
23 minute read
Come si vi ve e come si muore nelle linee del fuoco
27 Sdlembre.
Da ieri mattina non abbiamo in corpo che u n iOt'SO freddo di caffè. Piove sempre. Da due g iorni, ininterroltamenle. Stanotte non ho r:hh1so occhio. ~li trovavo sollo ln tenda con un tal J annazzonc, 1111 contadino del Beneventano, il quale, inzuppalo fradi,·io, come me, e un po' febbricita nte, gemeva:
Advertisement
- Madonna mia bella! Madonna mia bella!
- Bas ta, bai,la, Jannazzone! - gli h o detto
- Non credete in Dio, voi'? - fo, invece, inga nnavo il tempo, le dodici ore in~ermina bili ~ella notle, rimemorando le poesie imparate nel bel tempo felice e lontano della mia g iovinezza. Effclto delle circostanze - climateriche, la pnesia che mi è tornata alla memoria, è ! ,a caduta del Parin i. S trofa a strofa sono g iunto sino a i versi:
1\fon ho risposto.
1t Ed il cappello e il vano u Bmlon dispersi nella via, raccoglie u. tepido fa dimentico.re le giornate piovose. Lo Slalenik - ingrossato - urla in fondo al vallone. Si distribuisce la posta. Finalmente, dopo quindici giorni, c'è quolch: coso. anche per me. ~el trincerone che occupiamo s i può accendere 11 fuoco. Ogni tenda ha il suo. Qui, l'unico pericolo - oltre a quello delle cannonate e delle pallottole vagahùnde - è dato dai macigni che rotolano dall'Vrsig. Di quando in quando si sen te gridare : - So.sso! Sasso! -
Poi non mi sono ricordato più. Cambiamo posizione. Andiamo in fondo valle alle sorgenti dello Slatenik, un torrente che sbocca nell'Isonzo, nella conca di Plezzo. Nei ripari che gli austriaci hanno abbandonato, troviamo un po' più di comfort. In questa zona sono ancora visibili i segni della travolgente avanzata degli ila· liani .
Sul terreno tormentalo e sconvolto sono disseminati, in disordine, bossoli di proiettili d'ogni ca libro, giberne, scarpe, zaini, pacchi di car1uccie, fucili, cassette di legno sventrate, tronchi d'alberi ilbbattuti, reticolati di ferro travolti, scatolelte di carne vuote con diciture tedesche e ungheresi, fazzoletti, teli da tenda. Qua e là sono degli austriaci morti e malamente sepolti. Tra g li altri un ufficia le.
Qui furono distrutti due reggimenti di bosniaci e el'Zegovinesi.
La posta: pacchi e lettere, ma per me e per tutti i richiamati dell'84, niente ancora. Soffia un vento impetuoso e freddo. Distendiamo su i cespugli, al sole , le nostre mantelline e coperte, inzuppale di acqua.
29 Settembre.
Due giorni e due notti di pioggia. Tempesta. Veniva dal Monte Nero. Sono, siamo fradici sino alle ossa. I ber saglieri preferiscono il fuoco all'acqua . Fuoco di piombo, si capisce. Ma stamani.
Guai a chi non lo evita a tempo!
L'l1° bersaglieri è stato rudemente provato, ma il (( morale " dei soldati è eccellente. Anche i poifus dell'84 f:tanno cambiando psicologia. Diventano solda ti. Sembrano già lonlanissim i i primi gior· ui, quando bastava il rombo dPl cannone, il fischio cli una pallottola o la \'ista di qualche cadavere per emozionarli. Distribuzione di alcuni indument i invernali. Sono ottimi.
30 Sellemlll'e.
Ho portato - poichè li desiderava - alcuni numeri arretrati del Popolo al mio capitano hfozzoni. Era aiutante in prima; ha preferito riassumere il comando della compagnia. Uomo che conosce gli uomini, soldato che conosce i soldati. I bersnglieri gli vogliono molto bene. Non ha bisogno di ricorrere a misure disciplinari per ottenere che ognuno adempia il proprio dovere. Mi offre biscotti e tre pacchetti di sigarette. E' con lui il tenente Morrigon i, romano, simpalicissimo e fortunalo. E' giunto, dal 12°, un cadetto destinato al comando del primo plotone della nostra compagnia: Firnclli, Ji Bari. Giornata tranquilla,
Piove. li mio capitano, in un rapporto indirizzato al colonnello, fa vivi elogi del mio spirito militare e della mia resistenza alle prime e più gravi fatiche della guerra.
Ver.so sera, intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrici alle falde dcll'Jaworcek. Che gli allri battaglioni abbiano impegnalo un comballimento?
Sono giunti altri ufficiali. I cadelli Barbieri e Raggi. Ora i quadri della nostra compagnia sono ul completo.
