
19 minute read
Dalle falde dell'Jaworcek
alle vette del Rombon
15 Febbraio.
Advertisement
Caporetto. E' 111 'JUarla volta che passo da questa piccola città slovena, che i nostri occuparono oppena varcalo il confine. Al Comando di tappa trovo ancora lo stesso capitano e i sottufficiali che c'erano nel settembre. Nulla di cambiato. La città mi appare più pul ita, oserei dire ringiovanita, ma più silenziosa e deserta. Pochi soldati, pochi carri. Il vertiginoso movimento dei" primi mesi di guerra esiste ancora, ma è stato devialo alla periferia dove è sorta la ciltà militare con str~de larghe e ampie piazze. Anche la popolazione non è cambiata. Entro in alcuni negozi e trovo ancora le facce enigmatiche che notai la prima volta. No. Questi sloveni non ci amano ancora. Ci subiscono con rassegnazione e con mo.lcclata ostilità. Pensano che noi siamo di u passaggio u, che non resteremo; e non vogliono compromettersi, nel caso in cui ritornassero, domani, i padroni di ieri.
Pomeriggio grigio. Mi dirigo verso il Cimitero nr~:stro MUl'li!OtINt militare. C'erano nel novembre trecento fo sse, orn ce ne sono settecento. La siepe di filo di fcITo è sostituita da un muro di cinta .. La cappella reca uella s ua parte esterna questa epigrafe:
PER RIVENDICARE l TERML'1I SACft[
CHE NATURA POSE A CONFINE DELLA PATRIA
AFFRONTARON-0 lMPA\'IDI
MORTE GI.OR10S A.
IL LORO SANGUE GENF.ROSO RENDE SACRA
QU ESTA TERRA REOE"'iTA
2 NOVDIDRE 1015
Si scavano altre fo~e laggiù ... Ritrovo sulle croci i nomi di alcuni miei compag ni dell'll0 • Esco dal Cimitero e mi reco al Tribunale Militare. C'è udienza . Si discute il processo conlro il sergentf: Nicc lli di un reggimento di fanteria, imputato di diserz ione . Il P. M. chiede l'ergastolo, ma il Tri· hunale esclude la diserzione e condanna Nicelli, per abbandono di posto, a venti anni di reclus ione, previa degradazione . Il Nicelli ascolta il verdetto con intlifferenzn e se ne va fra i carabinieri . Segue un s oldato semplice, s icili nno, im puta to d i un delitto analogo e viene assolto .
J(j Febbraio.
Zaino iu s palla, di ùuon mattino. A picciì s ino a Tcrno,•a, in camion da Tr.rnova a Scpcnizza. Qui mi vien dello che la mia compagnia si lmvu alla destra dell'Isonzo, in una localilà delta Sorgente. In ma1'fia! Ecco risonzo sempre impetuoso, semp re ceruleo, ma, giungendo alle sue rive, vicino alla pal"Sarclla, vengo· accolto da alcune cannonate da 280. Vecchia conoscenza. E come non bastasse il 280, entra in azione un 305. Sosta di un'ora . Pas.. saggio del fiume. A pochi metri dalla passarella r.'è un 305 inesplo c;o e monumentole come il carabiniere di guudia. Alcuni minuti di strada e sono ai baraccamenti invcrn oli occupati do.Jla mia compag nia. J ,1ecchi commilit•m i, ch e avevano avuto qualche notizia del mio arrivo, mi sa lutano e mi ahbraccìano con effusione vivissima. Petre lla1 mio compagno di trincea, mi bacia. Conoscenza di alcuni ufficiali nuovi, fra i quali il lenente Danes i, giovanissimo, appena uscito dalla scuola di Mo· <lena. I vecchi amici sono quasi lutti presenti. La compagnia è ìn rango, armata. Sono proprio ~r· rivato al momento opportuno. E' giunto l'ordine improvviso di salire nella zona del Rombon e precisamente sul Kukla che '5li alpini hanno perduto dopo un allacco di sorpresa. E' già notte quando \,1 compagnia si mette in marcia. Notte di slcllel Ca mminiamo - in silenzio - per qualche c hilo· metro, lungo la strada imperia le di Plezzo ; poi, giunti dopo Osteria al Ponte Ro tto, pre ndiamo o sinistra e cominciamo a salire .
