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La stampa d'informazione militare
Il Corpo Ufficiali dell'esercito, se era attraversato da un così profondo malcontento per le questioni dell 'avanzamento, questioni per le quali veniva chiamata in causa direttamente la politica del Ministro della Guerra, che cosa pensava degli altri aspetti maggiori della politica militare di Ricotti? Quali erano le 'idee diffuse' tra i militari italiani verso la metà degli anni Ottanta?
Sono queste domande cui non è facile -e per molti ve rsi non è oggi possibile - dare una risposta esatta ed esauriente.
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Alcune prime indicazioni possono, però, essere dedotte da una attenta lettura della stampa militare del tempo. Non ci riferiamo solo alla stampa più tecnica e specializzata, come quella delle riviste tecniche o d'Arma (come la «Rivista militare italiana», la «Rivista di Artiglieria e Genio», etc.) 1 Stampa, questa, che- si può dire con buona approssimazione- non veniva letta dalla globalità del Corpo Ufficiali, non pretendeva di ' rispecchiarne' gli orientamenti (bensì, casomai, di suscitarli o di omogeneizzarli), non ne appagava sempre le curiosità e gli interessi 2 In questo caso, per provare a rilevare quali fossero alcuni elementi della ideologia , delle 'idee diffuse', tra le fila del Corpo Ufficiali del tempo, è più utile rifarsi invece a quella che si potrebbe definire come 's tampa d'informazione militare'.
Si trattava di giornali, quotidiani o più s p esso trisettimanali, di formato, composizione e tecniche tipografiche assolutamente identiche a quelli della più generale stampa quotidiana politica o d'informazione: la loro unica caratteristica era di trattare solo argomenti militari. La cosa dà bene l'idea del posto che i militari occupavano al lora all'interno della classe dirigente nazionale e, dal punto di vista della storia del giornalismo, ha una sua impanante specificità, che però non è stata messa ancora nel dovuto risalto 3. Erano, probabilmente, l'unica categoria professionale che vantava una stampa propria: non c'era una stampa dalla periodicità così frequente per avvocati o ingegneri. Intorno alla categoria dei militari (che, nell'Italia del tempo costituivano una quota non indifferente del totale degli alfabetizzati) era sorta nel primo quarantennio di vita nazionale unitaria una serie numerosa, varia ed interessante (anche se non sempre, per vari motivi, finanziariamente fonunata) di iniziative giornalistiche e pubblicistiche 4 .
1 La stessa c:Rivista militare quando nacque, nel 1856, fece fatica a trovare anche solo cento abbonati (sino a che La Marmora non li trovò nelle strutture del Ministero della Guerra subalpino). Cfr. PESCI, Il generale Carlo Mezzacapo e ti suo tempo , cit., pp. 51-52 ; e [L. CISOTIIJ, Cinquantesimo anniversan'o della Rivista Militre italiana. Sguardo stonco retrospettivo e ncordi di L. C , Roma, Voghera, 1906.
2 Per un primo, ma ancora non completo , elenco , cfr. l cento anni della Rivista Militare [a cura di P.G. Franzosi) , Roma , (Roma, Tip . Regionale ). 197 6 . Per cL' esercito italiano• cfr. ivi, p. 51. Un primo uso organico della stampa d ' informazione militate , ma limitato ad un tema specifi co, è quello di L. STRIK LIEVERS , La stampa militare di fronte alla crisi dei Fasci, in I [11Ici stctliani, v. II, La crisi italiana di fine secolo, Bari, De Donato, 1976 , pp . 20 9 -224 .
Al tempo del secondo Ministero Ricotti, inoltre, una attenta lettura della stampa d ' informazione militare è necessaria anche perché -oltre a restituirei un interessante 'spaccato' dell'ambiente militare del tempo - proprio questo tipo di stampa svolse un ruolo centrale nell'evoluzione della politica ministeriale, riflettendo ed alimentando, all'interno del Corpo Ufficiali, quel ceno distacco (se non quella vera e propria opposizione) nei confronti della gestione del novarese che siamo già andati notando. Alla stampa militare del tempo, quindi, si attaglia bene la figura di protagonista consapevole del dibattito militare dell'Italia del trasformisrno e della 'po l itica di potenza'.
Tralasciando di prendere in considerazione esplicita la rilevante massa di pubblicazioni minori - periodiche o meno - che in quel periodo veniva diffusa 5, la nostra attenzione può rivolgersi ai due principali organi di informazione militare del tempo, «Italia militare» e «L'esercito italiano». Se anche una cena differenziazione, o conflittualità, tra le due testate si dovette presentare più volte, fu ceno negli anni del secondo Ministero Ricotti che la divaricazione di prospettive e di interessi dei due giornali divenne più chiara e percepìbile.
«L'Italia militare» era considerata la voce ufficiosa del Ministero della Guerra. Quando altri Ministeri - o Ministri - si servivano di quotidiani politici per far meglio conoscere le proprie il Ministro della Guerra aveva un proprio istituzionale organo di stampa. Stampato presso una tipografia di fiducia del Ministero, amministrato dal Ministero stesso, esso per lunghi anni raccolse e chiarì le posizioni dei Ministri in divisa 6. Da quella sede - militarevenivano così le risposte dei Ministri della Guerra a quegli ambienti od a quei giornali - politici - che fossero intervenuti nelle discussioni di politica militare.
3 Scarsi cenni, ad esempio, in V. CASTRONOVO, Giornali e comnti d'opinione pubblica in lJalia dopo l'unità {1861-1887), Torino, Coop. Libr. Torin., 1962, o in ID., La stampa italiana dall'unità al fascismo, Bari,Laterza, 1970. Su un versante internazionale, invece, avevano sotto lioearo l'interesse di questo tipo di stampa taluni ua i saggi raccolti io M. JANOWITZ,]. VAN DOORN, On Mzlitary Ideology, Ro([erdam, Rotterdam University Press, 1971.
4 Tra cui, anche se per anni uo poco più cardi, cfr. Annuario della stampa italiana, a cura di H. Berger, Milano, 1895. pp. 693-856; ed ancora meglio cfr. Annuario dell.a stampa italiana, a cura di H. Berger, Milano, 1897, p. 779.
5 A proposito di cui si rimanda , ancora una volta, a PAGLIAINI, Catalogo gene·rale della libreria italiana ... , ci r.
«L'esercito italiano», invece, pare conducesse una vita- politica e finanziaria - più autonoma 7. È probabile che «L'esercito italiano:., che tanta fortuna di pubblico doveva avere proprio negli anni Ottanta, fosse in origine quel giornale creato a Roma per sostenere una linea di politica militare favorevole a Luigi Mezzacapo ed al generale Nunziante, durante i primi anni della Sinistra al potere s. È comunque cerro che, negli anni del secondo Ministero Ricotti, fu il giornale militare più letto e diffuso 9. Al punto che, quandonel maggio 188 7- !'«Italia militare:. cessò le pubblicazioni, pochi nell'ambiente militare ne sentirono la mancanza. «L ' esercito italiano» visse negli anni centrali di quel decennio un periodo di forte espansione, che lo portò per più di un anno ad uscire addirittura in forma di quotidiano , senza per questo perdere le caratteristiche di vivacità, di critica e di acutezza che lo avevano sino ad allora contraddistinto. Intorno all'ambiente del giornale (oltre al tradizionale servizio di assistenza legale per i militari di Roma) lO si andava radunando un insieme di iniziative editoriali che poi, negli anni Novanta, dovevano sfociare nella fondazione della Casa Editrice Italiana. Questa casa editrice si specializzò, ovviamente , in pubblicazioni militari e, con i suoi libelli e le sue edizioni, contribuì notevolmente ad intaccare quella sorta di monopolio editoriale che per i militari degli anni Sessanta ed Ottanta avevano rappresentato le più ufficiose (e ministeriali) case editrici come la Voghera , o la Tipografia eredi Botta, o talvolta la Loescher di Torino 11.
6 Cfr. O. MAJOLO MOLINARI, La stampa pen'o dica romana dell'ottocento, Roma, lst. di studi romani, 1963, v. l , pp. 513-514.
7 lvi, pp 366-367.
8 Cfr. CORSI , Italia 1870-1895. cic., p. 163.
9 V. CASTRONOVO, Per la storia della stampa italiana (1870-1890), in «Nuova rivista sto rica. , a. XLIII (1963), nn. 1-2, dà la cifra di quattromila leuori. Se anche la cifra non fosse sottostimata, si pensi che il Corpo Ufficiali coorava al tempo poco più di quattordicimila unità . Nel novembre 1885, «L'esercito italiano• riuscì anche a trasformarsi da trisettimanale in quotidiano, seppure poi per un solo anno. Dopo Dogali , per una settimana , il giornale fu quotidiano. Nei mesi successivi, infrne, in coincidenza con la spedizione 'di rivincita' del gen. Di San Marzano 'contro l'Abissinia' cL'esercito italiano• pubblicò un sup plemento.
10 Un servizio di non trascurabile utilità per i militari della capitale. Varie, poi, le rubriche ospitate dal giornale. Tra queste: 'Guida del militare io Roma', 'Piccola cronaca militare', 'Aste e appalti', 'Piccola posta', 'Tribuna militare', etc ... Non mancavano i raccomi d ' appendice.
Quanto in questo tentativo editoriale poi influiss e ro scelte politiche o di ambienti politici non si può, allo statO attuale delle conoscenze, dire; come non si conosce a sufficienza quanto questO processo di apertura del mondo editoriale militare italiano (che ebbe effetti diversi, di rinnovamento del dibattitO militare come anche di una su a setto rializz azione e specializzazione, ma comunque effetti profondi e duraturi) fosse collegabile con le manovre editoriali e finanziarie di Oblieght, che proprio negli anni Ottanta andava allargando la sua influenza sul mondo della stampa italiana 12 .
In ogni caso , negli anni Ottanta e specificatamente negli anni del secondo Ministero Ricotti, «L'ese rcitO italiano• ebbe tra i militari un' imp ortanza ed un ruolo difficilmente sottovalutabile.
Molte delle sue fortune , va riconosciutO , furono legate alla campagna continua, martellante , insistente sulle questioni dell'avanzamento 13 . Non c'era settimana in cui il giornale non rinsaldasse Io spi ri to di Corpo e denunciasse il malcontento degli ufficiali, pubblicando analisi particolareggiate della situazione de ll e ca rriere ora di questa ora di quell'altra Arma dell'esercitO. Ampio spazio avevano poi i confronti con la situazione militare esistente in al tri Paesi europei o le proposte di soluzione e di sveltimento delle carriere per questo o quel gra d o. Costante era la de pl orazione per lo stato io cui versavano le carriere degli ufficiali inferio ri della Fanteria , tra le cui fila - evidentemente- «L'esercito italiano• trovava il maggior numero dei suoi lettori . E, quando la protesta per la lentezza delle carriere e per la fluttuante politica ministeriale di favori per le varie Armi raggiunse la forma pubblica di opuscoli e di libretti, il giornale di De Luigi poté a ragione - orgog lio samente - «rivendicare l'iniziativa di questo poderoso movimento della pubblica opinione» 14 Me- l3 Cfr. infra p. 15 7.
11 Per un 'analisi di tali questioni, poco offre- purtroppo - STICC A, Gli scritlon· militan· italiani, cir.
12 Cfr. CAS1RONOVO , Per la storia d ella stampa italiana (1870-1890), cit. , p . 139.
14 Cfr. cL ' esercito italiano• , 28 dicembre 1884, La questione dell'avanzamento glio di altri, infatti, quel giornale aveva avuto il merito di fare (di una questione che poteva essere solo amministrativa o corporativa) anche un problema politi co.
In questo senso, ma non solo, «L'esercito italiano:. affermava che:
La stamp a fa l'ufficìo suo e prende la mano al Governo quando questo sì mostra contìn uamen te irresoluto e inceno e ti tuba di fronte alla più piccola responsabilità 15.
Il giornale, infatti, pareva aver idee assai chiare. In un'altra occasione esso scrisse che stampa militare deve essere lo specchio fedele delle condizioni morali dell' esercito• 16: e qualora il dibattito militare sui vari aspetti d eU' amministrazione della Guerra avesse fatto emergere tra i militari che vi partecipavano differenze anche notevoli sul piano ideologico, il giornale non avrebbe accettato chiusure e repressioni ministeriali. cLa disciplina non ci ha a che vedere con le questioni di principio:., concludeva cL' esercito italiano• 17. Questa cosciente e riaffermata volontà di spazi di discussione mil itare, che trascendeva ovviamente la singola questione dell'avanzamento e che si allargava agli aspetti più vari e complessi di una politica militare, avanzata da un giornale militare, non deve sorprendere e può avere almeno due spiegazioni, una politica ed una 'sociale'.
La prima, ovvia, è che esistesse al tempo del secondo Ministero Ricotti un dibattito od un confronto sulla politica militare che era assai più consistente e più meditato di quanto sinora si sia potuto pensare. Un confronto che era molto più che una 'coda' dei dibattiti precedenti tra Luigi Mezzacapo e Ferrero t8 e che aveva molto in comune con un grande tema di quegli anni che era la diffusione delle teorie offensivistiche e ' militaristiche '.
La seconda spiegazione, non contrastante con la prima, è che l 'Esercito, il Corpo Ufficiali, 'i militari' - sempre più coscienti del loro ruolo nella società e nella politica dell'Italia degli anni Ottanta - cercassero oggettivamente spazi di elaborazione e di espressione più ampi e più 'liberi' di quelli che il Ministero della Guerra, con la sua sonnacchiosa «<talia militare» o con le sue rare ma controllatissime pubblicazioni , poteva offrire. In questo senso- scriveva cL' e-
15 lvi , 6 gennaio 1885, L'Italia e la paura sercito italiano» a proposito di alcuni rimproveri impartitigli dall ' organo ufficioso del Ministero- dl segreto militare ha grande importanza in tempo di gueTTa»: ma solo in quello, ché in tempo di pace l'esercito cresce e si rafforza anche nel dibattito tra le tendenze» 19 l9 cL' esercito italiano:., 29 agosto 1885, l segre# militari. li sospetto esplicito del giornale verso la persona del generale novarese (e l'avversione verso la sua politica di sosta rispetto al cammino seguito dalle amminisuazioni militari dopo il1876) si uamutò con il passare dei mesi in distacco, fino a divenire una aperta opposizione. Nel giugno 1885, quando il Ministro affrontò i primi impegnativi dibattiti parlamentari (e quando pure vi poté essere qualcuno che pensò di eliminare con una sola crisi ministeriale sia il pericolante Mancini sia quel Ricotti, così poco ben visto nell'ambiente militare), c:L'esercito italiano• scese in campo con autorità e decisione insolite 26.
16 lvi, 9 giugno 1885, La . disciplina e la stampa militare.
17 Ibidem.
18 Cfr. MINNITI, Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza , cir., p. 87.
Ilgiornale, inoltre , pubblicava spesso articoli eterodossi, provocatori della discussione . Di fronte alla nota preferenza di Ricotti verso le foni compagnie di Fanteria e verso i 'gross i battaglioni', cl' ese rc ito italiarw» scriveva che non si potevano spiegare le sconfitte italiane nella guerra del 1866 - a cui spesso ricorreva il Ministro della Guerra per dimostrare la fondatezza delle sue asserz i on i - con la mancanza di quei grossi battaglioni. cl ' esercito non ha vinto a Custoza perché nessuno ha saputo guidarlo» , questa era la lapidaria e polemica definizione del giornale 20.
Più tardi, dopo la trasformazione del giornale da tr isettimanale a quotidiano, e dopo l 'oggettivo arricchimento delle sue pagine con la comparsa di nuove rubriche e dal percepibile nuovo apporto di altri contributi e di altri collaboratori, il direttore De Luigi scriveva con soddisfazione : «È la prima volta che si costruisce in Italia un centro di discussione militare» 21 , e questo, come disse qualche tempo dopo, in un momento in cu i la discussio ne sulla politica militare governativa stava attraversando cun momento di viva concitazione» 22 .