Gli austriaci bombardano con granate incendiarie il villaggio di Cezzoga.
11 piantone della fureria, Lamberti, mi reca un biglietto del capitano, che dice: u Sarebbe mio desiderio che ai bersag lieri della compagnia fosse es presso nel modo più sen tito a lla loro a nima sem plice e buona, il mio vivo compiar.1mento pe r la fusione g iò s to.bilitasi fr a i vecchi e i giovani bersag lieri ; ciò che dimoitra qu a le s pirito di cameratismo animi il loro cuore . La serena giocondità, il sentimen to di disciplina, la disinvolt.a r esis tenza a i d isagi cui sono sottoposti, ve ng ono da me così a p prezzati, tanto da sentirmene fieramente o rgoglioso . Tullo ciò è indice di alto senti~ento del dovere e d à affidamento della più salda compag ine qu alora a nuovi cimenti si possa essere chiamati. Al bersag liere Mussolini affido l'i nca rico ùi scrivere u n ordi ne del g ior no di compag.eia c he iu una s intes i concett osa e bersaglieresca es prim a tali miei apprezzamen ti , con l'esor taziol).C a perse\'erare, e con la visione di quegli ideali fulgid issimi di Patr ia e di fnmig lia , di c costituiro.nno n s uo tempo il premio più sensibi le per il sacrosanto dovere compiuto 1,.
Io mi domando : u .Ma non è già questo un ordine del giorno bellissimo'! Che cosa posso dire, io, d i meglio e di più? " · T uttavia, obbedisco. Fra anziani e richiama ti, si cominciano a stabilire rapporti di llmicizia . I\'el p rimo plotone, di richiamati non ci sono che io. T u t ti g li altri sono anziani che si tro· ,·ano al reggimen lo dal principio della g ueITo .
Spesso mi raccoulano epic:;odi inlere.ssan t issi mi. L'avanzata su Plezzo, le azioni s ul Vrsig . I ca porali hanno r iu nito le squadre e leggono l'ord ine del g iorno. '
Cielo stellato sino a mezza notle. Stamane nevi· ca . Ci esercitiamo al lancio di bombe.
Stanotte .!!Ono stato quattro ore di vedetta. Pioveva. U Ottobre .
- Zaino in spallai -
E' giunto l'ordine di raggi ungere sullo Jaworcek g li altri battaglioni. Ci mettiamo in ma rcia. li capitano ci precede. Porta lo zaino e la caramell a . Sosta al Comando del regg imento. Discorso del colonnello, seguito dalla lettura di un lungo elenco di bersaglieri della 7• proposti per u na ricomnensa al valor militare.
-Bersaglieri della settima, al colonnello del1' 11°, hurrà!
- Hurrà! ~
Pulizia al fucile. Distribuz ione d i .sca r pe. Durante ques te operazioni, faccio la conoscenza di un sergente degli alpini, di Monza, fenenl issimo in~ lervenlir:;la, entusiasta della nostra guerra .
Giunge 1'8" compngnio.. Qualr.uno mi o.nnuncia c:he il caporale Bu::re.m a è rìmaslo feri to da una l'Unnonata , il 20 settemb re . li colonnello r ipete il discorso ai bersaglieri dell'S•. Crepusco lo. Si parte.
7 Ottobre.
La marcia di stanotte fra tenebre fiUissime, per una mulaUiera scoscesa e fangosa, entro un bosco, è stata dura.
Parecchie volle i plotoni hanno perduto il colleg11mento. Alcuni bersaglieri sono caduli e non ha n110 polulo proseguire. Anch'io - come tutti - so no cad ulo \'arie volle, mu l'unico danneggiato f' l'orologio che port o al polso . Non va più .
Dieci o re di marcia. Siamo g iunti a lle due del mallino. Per rortun a , non pioveva e e ' erano le s telle . Ci siamo r intanati fra i macigni, nell' attesa dell 'alba.
8 Ollo bre.
Sveglia alle ciuque. Ci spostiamo verso l'alto tii un nitro centinaio di metri. Ci troviamo sollo una delle uparclin ripidissime dell'Jaworcek. Dalla cima le \ledette austriache sparano conlinuamenle. Mi mello a lavorare accanitamente di van· ghella e piccone, per farmi un buou riparo . Petrella mi aiuta. Rilro\'O il tenente F ava, che mi presenta al capitano della sua compagnia, J an no· ne. Gli am ici degli alt ri h::1tlaglioni - appena-.sapula del noslro arrivo - mi vengono a cercare.