Panorama meraviglioso. Abbracciamo con lo sguardo tutta la Conca di Plezzo, inondata d al p lenilunio. Otlo ore di mnrcin. Att1·aversiamo Plu· sna, rasa al s uolo dagli austriaci, e giungiamo alla lappa. In una baracca angustiss.ima, capace dì appena ,·enti persone, troviamo posto tre plotoni Facciamo mucchio. E' accanto a me un bersagli e• re nuorn ,·cnnlo cogli ullimi complementi. E' un contadino umbro, tale Arcioni, un tipo posato e tranquillo, che sembra dia;oricntato e smo ntato. Mi domanda:
- Fratello, è V('ro che siamo venuti qui per un'avanzata?
- Non lo so. E se anche fosse?
- Lo domando, per curiosità ...
- Non so nulla. Coraggio/Sono stanchis;:imo e, appena di,;te s o a terra, mi adtlormcnto.
17 Febbmio.
Nevica. Corvée; tavol e per le baracch e e pali di ferro per u cavalli di Fris ia 1,. Zaino in spalla! La compaE{nia s i s posta tulla in prima linea, nell'ultima trincea. Si fa ancora una buona marcia p('r una mulattiera qua si impraticabile. Monto di \'e·
1ìeUa alla estrema destra della trincea. Sono riparalo da sacchetli di neve gelata e da uno scudo di ferro, Tutto il parapetto della trincea è di sacchetti riempiti di neve: fragilis s imo. Dinanzi alla nostra trincea c'è un reticolato in gran parte sommerso da llu ueve; un cc11tinaio di mclri più in s u1 si prolÌla il semicerch io del r e ticolato au~lriaco. Fra i <luc relicolali ci sono dell e masse grige in formi: s-0110 cadaveri abbandonali. Nolle serena, di plcui luuio. Siamo in mezzo alla neve. L'occhio abbraccia uu cerchio vastissimo di montagne che mi sono . familiari. Allu mia deslra si profilano il :\fonle Nero, il Vrata, il Vrsig , il Grande e Piccolo Jaworcck. Spetlacolo fanlas lico. Ordine di innaslare le baionelle e di s parare qualche colpo, int.crmitlcntemcnte. Il capitano Rondi, che ha il comando inter inale del ballaglionc, pussa verso la mezzanotte in ispezione la trinccn.
- Nessuno deve dorrnircl - egli ci <lice.Non impress ionale\1i per I~ bombe a mano. - l' cncrdl 18 Ft·bbrnio.
Freddo acuto. Siamo r.oruplef.a me ntc a ll'aria aperta. La lrincea non oITl'c ripari d i so rta . Ho sparc1 lo durante la notlc mezza d ozzina di caricatori. Gli aus lriaci banno risposlo fia ccame nte. C'è u n ferito, fra noi, mi\ leggero.
Giornala serena , ma frcddis~ima. G1rnrdando
V!.!I'SO l'ltalio, s i \'ede tulla la pianura di Udine e in lontanonza , ollre le lagune, la linea a zzurro, appena percellibill\ dell'Adriatico.