Con questo spirito di discussione e di critica, rutti gli aspe tti della politica militare di Ricotti vennero sollevati ed analizzati nelle pagine de «L'esercito italiano». Il tono di critica e di polemica antiministeriale fu praticamente costante .
Già al momento della nomina di Ricotti il giornale espresse i diffu si timo ri che la politica del nuovo Ministro della Guerra avrebbe potuto sconvolgere l 'assetto raggiunto dall'esercito dopo l'amministrazione Ferrero , con l a quale cL' esercito italiano » si era mosso in più di un'occasione in modo simpa tetico 23. La difesa dei dodici Corpi d'Armata e anzi la necess i tà di completare que ll 'ordinamento con un adeguato aumento della unità di Cavalleria e di Artiglieria divenne così un'altra delle bandiere del giornale 24.
20 lvi, 4 novembre 1885, Ballaglioni grossi e battaglioni piccoli.
21 lvi, 10 dicembre 1885, Ai nostri lettori.
22 lvi, 6 novembre 1886, Le discussioni militan·.
23 lvi, 3 giugno 1885, L 'indirizzo dell'amministrazione della guerra.
24 Già a metà novembre .t'esercito italiano• ammetteva di aver «accolto con qualche riserva:. la nomina di Ricotti. lvi, 18 novembre 1884, L'apertura del Parlamento e le leggi militan·.
Altro aspetto sul quale il giornale ritornava spesso e volentieri era quello della necessità di opporsi a qualsiasi ipotesi di riduzione o anche solo di non accrescimento delle spese militari. c:Contro le economie!» tuonò spesso la voce de c:L' esercito italiano» 25. I raffronti con i bilanci militari delle altre potenze erano fatti sempre in modo da far comparire l'Italia agli ultimi posti di ogni graduatoria; e raramente si faceva riflettere il lettore militare che quelli degli anni Ottanta erano i bilanci militari più alti che fino ad allora erano stati stabiliti in Italia.
Ma olue che una petizione di principio questa avversione alle economie era uno strumento di lotta politica contro Ricotti.
Al Ministro il giornale negava addirittura di aver un qualche seguito nel mondo militare: e soprattutto opponeva ad ogni singola misura del Ministro le ragioni della critica e delle 'necess ità dell'esercito'.
Si creava inoltre uno scambio di opinioni tra c:L' esercito italia-
2) Cfr. ivi, 22 novembre 1884, Le economie militan· no• e quei deputati che in Parlamento si opponevano, in forme diverse , alla gestione Ricotti: i secondi risollevavano nelle aule parlamentari le critiche che il giornale aveva avanzato nel corso dei mesi, il primo dava ampio risalto ai discorsi parlamentari di quei deputati.
26 L'improvviso innalzamento del tiro della critica de cL' esercito italiano• contro Ricotti appare tanto più evidente se confrontata con alcune altre (di poco precedenti c più distensive) prese di posizione del giornale. Verso la ftnc della primavera 1885 (quan· do si erano sollevate le voci del 'partito degli agrari ' a favore di forti economie sul Bilancio d ella Guerra) il giornale aveva fatto una sona di 'fronte comune' con l'Amministra· zionc militare: Ricotti , per qualche settimana, i militari si difendevano, così, dalle ac· cuse dei civili e dei politici Persino sui temi su cui più forte aveva suonato la grancassa militare de cL' esercito italiano• (l'avanzamento e la questione del Corpo coloniale), il tono della polemica giornalistica e ra sembrato- per un po' -abbassarsi. «L'on. Rj cotti, anche volendolo, non ha sua disposizione i mezzi per sanare le piaghe esacerbate da più di un decennio( ). Che ci potrebbe fare l'on. Riconi , oggi, di una situazione del gene re?•. lvi, 10 aprile 1885, L'avanzamento nell'esercito. Ed anche: cll Ministro della Guerra non aveva per ora altra via da seguire, e sta bene: e chi lo contrasta?•. lvi, lO maggio 1885 , Le truppe coloniali. Ma erano segnali disensivi interessati e di breve durata. Passaro il pericolo di foni economie suj bilanci della Guerra, già dal giugno, cL'ese rcito italiano• tornava alle sue polemiche contro Ricotti.
Ad esempio, l'ampia critica che Carlo Mezzacapo aveva fatto nel giugno 1885 in Senato alla politica militare del novarese era qualificata da cl' esercitO italiano » come l'espressione delle cidee e aspirazi oni predominanti nelle più alte sfere del nostro Esercito» 27 . Analogamente, del discorso di Cosenz - sempre di quei giorni- si facevano rilevare quei passaggi in cui il Capo di Stato Maggiore , pur accettando l'obiettivo propostO da Ricotti d eli' aumento della forza de ll e compagnie , aveva detto che quesro «non doveva pregiudicare» il rimanente del programma militare di completamento d eli' assetto del 1882 28
Altri provvedimenti di politica militare, come quello del concorso indetto da Ricotti per il 'miglior libro di lettura per il so ldato ', che non parevano a cl ' eserc it o italiano» corrispondere alla necessità avv ertita come più urgente di completare l'ordinamentO militare ed in nalzarne l 'efficacia, venivano senza mezzi ter mini qualificati come clenocini» 2 9.
Quando poi era possibil e mettere l'amministrazione Ricotti in contrasto con se stessa, il giornale di De Luigi pareva ben lieto di far lo
Ad esempio, nel gi.ugno 1886, dopo che le e lezioni avevano rafforzatO la parte più conservatrice dell'assemblea parlamentare, Ricotti ed il suo Segretario Generale Marselli commentarono con accenti diversi le conseguenze che questo poteva avere sulla politica militare del Governo. Il Ministro , più cautamente , disse so l o che ciò avrebbe fatto approvare con maggiore velocità alcuni p roge tti di legge che da te mp o aveva p resentato all'attenzione delle Came re 30_ Marselli, in maniera più decisa , affermò invece che si stavano ponendo le condi zioni politiche per andare oltre quella 'sosta' che sinora era stata im posta alla politica militare italiana3 1 Il fatto che poi l'organo ufficioso de'l Ministero della Guerra avesse pubblicato solo il testo del discorso del Ministro , senza fare cenno a quello del Segretario Generale 32 , parve a c:L' esercito italiano» un segnale da indicare e da criticare pubblicamente 33.
27 lvi, 27 giugno La qu estione militare in Senato.
28 Ibidem.
29 lvi, 8 gennaio l /libro di lettura pel soldato italiano.
30 Cfr. cL'Italia 16 giugno 1886.
3l Cfr. cL'eserciw l giugno 1885 , L 'indirizzo dell'amministrazione militare.
Qualche settimana più tardi, di nuovo, il giornale tornava a lamentarsi delle condizioni militari dell'esercito ed il fatto che esse fossero 'cattive' veniva definito come «Un pensiero , e ci duole il dirlo , ormai entrato nella coscienza del paese» 34 . La volontà espressa da Ricotti di continuare tutto sommato nella sua attività di ordinaria amministrazione e di non impegnarsi a superare la ' sosta ' era per c:L' esercito italiano• la ragione per cui io Italia c:si arres ta[ va] insomma ogni manifestazione di quell ' attività militare di cui gli Stati esteri ci danno imitabile esempio » 35.
Un elemento importante e ricorrente caratterizzava questa opera di continua critica della gestione Ricotti che si levava dalle pagine de «L'esercito italiano ». Nelle pagine del giornale di De Luigi si parlava spesso della 'insofferenza' con cui l'Esercito guardava alla politica militare che il Governo e le Camere gli volevano imporre. Ricotti , più di una volta esplicitamente , era criticato da c: L' esercito italiano » non in quanto militare che aveva delle idee divergenti da quelle della redazione del giornale bensì in quanto autorità politica , e non militare , in quanto deputato e non soldato , estraneo all ' Esercito. La differenza era notevole.
Già al momento della candidatura di Ricotti , il giornale si era lamentato che alla nomina del nuovo Ministro si fosse giunti solo dopo una «discussione quasi esclusivamente politica» 36 , interessata a consolidare la compagine governativa ma non a 'rispondere alle necessità dell'esercito ' . E lo stesso giorno , mostrando questa volta «compiacenza» 37 per la scelta di Marselli a Segretario G e nerale , si riportavano del militare napoletano alcuni brani di un suo vecchio discorso in cui egli si era manifestato contrario alle «influenze parlamentari sull'esercito» 38
Già nel marzo 1885, esplicitamente, «L ' esercito italiano» affer- mava che Ricotti non doveva seguire la sua «fluttuante inclinazione personale>> 39 bensì quello che il corpo dell'esercito gli dettava. Più tardi, quando la Camera fu chiamata a discutere di alcuni aspetti centrali della sua politica militare, il giornale scriveva: noi non vediamo la via attraverso la quale §li attuali dibattiti parlamentan· possano arrivare a qualche risultato pratico 4 .
32 Cfr. ivi , 3 g i ugno 1885, Il programma mil itare.
33 ar. ivi, 9 gi ugno 1886, Ragioniam o pure.
34 lvi, 2 1 ag osto 1886, Le nostre co ndizio ni m ilitari.
35 l vi, 27 agosto 1886, Uh'li co nfro nti.
36 lvi, 28 n ovembre 1884, La nu ova amm inistrazione della Gue" a.
37 l vi, 11 nove m b re 1884, Il Segretario G en erale d ella G u e"a .
38 Ib idem .
In maniera ancora più chiara, nel giugno, «L'esercito italiano» dichiarava che «Ricotti non è altro che una pura e semplice competenzaparlamentare» 4l e che per questo motivo si era caduti «di nuovo in pieno opportunismo militare» 42.
Questa insofferenza verso il Parlamento e la politica, per «L'esercito italiano» era l a causa di mo l ti dei mali dell'organismo mi l itare. Nell'ambito della stampa militare, il giornale criticava il componamento dei redattori militari della «Italia mil itare» e ne spiegava il motivo con analoghe considerazioni: bastò che l'onorevole Ricotti entrasse nel Ministero, perché diventassero muti come pesci. Ciò che vuoi dire? Vuoi dire che la politica eseràta la sua tirannia( ) 43.
Io generale, «L'esercito italiano» era contrario a che un alternarsi di Ministri al la Pilotta, quale lo svolgimento dell'attività parlamentare poteva comportare, si risolvesse in mutevoli influenze politiche «che lascia[ vano] l'Esercito in balìa del primo occupante» 44 .
E ancora più tardi, nei giorni concitati seguiti al diffondersi delle notizie di D ogali, il giornale tornava ad inveire contro Ricotti e «contro la politica» 45.
È insomma nel ripetuto accento ami-parlamentare che sta una delle particolarità con cui «L'esercito italiano» accoglieva e giudicava le mosse di Ricotti. In questo senso, come di corpo che si chiude al
39 lvi, 11 marzo 1885, L'ordinamento dell'esercito.
40 lvt·, 8 maggio 1885, La politica coloniale dal punto di vista militare.
41 lvi, 3 giugno 1885, L 'indinzzo dell'amministrazione della Guerra.
42 Ibidem.
43 lvi, 21 ottobre 1885 , L 'Esercito quottdiano. Timon· e speranze dell'Italia Mzlitare.
44 lvi, 2 settembre 1886, L 'indiffirentismo militare.
45 lvi, 25 febbraio 1887, I danni militari della cnsi suo interno secondo quanto è stato notato 46, acquistano un altro e più caratterizzante valore le affermazioni più tipicamente 'militaristiche' del giornale.
«Risvegliare dal torpore il sentimento militare del Paese dopo un ventennio di vera decadenza» 4 7 diveniva così uno degli scopi del giornale, casomai auspicando, o non temendo, «un momento di serio pericolo» 48 che, csolo», avreb be potuto destare quello spirito militare che pareva essersi sopito.
Ma non solo. Contro chi andava sottolineando un po' troppo insistentemente che- nell'ordinamento politico ma anche in quello militare - «il re regna ma non governa» 49, il giornale militare riaffermava invece che la prerogativa della Corona nelle cose militari doveva essere piena e totale. Il Ministro della Guerra poteva amministrare: ma chi, in ultimo , doveva decidere per l'esercito era il Re. Solo a quest 'u ltimo gli ufficiali si inchinavano , senza discutere.
Ecco allora che, riassumendo, l'orizzonte istituzionale in cui voleva muoversi in quegli anni cl ' esercito italiano» era assai ristretto: contro il Ministro , lontani dalla politica, ossequienti al Re ed al massimo (come vedremo) al Capo di Stato Maggiore. La chiusura in se stesso dell'esercito e del Corpo Ufficiali non avrebbe potuto essere meglio definita. Il tutto veniva fatto non per un esercito dal quieto vivere, in un Paese in cu i occorreva anzi in ogni modo risvegliare il 'sentimento militare ', bensì per un esercito efficiente, forte, 'offensivo ' 5°. ·
46 Cfr. MINNITI, Erercito e politica da Porta Pia alla Tn'plice Alleanza, cit., p. 34.
47 Cfr. «L'esercito italiano• , 18 gennaio 1885, Le nostre imprudenze.
48 Come già aveva fatto notare CHABOD, Storia della politica estera italiana, ci t., p. 68 e p. 155.
4 9 Lo aveva sostenuto cii popolo romano•. quotidiano del presidente del Consiglio. Cfr. la fone risposta de cL' esercito italiano•. 19 marzo 1886, Le prerogative della Corona nelle cose mzlitan· (e poi ancora, con lo stesso titolo, in data 23 marzo 1886).
Il giornale non era nuovo a queste riaffermazioni dell'esistenza di un rappono diretto e privilegiato ua Esercito e Re. Anche nelle piccole cose. Quando Ricotti, con una delle sue prime misure amministrative successive alla sua nomina, aveva ordinato che (in assenza del Re) la residenza romana dei regnanti fosse vigilata non più dalla Guardia d'o· nore ma da un semp li ce ed ordinario picchetto di fanter ia, il giornale militare aveva gridato addirittura alla cdemolizione morale• di quel rapporto. Cfr. ivi, 18 novembre 1884, La Reggia militare.
50 Offensiva, anche in Africa. Cfr. ivi, 19 marzo 1886, La missione italiana in Afri· ca. Simili toni 'militaristici' de cL'eserci to italiano• non p ossono non sollevare- sia pure, qui, per inciso -la questione del militarismo italiano. Questione che pure abbisog nerebbe di uno srudio a pane e non di una breve nota: e comunque di uno srudio che non si esaurisca nel solo esame della stampa militare Per intanto, si può ricordare
Se infatti le polemiche sull'avanzamento erano quelle che garantivano al giornale una grande diffusione, le critiche mosse da «L'esercito italiano» alla politica di Ricotti in tema di espansione coloniale erano quelle che lo facevano apparire più radicale.
Al giornale, la politica coloniale militare realizzata ed impersonata da Ricotti appariva costituzionalmente viziata da una deficienza di ardire e di 'offensivismo'. E contro la 'parodia coloniale' del novarese «L'esercito italiano» doveva combattere alcune delle sue più efficaci campagne giornalistiche 51.
Tr a l'altro, su questo terreno, il giornale appariva assai bene aggiornato, come se qualcuno- dall'interno dell'apparato dirigente militare o dalla stessa Massaua - gli passasse continuamente molte e attendibili informazioni.
Già nei primissimi giorni di gennaio, quando ancora tra Stato Maggiore dell'Esercito e Ministero della Guerra si andavano scambiando le prime disposizioni, il giornale militare scriveva:
Chi avrebbe mai potuto credere che la presa di possesso della baia di Assab avrebbe dovutO rimanere allo stato di una semplice parodia coloniale? 52 .
Era lì, nel Mar Rosso, che si doveva guardare per una possibile espansione coloniale italiana, e non sulle coste della Libia o addirittura nel Congo, come pure in quei giorni si poteva credere. E , qualche giorno dopo, insisteva: «Assab non poteva finire, !asciateci dire la brutta parola , in una semplice buffonata» 53
Queste parole aspre (contro la politica 'coloniale' seguita al1882) servivano a «L'esercito italiano» non ceno per una polemica retrospettiva, ma per incitare in quei giorni il governo ed il Ministro della Guerra ad una intraprendente azione coloniale. Da allora, infatti, il giornale si manifestò sempre insoddisfatto del carattere moderato che, a suo parere, la prima spedizione coloniale andava prendendo.
