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CAPITOLO PRIMO
UN ESERCITO PER RICOm
Esercìto e polìtìca nel trasformismo
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Talvolta la storia dei meccanismi di formazione della politica militare dell'Italia liberale è stata confinata in una mera ricostruzione del dibattito interno (dei militari, tra i militari) del tempo 1 Crediamo invece che fare solo questo non sia corretto. Almeno nel caso - qui preso in esame - del secondo Ministero della Guerra di Cesare Ricotti, una ricostruzione di quel tipo, 'tutta militare', lascerebbe ampie zone d'ombra.
Come vedremo, infatti, Ricotti salì e poi decadde da Ministro della Guerra per motivi puramente politici, parlamentari , di composizione governativa. Molta pane del suo operato alla Pilotta è comprensibile solo all'interno di una logica politica, contingente. Più di una volta l'opposizione che egli si trovò di fronte fu condotta- nel Parlamento ma talvolta (come pare di capire) anche nell'esercitooltre che su punt i e questioni specifiche e militari, anche e soprattutto per linee politiche generali.
Ricotti stesso, in quanto e nonostante fosse un militare, indulgeva ad ammettere più di altri che nella formulazione di una politica militare nazionale le sollecitazioni ed i suggerimenti della Camera potessero avere una parte importante (anche se, ovviamente, non d·ovevano arrivare a mettere in discussione il 'ridotto' militare in cui anche per il generale novarese doveva snodarsi il filo della formazione e della pratica, dello studio e dell'applicazione, della discussione e della correzione di quella stessa politica militare) 2 E forse anche da queste concezioni pubblicamente manifestate da Ricotti dovevano venire quei ceni segnal i di estraneità, di distacco, di insofferenza e di insoddisfazione che - co me vedremo - il mondo militare italiano più volte lan ciò in quegli anni contro il 's uo' Ministro e contro la sua gestione della Pilotta, considerata troppo legata ai cicli ed ai ritmi della politica parlamentare del rrasformismo.
1 Aveva già rilevato questo aspeno ROCHAT, MASSO BRIO ,' Breve storia dell 'esercito italiano da/1861 a/1943, cic., p. 10. Sia pura proposito di un altro momento storico era stato sottolineato come« ( )i problemi dell'esercito sono suettamente connessi a quelli di tutta la politica( )». G. ROCHAT, L 'esercito italiano nell'estate 1914 , in •Nuova rivista storica , a. XLV (1961), n. 2, p. 308 .
Non è quindi possibile seguire gli sviluppi e la direzione di marcia della politica militare in Italia - anche per un arco crono logi co limitato quale quello da noi preso in esame -senza prima avere identificato con cenezza quali fossero gli sce nari, i margini, i protagonist i della politica interna più generale di quegli anni. Non si possono co mprendere i meccanismi e l'azione dei protagonisti e dei responsab ili della politica militare se non vengono confrontati con quelli della politica tout court. Storia delle istituzioni militari , storia della politica militare e sto ria politica devono nelle prime pagine di questo studio, per un attimo, marciare assieme.
Ciò , ovviamente, non significa tralasciare quelle che erano le 'costanti' del rapporto tra esercito e politica nell'Italia dall'unità alla grande guerra: semmai vuoi dire valorizzare il peso e l'influenza che quelle costanti ebbero nella specifica congiuntura presa in esame.
Viste nella lunga prospettiva , le determinanti della politica militare negli anni dì questa seconda permanenza di Cesare Ricotti al Ministero della Guerra erano le stesse che operarono nel più lungo arco cron ologico dell'Italia liberale.
Il legame st rettissimo tra istituzione militare e istituzione monarchica (e di larga subord in azione della prima alla seco nda) era un dato di fatto intangibile: il Re continuava a vedere le grandi decisioni della vita dell'esercito come cosa sua, o comunque come cosa di Corte e dei suoi consiglieri militari. Il rapporto sociale tra aristocrazia (nelle sue varie gradazioni) e borghesia, all'interno del Corpo Uf-
2 Su Ricotti e la Camera cfr. AA.PP., Camera, !Legisl. Xl, sess. seconda, Discussioni, tornata del4 gennaio 1872; ivi, Legisl. XIV, sess prima , Discussioni, tornata del 26 aprile 1882. Diverso il giudizio dì Ricotti sul Senato : cfr . iVi, Senato, Legisl. XVIII , sess . prima , Discussioni , tornata del 30 giugno 1893. Manca ancora, comunque, uno studio sulla 'percezione militare' dello spazio politico e istituzionale delle Camere nel processo di formazione della politica militare. Sulle d inamiche della formazione della politica militare neiJ'Italia liberale cfr. P. DEL NEGRO, Esercito, Stato e società nell'Ottocento e nel pn'mo Novecento : il caso italumo, in cThe Journal of ltalian History•. a . I (1978), pp. 315·328, adesso in ID., Esercito, Stato, società Saggi di stona mtfitare, cìt. , pp. 55·56 e p. 68 ficiali seguiva linee già note, segnate tra il 1848 ed il 1861; l'incremento percentuale dei non-nobili nelle alte gerarchie e nel complesso del Corpo (già visibile in precedenza e in quegli anni esaltato dall' incremento numerico degli effettivi delle armi di Artiglieria e Genio) rimaneva bilanciato dal peso dell'ideologia monarchica e dalla fedeltà al Re. Potere civile e potere militare rimanevano quindi ancora assai distanti; ed il secondo, protetto al fondo da un uso forse non più tanto vistoso ma concreto e operante della prerogativa regia, godeva di una larga autonomia dal p otere politico (anche esecutivo, per non dire poi da quello parlamentare).
C'erano taluni simbol ici trait d'union tra militari e civili, ceni segnali di 'intervento' dei primi nell'ambito più naturale per i secondi. C'erano stati Primi Ministri militari, spesso in occasioni di crisi politiche difficili e quando si era voluto evidenziare quale fosse la soluzione regia; c'era una pattuglia di militari deputati al Parlamento; c'era stato più di un ambasciato re in uniforme militare, ed anche in sedi diplomatiche di prim'ordine (Londra, Parigi, Vienna); c'erano stati e continuavano ad esserci prefetti militari (per non parlare poi delle luogotenenze straordinarie, come quelle di Cadoma in Emilia Romagna); i Mi n istri di Guerra e Marina saranno sempre militari, tranne una so la fuggevole eccezione, in più di sessant'anni di vita unitaria. La presenza militare nelle istituzioni, poi, non finiva qui: scuo le-convitti , giornali e società che volevano essere popolari (quali le società per il tiro a segno) erano militari, e militari erano molti dei miti che costituivano il veicolo e lo scopo dell'istruzione pubblica elementare.
Tutto questo dilatava il peso del militare sul civile e allargava di fatto i confin i della politica militare, rendendovi sempre più difficile un intervento organico dei civili. Lo Stato dell'Italia liberale non era militare ma aveva molto del militare.
Il peso condizionante del Re e della Cone , in q u anto esponenti e rappresentanti massimi delle alte gerarchie militari, poteva però togliere spazio all'azione de l Ministro della Guerra. I decenni di pace dal 1870 al 1914 facilitarono la mancanza di una chiara soluzione del problema dell'alto comando dell'esercito in tempo di guerra: ed anche dopo il 1882 il Ministro tendeva a presentarsi come il comandante effettivo dell'esercito. A pane questo, e di ceno, egli cio rappresentava dinanzi a:l potere politico:. . Ma , come- al fondo - sembrava non stabilita la questione dell'alto comando, così anche la sua opera pol i tica presentava due aspetti divers i e disomogeQe i : «il min istro della guerra era quasi sempre contemporaneamente il portavoce dell'istituzione militare presso il sovrano e il governo ed il rappresentante del sovrano nel governo e presso l'istituzione militare» 3. Se questo era vero a livello di politica generale e a proposito delle scelte più impegnative , nell'ambito vasto della politica militare il Ministro della Guerra godeva pure di una certa indipendenza. Non è un caso, ad esempio , che negli anni da noi presi in esame , nono stante l'evidente rafforzamento del ruolo dell'esercito nei confronti della politica (rafforzamento che si farà poi anche più evidente nel periodo crispino), praticamente nessuna voce si alzò per chiedere la costituzione di un gabinetto militare del Re , salvo isolate eccezioni. Così, determinati per legge i confini del bilancio (che pure costitu ivano motivo di trattative e di contrattazioni tra governi e Corona) , senti to il parere delle Commissioni dei generali e - dopo ill882- interpellato il Capo dello SME (senza l'obbligo di accoglierne le eventuali proposte), ascoltati durante i dibattiti parlamentari i - di solito - pochi interventi di deputati civili intervenuti a discutere le leggi militari , al Ministro della Guerra rimaneva una certa autonomia di fatto politica e amministrativa.
Il grado di questa sua autonomia non era costante, né dipendeva sempre dalle scelte politiche individuali del generale nominato Ministro: la temperie politica del momento, i suoi personali rapporti con la Corona, la latitudine dei bilanci militari, la sua autorevolezza verso il mondo militare da una pane e verso il governo e il parlamento dall'altra, rendevano quel grado alquanto mutabile (s ia pure all ' interno delle linee di tendenza prima delineate) da Mini stro a Ministro, e non di rado da fase a fase durante una stessa gestione rninisceriale.
Vedremo ad esempio nelle pagine seguenti come il Ministro Cesare Ricotti resisté a forti pressioni militari e Reali per un ulteriore aumento delle già alce spese militari . Oltre alle convinzioni personali di Ricotti scava ali ' origine di questo il sostanziale allineamento delle posizioni del Ministro militare con quelle del Ministro delle Finanze e del presidente del Consiglio, nonché con l'opinione (largamente diffusa nelle Camere - bene documentata nei resoconti parlamentari- e nella stampa politica) che un aumento dei bilanci della Guerra avrebbe condotto ad un innalzamenco dd deficit pubbli co. Di fatti , e con minime concessioni, Ricotti riuscì a mantenere questa posizio- ne sino alla sua uscita dal governo che, quando avvenne, non si verificò per via di que sta politica di bilancio . Tali scelte di Ricotti (insieme ad alue, quali la nomina dì un Segretario Generale per il Ministero che fosse - oltre che ovviamente un militare - deputato al Parlamento e pubblicista) furono interpretate nei circoli militari e forse a Corte come indulgenze e cedimenti del generale ve rso la Camera, dell'esercito verso l a politica. Ma la questione era più complessa.
3 Le citazioni sono rispettivamente da ROCHJ\T, MASSOBRIO, Breve storia del· l'esercito italiano dal I86Jal1943, cit., p. 43 , e da DEL NEGRO , Esercito, Stato, società. Saggi di stona militare, cìr .. p. 56 .
In quegli anni come si è già detto, l'esercito italiano stava cambiando, dopo il periodo di riforme e di ristrutturazione interna corrispondente grosso modo alla prima lunga permanenza di Ricotti alla Pilona. A livello europeo, passato il 1878, il lento ma deciso riemergere delle contraddizioni tra le potenze europee, il formarsi di un blocco politico-militare quale era la Triplice, lo scatenarsi dello scramble for Africa e delle tensioni interimperialistiche richiamavano i ricordi del1870 e tornavano a far parlare delle possibilità di guerra europea. In Itali a l ' obiettivo di un rafforzamento quantitacivo dell' esercito e la tendenza ad adottare strategie ( per quanto possibile) offensivistiche era ben simbolizzato dalla creazione di due nuovi corpi d'armata nel1882; una tale misura, assieme alla stipula della Triplice Alleanza, evidenziava a suffic i enza la vo l ontà della Corona , delle gerarchie militari e della classe dirigente di far contare maggiormente l ' Italia (ancora una volta, per quanto possibile) nell'arengo europeo. Si potrebbe così fare delle osservazioni.
A ben vedere l'aumento di forza bilanciata - prima ancora che a so ddisfare nuove aspettative di 'po tenza ' -sarebbe andato arimediare la cronica debolezza d e ll 'effettivo di pace delle co mpagnie , che raramente riu scivano a superare la forza di una settantina di unità. I soste nitori delle teorie offensivisciche, dal canto loro, non sempre ammettevano che il principale ostacolo ad una veloce e combattiva dislocazione delle truppe italiane sul campo di battaglia (padano o d'o ltralpe ) e ra da ricercarsi nel sistema di reclutam e nto nazionale. Veniva stimato che quel tipo di reclutamento, da solo, faceva ritardare il meccani smo della mobilitazione militare di una settimana. Che poi tale meccanismo fosse poco curato dal Ministero della Guerra e fosse intral ciato dall 'ins ufficienza della rete ferroviaria erano da considerarsi so l o aggravanti. Ma non sempre que ste osservazioni potevano essere basate su dati precisi, in quegli anni.
Quello che l'opinione pubblica e politica percepiva di quel cambiamento era la spinta interna all'esercito in direzione di un suo rafforzamento. Insieme all'emerge re dal dibatti to militare di tanti altri temi , quelli della forza numerica dell'esercito e dell ' offensivismo davano il tono del periodo. Si parlava, così, forse ancora in maniera imprecisa o ingenua , di 'militarismo' . Una tale definizione si stava imponendo non solo in Italia ma in tutta Europa . In quegli anni Ottanta essa era suggerita e legittimata anc he dagli scontri politici e dai dibattiti tecnici che nelle varie nazioni si animavano intorno allo stato dei vari ordinamenti militari nazionali. Durante e verso la fine degl i anni Ottanta «non c' era praticamente nessun paese, in Europa , che non stesse operando , o almeno progettando, una riforma dell' ese rcito:..
Recentemente si è notato che molte possono essere le accezioni del termine 'militarismo': termine che, se non può essere acriticamente accettato, non può nemmeno essere facilmente scansato.
Pure i n Italia si andava sviluppando in merito una cena pubblicistica: diversa da quella successiva d eli' antimilitarismo socialista e rivoluzionario , essa testimoniava soprattutto le resistenze in campo borghese all'emergere di quei 'nuovi' obiettivi militari di cui si è parlato , al concedere un più ampio spaz io ai bilanci della Guerra e a tollerare la vecchia e tradizionale separazione tra esercito e paese che in quegli anni Ottanta andava consolidandosi.
Non è forse questa la sede per l 'analisi di tali tematiche (m ili tarismo, rapporti esercito-paese): eppure leggendo la stampa politica del tempo, i resoconti parlamentari, la stessa stampa militare si ha la percezione della loro consis tenza e la loro esistenza viene confermata anche da vicende isolate ma significative e che ebbero grande risonanza presso l'opinion e pubb lica del tempo. Il 'caso Misdea' rimane esemplare.
La vicenda di un povero militare esasperato dalla vita di caserma che risponde ad un ennesimo sopruso con la vendetta improvvisa e la strage fece scalpore ed è importante non solo per il nuovo impulso che i civili seppero trame allora per l'analisi dell'istituzione militare (sia pure con le tecniche e le scienze del tempo) , e non ceno per il pietismo che taluni organi di stampa seppero stendere sui temi della richiesta di grazia presentata in favore di Misdea ad Umberto l. Fu invece fatto notevole che l'opinione pubblica , la società civile e borghese sentì profondamente pe r una volta il distacco di valori , di p ratiche, di ordinamenti dalla società militare. Qualche anno più tardi le parole si fecero grosse, ma bene riassumono i tanti interventi proliferati intorno al caso Misdea: «La società militare vive in uno stato di vera anarchia morale ( ... ) La guerra, tra i popoli civili d'Europa, nel presente, non ha più alcuna funzione da compiere» 4 L'accusa al militarismo (di essere incapace di comprendere gli orrori anche psicologici che aveva generato) non era però solo morale né poteva essere episodica , perché se nell'aprile del 1884 fu Misdea a sparare solo tra il 1884 ed il 1885 si ripeterono almeno altri tre casi simili, risollevando nell'opinione pubblica civile le stesse preoccupazioni e gli stessi sospetti intorno alle condizioni della 'società militare'.
Quella iniziale critica al militarismo era politica. Come è stato ben scritto, «attorno al caso Misdea tenzonano due concezioni riguardanti le nostre forze armate, quella rigida del 'giro di vite', e quella che si sforza di capire e ha intenzione di perdonare al fine di aprire, finalmente, le finestre delle caserme al vento delle riforme. Vince la prima delle due concezioni: e arbitro è re Umbeno», che riftuta di concedere la grazia a Misdea e lascia che il tribunale militare e poi il plotone di esecuzione seguano il loro corso. E non a caso vi è chi ha notato, analizzando le relazioni tra esercito e paese, come ai «!apponi stretti ed in larga misura reciprocamente fiduciosi nei primi decenni dopo l'unità» si sostituissero quelli «più diradati e sospettosi a partire dagli anni Ottanta>> (per arrivare poi a quelli <<ombrosi e antagonist ici» del periodo giolittiano).
Ma a pane l ' emozione suscitata, il caso Misdea non era la più adatta cartina di tornasole del militarismo e dell'ordinamento militare italiano. In questo senso, il reclutamento nazionale e il ruolo svolto contro il brigantaggio, la sollevazione di Palermo del 1866, le agitazioni contadine per il macinato, dicono molto di più . Di fronte a questi compiti di fondamentale imponanza, ma eccezionali, stava poi il consueto ricorso alla forza militare in occasione di assembramenti, agitazioni, tumulti. Quando , appunto con gli anni Ottanta , scesero in piazza le prime leghe operaie ed il Panico Operaio Italiano, insieme al bracciantato agricolo ed ai contadini della pianura padana, l'intervento d eli' esercito (spesso anche con re pani di cavalleria) si fece più frequente 5.
4 Sulle riforme militari in Europa du rante gli anni Ottanta cfr. GOOCH, Soldati e borghesi nell'Europa moderna, ci t., p. 193. Per alcuni penetranti accenni sul caso Misdea cfr. adesso L. NARBONE, Governo mrlitare e governo del sociale. Strategie e tattiche del disciplinamento nell'Italia liberale , in cAut aut», 1985, n. 205, p. 56. La citazione sull'anarchia morale della società militare è da G. FERRERO, Ilmilitarismo. Dieci co nferenze , Milano, Treves, 1898 , p. 136 e p. IX.
5 L' analisi del caso Misdea si trova in U. ALFASSIO GRIMALDI, Il re 'buono ', Milano, Feltrinelli, 1970, p. 226. Le citazioni sui rapporti tra esercito e paese sono ancora d:a DEL NEGRO , Esercito, Stato, società. Saggi di stona militare, cit., p. 173. Non è vasta in Italia la letteratura storiografica sull'intervento militare per l'ordine pubblico. Oltre alle osservazioni di fondo presenti nelle storie 'generali', l'unico studio di ampio respiro rimane L VIOLANTE, La upres.sione del dissenso polilico nell'Italia liberale: stati d'asse'dio e giustizia militare, in cRivista di storia contemporanea», a. V (1976) n. 3. Di periodi importanti, ma specifici, si occupano con taglio diverso F. MOLFESE, Stona del bngantaggio dopo l'unità, Milano, Fcltrinelli, 1964; R. MARTUCCI, Emergenza e tutela dell'ordine pubblico nell'Italia liberale. Regime eccezionale e leggi per la repressione del reato di bngantaggio 1861-1865, Bologna, Il Mulino , 1980; A. BO LDETTI, La repressione in Italia: il caso del1894, in cRivista di storia contemporanea», a. VI (1977) n. 3; F. FIORENTINO , Ordine pubblico ne/1'/talt'a giolittiana, Roma , Carecas, 1978.
Ceno non era questo il compito primario dell'esercito ed il militare spesso teneva a non essere solo 'carabiniere'. Ma l'ordine politico e sociale 'doveva' essere fatto rispettare, anche a costo (come si è visto per la questione reclutamento/mobilitazione) di pregiudicare l'efficienza bellica dello strumento militare. E pochi - borghesi o aristocratici, civili o militari - obiettavano.
Le onde, talvolta anche alte, del dibattito militare di quegli anni l asciavano sommersi questi scogli, queste costanti, della politica militare nazionale. Se anche è difficile, per una ricerca circoscritta e dall'arco cronologico limitato, che tali costanti risaltino quanto la loro importanza politica necessiterebbe, è bene averle sempre presenti, e tanto più nel quadro di un primo esame della compagine politica operante nel periodo storico su cui si apre il nostro studio.
Gli anni della seconda permanenza al Ministero della Guerra da parte del generale Cesare Ricotti dovevano essere anche gli ultimi del trasformismo. Sino all'avvento di Crispi, infatti, senza Depretis non si facevano governi duraturi, senza la sua capacità di trovare maggioranze parlamentari la Sinistra - che era giunta al potere solo nel 1876- non poteva spe rare di imporsi. Ma anche la Destra, che ormai da più anni aveva perso la guida del Paese (pur restando assai forte fuori del Parlamento, nella società, nei gangli decisivi del potere, nella burocrazia , nelle strutture portanti dello Stato), doveva venire a patti con l'uomo di Stradella e con il programma politico che rappresentava.
E l a storia delle vicende politiche italiane della prima metà degli anni '80 del XIX seco lo , che appunto è in buona sostanza la storia del trasformismo e delle sue crescenti opposizioni, fa comunque perno sulla figura di Agostino Depretis 6.
6 In reaJti non sono numerosi i buoni studi specifici su questo periodo, olue ovviamente le grandi opere di sroria generale. Tra le quali cfr. G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna, v. VI, Lo svtiuppo del capitalismo e del movimento operaio. 1871 -1896 , Milano, Feltrinelli, 1970, pp. 297-318 ed in parte pp. 183-296; G . CA-
Sotto la guida di Depretis, l'Italia stava rafforzando la sua economia, il suo Stato, il suo prestigio internazionale 7•
Rimaneva ancora l'ultima delle grandi Potenze , ma il suo status andava oggettivamente crescendo, sebbene più per l'acuirsi dei contrasti internazionali che per veri e propri meriti nazionali. La firma del trattato della Triplice Alleanza, in questo senso, costituiva comunque un indubbio successo politico governativo 8.
Ali' interno , però la spinta riformatrice di Depretis , e della Sinistra, era praticamente esaurita 9 L' ultima riforma politica -lariforma elettorale del 1882 - si era risolta , se ppur tra apprensioni e timori, in una valorizzazione dell'esecutivo e a scapito dell 'autonomia del potere legislativo . In questo senso Depretis poté rafforzare ancora di più il suo ruolo di mediatore e di timoniere della politica nazionale. Con la riforma elettorale Depretis era riuscito a disgregare in maniera molto più radicale che per l'innanzi i vecchi 'partiti' e le tradizionali aggregaz ioni : e nel frattempo, co n quel centinaio di uomini nuovi che erano arrivati alla Camera, aveva allargato le possibilità di manovra parlamentare per il suo progetto politico lO.
Chiusa la fase dell e riforme politiche, Depretis pensava infatti che fosse necessario per l 'Ital ia un peri odo quanto mai lungo di riforme amministrative (ma qualche critico parlava di 'ordinaria amministrazione') attraverso cui poter consolidare le istituzioni delio Stato unitano.
Per tutto questo riteneva necessario comporre e dirigere Gover-
ROCCI, Storia d'Italia dall'unità ad oggi, Milano, Feluinelli, 1975, pp 57-88; RAGIONIERI, La stona politica e sociale, cit., pp. 1745-1758; R ROMANELLI, L'ltalta kberale, Bologna , Il Mulino , 1979, pp. 216-217 e pp. 251-284. Ancora stimolante l 'analisi proposta in P. FARNETI, Sistema polih co e società civile. Saggi di teoria e ricerca politica, Torino, Giappichelli, 1971. Ancora insost.ituibile CAROCCI , Agoshno Depretis e la politzca interna dal 1876 al1887, cit.
7 Cfr. V. CASTRONOVO , La storia economica, in Storia d'Italia, v. IV, Dall'unità ad oggi, t. l, Torino, Einaudi , 1975, pp. 92 99; P. CALANDRA, Storia del/ 'ammznistrazione pubblica zn Italta , Bologna, Il Mulin o, 1978, p. l 35 e sgg.; C. GHISAlBERTI, Stona costituzionale d'Italia 1849·1948, Bari , Laterza, 1974, pp . 155-200 ; F. CHABOD, Stona della polihca estera italiana dal1870 al1896 , vol. I , Le premesse, Bari , Laterza, 1951, pp. 292-293, pp. 540-542, p. 605 e sgg.; G. PERTICONE, La politica estera italiana da/1861 al1914, Torino, ERI, 1967, (2), pp. 42-63.
8 Cfr. ancora L. SALVATORELLI, La Tn"plt"ce Alleanza. Storia diplomah·ca, Milano , Ispi , 1939.
9 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la polittca interna da/1876 al1887, cit., p. 284 e p. 309 e sgg ..
