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CAPITOLO QUARTO

Le Ragioni Della Caduta Di Un Ministro

Voci di gueTTa europea e calma ùaliana

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A livello diplomatico, il 1886 si era aperto per l'Italia in una situazione di difficoltà 1 e si doveva chiudere con un momento di incertezza 2 . Dall'inizio dell'anno sino all'aprile (quando la fase più acuta della crisi balcanica provocata dal conflitto serbo-bulgaro si poté considerare conclusa) la 'potenza' italiana dovette esperimentare quanto fossero ristretti i suoi spazi di manovra 3. Nella seconda parte dell'anno l'Italia cominciava prima a pensare e poi a fare i primi passi per il rinnovo della Triplice, in un contesto internazionale però assai diverso da quello in cui, nel1882, il primo trattato era stato firmato. Da parte sua la Germania faceva in modo da approfondire i contrasti con Parigi, che ancora risentiva dei fermenti boulangisti, dichiarando pubblicamente di voler aumentare le sue spese militari e gridando al pericolo francese. Inoltre, Bismarck metteva le basi segrete di un rinnovato accordo tra Berlino e Pietrogrado, che poi avrebbe portato alla firma del trattato di controassicurazione 4 In questo quadro, per Berlino (ma poi anche per tutti i contraenti) la Triplice Alleanza veniva ad acuire il suo carattere antifrancese.

La consapevolezza di assistere ad una fase di correzione degli equi- libri diplomatici europei, in un momento in cui non mancavano le minacciose voci di guerra , tra l'altro rinfocolate da contrasti diplomatici ancora non sopiti (come quelli dell'area balcanica), dava all'Italia la misura della necessità di dover pur giocare un qualche ruolo per non venire 'schiacciati' dalla politica bismarckiana. La fortunata manovra diplomatica di Robilant doveva poi riuscire a far ottenere a Roma qualche risultato (ma in fondo solo in termini di mantenimento dello status quo e di riconoscimenti di qualche pretesa italiana) 5 ma all'inizio e durante la sua complessa conduzione da parte della Consulta niente era garantito. Ed anzi, lo scarso e laterale ruolo giocato solo qualche mese prima dall'Italia nella questione balcanica poteva e doveva indurre alle più pessimistiche previsioni. Per l'Italia la situazione non sembrava più rosea dal punto di vista della politica interna. Le elezioni volute da Depretis per fermare la crescente opposizione alla sua politica avevano invece rafforzato la d issidenza di Destra 6 e, se avevano indebo lito la Pentarchia, non ne avevano tacitato la veemente opposizione né erano riusciti a decapitarne il movimento po lit ico 7. Inoltre, la maggioranza parlamentare si dimostrava sempre più insofferente e la Camera, per l'ingresso di nuovi deputati, sempre più ingovernabile 8. Il progetto di una politica nazionale improntata all'ordinaria amministrazione ed alla pratica delle 'riforme amministrative' non trovava l'accoglienza dell' opinione pubblica che denunciava le debolezze e le incenezze della proclamata 'potenza' italiana .

1 Cfr. TAMBORRA, La crisi balcanica del 1885 - 1886 e l ' Italia , cit.

2 Cfr. SALVATORELU, La Tnplice Alleanza 1877- 1912. Stona diplomatica, cit., pp. 102-103. Niente infatti poteva al momento garantire che la mossa di Robilant, per un rinnovo della Triplice in un senso più favorevole all'Italia, avrebbe poi poruto realmente andare in porto.

3 Cfr. di nuovo TAMBORRA, La cnsi balcanica de/1885-1886 e l'ltalza , cit.; cfr. anche , specificatamente , A.F.M BIAGINI , Momenti di stona balcanica (1878 - 1914). Aspetti militan·, Roma (Roma, Arte della Stampa), 1981 (in testa al front : Staco Maggiore dell'Esercito. Ufficio Storico), pp. 89-104.

4 Cfr. TAYLOR, L'Europa delle grandi potenze. Da Mettemich a Lenin , cit. , p. 442 .

Dal lato finanziario, infine, la situazione era incamminata verso l'approfondimento del deficit pubblico: la politica di Magliani era sempre più criticata 9.

Nel complesso, in quelli che sarebbero stati i suoi ultimi mesi, il trasformismo depretisiano sembrava ormai incapace di aggregare e cooptare nuovi gruppi politici e sociali nella gestione del potere lO e di a correggere vecchie lacune o a riparare a nuovi problemi.

5 Cfr. B. MALINVERNI, Il primo accordo per ti Mediterraneo (febbraio-marzo 1887), Milano, Marzorati, 1967.

6 Cfr. Storia del Parlamento italiano, v. IX , Tra Cnspi e Gtolitti, a cura di R. Colapietra, Palermo, Flaccovio , 1976, pp. 8- 9.

7 Cfr. BOCCACCINI, La Pentarchia e l'opposizione al trasformùmo, ci t. , p. 161.

8 Cfr. CAROCCI, Agostino D epretù e /apolitica interna da/1876 aii887, cit., p. 82.

9 Cfr. BARONE, Sviluppo capitalistico e politica finanzianti in Italia nel decennio 1880- 1890, cit., p. 595.

1° Cfr. CAROCCI, Storia d 'Italia dall'unità ad oggi, cit., pp. 63 -64.

E in questo quadro più generale che veniva ad operare il Ministro della Guerra, con la sua po li tica militare che un tempo aveva avuto l'avallo del presidente del Consiglio e del Ministro delle Finanze.

Come abbiamo visto, forti erano le spinte interne al mondo militare che esigevano ormai che si md asse oltre la 'sosta': ma fare questo avrebbe voluto dire superare proprio quegli steccati politici e finmziari che Ricotti aveva scelto ed accettato al momento della sua nomina. In questo quadro si mdava così erodendo la fiducia parlamentare (e ministeriale) nel Ministro della Guerra. Qumdo poi- inaspettata , non voluta ma temuta - arrivò la notizia dello smacco coloniale di Dogali, c'erano già tutte le basi per una caduta rovinosa del Ministro della Guerra.

11 problema di Ricotti era tutto qui. Nel frattempo la 'sosta' di Ricotti doveva farsi sentire non solo nelle questioni di organica o di strategia, ma mche in quelle tecnico -mili tari che pure avevmo la loro decisiva importanza 11 .

Particolare rilievo avevano avuto , ad esempio , negli anni Ottarita i miglioramenti tecnici conosciuti dalle artiglierie , con i progressi raggiunti nella fabbricazione ( e nella dottrina d ' impiego ) di o bici e cannoni 12 • Ma la vera rivoluzione tecnica che in Europa , proprio negli anni del secondo Ministero Ricotti, si stava impostando era quella dell'artiglieria 'portatile' , cioè dei fucili.

Negli anni Ottanta gli studi e le invenzioni in questo settore si erano concentrati sulla possibilità dì avere un ' arma capace di aumentare il volume di fuo co in rapida successione mediante un meccanismo di ripetizione del caricamento , da cu i il n ome . Il fucile a ripetizione venne studiato e poi adottato in Germania nel 1884 , in Frmcia nel 1885 , in Austria nel 1886 13 Proprio in quegli anni stavano avanzmdo inoltre gli studi nel campo delle polveri da sparo , studi che sarebbero sfociati qualche mno dopo ne ll'adozione da pane di tutti gli eserciti europei della cosiddetta 'polv e re infume' , causando una vera e propria rivoluzione tattica l4.

1 1 Sul ruolo co n d izio nante e de cis ivo dei progress i tec nici io Eu ro pa nel penultimo d ecennio del seco lo XIX , cfr . HAll G ARTEN , Storia della corsa agli armame n ti, ci t ., pp . 4 7-52 .

12 Cfr. MONTÙ , Storia dell'artiglieria italiana , p. Il , Da/IBIJ a/1914, v. 3, cir., p. 2073 e sgg

13 Cfr UDDELL HART , Le forze armate e l'arte della guerra: gli eserciti, cit., p. 378.

14 Cfr. i vi , p 379 e sgg.

In Italia per il fucile a ripetizione già da qualche tempo si era cercato di seguire gli studi stranieri e si erano incoraggiati gli esperìmenti dei tecnici e degli specialisti, come il Vitale o il Bertoldo. La cosa era di importanza capitale perché il rischio di un ritardo o di una cattiva degli studi era poi quello di isolare l' esercito italiano dal progresso che stava coinvolgendo gli altri eserciti europei, rischio che l'esplosione di un confl itto europeo avrebbe moltiplicato. Preoccupazioni di questo tipo erano diffusissime tra i militari italiani, che sottolineavano come un combattimento con fucili a ripetizione sarebbe stato diversissimo da quelli delle passate guerre d'indipendenza:

( ... )questo dell' Aniglieria sul campo di battaglia per noi italiani è d'importanza capitale. Venti anni di pace hanno messo in condizione tale l'esercite italiano che , come quello di Spagna o di G recia ... , sono [sic] i soli i quali non abbiano ancora subito gli effetti del fuoco rapido, menrre gli altri ed anche il Turco, lo esperimentarono tutti. Per me questo è un pensiero. Un maggiore, un colonnello, si vedrà in pochi minuti sparire, cadere 113, 112 della forza, della sua compagnia, crederà in una sconfitta e non so se riuscirà a mantenere bene il resro, e sarà Io stesso ufficiale che nel '66 avrà condotto benissimo il suo plotone e la sua compagnia nel folto della mischia l).

Da Roma si chiedevano quindi informazioni agli addetti militari italiani alle ambasciate all'estero, ma la loro opera era piena di difficoltà, «poiché ogni paese procurò di tener celati gli studi che faceva» I6 .

Già l'amministrazione Ferrero si era interessata alla questione.

Si sapeva che p resso ogni esercite erano in esame due sistemi - racconta uno dei responsabili italiani di quegli studi - cioè quello di una arma a ripetizione e quella di un caricatore da aggiungersi al fucile. Per l'arma a ripetizione si studiavano poi dappertutto le due questioni della trasformazione delle armi esistenti e dell'adozione di un'arma nuova di piccolo calibro .

Gli studi presso di noi erano proseguiti con lo stesso indirizzo ( ) l 7

Lo scopo era

di tenersi a giorno di ogni studio o progetto fatto all'estero, di esaminare e provare ogni sistema proposte che presentasse qualche pregio, dz teners-i pronti per adottare quel sistema d'arme a ripetizione che poteva essere giudicato il più conveniente al momento in cui il Ministero avesse creduto di addivenire ad una parziale o totale trasformazione dell'armamento.

Non dirò che la Commissione abbia fatto molto , ma delle prove e degli studi se ne sono fatti ed i tipi d'arme più stimati si acquistavano ( ) Il guaio è che da noi si esigeva forse troppo ( ... ) l8.

Questo tipo di istruzioni 'troppo' esigenti avrebbero potuto essere corrette quando, nell'ottobre 1884, Ricotti fu nominato Ministro della Guerra : all'estero si erano già fatti i primi passi nella direzione delle armi a ripetizione ed in Italia la stampa militare cominciava a porre il problema dei fucili su basi più realistiche.

Invece, forse per non impegnare i bilanci della Guerra, lo studio italiano sui fucili non fu sollecitato né in coraggiato: a piani esigenti, la correzione di fatto proposta da Ricotti per un lungo primo tempo fu l'inerzia.

( )si raliemarono gli studi perché pareva esagerato il pagare un migliaio di lire per qualche modello di fucile estero;( ... ) venuto Ricotti, si pose ogni cosa a dormire. Dopo qualche tempo si diede di nuovo l'incarico alla Commissione di studiare; ma doveva essere uno srudio teorico, senza fare esperienza, cioè essenzialmente senza fare spese. lo credo che la Commissione avrà fano nulla, tanto più il Geo. Galieani [posto da Ricotti a capo di quella Commissione) si vantava, qualche tempo prima, di aver seppellito la questione delle armi a ripetizione bocciando tutti i sistemi s u cui la Commissione decideva. Forse, quando avrà saputo che Ricotti non era più tanto contrario agli studi, avrà cambiato parere, ma è certo che sino adesso abbiamo fatto poco e nulla. Invece la questione è già riso Ira presso le altre Potenze l 9.

La responsabilità che Ricotti si era assunto nel ritardare gli studi sull'ar ma a ripetizione italiana era assai grande. Anche su ll 'onda dei segnali di inasprimento del clima diplomatico europeo, più di un settore dell'ambiente militare dovette rimanere scontento di tale comportamento del Ministro; la stampa d'irtformazione militare sollevò a più riprese l'argomento 20. Fu così che, all'incirca nel 1886, Ricotti imp resse (sia pure con i limiti che abbiamo visto) un qual certo nuovo impulso agli studi della Commissione per i fucili. Ma gli studi tardavano a concretizzarsi nell'adozione di questa o quell'arma.

18 Ibidem.

19 Ibidem. Per gli aspetti tecnici cfr. A. BERTOCCI, L. SALVALATICI, Armamento individuale deU'esercito piemontese e italiano 1814-1914. Firenze, 1978.

2° Cfr. tra l'altro cL' esercito italiano•, 7 agosto 1886 , Le armi a ripetizione, ed anche ivi, 12 agosto 1886 , Ancora del fucile a n'petizione.

Ma sempre più preoccupanti erano le notizie che nel frattempo stavano arrivando dagli addetti militari.

L'addetto militare a Vienna aveva segnalato già nello scorcio nel 1885 un «periodo di maggiore attività» 21 e poi l'avvio di un «largo esperimento» 22 di armi a ripetizione presso l 'esercito asburgico. Faceva notare anche, con rammarico, che da tempo egli aveva contattato personalmente l'inventore Mannlicher - la cui arma a ripetizione venne adottata in Austria- e che con questo aveva concordato l'acquisto di quattro modelli del suo fucile: modelli che avrebbero potuto essere di grand e utilità agli studi in Italia. Mannlicher, dopo aver inviato il primo dei quattro modelli, aveva atteso il compenso pattuito: ma questo, responsabile il Ministero della Guerra, non venne mai, cosicché l'inventore tedesco - forse sentendosi truffato - non inviò gli altri fucili richiesti e la Commissione italiana non poté effettuare gli studi necessari 23. L'addetto militare a Parigi scriveva poi che in Francia gli studi erano molto avanzati, anche se parevano rallentati da un dibattito sono n eU' esercito tra Artiglieria e Fanteria, con un «antagonismo tra l'Arma incaricata di confezi onare le armi e le munizioni e quella che deve servirsene• 24 Seppure in queste forme singolari, il dibattito francese ricalcava quello europeo con la sua divisione tra i sostenitori di armi a rip etizione ottenute trasformando i vecchi fucili e i fautori della costruzione di una intera nuova serie di armi a ripetizione, con calibro minore di quelli allora in dotazione.