Tre s h rapnds a ustriaci, provenienti foL'SO dallo
.fawon.:e k, ballono su lla lrincca degli alpìui, sol·
:.ost.an!.e o. Ila nOSll'a. Vedo passare, di cori-81 a kuùi forili leggeri. Altri vengono trasportali in barella. Cominciano a tuona re i nostri H9. I pr oiettil i s ibila nti passano s ulle nostre leste a pochi melri d'al~ lezza e piombo.no sulla trincea austriaca. Guardando contro il sole , s i ve de giungere il proiett ile; scmbru una bolliglia nera con un leggero movimento di oscillazione. Tulli i proiettili scoppia no: 't riolloli e pali vengono a cadere s ino ncllc1 nostra trincea. Stormi di corvi volano descri,·cndo ampi cerch i s ulla Conca di Plezzo. Sollo alla n&s tra trincea c'è la fos5a di due soldati caduLi nei primi combattimenti. Tutta la compagnia è rimasta per , 1enl1quallro ore consecuti,,e di vedetl.l a lla tr incea.
19 Fel,b,.aio.
La sol ita corvée. Bisognu a11 1lare a prcndt.:re i , ·iveri al Com:mdo di Brigata. Un'ora di marcia, fa ticosa. Chi ha i chiodi a g uzzi o i fC'rii, pu"ò camminare. I bersaglieri mettono i pied i nei sacche tti per la lerra e non scivolano più. Durante il trag ilLo, l'artiglieria nemica ha bombanlalo la posizione, ma la mulaltieru C sotfo u ùn costone, che forma tm nugolo morlo belliss imo . Sollo <tuellc rocce 5.i e sicuri e s i può - c-ome facciam o - as5istere tnm quillamcute allo scoppio frngoroso dei proiettili nemici. Passa u11 generale. Lo seguono molti ufficial i. Un sei-gen te ddl'S• co mpagnia , tal P eruzzonc, genovese, è :;lato colpilo mortalment e da una fu cilala a l petto. F,' cnrluto seuza un gemito. Gli scarano una fo ss a sotto la neve. Sole grandis · simo, quas i primave rile. Si lavoro o. preparare H caval1i di Fri~ia 1> e r eLicoloti. I soldati, nelle ba1•acche , scrivono, scri\1ono.. Mi fenno con u n gruppo di g iova ni ufficiali che fraternizzano con me. C'è il lenente medi co Musacchio, il "quas iavvocato" Peccioli che mi ricorda le manifestazioni e le barrica le romane del maggio; il g ià avvoca to Rapelli, pure romano; Santi e Barbieri della mia compagnia. Altre conoscenze: I"avv. Ghidini, volontario n egli Alpini, avvocato bolognese. Orcline di ser.vizio per la mia compagnia; il primo e secondo plotor.e vanno di guardia alla trincea; il terzo e quarto de\iono spostare avanti i reticolati. Ci vestono di l!ianco . Appena g iunlo al mio posto di vedetta, all'estremità ùestra della trincea, la vedet ta austriaca mi tiro una die tro l'altra due fuci1$1,tc che si spezzano contro lo scudo . Mello la canna dd mio fucile a ll a feritoio e ris pondo. L'aus triaco a s ua volla rispende . Il duello dur a alcuni minuli. Lo s postamento dei reticolati avviene s enza incirlenlì e senza vittim e . Nollf freddis f ima e stella la . Siamo comrlelarnente all'aperto. Quindici gradì sollo zero . Se s i resta immobili, le scarpe gelano e aderiscono al suolo dw·o e sonoro come un me. tallo.
Dome11ica 20 Febbraio.
Sole. Poche e ro.ùc fucilate lra le \eùettc detle s,1uHJre iu tripcea. Alcune cannonate , iJ1nocuc . Con uno houiglin Ji <1 Durber(1 mnabilc n e.be il I.Jcr- sagliere .Moroni Tomaso di Osimo mi ha regalato e con lo scald arancio, facciamo un eccellente vino br ulé che ri stora i miei compagni. Ora, i cannoni austriaci di grosso calibro tirano nella Conca di Plezw, vcl'SO la stretta di Saga per colpire le naflre batterie di 149. I 280 e i 305 scoppiauo inmrnzi e indietro, sollevando nuvole di fumo. E' un pezzo che gli austriaci (< cercano 11 la nostra batteria, ma non l'hanno ancora trovala. Verso sera il :5oltotenente Barbieri mi dice che .il colonnello vuole vedermi. Il nostro colonnello, venuto a comandare il reggimenlo in sostituzione dì Barbiani, si chiama Berulo cav. Giuseppe. Un uomo di me dia statura, asciutto, di poche parole. Capelli bianchi e un pizzetto pur e bianco a lla Lamarmora. E' ~lato ferito sul Carso . Mi presento , saluto.