Più tardi scrisse: «Se qualche cosa si deve fare, tanto vale farla subi- come qualche anno più tardi Guglielmo Ferrero avrebbe notatO che in Italia (anche perché .:le nostre uadizioni di vittoria [militare] sono troppo povere:.) «il militarismo, oltre quella degli interessi particolari che dipendono da lui , ha oggi base puramente politica nella monarchia:.. G. FERRERO, Il mtlitan!mo. Dieci conferenze, Milano, Treves , 1898. Ma lo stesso 'antimilitarismo borghese' di Ferrero , pensato e scritto prima della drammatica crisi del maggio 1898, andrebbe analizzato. tO» 54 E questo pare essere stato il criterio alla luce del quale il giornale valutò la politica coloniale di Ricotti.
5Ì Cfr. già ivi, 6 gennaio 1885 , L'Italia della paura.
52 Ibidem.
53 lvi, 19 gennaio 1885, La nota giusta.
Incurante delle possibili congiunture diplomatiche , disattento alle necessità finanziarie di una politica coloniale audace, disinteressato se a decidere dell'orientamento della politica coloniale fossein ogni singola e diversa situazione - il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Esteri o quello della Guerra , «L'esercito italiano» dimostrò sempre di volere una politica coloniale 'offensiva', caratterizzata da audaci avventure militari e da spericolate espansioni verso l'interno africano 55. E, se così non si faceva, la colpa era sempre 'della politica', o di Ricotti.
Il punto di maggior dissenso con la politica coloniale governativa stava, non a caso, in una questione tecnicamente mtlitare.
«L'esercito italiano» si era fatto sostenitore della costituzione di un 'corpo militare coloniale' specifico e speciale, composto da militari volontari e con soldo maggiore del normale 56 Con questo strumento militare, modella to su quello di altre nazioni colonialiste, si sarebbe potuto raggiungere il massimo di capacità offensiva. In verità, l'organo militare non si era dato poi molta pena di spiegare come e perché un simile Corpo Coloniale sarebbe stat o migliore di un Corpo di spedizione, come quello che stava andando a Massaua, formato da truppa di leva: ai collaboratori del giornale questo appariva come un dato di fatto facilmente comprensibile a tutti i militari, come un qualcosa di evidente.
Da questo punto di vista non poteva non sembrare irrazionale -od almeno ispirato da una volontà coloniale troppo 'pacifica 'il sistema voluto da Ricotti, consistente nell ' invio di tre successivi contingenti militari che solo sul posto avrebbero formato il necessario Corpo di Spedizione militare in Mrica. Contro un tale «regime di pillole coloniali a quindici giorni o ad un mese di distanza l' uno dall' altra» 57 , che pareva scelto apposta per non far sentire ali' esercito la grande novità ed il nuovo impegno che una politica di espansione co l oniale componava, «L ' esercito italiano» scese in campo più volte. «Per il momento bisogna convenire che s ' incomincia abbastanza ma-
H lvi , 8 marzo 188 5 , Le n ostre truppe a Massaua le» 58 , fu il suo commento sulle prime misure militari della storia coloniale italiana.
Cfr. ivi, 15 aprile 1885, La d elusio n e di Massaua.
Cfr. g ià i vi, 31 genn aio 188 5 , I distaccamenti colo niali 57 I b i d em .
Anche più tardi, quando parve proprio che la meteora coloniale italiana dovesse arenarsi intorno al solo porto sabbioso di Massaua e qu ando andarono chiudendosi le strade che per qualche sett imana erano parse dover portare i soldati italiani sull'altipiano abissino, la ricetta de «L'esercito italiano» rimaneva esclusivamente militare.
Per noi non vi è che un sistema da seguire. Largo impiego delle truppe ordinarie quando si tratti, sia pure in Africa, di importanti e continuate fazioni di guerra co n obiettivi ce rti e precisi e di non troppo lunga durata . Cost ituzione di distaccamenti delle varie Armi, con arruolamento di volontari della durata di almeno cinque anni , co me si reclu tano tanti altri Corpi speciali, se si trana di semplice servizio di presidio 59.
Sempre in materia coloniale, «L'esercito italiano» dava più di una volta dimostrazione di essere ben informato. Propri o quando, come vedremo, a Massaua infuriava una polemica tra i Comandanti locali dell'Esercito e della Marina , che il governo ed i Ministri interessati volevano mantenere rigorosamente segreta, il giornale militare interveniva pubblicamente nella questione, affermando che il Comando Supremo spettava ai militari dell'Esercito, che il nuovo Comandante (ed infatti di H a un mese Saletta , allora Comandante delle truppe del Regio Esercito, venne sostituitO) avrebbe dovuto essere un ufficiale del più alto grado, e che non si dovevano prendere nemmeno in considerazione ipotesi- che pure in quei giorni erano ventilate - di nominare per la prima colonia italiana un Comandante civile e politico 60.
Poi , col passare dei mesi , l a polemica tra l'organo militare e il Ministero della Guerra andò attenuandosi, in sinronia con il più generale disinteresse che andava prevalendo in Italia a proposito delle questioni coloniali: ma senza che questo avesse intaccato la convinzione di fondo del giornale rispetto alla questione del Corpo Coloniale.
Solo alla fine del 1886 si fecero evidenti alcuni accenti più moderati. Si richiese allora, solamente, una «organizzazione stabile e permanente» dei presidi d' Mrica e, pur continuando a crit icare il Ministero per «aver abbandonatO gl i studi per la costituzione di un nu-
Ibidem eleo di truppe coloniali» 6 1 e per aver continuato in quel suo sistema di continui cambi di guarnigioni di leva tra Italia e Mrica, si scrisse:
)9 lvi, IO magg io 1885 , Le truppe coloniali. 60 Cfr. ivi, 15 agosto 1885 , U comando a Massaua.
L'armale organizzazio ne non poteva avere che un carattere provvisorio equeSto carattere transitorio è già durato troppo a lungo . Comunque lo si voglia costituito , sia con truppe di leva, sia con volontari a lunga ferma, è ora che i nostri presidi africani assumano una forma definitiva( ... ) 6 2 .
A questa constatazione, più possibilista e aperta, si aggiungeva però che
[questo) lo vuole il beninteso interesse della nostra politica coloniale, lo vuole anche più l'organismo dell'esercito, n el quale le spedizioni a[gcan e hanno prodotto dei piccoli buchi che bisogna assolutamente tappare 3 .
Quali fossero questi 'buchi' il giornale non specificava: ma quell'articolo, ad un mese esatto dalla giornata di Dogali, acquistava di per sé una valenza ammonitrice.
A questa insistente critica delle forme militari dell'espansione coloniale italiana si accompagnava poi una serie, lunga ed interessante, di corrispondenze «da Massaua» che il giornale ospitava periodicamente. Si trattava per lo più di lettere di militari di stanza in Mrica che cl' esercito italiano» pubblicava per denunciare i ritardi , le lacune o le inefficienze della sistemazione militare e politica della prima colonia italiana 64. Spesso, quelle stesse lettere o corrispondenze venivano poi ripubblicate da altri giornali politici e costituivano altrettante armi di critica della politica coloniale 'moderata' del governo e di Ricotti. E a chi , come la ministeriale «Italia militare» , criticava questo comportamento de «L'esercito italiano:., il giornale replicava seccamente che non avrebbe affatto interrotto quel suo servizio di corrispondenza così singolare e provocatorio e che «Bisogna dunque che ci abituiamo anche a questo genere di letteratura africana»
La distanza tra cl' esercito italiano» e la politica di Ricotti, quindi, su rutti gli aspetti, non poteva essere più grande. La cosa che col-
6 t lvi, 28 dicembre 1886 , Presidi d ' Africa pisce maggiormente è che il giornale militare continuava a parlare «in nome dell'esercito», senza che il Ministero volesse o potesse porre qualcosa di equivalente, senza che il Ministero riuscisse a sconfessarlo o a 'smascherarlo' 66
62 Ibidem.
63 Ibidem.
64 Già con il 14 febbraio 1885 si aprì una nuova rubrica, intitolata ' La spedizione d' Assab' (poi, ovviamente, corretta in 'La spedizione di Massaua '). In quesra rubrica venivano riportare notizie varie, militari e politiche .
6) cl'esercito italiano,., 8 marzo 1885 , Le lettere dall 'Africa.
Ad un'eventuale, ma necessaria, opera di contrasto delle opinioni antiministeriali de «L'esercito italiano» non valeva certo la povera «Italia militare» 67.
Essa era entrata ormai in uno stadio che si sarebbe potuto dire 'p re-agonico'. Per vari motivi, che sono in buona parte ancora da esplorare, già al momento della nomina di Ricotti essa non veniva più stampata sotto la diretta cura del Ministero della Guerra mapur restandone la voce ufficiosa - era tornata al suo vecchio proprietario (tale Bini). Ad un certo disinteresse per l' «<talia militare», forse, dovette contribuire anche il fatto che Ricotti - considerato importante esponente politico, oltre e prima che essere militare e Ministro della Guerra - preferiva annunciare i suoi programmi di politica militare dalle colonne dei più autorevoli quotidiani politici della Destra, piuttosto che da quelle dello scarsamente letto organo militare ufficioso 68.
Questo non significa però che il Ministero non fosse sensibile alla perdita di tono e di importanza di quello che era stato per tanti anni il suo giornale. Anzi, la presenza- al Segretariato Generale - di Marselli (che pensava che alle critiche delle opposizioni si dovesse rispondere anche in materia militare secondo il principio «parola contro parola, stampa contro stampa») 69 deve indurre a pensare che si fosse in qualche modo tentato di evitare la crisi dell'organo ministeriale. Oltre alla ventilata creazione al Ministero di un apposito Ufficio Stampa 70 (che avrebbe potutO prendere il posto dell' «Italia militare») di cui però in fondo non si fece nulla, varie furono le misure presse da Ricotti e tese a scoraggiare nel mondo militare la lettura del concorrenziale «L'esercito italiano».
66 Anche a distanza di anni, i militari si ricordavano de cL' esercito italiano• come di un giornale cd' opposizione•. DE ROSSI , La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, cit., p. 95.
6? Cfr. I cento anni della Rivista militare, cit., p. 50.
6S Ciò contribuiva a diffondere l'immagine di un Ministro ' politico ' oltre che militare. La frequenza con cui il novarese era definito dalla stampa 'l' on. Ricotti ' (piuttosto che 'il generale Ricotti ') ne era un altro, se pur secondario, segno.
69 MARSELLI, La vita del reggimento, cit., p. 183.
7° Cfr. cL' esercito italiano», 31 luglio 1885.
Tra queste misure la più imporrante fu quella di regalare agli abbonati all' «Italia militare• le copie del «Bollettino Ufficiale» del Ministero della Guerra con le liste di promozione degli ufficiali 71 Proprio in quegli anni così surriscaldati dal punto di vista dell' avanzamento, una tale misura avrebbe dovuto invogliare gli ufficiali a leggere e abbonarsi all' «Italia militare». Invece la manovra, contro cu i a voce molto alta protestò cL' esercito italiano», pare non ebbe avuto alcun successo apprezzabile.
Altri interventi a favore deJI '«I talia militare» erano costituiti dalle misure disciplinari che il Ministero , qui non interessa se a ragione o a rono, infliggeva ai collaboratori de cL' esercito italiano» 72. Ma né queste, né il «Bollettino Ufficiale», né i disegni di Quinto Cenni frequentemente ospitati sulla «<talia militare», né il suo carattere tipografico più grande e più leggibile dovettero riuscire ad invogliare gli ufficiali a leggere la voce ufficiosa del loro Ministero. E questo, in un ceno senso, si rispecchiava nel menabò stesso del giornale che si impoveriva di anicoli e di commenti, che aumentava lo spazio concesso alla pubblicità 73 o alle notizie minime ed ininfluenti e chea sfavo re degli articoli sulle questioni militari italiane - allargava lo spazio dedicato ad un 'pas tone ' editoriale di notizie, copiate da giornali militari stranieri, dedicate alla situazione degli eserciti europei.
Nonostante queste iniziative ministeriali, l' «<talia militare» non riusciva a 'rispondere' ed a ribattere a tutte le varie critiche che il giornale concorrente (ma allora si diceva <<confratello») avanzava alla po litica di Ricotti .
Comunque, sia pure nel suo oggettivo minore interesse, qualcosa vale la pena essere ri co rdata di questo giornale ministeriale. I collaboratori (e forse i lettori) delh:Italia militare» apparivano militari più ' respon sab ili ' e meno burocratici, più sensibili al va- lore 'nazionale' delle strutture militari dello Stato unitario, più compresi delle eredità risorgimentali di quelli de <<L'esercito italiano>>. Tanto per iniziare, deploravano anch'essi alcune forme di decadenza dello spirito militare del Risorgimento, ma non per fare un lamento militarista. In Italia 'non vi è possibilità di militarismo', sostenevano 74; in Italia 'esercito e popolo' sono uniti (dalle riforme Ricotti in poi) da un vincolo democratico e moderno, ripetendo così alla lettera certe affermazioni di Marselli di qualche anno prima. E poi, il militarismo è di per sé antipopolare: e questo in Italia, dove <<tutto il favore del popolo va all'esercito» 75, ciò non era - secondo il giornale - possibile. Infine, diceva l' «Italia militare» il militarismo non è di per sé un fattore di potenza di uno Stato, ché non vi è «potenza dì Stato» se non vi è «potenza del Paese» e questa è formata da un insieme di fattori ben più complesso del solo fattore militare 76. E in un'altra occasione, tornando sullo stesso argomento, l' «Italia militare» affermava l'esistenza (e la necessità) di una diversità tra «spirito militare» e «spirito nazionale», nonché la incontrastabile superiorità del secondo sul primo 77 .
71 Cfr. ivi, 29 novembre 1885, La concorrenza ufficiale all'Esercito Italiano.
72 Uno dei quali fu il ten. col. Biancardi, collaboratore appunto de cL' esercito italiano•, trasferito da Roma (dove era addetto al Comitato d'Artiglieria e Genio) ad Ancona. Probabilmente per via di un articolo pubblicato su cL'ese rciro italiano •, e ripubblicaro in varie forme da altri organi poliùci tra cui cLa Tribuna. o cLa Nazione». Cfr. ivi, 11 marzo 1887.
13 Ha comunque la sua imponanza, ad esempio , a dimostrazione dell'inserimento di rutto rispetto de cl' esercito italiano• nei circuiti poliùci na zionali , il fatto che la potente ed influente Banca Generale, pubblicizzasse nell'ambiente militare le sue molteplici attività dalle pagine di questo giornale e non da quelle della pur ufficiosa e ministeri aie c: ltalia militare•. Cfr .. ad esempio, ivi, 11 febb1aio 1885.
A cosa si riduceva quindi, secondo la voce ufficiosa del Ministero della Guerra, il «mìlitarismo»? Alla necessità della preparazione della guerra, al rafforzamento degli arsenali, ad un qualcosa chese esisteva - aveva dimensione europea e non nazionale 78 In questo senso gli eserciti, oltre e prima che dare la misura della potenza di uno Stato, avevano piuttosto «in tempo di pace una funzione preventiva» 79, dissuasiva verso l'esterno ma anche e soprattutto verso l'interno. Proprio a questo proposito - negli stessi giorni in cui in Belgio una forte repressione manu mziitari aveva stroncato gli scioperi e le agitazioni operaie di Charleroi -l' «Italia militare» ricordava come a livello sociale l'esercito fosse un efficace «preservativo» 80 dell'ordine pubblico. O, analogamente, quando si emanarono le nuove norme riguardanti la Milizia Mobile e Territoriale, l'organo ufficioso del Ministero della Guerra ricordava che queste milizie poteva- n Ibidem. Eran o, in fondo, le concezioni più volre proclamare da Ricorri.
