i tratla di individui dal fogalo sano. Hanno conquistato delle posizioni dominanti e ci sono rimasi-i, malgrndo i conlraltacchi ostinati degli austriaci. Al 18, JO, 20 ollobre - mi racconta il .capiiano S imoni - i (< h1·iganti u dovetlero sos tenere una dura battaglia . Dopo tre g iorni di violen to bombardamr,nlo, gli aus!.riaci pronunciarono un violento attacco. La proporzione delle for1.e, n el tra i-Lo di fronte dei u briganti n era questa : 123 alpi ni contro almeno un mig liaio di nemici .

Questi mossero all'attacco, con lo zaino in spalla C' ricoperti di fronde, per diss imularsi. Dopo aver rP.sistilo a lungo, i nost1·i alpini chiesero un rinforzo e andò in linea una compagnia di minatori.

- La mia! - mi dice con vivo e legittimo orgoglio il capitano Simoni. - La rotta degli austriaci fu completa. Abbiamo contato, dico contato, 4.00 cadaveri nemici.

Le uoslre perdile furono quasi insignificauli. Avemmo por.be decine di uomini fuori combattimento. Dall'ottobre gli aus triaci rinunciarono ad ogni az1onc.

14 Maggio.

Ho tra scorso un pomeriggio pienci di gioia e di schietta fratemiH1. Alcun i soldati minatori del 5° Genio mi hanno invitato a un amicale simpo~io nel Joro accantonamento che è a due pass i dal noslro. I commilitoni del Genio ci hanno preparato un banchetto qunsi son tno~o. Ho trascorso sette ore bellissime. Abbiamo parlato di guerra, di politica, di vittoria. Alla fine, per suggellare il ricordo della bella giornata e il vincolo nuovo dell'amicizi a, ci siamo scambiati dei messaggi. Non trascrivo il mio perchè non lo ricordo, ma· mi piace di riportare I quello dei miei commilitoni del 5° Genio, in quanto può documentare del (( morale n dei soldati italiani dopo un anno di guerra.

Eccolo:

<( A Benito .Mussolini, che intese la voce ·delle fumanti rovine del Belgio martire e della Francia invasa e fu assertore fecondo dei diritti della civiltà contro la fnrza bruta, con ammirazione di ila· liani, con affetto di commilitoni n.

Cap. magg. ·Nicola Pretto - Ramella Evaristo - Giuseppe Canepari - De Bernarrii Edoardo - Serg. Salvadori Ah:eo - Ceccali NapoleoneVincenzo Maffei.

E' un documento rhe conserverò fra i più cari ricordi della mia vita.

Mussolini... al fronte interno

Nel partito socialista è in uso un luogo comune: ic gli eroi del front e int erno! n. E ciascuno scrittore di giornaletti di provincia scrive la frase con un! compiacimento tra il cattivo e l'idiota: a proposi. to, rarnmente: a sproposito, quasi sempre. Una mania anche questa! Della quale è a/fetlo anche il grande Gaetano Zirardini, il quale ha trattato Benito Mussolini da u eroe del fronte interno u, Ora Mussolini mi invia una lellera personale non destinata alla pubblicazione. Ed io - anche a rischio d'una reprimenda - la stampo. Non già per Zir ardini, che non ronta; ma per i non pochi Zirordini più. grossi e più piccoli ond'è popolatai !'Italia!

Purchè si sappia .,u quale fronte combatta 1:Jenilo Mussolini.

d. f.

Cat'o De Falco,

1R Luglio 1916.

Torno in questo momento da un' u azione» nella zona dell'Alto Fella, rhe mi ha tenuto in movimento due giorni e una nolle, insieme con la mia pattuglia di volontari esploralori.

Tutto è andato bene. Il nostro fuoco cominciò .i llc 15 di domenica scorsa. La fucileria nemica si fece appena sentire. Chi lavorò fu, come al s olito, il nostro e il u loro i) canno1,1e. Quando gli austriaci s i avvidero dello nostra presenza in un cer io bosco che fronteggia immediatamente le loro posizioni, cominciarono a bombardarci in piena regola. Non crllno gros!:-i calibri (crerlo fossero bocche da 75, 105, 120 e qualche 155l, ma le granale piovevano ·-- letteralmente - a quattro a quallro, con un intervallo di uno o due minuti. L'artiglienia nemica frugò e bucò - cos ì - per almeno un paio d'ore o tre, tulio il bo sco, dall'alto al basso. Una granala da 120, s coppiata fra mc e un alpino, ferì quest'ultimo, ma non g ravemente, a un braccio. E il pomeriggio fini in una relativa calma, che ru di breve durata. A nolle più alla, alcune fu ci lale di patlur,lie richiamarono al fuoco l'artigl ieria nemica. Ricominciò il bombardamento a shrapnels. Spettacolo fantastico, s infonia in grande s tile. Noi eravam o all'addiaccio sotto una pioggfti, temporalesca, riparati contro il gros.so tronco di un abete. Io e l'amico Reali, testa a tes la. Nel breve interva llo fra uno sh rapnel e l'allro, s i lavora va furiosamente di piccozzino e di mani per scavarci la buca sem pre più profonda. Il colpo di partenza ci metteva su ll 'avviso . L'orecchio u abituato u distinA"Ueva in quale direzione filavft il proiettile e quando s i diceva: - Qu esto è per noil - giù colla testa ... La fianuna dello scoppio incendiav a il bosco per un attimo e poi era il solito vasto scrosciare di palleltc, di ramaglie. Certe spolette avevano nel si bilo qualche cosa di umano.

Sette shrapnel s si abbatterono sul solo nostro albero e non ci ferirono. Alcune pallette vennero o schiacciarsi contro il nostro 1< elmo i, o cagnom, come diciamo noi, nel gergo di gu erra. Alla mntR tino, spostandoci altro ve, gettammo un'occhiata d'addio all'albero che ci aveva salvo.lo e che ora profila - melanconico - il suo trouco spogliato.

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