Una cordiale st retta di mano.
- Ho voluto conoscervi, nel oomento in cui, compiuto il vostro d overe per un giorno e una notte di guardia alla trincea, siete disces o per un po' di riposo. So che siete un buon soldato. Nou nè bo mai dubitato. -
Il colonnello passa ad altro e mi dice :
- Sono stato parecchie volte di picchelto a Milano, per causa vostra e dei vo&lri amici.
- Altri tempi/ - rispondo.
Il colonnello vi\'e la nostra vita, s offre degli steg.. ~i disagi di un semplice soldato. Egli poteva restare in seconda linea con uno degli altri ba llaglio· ni. ma ha voluto essere. col ballagHone più espos to al pericolo . Ciò è molto simpatico e i bersa glieri apprezzano questo gesto. Il colonnello donne su alcune tavole in una specie di cuce.ella alla uo melro da lerTa. Solto di lui, a Lerra, donne il suo aiu• t011 tc, il sottotenente milanese Olinto Fantl, uJio tiuon amìco . Da un altro Jalo dell'angusta ba.racca che serw anche da u posto di medicazione)) degli alpiui, dormono i lenenti medici Gargiulo e Congiu, · Il primo meridionale, l'ultimo sardo. C'è anche Don Giovanni, cappellano degli alpini, un pezzo d'uo· mo dull"aria assa i mite
A proposito: la medaglierìa rdigiosa è in dimiriuzione. Net primi trmpi era un imp,rvcrsare di immagini sacre. J soldati ne pmtavano al collo, al polso, sul berretto, nelle dita a roggia di anello. Tutto ciò va cadendo in a·isuso . La tragica esperienza delle prime linee ha insegnato che un amuleto vale l'altro, che il cornetto vale una medaglia; e un gobbo d'avorio un Sant' Antonio. L' ullima trovata in materia di u scongiuri" è quella di loccarsi le stellette (forse per analogia collo u slelloae'! n) o di porlare que~.ta cabalistica epigrafe:
BIPZil\16
C eh. ZI P. S. S.
Migliaia di soldati l'hanno ricevuta pa~saudo -p<1r i paesi della vallata del Natisone. Sono incnpace di decifrarla. ·
21 Febb raio.
Notte di ve nlo violentissimo e gelato. Veniva dal Monte Nero. La tela d ella nostra fra g ile baracca ~i g onfiava, mentre le traverse di legno !:lride,,ano e pareva dovessero rompersi da un momento all'altro. Pigiali gli uni su gli altri. Per muoversi dal fondo della baracca alla porta, s i cammina sui compagni, colle ginocchia e le mani a g uis a di quadrupedi. Nessuno ha chiuso occhio. Alle quatt ro , s ono s tato chiamato per la coruée dei viveri , che bisogna andare a prendere dove s i fermano i muli, nella posizione dove si trova il Comando di Brigata. Anche nel Rombon i nostri mor ti souo disseminali qua e là, dove è s tato possibile di seppellirli. Selle croci a llineate sorgono vicino al Comando di Briga la ; due più in a lto ; qualche altra nei pressi della m ula t tier a. Ma llino d i calma. II le· nenie Rapel.ti mi narra un epis odio che di mostra quanto g iovi ad incu or are i soldati, l'esem pio de· gli ufficiali.