Ma le notizie più impressionanti arrivavano dalla Germania, dove sin dal 1882 erano in corso gli esperimenti per armi a ripetizione e dove già col1885 si era avviata a pieno regime la produzione di una nuova serie di fucili nelle fabbriche militari (a Spandau, a Danzica, ad Erfun). A Berlino si pensava di non riadattare vecchi fucili ma di costruirne nu ovi con il sistema cMauser trasformato• e si era deciso di armare con i nuovi fucili non solo la prima linea dell'esercito permanente, ma in prospettiva anche la seconda e la terza linea 25.

21 AUSSME, Addetti militan·. Austria, racc. 4, 20 novembre 1885. Anche se talvolta impreciso (e comunque limitato alle sole sedi di Vi enna e Berlino tra 1882 e 1915 ), cfr. un elenco degli addetti militari italiani compilato da S. LOI, L 'iTTede ntismo all'inizio del secolo in alti di archivi ufficiali e privati, in cMemorie storiche militari 1979,., Roma, 1980, p. 335.

22 lvi, 2 febbraio 1886.

23 lvi, 26 novembre 1886.

24 AUSSME, Addelli mililan·. Francia, racc. 4, fase. 2, 7 febbraio 1885.

25 Cfr. AUSSME, Addetti mililan·. Germania, racc. 4, fase. 3a, 10 febbraio 1886.

Di mese in mese , dal febbraio all'aprile 26 all'agosto del 1886 , l ' addetto militare a Berlino precisò i contorni dell ' operazione tedesca: a metà dell'estate l'addetto scrisse (dopo aver avuto notizia che una notevole quantità di nuovi fucili era già stata approntata) che Germania si trova ora ad avere un vantaggio sulla Francia in questa quistione e credo che penserà a conservarlo:. 2 7. In settembre si venne a sapere che i corpi d'armata tedeschi schierati alla frontiera francese erano già stati tutti riforniti delle nuove armi e che «sembra si abbia l ' intenzione di spingere la fabbricazione , in modo di avere per la primavera ventura la po ss ibilità di armare di fucili a ripetizione tutto l ' esercito di prima linea:. 28. La scadenza indicata non era posta a caso. Per il deteriorarsi della situazione diplomati ca, molti a Berlino e nelle capitali europee erano convinti della «necessità di trovarsi pronti ad ogni eventualità fino dalla primavera del corrente anno» - come sc riveva l'addetto militare nel gennaio del 1887 , aggiungendo con preoccupazione che a Berlino si parlava in quelle settimane senza remore di cuna guerra se n ò n pro babile almeno poss ibile nella prossima primavera:. 29

Alla luce di queste notizie , e di altre analoghe che giungevano da Vienna 30 e da Pietro burgo 3 1 , ancora più grave appare la responsabilità di Ricotti nel n o n aver voluto o sapu to capire l ' impon.anza della posta in gioco con la questione dei fucili a ripeti z ione . Proprio quando , per l'immediata adozione dei fucili a ripetizion e, si era schierato un ampio ventaglio di forze. Non solo organi di stampa militari , che pure spesso tornavano in quei mesi sull'argomento , ma anche impon.anti quotidiani politici si interessavan o di fu cili 32 .

Fu così che in fo ndo la stess a decisione del Ministro (del gen- naio 1887} di adottare in Italia un modello trasformato del vecchio Wetterly, denominato 'Wetterly-Vitali modello 1870-87', apparve tardiva ed approssimata 33.

26 lvi, 24 a p rile 1886.

27 lvi, 11 agosto 1886.

28 lvi, 22 sett em b re 1886.

29 l vi, fase . 3b , 16 gennaio 1887.

3° Cfr. AU SSME , A d detti m ilitan· Austria , racc. 5, fase. l, l agosto 1886 ; ed ivi, 19 novem b re 1886.

3! Cfr. AUSSME, Addetti mili111n·. Russia, racc. 2, (30 ottobre) 11 novemb re 1886, ed ivi, (13 aprile) 25 aprile 1886.

32 Cfr. u a gli altri le collezioni de cil popolo romano• tra luglio, agosto e settembre 1886, quando le richieste politiche per un nuovo e più moderno armamento della Fanteria si congiunse ro e si sovrapposero con quelle militari (della Marina) in favore d elle corazzate e conuo le torpedinie re e con quelle diplomatiche per il rinnovo della Triplice. G rande interesse p er i temi oavaJistici e della Marina Militare mostravano anche organi di stam p a conservatori come cL'Opinion e• o cLa Perseveranza..

Il nuovo modello non era certo l' optimum: la discontinuità degli studi italiani poi non fece la fortuna del Wetterly- Vitali. Solo quattro anni dopo, il Ministro della Guerra allora in carica decise infatti di sostituire il modello 1870-87 con un nuovo 'mode llo 1891', che accompagnò poi sostanzialmente la Fanteria italiana sino alla seconda guerra mondiale 34.

Alla decisione 'i o extremis' del novarese (la ci rcolare di adozione del mod. 1870-8 7 comparve sul «Giornale Militare Ufficiale» solo due giorni prima del massacro di Do gali) non doveva inoltre essere estranea la volontà di Ricotti di attenu are quel certo malcontento, che come si è visto si era nel frattempo andato diffondendo nelle file dell'esercito.

Qualche giorno prima, il bene informato Guiccioli aveva scritto nel suo diario

( ) incontro il generale Bertolè, anche lui Jcontenlo per il modo come procedono le cose Egli prevede la guerra a primavera. e dice ch e il Ministro Ricolli negli ultimi due anni ha fatto poco, e che ora deve r iparare in fretta e alla meglio 35.

Benolè Viale non era una personalità quals iasi: già Ministro della Guerra e autorevole esponente del 'partito di Corte' fu proprio il militare poi chiamato a sostituire il novarese alla Pilotta. Se esplicita era l a critica di Bertolè (forse anche della Corona?) verso Ricotti, anche lo stesso suo insistere su un pericolo di guerra non può dirsi strano o eccemnco.

Durante il periodo della permanenza mini steriale di Ricotti si erano infatti sempre più rinnovate le voci della possibilità di conflitti armati che avrebbero co involto tutte o in parte le potenze europee. 111885, segnato dal riemergere del conflitto austro -russo , sfociò poi nella guerra serbo-bulgara che, risollevando la complicata que- stione balcanica, preoccupò tutte le Cancellerie d'Europa 36.

33 Cfr. C"Giornale militare ufficiale• , 23 gennaio 1887, ano n. 20.

34 Il modello 70-87 cnon poteva considerarsi che come una soluzione transitoria del problema integrale della ripetizione•. Lo ricorda lo stesso MONTO , Storia dell 'artiglieria italwna, p. Il , Dal 181.5 al 1914, v. 3, cit., p . 2099.

Il 1886 fu poi tutto percorso da voci di pericoli e di apprestamenti militari di guerra. N el febbraio l'addetto militare italiano a Berlino scriveva che la Germania si stava preparando per una guerra ad est, contro la Russia: le forze alla frontiera russo -germanica erano st ate aumentate, negli ambienti militari tedeschi si andava ripetendo che - per rendere più immediata possibile l'entrata in combattimento di truppe germaniche - si sarebbero resi contemporanei il completamento e la radunata generale, mentre lo stesso movimento ferroviario delle truppe sarebbe stato fatto iniziare prima di quanto si era in altre occasioni stabilito 37. Ad aprile, le voci di guerra si appuntavano più ad occi dente , verso un conflitto con la Franc ia 38. A gennaio del 1887, come abbiamo visto, si riteneva «possibile» una guerra addirittura in primavera 39. Nel marzo lo stesso addetto comunicava che a Berlino non si sarebbe atteso, in caso di guerra, nemmeno il completamento della mobilitazione ma che le prime unità militari disponibili sarebbe ro entrate subito in combattimento 40_ Nello stesso periodo analoghe e preoccupanti notizie provenivano a Roma dalle altre capitali europee. Nel maggio 1886 l'addetto militare italiano a Pietroburgo segnalava un articolo (comparso sulla stampa russa e manifestamente ispirato dagli ambienti dello Stato Maggiore) che con minacciosa precisione indicava quale sarebbe stato lo schieramento delle forze russe nel caso ritenuto probabile di un conflitto con Austria e Germania: l'articolo, segno evidente di una lunga preparazione militare segreta, appariva volutamente assai dettagliato, con l'entità delle forze avversarie e la velocità delle m o- bilitazioni dei diversi Paesi 41 A Parigi, nel novembre, l'addetto militare notava una preoccupante diffusione di teorie guerresche e di apprestamenti militari:

36 Cfr. ALBRECHT -CARRÉ, Storia diplomatica d 'Europa 1815 - 1968 , cir., p. 221. Sull'atteggiamento delle autorità militari italiane cfr., in generale, A. BIAGINI, I militari e la politica italiana nei Balcani (1875-1912) , in L'Esercito italiano dall'unità alla grande guerra { 1861 -1918), Roma (Roma, Ti p . Regionale), 1980 (in testa al front.: Stato Maggiore dell'Esercito. Ufficio Storico), pp. 395 -428.

37 Cfr. AUSSME , Addetti militan·. Germania, racc. 4, fase 3a, 8 febbraio 1886.

38 Cfr. ivi , 27 marzo 1887.

39 lvi , fase. 3b, 17 gennaio 1887. Le voci di guerra rivelavano timori tra i politici come ua i militari. Qualcosa di simile era già accaduto nel 1870-71. E vero clne, ad esempio, con quelle date si apriva un periodo di pace concinentale europea (fattas eccezione per i Balcani): c:Eppure ( ... )l'Europa era convinta di trovarsi di france all' inizio di una lunga serie di guerre che sarebbe terminata solo con lo stabilirsi di un nuovo equilibrio». V. GALUNARI, l pn.mi quindici anni, in L 'esercito italiano dall ' u· nità alla grande guerra ( 1861-1918), cit., p. 73.

40 lvi , 17 marzo 1887.

Nei circoli militari , specialmente tra i giovani, si crede in una prossima guerra. Per che cosa? contro chi? Non lo sanno neppure loro. Ma si credono pronti e se lo vanno dicendo 42.

A Vienna, analogamente, l'addetto militare faceva notare che sembra ceno che si siano fatti contrani per provviste considerevoli di oggeni di vestiario e di equipaggiamenti , che si siano adottate disposizioni per affrettare l ' istruzione della Landsturm, e che si sia anticipata (dal l aprile al 20 febbraio) la chiamata sotto le armi delle reclute assegnate alla riserva di completamento 4 3.

Con lo stesso tenore, l'addetto italiano da Berlino comunicava che, in seguito a colloqui avuti, aveva avuto la cenezza che qualora (la Russia] fosse attaccata dalla Germania o dall'Austria [lo zar) è ben deciso a non fumare la pace che a Berlino o a Vienna ; che in caso di rovesci , egli si ritirerebbe anche fmo in Asia ma continuerebbe la guerra a qualunque costo , fino al momento in cui , rfrendendo il vantaggi o, potrebbe dettare le condizioni di una pace durevole 4 .

Più inquietanti- e direttamente coinvolgenti l'Italia- erano le informazioni provenienti da Parigi. Nella Repubblica, il cu i clima politico era riscaldato dalle sonite di Boulanger, parevano continuare gli apprestamenti militari. Nel gennaio 1886 l'addetto .militare italiano aveva reso note talune disposizioni del Ministero della Guerra francese, dal cui esame egli era convinto si potesse dedurre chiaramente l ' intenzione di svincolare da ogni ritard o taluni nuclei di forze per modo di lanciarli immediatamente sui rispettivi obiettivi al primo cenno di mobilitazione 45.

Sempre più minacciosi i messaggi che da Parigi giunsero a Roma nei mesi successivi: a gennaio del 1887, ad esempio, l'addetto 41 militare riportava come , alla conclusione delle manovre militari di quell ' anno , il Ministro della Guerra aveva dichiarato pubblicamente davanti alle truppe , non senza qualche allusione al teatro di guerra italo-francese, che «l ' offensiva sola permette di ottenere risultati decisivi» 46; e poi, a marzo, dopo certi suoi colloqui con il Ministro della Marina Militare francese in persona, l'addetto riferiva come quello avesse dichiarato che «qualora scoppiasse una guerra , sarebbe cond o tta colla massima ferocia anche per mare • 47.

Questa era la realtà delle rela.zioni internazionali di quel periodo e questo era il tipo di problemi cui doveva apprestare una risposta di parte italiana , dal lato militare , il Ministro della Guerra Ricotti . Questo è uno dei m o tivi per cui, per esempio , an che un semplice ritardo nello srudio di alcuni modelli di nuovi fucili poteva risultare esiziale. Questo era, infine, la radice della gravità per l'Italia di avere un sistema militare che, in materia di ordinamento, fortificazioni , strategie, lasciasse in parte a desiderare.

È vero che il 18 70 avrebbe inaugurato un quarantennio di pace europea (sia pure con le debite eccezioni balcaniche e coloniali): ma è anche ovvio che i conte mporanei ancora non potevano saperlo. Anzi . La subitaneità e l ' evidenza con cui la Germania aveva batruto la Franc ia , che era stata da sempre un pilastro dell ' assetto e uropeo , aveva sc osso nel 1870 e negli anni seguenti l'opinion e pubblica europea. E, particolarmente tra i militari, il timore di un conflitto continentale (e non coloniale) più o meno delimitato doveva ad ogni grande crisi diplomatica riemergere. Non c'è dubbio che quelli tra il 1886 ed il 1887 (sino poi al 18 90-91, con la sanzione della presenza di due grandi fronti contrapposti , quello delle potenz e centrali da una parte , quello franco-russ o dall ' altra ), soprattutto p e r il ripresentarsi della crisi d ' Oriente , fur o no anni duri.