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Cfr. Storia del Parlamento italiano, v. VIII , La Sinistra al potere , a cuia di R Colapi etra , Palerm o, Flaccovio, 197 5 ni che potessero mediare le opposte tenden.ze politiche parlamentari: panicolarmente con la Destra parlamentare eg li tentò sempre di essere conciliante, non dimentico che le forze della conservazione (e tra queste la monarchia) non attendevano altro che poter sostiruirlo. Pur mantenendo una qualche sua coerenza con il programma con cui era andato al governo nel 1876 (in un Governo di Sinistra integrale, con una piattaforma di riforme più amministrative che politiche, con un indirizzo economico più !iberista che 'interventista'), è stato giustamente detto che cDepretis cedette sempre a metà, ma cedette sempre» 11 E, mentre l'opposizione di Sinistra non riusciva ad accordarsi per sp ingere il presidente del Consiglio a fare una scelta politica e governativa di Sinistra 'integrale ', la Destra- sia pure non quella estrema e reazionaria - poté sempre usufruire della benevolenza di Depretis. Così facendo, le divisioni fra i panici andavano 'trasformandosi'. Panicolarmeote dopo il 1882 12
In quell'anno, assorbito nella maggioranza il gruppo della Destra di Minghetti (e reso così impossibile il tentativo di chi come Sella avrebbe voluto unire la maggior parte dell'opposizione conservatrice con quella certa opposizione di Sinistra moderata che si riconosceva in Nicotera), Depretis aveva costituito la più larga maggioranza parlamentare di cui avesse mai disposto ed aveva così bloccato l'evoluzione politica nazionale per vari anni a venire.
Dal1882, dalla riforma elettorale, dalla 'trasformazione' dei partiti- prima contrastanti - in 'g ruppi ' di un'unica grande maggioranza governativa, la poli tica interna fu assorbita dalle manovre dei gruppi e dai tentativi del presidente del Consiglio di mantenere, nell' equilibrio instabile della smisurata maggioranza , l'assetto della sua costruzio ne politi ca.
Inevitabilmente, la lotta politica diventava così una lotta tra contendenti con corta prospettiva, anche se i contrasti tra i gruppi parlamentari si facevano sempre più pericolosi per l'edificio voluto da Depretis dal momento che non appariva realizzabile alcuna radicale alternativa politica al progetto di Depretis e del trasformismo.
L'un ico fattore di movimento- e di pericolo per la costruzione depretisiana- appariva la Pentarchia, l'opposizione di Sinistra,
11 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna dal1876 al 1887, cit., p. 309.
12 Sul valore periodizzaote del 1882, cfr. CAROCCI , Storia d'Italia dall 'unità ad oggi, ci t , p. 59 e CANDELORO , Storia dell 'Italia moderna, v . VI, Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio 1871 -1896. cit., p. 297 ancora abbastanza forte da influenzare il presidente del Consiglio (che pure non avrebbe voluto forse una rottura del partito che lo aveva portato al governo) e da ridurre i margini della sua politica trasformista, tramite una vivace opposizione parlamentare ed una intensa attività di propaganda 13.
A dimostrazione di quel cambiamento di prospettive di Depretis e dei suoi Governi che tanto l'opposizione pentarchica criticava, stava il pressoché totale abbandono di quella politica sociale che era stata uno dei vessilli della prima Sinistra al potere: e se anche qualche realizzazione importante di quella politica venne, dopo il1882, essa fu l'effetto di meccanismi politici avviati col1876 piuttosto che di interessi e di scelte maturate negli anni del trasformismo compiut o.
Lo stesso atteggiamento governativo nei confronti delle agitazioni contadine e dei primi scioperi operai negli anni della crisi agraria rivelavano poi quella tendenza di Depretis ad abbandonare leprecedenti volontà riformatrici a favore di una politica di garanzia dell' ordine pubblico che si voleva sempre più rigida ed intransigente t4.
Questa politica conservatrice non riusciva però a nascondere gli insuccessi, le difficoltà, i segnali di continue crisi parlamentari cui andavano incontro i Governi del trasformismo: crisi governative che apparivano tanto più evide nti (e che spingevano il 'paese reale ' ad un sempre più marcato disinteresse e distacco dai modi e dai contenuti della politica) quanto più la società e l'economia italiana avanzavano- sia pur timidamente- in quella c:fase espansionistica del cicl o» che caratte rizz ò gli anni Ottanta 16.
Infatti, la coscienza di una aumentata vigoria economica della nazione , che al fondo pareva dovesse legittimare tante ambizioni da l3 Cfr. G. BOCCACCINI, La Pentarchia e l'opposizione al Jrasformismo, Milano, Giuffré , 1971, p 97.
14 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna dal 1876 al 1887, cit., pp. 483 - 588; L. PRETI, Le lotte agrarie nella valle padana, Torino, Einaudi, 1955; La boje! ProceSio dei contadini mantovani alla Corte d 'ASiise di Venezia, a cura di R. Salvadori, Milano, ed. Avanti!, 1962.
15 Sulla 'crisi del parlamentarismo' la letteratura è assai vasta anche se ormai nel suo complesso non più recentissima. Tra gli altri, cfr. G. PERTICONE, Parlamentan·smo ed antiparlamentansmo nel posi-Risorgimento, in ID., Scn"tti dt stona e politica del pose-Risorgimento, Milano, Giuffré, 1969.
16 G. BARONE, Svzluppo capitalistico e politica finanziaria in Italia nel decennio 1880-1890, in cStudi storici•, a. XIV (1972) o. 3, p. 573. Per una visione d'a.sSieme cfr. G. MORI , Blocco di potere e lotta politica in Italia, in Storia della società italiana, parte V, v. XIV, Il blocco di potere nell 'ltalza unita, Milano, Teti, 1980, pp. 223-324.
'grande potenza ', permetteva ai contemporanei di rendersi contosia pure ancora in forma imprec isa- «del salto produttivo e dei mutamenti qualitativi dell'economia italiana nel periodo 1881-1887• 17 : anni i quali appaiono così ancora più imponanti se si confrontano gli anni Ottanta con «la fase depressiva del se t tenni o successivo• 18, che impose alla classe politica italiana ed ai responsabili della politica economica e finanziaria varie e profonde riconsiderazioni. Si affacciava in Italia infatti, proprio nella prima metà degli armi Ottanta sia pure tra incenezze e difficoltà, l'ipotesi di un radicamento delle prospettive industrialiste.
Con una estensione più vasta che negli anni della Restaurazione e con una forza ed una possibilità di affermazione assai più grande che negli anni seguiti all'unità, durante gli anni Ottanta l'economia italiana si avviava infatti ad affrontare un altro tornante decisivo del suo lungo ed accidentato processo di industrializzazione 19. Varie erano le co nd izioni che sembravano rendere realizzabile quella prospettiva. L'indebolimento dell'agricoltura, sotto i colpi della crisi agraria 20; un rinnovato interesse della finanza internazionale per gli affari italiani 21 ; un'incisiva azione dello Stato fatta di alte spese pubbliche (per interessi militari, nel settore dei lavori pubblici, per la crescita dell'industria metalmeccanica e siderurgica) 22 E panicolare imponanza sembrava dovesse rivestire proprio questo ultimo fat-
17 BARONE, Sviluppo capitali.rtico e politica finanziana in llalta nel decennio 1880 -1890, ci t., p. 591. Sul ruolo dello Stato nell'afferma.zione in Italia di una prospettiva industrialista, cfr. F. BONEW, 11 capitali.rmo italiano . Linee generali di interpretazione, in StoritJ d'Italia. Annali l. Dal feudalesimo al capitali.rmo, Torino, Einaudi, 1978, pp. 1193-1254.
18 BARONE, Sviluppo capùali.rtico e politica in Italia nel decennia 1880-1890, cit., p. 581.
19 Cfr. G. MORI, Il processo di industnalizzazione in sé e l'ltalta, in La rivoluzione industriale tra il Settecento e l'Ottocento , a cura di L. Segreto, Milano , Mondadori, 1984, pp. 177-207.
20 Cfr. P D'ANGlO UNI, L 'Italia al termine della crisi agraritJ della fine del secolo XIX, in cNuova rivista storica•, a. Llll (1969). n. 1-2; e A. CARACCIOLO, L 'Inchiesta agraria )acini, Torino, Einaudi, 1958.
21 Cfr. per un quadro del problema A . CONFALONIERI, Banca e in Italia 1894-1906, Milano, Banca Commerciale Italiana, 1974-1976. Su un aspetto qualificante cfr. P. HERTNER, Il capitale straniero in ltalta dall'Unità alla prima guerra mondiale. Banche mi.rte e sviluppo economico italiano, Bologna, Il Mulino , 1984.
22 Larga è l'attenzione dedicata dalla storiografia a questo aspetto. Cfr. CASTRONOVO, La storitJ economica, cit., p. 90 e sgg.; F. BONEW, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Temi da/1884 al 1962, Torino, Einaudi, 1975 ; ID., Il capitali.rmo italzano. Linee generali di interpretazione, cit., p. 1218 e sgg tore, che , se esponeva il Bilancio statale al ripresentarsi del defi cit prima tanto temuto, di fatto svo lgeva un'azione stimolante ed incentivante dell'economia: in qualche modo ancora prima della definitiva adozione delle misure protezionistiche 2 3.
Ceno, il presentarsi di questa prospettiva di progresso non significava assolutamente che essa fosse facile a percorrersi o che i fattori frenanti non fossero alla lunga più forti di quelli di movimento.
O che, addirittura, quegli stessi fattori che sembravano poter sorreggere quella prospettiva non si rivelassero poi gli stessi che la avrebbero fatta fallire: come poi accadde.
Gli anni Ottanta infatti, nonostante le condizioni prima elencate non fecero in realtà fare all ' economia italiana un c'salto ' strategico tale da ponare l ' industria al centro - come motore e guidadello sviluppo economico e sociale del Paese» 24.
Questo fu dovuto ad un comp lesso di ragioni. Come si è detto, proprio i fattori che quel salto strutturale avrebbero dovuto facilitare si rivelarono poi elementi massimamente frenanti.
La crisi agraria, che pure in quegli anni fu in Italia minore che altrove, non aveva liberato energie in termini di capitali e di forza lavoro , ma aveva solo acui to l e tendenze più immobilizzanti e retrive a scapito di quelle che avrebbero visto di buon occhio una modernizzazione dell'economia. Il nuovo peso della finanza , se ppure produsse qualche forma rinnovata di rappono tra banche e nascenti imprese, impoverì l'azione dello Stato e ridusse molte in iziative pubbliche (che avrebbero potuto avere conseguen ze dinamizzanti dell' economia) a puri e semplici riedizioni . in grande , di quegli affari e di quelle speculazioni finanziarie, cui i primi due decenni di vi ta unitaria avevano ormai abituato l ' opinione pubblica. E , soprattutto, il nuovo e più grande intervento dello Stato nell ' economianella forma di sempre maggiore co llo cazione di debito pubblico e di notevol e incremento della spesa statale- non promosse , se pure se lo era proposto, un generale ravvivamento dell 'economia. Anzi, furono creati, o rafforzati, solo alcuni circoscritti settori di intervento statale: settori che, se anche risultarono notevolmente irrobustiti nelle proprie strutture e nei propri strettissimi legami con lo Stato (come acc adde per la Navigazio ne Generale Ital iana ed in genere i gruppi cantieristici ed armatoriali, per la Terni ed alcuni casi di imprese me- tallurgiche , per il settore assicurativo e bancario), non funzionarono per allora da moltiplicatori dello sviluppo. Ma non solo. Mancò soprattutto, come era accaduto in altre occasioni, la volontà politica di far compiere all'economia nazionale quel 'salto ' , di cui si temevano forse maggiormente i rischi connessi all'ordine pubblico e sociale di quanto se ne apprezzassero invece i vantaggi economici.
23 Cfr. BARONE, Sviluppo capitalistico e politica finanziari4 in Italia nel decennio 1880-1890, cit., p. 595.
24 MORI, Il processo d'industnaJizzazione in sé e l'Italia, cit.
La decisione, nel 1885-87, di impedire che il Ministro delle Finanze Magliani, per frenare il crescente deficit, intraprendesse una via che conduceva all'aggravio delle imposte per i grandi proprietari fondiari (settentrionali come meridionali) , e poi la volontà di mettere al riparo di una fone protezione doganale le rendite di gran pane della proprietà terriera del Nord e del Sud indicano a sufficienza come i governi degli anni Ottanta non intendessero alienarsi gli appoggi delle componenti più retrive e conservatrici della classe dirigente nazionale e come, anzi, volessero a rutti i costi tenerle dentro il blocco di forze dominanti.
Non solo per motivi strutturali, quindi , bensì anche per specifiche volontà politiche l'economia italiana non doveva riuscire a decollare, negli anni ottanta.
Un analogo ragionamento può essere condotto per quanto riguarda la lotta politica nazionale di quegli stessi anni.
Non fu la composizione della Camera, ad esempio, fonemente e - secondo cena storiografia - negativamente segnata da quell' allargato suffragio del 1882, a rendere a Depretis necessaria la via del trasformismo e della confusione dei partiti. Più che il fatto oggettivo di un rinnovamento e di un'estensione a nuovi strati sociali della rappresentanza parlamentare, fu la volontà politica soggettiva di Depretis e di chi in lui si riconosceva a decidere di quel processo 25.
In parlamento, anzi, anche dopo il 1882 si sarebbero potute rintracciare le condizioni per una scelta di Sinistra integrale, che vedesse tornare unite la Sinistra delle riforme amministrative di Depretis e quella delle riforme politiche della Pentarchia: ma tra gli altri fu il Presidente del Consiglio a temere una simile scelta politica 26. Fu questo giudizio a spingere sempre più il Presidente del Consiglio sulla via d eli' alleanza politica trasformistica con i vari settori della destra che successivamente, per analoghi motivi, venivano avvicinandosi al- l'area ministeriale. D'altra pane questo autonomo processo politico, app unto , traeva gran parte della sua forza proprio dall'analogo processo sociale cui si è fatto pre cedentemente riferimento .
25 Cfi. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna dai 1876 a/1887, cir., p. 309.
26 Cfr. CARO CCI , Storia d'Italia dall'unità ad oggi, cir., pp. 60·61.
Dal canto suo, la Pentarchia non seppe opporre al progetto di Depretis una omogenea e credibile linea alternativa, soprattutto per via delle profonde divisioni al suo interno tra meridionali e settentrionali, tra sostenitori d eH' espansione e fautori di una sorta di 'sp lendido isolamento' italiano (che permettesse la cura dei molti problemi sociali interni), e - in ultima analisi - tra radicali e moderati 27.
Le occasioni di contatto e di unione tra Sinistra ministeriale trasformista di Depretis e settori moderati e conservatori, invece, non mancarono. Il defin itivo varo di una politica di rafforzamento della Marina Militare, il congelamento di una sia pur timida legislazione sociale, il mantenimento dell'ordine pubblico, la perequazione dell' imposta fondiaria ma anche, fin quando fu possibile, cuna corretta gestione del bilancio dello Stato, delle sue imposte e delle sue spese» 28 rappresentarono tutti momenti di compattamento della maggioranza e dell'ipotesi trasformista. Dal 1882 al 1884 al 188 6 e, in parte sino a Dogali , questa fu la tendenza che si impose.
Nel 1886, invero, qualcosa sembrò poter cambiare 29.
Nello sc hieramento parlamentare conservatore si andava facendo largo una corrente detta 'dissidente'. Quest'area politica appariva insoddisfatta dell'andamento della politica finanziaria del Governo, il quale non pareva riuscire ad arrestare l'aumento del deficit, e della sua politica estera, particolarmente delle forme che andava prendendo l'espansione colonial e italiana in Mar Rosso. Questo gruppo della Destra, ch e si nutrì anche del vario malcontento che la piatta ordinaria amministrazione dei Governi Depretis era andata facendo crescere, sembrò abbastanza forte nei primi mesi dell'anno (quando il Ministro delle Finanze fu duramente attaccato in Parlamento) e fu poi la forza politica che maggiormente si avvantaggiò delle elezioni del maggio 1886, che invece D epretis aveva indetto nella spe- ranza di rafforzare il suo Governo 30.
27 Cfr. BOCCACCINl , Ltz Pentarchia e l 'opposizione al trasformirmo. cit. , p . 17 3.
28 CAROCCI, Stona d'Italia dall 'unità ad oggi , cit., p. 62 .
29 Sul 1886 come momento del maggior successo elettorale ma anche come preludio della crisi politica del trasformismo , come segno di uno spostamento verso Desua dell ' opinione pubblica e come premessa dell'affe rmazione del blocco protezionista e 'c rispino ' , cfr tra gli alai an cora CAROCCI, Agostino Depreti.r e la politica interna dal 1876 al 1887, cit., p. 624.
Il crescere di una 'dissidenza' di Destra, anche se non ancora di una vera opposizione, all'interno del fronte ministeriale presentava per Deprecis una minaccia: quella del possibile congiungimento delle opposizioni di Destra e di Sinistra che preludesse ad una alternativa al trasformismo. Il fatto che, nel suo complesso, la Pentarchia fosse uscita ridimensionata da quelle stesse elezioni non poteva alleviare una tale minaccia, sia perché ciò che dello schieramento pentarchico era rimasto pareva intenzionato ad un incrudimento della sua opposizione, sia perché proprio all'interno di quello che una volta era la Pentarchia andavano emergendo forze ed uomini (come Crispi) che pur senza perdere la vigoria della forza di opposizione andavano impadronendosi di concetti, programmi e mete propri della dissidenza di Destra e dello schieramento conservatore. Di fronte .a questa duplice prospettiva di 'accerchiamento', la sone del uasformismo e la politica di Depreùs dovevano subire forzatamente qualche aggiustamento.
Poi venne Dogali, che accelerò tutti quesù processi politici e ponò Depretis a formare il Governo con Crispi agli interni ma con un programma decisamente conservatore e 'pa triotù co' .
Era divenuto , intanto, sempre più centrale, nel dibattito politico, il tema del crescente disavanzo finanziario 31 Vi era per questo più di un motivo reale. Il pareggio che la Destra storica aveva, con le sue 'economie sino all'osso', raggiunto nel 18 76 era andato disperdendosi col trascorrere degli anni Ottanta. In parte per quel complesso strutturale mutamento (che proprio in quegli anni si andava imponendo anche io Italia) delle funzioni dello Stato nell 'econo mia e nella società, in parte per la disattenta e superficiale gestione finanziaria di Agostino Magliani (che si era lasciato trascinare dal l a fase di espansione economica) il bilancio dello Stato vide sali re il deficit nel giro di due esercizi finanziari in maniera così rilevante da la-
30 sciar credere che il disavanzo si fosse presentato anche negli anni precedenti e che fosse sino ad allora stato nascosto alla Camera ed al Paese con espedienti contabili 32.
Scarsi gli studi sul raggruppamento eterogeneo e transitorio, ma decisivo, della 'destra dissidente'. Cfr., per spunti autobiografici, G. GIOLITII, Memon'e della mia vita, (1922), Milano, Garzanti, 1967, p. 50 e Dalle carte di Giovanni Giolitti. Quarant 'anni di politica italiana , v. I, L 'Italia di fine secolo 1885-1900, a cura dì P D ' Angiolini, Milano , Feltrinelli, 1962 (specialmente la lettera 17 novembre 1886, Dì Rudinl a Giolitti, ivi, p. 3).
3J Per comprendere l'intricato viluppo di problemi che il deficit dei primi anni Ottanta portò con sé negli anni successivi e per coglierne gli metti legami con l'evoluzione della politica interna nazionale (con i suoi pesanti risvolti anche sulla politica militare e sui bilanci della Guerra) fondamentale rimane MANACORDA, Crisi economica e lotta politica in Italia 1892-1896, cit.
Di fronte ad una progressiva crescita d e lle e ntrate tributarie , la finanza di Magliani e di Depretis aveva inaugurato una politica di progressivo e generale aumento delle spese . In alcuni settori specifici le spese statali avevano compiuto un vero e proprio balzo, che se mbrava legittimare le critiche di chi vedeva nelle spese pubbli che per questi settori le ragioni del deficit. Era il caso, sop rattutto , delle spese militari 33.
Attaccate dall'opposizione di Sinistra (contraria, in alcuni suoi settori, ad una politica militaristica), malviste dai gruppi più conservatori (e più legati al mantenimento del pareggio ed alla non ingerenza dello Stato nell'economia e nella società), criticate da tutti coloro che non approvavano che così ingenti stanziame nci non venissero poi valorizzati dalla politica est era e militare del Governo Depretis, apparsa a molti irresoluta ed oscillante , alla lunga (e specie con Crispi) le elevate spese militari avrebbero finito per diventare il punto di più acuta discordia tra ministeriali ed oppositori. Anche se sin o ad allora tutt i i settori della Camera, durante gli anni del prevalere dell'ipotesi trasformistica, avevano finito per app rovarle , per timore di essere visti come forze politiche non sensibi li ai temi 'nazionali' della difesa del Paese e della 'politica di potenza'. Anche qui , comunque , le elezioni dell886 co ntribuirono a chiarire le reciproche posizioni, facendo emergere opinioni differenziate (che però poi lo slancio patriottico seguito a Dogali, doveva coprire): se i governi riuscivano ad imporre la votazione degli ingenti stanziamenti militari, sempre più (nella politica o tra i cultori delle scienze economiche) si conve ni va che proprio quelle spese erano l'origine e la causa determinante del dissesto fmanziari o 34
Cfr. già le accese discussioni parlamentari del febbraio -marzo 1886. Cfr. AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, tornate da122 febbraio al5 marzo 1886, in sede di esame dei progetti di legge sull'Assestamento dei bilanci per l'esercizio finanziario 1885-86.
33 Sul rapporto tsa disavanzo e spese militari in quel torno di anni cfr. MANACORDA, Crisi economica e lotta politica in Italia 1892-1896, cit., p 22. Pt ù in generale , sempre DE ROSA , Incidenza delle spese militari sullo s11iluppo economico italiano, cit.
34 Non fa eccezione a questo quadro (anzi ne è la conferma) la parabola delle posizioni assunte dall884 all886 dall 'auto revole quotidiano conserv atore lombardo cLa Perseveranza. sul tema delle spese militari e degli armam enti: parabola già ricordata da CAROCCI , Agostino Depretis e la politica interna da/18 76 a/1887 , cit., p. 403 e sgg.
Nel frattempo, la nascita di una 'dissidenza' nello schieramento conservatore tanto corteggiato da Depretis, ed il mutamento di tono e di programma della opposizione di Sinistra andarono rendendo evidenti lo sfaldamento della maggioranza rninisteriale, 1' affermarsi di forze politiche nuove e la loro capacità di porsi come alternativa di Governo alla 'palude trasformista'.
Aiutò in parte Depretis il fatto che questi aspetti strutturali, almeno sino alle elezioni del 1886, erano rimasti solo coperti e tendenziali, di fronte alla perdurante capacità del presidente del Consiglio di imporsi (sia pure attraverso ricorrenti crisi governative da cui si usciva con la cooptazione di gruppi parlamentari nuovi all'interno della maggioranza ministeriale) 3:>.
Di tutti questi complessi mutamenti dell'economia, della politica e della società italiana degli anni Ottanta alle prese con il trasformismo depretisiano, può essere considerata massimamente esemplare la vicenda delle Convenzioni Ferroviarie, che proprio tra la fi. ne del 1884 e i primi mesi del 1885 arrivava a soluzione.
Era, quello ferroviario, davvero un «annoso problema» 36, una questione nazionale, che coinvolgeva politica ed economia, interessi produttivi e interessi speculativi, gtuppi sociali del Nord e del Sud e che risollevava le grandi questioni dello sviluppo nazionale.
Le sue origini andavano rintracciate nella condizione arretrata io cui ancora versava il trasporto su rotaia in Italia, mentre le altre potenze europee andavano velocemente moltiplicando i chilometri di strade ferrate ch e coprivano i loro Paesi. Già negli ultimi anni della Destra storica, tale problema aveva assunto le forme del dibattito tra sostenitori delle compagnie private e sostenitori delle compagnie pubbliche, in una situazione in cui ambienti economici legati proprio alle compagnie private volevano la statizzazione di alcune società ormai decotte. Con l'intervento della Sinistra storica, adesso al go-
35 Dal 1881 al 1886 i governi guidaci da Depretis avevano mutato il loro volto cambiando i responsabili degli Esteri, della Guwa, dei Lavori Pubblici , dell'Istruzione, dell' Agricoltura, della Marina e di Grazia e Giustizia. Praticamente solo Interni (Depretis) e Finanze (Magliani) erano rimasti immutati. Ogni sostituzione ministeriale aveva componato di fatto una crisi politica ed un ulteriore passo verso Destra . Cfr. A. MOSCATI , l Ministri del Regno d'Italia, v. IV, La Sinistra al potere, Napoli, Isr. St. Risorg. Comit. Napoli, 1964.
36 Cfr. F. IPPOUTO , Lo Stato e le jeTTOvie dall'unità alla caduta della Destra, io cCLio•, a. II (1966) n. 4, e ID., Lo Stato e le jeTTOvie dalla caduta della Destra alle convenzionio de//'85, in ivi, a. III (1967), n. 2; e S. FENOALTEA, Le ferrovie e lo sviluppo industriale italiano 1861 -1913, in Lo sviluppo econotnico italiano 1861-1940, a cura di G. Tooiolo, Bari , Laterza , 1973 verno, il problema ferroviario e le sue forme non avevano subìto alterazioni rilevanti, poiché Depretis già nel 1877 si era dichiarato favorevole all'esercizio privato, specie se la durata di tale esercizio fosse stata sufficientemente lunga (tre-quattro decenni in concessione).