- Il 12" bersaglieri - m·i ·dice Rape lli - crn :1 quota 1270, alle falde del Monte Nero. La nostra l r iucea veniva battuta da parecchie ore da un vio· lento fuoco di artiglieria. Il sergente Dre nna aveva nvulo un momenlo di panico. Piutloslo che rim· p1'0ve r arlo, io mi mis i in piedi s ulla t ri ncea, men· Ire g ranate e shrapnels fi schiavano da og ni pa rte
Il gf'.slo mio, temerario , incuorò i bcrs fl g lic ri, più di qualunque puni1.ionc od eccitamento. Qua ndo, d i lì a poco lorn ai, trova i il ser ge nte Bre nnai che, impassibile e fresco Ira l 'i nfu r iare dei proiellili ne· miei, si mise sull'allenti e disse: - Niente di nuo-vo, signor lenente . Presenti, diciannove come prima. - li colonnello La chiesto una copia del mio ((Gi oruolc di Guerra n dello Ja,vorcek. Ordine di scr\' i· z10 per la uolle: il primo plotone è comandato a porre i (1 cavalli di Frisia u oltre la nostra trincea . Della prima s<1umlra andiamo voloulariamente io e Reali Oreste, milanese. Ci vestiamo di bianco e andiamo su. P.-ima che spunti la luna, usciamo tlalla trincea ins ieme col lenenle Santi. Strisciamo per alcuni metri.. Ad un certo momento, il lenente nvverte un rumore di passi s ulla neve gelata. E' una pattuglia di austriaci. Sosta. Tutto intorno è s ilenzio. Ma le nostre vedette non dormono cd ecco cropit-0. il fuoco della nostra fucileria. Lo. pattuglia nem ica ~i rilil'u in huon ordine .
22 Febbra io.
Notte dì luna , serena, ma freddissima. Si dice: dai quindici ai vcnli gradi sollo zero. l\fa uessuno si sente m:ile. Maiali. in tutto: quattro e più cha malati, indisposti. Cominciamo a ,1 sfottere n gli ,rnslriari. Sopra a un lungo bastone piantiamo una pag11otla di pane e sopra a un altro, iss iamo un cappello da bersagliere. Agitiamo, pe~ qualche lempo, i due has toni nl disopra della lrincen, nrn gli aus triarl non s parnno . Una novitù: il nostro ca pitano Mozioni ,~ tornalo dalla liccuzn invernale. f'ossa _ fra di noi s ululandor i tnlti . JI i an nu ncia c!10, con molla probabilità, il reggimento cambierà fronte e andrà in Carnia. Distribuzione di caffl>, cioccolato, burro, castagne secche. Si beve molto r.ognac e molto rhum. I liquori eccitano contro il freddo e soprallullo tengono desti. Da notare: alle quaUro e a mezzanotte, ci \'iene distribuito caffè e latte. E' un record a ques t'altezza! La di s t1·ihuzionc dei viveri è reg olare e abbondante: no n abbiamo il rancio caldo, ma lanl'altra roba lo sostituisce: an('be il prosciutto ch e talvol!a C veramente sq uisito. Il le nente medico Mus acchio mi offre la fotogra!ia dello Jawm·cek, con quc s.ta dedi ca :
All'amico Benito Muss olini off ro a/{inchè gli ,·icordi il lu og o ov' ebbe il ballesimo del fu oco e la gioia sup rema d i constatare nel cu or e dei suoi com m ili toni le nobili qualità d ella stir pe italica,
Dormiamo sotto a una ba racca, ma sull a ucvc . Ci coulcnlc re mmo di un rochino ùi p aglia , ma uon c'è.
Mercoledì 23 Febb ra io .