C'era , è vero , la copertura diplomati ca della Tripli ce Alleanza: il Re gno sabaudo non era più isolato come era acc adut o negli anni Settanta. Ma il complicarsi e l'acutizzarsi dei conflitti diplomatici non invogliava certo le potenze germanica ed austriaca a mettere al primo punto la difesa della d e bole Italia. Inoltre, all'opinione pubblica anche bene informata an cora non appariva chiara la reale possibile efficacia della Triplice . A questo proposito , lo stesso Guiccioli avrebbe scritto preoccupato , nel suo diario , nel gennai o 188 7 :

Le relazioni tra la Germania e l'Austria rimangono piene di incognite. Se la lotta di influenze tra l'Austria e la Russia in Oriente non interessa la Germania, e se un evemuale conflitto tra questa e la Francia non dovesse interessare l'Austria, qual ' è dunque la questione che le interessa entrambe e in ragione della quale fu fatta l'alleanza? 48.

Anche senza risalire direttamente ai trattati ed alle alleanze l'opinione pubblica e la classe politica erano seriamente preoccupate dal progresso tecnico degli armamenti europei come dal deteriorarsi della situazione internazionale 49, di cui le voci di guerra non erano che l'estrema espressione. Di fronte a queste 'voci di guerra', se anche per motivi finanziari non si fosse potuto armare tutto l'esercito con i nuovi fucili, se anche- come diceva Ricotti- l'armamento promiscuo di reparti militari poteva far più danno di un vecchio ma omogeneo equipaggiamento, qualcosa andava pur fatto, sosteneva l'opinione pubblica e una parte importante dei militari. E non è improbabile che anche in questo senso si fosse espresso il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

Ecco perché i ritardi del Ministro della Guerra circa gli studi e l'adozione di fucili a ripetizione dovevano apparire in giustificati all' opinione pubblica e ai politici 50.

D i fronte a questi ritardi tecnico-militari, soprattutto, dovevano risultare ai contemporanei tanto più incomprensibili e negat ivi gli interessamenti di Ricotti in un'altra direzione, più 'pacifica' (e meno impegnativa finanziariamente) cui pure Ministro e Segretario Generale avevano dimostrato di tenere particolarmente: quella per una 'educazione militare nazionale'.

Sotto questa definizione si volevano allora ricondurre vari provvedimenti che erano tesi ad aumentare e val orizzare il ruolo dell'esercito nella società civile. Per questo scopo le forze armate avevano due mezzi, interni ed esterni.

AH' interno dell'esercito furono quelli gli anni di un rinnovato ime resse verso l'educazione militare del soldato di leva 5I.

48 GUICCIOU, Diario del 1887, cit., p. 398, alla data del 14 gennaio.

49 Cfr. gli allarmati anicoli ne cii popolo romano», 24 dicembre 1886, Le voci di guemz, ed ivi, 31 dicembre 1886, C'è la guerra in vista?. Ma cfr. anche «L'Opinione», 19 novembre 1886 , La mobtfitazione delle truppe russe. Ad un simile proposito, assai efficacemente scrive Eric Hobsbawm: «L'assenza di guecra può combinarsi col timore permanente di essa•. E.). HOBSBAWM, Il trionfo della borghesia 1848-1875, (1975), Bari, Laterza, 1976, p . 100.

Cfr. ad esempio ivi, 9 agosto 1886, La guerra in tempo dz. pace.

All'esterno, l 'esercito tentò l'allargamento della presenza militare in vari gangli ed istituzio ni pubbliche, a partire dalla scuola ed in gene rale nella stampa, per promuovere una più vigorosa 'educazione militare' ed una più profonda diffusione del 'sentimento militare' o 'spirito militare': le definizioni del tempo erano piuttosto imp recise) nella società civi le.

Di tali programmi , per più versi, proprio Nicola Marselli - allora Segretario Generale al Ministero della Guerra - può essere considerato uno degli artefici 52.

Erano programmi che già so lo qualche anno dopo potevano apparire -a molti - «fumosi:. 53 e privi di importanza soprattUtto a quei militari che invece erano preoccupati dali' inasprirsi delle relazioni internazionali e dal diffondersi di voci di guerra. Ma erano prog rammi che meritano in qualche modo di essere qui esaminati, perché testimoniano dell'accresciuto peso d eli' esercito nella vita politica e sociale dell'Italia umbertina degli anni Ottanta (programmi simili sarebbero stati impensabili ed irrealizzabili pochi anni dopo Custaza) e della costante funzione interna e di mantenimento dell'ordine sociale e istituzionale cui anche in Italia l ' Esercito assolveva. Sulle forme e gli scopi d eli' educazione militare del soldato vari furono i militari che a più riprese intervennero sulle pagine della «Rivista mi litare italiana. 54 , intrecciando tra loro anche un ceno dibattito. Ma il provvedimento di gran lunga più noto fu quello del con- corso per il miglior 'libro del soldato' 55. Questo libro avrebbe dovuto rappresentare aJ giovane militare gli scopi morali e civili del suo obbligo di leva e contribuire (nell ' Italia di quegli anni, sempre più percorsa da movimenti contadini e operai) a diffondere nella truppa sentimenti di ordine e disciplina, non alieni da una cena comprensione per il credo religioso 56 Anche non volendo ironizzare sul fatto che una grande pane dei soldati del tempo erano ancora analfabeti (nonostante lo sforzo - dove ancora funzionavano- delle vecchie scuole reggimentali) 57 e che quindi il! libro del soldato non avrebbe potuto essere efficace e raggiungere il suo bersaglio senza la mediazione -sociale e culturale - del sottufficiale o dell'ufficiale di compagnia che quel libro avrebbero letto al soldato, non deve sfuggire l'importanza e la intelligente tempestività della scelta politica ministeriale nell'Italia degli anni della crisi agraria. Il provvedimento, inoltre , si inseriva in una serie di altre misure (incoraggiamento delle 'conferenze reggimentali', spinta per la stesura di storie di corpo, etc.) ss che tutte tendevano a rinforzare le basi per una ' letteratura militare ' di cui nel Paese gli organi di informazione militare dicevano di «sentire la mancanza» 59 . Altri provvedimenti ancora nel senso della «educazione militare nazionale• furono quelli della fondazione del giornale c:La caserma. (diretto esplicitamente ai soldati ed ai sottufficiali) e della militarizzazione di alcuni collegi (o convitti nazionali) 60.

51 Ricorrenti, neUc riviste tecniche, i contributi e gli articoli su questi temi. Tra l'alcro cfr. A. MAZZOLENI , Comiderazioni circa l'islrUzione e l'educazione militare da darsi al soldato di fanteria, in c.Rivisca militare italiana., a. 1886, n. 8 e n IO, ed anche A. MASSA , Ammaestramento militare individuale, in ivi, a. 1887, n. l. L'attenzione dei militari cadeva anche su aspetti singolari: cfr. G BERTELLI , In caserma e fuon·: il turpiloquio della truppa, in ivi, a. 1885 , n 11.

52 Cfr. T. MARIOTTI , Dei più recenti provvedimenti sull'edu cazione e l'islrUzio ne militare in Italia , in cNuova antologia., a. 188 7, n. 5, pp. 87-113, ed ivi, a. 1887, n. 6, pp. 270-300. Cfr. anche MARSELLI, La vita del reggimento, cit., p. 99 e sgg.

B «Uomo colto e studioso, ma talvolta indeterminato e vago• lo aveva definito ARBIB, Cinquant 'anni di storia parlamentare del Regno d'Italia, v. IV, cit., p. 815.

54 Olrre a quelli già ri cordati e tra i molti altri cfr. G.B.V., Dell'istruzione m orale nell'esercito, in c.Ri vista militare italiana. , a 1884, n 3; PRUNASTOLA, Dell'educazione militare, in ivi, a. 1884, n. 6; Dello spirito militare in Italia, in ivi, a 1886, n. 2; A. MASSA , Det principali atti educativi della vita militare, in ivi, a 1886, n. 12; C. IMPERIALE , Punizioni e n compense per le lrUppe, in ivi, a. 1887, n. 3.

55 Cfr. «Giornale militare l dicembre 1885, atto n. 191.

56 Cfr. anche E. FANCHIOTII , Illzbro di lettura pel soldato italiano, in «Rivista militare italiana», a. 1886 , n. 2.

57 Accenna al rapporto rra scuole reggimentali e corpo elettorale (e cioè alla loro valenza poliùca) P. VILLANI, Gruppi sociali e classe dirigente all'indomani dell ' unità , in Storia d'Italia, Annale l , Dal feudalesimo al capitalismo, Torino , Einaudi , 1978 , pp. 881-980.

58 Cfr. MARIOm, Deipiù recenti provvedimenti sull'educazione e istruzione militare in Italia , cit. In si n to nia coi t empi, già si era mosso in questo senso Telesforo Sarù, componendo dell'esercito italiano («l'unica radiosa poesia patriottica non contaminata ancora dal soffio delle passioni partigiane», egli diceva) c:una storia popolare da servire di sana lettura e d 'o pportUno ammaestramento alle generazioni venute tardi e ai cittadini che sono dalla patria chiamati a prestare servizio in quei corpi ( ... ) Taie istoria ci infiammerebbe tutti.-. T. SARTI , Storia dell 'eserc-ito italiano dalla costituzione dei suoi van· corpi ad oggi narrata su documenti , Roma , Paolini , 1884, v. I , p. 4 e p .

7 . Anche così era intesa la storia militare , a quel tempo.

59 C'era anche chi metteva in guardia dal pericolo di un 'o ndata di vuota retorica: «Il nostro ambiente poliùco-militare è poco adatto a far fiorire una letteratura robusta e non manierata•. «L'esercito italiano• , 8 gennaio 1886 , l/libro di lettura pel soldato italiano. Sotto la retorica, talvolta , negli opuscoli diretti ai coscritù , si celeva un programma politico di fondo, conservatore. Considerando «il soldatO come un bambino• , l'oscuro tenente A. Caldemaro sentenziava che ogni giovane cdeve apprendere ad essere forre e guerriero col catechismo militare , come apprende ad essere laborioso ed onesto col catechismo cristiano:.. Le messe ai batt aglioni dopo Dogali e i tricolori nelle chiese del1887 non erano naù per incanto. A. CALDEMARO , il catechismo militare , ossia la morale e il diritto spiegati al popolo e al soldato , Alba, Marengo , 1880 , p 9 e p. 6.

Purtroppo, il difetto princ ipal e di molte di queste iniziative per la 'educazione militare nazionale' fu quello di non riuscire a suscitare per la loro realizzazione energie sufficienti (energie intellettuali e politiche - soprattutto - che non fossero già militari): la maggior diffusione del sentimento militare rimase così in larga parte so lo un programma ideale ed una petizione di princìpi e quantO della maggior diffusione dello spiritO militare nel Paese si realizzò, lo si dovette forse ad altre concomitanti cause (operazioni co l oniali, mito di Dogali, aggravarsi della crisi internazionale, atteggiamento della stampa, etc.) piuttosto che ai programmi ministeriali. Sebbene una tale questione sia ancora in buona parte da studiare, si potrebbe dire che se scopo di Ricotti e di Marselli era stato quello di attivizzare il Corpo Ufficiali nel suo complesso il risultato dovette essere ceno assai inferiore alle l oro aspettative. Così, almeno, pare si possa desumere da un primo esame della scarsa produzione ufficiale delle riviste militari. Analogamente si potrebbe dire delle pubblicazioni varie che su questi argomenti furono edite in quegli anni in forma diversa (opuscoli, articoli per periodici e quotidiani, etc.): da cui anzi pare di evincere un qualche interesse per i temi della 'educazione militare nazionale' più da parte di civi li che da parte di militari in servizio.

Poche quindi furono le e nergie cercate in questo senso al di fuori del mondo militare 6 1 Per questo motivo , in ultima analisi, il concorso per il libro del soldato trovò l'esito misero che ebbe.

Analoga considerazione si potrebbe fare per c:La caserma. la quale non pare abbia annoverato, tra i suoi collaboratori , civili di vaglia che soli, forse, avrebbero potuto impedire da una pane quella cena sua decadenza nel gergo, appunto, 'di caserma' e dall'altra invece quel suo essere ancora impregnata di una certa aria pedagogico-

60 Diamo di tali quesùoni solo un breve esame, a proposito di quello che è inquadrabile nell'ortica delle vicende politiche del secondo Ministero della Guerra di Cesare Ricorù. Ovvi amente, sia pur uartandosi di due iniziaùve sostanzialmente aborùte , la loro rilevanza nell'ottica di uno srudio dell'ideologia militare porrebbe essere assai più vasta.

6J A parte le vicende del co ncorso per il libro del soldato è sufficiente sfogliare le pagine delle collezioni di cla caserma. per rendersene como. A partire dal tono e dagli argomcnù degli articoli paternalistica pre-smilesiana. Così «La caserma», se da una parte poteva riuscire poco gradita agli ufficiali o a quei sottufficiali che non si accontentassero della banalizzazione e della volgarizzazione propagandistica dei problemi della politica militare, dall'altra riusciva noiosa per gli stessi soldati di leva. Con il risultato che nessuno la leggeva e nessuno ne parlava (risultato questo che pare confermato anche dalla precoce scomparsa della testata) 62.