Hivedo il cnporul maggiore Bocconi, barbuto e un po' dim agrit o, il caporal mo.gg iore Strada, cx vigile mila nese , sempr e pieno d 'entusiasmo ; il caporale Corradini t he mi r acconta la s traordi naria avventura toccatagli. Doveva andare dj g uardia , con una squadr a, al quarto boschetlo. Giunto a un passaggio obbligato e scoperlo, sul quale g li auslriaci rotolavano continuamente sassi e macigni , il Corradini, ·volendo appunto evitare un macigno, mise u n piede in fallo e rotolò giù, in fondo al burrone . Una notle intera rimase laggiù 1 nel fango, sollo la pioggia, ritenendosi ormai perduto.
- Fu il pensiero della mia piccina, che mi diede il coraggio - egli mi dice. - A g iorno fallo, ris a lii il pendio del monte . N'e lla caduta a\1evo perduto tutto; zaino, fu cile, mantellina . Giunsi 11 un piccolo posto di fanteria. La vedelta mi intimò l'ulf . Quando il caporale dei piccolo pos to mi eh· be riconosciuto come a ppar tenente a ll 'esercito italia no, mi lasciò passare. Potei riguadag nare - sa· no e ialvo - la mia compagnia. -
Ecco Hampoldi, ex cuoco del Hcslauranl Casanova . Lo chiamavamo Rampoldo, Rampoldino ...
Ritrovo ancora vivi e in gamba i milanesi Spa· da, Frigerio, Sandri. Viene anche a trovarmi, per co noscermi, il caporale Giustino Sciarra, di Isernia. Ha una curiosa barbetta a punta , rossigna. Cord ialità, simpatia, auguri. Si parla di un'avanzata imminente .
Dormilo profondamente tredici ore. La stanchezza è passata. C'è un ferito delJ'S• compagnia che viene portato in barella. Una pallottola lo ba colpito mentre si scaldava al fuoco. Canticchia e fuma. Gli scelti tiratori austriaci sparano sempre. Pn forte g ruppo di ferraresi viene alla mia tenda e mi prega di porgere un saluto colletti,,o da mandarsi a un giornale di Bologna. Fatto.
Corvée dì riattamento alla mulattiera. li caporale milanese Bascialla, ch'è stato stanotte di guardi:t ai po5ti più avanzati, mi narra un episodio s ingolare. Si è trow1to - in un riparo - accanto a un bersagliere che pareva dormisse. Egli ha pro,·11to a chiamarlo. A richiam arlo. A scuoterlo. Non rispondeva. Non ~i mo,•eva. Er.a morto . li Bascialla ba passala tutta la notte accanto al cadavere.
Ore quindici. Raffica di artiglieria austriaca. Crepitlo di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, slroncato da una granata, si è abbattuto sul mio r;paro. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del 39" battaglione. trn altro morto degli Alpini. Il bombardamento è finito. E' durato un'ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta. Lunga conversazione col capitano Bono dello 4• compagnia.
Argomento : i colpi di scena balcanici..
Il capit:mo Bono è un in gegno vcrs'atile e d i vasta coltura.
Non dimenticberò il tremila della sua voce, qu ando - me presente - essendogli gi unto uno rli quei moduli speciali coi quali s i chiedono a i Reparti notizie di militari, dovette scrivere la pa· rola : morto/
Sera di calma. Qualche fucil a la salila.ria delle vedette fischia di quando in quando nella boscag lia. 10 Ollohre.
Matlinata meraviglios a di sole. Orizzonte limpidissi mo. Si ord ina la s tatis tica d ei caricatori. Ogni i oldato deve averne 28. Ore dicci. l:no shropnel è passa lo ùschiando sulle nostre leste. ln al lo. Nou trascorrono cinque minuti, che un secondo shrapnel scoppia con immenso fragore a tre metri di distanza del mio u ricovero n, a un metro appena dalla tenda del mio capitano. Ero in p iedi. Ho sentito una ventata violenta, seguita da un grandinare di schegge. Esco. Qualcuno rantola. S1 grida:
- Poritaferitil Portaferiti! -
Solto al mio ricovero ci sono due feriti che sem· brano gravissimi. Un grosso macigno è letteralmente inaffiato di sangue . Gli ufficiah sono in piedi che impartiscono ordini.
- Le barelle! Le barelle! -
I fe rit i sono molti e bi sogna chiedere le barelle lllle allre compagnie del battaglione. Ci sono anche dei morti: due . Uno è Janar cl li, l'attendente del tenente Morr igoni . Una pallella di shrapnel g li è entrata dal petto e gli è uscìta da lla schiena .
Gliel'hanno trovata fra la pelle e il farsetto a ma· g lia.
- Tenente, mi abbracci! - ha detto Janarelli.
- Per me è finita! -
Vedo il tenenle Morrigoni, cogli occhi luccicanti iii lacrime.
- Ero tnnlo bravo e tanto buono! -
Lo J :marciii sembra dormire. Solo atlorno alla bocca c'è una' g rossa rosa di sangue. L'allro è un richiamalo d el! ' 84. Una scheggia gli ha spezzato il cranio .
