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CAPITOLO TERZO
Militari Negli Anni Ottanta
Chi erano i militari italiani del primo decennio della Triplice Alleanza? Era tutto il mondo militare 'appiattito' sulla politica del Ministro? Quali erano gli 'ambienti militari' tra cui si muoveva Ricotti?
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Sono, questi, interrogativi assai complessi cui ceno qui non si pretende di dare più che qualche primissima e parziale risposta. Ma appare ugualmente necessario stendere alcune note su taluni , specifici, ambienti militari che furono assai attivi nel periodo centrale degli anni Ottanta: in quegli anni cioè del secondo Ministero Ricotti di cui sino ad ora abbiamo prima disegnato le coordinate politiche generali e poi ricordato i più complessi problemi militari di fondo.
Recentemente, è stata notata «la presenza di un'opinione pubblica più complessa e meno identificabile [con quella] dei 'generali'» 1 E soprattutto è stato ricordato come il mondo militare degli anni Ottanta (di cui i Ministri della Guerra e la loro politica costituivano una delle pani in gioco) era impegnato in un dibattito ideale e politico in cui si confrontavano opinioni diverse e non sempre omogenee. Il tono generale , comunque , andava mutando rispetto a quello del decennio precedente. Anche sui periodici non militari le opinioni dei collaboratori in divisa si richiamavano sempre meno alle teorie 'alla Marselli' sulla funzione nazionale e 'democratica' dell'esercito e sembravano riallacciarsi sempre più ai perentori inviti all'azione ed ai moniti offensivistici 'alla Baratieri' 2
Non si tratta però. di inventarsì un 'idealtipo' di militare di quel decennio bensì, più concretamente e partendo da questi assunti, di capire come questi vari ambienti militari accolsero la nomina del nuovo Ministro, come reagirono alla politica della 'sosta' di Ricotti e come 1 VENTURINI, Militari e politici nell' Italia umbertina , cit. , p. 232. 2 DEL NEGRO, Esercito, Stato , operarono e che influenze ebbero (se di influenzare erario capaci) sulla po liti ca militare.
Come si vedrà, le reazioni furono articolate, e assai spesso anicolate per 'amb i ente', per settore, per ognuno dei vari livelli della complessa macchina d eli' amministrazione militare. E si noterà come in ognuno di questi ambienti, col passare dei mesi e degli arini, sempre più si evidenziarono settor i vivaci ed importanti che non esitavano a prendere una dura posizione contro vari aspetti della politica militare del Ministro . Strati del Corpo Ufficiali acc usavario il Ministro di non provvedere adeguatamente all ' avarizare delle loro carriere; collaboratori di riviste tecniche militari ed addirittura o rgarii d' informazione militari in quanto tali si schieravano co ntro Ricotti e criticavario aspramente i suoi provvedimenti; dai l oro scranni parlamentari i pochi ma ascoltati deputaci militari (pur politicamente divisi tra D estra, ministeriali trasformisti e Sinistra) abbaridonavano le loro distinzioni politiche e compat ti mettevano sotto stato di accusa la politica militare del Mini st ro ; lo Stato Maggiore continuava, nel segreto dei suoi uffici una ' preparazione della guerra ' non semp re del tutto collimante con gli interessi e le preoccupazioni del Ministro; e nelle più imponariti questioni lo stesso Cosenz ve n iva addiri ttura chiamato a prendere posizione contro la politica del Mini st ro della Guerra. E, come se tutto questo non bastasse (ma in questo nostro lavoro se ne parlerà in altra p a rte) da Massaua i Comandariti militari locali disapp licavano volontariamente le direttive ministeriali, per realizzare -nel margine del co nsentito- una 'loro', più audace , politica coloniale.
Ceno , una ri costruzione della politi ca militare di Ricotti non può ridursi a questi dissensi e a queste prot es te di taluni settori del mondo militare. Ma è altrettanto ceno che non sareb be comprensibile senza farvi un adeguato riguard o.