74 Cfr. «L'Iralia milirare», 15 febbraio 1885, Mziitarismo.
76 Ibidem.
77 Cfr. ivi, 31 gennaio 1886, Lo spirito nazionale e lo spirito militare.
78 lvi, 3 marzo 1886, Il militan'smo ì9 Cfr. ibidem no utilmente surrogare i reggimenti di Reali Carabinieri e cooperare con i prefetti, i sindaci e i Distretti militari nel mantenimento dell' ordine pubblico 81.
80 lvi, 9 aprile 1886, L 'esercito e gli interessi sociali.
Ma il punto esplicito che differenziava l' «<talia militare» da «L'esercito italiano» era soprattutto l'attenzione e la reverenza nei confronti dell'azione politica del Parlamento, anche in tema di politica militare. Ciò che il giornale di De Luigi combatteva (l'azione delJa politica per l'esercito) era invece sollecitato dall'cltalia militare».
A pochi mesi dalla nomina di Ricotti, la voce ufficiosa del Ministero criticò apenamente la cDeutsche He e res Zeitung:. (e cL' esercito italiano» che di quella si era fatto cassa di risonanza) 82. Da pane germanica era stato emesso un pesante giudizio su ll 'invadenza del Parlamento italiano nelle questioni dell'esercito 83. Contro le critiche d'oltralpe, e contro i ripetitori 'militaristi' italiani, l' «<talia militare» affermava invece solennemente che l 'opinione pubblica «in Italia vuoi controllare, per mezzo dei suoi rappresentanti , tutto ciò che si riferisce alJ' esercito:. perché questo «è un paese liberale, non come la Germania:. 84.
Analogamente , quando cL' esercito italiano:. si fece quotidiano , e l' cltalia militare:. criticò questa iniziativa (il quotidiano è un mezzo di informazione politica, si sosteneva, che mal si adatta alla necessaria ponderazione con cui vanno meditate le complesse misure dell'amministrazione militare ), la voce ufficiosa del Ministero si spinse in una lunga tirata polemica «contro -lo spagnolismo» 85, cioè contro quel sistema ch e a suo parere poteva far intravedere la possi- bilità di una influenza dell'esercito e dei militari sulla naturale evoluzione della politica nazionale.
81 Cfr. ivi, 26 gennaio 1887, La Milizia Comunale.
82 Cfr. cl' esercito italiano•. 22 novembre 1884, L'Esercito in Parlamento, e larisposta de • L'Italia militare», 7 gennaio 1885, Esercito e parlamento.
83 c( ) Le decisioni venivano prese quasi sempre fuori del Parlamento». Così anche A. CAPONE. Destra e sinistra da Cavour a Crispi, Torino, UTET , 198 1, p. 371.
84 cL'Italia militare», 7 gennaio 1885, Esercito e parLamento. Questa riaffermata fiducia nel Parlamento da parte dell'organo ufficioso non può essere sottovalutata. Anche perché quel tipo di affermazione non era per niente scontata, tra i militari. Il geo. Antonio Brignone aveva sostenuto in un suo lungo scritto (composto, come egli tenne a precisare, dopo il 1878 e pubblicato dalla 'ufficiosa' tipografia Voghera) che - al fo ndo- una delle più urgenti misure da adonare per risolvere le crisi politiche di quegli anni era proprio il restringimento radicale dello spazio l egislativo e politico del parlamento. Cioè un salto all'indietro, al tempo d ella Restaurazione, prima del1848. Cfr. A. BRIGNONE Piano graduale di riforma nei due poteri legislativo ed esecutivo a soluzione della questione sociale in Italia, Roma, Voghera, 1880.
8 ) lvi, 18 ottobre 1885, Stampa militare; ed anche ivi, 18 novembre 1885. La stampa dell'esercito.
Inoltre, il concetto di 'stampa militare' che l'organo del Ministero voleva accreditare era ben diverso da quello de «L'esercito italiano:..
Della mobilitazione militare e delle sue caratte ristiche , in Italia e all'estero nonché della difesa dello Stato, era fatto cdivieto di fare oggetto di pubblica discussione:.. Ogni tanto , si riportava la voceanche per smentirla - di una possibile cci rcolare durissima:. tesa alla «destituzione di quegli impiegati che scrivono sui giornali di cose che riguardano l'amministrazione:. 86. In ogni caso gli argomenti più scottanti erano lasciati sotto silenzio, o trattati con molti distinguo ed omissis.
Con un occhio evidentemente rivolto alle pagine de «L'esercito italiano», l' «Italia militare» scriveva poi che erano quanto mai da abolire dalla stampa militare le cminuziosità» dell'analisi, le «critiche personali e spietate», nonché le «lettere private di militari appanenenti a corpi di truppa che si trovano fuori paese:. (elegante eufemismo, questo, per indicare il Corpo di occupazione colonial e di Massaua) 87. Oltre che per il loro catt ivo effetto all'interno del mondo militare, questo tipo di pubblicazioni erano pericolose- secondo l' cltalia militare» - per i possibili effetti esterni e sociali.
Con tanta gente che oggidl sa leggere, ma non ha discernimento per giudicare ciò che legge, queste pubblicazioni sono un veleno per il buon senso e per i buoni sentimenti della popolazione. ( )qui non si tratta di panito, non si trana di mio e tuo, ma del bene della patria 88.
Questo perché , tutto sommato, ancora una volta , il migliore ufficio dell 'es ercito era (i n quei tempi di pace) il mantenimento di «ordine e tranquillità» 89, la trasformazione (che si attuava nel periodo della leva) del giovane da cittadino a soldato, il «crogiuolo» delle varie regioni italiane.
Oltre a queste affermazioni di carattere generale, comunque indicative di una tendenza e di un concetto, rimaneva poco spazio nel!' «Italia militare:. di quegli anni per chiarire e spiegare i termini
86 Cfr . ivi, 28 agosto 1885, Smentita.
87 lvi, 30 aprile 1886, La stampa nelle cose militan specifici della politica militare del Ministro. E quando vi si faceva accenno, era spesso per ribattere alle accuse de «L'esercito italiano». La voce ufficiosa del Ministero sminuiva così la necessità di uno sviluppo del Tiro a Segno Nazionale, o l'urgenza dei miglioramenti sul terreno delle Milizie di seconda e di terza linea 90; e si diffondeva, caso mai, su questioni e provvedimenti di scarsa consistenza politica e finanziaria, come i programmi ideologici di Marselli per una «educazione militare nazionale» 9 1 Talvolta venivano illustrate anche questioni di grande momento per la difesa nazionale, come l'organizzazione dei reggimenti di Alpini 92 o come il rappono che doveva regnare tra Esercito e Marina 93; ma tali illustrazioni si riducevano ad articoletti troppo brevi per poter essere pari alla grande rilevanza dei terni affrontati, e spesso scritti con una intonazione troppo fedelmente ufficiosa per poter essere qualcosa di più che secchi comunicati. In questo senso, l' «<talia militare» si confondeva troppo con la «compatta falange dei giornali rninisteriali» 94 , con l'insieme della stampa politica contro cui lanciava i suoi strali «L'esercitO italiano».
88 Ibidem.
89 Cfr. ancora ivi, 9 aprile 1886, L 'esercito e gli interessi sociali.
Sta forse anche in questo suo non riuscire a dare molte più informazioni - anche sullo specifico terreno della politica militaredi un qualsiasi quotidiano governativo, che può essere rintracciata una delle cause della probabile diminuzione dei lettori dell' «<talia militare».
Fu così che, a solo un mese dalla nomina del successore di Ricotti, quel Bertolè Viale il cui nominativo era stato già fatto da «L'esercito italiano» 95 nel corso della lunga crisi ministeriale seguita ai giorni di Dogali (e che invece era stato accolto molto più freddamente dali' «<talia militare») 96, il giornale che era stato sempre consideratO la voce ufficiosa del Ministero chiuse i battenti.
La motivazione addotta sulle sue stesse pagine (il decesso del vecchio proprietario, Bini, aveva colto l'erede ancora nella sua minorità e quindi nella impossibilità di rilevare direttamente ed immediatamente la testata) era risibile e confusa 97.
9° Cfr. ivi, 7 ottobre 1885, Mzlizia tem.torUile e tiro a .regno nazionale.
9 ! Cfr. ivi, 28 marzo 1886 , Sul concorso per un libro di lettura pel .roldato italiano.
92 Cfr. ivi, 5 aprile 1885 , Alpini.
9 3 Cfr. ivi, 7 febbraio 1886 , La dife.ra delle coste .
94 «l'esercito italiano», 16 gennaio 1886, Molti nemici, molto on ore.
95 lvi, 17 febbraio 1887, La crisi ministerUile ed zl portafoglio della Guerra.
96 Cfr. «L'Italia militare», 7 aprile 1887. Fiducia
97 Cfr. ivi, 14 maggio 1887, Ai nostri associati.
Ma vi doveva essere qualcosa di simbolico , di rivelatOre , nella fine del giornale che, solo, si era dato da fare per difendere la politica della 'sosta' di Ricotti daJle invettive criti che ' militaristiche' e dagli attacchi de «L'esercito italiano», che adesso rimaneva l'unico giornale di informazione militare in Italia.
Ai 'responsabili' d eli' «<talia militare» si sarebbero sostituiti in tutto e per tutto i 'c ritici' de «L'esercito italimo:..
È indubbio che in quella differenziazione di metOdo e di merito (che sul campo della politica militare i due giornali per il Corpo Ufficiali dovevmo esprimere) c'e ra in qualche modo un 'gioco delle parti': tra il giornale di o pposizione , che si dimostrava esigente ed intransigente, e la voce mini steriale, più accomodante e conciliatrice. Come è anche probabile che, soprattutto negli anicoli dell' «<talia militare», c'era in qualche modo un riflesso di quel tentativo di conciliare gli opposti, così tipico della politica trasformistica di Depretis, ed in fondo anche di Ricotti.
Ma era comunque un gioco delle pani che, come si è visto e come vedremo meglio dalla analisi dei passi successivi dell ' amministrazione Ricotti, doveva co nosce re una parte vittorio sa ed una parte vinta e superata. E questo - su quel terreno della pol itica militare che g ià nel non l ontano passato aveva conosciuto dibattiti politici assai aspri - non doveva essere senza importanza.
In conclusione, non si può negare che la stampa militare aveva g i ocato nel più general e dibattito sulla poli tica militare nazionale di quegli mni, un suo ruolo decisivo e prefiguratore.
Mtlt'tari deputati o deputati militari
L'esistenza , nel primo cinquantennio di vita po l itica unitaria , di una cospicua ed interessan te pattuglia parlam entare di deputati militari era tema già noto agli studiosi. Se ne era segnalato il ruolo nella definizione della politica militare nazionale 1 , se ne ermo rico rdati i principali e più vivaci componenti , se ne era tentato un primo approssimativo el e n co 2
1 Cfr DEL NEGRO, Esercito, Stato, ;oàetà. Saggi di Jtoria militare, cir., pp 56 -5 9.
2 Cfr. V. GALLINARI , l militan· n el Parlamento italiano {1861 - 1922), in cRivista militare•, a. 1977, n. 2.
Meno noto è il fatto che la deputazione militare tra il 1884 ed il1887 recitò una parte centrale nel progressivo indebolimento politico dell'ipotesi della 'sosta' voluta da Ricotti. Pur all'interno della generale evoluzione politica e parlamentare degli ultimi anni del trasformismo, il componamento dei deputati militari mantiene infatti un interesse specifico e una periodizzazione sua propria.
Chi erano questi militari deputati negli anni Ottanta 3?
Vi erano i casi personali più diversi.
Vi era chi come Cesare Ricotti faceva parte della Camera sin dal 1870 o chi come Torre sin dal1861 e chi invece (come Adami, Mirri e Siacci) vi erano appena entrati con quelle elezioni del maggio 1886. Vi era il caso di chi era stato eletto deputato a soli trentacinque anni, come Marazzi, e di chi invece quando era già Tenente Generale ed andava per la sessantina, come Rolandi. Vi erano militari che andavano a sedersi a Destra, chi nel 'centro-sinist.ra', chi si definiva «di sinisua monarchica.» 4. In genere, si trattava però di militari che erano già stati 'provati' per periodi più o meno lunghi nelle amministrazioni militari centrali 5 dove avevano avuto modo di farsi una pro-
3 Ricerche su un più ampio arco cronologico potrebbero meglio dedicarsi ad una analisi della composizione della pattuglia dei militari deputati, alla Camera come al Senato, e sopratruno ad uno studio del loro rappono con l ' istituzione militare e con la politica militare. Un notevole numero di militari, infatti , aveva anche raggiunto il laticlavio, costituendo uno dei più evidenti trait d'union tra Ancien regime e Italia liberale. Anche se il peso politico e conservatore della presenza di Generali al Senato non può essere sottovalutato (specie all'interno di quelle 'infomate' che dovevano costituire io Italia uno dei metodi per regolare i capponi rra Camera alta e Camera bassa), il 'significato ' di quei militari deputati era più sociale e istituzionale che parlamentare. Spesso assenti dalle sedute, raramente impegnati in prima persona nel dibattito politico, ai militari al Senato spettava (o finiva per spenare) di essere più un pendant della Corona che un'espressione o una rappresentanza - sia pur mediata e particolare- dell'esercito. Prevalentemente la nostra attenzione ricadrà invece sui militari alla Camera , sul loro ruolo, sul loro rappono con la politica del Mini stro della Guerra
4 Cfr. poi i repertori parlamentari , tra cui ad esempio T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici dt. tutti i deputati e senaton· eletti e creati da/1848 a/1890, Terni , Tip. Ed. dell ' Industria , 1890 , ed anche cfr. A MALA· pria competenza specifica o avevano potuto entrare in contatto con esponenti del mondo politico. Difficile quindi fare una media delle varie situazioni politiche ed elettorali che li avevano portati in Parlamento. Ma l'impressione è che essi fossero stati presentati quasi dovunque in 'collegi sicuri', dove non andavano incontro ad opposizioni o a ballottaggi, spesso in località vicine a quelle natali doveoltre al prestigio acquistato, in provincia, per l'essere una alta carica dello Stato- il militare avrebbe potuto far valere i non infrequenti nobili natali e con questi agevolare la sua elezione.
TESTA, deputa/t·, senaton· da/ 1848 al 1922, Milano , lst. Edir. Ital., s.a.
5 Un elemento di differenza tra i militari deputati p iemontesi delle prime legislature con quelli dei tardi anni Settanta o degli anni Ottanta (ed una conferma che in questo periodo si stesse consumando nell ' ambiente m ilitare il passaggio da 'quadro nazionale' e risorgimentale a ' quadro burocratico': su cui cfr. DEL NEGRO , Ufficiali di carriera e ufficiali di complemento n ell ' esercito italiano della grande guerra: la provem'enza regionale , cit. , p. 265 e sgg.) sta nel fatto che quasi tuni i deputati in divisa di quegli anni venivano eletti ad una cena età, già in possesso di un certo grado e so · pratrurro già noti per il servizio prestato a Roma presso il Ministero della Guerra , presso lo Stato Maggiore o presso i vari Comitati d'Arma .
Ma questo ci direbbe ancora poco della attività dei mil itari deputati. Che peraltro non si riduceva a quella meramente politica delle discussioni in Aula.
Militari in quanto tali, più che per il loro essere deputati, erano infatti presenti in tutte le Commissioni e in tutti gli Uffici che affiancavano e preparavano il lavoro delle Camere, spesso svolgendo un ruolo silenzioso, amministrativo , di controllo, ma non per questo meno importante. C'erano militari (spesso uno per organismo) nella Commissione Permanente per le Elezioni, in quella per le Petizioni , tra i Commissari per la sorveglianza su ll'Amministrazione del Debito Pubblico. C'era un militare nella Commissione Permanente per l'esame dei Decreti e Mandati registrati con riserva dalla Corte dei Conti, e ovviamente c'erano militari in Commissioni come quelle per il monumento a Vittorio Emanuele II o per il m o numento a Quintino Sella. I Commissari per la Sorveglianza sull'Amministrazione della Cassa Militare, poi, erano tutti e due militari, per poter controllare direttamente e senza ingerenze politiche o civili le pensioni militari ed altre cose. Soprattutto, c'erano militari nella Commissione Generale del Bilancio la cui funzione, importan tissima, ancora rimane da studiare.