Se talvolta le energie civili non si sentivano 'cercate' come nel caso de «La caserma», in altre occasioni esse si potevano ritenere addirittura combattute dai programmi della 'educazione militare nazionale'. Era questo il caso della militarizzazione dei convitti nazionali. Non considerando qui la questione dal punto di vista dei suoi risultati nel reclutamento di nuovi ufficiali (che, a quanto pare, non furono cattivi, ma comunque assolutamente trascurati dalla polemica del tempo) 63, deve essere ricordato come invece le iniziative di Ricotti per la militarizzazione di quei tre o quattro convitti statali in tutta Italia sollevò discussioni a non finire sulla stampa 64 e perfino in Parlamento. Al fondo di queste discussioni stava la protesta di pedagogh i e di insegnanti contro quella che era vista come una invadenza dei princìpi e della disciplina militare nelle scuole 65. È vero che in parte di queste reazioni si poteva leggere il risentimento di taluni interessi corporativi colpiti, o talune poco edificanti proteste degli insegnanti clericali che vedevano con timore la possibilità di un intervento statale (attraverso l'esercito) in quel settore scolastico che era ancora in gran parte sotto il loro controllo 66. Ma è evidente a chiunque legga quegli interventi pubblicistici o parlamentari come in tutti si ritrovasse al fondo la stessa protesta contro l' invadenza dei metodi 'militari' rispetto a quelli - modernamente e 'positivamente' - civili. E da qui le varie campagne contro il rigorismo della disciplina militare e iJ settorialismo militare della formazione culturale degli ufficiali, rispetto ai grandi valori degli insegnamenti

62 La rivista durò solo dal 1886 al 1888 e editò nel complesso solo un centinaio d i numeri, tutti di piccolo formato e composti con co rpo tipografico assai grosso.

63 Cfr. DEL NEGRO, Ufficiali di camàa e ufficiali di complemento nell'esercito italiano della grande guerra: la provenienza regionale, ci t . , p. 275.

64 Cfr. tra l'altro E PELUCClANTE, L 'edu cazione militare nei convitti naziona · li, in «Nuova antologia•, a. 1886 , o. 18 , pp. 214 - 250.

6S Cfr. AA. PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, tornata del 10 g i ugno 1885, con interventi di Coppioo, Bovio, Dotto de' Dauli, Costancini, Luchini umanistici, campagne che in non poche occasioni parevano mettere in difficoltà il mondo militare o i suoi rappresentanti 67.

66 Cfr. ivi.

Se si considera quindi il sostanziale fallimento dei programmi per la «educazione militare nazionale», non si possono non comprendere i sentimenti e le proteste di quegli ambienti militari che parevano assai più preoccupati della crisi internazionale e dei progressi degli armame n ti europei che dell'urgenza di educare moralmente il soldato .

Ricompariva, anche sotto ques t a forma, il già noto contrasto tra 'numeristi' e fautori dell'esercito 'offensivo' 68. Non che le due cose e i due programmi venissero messi appositamente in alternativa, ché anzi- quando si trattava poi di difendere l'Esercito dalle polemiche dei 'civili', come accadde per la questione dei 'convitti nazionali' - t u tti i militari facevano fronte compatto 69. Ma era un dato di fatto che queste due d i verse tendenze militari rivelavano chiaramente due diversi ordini di idee e di priorità ali' interno dello stesso mondo militare.

Ricotti, in quella sua 'sosta' militare che era anche stabilizzazione finanziaria, ovviamente, era più incline a favori re i vaghi programmi per la 'educazione militare nazionale' piuttosto che i cosrosi ed impegnativi programmi di riarmo che i sostenitOri dei 'fucili a ripetizione subito' parevano suggerirgli. Certo non avrebbe raggiunto lo stesso risultato, né se lo proponeva. Il fatto era che ai suoi occhi e con quei bilanci una cosa si poteva fare ed un'altra no: che era proprio quello che i suoi oppositori gli contestavano.

Poi, come si è visto, durame il 1886, il Ministro dovette forzatame n te permettere un più concreto e proficuo studio per i fucili a ripetizione. Ma a quel punto il provvedimento non appariva come una sua decisione bensì come una conquista di chi per tanto tempo lo aveva ad alta voce richiestO: ed invece di andare nella colonna dei guadagni della sua gestione, la questione dei fucili doveva iscriversi

67 Cfr. «L'esercito italiano», 27 agostO 1886, Utili confronti.

68 Cfr. ivi, 19 settembre 1886, Pensiamo all'esercito. La stampa militare affermava che si stava profilando per l'Italia , il cui esercito era considerato «poco offensivo•, il «pericolo di non essere conside rati dagli alleati». Alcuni articoli apparsi su questo giornale potrebbero far pensare ad un tentativo , da parte di determinati ambienti rmlitan·, di influenzare l'orientamento politico e diplomatico italiano proprio in quelle se tti mane in cui si andavano ponendo alla Consulta le basi per il rinnovo della Triplice. Cfr. anche ivi, 25 settembre 1886, La politica estera dell'Italia; ivi, 9 novembre 1886, Il nuovo indirizzo militare , ed ivi, 8 dicembre 1886, Le alleanze dell'Italia.

69 Cfr. «L'Italia militare :. , 24 novembre 1886, Convitti nazionali e militari: dati.

in quella delle perdite .

Anche se forse non era in realtà esattamente così , questo era il modo con cui tale decisione venne allora accolta dal mondo militare. Politici e mtlitari contro Ricotti

È necessario adesso riprendere il fi l o della narrazione , da noi interrotto con le elezioni del 1886.

Da quella tornata elettorale era uscita una Camera più conservatrice e più sensibile ai miti della politica di ' potenza' della preparazione militare nazionale. L'incremento della presenza di deputati meridionali e il rafforzamento della Destra dissidente rendevano poi sempre meno ampi i margini di manovra per il trasformismo depretisiano. Inoltre , varie grosse questioni (diplomatiche , politiche, finanziarie) potevano sempre meno essere dilazionate ed il loro necessario esame non avrebbe mancato di dividere o indebolire la maggioranza ministeriale . li programma di Ricotti , sempre più schiacciato sulle compatibilità politiche e finanziarie del trasformismo, do. . veva pnma o po1 nsenurne.

Sul momento , però , Ricotti parve poter avvalersi di questa nuova situazione politica. Come vedremo, ci fu anche chi parlò di fine della 'sosta'; questo atteggiamento, quasi un accenno di 'nuovo corso', del Ministro della Guerra è desumibile anche da certi segnali lanciati dalla stampa militare. La questione su cui apparve più evidente questo apparente ripensamento di Ricotti era quella della costituzione organica dell ' Esercito e della necessità di aumento delle Armi di Cavalleria e di Artiglieria .

Tale questione delle Armi speciali aveva finito per divenire forse la discriminante tra i sostenitori del Ministro ed i suoi oppositori , politici e militari 1 . C'erano state, come abbiamo visto, discussioni anche sulla questione finanziaria e sul fatto che Ricotti era assolutamente restio (ed impossibilitato) ad aumentare i bilanci militari. Ma queste (un po' anche perché ripetevano l'ormai logoro copione dell' opposizione di Sinistra che chiedeva maggiori stanziamenti finanziari di quelli concessi dal Governo) non sembravano avere la forza critica che inve ce avev a quella delle Armi sp e ciali.

In realtà, anche l'aumento di Cavalleria e Artiglieria era cosa vecchia. La sua origine oggettiva stava nel fatto che le riforme organiche degli anni Settanta, non avevano avuto i margini finanziari sufficienti per potere aumentare gli organici di Cavalleria e di Artiglieria in maniera proporzionale agli aumenti che invece aveva subìto, nella sua forza di pace e di guerra, la Fanteria 2 . Negli anni successivi non era stato possibile (né si era voluto) fare molto di meglio. Nonostante le raccomandazioni di militari come Luigi Mezzacapo 3, anche al momento del varo del nuovo ordinamento Ferrero, le due Armi speciali non furono granché beneficiate 4 Nel giugno 1884, però, sempre sotto l'Amministrazione Ferrero fu avanzato un progetto di legge che - riprendendo le proposte più volte riaffermate in varie occasioni negli ambienti militarisi riproponeva di aumentare alquanto gli organici delle due Armi 5. Questo progetto di legge però suscitò in ambienti politici e militari vari risentimenti. Ricotti criticò pubblicamente il Ministro della Guerra e affermò che lo avrebbe ritirato preferendo a quello altri provvedimenti in favore della Fanteria. Nasceva così, come si è visto, il tema della 'sosta'. Soprattutto per il ritiro del progetto di legge sulle Armi speciali, poi, si diffuse rapidamente la formula di Ricotti come 'anti-Ferrero', come Ministro contrario all'indirizzo della politica militare dal 1876 6_

Un tale giudizio evidentemente è lungi dal poter essere oggi accolto senza qualche precauzione. Non è infatti accettabile la visione di chi ha voluto vedere con la nomina di Ric ott i un ribaltamento della politica militare 'della Sinistra' che, in queste forme assolute, era lungi dall'esistere 7. Per dirla con una battuta, il trasformismo ci fu per

2 Cfr. ROCHAT, MASSOBRIO, Breve storia dell 'esercito italiano dai 1861 a/1943 , cit .• p. 89.

3 Cfr. MINNITI, Esercito e politica da Porta Pia alla Tnplice Alleanza , cit., pp. 85-86.

4 Cfr. GALUNARI, La politica militare della Sinistra stanca 1876-1877, cit., pp. 79-80.

5 Cfr. AA.PP., Camera , Legisl. XV, sess. unica, Documenti, n. 181.

6 Già Carlo Corsi, dopo un esame dei risultati dell'amministrazione Ferrero, ricordava come «Ricotti [fosse) rimasto sempre a capo dell'opposizione militare». CORSI , Italia 1870 -1895, cit., p. 279.

7 Cfr. GALUNARI, La politt'ca mtfitare della Sinistra storica 1876 - 1877 , cit .. Già ROCHAT , MASSOBRIO , Breve storia dell 'esercito italiano da/1861 a/1943, cit. , p. 73, avevano notato come (per l'Italia liberale e a proposito dell'atteggiamento politico di fronte alle spese militari) le espressioni 'Destra' e 'Sinistra' non siano da intendersi in forma univoca e schematica.

Ricotti come c'era stato per Ferrera . Solo che ìl trasforrllismo politico degli anni di Ricotti aveva margini finanziari più stretti di quelli che i suoi predecessori avevano conosciuto. La questione dell'aumento dell'Artiglieria e Cavalleria si incagliò, negli anni del secondo Ministero Ricotti, oltre che nelle visioni personali del Ministro, proprio in quei margini . Anche chi ha stu<:liato più da vicino la politica militare dell'amministrazione Ferrera ha notato la mediazione ed i patteggiamenti, tra militari e tra politici e militari, che pure in quegli anni sì verificarono 8 Come !ungi dall'essere omogeneo ed intransigente era lo stesso 'programma' di Luigi Mezzacapo 9.

La questione, per essere compresa nella sua importanza di quegli anni piuttosto che tra i soli militari, andrebbe inquadrata nel più vasto scenario dei rapporti tra militari e politici.

Infatti il tema dell'aumento delle Armi di Cavalleria e di Artiglieria dopo la nomina ministeriale di Ricotti, aveva avuto una singolare fortuna nel mondo politico 10.

Questa richiesta militare, originariamente, aveva la sua ragìon d'essere nella volontà di meglio proporzionare la forza delle Armi speciali a quella della Fanteria italiana secondo i modelli ed i rapporti più generalmente accettati allora in Europa 11 . E, come si è visto, era una richiesta che non aveva già allora meno di dieci anni di vtta.

Negli anni del secondo Ministero Ricotti essa acquistò però altre - e non sempre congrue - valenze.

La prima, meno elegante, era quella per cui in allargamento dei quadri avrebbe aiutato gli ufficiali di quelle due Armi a percorrere carriere più veloci 12.

La seconda, era quella che un aumento di quelle due Armi, peraltro da effettuarsi in proporzioni non sempre univocamente e chiaramente stabilite, avrebbe consentito all'esercito italiano di assumere un atteggiamento, uno spirito ed una strategia 'offensiva' 13.

La terza, più cruda ma forse più di tutte le altre reale, era che

8 Cfr. VENTURINI, Politici e mzfùan· nell'Italia umbertina, cit. , pp. 195 - 196 obbligare politicamente il Ministro ad aumentare quelle due Armi per cui egli non vedeva necessità immediata di aumento di sona avrebbe significato di fatto indebolirlo radicalmente, n ell'ambiente politico come in quello militare.

9 Per la definizione di 'programma' (in realtà un po' ambiziosa e benevola) cfr. MINNITI , Esercito e polùica da Porta Pia alla Tnplice Alleanza , cir. , pp. 71-72 .

1° Cfr. già VENTURINI , Politici e mzlitari n ell'Italia umbertina , cit. , p. 213.

11 Cfr. HOWARD, Le forz e arma te , cit ., p. 263 .

12 Cfr. tra gli altri opuscoli Le armi speciali e l'avanzamento , Milano, Galli, 1884 .

13 Esemplare, in questo senso, «L'esercito italiano», 7 senemb re 1886, Le zdee positive dell 'Esercito Italian o .

Di queste valenze la prima era quella più sentita in taluni ambienti militari, la seconda era quella destinata ad avere più fortuna nel dibattito pubblicistico, la terza quella più concreta e quella che alla fme, tra i politici, avrebbe giocato il ruolo più importante.

In un tale contesto, in cui tutti- tranne il Ministro- per un motivo o per un altro parevano avere un interesse a chieder che le Armi di Cavalleria ed Artiglieria fossero aumentate , il tema era destinato a diffondersi sempre più nell'ambiente e nella stampa militare. Sempre più Ricotti, invece, pareva irrigidirsi facendone quasi una questione di partito preso, anche al di là dei ragionevoli motivi di politica militare (o fmanziaria).

È difficile rendere conto quante volte, ad esempio, un organo di stampa come «L'esercito italiano» fosse ritornato sull'argomento tra il novembre 1884 e il maggio 1886, auspicando l'au mento di Artiglieria e Cavalleria. E quante volte, dal canto suo, l' ufficiosa «L'Italia militare» vi abbia risposto sostenendo che un tale aumento era superfluo.

Qualcosa parve cambiare, forse , dopo le elezioni del maggio 1886, quando - come si è detto- ci fu anche chi parlò di nuova volontà del Ministro di andare oltre la 'sosta'. In effetti un attento esame della stampa militare ufficiosa ci restituisce l'immagine di un Ministro più dinamico, come se per la politica militare si fosse aperta co l maggio 1886 una fase di movimento.

Poco più di due settimane dopo le elezioni, l' «<talia militare» tornava a parlare dell'ordinamento militare de Il ' esercito 14 . L'argomento, che adesso era risollevato dalla discussione in sede di Commissione di un progetto di legge ministeriale 15, era fmora rimasto vessillo dell'opposizione, con i suoi progetti di aumentare Cavalleria e Artiglieria.