Dopo questa presa di posizione di Depretis del1877, le cose andarono per le lunghe: lo studio del problema ferroviario fu affidato ad una Commissione parlamentare che, iniziando i suoi lavori nel1878, li terminò nel 1881. Ma anche nel 1881, ancora una volta, il maggiore interesse politico e parlamentare si era allontanato dalla questione ferroviaria: vi ritornò, per una serie di motivi, solo nel 1883. Da allora la determinazione dell'assetto proprietario delle ferrovie italiane divenne un problema politico scottante: le convenzioni ed il dibatti to sulla utilità di simili accordi tra lo Stato e compagnie private divenne un tema centrale della lotta politica 37. La Pentarchia, e particolarmente Baccarini, criticò la forma delle convenzioni con compagnie private (strettamente legate agli interessi frnanziari internazionali) poiché questo avrebbe potuto frenare (piuttosto che sviluppare, come ci sarebbe stato bisogno) l'ini ziativa industriale italiana per la produzione di material e rotabile e di locomotive. Ambienti m in isteriali e co n servato ri , invece, propendevano massicciamente per la soluzione delle grosse compagnie; dietro questi ambienti stavano i grossi interessi finanziari francesi, germanici (che poi giocarono una parte imprevista ma di un ceno rilievo nell'intera questione) e soprattutto nazionali.
I gruppi legati alla semp re più potente Banca Nazionale ne fecero, all a fi n e, uno dei più grossi e l ucrosi affa ri del decennio.
Ma a parte i risvolti econom ici e frnanziari, conviene a noi partire proprio dalle convenzioni ferrovia rie perché fu questa la congiuntura po litica e parlamentare in cui si affermò concretamente (e vinse) l'ipotesi di un ritorno di Cesare Ricotti alla Pilotta. Paradossalmente, il primo atto del suo triennio al Ministero del la Guerra fu politico (e so lo poi mili tare) .
Come si vedrà, il generale novarese aveva già da molto tempo acquistato una larga notorietà politica prima con la sua lunga permanenza al Ministero della Guerra coi governi della Destra e poi - ma sempre in tema di politica militare- nei dibattiti parlamentari che lo avevano visto opposto ai vari Ministri della Guerra dei governi succedutisi dopo il 1876. Eppure, pur rivelatosi una personalità militare di primo piano, fu solo per la temperie politica suscitata dalle manovre per le Convenzioni che gli fu possibile ·tornare a reggere il Ministero della Guerra. .
37 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna dal1876 al1887, cit., p. 364 e sgg. Era una lotta politica cui da qualche parte si voleva dare anche soluzioni extra-costituzionali. Nell'estate del 1884, ambienti diplomatici germanici ed austriaci 'consigliarono' ad Umberto I persino la formazione di un Ministero antiparlamentare.
Vi fa accenno Il Parlamento nella storia d'Italia . Antologia stonca della classe politzca, a cura di G. Carocci, Bari , Laterza, 1964 , p. 221.
Una volta divenuto un tema centrale di lotta politica, infatti la questione ferroviaria vide ogni gruppo parlamentare esprimere le sue proprie posizioni politiche.
Della Pentarchia si è già detto; di Depretis e dei suoi più stretti sostenitori anche. Quello che è invece assai interessante, ed ancora non molto studiato, è il comportamento del fronte conservatore 38. Naturalmente sostenitore delle compagnie private, escluso qualche isolato fautore del vecchio indirizzo statalistico selliano, il gruppo della Destra era allora diviso a proposito di Convenzioni ferroviarie da differenziazioni regionali e da interessi individuali o di gruppi più ristretti.
Tra questi vari gruppi, di consistenza parlamentare diversa, se ne distingueva uno che trovava il suo migliore organo di espressione nella «Opinione:., il giornale conservatore che era stato di Minghetti 39. Questo gruppo, che pure approvava il complesso del disegno governativo a favore dell'esercizio privato, sosteneva che per non impegnare troppo a fondo i bilanci dello Stato, le convenzioni avrebbero dovuto essere valide solo per dieci (o quindici) anni: dopo di che una apposita legge dello Stato avrebbe deciso se continuare nella forma delle convenzioni o se passare al riscatto integrale delle licenze di concessione. Al fondo di questa proposta, ch e per l'immediato non veniva a mutare i caratteri fondamentali della sc elta di Depretis a favore dell'esercizio privato, stava la vecchia preoccupazione della Destra per il mantenimento del pareggio , connessa ad una volontà di differenziarsi a tutti i costi dal progetto del Presidente del Consiglio e alla ricerca di pretesti tramite cui poter pesare sulla politica governativa.
A questa Qperazione, che in sostanza tendeva a ricattare Depre- cis e la maggioranza trasformista con la minac cia di una dissidenza conservatrice, Mingheni aveva dato il suo segreto ma imponante assenso 40 Si sarebbe potuto obiettare, e Depretis lo sapeva, che questo gruppo (imponante numericamente e po l iticamente) della Destra non aveva prospettive politiche assai lungimiranci, che la sua cooptazione nella maggioranza governativa (dal1882 e ancor più dal maggio 1883) era quasi completa, che, in fondo, la sua volontà di pressione politica poteva affermarsi solo entro margini piuttosto ristretti (in una alternativa Depretis/Baccarini i parlamentari conservatori non avrebbero mai votato, in opposizione al primo, un eventuale ordine del giorno del secondo) e che quindi prima o poi avrebbe dovuto rallier alla maggioranza . Ma, d'altra pane , la lotta politica del trasfor mismo era fatta anche di questi contrasti: ed il tema delle ferrovie era una questione politica troppo decisiva perché Depretis potesse fallire 4 1
38 Scarsa in generale la bibliografia sui gruppi politici più conservatori, come anche si può ricavare da F. FONZI , La folla polilica, in Bibliografia dell 'età del Risorgimento, Firenze, Olshlci, 1972 , v. Il, pp. 554-555. Sulla questione specifica solo qualche cenno in CAROCO, Agostino D ep retis e la polilica interna da/1876 a/1887, cit., p. 35 7, poi ripreso da VENTURINI, Militari e politici n ell' Italia umbertina, ci r., p. 192.
39 Cfr. sempre CAROCCI , Agostino Depretis e la politica interna da/18 76 a/1887, cit., passim.
Il peso di questo gruppo della Destra sulla congiuntura politica poteva essere quindi rilevante: un peso che, nella logica del trasformismo, andava premiato prima o poi anche a livello governativo.
Uno degli esponenti di questo gruppo di co nservatori parlamentari era il General e Cesare Ricotti Magnani . Infatti, per la deàsi one dimostrata nella sua opposizione già ai primi governi della Sinistra al potere e per l 'asprezza delle critiche poi da lui mosse ai successivi governi Depretis, Ricotti non era visto dagli ambienti e nelle cro nache parlamentari di quegli anni solo come un militare ma anche come un accorto esponente politico di rilievo della Destra 42 Già da tempo, di fronte all'indebolimento politico del vecchio Sella, acuti osservatori avevano riconosciuto che Ricotti , nell'ambito della Destra, cposs[edeva] tutte le qualità di un capo-partito• 4 3. Se pure queste potevano essere esagerazioni, rimaneva il fatto che l'operato par- lamentare di Ricotti appariva ai contemporanei incent rato m a assolutam ente non ridotto alle questioni più propriamente militari .
40 AGBO , Carte Minghetti, v. 157, 23 ortobre 1884 , Ricotti a Minghetù.
41 Da tempo Deprecis insisteva, nei confronti dell'opinione pubblica, attraverso il quotidiano cii popolo romano• sull'importanza politica e nazionale della questione ferroviaria. Quest'atteggiamento di Depretis non era solo esteriore. Intimamente, egli era preoccupato delJe conseguenze che un possibile mancato accordo circa le convenzioni avrebbe avuto per la stabilità politica e sui rapporti interni alla classe dirigente. Cfr . già CRCMI , Carte CotTenti, 11 maggio 1884, Deprecis a Correnti.
42 Tra gli altri cfr. E. ARBIB , Cinquant 'anni di storia parlamentare del Regno d 'Italia , v. IV , Undicuima, d odicesima e tredicesima legislatura dal 5 dicembre 1870 al 29 aprile 1880 , Roma , Tip . Camera dei Deputati, 1907, p. 8 33 .
43 A. GUICCIOU , Diano del 1881 , in cNuova antologia. , a . 1936, n. 12 , alla data del 22 dicembre.
Come vedremo, per la logi ca interna all'andamento della politica militare italiana , il nome di Ricotti quale possibile Ministro della Guerra che potesse succedere al sem pre più incetto e malvisto Ferrero era già circo lato più volte. Già nel luglio 1884, il presidente del Consiglio gli aveva chiesto di accettare la carica mioisteriale: maRicotti, come vedremo, rifiutò adducendo motivazioni propriamente di politica militare 44.
Nell'autunno dello stesso anno, di nuovo e più insistentemente , Ricotti ricevette gl i inviti di Depretis ad entrare nel Consiglio dei Ministri. Erano qu e lli i mesi io cui le varie fazioni della maggioranza parlamenta re andavano confrontando le rispettive posizioni , p rim a della apenura dei lavori parlame ntari , proprio in merito alla questione delle convenzioni ferroviarie. Il problema d e lle ferrovie si andava se mpre più rivelando come il tema decisivo d eU a imminente sessione.
Ricotti , che pure nell 'accogliere le prime offene di Depretis aveva su bo rdinato il suo assenso alla accettazione da pane del Governo di alcune condizioni di carattere militare (di cui si riservava comunque di farne oggetto di successivi colloqui co l Re in persona), sem brò condurre tutta la sua personale trattativa con Depretis e con il suo emissario, il faccendie re Costantino Perazzi 45, ali ' insegna d eUe qu es tioni politiche riguardanti le convenzioni ferroviarie.
Nei suoi co ntatti con Perazzi e nella co rrispond enza che intrecciò con lui e con D epretis, Ri co tti parlò quas i se mpre e so lament e delle co nve nzioni 46 Egli dimo st rava di gradire le offene ministe-
44 Cfr. ID., Diario de/1884, in ivi, a. 193 7, n. 19. p. 301, alla data del3luglio.
45 Cfr. ivi, pp. 313-316. Guiccioli risulta bene informato delle trattative segrete ua Depretis, Perazzi e Ricotti, nonché degli inco n tri del generale co n il re. Pa rtico lare interessante è che , nonostante il quotidiano del presidente del Consiglio (c:Il popolo romano•) annunci solo in data 24 ottobre la successione di Ricotti a Perrero, Guiccioli dà per scontata la nomina del ge n erale novarese a Ministro già in data 11 Ottobre, dopo gli incontri con il re:. Cfr. ivi, p. 314 c: p. 316 alle rispettive date:.
46 U na parte assai interessante del carreggio tra Perazzi e Ricotti, con originali e minute, si uova in MCR , Carte Perazzi se. 904, fasce. 45 -47. Per gli accenni alle Convenzioni cfr. ivi, fase. 47, doc. 6, 12 ottobre 1884, Perazzi a Depretis (io cui vengono riass un ti) e più dettagliatamente ivi, fase 45, doc. 5 , 23 ottobre 1884 , Ric otti a Perazzi , e i11i, fase. 47, doc. 10, 4 novembre: 1884, Perazzi a Depretis. Su questa documentazione, cfr. E. MOREW, l fondi archivistici del museo centrale del Risorgimento. XXIX. Le carte di Costantino Perazzi, in cRassegoa storica del Risorgimenro,., a. UV ( 1967), pp. 641-645. Ricotti era conv intissimo dell'importanza del suo in gresso nel Ministero ai fmi della risoluz ion e della questione dell e Convenzioni. •Accettando il portafoglio della Gu erra ho messo per condizione che il contratto per la convenzio ne ferroviaria sia ridotto riali di D epret is , ma esigeva che il governo accettasse il punto di vista dell'cOpinione• cui abbiamo sopra accennato (sì all'esercizio privato ma possibilità di riscatto entro un quindicennio).
Questo atteggiamento era destinato a pesare su Depretis, che vedeva come decisiva la presenza della Destra di Minghetti nella maggio ranza governativa e che aveva già detto di veder «dipende[ re] ( ... ) dali' approvazione della legge [delle convenzioni] la conso lida zio ne o lo sfacelo del Ministero• 4 7. E che , preoccupato , scriveva: «Le conseguenze di una nuova crisi io non le posso misurare:. 4 8.
D i fro nte ad un Depretis così intimorito per un eventuale insuccesso della legge sulle convenzioni ferroviarie, le in sisten ze di Ricotti e soci per una 'convenzione a termine' dovevano avere il loro effetto.
Da parte sua Ricotti pareva compreso e convinto, per i motivi che abbiamo visto, di riuscire a poter condizionare il programma di Deprecis circa le convenzioni ferroviarie. Durante le trattative, in ogni sua co muni caz ion e con l'intermediario Perazzi, egli vol eva essere info rmato su ll 'atteggiamento di Depretis al riguardo.
Ne parlava con tutti, lo scriveva persin o a militari che, come Marselli, potevano anche disinteressarsi di tali questioni: in una importante lettera a quello che sarà poi il suo Segretario Generale, egli spiegava la sua accettazione del posto di Ministro della Guerra con l 'intento di rafforzare il ministero Depretis e con il proposito di condizionarlo proprio alla criduzion e a quindici anni della durata delle Co nvenzi oni ferroviarie:., anche se per il momento «non se ne dovreb be ancora parlare:. 49.
Anche osservatori bene informati sottolineavano la valenza politica dell'ingresso di Ricotti nel governo Depretis. Guicci oli, nel suo diar io, scriveva cl giornali moderati di tutte le gradazioni esultano. Vado al Ministero dei Lavori Pubb lici dal Segretario general e Correale ( .. )Mi dice: 'Con la nomina di Ricotti siamo sicuri di vedere a 15 anni, ma di questa condizione sarebbe bene di non parlare per ora.. AGBO, Carte Minghetti, v. 157, 23 ottobre 1884, Ricotti a Minghetti. votate le Convenzioni Ferroviarie':. 50_ Ed infatti fu proprio così.
47 Già cosi scriveva il Presidente del Consiglio, quando ancora si trattava di nominare solo La Commissione parlamentare. CR CMl, Carte Co"en ti, 11 maggio 1884, Depretis a Correnti.
48 Ibidem. Ma sui timori di Depretis per la solidità deUa maggioranza governativa, cfr. anche ivi, 15 dicembre 1884; ivi, 20 marzo 1885; ivi, 3 febbraio 1886; ivi, 8 marzo 1886; ivi, 20 aprile 1886; sempre Oeprecis a Correnti.
49 Lettere inedite dall'archivio del generale Marselli, a cura di N. Giacchi, Roma, Min. Marina , 1946, p. 31.
Le convenzioni ferroviarie vennero approvate nella primavera 1885. Uno dei più grossi 'affari' della fine del XIX seco lo italiano aveva ricevuto la ratifica parlamentare, il Governo' Depretis ne era uscito rafforzato, l'asse politico della maggioranza si era spostato ancora di più verso Destra.
Era però riuscito Ricotti a condizionare Depretis a proposito della durata delle Convenzioni? Solo a metà. Gli accordi stipulati con le Compagnie private parlarono infatti di una possibilità di riscatto allo scadere dei venti o dei quarant'anni 5 1 E, detto qui per inciso, le vicende della sua nomina a Ministro avrebbero potuto ins egnare qualcosa a Ricotti e moderare le sue pretese di influire sul corso della politica - interna e militare - di quegli anni.
Il fatto era che (anche a prescindere dall a inconsueta situazione di un militare che poneva condi zioni di politica economica alla sua accettazione del posto di Ministero della Guerra) rimaneva comunque ancora Depretis a tenere in pugno le redini del trasform ismo.
Qualche tempo più tardi, ripensando a quegli eventi, alle crisi ministeriali della maggioranza trasformista ed alla capacità del Presidente del Consiglio di venirne a capo, Guiccioli infatti scriveva: Quanto alla posizione del Depretis, essa diventa sempre più curiosa. Deprecis è una specie di istiruzione: egli funziona come un sovrano costiruzionale. Quando una proposta qualsiasi è ponata da un Ministro innanzi alla Camera, o è accolla, e allora tanto meglio, ne viene gloria aJ Gabinetto ed al suo Presidente; o non passa, e allora va a fondo il Minisuo che l'ha presentata, o alla peggio si determina una crisi, dalla quale riesce fuori un'altra nuova combinazione Depretis 52
)O GUICCIOLI, Diario de/1884, cit., p. 317, alla data del28 ottobre.
H Cfr. anche CASTRONOVO, La storia economica, cit Per alcune reazioni politiche alla nomina di Ricotti, cfr. cii Diritto• , 27 ottobre 1884; cii Caffè•, 27 ottobre 1884; cFaofullu, 28 ottobre 1884; cla Perseveranza., 28 ottobre 1884 (alcuni esemplari dei quali si trovano conservati anche in ACS, Carte Pelloux, se. 29). Vale la pena ricordare che la manovra di Depretis sulle convenzioni ferroviarie non aveva solo una valenza politica ma anche sociale. Come ben scrive G. Carocci, cle Convenzioni ferroviarie, discusse e approvate dal Parlamento tra la fine del 1884 e i primi mesi del 1885 , diedero rutta la misura della posizione preminente che: l'alta finanza aveva acquistato presso il Governo e presso la maggioranza del Parlamento, e si posero quasi come l ' avvenimento conclusivo del trasforrnismo e della politica seguita da Depretis fin dal 1876:.. CAROCCI, Agostino Depretis e /apolitica interna da/1876 a/1887, cit., p. 354. Ricotti, quindi, si trovava in mezzo a rutto questo .
)2 A. GUICCIOLI, Diario de/1886, in cNuova antologia., a. 1937, n. 23, p. 321, alla data del 30 novembre Ministero della Guerra, o- come si diceva allora- Pilotta.
Anche nel momento cruciale delle discussioni sulle convenzioni ferroviarie, Depretis era riuscito nel suo gioco di manovre parlamentari. In più, adesso, c'era il generale Cesare Ricotti Magnani al Ministero della Guerra.
Cesare Rz'cotti, un militare particolare
Cesare Ricotti, che divenne così per la seconda volta Ministero della Guerra in quell'ottobre del 1884, era già una delle personalità più imponanti del dibattito e del mondo militare del tempo e dell'Italia liberale. La sua figura, diversamente apprezzata 1 ma ancora in larga parte da studiare, si intrecciò di fatto con la preparazione, la nascita, la riforma, la gestione e lo sviluppo dell'esercito italiano dali 'Unità praticamente sino alla fine del secolo.
Percorsi con rapidità tutti i gradini della scala gerarchica, il novarese fu promosso generale già a trentotto anni 2 • Occupò per più volte le più alte cariche (politiche o amministrative) militari , panecipò a decisive Commissioni militari pubbliche o segrete, fu per ventiquattro anni deputato al Parlamento (dove svolse, a differenza di molti altri suoi colleghi ' deputati in divisa ', un'attività politica continua ed intensa), e poi senatore per vencisette, fu Ministro della Guerra- in tre riprese- con cinque diversi Governi, fu incaricato persino (nel 1896, sia pure in un contesto partico lare) di formare un governo. Anche so lo questi schematici dati sono sufficienti a delinare un personaggio d'eccezione nella vita militare e politica d eli' Italia umtarta.
Per questi motivi, e per il rispetto che già aveva sapu to ispirare intorno a lui nel mondo politico e militare, al momento stesso della sua nomina a Ministro della Guerra si capì che con Ricotti non si sarebbe ripetuta la sceneggiata dei Ministri 'comandati', degli alti mi- litari che occupavano lo scranno ministeriale solo per il buon volere della Corona e non per mettere in discussione la precedente politica 3.
Sul perché. impropriamente ma per lungo tempo, il Ministero della Guerra fosse identificato con il Palazzo romano della Pilotta, cfr. adesso P. FERRARA , Il Ministero della Guerra, in Roma Capitale. l Ministeri di Roma Capitale. L 'imedi4mento degli uf.foi e la costruzione delle nuove sedi, Venezia, Marsilio, 1985, pp. 136-146 (catalogo dell'omonima mostra documentaria).
1 Cfr. MOSCATI, I Ministri del Regno d'Itali4, v. III, Da Mentana alla caduta della Destra, Napoli, 1960 , pp. 259-268 ; e P. PIERI , Le forze armale nell'età della Destra, Milano , Giuffré, 1962 , p. 82 e sgg.
2 Cfr. A USSME, Biografie, racc. 57. fase. 31.
Di quali fossero però gli orientamenti di politica militare del novarese parleremo in altra parte: è adesso utile illustrare qualche precedente della sua vita politica e militare, per chiarire alcuni aspetti del suo carattere, del suo atteggiamento politico e delle sue convinzioni militari. Non una biografia, comunque, che pure sarebbe inte ressante, ma per la quale in ogni caso paiono a tutt'oggi mancare le necessarie fonti documentarie 4.
Cesare Francesco Ricotti Magoani era nato a Borgo Lavezzano in prossimità di Novara il 30 gennaio 1822. Suo padre era l'avvocato Giuseppe Ricotti, facoltoso ma non nobile, che fu poi per lunghi anni sindaco del capo lu ogo piemontese 5.
Il giovane Ricotti, entrato prestissimo nella Regia Accademia di Torino vi uscì nel1841, ma per farvi ritorno assai presto: questa vo lta non più da alunno ma da insegnante. Cominciava così la car riera del novarese, che rimase all'Accademia dal1844 al1848. Nella guerra del1848 ebbe modo di farsi notare per alcune belle prove d'iniziativa 6. Ma le sue qualità più apprezzate parevano allora la conoscenza della teoria dell'arte militare e soprattutto della pratica dei complessi meccanismi dell'amministrazione militare. Dopo la guerra del '48 Cesare Ricotti scrisse un libro cd' ordine di S.A.R. il Duca di Genova» sull'artiglieria da campagna 7, e dal 1851 al1853 insegnò- appunto Arte militare - alla Scuola Complementare d'Artiglieria e
3 Cfr. cii popolo romano:., 20 ottobre 1884, Il Mini.rtro della Guerra
4 Non è stato possibile rintracciare nessuna copiosa serie documentaria di carte private del generale . Le stesse note biografiche che seguono devono molto della loro disorganicità, tra l' altro, al fano di essere fondate su una paziente e lunga ma disomogenea raccolta di documenti autografi di Cesare Ricotti , compiuta nell'arco di vari mesi, tra diversi Archivi italiani . Allo stesso Archivio di Stato di Novara (città nei cui pressi il generale era nato e in cui la famiglia Ricotti era import.ante e rispettata) non si uovano oggi che du e -tre documenti di nessun valore storico per la ricostruzione della lunga vita pubblica del generale.
5 Cfr. Dizionano del Risorgimento nazionale . Dalle ongini a Roma capitale . Fatti e person e, v . IV , Le p ersone , Milano, VaUardi , 1937, ad vocem , p. 74 .
6 Cfr. MONTÙ, Storia dell 'arttglieria italiana, p. ll, Da/1815 al1914, v. III, Roma, Arti Graf. Santa Barbara, 1937 (edito a cura della cRivista di Artiglieria e Genio:.), p 965.
7 Si tratta va di N ozio ni sull'artiglieria da campagna compilate al camp o d 'istruzione del 1849 d ' ordine di S.A.R. il duca di Genova dal capitano d'Artiglien'a Cesare Rico tti, Torino, 1849.
Genio. Non per questo, però, tralasciò di panecipare alle imprese militari piemontesi del tempo: fu in Crimea con il Corpo di spedizione di La Marmora e vi ottenne «la promozion e a maggiore per meriti di guerra ed il riconoscimento del valore, della perizia ed ardire addimostrati» 8 .
Il novarese continuò poi ad alternare incarichi amministrativi e comandi di reparti operativi. Una volta tornato in Piemonte , venne impiegato (per le qualità in precedenza dimostrate) dapprima presso la Direzione del Materiale di Artiglieria e poi come Direttore di quella Scuola complementare di Artiglieria e Genio dove aveva già insegnato. Ma non perse occasione di farsi notare, all 'ap prossimarsi dlella guerra del 1859. In quell'occasione fu anzi nominato Capo di Stato Maggiore dell'Artiglieria dell'Armata e poi Capo di Stato Magg iore della Terza Divisione dell'Armata 9 .
Dal '59 al '61 fu so lo un ascendere di cariche, spesso grazie al favore personale allora dimostratogli dallo stesso La Marmora. In quegli anni Ricotti fu cosi successivamente Capo di Stato Maggiore del Primo Gran Comando Militare, Capo di Stato Maggiore dell'Arma di Artiglieria , Comandante della prestigiosa Brigata Aosta. Sul fmire della guerra fu nominato 'Co mandante militare della città, Fortezza e Provincia di Napoli' e poi fu inserito in quella delicata Commissione incaricata di determinare la posizione degli Ufficiali provenienti dall'Es ercito regolare del cessato Regno delle due Sicilie Alla fine della guerra, le già spiccate conoscenze amministrative del novarese gli fruttarono la cari ca di Direttore General e delle Armi Speciali al Min iste ro della Guerra, carica dalla quale poté osservare e dirigere il complesso riarmo dell'esercito italiano seguito alle vicende del '60 -'61 ed in preparazione della guerra del '66.