Oltre a questo, ovviamente, c'erano deputati 'in divisa' nelle Commissioni Parlamentari che erano chiamate ad esaminare ed a relazionare alla Camera sui vari progetti di legge. E non di rado i Ministri anche non militari , come quelli dell'Interno o degli Esteri, affidavano ad un militare o ad un ex-militare l'importante compito di relazionare sui bilanci d'esercizio annuali.
Anche se in fondo non molto numerosi , questi deputati militari avevano insomma il loro da fare .
Sulla loro partecipazione ai lavori della Camera, il discorso potrebbe invece essere un po' diverso. Non di rado assenti, anche giustificati, i militari che poi prendevano la parola in Aula non erano poi molti, in quegli anni Ottanta. Non è improbabile che (una volta trascorso il periodo degli anni Sessanta e Settanta, in cui la deputazione militare sembrava contare militari più giovani, di grado inferiore e tutto sommato politicamente più vivaci) anche la deputazione militare sia andata intristendosi ed omologandosi.
Negli anni del secondo Ministero Ricotti però, oltre a questo, il silenzio di alcuni militari deputati equivaleva ad un tacito dissenso dalla linea di 'sosta' del Ministro. In questo periodo, quasi la metà degli interventi 'militari' in Aula fu pronunciato da quattro soli deputati in divisa (Pelloux, Pozzolini , Taverna, Gandolfi), dei quali perlomeno due erano da tempo iptimamente contrari alla politica di Ricotti ed un altro vi era in varie parti dissenziente . E questo dato già rende l'idea del ruolo della deputazione militare.
Oltre ai mili t ari in servizio permanente effettivo, c'era poi alla Camera la pletora (in quegli anni Ottanta) degli ufficiali della riserva e soprattutto di quelli della Milizia Territoriale 6 . Erano questi, per la maggior parte, o reduci delle campagne dell'indipendenza, (e tra questi non pochi ex-garibaldini o ex-volontari) o no bilotti di provincia, o ex -m ilitari che avevano lasciato a metà la loro carriera sotto le armi per più lucrose professioni private, i quali tra il 1882 ed il 1883 (anni in cui fu definito il quadro degli Ufficiali della Milizia Territoriale) furono immessi honoris causa nelle liste degli annuari militari in qualità appunto di ufficiali delle milizie di seconda e di terza linea. Ma in verità, di militare tali deputati non avevano niente altro: non era infrequente il caso - specie tra i deputati dell'opposizione di Sinistra - in cui qualche pentarchico, particolarmente sensibile ai temi militari e riguardato dai suoi compagni di partito come un 'tecnico' ed un esperto, si fregiasse pubblicamente della sua carica di tenente colonnello di Milizia Territoriale.
Ai militari deputati n e l loro complesso, comunque, era concessa una grande importanza dalla stampa politica 7 : i loro discorsi erano considerati come quelli di vere e proprie autorità in materia, e non di rado le opinioni di qualcuno di questi militari deputati influenzarono le posizioni dei gruppi parlamentari. Se si accendeva il confronto sulle politiche ed i concetti del Ministro della Guerra, era quando parlava un militare deputatO che tutta l'Assemblea ascoltava con attenzione, cercando di capire dal variare dei suoi accenti e delle sue sotto l ineature le oscillazioni ed i progressi della politica militare nazi onale. Questo, d'altra pane , aveva anche i suoi risvolti negativi in occasione dell'esame dei progetti di legge 'tecnici' militari: occasioni in cui la maggior parte dei deputati 'civili' usciva dall'Aula orimaneva silenziosa e distratta, mentre pochi militari si dilungavano a disquisire ed a cavillare 8 . In quel caso la discussione rimaneva tra militari (Ministro della Guerra e militari deputati) e gli altri deputat i , al massimo, si facevano sentire solo perché fosse chiusa la seduta. Negli anni del secondo Ministero Ricotti l'influenza della deputazione militare era però moltip licata dal suo non infrequente farsi portavoce delle tendenze militari più radicali ed esigenti, quali certi organi di stampa militari riportavano 9 Nonché dal loro ribadire t esi militari che erano (o che si riteneva fossero) esp ressione degli ambienti dello StatO Maggiore dell'Esercito . Il f requente richiamo alla necessità di una 'po t enza ital i ana', la costante ammonizione a 'completare' l'ordinamento deJI'Esercito ed a aumentare gli organici delle Armi dì Cavalleria e di Fanteria, le ripetute sottolineature dell'importanza di tenere pronti i meccanismi della mobilitazione, di prevedere i materiali per quella necessari e di approntare la quantità d i quadrupedi sufficienti (nonché la disponibilità delle ferrovie e de l materiale rotabile) venivano tutti interpretati dall'opinione pubblica come segnali di particolari inadempienze del Ministro della Guerra. Che in alcuni casi erano anche real i. Ma oltre a questo corredo di motivi politici cui i deputati militari spesso facevano ricorso , quello che colpisce n eli' esame del loro comportamento durante q u esto Ministero è la progressione del malcontento verso la gestione Ri co tt i ed il suo supe rare- tra i depu t ati militari come e prima che tra gli altri - le divisioni di tendenza politica o di gruppo d'opinione.
6 Scarsissime le conoscenze, purtroppo, sul funzionamento (o sul non-funzionamento e sul non -ap prontamento) delle Milizie di riserva avanti il primo conflitto mondiale Su quella che a quei te mp i era così poco preparata da sembrare «una cosa un rantinello ridicola> (come la definì DE BONO, Nell'esercito nostro pn·ma della guerra, cit. , p. 46) cfr. ancora BAVA BECCARIS , Esercito italiano. Sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale , cit. Eppure l'organizzazione e la prepara zione della Milizia Mobile e della Miliz ia Territoriale furono sempre al centro dei dibattiti e degli scontri tra sostenitori numeristi della 'nazione armata' e 'offeosivisti'.
7 Si veda, a solo t irolo d'esempio , lo spazio concesso agli interventi dei militari deputati nei resoconti parlamentari dai quotidiani politici o indipendenti.
Già presente , come si è visro, al tempo delle prime discussioni del maggio -giugno 1885 e sensibilizzatosi durante q u elle che p rece_dettero il maggio 1886, il dissenso della de p utazione mi l itare si fece largo e compatto alla ripresa parlamentare dopo le elezioni, in sintonia co n la più generale avanzata dello schieramento conservatore all' interno della Camera trasformista ed in conseguenza delle delusioni seguite alle timid e aperture che Ricotti era parso voler fare per superare i princìpi della 'sosta'. Nell'autunno 1886, poi, in concomitanza con la convocazione di due Commissioni militari presiedute da Cosenz, la deputazione militare tutta insiem e risollevò il tema dell'aumento delle Armi speciali e, al momento delle discussioni sui pericoli della politica este ra del dicembre (che chiamarono in causa anche le condizioni dell'esercito e del potenziale militare italiano) , tenne un contegno che non facilitò al Ministro della Guerra una difesa del suo operato dagli attacchi mossigli, questa vol ta , anche dalla Destra dissidente di Di Rudinì. n Preoccupato, ma deciso, scrive Pelloux: cio ho votato contro il Ministro! ( ... ) sono convinto che andiamo malissimo, e voto secondo [quanto) indica la mia coscienza:>. lvi, 30 gennaio 1887 (cioè dopo Dogali), Pelloux a Sforza Terni. E cfr. anche AA.PP., Camera, L:gisl. XVI, sess. prima, Discuuioni, tornata del 17 dicembre 1886
8 Cfr. l ' episodio na rra to da ARBIB , Cinquant 'anni di stona parlamen tare del Reg n o d 'ltalza, v IV, Undicesima, dodicesima, e tredicesima legislatura da/5 dicembre 1870 al29 apnJe 1880 , cit. , p. 831 , spesso f acilmen t e generalizzabile.
9 Cfr. infra , p 180.
Tutto questo percorso pubblico potrebbe essere letto , oltre che nelle pagine degli Atti Parlamentari, anche nei carteggi privati di un militare come Luigi Pe lloux. Anche in queste lettere non destinate alla pubblicazione (e talvolta nemmeno indirizzate a militari, ma a se mplici parenti, a conoscenti, a civili ), em erge con chiarezza il travaglio ma anche la decisione del militare che - personalmente avverso alla 'sos ta ' vo lu ta da Ri co tti -via via matura la convinzione del rifiuto d èlla politica militare del Ministro lO e passa, da un voto favo revole ma 'dissidente' 11 ad una deliberata assenza dai lavori della Camera 12 sino al finale voto contrario, dato con rammarico ma con senso politico esplicito 13.
1° Cfr. ACS, Carte Pelloux, se. 31, fase. 47, Pelloux all'avv. Sforza Terni to di Pelloux). Di ceva in questa sua lettura Pelloux a proposit o della politica militare di Ricotti: cSiamo in mezzo alla confusione...
11 lvi, 13 luglio 188), PeUoux a Sforza Temi. li militare deputato scriveva che l'ultimo suo discorso parlamentare del 30 maggio lo aveva fatto cpassare da ministeriale puro(!!) allo stato di vigilante aspettah'va (!!) Ma già nel giugno aveva scritto: cNel mio antiministerialismo sono in ecceUente compagnia! e le ultime commedie parlamentari non sono tali da rallier i dissidenti, per ora... lvi, 17 giugno 1885, Pelloux a Sforza Terni. Pelloux si diceva, comunque, essere ancora in buoni rapporti con Depretis, di cui frequentava anche la famiglia (cfr. ivi, 4 aprile 1886).
12 cNo n ti parlo di politi ca! ne so n o nauseato! ( ... )Basta, ci pensi a chi tocca! Intanto me ne vado per 45 giorni in mezzo alle truppe e questa è la vita migliore-.. lvi , 24 giugno 1885 , Pelloux a Sforza Terni. Pelloux aveva comunque chiari i termini dello scontro parlamentare del rrasformismo, e teneva a mantenere una sua posizione politica. c( ) dissidente dal Min istero, non mi sono però arruolato in pentarchia•. Ed ancora: cD'alua pane l'opposizione ha troppi capi e non è abbastanza organizzata... lvi, 17 marzo 1886, P elloux a Sforza Terni.
Di fronte a fenomeni individuali, come questo di Pelloux , ma poi generalizzatisi tra i deputati militari, Ricotti - specie nel suo ultimo e più difficile periodo di permanenza alla Pilotta - non seppe che far ricorso alla maniera dura ed all ' autoritarismo repressivo. Il caso del capitano Turi è sufficientemente esemp l ificativo 14 soprattutto per l a decisione e l'intransigenza con cui il Ministro si mosse. Per altri aspetti, invece, i motivi e gli scopi (se pure ve ne furono) dello scontro tra il Ministro della Guerra ed il giovane deputato militare rimangono ancora poco chiari.
Il giovane ufficiale della Marina aveva più volte tentato di essere eletto in Parlamento; ma il collegio prescelto- quello di Pozzuoli e Napoli - si era sempre dimostrato avverso. Nel maggio 1886 (forse con l'appoggio determinante di qualche potente interesse navalistico) Turi era riuscito finalmente a passare il vaglio dell' elettorato, andando a sedersi nei banchi della Sinistra assai moderata e vicina a Nicotera. Il carattere energico (in Aula si era subito fatto notare come «parlatore facile» e per la sua «figura piuttosto sottile, con una barbetta nera e due occhi neri assai vivaci») 1 5 e le sue idee lo spinsero a presentare, appena eletto, una interpellanza al Ministro della Guerra circa le prospettive e lo stato dei lavori per la fonmcazione dJi La Spezia. In realtà, così fa cendo, Turi avrebbe dovuto rendersi conto di stare per cacciarsi in un ginepraio. Non era usual e che un ufficiale della Marina pensasse di criticare pubblicamente la condotta del Ministro della Guerra dai banchi del parlamento. Inoltre la questione della difesa di La Spezia era una di quelle intorno a cui più facile era perdere il filo conduttore degli interessi militari, politici, economtct.
La Spezia era- in quegli anni- molte cose allo stesso tempo: il più grande arsenale marittimo nazionale, la migliore postazione a difesa per l a flotta italiana che avrebbe operato nel Tirreno, uno snodo ferroviario cruciale (sulla linea litoranea Lucca-Genova e in quella, che si stava incrementando, verso Parma e l'interno). A La Spezia erano quindi compresenti interessi dell'Esercito e della Marina. Non ancora rinforzata la posizione naturale della Maddalena, lontana la decisione di declassare dal punto di vista marittimo-militare il porto di Napoli a tutto vantaggio di Taranto, ancora da stendere i piani per Brindisi e per le altre postazioni dell'Adriatico , il pono ligure 14 Cenni rivestiva un ruolo vitale e strategico per l ' ordinamento militare italiano. Dal 1870 e poi dal 1876 , rilevanti erano stati gl i investimenti per La Spezia, anche se non sempre il criterio che li aveva guidati era stato unico.
Fu così in questo intrico di interessi che Turi andò a cacciarsi. Il suo punto di panenza e lo scopo erano erano forse complessi (nella sua interpeUanza egli criticava Ricotti sia dal punto di vista finanziario che da quello tecnico-militare, sul tema della diga sottomarina a difesa dell'arsenale ) ma fatto sta che non fece nemmeno in tempo ad esplicitarli.
Infatti, per quanto lo riguardava, il Ministro della Guerra non aveva accettato nel giugno 188) le critiche di Ricci ali' ordinamento generale della difesa nazionale ; e nell'estate-autunno 1886 dimostrò in più occasioni di non essere disposto ad accogliere alcuna proposta di rimaneggiamento delle decisioni prese dalle Commission i dei generali nel 1881-83. Anche se Turi - in fondo - aveva criticato il Ministro solo su un punto specifico, Ricotti volle dare in questo un segno di fermezza . Non rifiutò di discutere l ' interpellanza di Turi , ma lo costrinse all a discussione solo dopo qual che mese , nell ' ottobre , quando il giovane deputato era del tutto impreparato, senza i suoi appunti sull'argom e nto, senza aver avuto il tempo di sollevare una più vasta attenzione parlamentare sul tema. Il tutto si risolse così in pochi minuti, tra un Ricotti documentato e puntiglioso ed il giovane militare deputato, imbarazzato e non convincente. Già Turi poteva dirsi sconfitto: ma il suo carattere (e forse qualche pressione da pane del suo elettorato cantieristico napoletano) lo spinse a tornare sull'argomento, repli cando in altra giornata in Parlamento e scrivendo lettere alla stampa. In tali occasioni , ribadendo le sue convinzioni, egli lanciava contro il Ministro della Gu e rra - per usare le parole del giornale ufficioso della Pilotta - «la più terribile delle accuse , quella di sciupare i milioni della Nazion e e di dare alla Camera cifre inesatte» 16.
In verità, la questione di La Spezia era così intricata, ed un suo libero esame avrebbe forse fatto tornare a galla affari poco chiari, che le cifre 'esatte' forse non le conosceva nemmeno il Ministro. Ricotti avrebbe potuto lasciar perdere la questione , probabilmente destinata a sbollirsi da sola.
Invece il mom e nto politico era delicato per la Pil o tta ed il Mini- stro stesso si vedeva in quelle settimane sottoposto a troppi esami incrociati (commissioni militari, stampa politica, dibattiti parlamentari, deputazione militare) e per una volta volle strafare, dal momento che l'oppositore - il povero Turi - appariva solo e senza un apprezzabile seguito politico. Il generale novarese chiese ed ottenne dal Ministro della Marina la sconfessione di Turi e la sua messa agli arresti militari. Non si poteva accusare impunemente e con leggerezza il Ministro della Guerra.
La mossa, però, da politica si fece istituzionale. La deputazione militare vedeva attaccata la sua autonomia e la sua immunità parlamentare. Era poi anche un segnale al la dissidenza ed alla stampa militare.
La stampa quotidiana riportò in modo distratto la notizia della sorte di Turi, spesso plaudendo all'energia del Ministro della Guerra che faceva rispettare la disciplina e la subordinazione gerarchica all' interno del mondo militare. La politica di potenza, sembrava di capire, non doveva tollerare tarli critici; la relativa libertà d' espressione dei militari deputati, conosciuta nel decennio successivo all'unità ed anche durante gli anni delle riforme Ricotti, sembrava ormai cosa lontana e non più necessaria né utile.