Allora , negli ari n i del secondo Ministero Ricotti , l ' esercito n o n era in crisi , né appariva diviso di fronte alla pubblica opinione o a l potere politico. Era un orgariismo forte, comp l esso, dinamico, potente, in uno Stato che , amm inistrat ivamente, diveniva sempre più grande ed in una nazione che sempre più si riteneva ponata a svolgere una 'politica di potenza'. I bilanci militari della Guerra di quegli anni Ottanta , ed in particolare di quel seco nd o Ministero Ricotti , stavano lì a dimostra rl o.
Come si vedrà, ognuno d i questi ambi ent i militari si agitava e protestava perché all'esercito italiario ed alle sue necessità fosse data se mpre più considerazione. E , paradossalmente, l'unico che pareva accontentarsi deJla condizione in cui l'Esercito si trovava nei confronti dello Stato (in quanto a bilanci, potere, prestigio, influenza) era lo stesso Ricotti.
Spiegava bene questa situazione un giornale militare dell' epoca, quando affermava che sembrava di vivere in un «mondo aJla rovescia» 3, nel quale i militari chiedevano - in varie occasioni non scoraggiati, in questo, da vari settori del mondo politico - ed il Mimstro negava.
Paradossi a parte, era questa - in fondo - una delle caratteristiche degli anni Ottanta, in cui i militari, l'esercito, tutto l'esercito (e non solo i Ministri della Guerra e la loro politica) vivevano una fase di 'espansione', di maggiore favore, di aumentata coscienza del proprio peso contrattuale in una società, in uno Stato ed in una Europa che parevano sempre più incamminati sulla via della 'politica di potenza' 4
Tutto questo movimento, tutte queste dinamiche strutturali, si agitavano però (tranne eccezioni importanti ma rare) dentro la società militare, all'interno del fortilizio dell'Esercito, tra militari. Ecco perché questo confronto di posizioni e di idee, anche se toccava questioni ed evidenziava meccanismi di radicale importanza per una struttura militare (un'importanza che andava oltre i pochismi del Ministero Ricotti), poteva dare ai contemporanei l'impressione e la sensazione di una vitalità dell'organismo militare . Anche se poi, alla lunga, avrebbero potuto metterlo in crisi.
Il Corpo Ufficiali e le polemiche sull'avanzamento delle camàe
«Un pronunciamento» 1 : con questa pesante definizione è stato ricordato, da chi vi aveva assistito, il dibattito pubblico dei militari italiani alla metà degli anni Ottanta sulle questioni dell'avanzamento del Corpo Ufficiali.
In effetti, a prendere visione della moltitudine di scritti, di anicoli, di opuscoletti ftrmati od anonimi che riportavano, amplificavano ed infiammavano le discussioni tra ufficiali e che passavano di ca- serma in caserma, di lettore in lettore, davvero si deve concludere che quel dibattito ebbe proporzioni ed incisività particolari e specifiche. Ben diverse, soprattutto, da quel 'normale' battibecco su questa o quella misura ministeriale che pare essere il tono fisiologico con cui i militari accoglievano i regolamenti e le leggi (quando c'erano) sul delicato tema dell'avanzamento delle carriere 2
3 «L'esercito italiano• , 24 agosto 1886, Una salubre reazione.
4 Per una prospettiva europea cfr. HOWARD, Le forze armate, cit., p. 2)).
1 G. BORELLI, La crisi morale nell'esercito, v. I, On'gini e sintomi, Roma, Off. Poligr. !tal., 1908, p. 92 .
Che fosse sempre esistita, e che abbia continuato ad esistere, una pubblicistica critica e polemica sui temi deJJ'avanzamento è cosa facilmente documentabile. Chiunque consulti repenori bibliografici generali sulle pubblicazioni del primo quararttennio di vita nazionale unitaria se ne può agevolmente accenare 3. Ma non sempre (come invece si potrebbe credere) il tono e la sostanza di questa pubblicistica era la stessa.