Era nel frattempo stato promosso già Maggior Generale, a soli trentottanni. Nella guerra del '66 tenne un comando d ivisionale e si fece notare per alc u ne sue azioni militari ed in generale per l' efficienza e la capacità con cui tenne il comando della truppa 10 .
Ma la traiettoria di Ricott i non si riduceva a questo suo alternare periodi di studi e di amministrazione militare con periodi di comando di repano: in tutti questi anni, in pane per le sue capacità, in pane per una certa ambizione che veniva da altri ri conosciuta ed incoraggiata 11 , il novarese andava sviluppando un suo proprio con. cetto di come avrebbero dovuto essere costituite le istituzioni militari del Regno unitario. Solo altri e beo più approfonditi studi potranno dirci quanto le idee di Ricotti (quali quelle che qui vogliamo rico rdare sulla condotta strategica degli eserciti, sulla loro costituzione organica, sul rapporto tra politici e militari, o tra politica finanziaria e politica militare , sul Parlamento , etc.) fossero anche quelle dei militari italiani della sua generazione: ceno è che nel novarese esse erano ben solide e radicare 12.
9 Cfr. anche P. PIERJ , Storia 1nilitare del Risorgimento. Gue"e e insu"eziom·, cit., p. 747.
1° Cfr. ibidem.
Da vero e proprio 'generale (anche se giovane) delle guerre d'indipendenza', egli era assai convinto che le battaglie si vincessero con l'uno di grandi e forti masse di soldati. Sia pure senza la fissità ed il ricorrere delle rigide formule matematiche jominiane 13, è provato che Ricotti anche molti anni dopo la fine di quelle guerre continuava ad essere convinto dell'importanza in guerra come in pace dei 'grossi battaglioni' 14 e delle foni compagnie 15. Questo però non lo escludeva dal recepire i suggerimenti d eli' esperienza ptussiana, che proprio in quegli anni si andavano diffondendo tra i militari italiani. Anzi, in questo senso, la stessa sua forte amicizia con Govone - che in Germania aveva avuto modo di operare - gli fu di grande utilità 16. Negli anni precedenti il 1870 studiò infatti le teorie e i regolamenti germanici dell'ordine sparso 17 e contribì alla loro progressiva adozione in Italia.
11 Cfr. M CASEm, Le carte di Alfonso Ferrera della Marmora. Spunti per una biografuz e un epistolano, Vercelli, SETE, 1979, p 424, dove si ripona la lencra del 30 sencmbre 1861, G. Dabormida a Lamarmora.
12 !11i, p. 696, e la lettera 12 luglio 1861 , A. Petitti Baglioni di Rorero a Lamarmora.
13 ar. PIER!, Stona mzlitare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni, cit., p. 143 e sgg.
14 Cfr. FARINI, D1ario di fine secolo, cit., pp. 76-77 , alla data del 20 aprile 1892.
15 Il numerismo di Ricotti (e di Pelloux), che pure assai bene rappresentava le aspirazioni ad un esercito 'grosso ' ed ad una 'politica di potenza' italiana e che ceno era la tesi più diffusa tra gli ufficiali del Regio Esercito del tempo. non poteva però impedire che altre concezioni si facessero strada. Negli anni seguenti ad esempio, quando ai fallimenti di Ricotti a fare dawero grosse le compagnie si sommarono gli effetti delle restrizioni di bilancio apponace da Pelloux , ci fu chi sostenne con forza anche la superiorità delle compagnie 'piccole'. Tra gli altri , cfr. C. AIRAGHI, La forza delle compagnie, Roma, «.a rivista di Fanteria. Editrice, 1895, p. 7. Sulla tendenza europea ai 'g rossi' eserciti nel XIX secolo , cfr. HOWARD, La guerra e le armi nella storia d'Europa , ci t., p l 13.
16 Cfr. MNR . TO , Carte Go11one, cartt. 5, 7 ed 8.
17 Cfr i11i, can. 7, fase. 6, doc. 19. 7 dicembre 1867, Ricotti a Govone; e ivi, can. 7, fase. 6, doc. 20, 21 gennaio 1868, Ricotti a Govone.
Ciò che lo colpiva maggiormente nel sistema p russi ano (ed era cosa che cosùtuiva proprio una delle più gravi lacune dell'ordinamento italiano) era però l'imponente numero della truppa mobilitabile e quel perfetto cooperare ed integrarsi di eserciti di prima, di seconda e di terza linea. Nella costituzione di imponenti ed organizzate riserve e nella 'militarizzazione' della società 18, egli vedeva quindi il modo di costituire più forti e più numerosi battaglioni, che fossero pronti a schierarsi ed a scontrarsi in battaglia in un formidabile 'u rto' con la potenza avversaria.
Quanto questa conoscenza e questa interpretazione del modello prussiano fossero diffusi in Italia è cosa ancora da stabilire 19. Comunque, che Ricotti la sostenesse con vigore divenne chiaro già nel 1867 quando l 'allora Minisuo della Guerra Cugia, riunendo una Commissione segreta di generali per discutere le vie da seguire per intraprendere la necessaria ristrutturazione dell'esercito, ch iamò a parteci parvi anche il giovane novarese 20. In quelle sedute, decisamente ma senza intransigenza , Ricotti propose l'adozione del sistema prussiano , adattato alle condizioni italiane e comunque conformato in modo da avere 21 , al più presto, disponibile un imponente strumento militare nazionale. Il fatto che Ricotti nel 1867 difendesse il sistema prussiano con tanta autorità e calore, e di fronte a generali più anziani e più noti di lui, acquista un valore ancora più grande ove si pensi che in quelle assise non poche erano ancora le 'lance spezzate' in favo re di una 'riforma' militare che non portasse alla costituzione di un 'esercito-numero' bensì a quella di un piccolo ma efficiente 'esercito -qualità ' 22 Non si trattava, in quelle riunioni della primavera 1867, di una discussione astratta su due modelli di organica militare (il prussiano o il f rancese), ma- al fondo- di un aspro dibattito interno al mond o militare su quale dovesse essere il nuovo principio ispiratore dell'esercito del Regno dopo la non bella pagina del 1866 e di Custoza: se quello di salvaguardare l'onore delle armi, fa cendo leva solo su una ritrovata efficienza d e llo strument o militare (e d allora poteva forse bastare l'esercito piccolo , di ' qualità') , o se invece e ra nec essario far ricorso alla forza d e lla nazione, inquadrandola ed inserendola nelle file ampliate di un nuovo ordinamento militare (ed allora , in tal senso , si capisce come il termine 'Nazione armata' potesse a questo riguardo essere usato anche da generali come Ricotti) .
18 Cfr. AUSSME. Studi t ecnici, racc. 2, alla data del 18 gennaio 1867.
19 Cfr. PIER!, Le jot:le firmate nell'età della Destra , ci t., pp. 6-9.
2° Fu Ricotti il primo ad intervenire e fu intorno al progetto di ordinamento militare presentaw dal novarese che , per scelta e per caso, si sviluppò la discussione. Cfr. A USSME , Studi tecnici, racc . 2 , alla data del17 gennaio 1867. La Commissio ne si riunì daJJ'8 gennaio al 27 marzo 1867.
21 Cfr. ivi, alla data dell'8 gennaio 1867 , nonostante quanto si legge in ivi, alla data del 17 gennaio 1867.
22 Cfr. ad esempio, gli incervenù di Govone (ivi, alla data del 9 gennaio 1867) e dello stesso Nino Bixio (ivi, alle date del 10 e dell' 11 gennaio 1867).
Già nel 186 7, inso mma , il novarese aveva le id ee chiare su come - se fosse dipeso da lui - avrebbe dovuto essere ordinato l'esercito 23.
Punroppo , per una serie di motivi , la spinta riformatrice in seno all'esercito regio dovette allentars i dopo il 1867 . Il progetto di legge di riordiname nto dell'esercito avanzato da Cugia in quello stesso anno , e che pure solo in pane recepiva le conclusioni del dibattito della Commiss ione dei Generali del1867 , fu fatto arenare ; e a nulla valse che i successivi Ministri de ll a Guerra , Thaon di Revel e Benolè Viale, l o riprese ntassero con poche modifiche all'attenzione del legislativo 24 .
In sintonia coi tempi , probabilmente, lo stesso Ricotti attenuò dopo il 1867 l'enfasi con cui aveva sino ad allora sostenuto la necessità di una riforma dell'esercito. Sebbene privatamente e ne lla corrispondenza con i suoi più intimi ami ci continuava a professare le sue idee e a dare mostra di svilupparle ed aggiornarle, pubblicamente non prendeva posizioni di spicco o di ro ttur a. Per questi motivi , al la vigilia della presa di Roma e della sua nomina a Ministro , veniva considerato come un militare intelligente ma «c almo» 2 5 .
E pare ch e fu proprio qu es ta impressione di militare ' amministratore ' e ' quieto' che facilitò la sua ascesa al Ministero nel 1870 , in momenti n on facili per l'organi zzazion e militare e per l'Italia .
Del suo primo lungo ministero della Guerra ( 1870-1876 ) è st a-
23 Cfr. il progeno di Ricotti in i11i, alla data dell'S gennaio 1867, nonché la sua seconda versione in i11i, alla data del 14 ge nn aio 1867. Cfr. poi con il progetto di legge Cugia che dai lavori della Commissione prese le mosse (i11i, alla data del25 marzo 1867) e con i progetti di legge di Revel (AA.P P. Cam era , Legisl. IX , sess. prima , Documen#, n. 48} e di Benol é Viale (AA.P P. , Camera, Legisl. X. sess. prima , Documenti, n. 286}: e poi sino alle leggi J9luglio 1871 e 30 settembre 1873, che furono la base della 'riforma Ricotti'.
24 to così spesso scritto - anche se ancora in modo !ungi dall'essere soddisfacente - che ci esimiamo da farvi un ulteriore richiamo 26 Sottolin eeremo solo alcuni aspetti, rilevanti per la storia dell'esercito italiano e per la storia personale del generale novarese. Non interessa qui fare una valutazione qualitativa del lavoro di Ricotti: se cioè egli fece quanto era in potere fare da pane della giovane 'potenza' italiana 27 o se invece - come a lungo gli rimp roverarono i suoi critici- egli costituì solo un esercito nuovo ma «scheletrico:. 28, per via della volontà di non eccedere nelle spese militari e della oggettiva ristrettezza dei bilanci della guerra. Sottolineeremo invece i l fatto che Ricotti realizzò in quegl i anni qualcosa di assai vicino a quello che dal 1867 si era ripromesso: riformò il meccanismo di leva, ampliò il contingente, iniziò a prevedere legislativamente ed a organizzare praticamente un esercito di seconda e di terza linea. E già nel fare questo (in una situazione internazionale non facile per l'Ital ia, ma in un ambiente politico interno assai favorevole pe r il generale novarese e per la sua azione riformatrice) Ricotti e gli u ltimi governi della D estra storica costruirono per l'Italia uno strumento militare che ne legittimava le ambizioni, quelle allora correnti come quelle successive, da ' grande potenza europea ' 29.
Cfr. PIERl, Le forze armate nell'età della Destra, cit., p. 83 e sgg.
25 E. SARTORIS, Il generale Cesare Ricotti Magnani ed il suo tempo, Novara , 1965. p. 62, cita una le nera di Lamarmora a Lanza, del 7 settembre 1870, in cui si sarebbe detto di Ri cotti: cEgli ha molte qualità e quel che più conta è calmo• .
Q u el binomio di prob l emi che era stato per i governanti italiani 'eserci to e finanze ' 30, poteva dirsi avviato a so l uzione dopo il governo della Destra: anche se il raggiunto pareggio finanziario doveva poi crollare per un a logica interna a quella stessa soluzione, di fronte ad un crescente int erventismo statale nell'economia e nella società ma soprattutto di fronte proprio al crescere di quelle spese militari che il 'nuovo esercito' di Ricotti avrebbe fulÌto per esigere.
Questo , tra l'altro , co nduce al cuore di un altro grande aspetto che può dirsi permanente nell'opera e nel pensiero di Ricotti: la sua concezione del rapporto tra bisogni militari e disponibilità finanziane.
26 Cfr. PIER! , Le forze armate nell'età della Destra, cit.; V. GALLINARI, Le n ·fo rme mtlitari di Cesare Ricotti, in cMemorie storiche militari 197 8 •, Roma, 1979 .
27 Cfr. in ques to senso GALLINARI , Le n/orme militan· di Cesare Ricotti, cit., p. 32.
28 Cfr. F. DE CHAURAND DE SAINT EUSTACHE , Come l'esercito italiano entrò in gue"a, Milano , Mondadori , 1929 , p . 20.
29 Cfr. ROCHAT , MASSOBRI O, Breve st oria dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, cit., pp. 108-109.
3° Cfr. CHABOD Stona d ella politica estera italiana dal 1870 al 1896, ci t., p. 563 e sgg.; PIER! , Le forze armate n ell'età della Destra , cit., pp. 71-72 (che ne nota il legame già dal1864 ); ROCHAT , MASSOBRIO , Breve storia d ell'eurcito italiano dal 1861 al 1943, cir. , p. 84.
Quando disporremo di smdi accurati e puntuali su ll 'ideologia dei militari, si potrà forse stabilire in che modo le idee di Ricotti stesse ro in rapporto con le 'idee diffuse' tra i militari del suo tempo. E si potrà definire co n precisione quanto esse fossero rappresentative di quelle, o quanto invece risentissero del fatto di essere le idee di un Ministro, di un amministratore, di un parlamentare.
Fatto sta che, di fronte a tanti esempi di richieste militari esagerate e generalizzate (tipico il caso delle Commissioni di generali che chiedevano la fortificazione integrale del Regno senza stab ilire alcun ordine politico, o politico-militare, di priorità e senza tener che uno scarso conto della si tuazione delle casse dello Stato) 31, Ricotti sottolineava sempre il tema della necessaria 'armonia' tra Tesoro e Guerra. Questo ceno non gli facilitava il consenso nel mondo militare del tempo 32, ma nemmeno tra gli storici dell'oggi, che talvolta lo hanno visto con malanimo, come una sorta di «bastian contraire, sempre pronto a presentarsi come l'unico militare capace di ve nire incontro alle esigenze del potere politico, e mosso da una volontà di rivalsa in cui l'ambizione personale si mesco lava alla fede di parte:. H. lo realtà Ricotti aveva visto di persona i risultati delle immediate ed improvvise restrizioni finanziarie dei bilanci militari dopo il 1866, e l' effetto che esse avevano avuto sulle proposte anche innovatrici dell'ambiente mili tare: e voleva evitare che ciò si ripetesse.
Si potrebbe dire che quello che lui temeva non erano tanto le restrizioni dei Bilanci in sé quanto il loro essere non contrattate dai politici coll'ambiente militare (ed anzi a quello imposte) e la loro possibile radicalità e subitaneità. Non a caso egli fu tra i sostenitori, in tempi anche precoci, delle ipotesi di consolidamento dei bilanci 34.
32 Le idee 'politiche' di Ricotù sulla necessaria 'armonia ' tra Guerra e Finanze erano spesso viste: negli ambienti militari (degli anni '70 e degli anni '80) come meri cedimenti del generale novarese alle lusinghe ed alle compatibilità parlamentari. A questo si aggiungeva, a screditare l'immagine di Ricotti nei confronti di taluni ambienti militari , la serie: di conuadditoric: prese di posizione (o di riserve mentali) cui il generale novarese era obbligato dalla sua ferma vo!oocàpolitica di contrastare e di condizionare lo svolgimento della politica militare dei governi della Sinistra A questo proposito, in una sua personale rubri ca , l ' allora co lonnell o L.G. Pc:lloux aveva annotato polemicamente e scrupolosamente decine e decine di quelle 'contraddizioni' di Ricotti. Cfr. ACS , Carte Pelloux, se. 21, fase. lla In realtà , non andrebbe confusa la sostanza 'politica ' del suo pensiero , con le ' necessità' tattiche delle banaglie parlamentari di Cesare Ricotti.
33 VENTURJNI , Militan" e politici nell 'Italia umbertina, cit. , p. 176.
Dove stesse poi quella ' armonia' tra Tesoro e Guerra, anche a sfogliare pazi e ntemente le numerosissime pagine degli Atti Parlamentari che racco lgono i suoi interventi, non appare poi in realtà ben chiaro. Forse stava in quel dover essere un qualcosa di molto accono, di assai bilanciato: una questione insomma di misura e di metodo, piuttosto che di merito. Ma ceno questo non bastava. Probabilmente, dietro questa proclamata necessità di una armonia tra bilancio dello Stato e bilanci militari (cui pure Ricotti credeva fonemente), si celano due elementi egualmente imponanti per capire la sua personalità: il suo forte senso di appanenenza alla pane Destra del Parlamento e la sua grande fiducia in se stesso e nelle sue capacità amministrative e di mediazione.
Ricotti, ad esempio, da Destra, non vide mai dì buon occhio quella serie ripetuta distanziamenti 'straordinari' con cui la Sinistra sbilancia va la regolare e lenta crescita delle spese militari e con cui sostenne a lungo la sua politica militare 35. Secondo il novarese , lo Stato italiano o poteva o non poteva concedere; di fronte all ' armonia dei Bilanci ordinari, non potevano esistere situazioni intermedie. Ma soprattutto Cesare Ricotti non apprezzava la figura e l'opera di quei militari (anche del massimo grado) che gl i apparivano troppo condiscendenti con la politica della Sinistra. Piemontese e monarchico leale, per lui la Sinistra (anche storica) era ancora troppo vicina a quegli ex-mazziniani o a quei gruppi di cs obillatori :. che tra gli anni '60 e '70 avevano più volte tentato di minare l'unità politica e la fedeltà dinastica del Corpo Ufficiali dell 'Ese rcito, con le loro manovre e con i loro 'circoli Barsami' 36. Nel 1876, nonostante glielo avessero proposto, non volle rimanere alla Pilotta un giorno di più , quando il Ministero passò alla Sinistra; e fu sempre in Par lamento il più autorevole (anche se non sempre il più onodosso) ponavoce militare della Destra.
Si pensi all'accanita guerra che egli mosse a Luigi Mezzacapo 37, n Cfr. tra l'altro AA.PP . , Camera, Legisl. Xlll, sess. seco nda , Discussioni , tornata del l febbbraio 1877. o alle durissime obiezioni che mosse a Perrero quando questi volle i due nuovi corpi d'armata 38 , o a Pelloux Ministro della Guerra del primo governo Giolitti 39. Il suo impegno politico e pubblico fu, tra i militari del suo tempo, forse senza eguali. Fu , col passare degli anni, selliano, minghettiano, dirudiniano: ma fu sempre conservatore. Numerose ed esplicite le sue prese di posizio ne contro le agitazioni popolari e contadine 4o come contro - volta a volta - i radicali, i pentarchici, i Sinistri.
34 Cfr AA.PP., Camera, Legisl. XV , sess. unica , Discussioni, tornata del 9 giugno 1885. Ma accenni in questo senso si trovano anche in alcune sue prese di posizione degli anni 1870-76.
3) Cfr., tra le alue varie occasioni, ivi, 31 maggio 1885.
36 Cfr. MNR.TO, Carte Govone, cart. 8, b. 5 , doc 55, 25 marzo 1870, Ricotti a Govone, e ivi, cart. 8, b. 5, doc. 56, 26 marzo 1870, Ricotti a Govone.
Persino del Parlamento, per il quale disse sempre di avere grande rispetto anche in tema di politica militare 4 1 (e nel quale appunto egli combatté alcune delle sue battaglie politiche più difficili, come quella contro i due corpi d'armata nel 1882 o per la riduzione dell'esercito nell896, battaglie che nel chiuso dei corridoi del Ministero della Guerra avrebbe certo perso ma che nel pubblico dibattito della Camera egli cercò di far prevalere politicamente), anche del Parlamento- dicevamo- egli ebbe un concetto tutto conservatore, come di una riunione di ottimaci 42 che fosse chiamata a decidere delle sorti della nazion e e che in quanto tale 'doveva' essere sensibile alle richieste di ordine e di stanziamento dei militari . Verso un tale parlamento (che pure già negli ultimi anni della Destra sto rica non aveva poi tanta rispondenza con quello reale ), eg li poteva nutrire deferenza e rispetto; ed in questo poteva anche tollerare la presenza di un dibattito pubblico tra diverse linee di politica militare. Ma non verso quello, che già la riforma del 1882 e della Sinistra aveva crea- to, dove addirittura gli operai salivano le scale di Montecitorio 4 3 Oltre a questi aspetti naturalmente conservatori del suo pensiero, e che avevano un riflesso diretto sulla sua concezione della politica militare, c'era nell'uomo Ricotti - come abbiamo detto- una forte carica di ambizione e di fede in sé, che si sposava con un fortissimo senso dell'autorità e della scala gerarchica militare, specie quando di quella scala egli si trovava ad occupare il più alto gradino 44 Un'ambizione e un autoritarismo che dovevano sembrare tanto più spiccati e dannosi per quegli altri militari che non condividevano le sue idee e la sua condotta nel rapporto tra politici e militari. In conclusione, era quella di Ricotti una figura complessa, con le sue idee e i suoi programmi. Un personaggio che proprio per i suoi concetti si trovò frequentemente isolato nel più generale dibattito militare, soprattutto quando non li celò più dietro quell'apparente calma che aveva ingannato persino La Marmora tra il1867 ed il1870 e quando - raggiunta la piena maturità - se ne rese continuo ed altiloquente assertore. Cosa che ne fece , proprio a partire dagli anni Ottanta un personaggio 'sco modo ' : un militare, di cui nessuno dubitava la fede nazionale, illealismo monarchico e l 'as pirazione a fare sempre più 'numeroso' e più forte l'esercito (e con esso la 'potenza' italiana), ma di cui si temeva l'autonomia di giudizio e la personale determinazione.
3S Cfr. tra l'altro AA.PP., Camera, Legisl. XIV , sess. prima, Discussioni, tornata del l O maggio 1882. Ricotti fu già in predicato di Ministro nel 1881, quando il re affidò a Sella l'incarico di risolvere- da Destra - la crisi governativa della Sinistra storica, dopo gli esperimenti di Cairoli e Depretis. Cfr. FARINI , Diario difine secolo, cir., p. 1:>19. alla data del 19 maggio 1881.
39 Cfr . tra l'altro AA.PP., Senato, Legisl. XVlll, sess. prima , Discu.uioni, tornata del 29 giugno 1893.
40 Cfr. MNR.TO, Carte Govone, can. 7, b. 6, doc . 23, 23 marzo 1869, Ricotti a Govone. Il generale novarese scriveva al suo ccaro amico•: co ncordando con lui su vari punti dell'indirizzo da darsi allora alla politica militare italiana, ma non approvando l'insistenza con cui Govone voleva una riduzione dei bilanci militari. c( ... ) tu vuoi l 'economia ad ogni costo; ciò sta bene e io non dissento, però in quanto aii'Esercùo è un affore di11erso, giacché qui non si tratta di spendere per le possibili guerre estere ma bensì per la sicurezza interna. Ritengo che la questione della sicurezza interna dello Stato è sempre gravisissima e questo stato di cose perdurerà per molti anni ancora..
41 Cfr. AA.PP., Camera, Legisl., XI, sess. seconda, Discussioni, tornata del4 giugno 1872; e i11i, Legisl. XIV, sess. unica, Discussioni, tornata del 26 aprile 1882.
42 Cfr. ivi, Legisl. XI, sess. seconda, Discussioni, tornata del 18 maggio 1871.
Le idee ed zl programma di Ricotti
Ricotti era entrato nel quinto Ministero Depretis essenzialmente per le sue opinioni politiche in materia di Convenzioni ferroviarie
43 Cfr. Storia del Parlamento italiano, v. VIII, La siniJtra al potere, cit., p. 347. Non e ra comunq ue il solo militare rimasto a credere ed a volere una società ed una politica che stavano tramontando. A proposito di quegli stessi anni, G. Manacorda ha evidenziato quanto le idee e le concezion i di politica interna ed estera di un generale come Luig i Pelloux fossero ormai in cont.rasto ed in ritardo sui tempi . cLo stato che Pelloux vuo le conservare, come l'optimum raggiunto una volta per sempre, è la monarchia costituz ionale prodotta dal Risorgimento ( ). Nella politi ca internaziona le la sua visione non va oltre il quadro classico dell'equilibrio delle potenze io Europa. Il colonialismo era insomma un elemento che esorbitava da una formazione ideologica che risal iva al 1870. Così come ne esorbitava il socialismo•. G. MANACORDA, Introduzione, a PELLOUX, Quelques souvenirs de ma vie, cit., pp. LV-LVI
44 Cfr. tra l'altro AA.PP Camera , Legisl. XI, sess. seconda, DiJcussioni, tornata del 18 maggio 1871. Accenni anche in VENTIJRINl, Militan' e politiet' nell'Italia umbertina, cit., p 210.