Attaccandosi a taluni cav illi , «L'Opinione» scriveva che «fuori della Camera non c'è più il deputato militare, non c'è che l'ufficiale». Non mancò chi dichiarava che ormai erano «essenzialmente incompatibili le qual it à di deputato e di militare in servizio attivo»; ci fu anche chi, deplorando l'insubordinazione gerarchica di un giovane ufficiale di fronte ad un Ministro militare ed evocando fantasmi di spaccatura dell'esercito, disse che se la critica di Turi fosse stata tollerata «ma via, non dovrebbe farci invidia la Spagna! ... » 17. «L'esercito italiano» che, pur geloso della propria autonomia, aveva sempre condannato l'influenza della politica nell'esercito (e quindi tentato di contenere l'esistenza stessa di una deputazione militare parlamentare) tornò sul tema della «essenziale distinzione tra ciò che si dice dentro e ciò che si dice fuori del Parlamento» 18.
Nessuno risollevò i temi concreti, di finanza e di strategia militare, toccati da Turi. Troppo pochi si soffermarono in maniera approfondita (come pure si sarebbe potuto e dovuto fare) sui problemi costituzionali della presenza dei militari alla Camera e al Senato: do- vunque si sentiva parlare solo di disciplina e di gerarchia da far rispettare. Chi, nella stampa militare, provò a difendere l 'utili tà di una presenza di militari deputati, lo fece con motivazioni deboli e vaghe («i deputati militari devono esserci: ma nei debiti modi») 19.
17 Sono posizioni riportate in ibrdem. Il riferimento andava alle asp re lotte civili ed al fazionalismo dei militari spagnoli del tempo.
18 Ibidem .
La lezione del 'caso Turi' (che per l'esiguità del suo protagonista si chiuse velocemente ed ebbe minore risonanza di quello, di due anni più tardi ma iscrivibile nello stesso ordine di idee e di cose, del generale Mattei) sembrava essere quella per cui la libertà d'espressione dei militari deputati non doveva toccare la gestione dei bilanci militari.
La questione era così finita nel si lenzio e nel disinteresse politico generale: che avesse più o meno ragione nel merito militare della questione di La Spezia, Turi si era imbattuto in una questione politica più grande di lui. E aveva avuto il tono di credere di senti rsi al sicuro dietro la sua immunità parlamentare.
Depretis, dal suo punto di vista (che poteva essere più quello politico della tenuta del governo e della maggioranza che quello istituzionale della garanzia delle immunità parlamentari di un giovane militare), poteva ritenersi soddisfatto.
Si è cercato bensì in questi ultimi giorni di creare un caso Turi - scrisse il giornale ufficioso della Presidenza del Consiglio - e di farne argomento di campagna contro il Ministero. Fu un tentativo sbagJ.iato che cadde nel vuoto . L'immensa maggioranza nel Paese o non si commosse punto al preteso attentato del potere esecutivo contro le franch ig ie del deputato, o diede ragione ai provvedimenti del Governo 20.
Se così, dal lato politico immediato, il caso poteva considerarsi chiuso, non con altrettanta facilità potevano dimenticare il fatto gli ambienti militari. Dal punto di vista delle istituzioni militari si era toccato un tasto importante.
Che Ricotti fosse un Ministro ed un militare quanto mai autoritario e rigido era noto 21 : ma non si pensava che sarebbe arrivato a questo punto.
Lo stesso generale novarese, anzi, era sembrato in più di un'occasione sensibile e disponibile alle prerogative della Camera e del potere politico nei confronti dell'Esercito. Proprio in uno dei suoi pri-
19 lvi, 31 ottobre 1886, Deputato e militare missimi discorsi di fronte alla Camera, nel 1871, si era reso conto d eU' esistenza di «una questione di principio molto delicata, cioè fino a qual punto si estenda fuori della Camera la qualità di deputato per un militare» 22 • E , inoltre, forse molti ricordavano un altro discorso parlamentare di Ricotti - questa volta non più Ministro come nel 1871 ma semplice deputato d'opposizione- in cui il novarese aveva fatto un grande elogio, per alcuni versi anche inaspettato e sospetto, dell'istituzione parlamentare. Contro chi voleva affrettare la chiusura di una discussione in tema di politica militare, Ricotti aveva allora detto:
20 c:Il popolo romano», 4 novembre 1886, Governo e maggioranza.
21 Cfr. VENTURINI, Mtlttan· e politici nell'Italia umbertina , cit., p. 210.
Io invece desidero che si discuta , perché credo che la Camera sia competentissima a discuterla, più competente fone dei generali che sono interessati, non per interesse personale, ma per interessi nobilissimi.
Invece la Camera sente le ragioni pro e contro , e tutti i deputati sono io caso di poter decidere. Dirò anzi che la decisione è forse più giusta di quella fatta da uomini semplicemente tecnici che hanno già prevenzioni, idee preconcette e non ascoltano le buone ragioni ( )
Invece qui la maggior patt.e dei deputati è indifferente all'una piuttosto che all'altra delle due soluzioni che si agitano, ed ascoltando le ragioni dei tecnici, possono giudicare veramente bene purché non vi entri lo spirito di partito.
Quindi bisogna aver pazienza -e malgrado i suoi inconvenienti - bisogna adattarsi al gran principio costituzionale che anche le questioni relative 1;li ordinamenti e spese militari debbono essere discusse e risolte dal Parlamento ( ... ) .
Nonostante le evidenti contraddizioni (come si poteva fare politica senza un qualche spirito di partito?) era comunque un elemento non trascurabile che un militare esponesse pubblicamente una tale fede nel sistema parlamentare, e con tanta veemenza.
Ma non poté beneficiare di tanta costituzionalità.
Contro di lui operò, insieme ed oltre le personali concezioni di Ricotti, anche quel mutamento di atmosfera che vedeva nel militare deputato non più tanto un rappresentante della nazione (od anche dell'esercito, come pure si sarebbe potuto pensare), bensì soprattutto un sottoposto gerarchico del Ministro della Guerra 24. Questo, per la deputazione militare, era un po' l'inizio della fine.
Militari deputaci dopo Turi, e dopo Mattei nel 1889, ce ne fu- rono ancora. E tra loro si trovarono anche personaggi di grande interesse e di indubbia autonomia intellettuale e politica.
22 AA PP Camera, Legisl. XI , sess. prima , Discussioni, tornata del 18 maggio 1871.
23 lvi, Legisl. XIV , sess. unica , Discussioni , tornata del 26 aprile 1882.
24 Cfr. DEL NEGRO, Ufficiali di camera e ufficiali di complemento nell'esercito italiano della grande guerra: la provemenza regionale. cir. , p 266.
Ma qualcosa , anche in quesro , dopo quel secondo Ministero Ricotti, piantato com'era a metà degli anni Ottanta (quasi a metà strada tra la proclamazione dello Stato unitario e l'intervento italiano nella prima guerra mondiale, come è stato già notato) 2 5 qualcosa stava cambiando.
Lo Stato Maggiore dell'Esercito: la preparazione della guerra
A conclusione di questO nostro breve tentativo di tratteggiare alcuni tra i soggetti più importanti del dibattito e della politica militare italiana degli anni del secondo Ministero Ricotti, dopo aver esaminato le caratteristiche e l'operare del Corpo Ufficiali, della stampa d'informazione militare, della deputazione militare nel Parlamento, non può mancare almeno qualche cenno allo Stato Maggiore dell'Esercito.
La decisione del 1882 di dare vita alla carica di Capo di Stato Maggiore è generalmente considerata uno degli eventi più signific ativi e carichi di conseguenze per la sroria dell'Amministrazione e della politica militare l.
Purtroppo , su quesro tema disponiamo o di conoscenze troppo specificamente amministrative 2 o, ancora, di intuizioni e di ipotesi piuttosto generali 3 La constatazione, pure non da tu tti condivisa, che solo col 1907 i rapporti tra Ministro della Guerra e Capo di StatO Maggiore si sarebbero modificati irreversibilmente a vantaggio del secondo 4, ha forse frenato gli studiosi dall'esaminare con più attenzione questo aspettO per quanto riguarda il periodo precedente quella data. D'altra pane, le competenze delle due cariche non si svilupparono dal 1882 al1907 ed oltre secondo una linea retta, fosse essa ascendente o discendente, né si mossero di moro uniforme. Ché anzi, alla storia dei rapporti fra le due cariche militari, si addice forse maggiormente l'immagine di una battaglia tutta fatta di avanzate e di arretramenti (a seconda che la congiuntura politica, militare 5 o personale permettesse l'allargamento o il restringimento delle competenze e dell'influenza del Capo di Stato Ma gg iore dell'Esercito).
2' Cfr. MINNITI, Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza, ci t., p. 181.
1 Cfr. ROCHAT , MASSOBRIO, Breve storia dell'esercito italiano dall861 al1943, cit., pp. 114-115. Valutazioni diverse in MINNITI, Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza, cit., pp. 191-192.
2 Cfr. C. MAZZACCARA, L'evoluzione del Corpo di Stato Maggiore nei Regni di Sardegna e d'Italia. Parte prima. 1796- 1881, in «Memorie storiche militari. 1980•, Roma, 1981; e adesso cfr. F. FRATTOLILLO, Elenco generale cronologico delle leggi, regolamenti, decreti, disposizioni, e circolari relative allo Stato Maggiore Generale ed allo Stato Maggiore dell'Esercito, in «Memorie storiche militari 1982:., Roma, 1983, pp . 472-513; e poi in «Memorie sto riche mili ta ri 1983:., Roma, 1984, pp. 605 -667.
3 Cfr. anche BATTISTELLI, Esercito e società borghese, cit.
Quindi, per questo primo periodo della storia dei rapponi tra Ministro e Capo SME (e ancora di più per il ristretto lasso di tempo, che pure vide fenomeni interessanti, da noi preso in esame) la ricostruzione non si può fare panendo dai regolamenti o dalle leggi, che ci dicono assai poco di utile, ma solo utilizzando e collazionando i più vari documenti che ci possano restituire l'atmosfera militare generale in cui quelle due cariche militari venivano ad operare ed a re. . . ctprocamente tnterague.
Quando nel1884 Ricotti sali al Ministero della Guerra, la carica di Capo dello Stato Maggiore dell'Eserci t o era stata istituita da appena due anni. Si trattava ancora di una fase che potremmo dire costituente. Eppure, un po' per la grande attesa che aveva preceduto e preparato l 'istituzione di questa carica 6, un po' per le caratteristiche individuali di chi l'aveva per primo occupata 7 , il primo Capo dello SME aveva già avuto modo di farsi riconoscere in quei soli due anni come un esponente importante all'interno dell'establishment della Pilotta 8 Le sue competenze tendevano già allora a superare quelle semplicemente consultive che in precedenza erano state riservate al Comandante del Comitato di Stato Maggiore Generale o ai Presidenti dei vari Comitati d'Arma 9
4 Cfr. ROCHAT, MASSOBRIO, Breve storia dell'esercito italiano da/1861 a/1943 , ci t., p. 115 e p. 155. È già ricorsa e ricorrerà la dizione 'Capo di Stato Maggiore dell'Esercito', Capo dello SME e Capo di Stato Maggiore. Si pensi ch e , negli anni di cui questo·volume si occupa, la carica era stata istituita solo dal 1882. Per una spiegazione dell'uso dei termini (e sul perché il Comandante in seconda del Corpo di Staro Maggiore - o CSM -fosse di fatto il Comandante in seconda dello SME) si possono confrontare gli Annuari militari o, adesso più comodamente, FRA TTOLILLO, Elenco generale cronologico delle leggi, regolamentt; decreti, disposizioni e circo/an· relattv e allo Stato Maggiore Generale ed allo Stato Maggiore dell'Esercito, ci c., p. 606.
Da notare, ad esempio, l'accelerazione subita durante il periodo crispino dal processo di autonomizzazione del Capo SME nei co nfronti della carica del Minimo della Guerra. Cfr R. MORI, La politica estera di Francesco Crispi (1887·1891), Roma, Ediz. di storia e letteratura, 19 74 , p. 250.
6 Cfr. MINNITI , Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza , cit. , pp. 66 -67.
7 Cfr. l capi di Stato Maggiore dell'Esercito. Ennco Cosenz, s.I., s.d. (ma 1935 ); F. GUARDIONE, Il generale Ennco Cosenz. Rzcordo, Palermo , Reber, 1900. Cfr. anche, per il valore che può avere , G. SALADINO , Enn co Cosenz come mtlitare, uomo politico, patriota, pensatore, lungo manoscritto inedito , datato 1925 , conservato in AUSSME , Studi parttcolari, racc. 272, fase. 5.
Molti erano i motivi d una simile tendenza. Tra l'altro, fatto non principale ma certo importante, ciò che pareva differenziare principalmente la nuova carica da qualsiasi precedente era - aspetto questo talvolta trascurato - la razionale organizzazione dell'Ufficio: un'organizzazione che si veniva inoltre avvalendo di ufficiali giovani ma già distintisi per i loro meriti (e che erano destinati col passare del tempo ad occupare ruoli di rilievo nell'Amministrazione e nella politica militare) e della incessant e attività autonoma del suo Capo. Su alcuni aspetti di quella organizzazione converrà qui, per un attimo, soffermarsi.
Sotto forma di memoriali, di appunti, di schemi o di note un continuo flusso di informazioni, di consigli e di piani pare sia passato dagli uffici dello Stato Maggiore al Gabinetto ed alla persona del Ministro 10. Secondo una logica insistente, molti degli aspetti del1'organismo militare vennero studiati, analizzati e criticati nelle loro (presupposte o reali) mancanze in studi che il Capo dello SME assegnava ai suoi ufficiali e che poi passavano sul tavolo del Ministro. In un certo senso, Cosenz lentamente e silenziosamente si conq uis tò di fatto un diritto di competenza (o perlomeno di ispezione) molto prima che questo fosse sancito dal Regolamemo o dalla legge: regolamento che pure rimaneva assai largo nella definizione che assegnava al Capo dello SME la competenza di «tutti» quegli studi che fossero necessari per una onnicomprensiva «preparazione della guerra» 11 .
Altrettanta larghezza si trovava nei primi 'ordini del giorno' che Cosenz impartì agli ufficiali del suo Ufficio.
Gli uffici l, 2 e 3 del Primo Reparto si occupano di quanto riguarda la preparazione della guerra offensiva e difensiva nello scacchiere a ciascuno d'essi rispettivamente assegnato ( )
8 Cfr. MINNITI, Esercito e politica da Porta Pia alla Triplice Alleanza cit., p. 87.
9 Cfr. MARSELLI, La politica dello Stato italiano, cit., pp. 166- 169.
10 Qualcosa rimane in AUSSME, Carteggio corrispondenza del Corpo di Stato Maggiore, racc. vari.
11 Cfr. AUSSME, Studi particolari, racc. 300 , fase. l , Regi.Jtro degli ordini del giorno del Sig . Capo di SME.
Detti studi abbracciano per conseguenza tutto ciò che riguarda la potenza militare di detti Stati confinanti con lo scacchiere assegnato ed anche di guelli aventi coi medesimi stretta attinenza per ragione geografica o politica 12
Questo tipo eli organizzazione 13, varata nel 1882, era quella che Ricotti trovò funzionante al momento della sua nomina a Ministro e che fu riformata (seppure solo in qualche parte secondaria) per la prima volta solo nel 1887 14. Sia pur numericamente ancora ristretto, il pool di ufficiali che lavorava con Cosenz e che rappresentava lo SME al momento del secondo Ministero Ricotti era poi formato da personalità di rilievo 15
A questa organizzazione, diretta con il piglio attivistico che abbiamo detto, il Ministro della Guerra poteva 'opporre' la vecchia Divisione di Stato Maggiore del Ministero della Guerra , nonché il proprio Gabinetto personale e l 'Ufficio del Segretariato Generale 16. Il
12 lvi, ordine del giorno n. 3. alla data del 9 novembre 1882.