Una riga rossa gl i divide a metà la faccia. I ferili sono nove, dei quali tre gravissimi e due disperati.
- Zappatori, in rang o colle vanghette. -
Gli zappatori s i riuniscono coi loro strumenti. Adagiano i morti ~u barelle fatle con r a mi d'albero e sacch i e se ne vanuo. Qui non s i può fare un cimitero. Ilisog nn seppellire i caduti qua e là, nelle posizioni più riparale. L 'emozione della com· pagnia è slata fugacissima. Ora si riprende il chiacchierio. Si fischierella. Si canta.
Quando lo spettacolo della morie diventa abilt.dinario, non fa più impressione. Oggi, per In prima volta, ho corso pericolo di vita. Non ci penso.
Dopo ·un :.Oese mi. lavo e ~i Petti~o. Sch~mp1oing' al marsala .
. Passa il L~nc~te Francis~o d~lla '15• 1co~pa~uia,' d quale mi racconta:
11 Ieri sern gli austriaci hanno inscenalo una di· mostrazionc antito.liana. Hanno cantato in coro il loro inno nazionale . Poi hanno gridato:.
- Kicchìrichi, kicchirichi! - u Hanno aggiunto:
- Bersaglieri dell'll0 , vi as.pelliamo! - u Alla fine, una voce di ufficiale ha urlato al megafono:
- Italiani farabutt~ lasciateci le nostre terre! u.
11 Ottobre.
Meravigliosa mattinata di sole. Il secondo, il terzo, il quarto plolone delila mia compagnia, levano te tende e si spostano per essere defilati dai tiri degli shrapncls. Noi restiamo al nostro posto. Passa un morlo della 13· compagnia. Bombardo.mento di un'ora a s hrapnel. Conversazione col capitano Bono.
La vita in trincea è la vita naturale, primitiva. Un po' monotona. Ecco l'orario delle mie giornale. Alla mattina non e' è sveglia. Ognuno dorme quanto vuole. Di giorno non si fa nulla. Si può andare - con rischio e pericolo di essere colpili dall'implacabile ((Cecchino" -a lrovare gli ami· ci delle altre compagnie; si gioca a sette e mezzo o, in mancanza di carte, a lesta e croce; quando t uona il cannone, si contano i colpi. La distribuzione dei viveri è l'unica variazione della giornata: di liquido, ci dànno una tazza di caffè, una di vino e un poco di grappa; di solido, un pez1.o di formaggio che può valere vcnll cenlesimi e mezza scatolello. di came. Pane buono e quasi a volontà. Di rancio caldo, non è questione. Gli aus triacitempo fa - hanno bombardato coi 305 le cucine e hanno fa tto sa llar per aria muli, marmitte e cucinieri.
C'è un'ora nella giornata, che i bersaglieri atlen· dono sempre con impazienza e con ansia: l'ora della pos ta che comin cia a giungere regolarmente . Ci pensa Jacobone, per il Reggimento. Nostro (' postino )1 è il ca labrese Suraci. Quando si grida "postai))' t utti esrono dai ripari e s i affollano attorno al di~:tribulore. Nessuno pensa più alle im:ilale e a~Ji shrapnels.
Ho scrillo u na leltcra per J annazzone e una per Marcanico. Non si n egano questi favori a uomini che possono morire da un momento a ll 'altro . La fidanzata di Marconir.o s i chiama Genoveffa Pa· ris. Questo nome mi riporta, chissà perchè, al tempo dei u Reali di Francia u.
12
Ottobre.
Pulizia al fucil e . Sole paI!ido. Poi, non c'è nulla ùa fare. Passano i soliti feriti. C'è il bersagliere Donadonihus che s i spidorchia al sole.
- CavaJleria, a destra! Cavalleria, a sinistraigrida e ride, di un riso che sembra quello di un uomo compie i.amen le. felice . .
Piog~ia e p irlocr.hi, ecco i veri nemici del s oldato italiano. Il cfmnone vien dopo.
Uno dei fer ili dello s hrapnel è morto prima di li.rrivare all' infermeria reggimentale.
Altra notizia triste: Ju fucilata di una vedetta ha colpito a morte lai Mambrini, mantovano, menh-e stava Jovorando a fortificare il suo riparo.
La guerra di posizione esige una forza e una resistenza. morale e fisica grandissime: si muore senza cornhaller~!