(cioè per il suo riuscire a rappresentare un più vasto gruppo parlamentare) e per la sua disponibilità ad accettare una stabilizzazione dei bilanci militari. Ma quale sarebbe stata la sua politica militare?
D ep retis , come ·era consuetudine sua e dei presidenti del Consiglio dell'Italia liberale, una vo lta fissatone i termini finanziari e generali, ne lasciò al generale novarese la piena autonomia di impostazione 1
Nelle aattative che Ricotti aveva avuto nell'autunno- tramite Perazzi- con Depretis, non si era parlato quasi mai di politica militare e di bisogni dell'esercito. Qualcosa di più, forse, era sta to detto nel luglio, quando Ricotti comun qu e aveva rifiutato la proposta venutagli, questa vo lta tramite Biancheri, sempre da Depretis.
Nell'estate il novarese aveva rigettato l'offerta del presidente del consiglio perché ccolla somma stanziata nel bilancio non crede[va] assolutamente possibtle mantenere l'esercito nell'assetto definito dalle ultime leggi:. 2 • Che cosa significava questo? Era il consueto ' lamento' dei militari che volevano un aumento dei bilanci della Camera? Probabilmente non ci fu allora né la possibilità né l 'interesse ad approfondire la questione dal momento che comun qu e il novarese pareva deciso a non accettare l'offerta di Depretis. Ma riflettere su questa affermazione di Ricotti (con quei bilanci non si può mantenere quelfesercito con 12 corpi d'armata) ci permette di arrivare a considerazioni imp ortanti per l 'analisi del pensiero e dell'azione del novarese.
1 Esemplare come, più tardi, il quotidiano del presidente del Consiglio si disimeressò della querelle sona in Parlamento tra Ricotti e Pelloux su quale tipo di spesa militare (ordinaria o straordinaria) convenisse elevare. La questione, come vedremo, nascondeva un contrasto tra due diverse impostazioni di politica militare e di rappotto tra politici e militari. Dal canto suo , invece, il quotidiano politico di Depretis commentava: cOra che più convenga l'uno o l'altro metodo è una questione tecnica. U paese si accontenta di pagare e non può giudicare della ripartizione•. -cii popolo romano», l giugno 1885, GueTTa e Finanze.
2 A . GUICCIOU, Dian"o de/1884, cit., p. 301, alla data del 3 luglio 1884. Ricotti avrebbe voluto anche effettuare una 'epurazione' del massimo verrice militare, forse (nelle sue intenzioni) analoga ed opposta a quella che nel 1876 era stata condotta dal generale Luigi Mezzacapo, Ministro della Guerra del primo governo della Sinistra storica. Se quella di Mezzacapo si era appuntata contro alti militari piemontesi e 'di Destra', l'epurazione voluta da Ricotti avrebbe dovuto colpire anche generali 'meridionali' e 'di sinistra'. cNegli alti gradi si imporrebbero misure che adottate da lui, Ricorri , potrebbero parere suggerite da rancori personali Crede Ricotti, per esempio, che Ferrero, i due Mezzacapo, lo stesso Cosenz dovrebbero essere allontanati dal servizio attivo». Ibidem. Io realtà, il generale novarese - una volta oominaco Ministro- dovette recedere anche da tali sue intenzioni. Ma queste rimangono ugualmente indicative del carattere, delle idee e del fervore polemico del personaggio.
Ricotti, poi, come si è visto, fece nel luglio un grande discorso parlamentare di opposizione a Ferrero, discorso che fece notizia nel mondo militare 3. In questi ambienti, però, si notò che il novarese, nel denunciare la politica ministeriale, aveva calcato la mano in quel suo discorso alla Camera più sul tema tecnico dell'avanzamento degli ufficiali che su quello 'politico' dei due Corpi d'Armata in più, che pure tanto efficacemente e veementemente aveva criticato nel 1882 4
Stava questo a signifi care forse che l'implacabile critico dell'ordinamento del 1882 finiva per andare soprassedendo alle sue note obiezioni?
Comunque , e nonostante questi segnali , Ri cotti era rimasto la principale figura dell'opposizione militare , che aveva dimostrato di avere proprie idee e propri programmi. Avrebbe quindi il generale novarese, una volta nominato Ministro, stravolto l'ordinamento militare sancito dalla Sinistra e dalle riforme del 1882 , che egli aveva vivacemente criticato?
Nell'opinione pubblica e negli ambienti militari , simili timori furono presenti e operanti , al momento della nomina di Ricotti a
In realtà , come oggi appare ovvio , simili timori erano infondati . Ricotti in nessun caso avrebbe potuto decidere da solo , dal momento che tra i soggetti deliberanti della politica militare italiana molto prima del Ministro della Guerra c'erano il Sovrano e le più alte gerarchie militari, strette intorno al Re , da un vincolo di comune rispetto dell'istituzione dinastica 6 . E né Umbeno I né i più alti ge nerali avrebbero certo permesso , se pure Ri cotti vi si fosse indirizza to , uno stravolgime nto dell'ordinamento del 1882. Inoltre , in quegli anni , la recente stipulazione del trattato della Triplice Alleanza , con quel suo esplicito richiamo all'importanza ed a lla salvaguardia del prin cipio monarchico e p er quel ruolo decisivo che il 'partito di Corte' aveva giocato per arrivare alla sua firma, ave-
3 Cfr. AA PP. , Cam era, XV , sess. u n ica , Discu ssioni, to rna t a d el l luglio 1884.
4 Lo notava anch e, in m od o inte ressat o, un collabo rato re (mi li ta re) d e cii popolo ro mano•, 4 luglio 1884, A n cora d elle i d ee d el gen e rale Ricolli va aumentato di fatto il peso specifico delle decisioni sovrane e l'interesse del Re nel campo della politica militare 7•
5 Cfr. c: II Diritto•. 27 onob re 1884. U o ri t aglio si trova anche in ACS, Carte Pelloux, se. 29. Per g li ambienti mil itari, cfr. cL' esercit o italiano•, 2 1 ottobre 1884. Le dimissio n i d el Min istro d ella Gue" a.
6 Cfr. DEL NEGRO , Esercito, Stato, societ à. S aggi d i st oria militare, cir., p . 28 , pp. e p . 25 3.
La prima partita, quindi , sulla politica militare del secondo Ministero Ricotti, andava giocata tra il Re ed il nuovo ministro.
Così fu, infatti. Inoltre dal tenore degli incontri che, verso la metà d'ottobre, Ricotti ebbe con il Re appare più chiaro che cosa il generale avesse voluto significare nell ' estate 1884 con quel suo accenno all'incompatibilità del bilancio militMe e dell'ordinamento dell' ese rcito.
Il generale, che Perazzi e Depretis andavano convincendo ad accettare la carica di Ministro, parlò a lungo con Umberto I della politica militare che egli avrebbe voluto realizzare 8 .
Il resoconto seppur breve e schematico di questo incontro che si trova nelle pagine del diario di Guiccioli è della massima importanza: «Ricotti - riferisce Guiccioli - sostenne la necessità di rafforzare le compagnie mettendone tre per battaglione• 9 .
Questo avrebbe significato , dal momento che ogni battaglione contava allora quattro compagnie , ridurre di un quarto rutto l'ordinamento militare nazionale. Tutta l'organizzazione dell'esercito avrebbe dovuto essere così rivista: mobilitazione, armamento, dislocazione territoriale avrebbero dovuto essere globalmente ripensati. Il contingente di leva , che non sarebbe stato diminuito, avrebbe rafforzato le compagnie esistenti lO.
Con questo suo proposito, esposto intenzionalmente nel suo co lloquio con Umberto I , capo dello Stato e dell'Esercito, Ricotti confermava di essere rimasto intimamente se m p re convinto delle ragioni della sua opposizione all'ordinamento Ferrero.
In questo suo rivoluzionario progetto , il novarese evidenziava il fondo delle sue convinzioni politiche e militari. Anche se a prima vista poteva sembrare il contrario, il generale che proponeva l'abolì-
7 Cfr. ROCHAT, MASSOBRI O, Breve storia dell 'e.rercito italiano da/1861 a/1943, cit., p. 108 E già SALVATOREW, La Tnplice Alleanza. Storia diplomatica, cit., p. 12.
8 Tracce di questa opera di convinzione sono da una parte (quella pubblica) una serie di articoli elogiativi d elle idee e della persona di Ricorci apparsi nell'estate 1884 sul quotidiano del presidente del Consiglio, e dall'altra {privau) quel fino carteggio che Costantino Perazzi scambiò con Ricotti, e di cui rimane traccia in MCR, Carte Perazzi, se. 904.
9 GUICCIOLI , Diano de/1884, cit., p . 317, alla data del 29 otto bre 1884 (ma l'i nconuo era del 10 ottobre ).
10 Ibidem zio ne di una compagnia su quattro era il solito Ricotti 'numerista' 11 , che poneva come massimo scopo della politica militare italiana l'aumento di forza reale dell'esercito (specie ora che la riforma dell'ordiname nto Ferrera aveva ridotto il tetto massimo della forza di pace delle compagnie, da 100 a 90 uomini) e che continuava a credere che l'allargamento dei quadri dell'organico- conseguente all'aumento dei due Corpi d'Armata- non aveva rappresentato (nonostante l'apparenza di un aumento di potenza strategica) che un indebo lim ento sostanziale dell'esercito 12 , adesso costretto a curare la sua allargata intelaiatura di quadri piuttosto che la forza numerica delle sue compagnie.
Il progetto di Ricotti se realizzato, avrebbe mutato dalle fondamenta la struttura dell'esercito italiano.
In generale non è un punto di poco conto , questo del Ricotti che anche nel 1884 come nel 1877 13, nel 1882 14 e poi nel 1889 15, nel 1892-93 I6 e poi ancora nel 1896 17, credeva nella necessità di dover ridurre l'ordinamento dell'esercito. Un punto che, se in altre trattazioni è stato messo un po' in ombra 18, conviene a noi - nell' ottica di u n più attento studio della personalità del novarese e della politica militare del suo secondo Ministero della Guerra - assolutamente sottolineare.
Ricotti , in questo senso, in quanto militare, rimase sempre l'uomo della riduzione d eli' intelaiatura dei quadri e dell'aumento degli organici. Era un convinto ' numerista ', colla sua fede nei grossi bat- taglioni , appena scalfita dal riconoscimento dell ' utilità (ma non certo della necessità) dell'ordine sparso. Eppure c'era qualcosa che lo differenziava dagli alui numeristi come Pelloux. Questi ultimi credevano che l'aumento numerico delle maggiori unità avrebbe prima o poi ponato all' irrobustimento delle compagnie e del ' numero' dell' esercito: ed in questo senso salutavano con soddisfazione la riforma Ferrero. Per Ricotti invece, scettico sulla forza finanziaria dello stato unitario e dubbioso della possibilità di ' riempire' davvero quei più larghi quadri , la riforma militare che contava, nel suo pensiero , era solo quella che lui stesso aveva realizzato negli anni Settanta mutando il rapporto ua esercito e società, con la nuova legge di leva, con l ' inuoduzione dell ' istituzione della Milizia di seconda e di terza linea, con l'aumento della forza di guerra delle compagnie di Fanteria da 150 a 200 uomini (e con quel complesso di misure che poi avrebbe portato inevitabilmente Mezzacapo a far passare da sette a dieci i Corpi d'Armata dell ' esercito ) .
11 Per il significato originario del termine cfr. C. CORSI, 1848-1869. Venticinque anni in Italia, Firenze, Favero, 1870, p. 16.
12 Di parere sembrava fossero anche gli ambienti di Corte, che pure avevano salutato con soddisfazione il nuovo e più largo ordinamento Ferrero. Cfr. Il generale Osio, Milano, Hoepli, 1911, p. 334, alla data del 27 marzo 1882.
13 Segnaliamo queste date perché significative e ne indichiamo alcune tracce documentarie solo nelle affermazioni pubbliche fatte dal generale. Ricerche più specifiche porrebbero meglio sottolineare questo dato di continuità. Cfr. AA.PP., Camera, Legisl . XIII, sess . seconda, Discussioni, tornata del 2 febbraio 1877.
14 Cfr. ivi, Legisl. XIV, sess. prima, Discussioni, tornata del IO maggio 1882.
15 Cfr. ivi, Legisl. XVI, sess. terza, Discussioni, tornata del 23 febbraio 1889.
16 Cfr. AA.PP., Camera, Legis l. XVIll, sess. prima, Discussioni, tornara del 29 giugno 1893.
17 Cfr., tra l'altro, AA.PP., Camera, Legisl. XIX, sess. prima, Discussioni, tornata del 22 maggio 1896. Sulle vicende del 1896 cfr. PELLOUX, Quelques souvenirs de ma vie, eit., p. 168.
!8 Cfr. ivi, ed anche VEN11JRINI, Mtlitan· e politici nell'Italia umbertina, ci t., pp. 229-230 .
L'ordinamento di Ferrero, con quei suoi due Corpi d'Armata in più gli appariva davvero come qualcosa di estrinseco, che aumentava il carico finanziario per il Paese, riduceva l ' efficienza dell' esercito permanente in tempo di pace come in tempo di guerra , creava ingiustificate ed a suo dire inopponune fantasie di ' politica di potenza' italiana.
A questa sua opinione dissenziente egli rimase quindi sempre intimamente convinto e la professò spesso pubblicamente. Nel1884 , come abbiamo visto. Nel 1889, contro le ' megalomanie' crispine. Nel 1892-93, quando - al Senato e nelle commissioni militariin forma più chiara ed estesa , ripropose il suo progetto, volto non a diminuire il numero delle grandi unità ma quello delle piccole: ancora una volta con la soppressione di una compagnia per battaglione. Nel1896 infine quando, per una serie di combinazioni politiche in cui forse egli non sperava più , tornò alla massima ribalta della politica del paese, con l'incarico di formare il governo. In carico che decise di passare a Di Rudinì ma grazie al quale tenne per sé il Ministero della Guerra, per poter realizzare il suo vecchio programma. E proprio nel 1896 il novarese provò concretamente ad attuarlo proponendolo alle Camere in forma di disegno di legge: ma, come si sa , le condizioni non c'erano allora , come forse non ci dovevano mai essere state. E da allora, Ricotti cadde nell ' oblio, politico e militare. Comunque nel1884 il generale tutte queste cose non le immaginava nemmeno. Pensava solo a cercare, una volta chiamato al Ministero, di praticare quello che era il suo programma e di affermare quello che doveva sempre rimanere il suo punto di vista. E le affermazioni fatte a Biancheri e a Depretis nel luglio si spiegavano con quelle fatte a Umberto I nell'ottobre. t9 GUICCIOU , Diano del 1884, cit. , p. 317, alla data del 29 ottobre.
Rimaneva comunque il fatto che, quello di ridurre di un quarto la consistenza dell'esercito era davvero un progetto rivoluzionario. Dal punto di vista militare, ovviamente; ma anche da quello politico o diplomatico. Un qualcosa che mal si conciliava con le volontà diffuse e generalizzate negli anni Ottanta (tra politici come tra militari) di condurre una 'po litica di grande potenza'.
Fu per questo insieme di motivi che, tornando alla nostra narrazione delle vicende dell'autunno 1884, di fronte alla chiara enunciazione fattagli dal generale novarese, Umberto I disse no.
Continua infatti ad annotare Guiccioli nel suo diario: seccamente, «il Re non approvò questo disegno soste nendo che non conveniva portare cambiamenti importanti all'organizzazione dell'Esercito» 19.
Ricotti certo avrebbe potuto aspettarsi una simile risposta, ma forse non credeva che sarebbe stata così secca e recisa. Egli pensava di poter pesare maggiormente suJ corso della politica militare italiana.
In fondo, pare egli abbia pensato, non era stato lui a voler fare il Ministro della Guerra: egli era stato interpellato e chiamato da Depretis per ben due volte (prima nell'estate e poi nell'autunno); e quindi non poteva escludere che il suo programma fosse apprezzato o che comunque ci fossero spazi politici per una sua attUazione. Inoltre non temeva uno scontro con il Re, con Umberto I. In anni passati, nel suo lungo Ministero del '70-'76, si era trovato più di una volta a sostener opinioni eterodosse o comunque malviste da Vittorio Emanuele II e da una buona pane dei circoli monarchici e militari. Eppure era poi riuscito, sia pur con gradualità e con qualche limitazione, ad attuare il suo programma 20.
Fu così che, deluso e scoraggiato dopo la discussione con il Re, «Ricotti tornò quindi a Milano dal Perazzi, deciso a rifiutare l' incarico:» 21.
20 Già al momemo della sua nomina nel 1870, c'erano state resistenze da parte della Corona: ma in quella occasione il generale novarese aveva dalla sua tutto il governo della Destra. «Spiacque a Vittorio Emanuele la scelta [di Ricotti al Ministero della Guerra] e con tanta vivacità se ne dolse con Lanza; ma il re, secondo l'usato suo, finì col rabbonirsi•. E. ARBIB, Cinquant 'anni di storia parlam entare del Regno d'Italia, vol. IV , Undicesima, dodicesima e tredicesima legislatura dal 5 dicembre 1870 al 29 aprile 1880, cir., p. 23
21 Ancora GUICCIOLI, Dian'o del1884, cit., p. 318, alla data del 29 ottobre.
Come doveva succedere più tardi in tema di convenzioni ferroviarie, già sul terreno delle linee di politica militare il generale novarese iniziava ad accorgersi che difficilmente avrebbe potuto incidere e pesare sull 'atteggiamento del governo, nella misura in cui aveva credut o o sperato di potere.
Mancano purtroppo i documenti necessari per seguire ulteriormente nei dettagli la vicenda: mancano soprattutto le cane del generale Ricotti 22.
Perché , alla fine, Ricotti abbia accettato l'incarico ministeriale nonostante che il Re in persona gli avesse impedito di attuare quel suo programma militare (cui forse teneva più di tutto) lo abbiamo già visto. Sentiva pesare su di lui la responsabilità di un accordo politico tra Sinistra e Destra su uno dei punti più caldi della politica (e degli affari) del suo tempo.
Contò poi anche sull'animo di Ricotti, probabilmente, quella ambizione personale che altri ha già rilevato , quel ceno sentimento di fiducia in sé e quel sentirsi importante (come nel caso della clauso la per le convenzioni ferroviarie) anche quando in realtà non lo era. Contò forse anche quella chiara soddisfazione che gli ambienti della Destra mostravano per la figura di Ricotti e per un suo ingresso nel Ministero Depretis. E in questo senso vi era più d'un po litico che, al momento della nomina del Generale a Ministro , vide in lui l ' unica grande figura della D estra che potesse prima o poi sostituire lo stesso Depretis. «Il Ricotti non entra nel Ministero semp licem ente come 'tecnico', ma soprattutto come uomo politico( .. ) Tutti hanno la certezza che con la scelta di Ricotti si è designato il nuovo Presidente del Consiglio dopo 23. E questo doveva certo piacere al novarese.
Fu in questo scenario che Ricotti , designato politicamente a Ministro (nonostante che l 'opposizione del Re gli avesse già bloccato qualsiasi progetto di riordinamento dell'esercito), accettò l'incarico. Era in sé, già, un segno della potenza del trasformi smo.
Il novarese diveniva Mini stro della Guerra , però , senza aver la possibilità di svolgere la 'sua' politica militare.
E quindi , quale politica militare avrebbe seguito?
Per dare una risposta a questo interrogativo, ci soccorre un documento eccezionalmente chiaro.
22 Infruttuosi i nostri tentativi, a Roma, come a Novara, come nei luoghi dj resi · denza di alcuni dei discendenti in linea dire tta di C. Ricotti.
2 3 GUICCIOU , Diario dei 1884, cit., p 316, alla data del 26 otto bre
In una lettera (di appena una settimana successiva al contrastato incontro tra il Generale ed il Re) di Ricotti al futuro suo Segretario Generale, il novarese chiarificava perfettamente l'indirizzo da seguue.
Quanro alle questioni militari, vorrei che la nostra amministrazione breve o lunga che possa risultare assuma un carattere spiccato di quiete legislativa ( ... ) limiteremo la nostra attività ad alluare il meno possibile quanto fu stabilito con le nuo11e leggi militari 1101a1e in ultimi anni, al ritocco di molte disposizioni regolamentari, al riordinamento degli lsciruri e scuole militari ed al miglior funzionamento delle due Milizie (Milizia mobile e territoriale) 24
Davvero programma più chiaro di questo non ci si sarebbe potuto aspettare. Chi scriveva a Marselli, in questa lettera , era il parlamentare della Destra che si era opposto ai governi della Sinistra ed alla ' loro' politica militare, a Perrero ed al suo ordinamento del1882, era il militare dissenziente di fronte all'orientamento prevalente, era il generale che in tutte le occasioni aveva tentato di ostacolare il prog ramma di militari come Luigi Mezzacapo e che adesso - seb bene non com piutamente - aveva la possibilità di bloccarlo per qualche tempo
Egli si rendeva conto dell' callarme generale che io entri nel Ministero per sconvolgere tutto quanto fu fatto di nuovo nell'esercito in questi ultimi anni» 26 e ordinava a Marselli che cnon sarebbe male che l'opinione pubblica, panicolarmente quella militare, fosse subito tranquillizzata mediante un articoletto spiegativo» 27
Il novarese non avrebbe quindi 'sconvolto' l'esercito (come pure aveva chiesto al Re di poter fare): ma certO non avrebbe rinunciato a modificarlo nei punti in cui gli pareva necessario. Il principale di questi punti era- cont inuava ad essere -la forza delle compagnie di Fanteria, il 'numero' dell'esercito.
Oltre e prima che ad altri aspetti secondari di politica militare, che pure il generale aveva richiamato nella sua lettera a Marselli, la massima preoccupazione di Ricotti andò negli anni del suo secondo Ministero proprio al numero, alla quantità.
A chi lo rimproverava che quello era un tema da poco (quando gli alleati diplomatici stranieri e l'opinione pubblica e politica italiana, impazienti, chiedevano piuttosto un esercito sempre più offensivo) come a chi (De Zerbi nel 1886, ad esempio) lo voleva spingere ad aumentare piuttosto la forza dell'Artiglieria e della Cavalleria, Armi ritenute più 'offensive', Ricotti rispondeva:
Se fosse esano il di lei apprezzamento, darei subito la preferenza all'Artiglieria o alla Cavalleria; ma io ho un'opinione opposta. Io ho la convinzione che saremmo meglio ricercati dagli amici o imporremmo maggiormente ai nosui nemici avendo buone e grosse fanterie ( ) e sono obbligato a replicare che preferisco dare la precedenza al miglioramento della Fanteria( ... ) 28.
Si leggano tutti gli intervenuti parlamentari di Ricotti, si sfoglino le annate degli organi ufficiosi del Ministero della Guerra di quegli anni ua il 1884 ed il 1887: si troverà sempre, in un modo o in un altro qualche riferimento alla necessità di avere un esercito numeroso e compagnie di Fanteria fotti.
Era anche la misura di politica militare che, olue a sembrare a Ricotti così necessaria, costava forse meno di tutte le altre: il suo prezzo si riduceva a quei due-tre milioni in più, necessari in bilancio per sostenere l'aumento del contingente di leva 29, anche perché «la deficienza di uomini, è l'unica cosa che in Italia non abbiamo• 30, come si ebbe a dire in Parlamento.
Sempre nel senso di aumentare la foria delle compagnie, nel loro organico di pace come in quello di guerra, andava in realtà anche la politica militare degli eserciti europei. In panicolare in quello prussiano, secondo quanto segnalava in quegli anni a Roma l'addetto militare italiano a Berlino, ci si muoveva in questo senso. Si votavano leggi militari che avrebbero dato «uomini in più ( ... ) destinati a rinforzare in modo uniforme gli effettivi delle unità già esistenti e specialmente della Fanteria. 31 Anzi, in taluni casi, l'aumento della forza delle compagnie era addirittura un segnale di una politica di guerra, o di una politica militare che preludeva alla guerra.
28 AA.PP., Camera, Legisl. XVI, sess. prima, Discussioni, tornata del 2 luglio 1886.
29 Cfr. ACD, Dd/, Legisl. XV , sess. unica , reg. 388, n. 182, Verbale della seduta della Commissione, 12 dicembre 1884; e AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussio ni, tornau del 9 giugno 1885.
30 AA.PP., Camera, Legisl. Xl, sess. prima, Discussioni, tornata del 18 maggio 1871.
31 AUSSME, Addetti rmlitan·. Germania, racc. 3, 14 dicembre 1886, Ris.
Da alcune parole invece del discorso del Maresciallo Moltke, sembra si debba ritenere probabile un'altra soluzione, cioè che gli aumenti degli effettivi di pace sia limitato alle unità di truppa, specialmente di Fanteria, dei corpi d' Armata di frontiera, le quali assumerebbero in tal caso sin dal tempo di pace una forza che poco si discosterebbe da quella di guerra. E se così fosse la cosa prenderebbe un altro aspetto, non sarebbe più una disposizione semplicemente organica ma eserciterebbe la sua influenza nell'inizio delle operazioni militari, siano queste offensive o difensive 32 .