Chi, infatti, abbia preso a sfogliare uno per uno quegli opuscoli si accorge subito che a seconda degli anni di pubblicazione (e quindi a seconda degli stadi di aggravamento dell'intricata questione dell'avanzamento e delle carriere) i libelli militari sull'avanzamento non sono tutti fra loro uguali.
Quelli pubblicati durante gli anni Sessanta - la generalizzazione è forse un po' ardita e qualche studio successivo la potrebbe meglio precisare (ma serve per spiegarsi)- paiono abbinare l'attesa della soluzione del problema della velocità delle carriere ali' ipotesi di un allargamento dei quadri organici dell'esercito.
Col passare degli anni cambiano sensibilmente il tono e la sostanza delle affermazioni. Di fronte ad una chiara permanenza degli aspetti generali del problema (insoddisfazione degli ufficiali di talune o di tutte le Armi, lentezza in questo o in quel grado deJla scala gerarchica), cambia radicalmente l'atteggiamento della pubblicistica m ili t are rispetto alla questione dell'avanzamento.
2 Sulla storia dei vari Corpi Ufficiali degli eserciti del secolo XIX, sulla loro composizione sociale , sul loro tasso di professionalizzazione , sulle loro caratteristiche interne e sul loro rappono con i centri politici, è disponibile una interessante letteratura . Tralasciando qui gli studi più specifici e ricordando solo le opere più generali (anche se talvolta pionieristiche e in talune parti superate dalla ricerca più aggiornata), cfr. a questo proposito il vecchio A. VAGTS, A Hùtory ofMtlitarism, New York, Norton , 1937; il classico K. DEMETER, Das Deutsche 0/fmerkorps in Gesellshaft und Staat, 1640-1945, Frankfurt a.M., Bernard und Graefe, 1962 (disponibile anche in edizione statunitense);). BUSQUETS, El Militar de Camra en Espana, Barcelona, Ariel, 1967; il dettagliato B.J. BOND , The Victonan Army and the Staf!College 1854- 1914 , London, Methuen, 1972; il recente W. SERNAM, Les officiers français dans la Nation, 1848- 1914, Paris , Aubiec, 1982. Una attenzione specifica, e talvolta più analitica , è stata inoltre ponata a livello internazionale sui Corpi Ufficiali delle varie Marine militari. Ciascuno di questi studi concede la dovuta attenzione ai meccanismi del reclutamento ed alle polemiche che frequentemente ricorrevano tra i militari del tempo a proposito degli incagli dell'avanzamento. Ancora niente di comparabile, per estensione e dettagliatezza, in Italia, è disponibile sulla storia del Corpo Ufficiale nazionale.
3 Cfr. il classico A. PAGUAINI, Catalogo generale della libreria italiana dall'anno 1849 a tutto i/1899, Milano, Ti p. Libraria Italiana, 1925.
Gli opuscoli editi negli anni Settanta, in un periodo di grandi riforme organiche (che non avevano di molto aumentato l' intelaiatura dei quadri ma che anzi avevano in un certo senso rappresentato la continuazione e la fine dell'opera di ridimensionamento numerico di quell'organico militare che la guerra del 1886 aveva notevolmente ampliato), paiono piuttosto invocare i favori ministeriali ora per questa ora per quell'altra Arma.
Quelli pubblicati negli anni Novanta paiono invece più rassegnati di fronte all'immodificabilità di un sistema di reclutamento e di avanzamento che ormai sembrava rimasto immutato da oltre trent ' anni (dalla formazione del Regno d'Italia e del suo esercito nazionale) e tentano di analizzare, con un tono di sopportazione solo a tratti interrotto da qualche acuta invettiva , la nuova graduatoria degli avvantaggiati e degli sfavoriti 4.
E negli anni Ottanta? E durante gli 'anni felici'?