Già a febbraio una commissione parlamentare si era riunita, nell' ipotesi che il progetto andasse in votazione nel corso di quella legi'slarura , che poco dopo invece fu chiusa dalle elezioni. In quella sede i dissensi e le repliche si erano appuntati sul tema dell ' istituzione di una Scuola di applicazione per la fanteria (cosa che avrebbe allungato di altri due anni il tirocinio per gli ufficiali di quest'arma già allora duramente colpiti dalle norme per l'avanzamento) piuttosto che affrontare aspetti organici generali.

14 Cfr. cL'halia militare:., 13 e 18 giugno 1886, La nostra artiglieria da montagna. IS Cfr. AA . PP ., Camera. Legis l. XV , sess. unica , D ocumenti , n. 398.

In giugno, il giornale ufficioso della Pilotta, pur non accedendo ai temi dell'aumento vero e proprio, parve disponibile a talune soluzioni intermedie: come quella dello sdoppiamento di taluni reggimenti esistenti (per l'artiglieria da montagna, per esempio) 16, cosa che avrebbe raddoppiato la richiesta di quadri Ufficiali pur senza un immediato incremento del numero delle bocche da fuoco. Altro fatto nuovo, la Pilotta si dichiarava disponibile a prendere in esame la possibilità (sia pure limitata e scaglionata) di un aumento degli organici di Cavalleria.

Insomma, vi era una serie di segnali nuovi.

Ricotti non gradiva però che altri si appropriassero dell'iniziativa ministeriale, affinché non apparisse che il Ministro fosse stato spinto da altri che non dalla propria autonoma iniziativa su questa nuova via. La cosa apparve evidente, durante l'estate, quando il quotidiano «<l Diritto», organo della Sinistra, tornò ad insistere per l'aumento di Artiglieria e Cavalleria 17. A quel punto la disponibilità dell'organo militare ufficioso parve di colpo diminuire prima respingendo taluni attacchi polemici del «Diritto» sui temi dell'aumento delle Armi tecniche, poi tornando a far rivalutare (da un anonimo autore) il ruolo della fanteria e della fanteria speciale (alpini, bersaglieri) rispetto a quello delle Armi dotte e 'nobili' 18.

Nonostante queste battagliette politiche, tipiche del clima ç della lotta parlamentare del trasformismo, ai primi di novembre, l'organo ufficioso della Pilotta parlò dell'imminenza di una modifica dell'ordinamento della cavalleria 19: pur annunciando che la realizzazione della modifica sarebbe potuta avvenire in un futuro non vicinoe cioè dopo il termine della trasformazione dei fucili, del completamento dei lavori per le fortificazioni e dell'aumento della forza delle compagnie - questo era un segnale politico di un certo rilievo.

In ogni caso era legittimo pensare ad un Ministero più attivo,

16 Cfr. cL' Italìa militare», 14 luglio 1886, Ventiquattro battene, ventiquattro reggimenti

17 Ce ne informa ivt·, 20 agosto 1886, La questione della mobilitazione, ed ivi, 3 settembre 1886 , Gli attacchi del «Dinlto• seppure sempre attentissimo a che niente gli sfuggisse di mano, a che le richieste dell'opposizione politica e di certi ambienti militari non avessero il sop ravven to. Questo pareva confermato dallo stesso Marselli, Segretario Generale de l Ministero, che come si è visto già nel giugno aveva dichiarato che era ora di andare oltre la csos ta>.

18 Cfr. ivi, lO settembre 1886 , Il nostro o rdinamento mi/tiare nell' offensiva.

19 Cfr. ivi, 5 novembre 1886, Provvedimenti per l'esercito.

Il mondo militare dovette certo vedere con favore questa correzione di rotta del Ministero che, una volta acceduto ai temi dell'aumento per la Cavalleria, avrebbe forse potuto davvero proseguire 'oltre la sosta'.

In realtà, accorri osservatori politici avevano già messo in dubbio la reale vo l ontà del Ministro di proseguire su questa 'nuova' strada. Ad esempio: nel discorso di Marselli non figurava alcuna precisa previsione di spese, di costi, di bilanci 20. E - si obiettava a Destra e a Sinistra- come si sarebbe riusciti a riformare senza spendere?

Il problema dell'aumento di Artiglieria e Cavalleria, da prettamente militare che era (e nonostante le apparenti nuove concessioni del Ministro della Guerra a quello che era stata da tempo una richiesta di settori militari più sensibili ai temi dell'offensiva), tornava così direttamente nel campo del dibattito politico e parlamentare.

La logica delle successive mosse, su questo tema, doveva quindi tornare ad essere p rettamente politica. La Sinistra ed in genere l' opposizione politica, di fatto raffreddata nei suoi accenni distensivicome vedremo- dall'andamento del dibattito parlamentare sul problema della leva, tornò ad i rri gidirsi ed ad accusare il Ministto. Il Ministro, come si è visto, restrinse immediatamente la sua disponibilità ad un aume nto degli organici delle due Armi. Ai militari , all'esercito, alla stampa d'informazione militare non rimase così che protestare contro quel «mondo alla rovescia» 21 in cui Ricotti Ministro della Guerra non voleva spese per l'esercito. E non mancò , tra i militari , chi calcò i toni della propaganda sulla necessità di un aumento di Artiglieria e Cavalleria , al punto di augurare alla nazione - come si è visto - persino «un momento di serio pericolo». Partì così una campagna della stampa militare contro il Ministero, accusato di lasciare impreparata la nazione sulla «frontiera minacciata> 22 e deteriorate le condizioni militari («un pensiero ormai entrato, e ci duole dirlo , nella coscienza del paese» si scriveva in quelle settima-

2° Cfr. cL' esercito militare», 10 giugno 1886, Il programma militare.

21 Cfr ivi, 24 agosto 1886 , Una salubre reazione ne) 2 3 . A Ricotti fu addebitato addirittura il fatto di non essere considerati come credibili interlocutori militari degli alleati d'oltralpe 24 Ancora una volta, pur partendo solo da Artiglieria e Cavalleria, si era tornati a parlare di politica estera e di offensiva/ difensiva.

22 lvi, 25 agosto 1886, La discussione si allarga.

Ricotti ceno non dovette veder di buon occhio questa ennesima campagna politica che, dal suo punto di vista, tendeva a dividere il mondo militare ed a mettere in evidenza una larga ed influente fascia di dissidenza militare all'interno dello stesso Esercito.

Inoltre, a livello politico, le concessioni, sia pure parziali, che il Ministro aveva fatto intravedere dopo il maggio rischiavano di nuovo di prendergli la mano e di tornare a fare della politica militare di Ricotti un peso ed un bersaglio delle opposizioni per il Governo Depreus.

Ma quello che preoccupava soprattutto Ricotti era il fatto che quelle concessioni, invece di creare intorno alla figura del Ministro della Guerra il favore e l'appoggio del mondo militare, rischiavano di ricreare le precedenti situazioni di distanza e di sfiducia che da vari ambienti militari erano venuti nei mesi passati a Ricotti.

Ricotti, conscio di questo, varò una misura che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto ricompattare il più largo sostegno dell'ambiente militare alla politica del Ministro: convocò pubblicamente per l'autunno tre importanti Commissioni militari in cui spazio preponderante sarebbe stato lasciato agli ambienti dello Stato Maggiore.

La prima fu riunita a settembre per riesaminare la questione dell 'affardellamento di guerra del soldato di fanteria e furono chiamati a farne parte militari conosciuti (e non sempre allineati sulle posizioni ministeriali) come Pelloux.

Ma, soprattutto, nell'ottobre furono riunite per vagliare i contestati ordinamenti della Cavalleria e dell'Artiglieria due commissioni presiedute dallo stesso Cosenz nella sua qualità di Capo dello SME e composte da militari di altissimo grado e notorietà 25.

Era questa una decisione notevolissima, che in quanto tale venne accolta con «fiducia» anche da chi era stato più diffidente nei confronti del Ministro. Lo stesso «Esercito italiano» adesso parlava di «nuova era di liete speranze e di operoso e concorde lavoro» 26 e soddi- sfatto esultava: cL' accordo con cui si chiede che si provveda al completamento del nostro ordinamento militare prende la proporzione di un vero plebiscito:. 27

23 lvi, 21 agos t o 1886, Le nostre condizioni militari.

24 Cfr. ivi, 19 settembre 1886, Pensiamo all'esercito.

25 Cfr. cl' ese rci to italiano:., 5 ottobre, 1886, Buoni sintomi.

26 lvi , 7 ottobre 1886, La nuova situazione militare.

In specifico, per quanto riguardava la questione dell'aumento di Cavalleria e Artiglieria, lo scopo di Ricotti era chiaro: di questioni militari, dovevano essere i militari a discutere. E, inoltre, pensava Ricotti , il fronte militare apparirà- così- compatto e leale nei confronti del Ministero della Guerra , approvandone la politica.

Era comun qu e una svolta importante, di cui fu notato anche il «carattere un po' rivoluzionario:. 28, sia sotto il punto di vista politico-congiunturale (si accoglievano temi dall'opposizione) sia sotto quello amminisuativo-rnilitare (si riconosceva pubblicamente , a quattro anni dal 1882, i l peso della nuova carica di Capo dello SME, affidandogli incarichi - presidenza di Commissioni - che sino allora erano stati appannaggio dei comandanti di alcune strutture amministrative interne al Ministero della Guerra , come erano i Comitati delle varie armi , o di specifici Generali di particolare fiducia del Ministero).

Il mandato di queste Commissioni non era certo esteso: studiare e proporre , velocemente ed economicamente. E non mancò chi contro questa limitatezza propose di rimettere l'incarico ricevuto. Nonostante queste eStremizzazioni , va osservato che , con le nomine delle Commissioni, Ricotti - volendo riconfermare pubblicamente di essere il massimo rappresentante del mondo militare e volendo accreditare l'immagine di un ambiente militare compatto e leale verso il Ministro (e quindi disponibile ad aumentare solo parzialmente le Armi speciali, etc.) - fornì politicamente il destro anche a specu l azioni ed esagerazioni come quelle del «Diritto» che fece diffondere una voce secondo cui la Pilotta voleva addirittura aumentare il bilancio militare tramite economie su quelli di altri ministeri, per esempio dei Lavori Pubblici 29; autorevoli organi di stampa conservatrice ripresero l'indiscrezione 30 poi rivelatasi scarsamente fondata. Ma questi erano tentativi politici d'interferenza nelle dinamiche militari.

Quello che contava (anche e soprattutto oltre le intenzioni di Ricotti ) era l 'oggettivo spostamento di peso specifico che si era avu- to, con la convocazione delle Commissioni presiedute da Cosenz, tra le massime cariche militari. Era uno spostamento certo né irreversibile né consolidato, ché anzi era affattO iniziale e congiunturale. Ma era comunque un segnale importante.

Tanto più che le Commissioni presiedute da Cosenz finirono per riconoscere la perfetta legittimità delle richieste militari di un aumento largo e completo delle Armi di Cavalleria e di Artiglieria di cui si arrivava ad auspicare , oltre che un ampliamento, anche un riordinamento.

Seppure con il peso non vincolante del parere consultivo, lo StatO Maggiore aveva direttamente e pubblicamente criticato la politica di Ricotti e assunto su di sé quella che sino ad ora era solo un tema di contrasto politico.

In maniera evidente, a livello politico-sostanziale come a livello istituzionale-militare, Ricotti aveva completamente fallito nei suoi scopi: la convocazione delle Commissioni si era risolta in un boomerang contro il Minisuo della Guerra.

In un certo senso, Ricotti si era spinto molto al di là di quanto avesse fatto negli anni precedenti l'Amministrazione Ferrero. Quest'ultima aveva infatti chiamato a partecipare Cosenz ai lavori della Commissione per la Difesa dello Stato; ma aveva comunque lasciato la Presidenza delle sedute (e la responsabilità finale di stilarne i riassunti da comunicare al Ministro) al generale Luigi Mezzacapo, che di per sé non aveva particolari cariche militari esclusa quella di comandante di corpo d'armata 3 1 Ricotti, invece, aveva chiamato Cosenz in quanto Capo di SME a presiedere riunioni di importanti e noti militari per discutere - sia pure ancora solo consultivamente -di questioni quanto mai scottanti e d'attualità politica e militare. Cosenz da parte sua (e, per lui, il mondo militare) non era stato da meno, assumendo- con l'avallo della Commissione- allo Stato Maggiore la liceità di riconoscere la legittimità di una richiesta militare che sino ad allora era stata sollecitata a livello politico solo da ambienti dell'opposizione, menue lo stesso Mirllstro della Guerra non ne aveva considerato né necessaria né urgente l'attuazione.

La questione, poi, oltre ad essere notevole sotto il punto di vista istituzionale, doveva esserlo anche sotto quello più politico della permanenza di Ricotti al Ministero.

La posizione di Ricotti, infatti , riusciva profondamente indebo- lita dal risu ltato di queste Commissioni militari: in particolare egli aveva completamente fallito nel suo tentativo di apparire appoggiato dal mondo militare. La più alta autorità 'tecnica' si era schierata con tro la politica del Ministro della Guerra (e del Governo). Il mondo militare voleva asserire - attraverso i deliberata delle Commissioni - la sua indipendenza dalla politica e dal Parlamento. Ovviamente, quello di Cosen z e delle Commissioni da lui presiedu te non componava di per sé alcuna 'sfiducia' militare verso il Ministro della Guerra, né poteva pretendere di avere alcuna conseguenza concretamente politica (il loro rimaneva pur se mpre un compito 'consultivo') o istituzionale (il Ministro della Guerra rimaneva sempre il Capo dell 'Esercito). L'insuccesso era più personale, di Ricotti, che (ancora) del Ministro della Guerra. Inoltre la cosa avrebbe anche potuto avere poche conseguenze, o comunque conseguenze rimarginabili col temp o.

Ma dalla riunione di quelle Commissioni (nell'ottobre) al fatto di Dogali ed alla crisi politica che ne conseguì dovevano passare solo poco più di due mesi. Alla drammatica scadenza di fine gennaio 1887, quindi, Ricotti non poté non arrivare sotto il peso della 'sfiducia' militare che i risultati delle Commissioni di Cosenz avevano significato per lui .