Ricotti, ovviamente, era a conoscenza di queste decisioni straniere, e se ne fece scudo più volte contro le opposizioni degli 'offensivisti' italiani.
Che quindi Ricotti intendesse andare nella direzione di colmare una tale grave lacuna non poteva, di per sé, scontentare nessuno.
Ciò che infastidiva, negli ambienti militari, era il fatto che Ricotti (nonostante disponesse oggettivamente di larghi bilanci per la Guerra) 33 affermava che tutto - nella politica e nell'amministrazione militari di quegli anni - andasse posposto a quest'obiettivo del rafforzamento delle compagnie di Fanteria.
A chi chiedeva di aumentare Artiglieria e Cavalleria, a chi proponeva di riformare l'Amministrazione militare centrale, a chi chiedeva di dirottare fondi verso la Marina Militare, a chi esigeva un maggior 'offensivismo', a chi voleva un armamento più efficiente e moderno: a tutti Ricotti rispondeva che si doveva invece aumentare la forza della Fanteria. Il suo 'numerismo', verbalmente, diveniva estremo. Di fronte al problema delle compagnie, diceva Ricotti, tutto doveva conoscere una 'sosta'.
A leggere i suoi interventi, alla Camera come nelle interviste rilasciate ad autorevoli giornali conservatori, dava l'idea di un Ministro militare tutto dedito al rafforzamento reale, numerico, dell'esercito. Questo, in ambienti politici sempre più sensibili ai miti del- la 'potenza' italiana, non doveva dispiacere. Come non dovevano dispiacere i costanti appelli di Ricotti per concentrare le forze frnanziarie della Nazione e dell'Esercito per l'essenziale dei bisogni militari (secondo il suo punto di vista, la forza ed il numero della Fanteria) piuttosto che per l'utile ma in fondo superfluo (tutto il resto).
32 Ibidem.
33 Statisticamente, il peso relativo del bilancio della Guerra sul totale del bilancio dello Stato fu negli anni del secondo Ministero Ricotti tra i più alti dell'intero cinquantennio dell'Italia liberale. Esclusi ovviamente gli anni di guerra (1861 -1866, ed anche il1896) il rapporto spese Guerra/ spese Stato fu più alto che sotto Ricotti solo negli anni 1882-1883 - per gli effetti della costituzione dei due nuovi Corpi d'Armata-, nel 1889-1890- per via delle eccezionali spese militari crispine -, nell898 e negli ultimi anni del decennio giolittiano, per il riarmo pre-bellico. In termini assoluti, invece, il bilancio della Guerra degli anni 1884-1887 passò da 253 a 269 milioni, superando e di parecchio la quota di 256 milioni dell883 (che pure, come si è visto, aveva costituito uno sforzo non indifferente per le Casse dello Stato). Per i dati, cfr. BAVA BECCARIS, Esercito italiano. Sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale, cit., p. 95.
Una volta stabilito il livello dei bilanci militari , ad una larga fascia della classe politica non doveva risultare sgradevole quel programma di forza e di 'potenza' tutto sommato a buon mercato (tutto fatto, cioè, di numero di soldati). Soprattutto se messo a confronto col programma di quei militari che ancora, invece, continuavano a chiedere quel miliardo di spese straordinarie cui aveva più volte fatto cenno Luigi Mezzacapo 34.
In fondo, l'opinione diffusa non era quella (anche se sempre meno condivisa da taluni avveniti settori militari) secondo cui le guerre si vincevano con l'uno di grandi masse La stessa lezione del 1870 era stata per lo più così interpretata, tra civili e politiCl.
Così, ua i politici, Ricotti con quel suo insistere sull'aumento della Fanteria doveva apparire ceno un mili tare ' integrale ' e moderno.
Ma di quale entità era l'aumento delle forze che Ricotti si proponeva? era questo il metro con cui si poteva giudicare la sua iniziativa (e con cui infatti la giudicavano i militari).
In Germania, come vedremo, la politica di aumentare la forza delle compagnie di Fanteria era una delle tante misure adottate per rendere sempre più pronto ad un immediato uso bellico lo strumento militare: a Berlino, mentre le compagnie passavano da 200 a 225 uomini anche in tempo di pace, si aumentava l'Artiglieria da campagna, si sveltiva la mobilitazione, si decentravano responsabilità ed incarichi dal Ministero della Guerra ai Comandanti di Corpo d'Armata , si aumentavano le spese militari ricorrendo ai bilanci cçmsolidati, e così via 36
L'Italia , invece, era ben l ungi dallo standard prussiano. Le compagnie di Fanteria italiane dovevano avere in tempo di pace, dopo il 1882, hl consistenza di 90 uomini: ma questo formalmente 37. Sia pur non considerando la normale quota di ammalaci, dispensati, etc., una parte considerevole di quel già magro organico era quotidianamente distratta per i tradizionali compiti di ordine pubblico, sorveglianza, guardie e altro. In un intervento parlamentare, si fece notare che la compagnia di Fanteria si trovava, nel periodo di sua forza massima, ad avere presenti alle istruzioni non più di 45-50 uomini 38. E nessuno poté smentire quella cifra, segno questo che non doveva essere molto lontana dal vero. Tenuto presente questo grave dato, se si calcola che sul piede di guerra la compagnia avrebbe dovuto raggiungere l'effettivo di 225 uomini, si capisce bene come questa politica di bassi effettivi intaccasse fortemente e alla radice la qualità dell'esercito italiano, io pace come in guerra.
Ecco che allora, se si fosse voluto davvero 'sanare' una volta per tutte la questione della Fanteria, si sarebbe dovuto compiere nell'Italia di quegli anni un gigantesco sforzo di militarizzazione della società e imprimere alla politica militare una radicale correzione di rotta. Forza del contingente, tasso di militarizzazione, rapporto tra il gettito della leva e quello dell'ordinanza, entità delle spese militari: tutto avrebbe dovuto fare un eccezionale passo io avanti.
Si pensi a quelle compagnie (reali) di 50 uomini, a quelle (previste nell882) di 90, per non parlare poi a quelle richieste dai Regolamenti per il tempo di guerra: e ci si renderà facilmente conto dello sforzo che avrebbe necessitato passare dalle prime alle seconde (e alle terze) .
Era l'Italia del trasformismo pronta a tutto questo?
Ma era poi davvero questo l'obiettivo di Ricotti?
In realtà lo stesso Ministro della Guerra non pretendeva assolutamente di arrivare a tanto. Per la sua dichiarata volontà di non im- pegnare il governo in altre spese militari, Ricotti aveva calco lato e deciso che l'aumento della forza delle compagnie si sarebbe dovuto effettuare assai gradatamente, anno per anno, poco per volta. Di fronte all'enfasi verbale dei suoi discorsi (in cui denunciava il peri co lo delle esili compagnie) stava il ben più misero obiettivo di aumentarle di circa 10-12 unità 39.
37 In quegli anni (ma anche più tardi) la Pilotta non riusciva a mettere insieme nemmeno in occasione delle Grandi Manovre - e cioè in uno dei momenti di massima os t entazione della potenza militare nazionale (verso l'opinione pubblica come verso gli Stati esteri)- che deboli compagnie che non superavano le 70-72 unità. Cfr. MINNI· TI, Esercito e politica da Porta Pia alla Tnplice Alleanza, ci t .• p. 148. Ma il numero poteva forse anche essere più basso, se si pensa che dieci anni più tardi ancora si faceva conto in Parlamento su compagnie di Fanteria di non più di 73 unità. Cfr. AA.PP. Senato, Legisl. XIX, sess. prima, Discussioni , tornata dellO giugno 1896, intervento di D Primerano. Eugenio De Rossi, infine, annotava che negli anni Ottanta, in media, su 256 unità a ruolo non più di 67 soldati si presentavano al rancio. Cfr. E. DE ROSSI, La vita di un ufficiale italiano sino alla gue"a , Milano, Mondadori, 19 28 (2), p . 41.
38 Cfr. l'intervento del deputato Borrelli in AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussiom·, tornata del 9 giugno 1885.
Ma che cosa rappresentavano dieci uomini in più quando le compagnie dell'esercito italiano, si trovavano in tempo di pace a circa solo un quarto del loro organico di guerra?
Al massimo si potevano annullare gli effetti delle disposizioni emanate da Ferrero nel 1882 (e che appunto, per permettere finanziariamente la formazione dei quadri per due nuovi corpi d'armata, avevan o previsto la diminuzione della forza delle compagnie di pace da 100 a 90 u omi ni) . Ma certo non erano state quelle disposizioni da sole, come pure invece Ricotti talvolta sosteneva, a fare dell'esercito italiano uno strumento militare dall'imponente facciata ma dalle deboli fondamenta organiche. Tutta l'operazione sulle compagnie di Fan te ria - su cui , si badi bene, si affermava che faceva fulcro l'indirizzo ministeriale di Ricotti - rivelava così una chiara manovra trasformistica. Per l'ennes ima volta, 'con poco sforzo e poca spesa', l'Italia voleva fare la grande potenza
Una tale operazione, a ben vedere, ebbe un notevole successo tra i politici e nell'opinione pubblica, che per qualche tempo si poterono lagnare della riluttanza di Ricotti a promuovere nuove spese militari ma che quasi mai (tranne forse i seguaci di Crispi) arrivarono a m ettere in d iscussione il programma militare circa le compagnie di Fanteria. Caso mai, tra i politici, maggior fortuna ebbero- come vedremo - i temi dell'ammodernamento e del rafforzamento delle Armi speciali .
Tra i militari , invece, il successo fu presto assai minore. Non si tratta qui di anticipare quello che è poi l'oggetto di tutte le pagine che seguono: ma almeno due elementi vanno sottolineati.
Primo: taluni ambienti militari erano irri tati dall'insistenza co n cui Ricotti affermava che il suo indirizzo circa la Fanteria risultava riparatorio verso i 'guasti' provocati dalle amministrazioni militari succ edutesi dopo il 1876 e particolarmente da quella di Emilio Ferrero (e di Luigi Pelloux). In sis tenza spiega bile inv ero secondo una logica politica e parlamentare (Ricotti parlamentare, e poi Ministro , ll motivo , quasi un refrain, della 'sosta' 41 ricottiana nasceva rutto da qui. Il ritornello sulla 'tirc hiooeria' 4 2 del Ministro vi si accom- pagnava. Non era solo una scelta di politica finanziaria che vi stava alla base, bensì anche - come si è visto- una opzione di politica parlamentare e di politica militare: Ricotti (se pure non gradiva che lo si dicesse esplicitamente) concepiva molto della sua linea di politica militare come antitesi di quella di Perrero e di Mezza capo . Come aveva detto il novarese nella sua lettera a Marselli , si trattava i nfatti di 'a ttuare il meno possibile quanto fu stabilito con le nuove leggi militari votate in questi ultimi anni'.
39 Cfr. già cL ' esercito italiano•, 27 ottobre 1884 , Il programma del nuovo Mini· stro, e cL'Italia 20 ottobre 1884, La situazione militare.
'de ll a Destra' che si oppone a Ferrero Ministro della Guerra in goverru io cui la forza 'de lla Sinistra' era ancora notevole: ma con classificazioni, queste, schematiche e tutte unilaterali), logica però che poco poteva interessare o risultare gradita ai militari (non pochi dei quali, inoltre, continuavano a nutrire fiducia e rispetto nelle idee di Luigi Mezzacapo, in buona parte riprese dall'amministraz ione Ferrero).
Secondo: io generale l'opinione pubblica militare, ed io specie gli ambienti più vicini allo Stato Maggiore, erano coscienti dei reali progressi organici, ordinativi e tecnici che gli altri eserciti europei andavano realizzando in quegli anni 40: e poco doveva soddisfarli quello scarso interesse (o quella scarsa determinazione) al riguardo che le idee di Ricotti sulla Fanteria parevano loro rivelare.
È vero che Ricotti, con quel suo programma militare (che presupponeva il mantenimento di quel livello di spese militari), metteva di fatto l 'esercito al riparo dalle critiche politiche inevitabili in caso di nuove richieste di bilanci. E questo, io un momento in cui il deficit statale avanzava, non era cosa da poco. Ma era ceno un qualcosa che non poteva soddisfare le varie richieste del mondo militare negli anni della sua 'espans ione' .
40 Già cfr. ACD, Dd/, Legisl. X:V, sess. unica, reg. 388, n. 182, Verbale di seduta della Commissione, 12 dicembre 1884.
41 Il concetto di 'sosta' implicava che Ricotti e il suo Min istero avrebbero rappresentato una soluzione di continuità nella via dello sviluppo e dell'allargamento degli organici dell'esercito L'uso di questo concetto divenne generale a partire dalla campagna politica che l'opposizione parlamentare e la dissidenza militare lanciarono per l'aumento delle Armi di Artiglieria e Cavalleria. Con un giro di parole, L. G. Pdloux definì il secondo Ministero Ricotti come cun primo passo di fermata dal 18 76•. AA.PP., Camera, Legisl. X:V, sess. unica, DiscUJsioni, tornata del3l maggio 1885. Ma l'uso di questa definizione dell'intera politica di Ricotti passò molto presto dal campo della politica militare anche a quello della politica coloniale. Velocemente, negli ambienti militari , si diffuse la convinzione che il Ministro della Guerra, prima ancora degli altri Ministri, intendesse imporre da subito un «periodo di sosta. alla appena avviata espans ione coloniale italiana. Cfr. «L'esercito italiano•, 29 marzo 1885, Oggi e domani.
42 Questo concetto , a differenza di quello della 'sosta', aveva una sua vita già più lunga. Si riallacciava alle contestazioni che da Sinisua erano state mosse tra il 1870 ed il 1876 al generale novarese, quando egli fu accusato di aver allargato i quadri dell'esercito con le leggi 1873 e 1875, pur non disponendo del necessario sostegno finanziario. Questa definizione era ampiamente diffusa anche tra i politici ed in genere i non -militari (cfr. ad esempio G. CHIESI, G. NORSA, Otto mesi d'Africa, Milano , Aliprandi, 1888, p. 26) e memorabile per lungo tempo (anche dopo quarant'anni lo ricordava G. ANGHERA, L 'azion e militare nella nostra politica coloniale, io cRi vista militare•, a. un (1908), o. 6).
Quanto questo fosse adeguato ai 'bisogni dell'esercito ' era iovece un ' altra cosa e oggi lo si potrebbe dedurre facendo un confronto tra le condizioni concrete dell'esercito nel 1884 con quelle dell887 Si noterebbe così che molte delle più criticate lacune della sua composizione organica persistevano sostanzialmente immutate anche dopo la gestione Ricotti.
La stessa forza delle compagnie, la situazione delle fonificazioni , lo stato della difesa costiera, la percentuale di Cavalleria e di Artiglieria nei vari corpi d'armata, la questione delle carriere degli ufficiali, l'ordine assai accentrato dell'amministrazione militare: tutte le carenze che si sarepbero potute notare nell'esercito che usciva dall'amministrazione Perrero , si sarebbero ritrovat e pressoché immutate in quello che accoglieva nell ' aprile del1887 il nuovo Ministro della Guerra Benolè Viale.
Rispetto alle questioni centrali dello sviluppo di una forza armata, il periodo in cui il dicastero della Guerra fu retto dal novarese avrebbe com e congelato la situazione italiana rispett o a quelle- negli stessi anni ben più dinamiche, aggressive ed offensive - degli altri eserciti europei.
La pane centrale degli anni Ottanta, gli ' anni felici ' dell ' esercito italiano, trascorrevano quindi, nonostante quell'insistere di Ricotti su lla questione delle compagnie di Fanteria , senza alcuna miglioria sostanziale nell ' organico militare . I bilanci m ilitari rimanevano intoccati, certo, e quindi assai alti: ma il loro uso rimaneva quello dell' ordinaria amministrazione. Ciò pote va forse dare alle strutture territoriali e locali dell'esercito la sensazione dell'abbondanza e della potenza , ma erano sensazioni che sem pre più avrebbero contrastato con la situazione reale delle finanze dello Stato, quale essa si andava presentando ai responsabili dell'azi one governativa. Lo spettro della crisi e della restrizion e dei bilanci del dopo-Custoza era ormai lontano nel tempo: ma ciò avrebbe impedito che si foss e potuto ripresentare?
Al bivio tra protagonismo e subordinazione, tra coscienza della necessi tà di profonde riforme e ristrettezza dei margini politici, istituzionali e finanziari per affrontarle, tra affermazione di una propria linea di politica militare (spesso anche contrastante con quella prevalente, da Mezzacapo a Perrero a Pelloux) e accettazione di un insieme di misure intimamente però disapprovate , Ricotti finiva poi per cedere. Come se dovesse essere il motto del rrasformismo, quello che è stato detto per Agostino Depretis -e cioè che politicamente ccedette sempre per metà, ma cedette sempre• 43- potrebbe militarmente adattarsi anche per Cesare Ricotti. Di fronte alla sensazione di dover imprimere una svolta decisa, anche se brusca, al corso della politica militare nazionale (e già nei primi colloqui con il Re , dell'ottobre 1884, esemplare era stato il tema della riduzione dell' intelaiatura dei quadri), il generale novarese finiva per non dare battaglia e per ripiegare su una sona di mistura trasformistica di mezze mtsure.
Ricotti stesso, che forse aveva pensato di poter pesare sull'indirizzo del governo, finiva per subire il peso vischioso del trasformismo.
In questo senso, tra ide e di Ricotti e programma del Ministro e problemi militari d eli' esercito italiano degli anni Ottanta, si instaurava così un rappono non chiaro e diretto: un rappono che impone di tener sempre discinti i vari livelli.
Anche se, col passare dei mesi, i problemi avrebbero avuto maggior peso specifico delle idee e dei programmi .
Solo in questo senso è vero quanto è stato ripetuto, e cioè che il secondo Ministe ro Ricotti fu fatto di ritocchi e di piccole correzioni.
Era infatti pensabile per i militari che, con uno dei bilanci della Guerra in assoluto tra i più alti della storia d eli 'I talia liberale, fosse possibile fare solo 'r it occhi'? In quegli anni l 'opposizione politica , e la dissidenza militare, non avrebbero tardato a ritenere di no.
Polz#ci oppost"ton· e milt"tari dissidenti
La manovra parlamentare di Depretis che aveva portato Ricotti al Ministero della Guerra poteva però dirsi, sul momento, riuscita a tutto favore del presidente del Consiglio.
43 CAROCCI, Agostino Depretis e la polihca inJema dal 1876 al 1887, àt., p. 309.
Come si è visto, sul terreno della politica generale e nel breve periodo, l'ingresso del novarese nel ministero aveva significato un rafforzamento della maggioranza trasformista ed aveva permesso che il dibattito sulle convenzioni ferroviarie si concludesse secondo la volontà del presidente del Consiglio. Inoltre, le condizioni sulla durata degli accordi per le convenzioni ferroviarie che Ricotti aveva creduto di poter imporre a Depretis al momento del suo ingresso alla Pilotta erano state assai presto superare dal dibattito parlamentare ed avevano ridotto di molto quel peso contrattuale che il Generale si era forse illuso di poter avere nel Consiglio dei ministri. Analogamente, la convinzione, diffusa in vari settori conservatori del trasformismo, che la personalità di Ricotti potesse essere tale da emarginare e sostituire lo stesso Depretis nella guida della maggioranza ministeriale si sarebbe presto rivelato come un puro sogno irrealizzabile.
Nei mesi immediatamente successivi la nomina di Ricotti a Ministro della Guerra, quindi, la posizione di Depretis poteva dirsi rafforzata e più sicura che in molte altre passate occasioni 1 . A ciò doveva poi contribuire, sempre nei primissimi mesi del188), quell 'impressione di forza e di 'potenza' nazionale che la spedizione di Massaua e l'avvio di una politica coloniale, sia pure ancora timida e limitata, poteva dare 2
Ma col passare del tempo, il sostegno che Ricotti aveva di fatto dato all'ipotesi trasformista doveva invece tramutarsi in un elemento di debolezza per Depretis, proprio a causa degli indirizzi che il novarese andava prospettando per la politica militare nazionale. Sotto la pesante critica delle opposizioni, che erano rimaste per un attimo disorientate al momento della sua nomina. la politica militare di Ricotti doveva alla lunga finire per scontentare quegli stessi settori conservatori della maggioranza trasformista che invece il suo ingresso nel Ministero era parso dover mantenere stabilmente sotto la direzione di Depretis. Ma non solo. Con lo scivolare dei mesi, che vedevano rimanere la politica militare italiana inchiodata sul principio della 'sosta' (mentre la situazione internazionale si andava complicando e la conduzione della politica coloniale italiana andava mostrando tutte le sue incertezze e tutti i suoi limiti ), generale doveva divenire il malcontento e l'insoddisfazione nei confronti della gestione di Ricottt.
1 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna da/1876 a/1887, cit., pp. 357-358, e Storia del Parlamento italiano, v. VIII, La sinistra al potere, cit., pp. 352 ·353.
2 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la politica interna dal1876 a/1887, cit., p. 594. Così scriveva D. Farini, dopo la notizia della nomina di Ricorti aJla Guerra: cO io mj inganno, o Depretis è più che mai sicuro al potere•. MCR, Carte Camerani, se. 935, fase. 15, doc. 11, Farini a Camerani.
Ma quanto, di questo crescente disfavore parlamentare e politico nei confronti del MiniStero della Guerra , era addebitabile alla sola volontà di Ricotti e quanto invece doveva ricondursi ai limiti della più generale impostazione moderata voluta da Depretis per i suoi governi? La 'sosta ' era desid erata solo da Ricotti, che per tanto tempo si era battuto contro la politica militare seguita dalla maggioranza dei governi della Sinistra, o anche e soprattutto da Magliani e Depretis, ambedue preoccupati dalle richieste finanziarie dei militari ' alla Mezzacapo'?
Lo spazio politico in cui avrebbe, secondo Depretis, dovuto muove rsi il nuovo Ministro della Guerra era quello più generale che egli vedeva necessario imporre ai lavori di tutta la legislatura.
Altro che riforme politiche!( ... ) il compito della XV legislatura è essenzialmente amministrativo-sociale. Noi spe riamo che il Parlamento faccia il suo dovere 3 .
Così la voce ufficiosa della presidenza del Consiglio, nei giorni in cui si andava preparando la nomina di Ricotti aveva messo l' accento sulla maggiore utilità anche per la politica militare italiana di non dedicarsi a riforme impegnative, politicamente e finanziariamente.
Il lettore sa che noi non fummo soverchiamcme entusiasti di parecchie delle riforme, le quali l'oo. Ferrero introdusse nell'ordinamento dell'esercito, imperciocché credevamo e continuiamo a credere che allo stesso risultato si poteva arrivare più so lle ci tamente e più economicamente tessendo altre vie e seguendo altri sistemi 4 •
Solo qualche giorno prima che il generale novarese ricevesse ufficialmente la nomina a Ministro , il quotidiano di Deprecis specllicava chiaramente che «ora il popolo italiano di riforme p olitiche ne ha le tasche piene( ... )» 5. E poi, al momento d e lla nomina , infine, tornava di nuovo sul tema per cui nella politica militare fosse giunto il momento di «string ere un po' i freni» 6 . E se anche si ribadiva che
3 Cfr. cii popolo roman o•, 27 agosto 1884, La questione del giorno.
4 lvi, 4 settembre 1884 , Le forze militan· italiane.
) lvi, 5 ottobre 1884, L 'Oppoiizione.
6 lvi, 20 ottobre 1884, Il Ministro della Guerra solamente il Ministro della Guerra «è considerato responsabile di tutto ciò che avviene nell' ese rcito •. la situa.zione politica e finanziaria imponeva a tutti «un po' di sacrificio personale!:. 7•
Il nuovo Ministro della Guerra ceno dovette comprendere e condividere l 'ammo nimento se, quando annunciò il suo programma, parlò proprio della necessità di cun periodo eli attività amministrativa, tutta indirizzata a consolidare e a migliorare l 'attuale ordinamento dell'esercito e l'assetto definitivo della difesa dello Stato• 8 .
D'altra parte in quel periodo, nei diba tti ti di politica militare , non era in vista nessuna riforma politica di una cena entità , se si escludeva il progetto di legge che Ferrero e Pelloux avevano presentato tra la primavera e l 'estate 1884 per un aumento dei quadri della Artiglieria e della Cavalleria (di cui proprio il duro discorso di Ricotti del luglio aveva contribuito a bloccare l'approvazione parlamentare) 9 .
Era così che la predilezione che Ricotti aveva sempre dimostrato per la necessità di un aumento della forza della Fanteria si adattava magniftcamente l 'indirizzo voluto da Depretis.