13 L'ufficio del Comando del Corpo di Stato Maggiore era struttUrato in due Riparti; il Primo Riparto era diviso per scacchieri geografico-militari, il Secondo per materie e campi di interesse strategico . Il Primo Riparto, infatti, comprendeva l'Ufficio l (destinato a raccogliere informazioni sullo scacchiere militare composto da AustriaUngheria, Germania e Russia), l' Ufficio 2 (Francia , Svizzera, Belgio, Inghilterra), l'Ufficio 3 (Stati del Mediterraneo) cui più tardi fu aggiunto un Ufficio 4 per i problemi del personale. Il secondo Riparto presiedeva ai lavori.deii'Ufficio A (che si occupava specialmente dell 'Intendenza di Guecra), dell'Ufficio B (Fecrovie) e dell'Ufficio C.
L'Ufficio del Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito, con un suo specifico Segretario, si sarebbe occupato- a discrezione del Capo- di tutto quanto apparisse di particolare ed importante interesse, ma specificatamente delle materie riguardanti la Scuola di Guerra, il personale del Corpo di Stato Maggiore, le Piazze di Guerra, la situazione dell 'ar mamento, le questioni organiche dell'esercito intero, la mobilitazione e la radunata , le relazioni tra Esercito e Marina nella difesa dello Stato ed ogni questione che per le sue caratteristiche potesse interessare più di un Ufficio (i cosiddetti 'lavori complessivi').
14 Cfr. AUSSME, Studiparticolan·, racc. 300, fase. l, alla data del 31 maggio 1887.
15 Oltre al Comandante in seconda del Corpo di Stato Maggiore (che fu per qualche tempo A. Ricci), furono alle dirette dipendenze di Cosenz ufficiali del calibroe del futuro- di C. Corsi, V. Dabormida, S. Sismondo , G. Viganò, G. Gazzera, A. Pollio, C. Corticelli, G. Zavattari , G. Di Lenna, G. Goiran, C. Caneva, M. Girola, G. Dogliotti, O. Bararieri, E. Sapio, A. Leitenitz, P. Frugoni, G. Arimondi, G. Bollati, S. Mocenni. G. Ferraris, B. Orero, L. Dal Verme, G. Po zzolini, F. Clavarino, U. Brusati, L. Majnoni d'lntignano. Anche se l'elenco può apparire lungo, risulta evidente il ruolo svolto dallo SME nel forgiare un nucleo del gruppo dirigente militare, protagonista delle guerre coloniali e dell 'amministrazione militare sino alla guerra mondiale.
16 In un momento di acuto sco n tro col Ministro della Guerra, ancora dieci anni più tardi , così parlava D. Primerano: cC' è soverchio accentramento alla sede dei Ministeri [a sfavore delle sedi tecniche, quale lo SME voleva definirsi ] . Difatti, per non parlare che del solo Ministero della Guerra, vediamo che là c'è una Divisione di Stato Maggio re , cioè un duplicato del Corpo di Stato Maggiore , più piccolo sì, ma che sta a con- resto dell'organizzazione ministeriale aveva compiti di regola m eramente amministrativi. Gli stessi Comitati d'Arma, che già nel passato erano stati spesso trascurati dai Ministri (forse con l'unica eccezione del Comitato di Artiglieria, assai attivo per le questioni tecniche di armamento) 17, perdevano sempre p.iù il carattere che pure una volta avevano avuto di consulenti strategici, man mano che le loro fila si infoltivano di vecchi generali nominati per motivi e frnalità onorifiche piuttosto che strettamente operative. Alla divisione dello Stato Maggiore del Ministero della Guerra , anche in quegli anni 18, furono addetti ufficiali capaci e destinati a felice carriera , che parteciparono della formazione dei più delicati aspetti della politica militare e della pianifi cazione strategica 19. Non di rado essi svolgevano personalmente anche una funzione divulgativa e pubblicistica sulla stampa militare ufficiosa 20.
Ovviamente , non era quest i one di mera organizzazione amministrativa o di qualità del personale militare; la questione del rapporto tra Stato Maggiore e Ministero era in quegli anni una questione politica , di potere ali' interno della struttura militare, di politica militare. Il ruolo del Ministro della Guerra rimaneva, in quegli anni e ancora per un ceno periodo, «predominante, perché egli assommava il potere politico e il comando effettivo d eli' esercico, sia pure con il limite del costante interessamento del Re, della necessità di un certo consenso da parte dei maggiori comandanti, e della responsabilità collegiale del Governo nelle maggiori decisioni politiche» 21
Ma nel frattempo il Capo di Stato Maggiore aveva svilu ppat o un insieme di conoscenze e di competenze che dovevano risultare di importanza fondamentale per lo stesso Ministro: il secondo, in più di un'occasione , era costretco a servirsi del primo 22 . Inoltre il Capo tatto immediato del Min istro. e del quale egli si serve di preferenza. c che anzi molte volte fa da ufficio di revisione del grande Stato Maggiore ( ). Per rutto ciò il Capo di Stato Maggiore è poco consultato( ... )». AA.PP., Senato, Legisl. XIX, sess. prima , Discussioni, tornata dell'li giugno 1896. l9 Spesso i loro nomi ri co rrono nei carteggi conservati presso l' AUSSME.
17 Cfr. MONTO, Stona dell'artigltena ttaliana , p. Il, Dal 1815 a/1914, v. 3, cit. , passim.
18 Tra l'altro , cfr. Annuano militare 1885, Roma, Voghera , 1885.
20 Cfr. le annate de l 'c Italia militare •, ad esempio dello SME, specie nel periodo di Cosenz, aveva dalla sua una permanenza in carica che non seguiva l'alternarsi politico dei Ministri (e che gli permetteva di poter parlare 'a nome dell'esercito').
21 ROCHAT , MASSOBRIO , Breve storia dell 'eiercito italiano da/1861 a/1943, cir., p 114.
22 Esemplare il caso della spedizione di Massaua quand o, al momento della preparazione della spedizione, fu lo Stato Maggiore di Cosenz a contribuire in maniera decisiva a delineare il piano operativo.
Comunque, fino a quando le competenze reciproche non furono precisate, l'andamento dei rapporti tra Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e Ministro della Guerra fu sempre alterno. Il tutto veniva condito, nelle occasioni migliori, da un certo diplomatismo dei rapporti 23, che permetteva a ciascuno dei due di sorvolare sulle diversità delle opinioni, particolarmente quando si trattava di temi che non impegnavano la politica immediata del Ministro e del Ministero 24 Questo , almeno, pare essere stata la regola dei rapporti che, tra il 1884 ed il 1887, si erano stabiliti tra Cosenz e Ricotti.
Le due personalità, com e si sa, erano quanto mai diverse, dal punto di vista personale, politico, militare. E i momenti di attrito non dovettero mancare. Il contrasto di fondo fra le due personalità poteva emergere anche a partire dalla definizione delle reciproche competenze.
Da parre sua, Ricotti aveva già maturato alcune sue profonde convinzioni su quale dovesse essere il ruolo del Capo di Stato Maggiore nei confronti del Ministro della Guerra . Ed erano convinzioni cui restò fedele per tutta la vita.
N el 1871, quando appena nominato Ministro aveva dovuto resistere alle accuse di La Marmora, aveva ribadito più volte con forza - tra l'altro - di essere «Ministro della Guerra, la di cui autorità, per diritto di carica, è nell'esercito superiore a qualsiasi generale!» 25. Nel 1882 , il Ministro Perrero voleva difendere dall'opposizione di Ricotti un provvedimento , affermando che esso era stato consigliato dal Comitato d'Arma competente: anche in quell'occasione il gene- rale novarese dimostrò di avere le proprie intime convinzioni su quali fossero, all'interno dell ' amministrazione militare, gli organi d eliberativi e politicamente responsabili e quali fossero invece quelli solo consultivi ed accessori. Ricotti rispose infatti a Perrero affermando di non potere accogliere la giustificazione addotta dal Ministro e di non potere «accettare quella teoria, perché avrebbe per naturale conseguenza di dover cambiare la nostra costituzione politica; bisognerebbe allora che i corpi consultivi diventassero deliberativi, mentre invece è zi Ministero solo che è responsabtle innanzi al Parlamento>> 26 .
23 Appena nominato Ricotti accettò i piani di mobilitazione militare quali Cosenz glieli espose, pur non approvandoli in pieno. In una sua lettera (conservata in MCR, Carte Cosenz , b 326, fase 18, doc. ), Ricotti a Cosenz) , il novarese dichiarò esplici t ameme di soprassede re ad alcune sue precedenti osservazioni critiche. Su un tema nodale come la dislocazione iniziale dei Corpi d ·Armata nelle due ipotesi di radunata NordEst e Nord-Ovest, il Ministro appena nominato finiva per acconsentire al Capo di Stato Maggiore.
24 Ricotti aveva molto forte la concezione per cui, comunque, una grande libertà d'azione sarebbe stata (ed avrebbe dovuto essere) lasciata alla responsabilità del Comandante Sup remo in guerra . Cfr. AUSSME, Ordinamento e mobilitazione, racc. 68 , fase. IV , 8 novembre 1882. Ed an che pubblicamente in AA.PP., Camera, Legisl. XVI, sess. prima, Discussioni, tornata del 16 dicembre 1886. In quest'ottica , è probabile che Ricotti abbia accettatO anche misure e preparativi che pure non condivideva sino in fondo. lvi, Legisl. Xl , sess. prima, Discussioni , tornata del 18 maggio 1871.
Nel 1896, durante i pochi mesi della sua terza presenza al Ministero della Guerra, Ricotti dovette ancora tornare pubblicamente e dettagliatamente al suo pensiero. Ironicamente, rispondendo a quei deputati che «parlarono del Capo di Stato Maggiore lo considerano come fosse il comandante dell'esercito», Ricotti affermò:
È un equivoco: il Capo di Stato Maggiore non è il Capo dell'esercito, è in sotto rdine al co mandante dell'esercito. Chi comanda l'esercito è il Re per il mezzo del Ministro della Guerra, al quale solo spetta la responsabilità. È strano come si sia formata l'idea che il Capo di Stato Maggiore sia responsa · bile della vittoria e della sconfitta, che egli debba fa r e rutto , scegliere i generali, ordinare l'esercito. Invece niente di rutto questo: se è consultat o, dà il suo avviso, ma non spetta a lui la responsabilità. Si è fatta una confusio ne strana 27
E già qualche giorno prima, sempre sullo stesso tema, Ricotti aveva spiegato con ancora maggiore larghezza di concetti il suo penstero.
( ) il capo di Stato Maggiore non è il Comandante dell'esercito.
Io cap isco che, sotto molti punti di vista, sarebbe desiderabile che vi fosse il comandante responsabile dell'esercito anche in tempo di pace , ma nei Governi costituzionali ciò non è possibile .
Tutti i loro sistemi hanno i loro vantaggi e i loro inconvenienti.
Il sis tema parlamentare, fra mol ti vantagg i, ha l'inconveniente di non poter affidare la responsab ilità che ai Ministri. Quindi bisogna che il Capo di Stato Maggiore dipenda, sotto il punto di vista costituzionale, dal Ministro , il quale in conseguenz a, ha il dìritto di revocarlo o dispensarlo dall'ufficio, quando non abbia in esso fiducia 28.
A questo punto, la que st ione delle competenze pote va apparire ai novarese di minore importanza di quanto comunemente si credeva: una volta stabilita e ribadita l'inferiorità del Capo dello SME di fronte al Ministro della Guerra, questo poteva anche apparire generoso nella determin az ione (che comunque sempre a lui spettava definire) dell'altro.
( ... )il capo di StalO Maggiore deve occuparsi di tutti gli studi di difesa e di preparazione della guerra.
Su rutto quello che è relativo alla f ro n tiera deve sentirsi, come si è semp re sentito, il parere del Capo di Stato Maggiore, e tutto quello che è relativo alla mobilitazione è preparato da lui, il Ministero non entrandovi che per dare le dj. sposi zi oni esecutive ai comandami dei Corpi d'armata, poiché non si ammette che ti Capo di Stato Maggiore possa dare ordini.
Quindi in quella pane il Ministero funziona quasi come trami re più che come autorità assoluta, poiché generalmente non fa che accettare le proposte del Capo di Stato Maggiore e uasmenerle come ordini ai comandami di corpo d'armata 29
A questo tipo di impostazio ne , Ricotti si attenne se mpre: ed anch e nel periodo del suo secondo Ministero.
In quegli anni , anzi, oltre a sperimentare personalmente la difficoltà della fase costituente dei rapporti tra le due ca riche, Ricotti fu più volte costretto a spec ifi care anche pubblicamente - di fronte a chi l'istituzione della carica di Capo dello SME tanto aveva atteso, favorito, incoraggiato - quali a suo avviso dovessero essere le competenze reciproche .
28 lvi, Senato, Legisl. XIX , sess. unica, Discussioni, wrnata deiJ' 11 maggio 1896. Il dibattito parlamentare di quel 1896 (su cui conviene un animo soffermarsi), nel quale intervenne ro anche Carlo Mezzacapo e Domenico Primerano - allora Capo deiJo SME - prese poi un tono appareotemente tecnico: quale avrebbe dovuto essere in genere il grado ch e meglio si confaceva ad esprimere cd a rappresentare l'autorità del Capo di SME? Prìrnerano sosteneva che il Capo SME avrebbe dovuto essere un Tenente Generale, Ricotti in vece diceva che sarebbe bastato un Maggiore Generale. Dietro queste differenz iazioni 'tecniche' si celava una differente visione delle funzioni e dei rapporti tra Ministro della Guerra e Capo SME. Il gene rale novarese cosl argomentava: cii Capo di Stato Maggiore comanda a quei 100 o 150 ufficiali suoi dipendenti, come farebbe un colonne ll o di reggimento; di più li istruisce, d à loro consig li e li prepara e li indirizza a quel dato scopo( ) Ma la sua auwrità non si estende ai Comandanti i Corpi d' Armata; egli può avere con loro delle relazioni, ma non di comando, e perciò può essere anche di grado inferiore•. Ibidem. Se si pensa che normalmente il Ministro della Guerra era scelw ua i Generali di grado più elevalO, si capisce bene come Ricorri volesse inchiodare il Capo SME anche ad una forma di subordinazione gerarchica verso il Ministro.
Già si è visto come una parte dell'ambiente militare non fosse aliena dal dare maggior vigore alle proprie critiche della politica militare ministeriale chiamando in causa e mostrandosi sicura dell'appoggio di Cosenz 30.
Questo tipo di comportamento della 'dissidenza militare', oltre a costituire un evidente motivo di impaccio per la attuazione della politica militare decisa dal Ministro, non poteva andare assolutamente a genio al Generale novarese. Per lui, il Capo dello SME era e doveva rimanere una carica consultiva, e subordinata, del Ministro della Guerra.
Il contrasto delle opinioni, così, era destinato prima o poi a manifestarsi chiaramente, anche perché i fautori d eli' importanza della carica del Capo di Stato Maggiore non volevano che -a pochi anni dalla sua istituzione - le sue competenze ed il suo prestigio venissero duramente mortificati dalla volontà di Ricotti. Il momento in cui il contrasto fu più chiaro e rivelatore fu in una discussione parlamentare dell'inverno 1886, una delle ultime cui Ricotti partecipò come Ministro della Guerra.
Si trattava allora di approvare un provvedimento minore del suo Ministero, ma che l'opposizione politica e militare in Parlamento vedeva con grande disappunto 31 L'ambiente parlamentare era già stato surriscaldato da un forte discorso di opposizione del pentarca Pais - che aveva accusato Ricotti di numerose e gravi inadempienze 32 -e da una dichiarazione pubblica di un militare del calibro di Luigi Pelloux , che aveva affermato che per la prima volta avrebbe dato un voto contrario alla politica del Ministro della Guerra 33. A riprova dell'acceso clima politico, i verbali di quelle sedute parlamentari sono costellati di frequenti annotazioni come «Molti deputati occupano l'emiciclo», «Interruzioni», «Rumori», «Conversazioni animate» 34 _
30 Cfr. ancora «L'esercito italiano», 13 giugno 1885, Un prudente consiglio.
31 Cfr. ACD, Ddt, Legisl. XV, sess. unica, reg. 412, n. 398 , Verbale di seduta della Commissione; e ivi, Legisl. XVI , sess . prima, reg. 430, n. 99 . Verbale di seduta delta Commissione.