Notte di gunrùi u alla trincea. Dodici or e sollo a una im placabile bnfera di neYe . Verso le due $i è udito un vivo fuoco di fucil eria alla nostra des tra, nelle posizioi1i lenule dogli alpini. Sforno balzali
100 lulli in piedi. Coperti di neve, sembravamo lanti fantasmi usciti da una fossa. Si trattava di un alt:1cco austriaco più simulato che attuato. Il fuoco è duroto una quindicina di minuti. Stamani, alralba, rs• compagnia è venula. a darci il cambio. Durante l'operazione , uno pallottola sola di una wdctta austriaca ha ucciso due dei nos tri: Massari, un richiamato ferrare se dell '84 - un soldato b ravo, disciplinato, volonteros o, che ero stato con me in trincea sullo Juworcek - e Manucci. SoOC\ caduti senza un grido, sul margine inferiore del camminamento. Colpiti entrambi alla testa. Dui buchi uscivano fiotti di sangue che invermigliavu lo neve.
Fatalital
Il Manucci era già partito per la licenza inver1iale ed era giunto a Temova. Qui aspettò sei giorni, perchè le licenze erano state sospese nel settore dell'Alto Isonzo. Dopo sei giorni, ricevette l'ordine di tornare in compagnia. Giunse ieri sera. Stamani è morto. Il Massari era miracolosamente scampato allo shrapnel del 10 ottobre che uccise i suoi rlue compagni di tenda, i ferraresi M.andrioli e Me1loni.
- Portaferiti! -
Ecco De Rita e Barnini. Adagiano in una coperta di lana i due morti e li trascinano piano sulla neve ... Un trasporto colla barella è impossibile, data la ripidità e il gelo del camminamento. La no· !:'lra trincea è falla di neve. J sacchetti non contengono che neve gelata. Le pallottolP- passano come r. tt1·0.verso la cn ,1a velina. Bisogna camrninnre n ~t:hien n i.ncurvntn.
Nc,·icu sempre.
Uno. valanga i;:i è schiantata sulla buracca doyc dormono alcuni sottotenenti, le loro ordinanze, Reali ed io. SoUo l'urto, la baracca s i è chiusa come un libro. Per· fortuna, nessuno di noi è rimasto ferito. Ho niulato il tenente Malascherpa - cremonese - a liberarsi dai rottami e d a lla neve, che, s fondando la tela della harnrca1 lo aveva quasi sepolto.
24 Feb braio .
Le solit e dodici ore di guardia alla trincea. Sono, colla mia squadra, capitalo proprio nel punto dove caddero ieri Manucci e Massa ri. La neve è ancora r ossa di sangue. Scendendo - o. servizio ultimato dalla trincea, porto a l maggiore Tenlori, comandante il hatlaglionc Bassano degli alpini, una copia del Popolo, col trafiletto dedirato t1l Volonteri di hfonza. Il maggiore mi ricostruisce lti vicende della nolte tragica - 14 febbra ionella quale fu tentata la riconquista delle posizioni perdute sul Kukla. L'avvocato AUredo Volontcri - - volontario - mori colpito da una polla in fronte, mentre gridava : - Alpini del battaglione Bas· sono, avanti, sempre avanti! -
Il maggiore Tentori mi r accon ta anche lo fine eroica di un caporal maggiore che, colpilo al ve·n- tre, è morto dicendo: Mi za me moro, ma moro contento per l'Italia! Viva l'llalialNelle parole del maggiore - un uomo allo, dal portamento nobile e marziale - vibra ancora un intenso affetto per i caduti.
Ho assistito a sera inoltrata a una scena macabra. Una cassa da morto, fatta rozzamente, è stata caricata su un mulo. Gli alpini lavoravano in silenzio. Dentro ci dev'essere - ho pensato - la salma del povero Volontcrì, ~he la pietà di un amico ha dissotterrato per farla portare in giù, in uno dei cimiteri dei pressi dell'Isonzo.
Venerdi 25 Febbraio.