Sorprendentemente, il numero dei titoli si moltiplica rispetto a quello degli altri decenni. Le pubblicazioni si susseguono senza sosta, gli opuscoletti - destinati certamente ad animare le discussioni di caserma - si rispondono tra di loro, e una sort a di dialogo (spesso tra autori anonimi) si accende sul tema dell'avanzamento degli ufficiali dell'Esercito. Il linguaggio , in altri anni tecnico e distaccato, si fa adesso acceso; le accuse e le difese si alternano a seconda degli interessi volta a volta toccati dalle varie e contrastanti circolari ministeriali o dai diversi progetti di legge. Le pubblicazioni e le proteste seguono più o meno il ritmo dell ' iniziativa politica e parlamentare. Assai spesso l'interesse e lo studio dei meccanismi amministrativi trascendono - negli opuscoli degli anni Ottanta - nella critica e nella polemica, coinvolgendo nelle accuse di responsabilità il potere politico e i Ministri militari (aspetto questo che non sempre si ritrova nelle pubblicazioni di altri periodi ) . Leggendo tra le righe, pare chiaro che si spera che anche forze o ambienti politici si rendano sostenitori ora di questa ora di quella migliorìa amministrativa. Le più roventi accuse vengono così lanciate ai sistemi realizzati dai Ministri d e lla Guerra in carica, nonché ai loro lodati (o deprecati) predecessori.
Più di un indizio ci fa credere che queste pubbliche prese di posizione di militari degli anni Ottata riflettessero, interpretassero e moltiplicassero gli umori della più vasta schiera degli ufficiali italiani 5. Che questa, od alcuni suoi consistenti settori (regionali , di grado, di impiego, d'arma di provenienza, d'età, di esperienza civile o politica), si esprimesse con accenti di critica nei confronti del più generale sistema istituzionale e politico è a nostro avviso un elemento della vita nazionale che troppo spesso è stato dimenticato o sottovalutatO 6 . Non andrebbe trascurato il fatto che, in uno Stato di recente formazione come era allora l'Italia, peraltro diretto da una ristrettissima élite, centinaia o migliaia di individui incaricati oggettivamente di una funzione di conservazione sociale 7 accusassero i superiori e i regolamenti da loro redatti di trascurare i de st ini e le fortune dei subordi nati. E non si dovrebbe minimizzare quella realtà per cui, in un Paese dove l'analfabetismo era la regola, i militari prendevano la penna per criticare (spesso veementemente) l'amministrazione di cui facevano pane.
Si potrebbe parlare, in casi simili, di 'richieste immotivate' o
) Si tratta di una ricerca rutta da fare , quella sul Corpo Ufficiali italiano. Unica imporrante eccezione è lo studio di DEL NEGRO, Ufficiali di carriera e ufficiali di com· plemento nell'esercito italiano della grande gue"a: la provenienza regionale, ci t.. In questo senso, sùmolanti ma puuoppo insufficienti sono le note sulla 'vira nell'esercito e nella marina', desumibili dalla poca memorialistica degli ufficiali italiani (tra cui cfr. F MACOLA, Come si vive nell'esercito e nella Man na, Genova, Tip dei Tribunali , 1884; DE ROSSI , La vita di un ufficiale italiano sino alla gue"a, cit.; E. DE BONO , Nell'esercito nostro pn·ma della gue"a, Milano, Mondadori, 1931) o da alcune prime ricostruzioni storiche (cfr. CEVA, Le forze armate, cit.). Per alcune osservazioni cfr. M BRIGNOU , Reclutamento e formazione professionale degli ufficiali dalla restaurazione all'unità nazionale, in 1861-1887. Atti del L Congresso di storia del Risorgimento, Roma, 1982. Sullo spazio per le critiche ai sistemi di avanzamento diffuse negli anni Ottanta, dr. intanto DE ROSSI, La vita di un ufficiale in Italia sino alla gue"a, cit., p. 17 