Aumento della forza delle compagnie di Fanteria , stabilizzazione dei bilanci militari, co ntrarietà all'aumento dei quadri di Cavalleria e Artiglieria: questo, in sostanza, era il perimetro politico in cui doveva aggirarsi il dibattito sui bisogni dell 'es ercito e sulla politica militare di quegli anni. E in generale, quelli, furono anni nei quali Ricotti difese sempre strenuamente l'idea secondo cui per l'esercito era sufficiente una rigorosa attività amministrativa , mentre l'opposizione parlamentare chiese invece (e con sempre maggiore insistenza) precise riforme militari , che la maggioranza trasformista giudicava 'politiche'.
E più la situazione politica internazionale si andava face ndo difficile e più la politica coloniale ita liana andava rivelando i suoi modesti obiettivi, più la critica dell'ordinamento militare e della gestione di Ricotti dovevano dare forza all'opposizione antitrasformista 10 Sin dall'inizio del suo dicastero, quindi, Ricotti , in sintonia con i desideri di Depretis, si presentò come il Ministro dell'ordinaria amministrazione. Sulla cltalia militare• egli faceva scrivere che il nuovo
Ministro si sarebbe interessato del «compimento e perfezionamento d eli' esercito» e del fatto che «non erano grandi cose le risorse del paese:. 11. Le primissime circolari che egli volle emanare ebbero un carattere eminentemente amministrativo, come quelle volte ad alleviare talune macchinose procedure del carteggio d'ufficio 12 o tese a scoraggiare una vecchia piaga dell'amministrazione militare, le «raccomandazioni fatte per via indiretta a favore dei dipendenti dell' Amministrazione della Guerra» 13. Deciso a proseguire per questa strada e forse presago delle opposizioni che da più parti un tale indirizzo avrebbe potuto sollevare, Ricotti- nella sua prima comparsa nelle aule parlamentari in qualità di Ministro - pose poi l'accento sull' importanza di lasciare al Ministro della Guerra ed alla sua volontà la più larga libertà d'azione, perché egli potesse 'svolgere il suo programma' 14
A segnalarsi sfavorevolmente, specie nel mondo militare, furono poi altri provvedimenti ministeriali che, se anche toccavano questioni reali dell'amministrazione della Guerra o problemi importanti di politica militare, vennero considerati come meri palliativi.
Una delle caratteristiche della struttura amministrativa militare del tempo era il suo rigido eccessivo e talvolta superfluo accentramento , per cui la struttura centrale - il Ministero della Guerraveniva sovraccaricato di funzioni e responsabilità. La cosa era stata già da tempo segnalata lS ed andava anche in contrasto con quanto si stava allora facendo nelle amministrazioni militari delle altre potenze europee del tempo 16. Quando Ricotti manifestò la sua intenzione di procedere ad un decentramento delle competenze del Ministero, sperava forse di raccogliere il favore più ampio del mondo militare. Ma questo favore venne presto meno quando si capì che, se anche l'intenzione ministeriale era lodevole perché andava nella giusta direzione (cioè «accrescere l'autorità dei Comandanti di Corpo d' Ar-
1 1 «L' Italia militare•, 17 dicembre 1884, Le forz e vive dell'esercit o, e ivi, 12 novembre 1884 , Ragioniamo ancora.
12 Cfr. «Giornale militare ufficiale• , 18 dicembre 1884, atto n 208
13 Cfr «L' eserci to italiano,. , 29 novembre 1884 , Le raccomandaz ioni l ) Tra gli altri cfr. MARSEW, La politica dello stato italiano , cic., pp. 166- 169. mata> 17 e c lasciare a ciascuno libertà di azione piuttosto ampia» 18, la concretezza delle funzioni che venivano decentrate era talmente ridotta da rendere vano il bel proposito enunciato. Non a caso, un profondo conoscitore del mondo militare ed uomo di Corte di Umberto I aveva già scritto nel suo diario a questo proposito: «Ricotti e decentramento mi paiono due termini che si elidono• 19.
14 Cfr. AA.PP. , Senato, Legisl. XV , sess. unica , Discussioni, tornata del 27 novembre 1884.
!6 Cfr. AUSSME , Addetti militan . Germania , racc. 2 , l dicembre 1884 , Ri.r. , ed anche ivi, 3 febbraio 1886.
Analoga attesa e analogo sfavore avrebbero poi incontrato altre misure, come quelle per perfezionare il reclu tamento delle truppe alpine 2o o per il richiamo per un breve periodo di istruzione militare degli iscritti alla seconda categoria 21 Misure che , per la forma in cui erano state decise o per la lim itata ampiezza in cui erano state condotte, furono ogge tto di pubblica critica 22
Ma , seppure mal predisponevano l ' ambiente militare , non erano queste misure amministrative tutto sommato di secondaria importanza a destare una opposizione politica e militare alla gestione Ricotti.
A livello politico, grande e durevole impressione aveva avuto il fatto che, correttamente , taluni organi di stampa avessero messo la nomina di Ricotti in relazione alla questione delle convenzioni ferroviarie 23. Inoltre , il rinnovato interesse con cui Depretis andava sistematicamente spostando a Destra l'asse della maggioranza doveva sollecitare e rinvigorire l'opposizione di chi - come i pentarchicivedeva nella presenza di Ricotti nel Governo il segno più chiaro della sua emarginazione politica 24 . Non era infatti un mistero che proprio la Pentarchia avrebbe visto con favore , al momento della sostituzione di Ferrero , la nomina a Ministro dell'ex-Segretario Generale Luigi Pelloux .
Per tutti questi motivi , l'opposizione a Ricotti da pane della Pentarchia e dei suoi rappresentanti parlamentari era destinata a crescere .
Questa tendenza politica era inoltre avvalorata dalle forme in cui prese le mosse la prima sped izion e coloniale italiana, quella per Massaua . Se anche, in genere , il responsabile dell'indirizzo in ce rto l7 cGiornale militare ufficiale• , 28 maggi o 1885, atto n. 71. l8 lvi, 14 aprile 1885, ano n. 47. l9 Il generale Osio, cit . , p . 373, alla data dd 10 dicembre 1884.
20 cGiornale militare ufficiale•, 5 dicembre 1884, att o n 223 e timido di questa politica coloniale era visto - a ragione - nel Ministro degli Esteri Mancini, contro il quale infatti si indirizzavano la maggior pane delle critiche e del malcontento 25, anche Ricotti doveva prima o po1 nceverne una s ua pane .
21 Cfr. «L 'esercito italiano•, 15 marzo 1885, Il richiamo.
22 Cfr ivi, 21 marzo 1885 , L 'ordinamento dell 'esercito e la dzfesa dello Stato.
23 Cfr. ACS, Carte Pelloux, se. 29.
24 Cfr BOCCACCINI, La Pen tarchi4 e l'opposizione altrasformismo, cit., p. 97.
Così la stessa politica coloniale, che sembrava poter prefigurare la nuova dimensione 'offens iva ' dell ' esercito italiano in quegli anni Ottanta 26, doveva nel corso del semestre gennaio-giugno 1885 indebolire la posizione di Ricotti.
La crescente insoddisfazione del mondo militare per i principi della 'sosta' e l 'o pposizione sempre più acuta di tal uni settori politici per la gestione della spedizione di Massaua dovevano così portare il Ministro della Guerra ad accettare il dato di fatto per cui ogni suo intervento parlamentare avrebbe suscitato discussioni e resiste nze politiche.
Ma una volta indicatone i motivi di fondo , di questa insoddisfazione e di questa opposizione è ora opportuno ripercorrere le varie tappe successive, nello scorrere dei mesi del seco ndo ministero Ricotu.
Le occasioni in cui la Camera si limitava a non fare opposizione ai progetti di Ricotti erano davvero poche e riguardavano, in quei primi mesi del 1885 , disegni di legge davvero secondari. Era il caso della proposta di mettere sotto controllo statale - in qualche forma - la Croce Rossa it aliana 27, o della necessità di ripianare il deficit della Cassa Militare 28. Eppure anche in quei cas i taluni esponenti di Sinisua, come Crispi 29, o di Destra, come Saracco 30 e Branca 31, si alzarono per protestare le loro riserve o l e loro preoccupazioni. In un ceno senso, Ricotti riuscì poi a sfruttare la situazione di crisi governativa in cui versava il Gabinetto nel giugno 1885 (quando Mancini fu costretto a lasciare la Consulta). Proprio in quei giorni veniva infatti messa in discussione la annuale legge sulla leva, che però quella volta non era del tutto 'ord inaria '. Attraverso quella legge, infatti , Ricotti, fedele ai suoi assunti ' numeristi', volle differenziarsi ulteriormente dall'amministrazione Ferrero e dall'indirizzo delle amministrazioni militari del dopo-1876, aumentando il contingente di leva e soprattutto quella pane che sarebbe stata congedata dopo soli due anni di prestato servizio 32 . Ricotti, (che sapeva che il principio dei congedi anticipati avrebbe suscitato discussioni nell'ambiente militare e tra i deputati militari, tra cui non mancavano invece i sostenitori del prin cipio della categoria unica) 33 pose la legge all'attenzione della Camera proprio durante la crisi governativa: ed il Parlamento fu invitato ad approvarla come fatto di ordinaria amministrazione. Cosa che infatti avvenne.
25 Cfr. C. ZAGHI, P.S. Mancini e ti problema del Medìte"aneo, Roma, Casini, 1955, e C. GIGUO, L'impresa dì Massaua, Roma , Ed . IStituto Italiano p er l 'Afri ca, 1955.
26 Cfr. DEl NEGRO, Eserçìto, Stato, società. Saggi dì storia militare, ci t., p. 260.
27 Cfr. AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, tornata del 14 maggio 1885.
28 Cfr. ivi, tornata del l giugno 1885 Qualche obiezione (da pane di esponenti della Destra contrari alla dilatazione delle spese statali in genere) era stata invece sollevata in sede di Commissione esamina t ri ce. Cfs. ACD , Dd/, Legisl. XV, sess. uni ca, reg. 401, n. 272, Verbale di seduta della Commissione, IO aprile 1885.
29 Cfr. AA PP ., Camera , Legisl. XV, sess. unica , Discussioni, tornata del28 maggio 1885.
30 Cfr. AA PP., Senato, Legisl. XV, sess. unica , Discussioni, tornata del 22 giugno 1885.
H Cfr. ancora ACD, Dd/, Legisl. XV, sess. unica , reg . 401, n. 272, cit.
Nonostante simili artifizi regolamentari Ricotti non poté evitare, già a pochi mesi dalla sua nomina , il dibattito e la critica parlamentare. Se sino allo ra, come si è visto, le obiezioni erano state mosse al Ministro della Guerra in Aula da deputati 'civili' e soprattutto di Sinistra, pentarchici , nella sia pur veloce ma importante discussione sul la legge della leva Ricotti si trovò di fronte un certo dissenso della stessa deputazione militare. Questo dissenso, allora, non si tradusse in opposizione, per il delicato momento di trapasso governativo cui si è accennato Eppure il segnale c' era stato. In sede di Commissione parlamentare, deputati militari come Sera.fini, Taverna e Giudici avevano rivolto una interrogazione scritta al Ministro perché «indicasse i fondi sui quali provvedere al maggior aumento del contingente:. 34; poi, in aula, persino Taverna, relatore sulla legge, colonnello della riserva e aiutante di campo del Re dal 1882 , si era lamentato che il regolamento di leva in Italia concedesse «troppa libertà al Ministro della Guerra» 35.
La legge, nonostante questo, fu approvata e il dissenso dei de-
32 Sulle questioni dei congedi anticipati, cfr. DEL NEGRO, Esercito, Stato, società Saggi di storia milìtare , cit. , p. 208, e VENTIJRINI , Militan· e politici n ell'Italia umbertina, cit .• p. 178 e sgg.
33 Cfr. la voce (panicolare ) di Riccio in AA.PP., Came ra , Legisl. XV , sess. unica , Discussioni, tornata del 19 giugno · 1885.
34 ACD, Dd/, Legisl. XV , sess. unica , reg 403, n. 303, Verbale di uduta della Commissione, 2 maggio 1885.
AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, tornata del 19 giugno 1885 putati militari fu appena notato dalla stamp a 36; eppure era un disse nso che doveva prefigurare, in piccolo, un ' opposizione futura. Ma, nonostante i primi timori della stampa militare, le prime sfavorevoli reazioni della stampa d'opposizione, e queste prime vicend e parlamentari, il periodo che andò dall'ottobre 1884 al giugno 1885 fu ceno quello in cui la posizione politica di Ricotti era ancora più che sufficientemente sicura. Il suo ingresso nel Ministero aveva avuto quella imponanza politica nei rapponi tra Depretis e la Des tra che abbiamo visto, il varo delle convenzioni ferroviarie era ancora vicino nel temp o, la polemica della Pentarchia pareva ancora tutta rivolta contro Mancini, e così il Ministro della Guerra poteva ritenersi ancora uno dei pilastri nel Governo.
Oltre e prima di questi motivi generalmente politici, però , c 'era un'altra ragione , più propriamente di politica mt/itare, che garantiva allora la permanenza di Ricotti alla Pilotta.
Erano quelli i mesi in cui, infatti , arrivava alla sua con clusione parlamentare il lungo iter politico (e militare ) del progetto di legge che stanziava un'ingentissima somma di bilancio a favore del sistema fonificatorio permanente. Come si sa 37, dal 1881 al 1883 si era riunita la Commissione per l a Difesa dello Stato e aveva stilato uno schema delle fonificazioni da costrUirsi o da rinforzare Dopo una complessa trattativa politica , che aveva visto protagonist i Ferrera e Depretis 38, fu stabilito l 'ammontare ftnanziario che lo Stato poteva mettere a disposizione per la realizzazione della pane centrale di quello schema. Quando Ricotti fu nominato Ministro , il progeto di legge aveva quasi terminato il suo esame alle Commissioni di Camera e Senato e attendeva di essere discusso in Aula. L'entità dello stan ziamento straordinario era assolutamente imponente: si sarebbe trattato di ben 217 milioni , quasi quanto l ' esercito italiano aveva asso rbito in spese straordinarie in tutto il ventennio precedente , dal1861 al1879 (escluse le spese per la guerra del 1866) 39. In un progetto di legge così im-
36 Cfr. ad esempio, l'atteggiame nto de «<l popol o romano• e de «L'O pinione• . L' attenzione politica della stampa andava, ovviame nte. alla crisi di gove rno. L' organo dd presidente del Consiglio, anzi, tendeva a difendere Ricotti dagli attacchi mossigli dalla co nservatrice cl.a Perseveranzv {attacchi , questi, però, ponati sul terreno della poLitica co loniale e con lo scopo di una riduzione delle spese militari).
37 Cfr. MINNITI, E.!ercilo e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza, cit., pp. 89-113.
38 Cfr. VENTURINI , Militari e politici nell' Italia umbertina, ci t.. p . 195.
39 Alcune tabelle (riprese dal saggio citato di A. Pedone) sull'entità delle spese militari sono ora anche in CEVA, Le forze armate , ci t ., pp 103-105 portante, la cui preparazio n e aveva impegnato rilevanti energie militari e politiche, il cambio della guardia alla Pilotta doveva avere ripercussioni secondarie.
Eppure anche in quella occasione Ricotti giocò un ruolo autonomo.
Le sue particolari concezioni del rapporto tra bilanci militari e disponibilità finanziarie , insieme ad al cune decisive pressioni di Magliani, avevano - come si è visto - condotto Ricotti a ritenere di poter gestire le necessità dell 'ese rcito se nza dover chiedere aumenti nelle spese militari. Anzi , per quanto riguardava il progetto di legge sulle fortificazioni, fu possibile fare di più. Dal momento che Magliani voleva conte n ere al massimo il deficit statale che invece proprio in quegli anni andava ripresentandosi 40 e poiché Ricotti non aveva mai ritenuto che il sist ema fonificatorio di una nazione dovesse avere un costo che immobilizzasse troppa parte delle sue risorse 41 , fu di fatto concordato di diminuire l ' incidenza economi ca della legge per ciascuno dei primi esercizi finanziari. Ricotti annunciò così che essa avrebbe richiesto per ciascuno dei primi due anni non più 45 milioni ma solo 30 4 2 .
Anche in questa decisione le opinioni di Ricotti si erano perfettamente sposate con le preoccupazioni di Magliani. In realtà, già da tempo era stato notato che cRicotti, come generale , subordina troppo il problema militare a quello finan ziario:. 4 3 : proprio quando se mpre più i militari sostenevano invece che «ora è divenuto urgente il dare alla questione militare rispetto a quella finanziaria un rilievo maggiore:. 44. Inoltre , anche questa posizione , assunta dal neoMinistro sul progetto di legge per le fortificazioni, avvalorava nel mondo militare italiano l'idea che si andasse verso una 'sosta'. Eppure non era forse nemmeno questo il dato rilevante- come inve ce e ra parso all 'interno del mondo militare - come non lo erano gli storni tra i capito li della legge (soprattutto aumento degli stanziamenti per le difese costiere) 45, storni che rivelavano la vecchia preoccupazione di Ricotti per uno sbarco francese sulle coste tirrenich e.
4° Cfr. BARONE, Sviluppo capitalistico e politica fina nzian'a nel decennio 1880-1890, ci t., p. 190 .
41 Cfr già AA.PP., Camera, Legisl. Xl, scss. t erza, D itcussioni, tornata del15 marzo 1874. Cfr. anche CORSI, Italia 1870 -1895 cit., p. 157.
42 Cfr. MINNITI , Esercito e politica da Porta Pia alla Tnplice Alleanza, ci t., p. 108.
43 GUICCIOU, Dian'o del 1884, cir., p. 301, alla data dal l luglio.
44 MARSELLI, La politica dello stato italiano, cir. . p. 319.
Il dato più interessante , ancora una volta, e ceno quello che spiega meglio le ragioni del successo ' politico ' di Ricotti vanno ricercate nell'oggettivo intreccio dei rapponi tra politici e militari che la vicenda delle foni spese per le fonificazioni sollevava (e della delicata ma cruciale posizione che in quel rappono il generale novarese si trovava ad occupare).
Sulle fonificazioni , Ricotti contava su un 'g io co incrociato'. Ricotti infatti , da una pane si presentava al mondo militare come il garante dell'approvazione della legge , che per la sua entità finanziaria era dj ponata eccezionale e che era (tanto per capire) anche più alta dj ognuna delle leggi per spese stra ordina rie militari che poi Crispi farà votare qualche anno dopo . E, d'altra parte , si presentava al mondo politico ed agli ambienti governativi come quel mili-" tare che assicurava che, dopo quella legge, non ci sarebbero state per un pezzo altre richieste di spese militari.
In tal modo, da nessuna delle due pani , almeno fino all ' approvazione della legge , nessuno avrebbe potuto attaccare fino in fondo l'amministrazione del generale novarese. E, infatti, così fu. Eppure nemmeno questo doveva bastare per smorzare le riserve e le critiche alla sua amministrazione: critiche che, semp re più spesso, tendevano a contrapporre Ricotti a Ferrero , esaltando il secondo e censurando il primo, nonché a evidenziare una crecente ostilità verso la 'sosta'.
Già nel maggio 1885, sulla legge di bilancio (in pratica la prima grande occasione dj dibattito parlamentare su lla politica militare dj Ricotti ed a proposito di quello che era il primo bilancio della Guerra di cui il novarese poteva dirsi in pane responsabile, essendo stato presentato alla Camera alla fine del novembre 1884) , il Ministroforse già meno protetto da quella duplice ed incrociata difesa cui abbiamo ora accennato- subì un fone attacco 46. Se, nella discussione parlamentare sulle fortificazioni erano ancora stati gli interventi 'politici' - come queJli della Pentarchia - ad essere i più critici, nella discussione della legge di bilancio furono le voci dei deputati militari a farsi sentire: e non tutte furono favorevoli.
45 Cfr. invece VENTURINI, MzJitari e politici n ell'Italia umberJina, cit., pp 195-196 e 203.
46 Cfr. AA.PP. , Camera, Legisl. XV, sess. unica , Di.Jcussio n i, tornata del 28 maggio 1885.
Comunque , già prima della deputazione 'in divisa ' tutta l' opposizione politica di Sinistra attaccò la gestione Ricotti.
Il Ministro fu accusato (talvo lta anche a sproposito) di esse re il generatore di tutti gli squilibri esistenti nell'esercito , e particolarmente tra Fanteria e Armi speciali 47 I pentarchici parlarono di (e contro) tutto : dalle classi di punizione agli abusi di autorità, dalla ferma di Cavalleria al ritardo nella costituzione della Milizia Territoriale 4s. Si ascoltarono anche voci che chiedevano un aumento dei bilanci militari 49. Intervenne persino una personalità del livello di Baccarini , criticando l'ottimismo del Ministro e affermando tra l'altro che «Se si fosse in pericolo, [avrebbe] votato un eventuale bilancio Crispi» 50. Quando , dopo la discuss ione generale , si passò ad esaminare i singo li articoli del bilancio (o ltre ai vari interventi critici che si susseguirono da Sinistra e da Destra) 5I, parlarono i deputaci militari: Pozzolini, Baracieri e Pelloux. Tutti e tre fecero al Ministro appunti di carattere generale e specifico: e comunque contro il principio della 's osta' H.
Ma non erano stati i so l i. Anche durante la discussione generale, lo stesso relatore sulla legge , il militare- moderato e ministeriale- Gandolfi, si era direttamente e pubblicamente lamentato di Ricotti , dei suo i prindpi e del suo bilancio. L'indirizzo della 'sos ta ', aveva detto, poteva forse dare «il numero» dell'esercito: «ma la qualità? ma la forza morale?» B.
A questo Ricotti rispose con un dettagliato disco rso parlamentare , in cui ribadì tutti i suoi princìpi: difese la sua passata amministrazion e del1870-76 dagli attacchi che vi erano stati ri volti, affermò di non voler effettuare una deviazione dal programma militare di Ferrero (e in questo e ra scarsamente credib il e, come anche quando disse più tardi di essere uno dei più accesi sostenitori della 'offensiva'), ripeté il suo scarso favore per le fortifi ca.zioni permanenti, dichiarò che non c'era al cuna necessità di nuove sp ese militari 54
47 Cfr. l 'in terv ento di Pais in ibidem.
48 Cfr. l'intervento di Giovagooli in ivi, tornata del 31 maggio l88S.
49 Cfr. l 'inte rvento di Baccarini in ivi, tornata de U'8 maggio 1885.
Ibidem.
51 Cfr. ibidem .
52 Cfr. ivi, tornata del 28 maggio e del l giugno 1885.
53 Cfr. ivi, tornata del 9 giugno 1885.
Ibidem.
Ma le critiche, rivoltegli dall'opposizione politica e da qu ella parte della deputazione militare che cominciava a manifestare la sua d issidenza, dovettero avere il loro peso se, al momento della votazione, un terzo della Camera negò la sua fiducia a Ricotti 55. D'altira parte il momento politico per l'intero governo era difficile e si era a ridosso della crisi del giugno 56. Non a caso lo stesso Ricotti per ben tre volte , nel suo intervento, aveva fatto appello ad un voto ministeriale, di fiducia.
Il primo grande appuntamento parlamentare di Ricotti, quindi, non si era risolto in quell'intervento frantumatore delle opposizioni che Depretis forse si era augurato nell'autunno 1884. L'indirizzo politico del Ministro della Guerra, anzi, pareva già aver vivacizzato le opposizioni pentarchiche (ma anche certi malumori moderati). Ricotti non era nemmeno riuscito completamente a far accettare gli obiettivi del Ministro e del governo all'interno dello stesso esercito, come le critiche di taluni organi di stampa militare e di parte della deputazione militare stavano ad indi care. Non era un bilancio granché positivo.
Il bilancio si faceva ancor meno positivo se si metteva in conto l'aperta e pubblica polemica che militari di alto grado e di indubbia fama (co me Agostino Ricci) avrebbero in quei giorni condotto contro la politica del Ministro 57 . Di queste polemiche, la più efficace e la più perentoria fu quella di Carlo Mezzacapo. Il noto generale aveva rotto addirittura la consueta pratica invalsa al Senato di approvare quasi senza discussione i bilanci militari ed aveva usato la Camera Alta per sferrare un duro e frontale attacco al progetto della 'sosta' di Ricotti 58 .
Mezzacapo attaccò il Ministro su tutto il fronte della sua politica. Troppo bassa la percentuale di Armi speciali rispetto alla Fanteria, insufficiente la Milizia Mobile , mancante di solidità la Milizia Territoriale, bisognosa di un riordinamento l'Artiglieria, non svalutabile il ruolo delle piazzeforti e delle fortificazioni, carente il Bilancio della Guerra, specie quello per le spese straordinarie. Tutto, secondo Mezzacapo , avrebbe dovuto fare a meno di una 'sos ta'.