Un altro motivo di indebolimento era cost ituito per Ricotti , paradossalmente , alla lunga distanza, proprio dall'intangibilità delle spese militari. Quell'intangibilità che il Ministro della Guerra aveva garantito all'Esercito- come si è visto- in più occasioni (dal grosso stanz iamento di spese straordinarie per le fonificazioni al complesso delle spese militari ordinarie, contro le proposte di economie avanzate da taluni settori politici) finiva infatti per essere funzionante nei due sensi: impossibilità di ridurre le spese ma anche incapacità a farle aumentare. Dopo le elezioni del1886, in uno scenario politico segnato da una avanzata delle forze conservatrici (sensibili ai temi delJ"onore' e della 'potenza' nazionale e preoccupate del deteriorarsi della sit uazione internazionale), quella intangibilità sembrava a taluni- incuranti delle dimensioni del deficit pubblico- un tetto troppo basso che andava invece al più presto superato.

In realtà, sulla questione frnanziaria e sull'analisi dei bilanci mil itari (anche solo degli anni di Ricotti) andrebbero dette mol te più cose di quanto qui si possa in realtà dire. Molti sono infatti gli ostacoli. Da una parte, lo stUdio delle spese militari in sé e nella l oro influenza sui vari aspetti del complesso rappono tra Stato ed economia male si presta a ricerche limitate a brevi archi cronologi ci . I lodevoli ma pochi saggi che su questo t ema sono stati scritti hanno non a caso privilegiato l'esame dei trend di lungo periodo 32 . Dall' altra, la complicazione dei bilanci militari non poteva che scoraggiare la ricerca. È in fondo per questi motivi che, con rammarico, non possiamo aggiungere qui che poche altre note su questi importanti temi.

Eppure, come già abbiamo avuto modo di segnalare, la questione d eli ' altezza dei bilanci militari rimane centrale per definire lo spa z io politico che le forze armate avevano conquistato ed il ruolo strategico di cui esse erano state investite nell'Italia liberale e specialmente negli anni del trasformismo.

La politica finanziaria ed in genere l'indirizzo economico del governo parevano avere come obiettivo la conduzione di una 'politica di potenza' piuttosto che l'alleviare le pesanti difficoltà economiche del Paese 33.

La produzione agricola nazionale , che già aveva decelerato negli ultimi anni Settanta il suo ritmo di crescita, aveva incontrato varie difficoltà al primo aprirsi del decennio successivo: dopo il 1881 le ricadute della crisi agraria europea si fecero sentire, contraendo decisamente i livelli produttivi . All'incirca con il 1886, poi, la situazione finiva per peggiorare ancora. Per sostenere la produzione, proprietari terrieri, imprenditori capitalisti, affittuari, settentrionali e meridionali, avanzavano ognuno le proprie richieste. Pur senza condurre riforme agrarie o apportare sostanziali mutamenti negli assetti proprietari e pur senza porsi come obiettivo il riequilibrio del dualismo dell'economia italiana tra nord e sud, una via praticabile per il governo sarebbe stata quella di diminuire le imposte agricole e avviare una larga serie di lavori pubblici. Fare questo avrebbe significato un grosso impegno per la finanza, comportando anche un probabile dirottamento di risorse. Per una politica di questo tipo, infine, l'agitazione del 'panito agrario' faceva intuire che si sarebbe trovata una conveniente maggioranza parlamentare.

32 Cfr. ancora DE ROSA, Incidenza delle spese mditan· sullo sviluppo economico italiano, cit., e ROCHAT, MASSO BRIO , Breve stona dell'esercito italiano, cit., p. 66 e sgg.

33 Epicarmo Corbino già aveva sottolineato questo dato, anche nei suoi aspetti minori. «Certo le condizioni economiche del paese alla fine del decennio non erano liete. Erano diminuiti i consumi di prima nece ssità, e molto di più quelli volutruari; non progrediva ma accennava ad arrestarsi la massa delle comunicazioni postali e telegrafiche, e persino i prodotti del lotto dimostravano, con la sensibile loro diminuizione, di sottostare alla legge di restrizione, che dominava tutto il movimento economico italiano . Un sordo malessere regnava dappertutto. Vi erano inso mma tutti i sintomi di una crisi generale ( )• E. CORBINO, Annali dell'economia italiana, vo l. III , 1881-1890, Città di Castello, Tip. Leonardo , 1933, pp. 28 -29.

Si sarebbero dovute toccare, però, le cosiddette 'spese intangibili', io sostanza il debito pubblico (gelosamente sorvegliato dai potenti interessi finanziari) e le spese militari. Fu scritto più tardi che «interessi, debito vitalizio e spese militari assorb i vano il 67, l% della spesa e che l' 11,3 era richiesto dalle spese di riscossione delle imposte, e( ... ) per i servizi civtli restava appena il 21,6% della spesa, cifra veramente irrisoria io un paese come il nostro in cui di fatto tutta l'impalcatura statale era tenuta essenzialmente su per amministrare i debiti e per mantenere le forze armate» 34. I dati di Corbino siriferivano, è vero, all'intero decennio, ma un eventuale aggiustamento percentuale ai soli anni sino al 1887 non inficerebbe la sostanza di queste sue affermazioni.

Perciò, per non toccare l'intangibile, Depretis e Magliani ripiegarono- per alleviare il malessere agrario- prima su misure qualificanti ma a lunga scadenza (la perequazione fondiaria) e poi , nell'ottavo governo Depretis succeduto alla crisi di Dogali e sboccatO nell'assunzione del potere da parte di Crispi, sull'adozione di misure protezionistiche.

Il blocco di forze, politiche e sociali, che intorno al protezionismo aveva finito per formarsi, nasceva quindi dopo e grazie all'iotangibilità delle spese militari. Le quali, anzi, sotto Crispi, furono potentemente incrementate. Se il 24 giugno 1887 fu votata l'adozione della nuova tariffa daziaria, il 30 dello stesso mese venivano elargiti alle forze armate 20 milioni per l'impresa colon iale , nonostante che (allo stesso scopo) un'altra concessione fosse stata votata solo qualche mese prima, a ridosso di Dogali.

Una tale politica , voluta da Magliani e sancita di fatto da Depretis, costituisce uno degli elementi più consistenti- anche se talvolta sottovalutati - di continuità tra trasformismo e crispismo.

Ricotti in tutto questo stava come il militare che garantiva la politica dei grossi bilanci. Certo, nell'ambiente militare erano presenti settori che erano allora insoddisfatti anche del livello già raggiunto dalle spese militari: ma le loro richieste di aumenti non sarebbero state facilmente accolte. In compenso, però, Ricotti poteva avere grossi bilanci e soprattutto una loro gestione autonoma dal controllo politico. Nonostante le professioni di fiducia e di rispetto dell'istituto par- lamentare (professioni che comunque di rado erano esplicitate dai Ministri militari), uno degli ani più significativi compiuti da Ricotti nel campo delle spese militari fu la risoluta e ostinata opposizione a creare capitoli di spesa separati per gli stanziamenti riguardanti la spedizione coloniale 35 . Una tale politica di completo distacco dalle richieste di controllo politico e parlamentare ha prodotto risultati così durevoli che ancora oggi chi voglia anche approssimativamente conoscere il costo finanziario della spedizione di Massaua (qualora non si accontenti di poche cifre palesemente sottostimate offerte qua e là dagli atti parlamentari) non dispone di alcun resoconto o valutazione statistica attendibile. Per il resto, allo stato attuale delle conoscenze, non molto di più si potrebbe dire delle alte spese militari di quel tempo. Forse qualcosa di più si saprà quando si sarà riusciti a disaggregare i dati dei bilanci militari dell'Italia liberale e a leggerli in serie storica, quando si stabilirà quanto costarono all'Esercito gli aggiornamenti e gli esperimenti indotti dal progresso tecnico di quel tempo (in quegli anni la mitragliatrice, i nuovi cannoni, la polvere senzafumo, le mongolfiere, etc.) e quando si sarà gettata maggior luce sull'intreccio tra interessi militari ed interessi privati in alcuni specifici casi di ammodernamento tecnico (esemplare, per più versi, il 'rin novo ' delle artiglierie a cavallo del secolo).

Per intanto, il dato che in questo senso va sottolineato a proposito degli anni del secondo Ministero Ricotti è la politica di alte spese militari globalmente intese, se nza che sia rintracciabile un particolare fattore od elemento (tecnico, strategico, militare) che di per sé faceva gonfiare i bilanci. Non fu da sola la spedizione di Massaua a spiegare l'altezza delle spese per l'esercito, come non lo fu né la decisione (ribadita dal Re) di non toccare l'ordinamento su dodici corpi d'armata né tantomeno la volontà di stare dietro al progresso tecnico degli armamenti (esemplare il caso dello studio per i fucili): furono tutte queste cose insieme, fu la politica di avere al tempo stesso un grosso esercito e grosse ambizioni, fu l'indirizzo di conservare le spese militari lontane dal controllo politico.

Nella situazione finanziaria del tempo , però, con la crisi agraria che non risparmiava le campagne italiane, quella politica di alte spese doveva condurre prima o poi al deficit. La coperta della finanza pubblica era troppo corta per bastare sia ad interventi in favore del- l'economia agricola sia a lasciare imoccato l " intangibile'.

Invece, tal uni settori dell'opinione pubblica e della classe politica sembravano (soprattutto dopo le elezioni del maggio 1886) non curanti dello stretto legame tra deficit delle finanze e spese intangibili. Magliani veniva così accusato di incapacità gestionale e contabile, Ricotti della 'sosta' e di mancata sollecitudine per le 'esigenze dell'esercito'. Lo sbocco di queste campagne politiche e di stampa (evidenziate anche in Parlamento dai discorsi di Di Rudinì e di Crispi nel dicembre 1886) non poteva che essere un ' altra impennata delle spese militari e la sostituzione di Ricotti Un altro passo , cioè , oltre il confine del trasformismo , verso il decennio crispino.

Questa situazione di indebolimento politico ed istituzionale del Ministro della Guerra fu inoltre accentuata da come erano passati per Ricotti quegli ultimi mesi di attività politica e parlamentare seguiti alle elezioni del maggio 1886.

Dentro il Parlamento , era quasi parso non avere alcuna influenza quel complesso di se gnali ( nel senso di un superamento della 'sosta ' ) che Ricotti aveva mandato invece al mondo militare. A livello politico , infatti , il Ministro della Guerra continuò a t rovarsi di fronte una dura opposizione : un'opposizione anche più forre adesso che , dop o le elezioni e con il rafforzamento della Destra di ss idente , un altro gruppo parlamentare oltre la Pemarchia pareva a ver puntato i cannoni della sua critica sulla persona e sul programma del Ministro della Guerra.

Questo tipo nuovo di opposizione (Pentarchia e Destra dissidente ), ancora più compatta di quella dei mesi precedenti , si era resa visibile persino nella disc uss ione di taluni , min o ri , pro getti di legge militari.

A proposito di al cune modifiche alla le gg e d e l 1885 sulle spese straordinarie , già in Commissione forti eran o sta te le ri serve : Zanolini aveva giudicato cnon acc ettabile:. la proposta del Ministro - un passaggio di 18 milioni (mi) dal Bilancio della Guerra a quello della Marina (probabilmente a proposito delle fortificazioni della Maddalena)- e Maldini, presidente, aveva espresso ceni suoi dubbi e ritenuto di esigere che cla difesa debba avere un ' uni ca direzione» 36 . Ancora più contrastato fu l ' iter parlamentare di un progetto di legge circa gli ' assegni ' agli ufficiali. Il progetto , tramite cui si aumentavano gli stipendi militari , era di dubbia interpretazione e so36 ACD , Dd/, Legisl. XVI, sess. p rima, reg 426, n 31, Verbale della sedu ta della Commission e, ! 9 gi u gno 1886 prattutto non c'era nessuna giustificazione per l'urgenza chiesta da Ricotti nella sua discussione. Tutta la questione rischiava di assumere la veste di una operazione politica di tipo corporativo. Decise furono le opposizioni anche sulla legge per un nuovo Ordinamento dell'Esercito che, dopo due lunghe serie·di sedute della Commissione referente, fu portato alla Camera nello stesso giorno delle votazioni sul Bilancio della Guerra. Diversi furono i punti di frizione tra maggioranza ed opposizione. Pais accusò il Ministro di lacune nel meccanismo di mobilitazione e definì «spese di lusso» molti dei provvedimenti (istituzione di una Scuola d'Applicazione per la Fanteria, lievi aumenti di organico, tra cui l 'inserim ento nelle tabelle del grado di Maggior Generale per il Comandante delle truppe «per l'Africa>>), proposti da Ricotti 37 Tra i deputati in divisa, Pelloux illustrò tecnicamente quale sconvolgimento avrebbe potuto portare l'apertura di una nuova Scuola nel complesso degli istituti militari, per via di insegnamenti che andavano spostati da istituto a istituto, per non essere duplicati o per non mancare del tutto nel cum·culum dei nuovi ufficiali. Va infine ricordato come, essendo questa scuola prevista a Caserta «per ragioni distributive», non mancarono nel dibattito parlamentare toni regionalistici e preoccupazioni campanilistiche (tra deputati meridonali e deputati settentrionali e piemontesi), che divisero la maggioranza governativa.

In quell'occasione, in cui per l'ennesima volta si dissolsero i confini tra Destra e Sinistra, emblematico del clima di esaurimento del trasformismo e di formazione d'i un nuovo blocco di forze politiche fu un inaspettato discorso parlamentare di Francesco Crispi. L'uomo politico, il 'pentarca', che forse più di altri aveva criticato la conduzione della politica coloniale e in genere la gestione della politica militare di Ricotti, si schierava adesso a favore di una completa 'autonomia' dei militari dal sistema politico.

Come stupito dell'opposizione che si andava facendo al Ministero della guerra - e un po' volendo bilanciare politicamente (da sinistra) talune bordate di critica che Di Rudinì aveva sparato (da Destra) solo tre giorni addietro ali' indirizzo del generale novareseil pentarca Crispi veniva infatti in soccorso del 'destro' Ricotti.