e p. 70; DE CHAURAND DE SAINT EUSTACHE, Come l'eJercito italiano entrò in gue"a, p. 136; DE BONO, Nell'esercito nostro prima della gue"a, cit., p. 31. In generale, però , scarsa è l'attenzione della storiografia al problema della formazione e delle caratteristiche sociali della burocrazia statale. Solo qualche punto di contarto tra il problema delle carriere militari e quello delle carriere nell ' amministrazione civile (su un aspetto del quale cfr. R. UGOUNI, Per una storia dell'Amministrazione ce ntrale. Il Ministero della Pubblica Istruzione, 1859-1881. Roma, Ed Ateneo & Bizzarri , 1979. pp 75 -88) orporative' s. Ma affermazioni impegnative e 'onnicomprensive' come queste dovrebbero essere adeguatamente supportate, con attente e puntuali ricerche sullo stato della pubblica amministrazione e dei pubblici dipendenti nell'Italia post-unitaria, quali purtroppo la storiografia italiana oggi ancora non dispone 9 O con studi sulle caratteristiche interne del Corpo Ufficiali, quali solo molto recentemente si è iniziato a fare 10
6 Negli stessi bozzetti lenerari sulla 'vita militare' che si trovano talvolta nelle più rece nti sintesi, il tema dell'avanzamento e delle carriere è singolarmeoce trascurato. Tra gli alui, cfr. CEVA , Le forze armate. ci t., p . 64 e sgg. Alcuni dati si possono ricavare ancora da F. L. ROGIER, La R. Accademia militare di Ton'no , Torino, Bona, 1916.
7 Cfr. ROCHAT, MASSOBRIO , Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 a/1943, cit., p. 37 e sgg.
Per adesso, semmai con studi limitati ma solidi nella documentazione, si dovrebbe invece tentare di definire il campo di ricerca e provare a fornire qualche elemento di periodizzazione e di modellizzazione.
Comunque, per chi da un'analisi delle statistiche ufficiali e dalla pubblicistica maggiore e minore sui temi dell'avanzamento voglia provare a suggerire alcune riflessioni sul tema della storia del Corpo Ufficiali, la meta non sembra facilmente raggiungibile. Come è stato notato, «la storia dell'esercito italiano quale istituzione politica e sociale presenta, come sottolineano gli studi più recenti, ampie lacune» 11
In questo senso, le tematiche dell'avanzamento- che proprio negli anni di Ricotti assunsero un così particolare interesse - erano e sono incomprensibili se separate da quelle, più rilevanti e più 'politiche', del reclutamento degli ufficiali. Purtroppo, su questo tema le conoscenz e oggi in nostro possesso sono assai poche, a differenza di quanto accade in altre nazioni 12
Il reclutamento degli ufficiali negli anni Ottanta era, intanto, largo e prestigioso. Anche se, come vedremo, in qualche significativo caso Ricotti diminuiva il numero degli iscritti in alcuni Istituti di istruzione militare, nel complesso aumentarono le occasioni messe a disposizione di quei giovani che vo levano intrapr endere la carriera
8 Cfr., tra gli altri , VENTURINI, Militan· e politici nell'Italia umbertina, cit., p. 190 delle armi 13. La politica del reclutamento, anche in questo senso, rispondeva a quella l ogica che è stata già notata di «rigida dipendenza ( ... ) dalla dinamica delle spese militari» l4. n Cfr. la relazione di F. TORRE, Della leva sui giovani nati nell'anno 1863 e delle vicende dell 'esercito da/l luglio 1884 al 30 giugno 1885. Relazione a S.E. il Ministro della Gue"a, Roma, Tip. Cecchini , 1885 (e seguenti).
9 Per lo stato delle conoscenze sulla storia dell'amministrazione in Italia cfr. adesso L 'amministrazione centrale, a cura di S. Cassese, Torino, UTET , 1984, e particolarmente la firta bibliografia ragionata di F. VENTURINI, Gli scn#i di stona dell'amministrazione , in L'amministrazione centrale, cit. , pp. 473 -492.