13 Ottobre.
Stanotte, sulle 23, improvviso e intensissimo fuoco di fucileria e di mitragliatrici ai nostri avamposti. Siamo balzati dai nostri ripari. Un quarto d'ora di fuoco e poi quiete sino all'alba. Mattinata grigia. Vado di corvée colla mia squadra e mi carico di un sa cco di pane. Passa un morto del 39° hatta glione, colpito da fu cilata e da sassata. Si diffonde, tra le squad re, la notizia che presto ci sarà ru azione 11. La noti1.ia non deprime , ma solleva gli animi. E' la prolungata inazione che snerva il soldato italiano. Meglio, infinitamente meglio, al fuoco, che sotto al fuoco. I bersaglieri sono desiderosi di vendicare i compagni caduti a tradimento.
Vicino a me si canta.. E' un inno bersaglieresco:
Piume, baciatemi
Le guance ardenti.
Piume, riditemi Di gioia e &anli;
E ripetetemi:·
Avanti! 1,-vantil
Guerra in montagna, tra la neve e il fango
14 Ottobre.
Stamane, solito passaggio di feriti non gravi. Le vedette austriache, implacabili, non cessano un minuto so lo di sparare.
Ore quindici. L'artiglieria austriaca, dal Lipnik, io credo, comincia a bombardare la nostra posizione. Venti colpi da 280 che scoppiano in fondo valle. Quattro non scoppiano. Grida di gioia e di scherno partono dai nostri ripari.
Cessa il 280 e comincia il cannoncino. Lo chiamiamo cosi, col vez1.e.(!"giativo, prcchè, sparando quotiilianamente ci è di ven t ato ormai familiare; ma si tratta di un cannone da montagna da 75. E credo che ce ne sia più d'uno. Quasi tutli gli
!,hrapnels batlono la zona occupnta dal nostro battaglione. Ci mettiamo in quattro, testa a test.a, contro un grosso tronr.o d'albero che ci ripara magni· fìcamente. E' con noi un alpino sorpreso dalla raf~ fica mentre andava a.prendere acqua. Scro~ciano le ,allrtte, rarlono le ramai,rlie, turbinano le foµ-lie. E' finita. Troviamo qualche palletta, qualche fch eggia ancora calda . Adesso sono i nostri can· noni che com in ciano a sparare.
Gli austriaci tacciono. Allegria, per noi. Passano lre fe r iti, di cui uno solo r elativamente grave, perchè ha una gamba !=.pezzata. In !onrlo va ll e, il 280 i1a fatto qualche vittima. Ci sono alcuni mortiianlaccini e bersaglieri - dei 11 posti di collega· mento n. Serata di calma. Qua e là s i leva no delle voci che cantano. Ma non sono canzoni del reper· Iorio patr;ottico. Sono del repertorio soldatesco e J•Opolare. Bi,,ogna distinguere. Salvo un a che ha un ritornello che dice:
Trento e Trie3lt
Ti renderò
1~ al tre canzoni sono ben lontane dagli avvenime nti {lltuali. L'immortale Violetta tiene ~mcora il primo posto.
E la Vio letta
La 1,a, la va ...
Alcuni , che deYono es.sere r educi dalla Libia, ,:a ntano invece:
Da Tripoli a Gm·gare.~ch
Si marcia in ferrovia ...
E non manca la canzonetta ~ollacciata, anzi oscena:
All'osteria del numero uno ..• . . . . . . . . . .
Dammela ben, biondina
Dammela ben, biondaQaa ...
Il soldato il:tliano P allegro, particolarmente quando non piove. E anche quando piove, accetta la bagnura con molta filosofia.
15 Ottobre.
Notte di burra!'ica. Il vento mugghiava dal Monte Nero alla Conca di Plezzo e andava a schiantarsi contro la parele altissima e già bianca del Rombon.
Mattinata grigiR, inrcrta. Pas.sano due bersaglieri morti. Devono essere caduti stanotte ai piccoli posli. Noi li vediamo pa5sarr., portali dai portaferiti e segulli dagli zappatori che devono scavare la fossa. Nessuno di noi domanda ch i s iano. Si preferisce ignorare. Alcune ore di lavoro per riaccomodare il nostro il riparo, sconquassato dalla tempesta dì stanotte. Fuoco stracco di fucileria tra le vedelte. Uno dei nostri spara con un fucile au• flriaco.