«È questione di concetto», disse; in tema di politica militare sono «i poteri dell'esecutivo» che devono sempre prevalere in Parlamento, anche a costo di servirsi di decreti reali (e, quindi, anche contro il Parlamento). Quando si tratta di ordinamento delle forze armate, poi, qualsiasi remora sulle spese deve essere dimenticata. Dopo questo autorevole parere politico e costituzionale - che ce rto non poteva essere dispiaciuto ai militari e che dimostrava come il trasformismo avesse ormai rese superate le vecchie distinzioni tra 'Destra' e 'Sinistra', rendendo possibile anche ad un ex- 'sinistro' di aspirare a dirigere coalizioni che prima si sarebbero definite 'di Destra' e che comunque si fondavano su un programma conservatore - il dibattito parlamentare sull'Ordinamento dell'Esercito si era però arenato, essendo giunto a toccare questioni di orientamento politico generale , che però ancora non erano compiutamente maturate. Da pane della deputazione militare, comunque, Pozzolini e Gandolfi risollevarono con vivacità i remi del rapporto tra Ministro e Capo dello SME 38 C'erano fors e le cond izioni per una grande battaglia politica ma, ad una settimana dal Natale, la Camera svogliata premette continuamente per la chiusura, riuscendo ad ottenerla (su un tema così importante) dopo solo una seduta di dibattito.

Un altro progetto , presentato di conserva tra Ricotti e Brin (che comportava 2) ml. di spese extra-bilancio equamente divise tra esercito e marina) passò alla Camera senza difficoltà solo dopo che Ricci ne ebbe ricordato il «carattere essenzialmente politico » 39 e Pl ebano avesse ammesso quanto «non [fosse] momento di opposizio ni».

Riassumendo, risultato di questa tornata di discussioni rimaneva però il fatto che Ricotti non era minimament e riuscito a placare le opposizioni specifiche, né tantomeno a sedare gli umori di buona parte della deputazione militare: e che, inoltre, per motivi politici generali, anche la Destra dissidente, resa più forte dalle elezioni del maggio e da un'atmosfera preoccupata per i recenti sommovimenti nell'arengo europeo, aveva aperto le ostilità contro il Ministro della Guerra.

In questo senso, oltre ai dibattiti ricordati, le opposizioni più grosse Ricotti se le era viste crescere davanti in due occasioni particolari: durame la discu ssione della legge di leva, nel giu gno, e durante l'esame dello stato di previsione delle spese per il Ministero della Guerra, nel dicembre.

In ognuno dei due casi, l'opposizione aveva sollevato la questione delle Armi di Cavalleria e di Artiglieria.

Nel caso della legge di leva, ciò che aveva suscitato le rimostranze del Parlamento era la riaffermata volontà di Ricotti di procedere nel suo concetto di creare grossi contingenti attraverso un più radicale uso dei congedi anticipati 40 . Concetto questo che si era già manifestato nella legge di leva dell'anno precedlente (ma per cui il Ministro aveva fatto in modo di evitare una discussione parlamentare) e che contrastava con la linea che era stata intrapresa dalle precedenti amministrazioni della Guerra (non tanto quella di Ferrero che, come si sa, aveva fatto anch'essa un ricorso - seppure più limitatoai congedi anticipati, quanto piuttosto quella, lontana, di Luigi Mezzacapo) 4 1 . Ma dai congedi anticipati il contenzioso venne esteso dai militari deputati alla questione degli aumenti per le Armi speciali, dando l'impressione di volere fare della stessa legge annuale per la leva- contro Ricotti- un vero e proprio caso politico, dopo le elezioni del maggio 1886.

Infatti, durante il primo esame in sede di Commissione Parlamentare (ancora nella XV legislatura, prima delle elezioni del maggio) la resistenza ai progetti di leva di Ricotti era parsa presente, ma leggera e quasi solo verbale. C'era chi aveva riaffermato la sua preferenza per la categoria unica, chi aveva sottoposto al Ministro qualche quesito, chi pure aveva fatto riferimento alla questione delle Armi speciali ma senza vigorìa e senza particolari o nuovi accenti 42 . Finita la legislatura, invece, e riunita la Commissione ad elezioni effettuate, sulla questione della leva «Si entra( va] a gonfie vele nella discussione sull'aumento delle Armi a cav allo» 43. I deputati (avuto forse sentore, dagli accenni della stampa militare ufficiosa, della probabile volontà del Ministro di aprirsi ad un 'corso nuovo') tentarono di forzargli la mano . Le critiche a Ricotti fioccarono così da tutti i membri della Commissione. Siacci, parlando di leva e di congedi antièipati, si oppose al «modo di applicarla»·proposto dal Ministro. Levi criticò che «per risparmiare alcuni milioni si ponesse a repentaglio

40 Sull'imponanza dei congedi anticipati, prima che fosse introdotto il sistema della forza massima e della forza minima , cfr. VENTURINI, Militan· e poli#ci nell'Italia umbertina, cit., p. 178 . Sulle conseguenze dei congedi anticipati nei confronti della durata della leva, cfr. DEL NEGRO, Esercito, Stato e società. Saggi di storia militare, cit., p. 208.

41 Cfr. ivì, p 206.

42 Cfr. ACD, Dd/, Legisl. XV, sess. unica, reg. 412, n. 396, Verbale della seduta della Commissione, 2) marzo 1886.

43 lvi. Legisl. XVI, sess. prima, reg . 426, n. 32, Verbale della seduta della Commissione, 19 giugno 1886 la sicurezza del Paese:., come a parer suo sarebbe stato qualora Ricotti non avesse voluto aumentare Artiglieria e Cavalleria. Fu presentato così un ordine del giorno alla Commissione sulla «opportunità e convenienza assoluta di stabilire il voluto equilibrio tra la forza delle varie armi:., ordine del giorno che tra l'altro impegnava il Ministro a presentare un progetto di legge che permettesse entro il maggio 1887 cl 'aumento proporzionale:. di Cavalleria e Artiglieria. Dopo altré perentorie accuse di altri membri, Ricotti in persona intervenne in Comm issione, obiettando che cle finanze non presentano margine per tutto:. ma non riuscendo a contrastare o a smussare l 'atteggiamento antiministeriale . Sia pur modificato , l'ordine del giorno raggiungeva così la Camera , dove da subito si accese una violenta diatriba tra il Ministro e la deputazione militare 4 4.

Tra gli altri intervenne Pelloux, con un discorso ampio e radicalmente criti co: tutto, dalla questione offensiva/ difensiva a quella dei militar i in Parlamento , dallo stato della amministrazione militare alla prospettiva della 'nazione armata ', dalla forza delle compagnie alla conduzione della politica coloniale (da cui pubblicamente dissentiva), pareva costituire oggetto di accusa contro Ricotti. Altri ancora presero la parola, come Pozzolini, che criticò non solo il Ricotti politico , bensì anche il «Ricotti ammini stratore:.. E poi De Zerbi, che assicurò la sua cfone opposizione:. ai concetti del Ministro della Guerra, e Branca, che dai banchi della Destra, ritornò sug li aspetti finanziari della questione delle spese militari. Insomma , anche una semplice le gge di leva di Ricotti riusciva a suscitare un vespaio di opposizioni e di criti che nei confronti del Ministro della Guerra.

Ma in fondo quella sulla leva era pur sempre una 'legge tecnica' e la accesa discussione parlamentare, seppure ebbe una certa risonanza nell'ambiente militare, non influì poi molto sulla votazione in se stessa , in cui il governo mantenne assai bene la sua maggioranza.

Assai diverse le cose furono invece nel dicembre, in occasione della discussione sui bilanci militari.

Ricotti fu attaccato da ogni pane politica e su ogni punto del suo p rogramma , praticamente da tutta la deputazione militare: non solo dai militari, quanto anche dai politici. L'accesa discussione sulla leva del luglio, le campagne di stampa dell'estate sui pericoli della difesa nazionale 45, le risoluzioni delle Commissioni militari presiedute da Cosenz avevano tutte lasciato il loro segno. In forma chiara, adesso, non era più solo l'opposizione pentarchica a criticarlo, bensì anche la potente Destra dissidente: Ricotti vedeva così rivoltarglisi contro anche la stessa parte politica che, in fondo, l'aveva portato al Governo.

La seduta fu aperta dallo stesso Di Rudinì che, con un poderoso discorso di intonazione bellicista sulle carenze della mobilitazione dell'esercito e sui pericoli per l'incolumità del Paese, aprì le ostilità contro quel Ministro della cui nomina, solo due anni prima, si era pure dimostrato «contentissimo». Timori di guerra e apprensioni per «la vittoria» che - con quell'organico e con quel morale dell'esercito italiano - avrebbe potuto anche non venire furono i due cardini del suo discorso. Aumentare l'organico dove era necessario, spendere dove e se era urgente, senza riguardi per le finanze statali: questa era l'obiezione della Destra alla gestione Ricotti.

Dopo Di Rudinì e qualche altro deputato 'civile', come Arbib, Cavalletto o Albini, che pure non lesinarono critiche 46, fu la volta dei deputati militari. I quali, senza riguardo del lato della Camera in cui sedevano, criticarono frontalmente la politica militare di Ricotti.

Il ministeriale Corvetto (poi Segretario Generale con il successore di Ricotti, Bertolè Viale) prese spunto da questioni minori, Chiala ammonì circa la triste situazione dei sottufficiali, il conservatore Taverna obiettò sul sistema di spese per i presidi africani.

Tra Turi e Ricotti si alzarono di nuovo le voci a proposito della diga di La Spezia e del sistema difensivo italiano 47

Il dissidente Pelloux tornò sulla questione delle Armi speciali, ma al centro del suo discorso, sull'esempio di Di Rudinì, furono la asserita preoccupazione per «gli avvenimenti politici europei ultimi, i quali hanno creato una situazione molto pericolosa, molto oscura» e la necessità di meglio provvedere all'approntamento delle forze armate dal momento che «tutte le operazioni relative alla mobilitazio- ne devono essere considerate come urgentissime». Ricotti , di fatto , veniva così denunciato all'opinione pubblica come il responsabile di eventuali lacune in tale senso . Baratieri, dal canto suo, da 'uomo di sinistra monarchica', pur volendo apparire come il difenso re dell'esercito da tante e così aspre accuse (lo stato di salute dell'organismo militare, ribatteva orgogliosamente, «è migliore di quanto spesso si pensi»), in realtà infilava nel suo discorso tante e tali critiche alla gestione Ricotti da fornire all'opposizione politica una infinità di temi antiministeriali. La condizione degli ufficiali, la disciplina, la Milizia Territoriale, il Tiro a segno, il rapporto tra esercito e nazione: tutto sembrava a Baratieri essersi peggio rato negli ultimi anni, gli anni di Ricotti. E, per ftnire, l'esortazione «Completate gli ordinamenti: non risparmiate né cure né spese per l'esercito!» e la citazione, invero signiftcativa, di un discorso di Boulanger.

45 Cfr. cltalia militare•, l agosto 1886, Esperimenti di mobilitazione parziale; ivi, l) agostO 1886 , Notizie sulle condizioni dell'esercito itafiano; ivi, 20 agosto 1886, La questione della mobzfitazione; ivi, 3 settembre 1886, Gli attacchi del 'Diritto ' Cfr. an· che «L'esercito italiano•, 21 agosto 1886 , Le nostre condizioni mtfitan·.

46 Cfr. AA.PP., Camera, Legisl. XVI, sess. prima, Discussioni, tornate del 14 e 15 dicembre 1886.

47 Cfr. ivi, tornata del l) dicembre 1886.

Perfino il deputato e generale Morra di Lavriano - di solito assente dai lavori della Camera o comunque silenzioso ascoltatorecon l'autorevolez za dell'uomo di Cone di Re Umbeno, ebbe in quella occasione qualcosa a che ridire sulla gestione di Ricotti. E le sue preoccupazioni, sul morale dell'esercito e degli ufficiali e sulle condizioni dlella mobilitazione, apparvero in linea con quelle degli altri oratori e di fatto rappresentarono come un segnale che forse, anche «in alto» (come si soleva allora dire) , la politica di contenimento e di 'sosta' di Ricotti era ormai vista con assai scarso favore 4.8.

La levata di scudi era st ata quindi imponente. E, fatto significativo, nessun militare deputato si sentì in dovere o nelle condizioni di poter difendere il Ministro della Guerra da così varie parti attaccato. Lo scendere in campo contro Ricotti (ancora prima che quello della solita Pentarchia) della Destra dissidente e la omogeneità con cui la deputazione militare si era espressa contro il Ministro erano stati i fatti rilevanti delle discussioni del dicembre 1886.

Rico tt i, nella sua replica, tentò verbalmente di sminuire la portata degli attacchi a lui diretti, sostenendo che in quella tornata «non vi [erano] state opposizioni, ma amici con suggerimenti e cortesi domande». Ma poco egli poteva fare per non dare all'opinione pubblica , politica e militare, l'immagine del Ministro della Guerra screditato ed accusato dai suoi stessi più naturali sostenitori.

Purtroppo per il generale novarese non ci fu tempo, dopo quel- le discuss ioni, per poter tentare in extrem ù di smussare le critiche o di alleviare le opposizioni, se anche questo egli fosse stato in potere di fare.

Poco oltre un mese più tardi, infatti , De Cristoforis guidava la sua colonna di giovani soldati italiani proprio incontro a Ras A lula .

Ricotti tentò , proprio in quelli che sarebbero stati gli ultimi giorni del suo Ministero, di venire incontro alle richieste ed alle opposizioni che dal mondo militare erano venute alla sua gestione militare. Ma furono, queste sue ultime misure, espedienti tardivi ed insufficienti a garantirgli un più esteso consenso politico e militare.