32 Cfr. AA.PP. , Camera , Legisl. XVI, sess. prima, Discussioni , tornata del 17 dicembre 1886
33 Cfr. ibidem.
34 l vi, tornata del 18 dicembre 1886.
In quella animata temperie, il generale Pozzolini- addetto al CSM - introdusse il tema dei rapporti tra Capo dello SME e Ministro, proponendo che essi fossero regolati per legge .
Secondo Pozzolini, l'autorità del Capo di Stato Maggiore («autorità che deve essere in relazione all'enorme responsabilità che gravita su di lui in tempo di guerra») doveva essere commisurata alla vastità del compito assegnatogli (infatti preparazione alla guerra deve essere intesa assai largamente• e «condiz ione essenziale della preparazione alla guerra è questa: che chi ha coordi nato gli elementi di questo esercito, che ha preparato questo strumento, sia quello stesso che lo deve poi adoperare»). Lo scopo ultimo, e dichiarato dallo stesso Pozzolini , era qu esto: «indurre il Ministro della Guerra a rinunziare ad un pane dell e sue facolth 35.
Un tal punto di vista era assolutamente in contrasto con le idee ed il programma di Ricotti. Inoltre il discorso di Pozzolioi rientrava, in quei giorni, io quella corrente di opinioni che tendeva a far apparire come contrastanti gli indirizzi del Ministro con quelli del Capo di SME. D'altra parte, il novarese non poteva sottovalutare chequesta volta- a ricordargli le competenze ed il diritto di ingerenza e di critica del Capo di Stato Maggiore era un alto e noto ufficiale che proprio a fianco di Cosenz lavorava da tempo. Si poteva quindi presumere che Pozzolini non parlasse solo rcr
La risposta di Ricotti a Poz zol ini dovette così seguire due binari: doveva controbattere teoricamente le posizioni espresse da Pozzolini e, soprattutto, doveva mandare un segnale implicito ma sufficiente mente chiaro a Cosenz, perché non alzasse troppo la testa.
Per la prima di questa doppia sua esigenza, Ricotti fece ricorso a tutte le argomentazioni che prima abbiamo ricordato , e che facevano pane dei suoi più intimi convincimenti. Ribadì così che «il so lo responsabile davanti al Parlamento ed al Paese per la preparazione alla guerra è il Ministro • e che , se anche il responsabile dei ri su ltati e della condotta della guerra poteva essere co nsiderato il comandante in capo, in un ceno senso persino in qu esto campo responsabilità ricade in pane sul Ministro, so l perché ne ha proposto la nomina. 36.
Per lan ciare un segnale a Cosenz, invece, Ricotti fu assai più breve e seccamente disse:
Per tali considerazioni la coesistenza del Capo di Stato Maggiore e del Ministro della Guerra è soltanto possibile in quanto regni fra loro il più completo accordo.
Se questo accordo non esistesse, appunto per la responsabilità che grave ed intera pesa sul Ministro della Guerra, il Capo di Stato Maggiore dovrebbe cedere, cessare, se occorre, a meno che non si ritiri il Ministro.
La mia conclusione è pertanto questa 37
Ma se anche il Ministro della Guerra in carica poteva affermare in modo così perentorio i prÒpri pareri sulla questione delle competenze formali del Capo dello SME, questo non significava che - lentamente ma irresistibilmente - il prestigio reale e l'ingerenza concreta del Capo di Stato Maggiore non fosse già andata crescendo, nell'opinione della stampa e dell'ambiente militare e nella realtà dell' amministrazione de ll 'esercito.
Punroppo, per ricostruire quello che fu in realtà l'operato dello Stato Maggiore nel!' ambito del!' amministrazione e della pianificazione militare di quei suoi primj annj di esistenza, manca la documentazione necessaria. Abbiamo alcune carte che alludono o comunque fanno capire l'estensione degli interessi e della pianificazione direttamente condotti dagli Uffici dello Stato Maggiore in quegli anni 38, ma non è disponibile assolutamente la completezza della serie. Sulla questione appunto - che potrebbe essere decisiva - se lo Stato Maggiore avesse intrapreso quegli studi e quella pianificazione per ordine del Ministero della Guerra o per propria iniziativa auto n oma, non si può il più delle volte dare una risposta sufficientemente documentata.
L'impressione generale che si ricava è però che, nella maggior parte dei casi, l'Ufficio dello Stato Maggiore negli anni di Cosenz e di Ricotti abbia lavorato autonomamente, secondo ordini di interesse e di priorità personalmente decisi dal suo Capo 39. In qualche occasione impanante, io realtà, fu lo stesso Ministro- o il suo Segretariato Generale - a commissionare allo Stato Maggiore taluni studi o la compilazione di memorie. In altri casi era il Ministro che si rivolgeva direttamente al Capo dello StatO Maggiore dell'Esercito, per esporgli i suoi intendimenti ci rca alcuni aspetti della sua politica militare: ma spesso tali esposizioni arrivarono solo dopo la stessa emanazio ne delle direttive ministeriali 4o.
37 Ibidem.
3S ln questo senso grande interesse hanno le raccolte dell' AUSSME, Scacchiere occidentale; Scacchiere orientale; Studi tecnici; Ordinamento e mobilùaztone; Studipar· ticolari. Minore importanza hanno, nonostante la loro determinazione , le serie Carteg· gio corrispondenza del Corpo di Stato Maggiore , nonché le poche e disordinate, Mobilitazione.
39 Qualcosa degli appunti personali di Enrico Cosenz riassume in AUSSME , Carteggio vano, racc. 115 , 116 , 117, 118.
Anche senza voler arrivare a conclusioni affrettate, la stessa scarsa documentazione disponibile testimonia chiaramente la grande estensione dell'opera di ricognizione dell'esistente e di pianificazione del necessario che lo Stato Maggiore di Cosenz andava svolgendo in quegli anni, contribuendo a fare dello SME e del suo archivio di studi e di piani un crocevia obbligato della politica militare nazionale e della preparazione della guerra.
Le opere di fonifica.zione dei confini terrestri venivano rip etutamente studiate .
Lo stato delle piazzeforti del Paese, il loro approvvigionamento, la loro capacità di durata, il loro grado di maggiore o minore affidabilità erano fatte oggetto di grande attenzione: specialmente allora, quando il costoso 'secondo piano generale delle fonificazioni ' imponeva ai Ministri della Guerra di rendere como sul come erano spesi i denari dello Stato 41.
Veniva continuamente (anche troppo frequentemente) corretta la 'cana logistica' della nazione, che avrebbe permesso - nel caso di un conflitto - al Comandante in Capo di sapere come e da dove sareb bero potuti giungere rirlforzi, truppe, viveri, comunicazioni, etc. 42
Un interesse panicolare veniva dedicato alla conoscenza del materiale e del tracciato ferroviario disponibili: e più di una volta si stendevano Promemoria in cui lo Stato Maggiore , e per esso gli ufficiali responsabili, si dichiaravano insoddisfatti di questa o quella situazione 4 3
Una 'Commissione di viabilità' venne cos tituita per essere aggiornata della situazione nazionale sul delicatO argomento 44 .
Tutto questo comp lesso di informazioni, infine , serviva poi per
40 U na tale impressione si ricava anche dai pochi documenti disponibili in AUS · SME , Carteggio corrisp ondenza del Corpo di Stato Maggiore, nei racc. 30, 31, e 37.
41 Cfr. AUSSME, Ordinamento e mobilitazione, racc. 123, n. 10, 2 febbraio 1885, Rù., Cosenz a Ri cotti.
42 Cfr. AUSSME , Carteggio com!pondenza del Corpo di Stato Maggiore, racc. 61, 17 dicembre 1886, Ris., Cosenz a1 C. te in seconda del CSM.
43 Cfr. ivi, racc, 59, aprile 1885.
44 Cfr. ivi, racc. 37, 30 novembre 1884, Pozzolini a Cosenz comporre e correggere le Istruzioni e i Quadri di Mobilitazione, dei quali Cosenz andò sempre orgogl ioso (come quando, molti anni più tardi, avrebbe affermato che «p rima che venisse creato l'Ufficio del Capo di Stato Maggiore, vi era il nome e non la cosa; vi era un a Radunat a a stampa che non era che una fantasmagoria, nulla essendo preparato e studiato ( ... )») 45.
Oltre a questa fase di ricogni zione, c'era poi l'attività p i ù propriamente di studio e di p ianificazione.
Fondamentale, in questo senso, era il continuo fl usso di informazioni che dali' estero veniva aruaverso gl i Addett i Militari italiani allo Stato Maggiore , con cui di regola essi comunicavan o 46 .
D ove non c'erano ambasciate né Addetti Militari, ma dove lo Stato Maggiore presumeva si potesse indirizza re in un t empo più o me n o vicino l a politica e l'azione militare ital iana, ven ivano stretti accordi di periodica informazione con civili di solito bene informati sull'atti vità po litica e militare de llo Stato in cui risiedevano. Come succedeva per la Libia, dove un agente della Società di Navigazione Generale Italiana a Tripoli restò in contatto episto l are con lo Stato Maggiore dal 1884 al 1892 47.
Lo Stato Maggiore poteva poi ordinare agli Ufficiali suoi dipendenti di compiere ricognizioni segrete in territori di Stati confinanti, per carpire le informazioni militari che po t evano sembrare necessarie, o per saggiare inosservati le caratteristiche de ll a difesa avversaria 4 8.
Della vera e propria opera di pianificaz i one strategica, p oi, è dispon ib il e oggi lo «Studio circa la difensiva e l'offensiva N ord-Est» (un piano di guerra contro l'Austria in cui veniva sottolineata la possibilità di un'azione offensiva dell'Italia isolata contro la confinante Austria e che rimarrà in vigore 49 - nelle sue linee essenziali - per molto tempo) e poche altre cane.
Consi derato il ristretto arco cronologico da noi preso in esame, per quest a rassegna dell'attività militare dello Stato Maggiore, ed il personale che vi appare impiegato (che, a giudicare dai documenti consultati e dagli «Annuari militari», come si è detto non era molto numeroso) si deve convenire che lo SME lavorò già in quegli anni 'costituenti' di Cosenz e Ricotti a pieno regime, ceno molto più che qualsiasi altro 'organo consultivo' e su questioni assai più importanti e dec isive di quelle su cui di solito erano stati chiamati a discutere i vecchi 'Comitati d'Arma' o lo stesso precedente 'Comitato di Stato Maggiore Generale' 50
La lerrera è citata n ello stu dio manoscrirro, inedito, di G. Saladino su Enrico Cosenz.
46 Cfr le serie ivi, Addeth. militan·.
47 Cfr. i11i, Libia, racc. 11, fase. l.
48 Cfr. tra le molte altre ivi, Scacchiere orientale, racc. 29, fase. 12, luglio 1886, Radicati a Cosenz.
49 l11i, Ordinamento e mobtiitazione, racc. Il.
Purtroppo, di questa attività intensa non si può sapere quali furono i criteri direttivi, né quali erano le indicazioni che Cosenz dava ai suoi subordinati. Comunque, quello che trapelava o si intuiva della attività dello Stato Maggiore accresceva la fiducia ed il rispetto con cui l'esercito guardava alla nuova istituzione 51.
La dimostrazione migliore della crescente rilevanza della figura e della carica del Capo di Stato Maggiore all'interno dei circoli dirigenti militari la si può più facilmente ritrovare nella documentazione - più facilmente disponibile - offertaci dalla stampa militare. In significative occasioni, taluni ambienti militari avevano fatto riferimento alla figura del Capo dello SME contrapponendola a quella di Ricotti.
«L'esercito italiano», appena un mese dopo la nomina del novarese, si era pubblicamente interrogato se esistessero motivi di contrasto tra Ricotti e Cosenz 52 . Più tardi, nei giorni in cui - t ra gli organizzatori della politica coloniale e della spedizione di Massauaculminava il dissidio segreto sulla possibilità o meno di espandere il controllo militare italiano dalla costa e dal porto di Massaua sino alle vette dell'altipiano abissino (dissidio, questo, che come vedremo aveva trovato Ricotti e Cosenz su posizioni non collimanti), di nuovo «L'esercito italiano» aveva affermato che «la responsabilità in faccia al paese e alla storia ( ... ) è riservat a a chi dirige effettivamente l'esercito in campagna» 53. E, più avanti, pronunciandosi a favore di una limitazione del campo d'azione del Ministro al puro terreno ·parlamentare, il giornale scrisse:
5° Cfr. ancora, per talune indicazioni generali del problema, MARSELLI, La poft'tica dello stato ùaliano, ci t., p. 168.
51 «li Capo di SME aveva, anche per i più spregiudicati di noi, qualcosa del mito•. DE BONO, Nell'esercito nostro prima della guerra , cit., p. 95.
52 Cfr. «L'esercito italiano», 26 novembre 1884, Ministro e Capo di Stato Maggiore.
53 lvi, 27 marzo 1885, Questione importante.
Noi saremo per quei Ministri della Guerra che, in omaggio ai superiori interessi, generosamente si spoglieranno di tutte le attribuzioni non strettamente collegate al loro ufficio di amministratori 54.
Nel giugno 1885, infine, quando Ricotti dovette affrontare impegnativi e caldi dibattiti parlamentari, il giornale militare pr opose di interpellare pubblicamente il Capo dello Stato Maggiore, per sapere se davvero egli approvasse la 'sosta' di Ricotti 55. Una tale iniziativa de «L'esercito italiano», pur in sé irrealizzabile (avrebbe esposto l 'esercito ad una crisi istituzionale di proporzioni allora difficilmente immaginabili) e che sopravvalutava la portata del contrasto e della divergenza di opinioni tra il Cosenz e Ricotti, era però indicativa della considerazione e del prestigio che già a soli tre anni dalla sua istituzione il Capo di Stato Maggiore aveva guadagnato in certi settori del mondo militare.
Segno che i tempi stavano cambiando, «L'esercito italiano» chiamò più tardi in causa il Capo dello SME anche in questioni di organico dell'esercito, quando- come vedremo - si trattò di discutere se aumentare o meno i quadri di Artiglieria e Cavalleria 56; ed infine (in occasione del contrasto parlamentare dell'inverno 1886, che si è visto) il giornale diede ampia risonanza al discorso parlamentare di Pozzolini , piuttosto che alla replica di Ricotti, discorso che - a giudizio dell'organo militare di stampa - confermava l'opinione per cui, se il Parlamento ed il Ministro avessero rinunciato a qualche competenza in materia di politica militare, non ci sarebbe certo stata una vacanza di potere poiché «ci sarebbero stati già i Corpi a ciò destinati» 57.
A questo tipo di argomentazioni (che spesso erano riprese da quotidiani e da ambienti politici avversi al Ministro Ricotti) in verità, la voce ufficiosa del Ministero della Guerra, «Italia militare» 58, ma anche le riviste tecniche militari, non riuscivano ad obiettare alcunché di coerente: anzi parevano saper opporre alle affermazioni de «L' esercito italiano» solo un imbarazzato silenzio che non faceva altro che contribuire a diffondere le idee di chi vedeva in Cosenz una sona di controalrare, insoddisfatto ma per allora silenzioso, di Ricotti e della sua politica di 'sosta'.
54 Ibidem.
55 lvi, 13 giugno 1885, Un prudente consiglio.
56 lvi, 14 ottobre 1886, Le Commissioni per l'Artiglieria e per la Cava/lena.
57 lvi, 23 dicembre 1886, Le attribuzioni del Capo di Stato Maggiore.
58 Essa poteva al massimo ripetere pedissequamente Le dichiarazioni del Ministro della Gue"a, in cL'ltalia militare•, 19 dicembre 1886.
Tutto questo, se non direttamente, certo almeno indirettamente doveva contribuire ad erodere le radici del consenso alla politica del Ministro nella base dell'organismo militare e tra le fila del Corpo Ufficiali.