10 Il riferimento d'obbligo è aJ sagg io di DEL NEGRO, Ufficiali di camera e ufficiali di complemento nell'esercito italiano della grande guerra: la provenienza regionale , ci t.
1 1 lvi, p. 263.
12 Io questo senso, le pagine che seguono vogliono essere solo una parte di una ricerca più ampia e sistematica, ancora in corso.
Ma non era il reclutamento delle nuove leve di ufficiali che impensieriva i militari del tempo, bensì le modalità concrete di regolare l 'avanzamento di tutti quelli che già facevano pane del Corpo Ufficiali.
Negli anni Ottanta questo Corpo Ufficiali era numeroso, in valori relativi ed assoluti 15.
Gli ufficiali costituivano quasi il15% cii tutti gli impiegati dello Stato, contro il 10,05 del 1859 -se si fossero sommati i pubblici dipendenti dei Regni preunitari e si fossero confrontati con la somma aritmetica dei diversi Corpi Ufficiali dei vari eserciti 16 - e qualcosa in più di quel14,25 del1891, quando iniziavano a farsi sentire da una pane i co lpi della crisi dei bilan ci militari e dali' altra il crescente aumento delle dimensioni e delle funzioni statali, aspetto questo destinato ad un progresso inarrestabile 17. Si potrebbe quasi dire, insomma, anche se ulteriori ricerche sono sempre necessarie, che proprio negli anni Ottanta gli ufficiali toccavano il tetto della 'militarizzazione' del pubblico impiego (esclusi ovviamente i periodi di guerra e di mobilitazione precedenti e successivi) dell'Italia liberale 18.
Non a caso, i più alti responsabili della politica militare del tempo consideravano «titanica» 19 l'estensione raggiunta in quegli anni dalla amministra.zione militare.
14 DEL NEGRO, Uffici'aH di cam'era e ufficùzli di complemento nell'esercito italiano della grande gue"a: la provenienza regionale , cit. , p. 275.
Fonte principale sono i dati dell'Annuario militare del Regno d 'Italia.... Roma , Voghera , che dà le cifre effettive dei militari a ruolo , spesso diverse e superiori anche a quelle previste dalla stesse leggi organiche. Per un primo inquadramento si tenga presente che, io valori assoluti, gli ufficiali dell 'ese rcito erano 14.528 nel 1866, 15. 72 6 nel 1867 , 10.651 nel187 3, già 11.269 oel1874 , 12 .193 nell882, sino a raggiungere il numero di 14 .528 nel 1890.
16 Cfr. R. BENINI, La burocrazia di Stato in italia da/1859 al1891, in «La riforma a. II (1895), v. IV, no 4-5.
17 lvi.
18 Sono, queste , ricerche che meriterebbero dì essere approfondite.
19 ACS, Carte Pelloux, se. 2. 11 febbraio 188 7, Guaita a Pelloux. cL' amminisuazione della Guerra ai tempi nostri è qualche cosa di titanico, di mostruoso , di ìnfmiro•.
La questione degli avanzamenti, comunque, di per sé difficile ed ingarbugliata, stava in quegli anni assai a cuore agli ufficiali. Già alla fine degli anni Settanta, c'era chi scriveva a Luigi Pelloux che quello dell'avanzamento era «Stato per molto tempo il tema di tutti i discorsi» 20: proprio quando, invece, «non si riusciva a far leggere una sola linea di argomento militare a nessun ufficiale! al di là dei fatti vari nelJe gazzette cittadine nessuno arrivava!» 21 Se la massa della ufficialità dell'esercito italiano poteva talvolta sembrare disinteressata dei grossi temi politici od anche delle più urgenti questioni militari d'interesse strategico, o tattico, o tecnico, quando si parlava di avanzamento tutti avevano qualcosa da dire, tutti si lamentavano e quesuonavano.