Tutte le maltine, al momento della distribuzione r..!el caffè, ~orgono discussioni e battibecchi fra hersnglieri e bef'Saglieri e soprattutto fra bersaglieri e caporali. Strano! Sono uomini che potrebbero morire da un momento all'altro e si bisticciano per un sorso di caffè. Ma il .fatto si spiega: anzitutto il caffè è l'unico liquido che il soldato desideri e beva con piacere e vantaggio; poi, nessuno crede di do\'er morire e infine per un senso profondo di giu- stizia distributiva. Quando le razioni non sono uguali per tutti, si grida:
- Camorra! Non fare camorra!Purtroppo la camorra, nel senso so ldate sco delfa parola, c'è. Al soldato che sta nelle prime limi, e dovrebbe essere ,e sacro 11 1 non giunge che la rrfinima parte di ciò che gli spetta, giusta il regolamento di guerra. Cafft•, cioccolata, vino, grappa passano per troppe mani di conducenti, caporali, piantoni. La ,e camorra n sembra essere un fatto normale, ma irrita grandemente i soldati, specie in guerra. C'è il caso rli sentirli dire: u Governo ladroln. La camorra finisce per esercitare influenZR. dt>primente su quello .che si chiama il umorale" delle truppe. Io penso che se, per rendere contenti <1uesti soldati, occorre eliminare gli abusi della piccola camorra e distribuire razioni abbondanti e giuste di cat1è, il problema è di facile soluzione. Jmp<1rtate, se <1ccorre, tutto il caffè del Brasile ... Sono giunti gli elmetti per gli shrapnels. Sei, per compagnia, finora. Recano sul davanti que~te <lue iniziali R. F. : Rcpublique Française .
L'lln bersRgli eri è il reggimento italiano per eccellenza. Tutti o quasi i distretti d'Italia vi sono rttppresentati. C'è> qu.ilche sardo, c.i sono dei sicil iani di Cefalù, dei cnlabre si, rlei pugliesi di Bari e Lecce. degli abruzzesi di tutte e quattro le provincie, dei n.t\polrtani di Napoli e Caserta, dei romani, dei toscani di Siena, Firenze, Massa-Garra- r::i, dei marchigiani di Ancona, Ascoìi-Piceno, Pcs:-i.ro, degli emiliani di Ferrara, de i lombardi di Milano, Dres.cia, Cre>mona, Bergamo, Lecco. Sondrio, Mantova; dei veneti di tutte le provincie, ad eccezione di Udine e Belluno.
In guerra, si disprezza il denaro. Chi ne ha, lo manda a casa Non si sa nemmeno come spendere la cinquina. C'è il vivandiere, ma sta molto lontano e non ha che delle scatole di sardine . Giunge di notte e di giorno se ne va. Il valentuomo ha paura delle granale e degli shrapnels. Se io fossi nel colonnello, lo costringerei a rimanere - con noiin prima linea.
16 Ollobre.
Notte eccezionalmente calma. Anche la vedetta austriaca ha riposato. Niente la-pum. Stamani, ~ole. Passano sulle nostre teste - in alto, molto in alto - dei proiettili d'artiglieria, ma non si capisce di dove vengano, nè dove siano diretti. Il lenente Morrigoni, di complemento, mi annuncia la sua promozione a capitano, di complemento. J.ascierli la compagnia. Jl tenente Fanelli se ne va ~ a ll 'infermeria. Ha i piedi rovinati dal freddo e dall'umidità. Due feriti di pallottole. Distribuzione di ,·ioccolato, mandato da un ignoto amico.
- C'è qualcuno che si ricorda di noi!La Libera Stampa di Locarno mi giunge con un articolo dedicato alla memoria di Giulio Barni, cadutQ sul campo di battaglia. Povero ed eroico amico! I supersti ti , fra noi, ti ricorderanno sempre!
Cader prig ionieri in mano agli austriaci: ecco un'eventualìtà che spaventa i miei comm ilitoni.
- Piuttosto morirei - dicono tuUi.
Questo spiega il numero esiguo di prigionieri ilaliani fatti dall'esercito austriaco. Quelli del nos tro reggimento non arrivano alle decina e sono s tati sempre colti di sorpresa.
Qui, nessuno dice: (! Torno al mio paese!),, Si dice: u Tornare in Italia u. L'Italia appare cosi, forse per l a prima volta, nella coscienza di tant.i $ UOi figli, come una realtà una e ,,ivcnte, com e lo. ratria comune , insomma.
17 Ott obre.
Domenica. La mattinata si annuncia calma. C'è in alto un sole meraviglioso. Ma, improvvisamente, verso le nove, un proiettile da 280 aus triaco, pas.sa sulle nostre teste, col suo sibilo 1c roce. Scoppìa lonlnno, giù, verso lo Slatenik. Di lì a poco, un secondo colpo, accorcialo. Un terzo, 200 metri più giù dal poslo che occupiamo. Un q uarto, diel.ro o noi. Gli austriaci tiran o a caso. Ba ttono la zona.
« Tiro di sfolt imento n come lo chia mi amo noi.
Ecco il sibilo del sesto colpo, Lo sento sopra di me. Vicino, vicino, vicino, a sessanta centim etri passa sopra ]e nos lre teste. Io e Petrella s iomo immobili, a terra. li minuto d 'attesa ci è porso lunghissimo. Il proiettile è scoppiato a meno di tre metri da l punto in cui ci troviamo. Con la sola corrente d'aria ba scoperchiato t utto il nostro riparo. Detonazione formidabile. Grandinare d i schegge enormi e di sassi. Un albero è stato s radicalo. Alcuni mac igni frantumati. Ci troviamo letteralmente coperti dalla testa oi piedi di terriccio, sassi e ramaglie.