1\'otte di tormenta. Stamani nebbia e neve si alternano. Abbiamo lavorato intensamente. E' la guerra dei braccianti. La. vanghetta vale il fucile. Ora il nostro camminamento è profondo. Si può stare in piedi senza pericolo di ricevere qualche micidiale pallottola. Abbiamo rinforzato la trinrea con sacchetti di terra. In poche ore ne abbiamo riempito qualche centinaio. E' giunto il nuovo comandante del nostro battaglione, r.av. Galassini, modenese,
Jl tenente medico Musacchio mi parla di uno strano tipo di amm:dato, ch'egli ha visitato stamani. Si tratta di un siciliano che afferma di essere s-tato u fatturalo n1 cioè strl"gato, durante la licenza invernale . Sintomi della 11 fattura»: debolezza, inappetenza, dolori vaghi e nos talgia . Comprendo che un s icilinno soffra di nostalgia, nos talgia del sole, frR tant o gelo e tanta aeve!
Gli ufficiali subalterni del mio battaglione sono tutti giovanissimi e ci trattano col 11 tu u confiden· 1iale. La notte scorsa, secondo quanto mi dice il tenente Azwli della o• rompnguia , gli austriaciin vesti bianrhe - si sono mossi per' il solito atlacco, ma i bersaglieri del 33°, rhe non hanno l'abitudine di~astrosa di dormire in trincea, hanno, con cinque minuti di fu oco, sventa to il tenta tivo.
Sabato 26 /f!bbraio.
Nottata di guardia. Tormenta di neve sino a mezzanotte. Il capitano ha vegliato tutta la notte insieme con noi. Ha declamato un brano del Nerone di Cassa. Per ingannare il tempo, abbiamo canticcbiato. A mezzanotte, Reali, chef de cuis ine della squadra, ci ha preparato una specie di punch ehe bruC"iava gli intestini; poi ci ha intrattenuti su ,z:li usi e cos tumi nord·amcricani. Le not izie da Verdun hanno suscitato grande interesse fra noi . \'erso le quattro, s i è udito g ridare alla nostra sinistra:
- All'armi! All'armi[ -
Siamo usdti immediatamente dalle nost re Lu - elle - qu;1Uro in tulla lo trincea - e ci s iamo messi in li nea. Tutto ciò è avvenuto con lo ra pidità de l bole no.
- Le hombc! Le bombe ! -
I n questo mom e nto il nevi~rhio ri frus ta vio le n~ teme nte lo faccia. Ecco le bomiH'. Il s nc:co e rn in consegna a lla nostrn squadra.
- Fuoco! -
Ho sp ara lo tre niricalori . Poi mi sono .c:caldoto le ma ni a lla canna Le pida del fn ci le. Gli nns lr ioci nou h onno s pa ralo nemmeno un colp o.
All 'alba ho visto u n fenome no s tr:rno , rlov ul o ccr· !amenlc oll 'o1.ione dell'ele ttr icità. La pu nta dell,~ uosl rc baione tte bri ll ava come se fosse us cito d al fuoco. :\ nche il ca pita no ha O~'-erva to il fe nomeno. S tama ni, s o le . Il bia nco della ne ve a bbacina . Solito bom bardame n to deg li a us trioci, contro le noste irreperibili b atterie della s tretta d i Sag a .
Bre\•e sole. Adesso ne vica ininterrotta me nte da quindici ore. Di guardia alla trincea. S e continua li ne vicar e, la nos tra s ituazione pu'ò diventare difJìcile. Oggi, per la p r ima volta, s iamo rimasti senzn pn ne.
Lo po~izione de llo nostra tr incea non ci perme tte , in caso di u n serio ottacco a u s triaco, nessuna possib ilità di scelta : bisogna resiste r e s ino a ll'ul- l'imo uomo. La trincea è scavata proprio all'orlo di uno scoscendimento del Kukla, che prccipit.n quasi a picco, per alcune centinaia di metri , sino al pianoro dove c'è il Comando di Brigata. Riti· rar.si, s ignifica prccipitnrc, rotolnrc n~Jl'nhi'<RO . HP~c:.isl.erP, dunque, e ..iamo pronti! 28 Febbl'aio.
Oggi abbiamo lavorato di vanghella e badile. Le solite fucilale tra vedette. N t>$.<, tm ferito. 29 Febbraio.