Ma se Carlo Mezzacapo, al Senato, era solo (ness un altro sena- tore lo segui nella sua critica a Ricotti ed anzi la votazione senatoriale si risolse in una delle migliori per il Ministro della Guerra) 59 , egli non era solo ua i militari , tra i quali il suo discorso ebbe largo eco e riscosse significative approvazioni. Ed anche facendo astrazione dal successo della sua impostazione nel più vasto Corpo ufficiali, rimaneva il fatto che un militare del calibro di Mezzacapo aveva già deciso a poco più di un semestre dalla nomina del Ministro di dare forma pubblica (ed altisonante) alle sue critiche alla gestione Ricotti. Le voci 6o, pure diffuse, che Mezzacapo sarebbe stato l' eventuale candidato della Pentarchia alla carica di Ministro della Guerra qualora Depretis avesse deciso di sbarazzarsi - oltre che di Mancini - anche di Ricotti , non diminuivano ma anzi appesantivano il bilancio politico di quelle tornate parlamentari (e in generale del primo periodo ministeriale) del generale novarese.
Cfr. ivi, tornata del 13 giugno 1885 .
Cfr. Stona del Parlamento italiano, v. VIli , La sin istra al potere, cit., p. 378.
57 Cfr. ultra , p. 150.
58 Cfr. g ià VENTURINI, Militan· e politici nell'Italia umbertina , cit., p. 209.
In realtà, però, agli occhi dei militari , un altro grosso merito (oltre ad aver garantito la conversione in legge del progetto per le fortificazioni) Ricotti lo aveva.
Il Ministro della Guerra , infatti, con la sua autorità , aveva contribuito a che venissero rintuzzate le proposte di radicale economia sui bilanci militari che dalla parte più conservatrice della Camera erano state avanzate nei mesi precedenti. Anche se forse in questo caso, a differenza che per le fortificazioni, il merito era più della congiuntura politica che del generale e del suo pro gramma .
Aveva aperto le ostilità in questo senso già nel settembre 1884 un articolo di Ruggero Bonghi sulla «Nuova antologia» . Valutato l'equilibrio europeo come ormai stabile e duraturo , l ' ideologo della Desua antitrasformista aveva chiesto a Deprecis che si facessero economie sui bilanci della Guerra (soprattutto , ma anche della Marina) per un ammontare di 100 milioni .
La cifra, evidentemente , era simbolica ed esagerata: ma comunque indicativa della tendenza politica che si voleva affermare . La rispo ndenza parlamentare e della scampa più conservatrice non era stata irri levant e : più di un deputato di Destra e vari organi di stampa , tra cui la autorevole «la Perseveranza» di Milano , organo degli agrari lombardi , si erano dimostrati interessati alle idee di Bonghi 6 1 •
59 C fr. A A.P P., Sen ato, Legis l. X V, sess. u n ica, Discussioni , tornata d el 25 g iug n o 188 5.
60 Su cui cfr . U. P ESCI, 11 generale Carlo Mezzacapo e il suo tempo. Da appunti autobiografici e da lettere e documenti inediti, Bo log na, Zanichelli, 1905, p 170.
61 Cfr. CAROCC I, Agostin o Depretù e la pol ittca i n terna dal 1876 a/ 1887, cit., p. 405.
Il progetto (che a veva fatto gridare gli orgari Ì d ì st ampa militare aJl ' attentato politico contro la sicurezza dello Stato) 6 2 era destinato poi ad aumentare la sua pericolosità per i militari quando esso, nei mesi successivi, fu rilancìato da quel vasto ed schieramento parlamentare che fu detto 'panico degli agrari' 3 I rappresentanti dei proprietari terrieri erano in quei mesi mobilitati per sollecitare un intervento pubblico che alleviasse i clarini inferti dalla prima diffusione in Italia della crisi agraria europea. In o ltre, le ri ch ies t e degli agrari erano un po ' il corrispettivo di quelle de i gruppi finanziari ed industriali (che stavano in quei mesi ottenendo le co nvenzioni ferroviarie ) e dei circoli mili tari (c he , come si è visto , si erario avvantaggi aci dello starizÌamento per le fortificazioni ).
Per un complesso di motivi (in realtà so starizialmente l' eterogenità sociale e regionale del ' partito degli agrari ' ) e per il fatto che Depretis trovò il modo di soddisfarne le richie ste in altro modo , l'idea di decurtare le spese militari dovette cadere 64. Eppure in quel volgere di mesi ch e e ra andat o dal settembre 1884 alla primavera del 1885 , lo spettro della riduzione aveva aleggiato sui bìlari ci militari .
In un ceno senso , Depre ci s aveva vià dato una prima risposta a Bonghi ed alla Destra agraria con la stessa nomina di Ri cotti. Così infatti scriveva l'organo di stampa vicino alla presid e nza del Consig lio: eRadicali economie nel Bilaricio italiario sono impossibili ( ) rutto questo va fatto con ordine e gradualmente , se nza precipitare e senza forzare». E proprio senza precipitare e sen z a forzare Ricotti stava in quei mesi imponendo al mondo militare una stabilizzazione dei Bilanci.
Raccomandi l'on. Bonghi no n un parziale disarmo- continuava il cP opolo romano•- che sarebbe un suicidio mat eriale e morale deU'Italia, ma bensì molto più o p po nun ameme una severa amministrazione, che resechi dal Bilancio deiJa Gue rra ogni spesa non strenamente n ecessaria alla vitalità del graduale sviluppo dei n ostri o rd inamenti mili t ari ed il Paese , o m olta pane di esso, sarà con lui 65 •
Fu così che, sopra t tutto per l'avversione di Depretis a concedere
62 C f r. d' eserci to itali wo•. 7 o tto bre 1885 , Sve n triamo l'esercito.
63 C fr. CARO C CI , Storia d'Italia dall'unità ad oggi, ci t ., p. 65 e sgg troppo alla pane più retriva delle classi dominanti del tempo, la manovra degli 'agrari' si sc iolse come neve al so l e: e forse diversamente non poteva essere nell'Italia che anzi- di fronte alle prime incertezze della politica coloniale - chiedeva sempre più una politica estera ardita ed una 'politica di potenza' e di presenza europea.
64 Su gli inte ressi degli agrari pe r eco n omie sul bilancio della Guerra, cfr. cenni in VENTIJRINI, Militari e politici nell'Italia umbertina, ci t., p. 200. Ma già Carlo Corsi aveva posto - in via generale - il p rob le ma dell e economie nello Stato postUnitario come un'alternativa tra 'toccare la rendita' e 'tagliare i bilanci militari'. Cfr. C. CORSI , 1844-1869. Ve n ticinque an ni in Italia, cit., p. 301.
65 cii p o polo romano•, 22 nove m b re 1884, Le spese militan·.
Ma anche qui, una volta esauritasi la minaccia deg li agrari , e cioè intorno al giugno 188), Ricotti si trovava al governo sempre più isolato.
Intanto , l'estate 188) passò per Ricotti politicamente quieta , a pane alcune campagne di stampa della Pentarchia che rivelarono all 'opinione pubblica italiana la difficilissima situazione sanitaria del presidio militare di Massaua, prima colonia italiana 66
Nell'autunno, poi, dopo un trimestre di inten·m, di Depretis , Di Robilant accettò finalmente la carica di Ministro degli Esteri, contribuendo a sanzionare una ulteriore svolta a Destra del governo Depretis 67.
La riapertura dei lavori parlamentari dell'ottobre-novembre 188) fu disattenta e stanca, come in genere furono le discussioni di quel periodo sino al maggio 1886, quando si svo lse ro le elezioni politiche anticipate 68. A livello politico, nella Camera prevaleva il malcontento della maggioranza ministeriale , accentuato dal rafforzarsi della opposizione Pentarchica e da una certa dissidenza 'tecnica ' (ed ancora non politica) di alcuni gruppi di Destra , riuniti intorno a Di Rudinì. Queste condizioni parlamentari, e la reale mancanza di grossi disegni di legge da discutere, rendevano il dibattito politico sfùacciato e stagnante. Continuava in superficie la predominanza di Depretis e del uasformismo , ma in profondità si stavano mettendo - nel malcontento generalizzato - le basi per una crisi della maggioranza.
66 Cfr. le reazioni ministeriaLi in ivi, 22 giugno 1885, La politica colo niale e la crisi; ivi, 18 luglio 1885, La guerraall'on. Ricotti; ivi, 19luglio 1885, La nostra situazione a Massaua; ivi, 20 luglio 1885, Massaua e le colpe del governo; ivi, 2 agosto 1885, La stampa e Massaua. Per i risvolti militari cfr. cL' esercito italiano•, 19luglio 1885, L 'Italia in Africa; ivi, 31 luglio 1885. Le provvidenze amministrative per le truppe in Africa. Difendeva l'operato di Ricotti cL' Italia militare.-., 28 giugno 1885, Da Massaua; ivi, 19 luglio 1885, Cose d 'Africa. Purtroppo si trattava di polemiche g io rnalistiche, in coincidenza ma del tutto ignare di quanto in quei giorni si agitava in co lonia (ad esempio tra Saletta e Noce): polemiche che quindi non andavano al fondo del problema della prima politica coloniale italiana.
67 Cfr. CAROCCI, Agostino Depretis e la polihca interna dal 1876 al1887, cit., p. 61 0. Cfr. anche E. DEL VECCHIO, Di Robilante la criri nei rapporti man.ttimi italofrancesi, Milano , Giuffré, 1970.
6S Cfr. Storia del Parlamento italiano, v. VIII, La sinistra al potere, cir., p. 416.
In questo processo più generale,la discussione parlamentare sulla politica militare di Ricotti rispecchiava perfettamente le caratteristiche del dibattito politico più generale.
Come al solito Depretis aveva raccomandato, in apertura della sessione parlamentare all'inizio dell'aumnno, di occuparsi solo di question i amministrative.
Il programma più pratico per il nosrro paese è quello di concentrare rune le cure a riordinare su basi razionali i grandi servizi pubblici ( ... ) Governo e Parlamento dovrebbero, rafforzati dall'opinione pubblica, occuparsi meno di politica per dedicare il prossimo periodo di lavoro alle cose amministrative ed economiche 69.
Ed ancora
No n mancheranno alla Camera, forse, scaramucce ( )Ma saranno, lo ripetiamo, scaramucce. Una vera e propria lotta non vi troverebbe il terreno propizio 70 •
Come per l 'anno precedente, anche nel 1885 il programma di Ricotti collimava con i desideri di Depretis.
In una serie di articoli co mparsi su un autorevole organo di stampa di Destra , Ricotti aveva illu strato le linee di quello che avrebbe dovuto essere quel suo secondo anno di Ministero della Guerra. Nessun imponame progetto di legge, niente grandi riforme, nessun invito ad un dibattito strategico. Solo misure da ordinaria amministrazione , magari anche importanti ma piccole e delimitate: proseguimento dei lavori di fortificazione, misure anti-sbarco all'Isola d'Elba ed all'Argentario, ulteriore rinvio dell'aumento per le Armi di Cavalleria ed Artiglieria, ennesimo scoraggiamento per la costituzione di società private o pubbliche di Tiro a Segno Nazionale 7 1
Cosa non usuale per un Ministro della Guerra, però, l'interesse maggiore di Ric otti pareva essere non di ordine militare bensì politico. Così scriveva esplicitamente infatti l'organo ufficioso del Ministe ro della Guerra:
Noi [Ricotti] teniamo alla conservazione dell'anuale maggioranza perché il suo sfasciamemo ed il trionfo di un'opposizione, così scissa ed inorganica come l'attuale , darebbe all'Italia una politica più debole senza darle una finanza più fone. Tale ci pare divenut2 la siruazione nostra , dopo l'agitazione della crisi agraria e la perequaziooe fondiaria 72 •
69 cll popolo romano•. 6 ottobre 1885, La vera politica.
70 lvi, 20 novembre 1885, Alla vigilia.
7 1 Cfr. cL' Italia militare• , 12 novembre 1885 , Il programma militare.
Con questo spirito, e nonostante le continue critiche de «L' esercito ital iano» (che pure in qualche modo sembrava risentire di un generale affievo limento e immiserimento del dibattito p olitico), la stampa ufficiosa militare abbandonava la discussione dei grandi temi della politica militare e tornava a disquisire sui temi più astratti dei cgiudizi esteri su l nostro esercito» 73 o su questioni minori, come l 'appono dei militari alla lotta contro il colera, che allora imperversava in mezza Italia 74, o sui temi più ideologici e meno immediati della Milizia Territoriale e del Ti ro a Segno Nazionale 75. Anche l'iniziativa politica ministeriale di Ricotti segn ava il passo.
72 Ibidem. Per un commento critico, cfr. cL' esercito italiano», 24 novembre 1885, Il programma militare. Vo"ei ma non posso.
73 Cfr. cL'Italia militare•, 23 settembre 1885, Giudizi esteri sul nostro esercito.
74 Cfr. ifli, 7 ottobre 1885 , A proposito di certe notizie.
75 Cfr. ivi, 7 ottobre 1885, Milizia terrilon"ale e Tiro a segno nazionale. La questione del Tiro a segno Nazionale, della sua nascit2 e del suo sviluppo, della sua importanza nell'evoluzione della politica militare italiana come delle polemiche che intorno ad esso si svilupparono anche negli anni del secondo Ministero della Guerra di Cesare Ricotti, è cosa assai complessa e che meriterebbe di per sé uno studio specifico. lo quegli anni, in particolare, il dibattito tra politici e milita.ri sul Tiro a segno si andava iocenuando sulla necessità o meno per il Ministero deiJa Guerra e per l'esercito permanente di sostenere le neocoscitute 'società' di Tiro a segno (secondo quanto prevedeva la legge del1882 ), società che- diffuse e sorte un po' io tutto il Regno- avrebbero dovuto rinnovare il mito della 'Nazione armata' sia pur all'interno di rigidi condizionamenti statali e centralistici. La stampa militare d'informazione era a quel proposito divisa: cL' esercito italiano» era caldamente favorevole allo sviluppo delle 'società', cL'Italia militare» ricordava che comunque l'esercito permanente rimaneva il fulcro della di· fesa nazionale e che non conve niva sperperare fondi per quelle associazioni, spesso animate da ex -garibaldini , da crispini e da ' democratici'. NeiJa sostanza- anche se, come: si è detto, la materia richiederebbe specifici studi - negli anni del secondo Ministero Ricotti si assisté a questo proposito ad un'ennesima operazione: di segno uasformistico: da una pane si fece in modo di editare il dettagliato manuale di Compendio di istruzioni militari per le società di Tiro a segno nazionale, Roma, Voghera, 1885, dall'altra si fece: di tutto per deprimere le varie energie locali , scoraggiando la costitu zione di nuove società e lesinando fondi c: armi per quelle già costituite. La letteratura pubblicistica sul rema è assai vasta: per uo primo orientamento cfr. O. BRENTARI , Un grido di dolore per il Tiro a segno nazionale, 1885; C. FISOGNI,ll Tiro a segno nazionale in Italia: cenni statistici e stonco-cniici, Brescia, 1887. Interessanti spunti d ' analjsi storica per avvicinare: temi sirnilari sono oggi contenuti nella raccolta di saggi di imposrazionc: sociologica e politologica curata da L.A ZURCHER, G. HARRIES-JENKINS (Ed.), Supplementary Mililary Forces: Reserves, Militias, Auxilianes, Bevc:rly Hills (Calif.), Sage, 1978.
Era quello , in effe tti , forse uno dei moment i p i ù grigi del trasformismo 76 .
In maniera distratta la Camera votava, senza nemmeno un solo intervento in sede di disc ussione generale, il progetto di legge sul «Computo del tempo trascorso in servizio dei presidi del Mar Rosso». Eppure la legge, anche se apparentemente tecni ca ed amministrativa , avrebbe potuto essere un ' occasione importante per fare il punto sulla politica militare coloniale italiana 77 . Qualche giorno dopo, in tema di c Modi.ficazioni di stipendi e assegni , per ufficiali , impiegati , militari di truppa e quadrupedi •, la discussion e parlamentare sembrava animarsi , per gli interventi di militari come Pe lloux o Ungaro. Ma poi tutto si risolse in un contrasto di opinioni personali su aspetti laterali e di scarsa importanza 78 Dal punto di vista militare , analogo discorso può essere fatto per la discussione sulla legge che prevedeva la «Estensione a tutto il Regno della legge 19 ottobre 1859 sulle servitù militari»: discu ssione che (se dal punto di vista politico era assai importante per gli innumerevoli interessi so ciali che una legge sulle servitù militari sempre solleva ) 79 non vide alcun impegno dei deputati militari o comunque di deputa t i con in te ress i militari .
In questo periodo le assisi parlamentari erano poco adatte ad una discussione sulla politica militare del general e novarese.
Inoltre, proprio a livello parlamentare , Ricot t i pareva di nuovo avvantaggiarsi di quella sorta di 'tregua' che la Camera gli aveva già concesso qualche mese prima (subito dopo la sua nomina) , in sintonia con il più generale allentamento della tensione e del dibattito politico. Esemplare il caso delle discussioni finanziarie del febbraiomarzo 1886 .
Certo, anche nel1 886 , Ri cotti e le spese militari erano nel mirino degli oppositori: tra cui si possono ricordare Gi olitti co me Pleba-
76 Cfr. CAROCCI , Agoitin o Depretù e la politica in terna da/1876 a/1887, cit., p. 623.
77 Cfr. AA. PP. , Camera, Leg isl. X V, sess. unica , Discussioni, to rnat a del 7 aprile 1886. Anche questa volt a Ricotti s i trovò di fronte le critic h e più acute n o n in Aul a ma in sed e di Comm iss ione esamin atrice. Cfr. ACD , Dd/, Lcg isl. XV , sess. unica , reg 4 1 2, n 397, Ve rbale di seduta della Comm ission e, 11 febbraio 1886.
78 Cfr. AA. PP ., Camera, Legisl. XV, sess. unica, Dùcussioni, tornata del9 aprile 1886.
79 AA. P P., Camera, Legisl. XV , sess. unica, Discussioni, tornata del 7 aprile 1886 e sgg. Sulla vicenda politica delle servitù militari cfr. G. OUVA , Esemio e territorio legislazion e sulle servitù militari 1859-1932 , in cRivista di scoria con te m po ranea», a. X ( 198 1), n. 2 no, Sonnino come Bacca rini, Di Rudinì <:ome Bovio so. Ma quello che ancora veniva criticato non era tanto la spesa militare in sé (il 'militarismo', di cui comunque si iniziava a parlare) bensì la disaccona politica finanzi aria di Magliani. Non si accusava tanto Ricotti, quanto il Ministro delle Finanze. Non si criticava il fatto di destinare imponenti risorse all ' esercito, bensì la politica di Magliani che- dopo aver promesso alle Camere che quelle risorse finanziarie c'eranotornava a dire che invece non erano disponibili. Esemplare il discorso del deputato Parenzo , da questo punto di vista: in Italia si è voluto fare la grande politica senza avere la grande finanza , eg li disse: quindi o politica o finanza, o Depretis o Magliani 81 Il che non toglieva che, potendo, si sarebbe gradita invece sia una finanza robusta, sia soprattutto la politica estera ardita e la 'politica di potenza'. Ancora più esplicito fu il democratico Seismit Doda che, pur schierandosi contro la finanza di Magliani e contro il governo di Depretis, affermò che «la Camera accetta le spese militari» 82
Ecco perché se in quelle arroventate sedute Magliani fu costretto a replicare più volte , a spiegare e a difendersi, Ricotti nemmeno prese la parola. E quando anche il Ministro della Guerra prese la sua dose di critiche (né nuove né più pungenti di quelle prima ricordate) fu addirittura Depretis che lo difese . A chi accusava le spese militari quali una delle cause del deficit il presidente del Consiglio rispose che, con la crescita della nazione , una crescita delle spese militari era ovvia ed indispensabile. E a quei pochi che avevano chiamato in causa la persona di Ricotti , Depretis , rivolto ai 'politici' ed alla Camera, disse: «Ricotti? Ma se è sempre stato il vostro beniamino! Siete voi che me lo avete indicato ... » 83 Ricotti, insomma pur bersagliato dalla polemica di vari ambi enti politici e militari, polemica che proprio in quei mesi era destinata a crescere, passava così quasi indenne dalle discussioni finanziarie della Camera, la quale non processava il suo Governo per la 'politica di potenza' e di alte spese militari bensì per il loro fallimento. La verità sulle spese militari, involontariamente, era invece uscita dalle parole del deputato Vacchelli, che però nessuno aveva ripreso. Si faceva il processo al deficit ed alla politica finanziaria di
80 Cfr. AA.PP. , Camera, Legisl. XV, sess. uruca, Di.rcumoni, tornate dal 22 febbraio al 5 marzo 1886.
8! Cfr. ivz·, tornata del 2 marzo 1886.
82 lvi, tornata del l marzo 1886. lvi, tornata del 5 marzo 1886.
Magliani che lo aveva creato? Ma, rispondeva ingenuamente il ministeriale Vacchelli, «tutte le spese in più si riducono a quelle militari ( ... ). Questa è la colpa del Ministero, se colpa è. Per me non è colpa; e credo di aver concordi tutti i patrioti, da Minghetti a Crispi» 84. Nessuno allora, invece, voleva accorgersi che le 'spese in più', erano quelle militari. Qualche anno più tardi, chiusasi l'esperienza del trasformismo, una simile 'distrazione' dell'intera classe politica e parlamentare italiana sarebbe stata impensabile.
Per intanto, significativamente, proprio quando sul versante politico sembravano accettate spese m i litari e 'sosta' di Ricotti, il Ministro della Guerra doveva incassare un altro, durissimo attacco politico su quello militare. Il generale Mezzacapo, dall'Aula del Senato dove era venuto in discussione il progetto di legge di Ricotti su avanzamento e reclutamento degli ufficiali, era tornato proprio in quei giorni a sparare bordate contro la Pilotta 85.
Il tema era troppo tecnico, l'oratore ormai troppo chiacchierato come candidato anti-Ricotti e la sua efficacia politica fu quasi nulla. Ma vasta fu la risonanza all'interno del mondo militare .
Se anche i deputati militari tradizionalmente più critici verso la gestione Ricotti non erano intervenuti nelle discussioni finanziarie alla Camera , doveva essere un segnale significativo il fatto che praticamente nessuno degli altri deputati 'in divisa' (nemmeno quelli reputati più affidabili e 'ministeriali') aveva speso una parola per sostenere l'operato del Ministro.
Se anche per allora, come si è visto, Ricotti aveva usufruito di una sotta di tregua politica da parte d eli' opposizione (in occasione delle discussioni finanziarie), era un dato di fatto che il deficit cresceva e che le spese militari rimanevano sino ad allora le più alte della storia dell'Italia postunitaria. Questo da pane politica non avrebbe potuto essere ignorato ancora a lungo; sarebbe venuto il momento in cui il Ministro della Guerra sarebbe stato chiamato a dover rispondere di fronte ai politici e alla classe politica di come queste spese venivano effettuate e con quali risultati.
Allora, l'avere alle spalle un ambiente militare scontento- come si sarebbe potuto dedurre da quel diffidente silenzio dei deputa- ti militari - avrebbe potuto riservare al Generale novarese brutte sorprese.
84 Cfr. ivi, tornata del 25 febbraio 1886.
85 Cfr. AA.PP., Senato, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, tornata del 3 aprile 1886. A proposito di alcune risonanze e riprese del forte discorso di Carlo Mezzacapo, cfr. cl'esercno italiano:., 4 febbraio 1886 , La legge di avanzamento in Senato; ivi, 13 aprile 1886 La legge sull'avanzamento in Senato e fuori; ivi, 23 aprile 1886, Di alcuni provvedimenti per risolvere la questione dell 'avanzamen to.
Ma, in quei primi mesi del 1886, forse si pensava ancora poco all'importanza di un simile rendiconto. La classe politica e l'opinione pubb l ica, stancata dagli inutili e vuoti dibattiti parlamentari, attendeva solo la fine della legislatura.
D'al tra pane, si andavano ponendo due elementi nuovi nel dibattito politico generale: la consapevolezza delle dimensioni che andava prendendo il deficit statale e il rafforzamento di un'opposizione di Destra in seno allo stesso trasformismo. Proprio nelle discussioni che avevano accompagnato l'esame dello schema di assestamento del bilancio dello Stato per l'esercizio finanziario 1885-86, svoltesi tra il febbraio ed il marzo del 1886 , si era assistito ad un vistoso indebolimento della maggioranza trasformista ed a un notevole rafforzamento delle opposizioni di Sinistra (Pentarchica) e soprattutto di Destra (dissidente). Lo stesso assestamento era staco approvato nella votazione nominativa con soli 14 voci di scarto 86.
Si preparava, così, la crisi del trasformismo di Deprecis. Si arrivò però alle el ezioni del maggio 1886, in un momento di stallo e di distacco dalla politica 87. Cosa avrebbe guadagnato il trasformismo di Deprecis da quella scadenza elettorale?
Era quella una domanda la cui risposta avrebbe potuto essere importante anche per i margini della politica militare di Ricotti.
86 Cfr. ancora Storia del Parlamento italiano, v. VIII, La Jinistra al potere, cit., p. 417.
87 Cfr. AA.PP., Camera, Legisl. XV, sess. unica, DircuJJÌoni, tornata del 5 marzo 1886.