-S ei vivo?
- Vivo! -
La cinghia del mio fucile è s tata togliota nettamente da una scheggia. Gavetta e tascapa ne sono crivellati di proiettili. li fucile di Petrella ha la. cassa spezzata . Tutti gli nlbcri vicini presentano la corteccia lacerata.
Noi s ia mo mirncolosamente incolumi.
Passa dì corsa da un riparo all'altro l'altendenle del maggiore Cassala, il milanese podista Tet"li, il quale grida :
- Bersaglieri del 33°! Ordine del maggiore, ritirarsi armati sotto al costone! -
Obbediamo. Tutto il battaglione é, ora, riunito sotto una roccia al riparo dei colpi del 280. P asso dinanzi al comando del battaglione. C'è il magg iore, il capitano Mozzoni, il capitano Vestrini. Ho la facci a nera di terriccio.
- Che cosa ti s uccede, Mussolini? - mi domandano.
L'ultimo 280 mi è scoppiato vicino.
- L'ha i scnmpata bella.
Per la seconda volta, a distanza di s ette giorni, ho corso serio e immediato pericolo di vita. Da· s la va che il proiettile fosse scoppiato s oltanto pac;so indietro, per ridurmi a brandelli. Jannazzone mi dice:
- Si fussi in voi, porterei un cero a Montevergine/ -
Il bombardamento non è continualo. Il mio, è slalo l'ullimo colpo. Ritorniamo ai nostri ripari. Nel pomeriggio calmo, molti si fermano ad osservare la buca enorme, prodotta dallo scoppio del 280. Io trovo una scheggia ancora tepida che peserà un paio di chilogrammi. La me llo fra i miei cimeli di guerra. L'artiglieria di grosso calibro fa meno vittime, forse, di quella di medio e piccolo calibro, ma esercita una influenza deprimente sullo s pirito dei s ol<;lali . Il s oldato di fanteria si senle disarmato, impole nle contro il cannone. Quando l'artiglieria batte le n os tre posizioni,ognuno di noi è come un condannato n morte. Il sibilo annuncia il proiettile e ogni soldato si domanda :. (( Dove scoppierà? u. Contro il cannone non c'è alcuna difesa possibile, all'infuori di quella cos tituita dai u ripari >1 che sono poco profondi e pochissimo cons istenti. Si tratta di sassi ammucchiati insieme con zolle di terra. Bisogna restare immobili , contare i colpi e attendere che il bombardamento fin isca. Per un'altra ragione il cannone impression a il s oldato, ed è i l gene re di ferite ch'csso produce. Le pallottole di fucile o di mitrag li a lrice non s traziano, come un proiettile di cannone.
C'è un solo morto: un coporal mt1ggiore degli zappatori del 27° battaglione. Un milanese, a quanlo mi dicono. E' stato decapitato da una scheggia del 280. Verso sera vado a cercar dell'acqua e passo accanto al luogo dove l'hanno sepolto. E' in un ::ingoio, sollo una roccia , vicino a un tourniquel della mulalliera. Sulla croce, sotto al nome e cognome, c'è un'epigrafe breve e affettuosa. Era un valoroso. A piè d~lla croce ci sono alcune cartoline illustrale. Sulla terra fresca, qualcuno ha spar!-O delle toglie. Alla Caselle - si tratta di due capanne di legno - ritrovo il caporal maggiore milanese Garbagnati. E' addetto ai viveri. Mi offre da bere. C'è una colonna di muli che anrivano. Si sentono da lontano, per il batter dei ferri sui ciottoli del sentiero. S erata tranquilla.
18 Ottobre.
Notte calma. Mattinata di sole. Nel pomeriggio comincia la sinfonia dei nostri cannoni. Sparano da tutte le cime. Noi ignoravamo l'esi stenza di tante batterie. Ecco i i5 nostri. Hanno un sibilo e uno scoppio secco e rabbioso.
I 14() sono imponenti. La detonazione dei loro proiettil i è quasi gioviale, nella s ua profon.dità. 1 210 hanno un boato breve e sordo. Poi, c'è il no5lro simpaticissimo 305. Vien di lontano, di là dai monli, come un pellegrino. Passa sulle nostre tes te lento e solenne. Lo s i può segui re coll'udilo lungo il tragitto. Il colpo di partenza non si sente, to.nto è lontano, ma sentiamo quello d'arrivo. Lo scoppio di un 305 italiano fa tremare la montagna. Se l'artigliena nemica deprime, l'artiglieria nostra solleva. Quando i nostri cannoni sono in funzio ne, i bersaglieri ~i dò.nno alla pazza gioia. Girano da riparo a riparo, fischiano, cantano. Accompagnano i proiettili con grida, con auguri.