Domani avrò i galloni da caporale. Un piccoki awcnimento nella mia vita dì soldato. li capitano ha motivato cosi la proposta: u Per l'attività sua esemplare, l'allo spirito bersaglieresco e serenità d'animo. Primo sempre in ogni impresa di lavoro o di ardimento. Incurante dei disagi, zelante e scrupoloso nell'adempimento dei suoi doveri n.
Dialogo colto R \•olo ieri scm :
- Tenente Barbieri, quant'è la forza dello. com~ pagnia montatn stasera di g uardia alla trincea?
- C,entosette uomini.
- Ma lassù non cc ne sono che settantaquattro co ntati da me.
- Si vede ch e i «disponib ilin non sono ,li più.Fra i cosiddetti u di spo nibili n c'è sem pre qualche u imbo sca to )) c he u ~bafa )) la guardia, cioè, non la fa .
1° Mar zo .
Notte di guardia alla trincea. Nevica. So no sce:, o all'alba. Battaglia a pallate di neYc. Giungono, v,"!rso mezzogiorno, alcune bombe austriache. Una vittima. Un alpino del baltaglione Bassano. Lo portano in barella al posto di medicazione, ma ci rr:stano un attimo. Brutto segn o! L'alpino è mortalmente ferito. Sulla mulattiera c'è una s tri sc ia di s angue e di materia cerebrale. Padre Michele mi racconta che al 27° battaglione, che trovasi alla nostra destra, ci s ono stati due morti e due feriti da pallottole delk. vedette. Anche il tenente Rapetti è ferito, ma non gravemeQte. Giovedt, 2 Marzo.
Stan oll e di guardia. Neve. Neve. Sono ubriaco di bianco. Era con noi il capitano. Si è allogato :.illa meglio nella nostra Lana, gocciolante da tulle le parti e ci ha letto mollissime pagine del libro del povero Lucatelli : Come ti erudisco il pupo. Mi sono divertito. Sull'alba il sonno mi ha preso. Per vincerlo ho ingoiato mezza bolliglio di rhum che, r.ome dice l'etichetta, contiene tanto "alcool pari al 21 %del suo vo lume u. l\"oviti\. Stamani, pres to. una valunga ha travollo quattro alpini e un mulo. Altra novità. Son riaperte le licenze invernali. S pettu anche a mc, di diritto. Fogl io ro~~o, trndotta N. 1.
Partono con me Reali, Morono, Tinella, Morani, il tenente Barbieri di Modena. Terrn novità. Anche il battaglione .a,cende staseru e ,·a a Scrpenizza . Q uesta notizia mi fa piacere. Il pensie ro di lasciare i miei compagni sul Rornbon tu rh:iva un po' )R mia gioia. Durante il trag itto, gli a us triaci ci s pe<liscono tre shrapnels. Qualche alb·a cannonata scoppia su noi, in pross imità di Osteria, s ulla s\.rad~ maestra impe riale <li Plezzo . Nolle cli SO!!ltll u Serpenizza.
3 Marzo.
Le compagnie del mio battaglione sono discese lo notte scorsa. Partenza. Poco oltre Serpenizza, passiamo davanti ai baraccamenti dove hanno pernottato i• miei commilitoni. Auguri e saluti. Piove u dirotto. Sosta a Ternava per il bagno e la visita () medica. Tappa notturna a Svinai a cinque minuti du Caporetto. Svina è un villaggio di poche case . Notte in un solaioi sulla paglia. Non s iamo molti . E' una d e lle ultime tradotte. I permissionaires ten· gono un contegno dignitos o e corretto. Non grid a , non schiamazzi : la gioia c'è, ma è contenuta nei cuori. Si formano dei crocchi, dove vengono na rrati episodi di guerra. E pas.sano nel racconto il Monte Nero, il Vrata, il Vrsig, lo Jaworcek, il Rombon, le montagne dell'Alto Isonzo, sanlificate dal s angue ita liano.