Nelle primissime settimane dell ' anno 188 7 egli emanò importanti provvedimenti come quelli sull'organizzazione della Milizia Mobile 49 o sull'adozione del modello trasformato 1870-87 di fucile a ripetizione 50 Fece addirittura pubblicare, sul quotidiano ufficioso della presidenza del Consiglio (per dare loro maggiore autorità), alcune 'indiscrezioni' che , precisamente e dettagliatamente, esponevano quali erano i criteri di un prossimo provvedimento ministeriale per l ' aumento delle Armi di Aniglieria e Cavalle ria 51. Dopo tante resistenze , politiche e militari, quindi, per evitare di essere travolto da quel mare di critiche che la sua intransigenza sul tema aveva creato nell'ambiente militare (ma anche, come si era visto dalle discussioni parlamentari del dicembre, in quello politico), Ricotti accedeva all ' aumento delle Armi speciali. Sarebbe cambiata la politica militare del Ministro? Era terminata la 'sosta'? Ci sarebbe stato un ' nu ovo corso' per l'esercito e per i militari italiani , con una maggiore armonia tra Ministro e ambiente militare?

Come si è detto, non c'era ormai più tempo p.er rispondere a queste domande. Quando le indiscrezioni circa gli aumenti su lle Armi special i furono rivelate , mancavano soli quattro giorni all 'e pisodio di Dogali. A cui quindi Ricotti arrivò co n tutta la montagna di critiche che la sua gestione aveva accumulato , e senza avere avuto il tempo di ovviarvi (anche solo in pane , con misure trasformiste e dell'ultima ora).

Rimane quindi l'impressione che ormai, già con il dicembre, la figura politica di Ricotti era definitivamente ridimensionata tra i politici come tra i militari.

49 Cfr. cG iornale militare ufficiale•. 10 gennaio 1887 , atro n. 9 .

Cfr. ivi, 23 gennaio 1887, atto n. 30.

Cfr. cii popolo romano•, 23 gennaio 1887, L'aumento d elle armi a cavallo

Vari erano i segnali chiari in questo senso. Già da tempo erano state diffuse voci di contrasti tra Ricotti e Magliani 52 e voci di dissidio tra il generale ed il potente Morana 53, Segretario Generale agli Interni. Nel gennaio 1887 da più parti veniva poi notato il silenzio parlamentare di militari ed uomini di Corte del calibro di Bertolè Vi ale, silenzio che veniva interpretato come un dissenso. Sul versante politico, inoltre, lo stesso organo di Depretis- nel momento in cui pubblicava l'indiscrezione sul disegno di Ricotti di aumentare Cavalleria ed Artiglieria- si mostrava insoddisfatto. «Temiamo assai -scriveva il giornale a proposito, dei ventilati provvedimenti di Ricotti- che essi non abbiano a soddisfare interamente l'opinione pubblica la quale attendeva che l'onorevole Ricotti prendesse opportunità dall'aumento delle due Armi per dare ad esse un ordinamento rispondente ai bisogni della mobilitazione meglio che non faccia l'attuale [ordinamento del 1882], che può essere stato adottato come ripiego temporaneo consigliato dalla fmanza ma che i suoi stessi autori [Ferrero e Pelloux] non possono mai aver ritenuto come ordinamento definitivo» 54 Erano, sul giornale del presidente del Consiglio, le stesse parole dell'opposizione politica e militare alla gestione di Ricotti.

Il generale novarese , chiamato alla Pilotta per motivi politici , sostenuto al Ministero- di fronte alla crescente insoddisfazione militare - dal Governo e dalla maggioranza, veniva adesso scaricato da quelli stessi che erano stati i suoi interessati sostenitori politici. Ricotti, invece di contribuire al rafforzamento defmitivo della maggioranza trasformista, aveva con la sua politica scontentato tutti (oppositori, certo , ma anche ministeriali; politici, in gran parte, ma anche militari) ed aveva permesso, sui temi della 'questione militare' un rafforzamento ed un compattamento delle opposizioni antitrasformistiche di Destra e di Sinistra.

Invece di essere uno strumento ed un ausilio per Depretis , Ricotti fmiva per essere una delle più immediate cause di crisi governat iva. E in quei giorni di inizio-metà gennaio 1887 ancora non si pensava a quello che, nelle sabbie infuoca te intorno a Dogali , avrebbe finito per accadere.

Le vicende parlamentari e politiche che seguirono la notizia del- l'eccidio di Dogali sono ormai sufficientemente note, e noi ci asterremo dal farvi richiamo. Il ruolo di Ricotti in queste vicende fu di fatto secondario ed ininfluente: da subito il Ministro della Guerra

52 Cfr. «L' ese rci to itali an o », 26 agosto 1886.

53 Cfr. zvi , 13 settembre 1886 .

54 «<l pop olo roman o.", 2 3 gennai o 1887 , cit.

- come e più del Ministro degli Esteri (che in quei mesi continuava a trattare con le Potenze straniere il rinnovo della Triplice Alleanza)

- figurava su l banco degli accusati.

Se già la sua azione amm inistrativa era stata conten u ta nei mesi precedenti, que lla delle settimane seguite a Dogali e precedenti la nomina di Bertolè Viale alla Guerra fu di assoluta stasi. Peraltro, il nome del successore di Ricotti e il gradimento della Corona ad una tale nomina erano già stati resi noti ed accolti dali' opinione pubblica e militare. Il generale novarese dovette certo sentirsi sotto 'amministrazione controllata'.

La sua posizione politica, inoltre, aveva dei risvol ti personali che non possono essere trascurati.

Accusato da ultimo del fallimento di una causa (quella coloniale) in cui non aveva creduto e di cui aveva sempre tentato di limitare le ricadute politiche e militari, Ricotti si trovava in una strana e difficile posizione. Ed il suo carattere animoso ed irritabile non dovevano aiutarlo a districarsi nella sua situazione.

Poli ticamente, una volta chiamato dalla Camera a rispondere delle sue responsabilità politiche nell'affare coloniale (e in specie nel drammatico ed evidente disastro militare di D ogali) il Ministro dapprima si attenne alla cautela, alla disciplina e al riserbo militare: ma proprio per questo non parve credibil e.

Per conto mio- disse Ricotti- la pane del telegramma [che il Coman· dante de ll e truppe Genè inviò a Roma per annunciare l'ecci d io d i Do gal i] che si riferisce al fatto d'armi del 26 , è tale da far sorgere, dirò quasi, dei dubbi; tanto più che lo stesso redattore, il generale Genè dice che si riserva di mandare ulteriori particolari. Ora da questa parte appunto del telegramma, molti oratori trassero argomento per condannare il ministro della Guerra per attribuirgli cioè delle negligenze , delle colpe le quali furono poi causa della sventura che in que· sto momento deplo r iamo ( ). A mio modo di pensare però , il dare giudizio così severo del Ministro della Guerra e, più panicolarmente, dei Comandanti delle truppe in Africa, in base alle semplici informazioni di un semplice telegramma non completo, il quale lascia ancora qualche dubbio, come purtroppo succede il più delle volte con i telegrammi, mi pare un poco prematuro. Quindi io pre· gherei vivamente la Camera a non voler emettere nessun giudizio sulla condotta dei nostri ufficiali e sulla condotta delle nostre truppe in Mrica (No! no!Interruziom) Voci a sinistra. Chi ha parlato della condotta delle truppe?

(Agitazione)

Ricotti, Ministro della Guerra. Molti ne hanno parlato, anzi ne hanno fatto la questione principale; ad ogni modo, di esatto non si può dire nulla , prima che vengano completate le comunicazioni ufficiali 55.

Ma il suo carattere battagliero lo portò poi a protestare: non gli pareva giusto rimanere l 'unico imputato, o capro espiatorio, di uno scacco subìto da quella politica coloniale che Ricotti non aveva certo incoraggiato.

Io vado però più in là ancora; e dico che se il Ministro della Guerra risultasse, da un'inchiesta e da investigazioni fatte con documenti alla mano, causa, se pur lontana, della sventura accaduta, non si tratterebbe soltanto delle sue dimissioni, ma di ben altro.

Io accetto la responsabilità , ma dico che per poter dare un giudizio sicuro bisogna sapere se la disgrazia avvenuta ai nostri soldati in Africa , sia stata cagionata da qualche cosa sulla quale poteva influire il Ministro della Guerra( ) Se tutto ciò fosse provato, io npeto che non basterebbe la semplice dimissione del Ministro della Guerra 56.

Se pure era comprensibile (ma poco politico) questo atteggiamento risentito del Ministro, una qualsiasi chiamata di correo verso i politici del Governo o verso i militari distaccati in colonia (o addirittura verso «l'alto»?) sarebbe stata impossibile, a meno di non voler rinverdire i tristi fantasmi del 1866 e delle polemiche di La Marmora con Cialdini.

Di fatto, la posizione e la persona di Ricotti erano ormai troppo screditate.

No n furono facili per lui, così, i quasi tre mesi che separarono quei dibattiti parlamentari del gennaio 1887 da quei primi giorni di aprile in cui Deprecis formò il nuovo Governo con Crispi e Bertolè Viale. In quei giorni persino un suo aspro avversario quale Pelloux commiserava la sorte del Ministro:

Il punto saliente della seduta d ' oggi è stata l'accoglienza ... terribile persino villana, che è stata fatta al Ministro della Guerra, al quale non si è letteralmente lasciato dire le quattro parole necessarie per presentare un disegno di legge qualunque.

Non hanno voluto sentirlo! La sinistra ha urlato in modo indicibile, il centro e la destra se non hanno partecipato al clamore, hanno partecipato alla disapprovazione co l più glaciale silenzio , e senza reagire contro l 'offesa. Non vogliono più !asciarlo parlare! Durante il baccano io pensavo alla triste figura che il Mi - nistro della Guerra, Capo dell 'Esercito faceva di fronte a parecchie centinaia di ufficialì che si trovavano nelle t ribune ! Una cosa grave, veramente. Uno scoppio! 57

Quello che co lpi va il militare Pelloux era la critica impi et osa da parte del parlamento alla perso na del Ministro della Guerra ; c'era un po ' il rammarico di vedere l ' esercito attaccato dalla politica. E dire che tutto ciò saliva alla mente di un militare che pure non aveva esitato a fare ed a panecipare ad una campagna politica contro Ricotti: questo a dimostrazione che i capponi tra esercito e politica , tra società militare e società civile, erano ben più stretti e complessi di quanto talvo l ta si fosse o si sia ponati a credere.

Ma, al fondo , dato saliente delle settimane politiche successive a Dogali non era la so ne di un Ministro o l'evoluzione della sola politica militare; era lo scenario politico cui il uasformismo aveva abituato l'Italia del tempo che si stava irremediabilmente incrinando. Se le ragioni di un simile mutamento della prospettiva politica si erano già fatte evidenti nei me si prece denti , decisiva fu l 'atmosfera ' patriottica' che si coagu lò intorno al mito di Dogali.

Nel voto per quei cinqu e milioni di spese straordinarie a favore dei presidi d' Mrica, Destra e Sinistra si erano completamente confuse (con l 'un ica vera eccezione degli irriducibili anticolonialisti dell 'Estrema): ma il segno di questa operazione non era dato più dalla ripresa di un trasformismo alla Depretis , bensì dall'imponente schieramento co nservatore che po co prima aveva votato l 'o rdine del giorno di sfiducia al governo presentato- non a caso, da Des tra- da Di Rudinì . Crispi- che pure avrebbe fatto pane, in quanto esponente della sini stra antitrasformista, del governo che da quelle votazioni sarebbe riuscito - era alla testa di questo schieramento che si sarebbe posto .

In un tale mutamento di scenario p oliti co, dietro il disp iegars i di questo diverso orientamento generale, era però sempre il contenuto della politica quello che imponava: ed era un contenuto non nuovo, ma rinnovato nella forma e presentato, nell ' asprezza dell'ora seguita a Dogali, come obbligato. Non era il cooptamento della sinistra pentarchica che segnava il nuovo governo Depretis-CrispiBenolè Viale, uscito dalla lun ga crisi parlamentare del gennaio-aprile 1887, ma quel contenu to della politica , quel programma di governo: che preludeva e che preparava quello cri spin o .

Più autoritarismo nell'immagine del governo, maggior autonomia dell'esecutivo dal legislativo, sottolineatura dei temi della 'potenza' i t aliana e dell"onore nazionale': intorno a questi elementi, a questi cardini doveva girare e svilupparsi la politica economica, sociale, istituzionale, militare e coloniale del 'decennio crispino'. Non erano però elementi nuovi: li abbiamo in parte già visti operare nella politica trasformista, sia pure in forme ed in tempi diversi.

Nello stesso circoscritto campo della politica militare, in più di un'occasione la continuità, una certa continuità, prevaleva sulla rottura. Alte spese, grosse ambizioni, offensivismo esibito e manifestato: quello che Ricotti aveva tollerato, o che non era stato capace di fermare, veniva ripreso da Crispi e dalla sua politica. Non era un caso se, solo poche settimane dopo la caduta di Ricotti, il governo e il nuovo Ministro della Guerra presentavano alla Camera un disegno di legge sull'aumento di Artiglieria e Cavalleria i cui relatori furono - per i due diversi rami del parlamento - Luigi Pelloux e Carlo Mezzacapo.

In questa linea a suo modo continua che unisce trasformismo e crispismo, le strutture di fondo dell'uno e quelle dell'altro (piuttosto che i vari Ministri), la caduta di Ricotti con Dogali è chiarificatrice. Il generale della vecchia Destra non condivideva niente, si starebbe per dire, con Crispi: se non una cena concezione dell"onore nazionale' e della necessità di una 'potenza' italiana. La sua caduta equivalse così alla sua sconfitta. Il generale novarese poteva in un ceno senso sentirsi sconfitto- nel campo della politica militare- perché proprio alcuni degli elementi che egli meno aveva approvato nel corso delle cose e nell'evoluzione della politica militare italiana (bellicismo di fondo, ruolo del Capo dello SME, spinta colonialista, impennata delle spese straordinarie) furono quelli intorno a cui Crispi fece ruotare una pane della.-oua politica interna e estera e su cui si basò il suo mito di uomo 'forte'.

Questo non significa dire che Crispi recepì in pieno le richieste che i militari avevano maturato sotto la coltre della 'sosta' di Ricotti, o che, Crispi consule, non si verificassero contrasti e conflitti che forti tra politici e militari. Ma è certo che - sotto Crispi - il già largo spazio occupato dai militari ali' interno della politica del trasformismo venne esaltato e ampliato.

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