Il soldato di fanteria non ha che un desiderio: quello di sentir sempre la voce dei nostri cannoni, sempre, di notte e di giorno . Quando sono i cannoni austriaci che sparano e i nostri tacciono, i bersaglieri impazienti ... protestano contro la nostra artiglieria che ... risparmia le munizioni. L'azione della nostra artiglieria è dura la un paio d'ore.
Passano delle corvées cariche di munizioni. Cl sono delle casse di bomhe sulle quali sta scritto: Haut, Ras. Eviter les chocs, L'avanzala sembra imminente. Sintomatico! I bersaglieri non dicono: combattimento, azione, battnglia; no: dicono: avanzata. Sembra, per loro, già assiomatico, intuitivo, necessario che una battaglia nostra debba risolversi in un'avanzata. Non è sempre cosi. Ma l'uso generale e unico di questo vocabolo è un t1ltro sintomo dello spirito di aggressività che anima i soldati italiani e delln loro certezza di vincere.
Ciò che più mi ha stupito e commosso in questo primo mese di trincea, è lo stoicismo incredibile di cui dànno prova i soldati italiani feriti. Il mio riparo è sulla mulattiera. Ho.. la finestra sulla .strada. Tutto passa sotto i miei occhi. Ho veduto decine e decine di feriti. I lievi, quelli colpiti a un braccio, per esempio, vanno all'infermeria da soli. Qualcuno, che pur a.,·eva le carni lacerate da schegge di proiellili, fumava tranquillamente una sigurC"tta. Non un lamento. E' straordinario! E' ammirevole! Un mantovano, con un braccio quasi tagliato da una scheggia, si reca da solo al posto d i medicaz ione. E dice al tenente che si affretta altorM a lui, per la medicazione:
- Tenente, tagli il resto! E mi faccia dare un po' di pagnotta! -
Queslo stoicismo è il prodotlo dell'atmosfera in cui si vive. Nessun soldato ferito vuol mostrarsi debole e pauroso del proprio sangue, dinanzi ai compagni. Non solo. C'è una ragione più. profonda. Non si geme per una ferita, quando s i corre conlinuamente il rischio di morte. La ferita è il meno peggio. C-0munque, il silenzio s uperbo di ques ti umili figli d'Italia dinanzi al dolore della carne straziata dall'acciaio rovente, è una prova della magnifica solidità della nostra stirpe.
19 Ollobre.
Notte agitala. Bomhardamenli lontani e profondi. Dicono che è in direzione di Tolmino e Gorizia.
L'(( azione ,, sembra fissata per domani. Sole. ' comincia il concerto maestoso, formidabile delle nostre artiglierie. Chi s ta - anch e pP;r una g iornata sola :-- sotlo il bombardamento di un centinaio <li cn nnoni che sparano simultaneamente, riporta un:\ impressione indimenlicahile, sbalorditivo. Alla se~ ra, si è intontiti. I nervi non rispondono più .
Alcune voci del gergo di guerra, in voga nel mio reggimento: scalcinalo = soldato debole; baule ""' crdìno; fifa = pauraj svirgola = cnnnonata; omnibus - proiettile da 305: pizzicare = ferire; spicciarsela = trovarsi nell'imbarazzo; pallottola intelligente = pallottola che ferisce soltanto; pipa = rimprovero; girare la matricola = idem; far scrivere a casa = togliere. qualcosa o un soldato; fnr fesso = idem; far camorra -. far:>i la pnr!e del leone ; essere fuori uso = inabile n!Je fatiche cti guerra; marcar visita = recarsi dal medico; vedere il mago = rimanere indietro;
~;;17:~rl: ~e;:Ja l: c1~1c~;frc: retrocedere; portare a casa la ghirba = tornare a casa sano e salvo.
(La ghirba è un recipiente di tela impermeabile che serve per port.are acqua, vino, calTè).
E' giunlo il colonnello. Anche Poùre Michele, il cappellano del rcgg imcnb, è arrivato. Ma gli Rcotla il terreno sotto i piedi.
Ieri sern sono stato di corvée. Mi sono successivamente caricalo di ce nto sacchetti vuoti che dovranno poi - rie mpili di ten'a - servirci per i nostri ripari; di una cassa di bombe e di una scudo d'acciaio che d ' ora innanzi proteggerà coloro che devono tagliare i reticolnti. Mn pesa molto: tredici chilog rammi e me..zo. Finito di lavorare a mezznnolle. S tanchissimo. Il fuoco di fucileria degli alpini sul Vrsig mi ha svegliato verso l'ulba. Tuonano i nostri cannoni, ma l'attacco, si dice, è rinviato a domani.