L' eccitazione- si scriveva ancora , in quegli anni, a Pelloux - era fatta ancora più viva per via di quegli anicoli pubblicati sui giornali; articoli ispirati al desiderio di mettere in vista le gravi differenze di carriera esistenti fra le varie Armi e che perciò avevano il grave inconveniente di destare nei crocchi di ufficiali continue discussioni non sempre tenute nei limiti della desiderata moderazione: era divenuto questo l'uniCo discorso , in modo da raggiungere le proporzioni di una vera calamità( ... ) 22.
Questa situazione era dovuta ad un complesso di motivi: ed affrontarla anche solo per capire le origini e le dinamiche della protesta dei militari negli anni del secondo Ministero Ricotti ci obbliga ad un lungo excursus. ·
L'avanzamento, come il reclutamento, era regolato ancora dalla legge votata dal Parlamento subalpino del 185 3-54 2 3 Essa aveva recepito l'insegnamento francese e, dal punto di vista del reclutamento, lasciava un terzo dei posti disponibili per la nomina di nuovi ufficiali a quei sottufficiali che avessero superato i necessari esami. Per questo e per altri suoi aspetti, la legge era vista nel mondo militare come assai 'liberale' 24 A ciò concorreva il fatto che -sul piano regolamentare dell'avanzamento - la legge lasciava formalmen- te grande spazio alla 'scelta' rispetto alla 'anzianità' all'interno del meccanismo delle carriere. Un terzo dei capitani, la metà dei maggiori e tutti gli ufficiali da tenente colonnello in avanti potevano infatti essere nominati tali per i propri meriti militari. Inoltre, le permanenze minime nei vari gradi erano molto basse, quali si confacevano ad un esercito piccolo come quello piemontese (dal punto di vista degli ufficiali, cinque volte più piccolo dell'esercito italiano del 1866) ed alla mobilità sociale che esso pareva garantire 25.
20 lvi, se. 29 , fase. 53, 30 dicembre 1879, More!Ji a Pelloux.
21 lvi, 23 dicembre (1879), Bose!li a Pelloux.
22 Ibidem.
23 Cfr. AA.PP., Senato, Legisl. IV, sess. terza , Documenti, p. 825, poi legge 13 novembre 1853, n. 1625; nonché AA.PP. , Senato, Legisl. V, sess. prima , Documenti, p. 427, poi legge 29 gennaio 1854, n. 1656.
24 Cfr. F. SANTANGELO , Reclutamento e avanzamento degli ufficiali negli eserciti italiano , france.re , tedesco, ed austrungarico. Studio, Torino, Tip. Oliviero , 1909.
Ma la legge venne, in più delle occasioni, ed in varie sue parti, disapplicata 2 6: sia dal punto di vista del reclutamento sia da quello dell'avanzamento. Basti pensare che, una volta approvata la legge, furono emanate dallo stesso Ministro La Marmora che l'aveva proposta e dal suo successore Durando - nel giro di un solo armo e mezzo - precise e profonde correzioni derogatrici 2 7.
Questo, soprattutto dalla parte dell'avanzamento, fu solo l'inizio della norma.
Una serie slegata, varia, disomogenea e non programmata di misure -spesso non lungimiranti ma dettate solo dall'urgenza di risolvere problemi occasionali e di alleviare situazioni contingentifu il modo con cui i Ministri della Guerra affrontarono sul livello amministrativo il mutamento strutturale dell'esercito, prima e dopo le riforme Ricotti del '70-'76 .
Da una parte stava infatti un Corpo Ufficiali che, oltre a crescere nelle proporzioni che si è detto, mutava nella sua composizione interna: meno sottotenenti, molti tenenti e capitani in più (in valore relativo, oltre che in valore assoluto). Poi, a livello di Arma, ed in senso proporzionale, si assisteva ad un altro ·cambiamento di grande rilevanza: dopo la Fanteria , l'Arma che veniva ad essere la più consistente numericamente diveniva sempre più f Artiglieria, degli ingegneri e dei 'borghesi', a scapito della vecchia Cavalleria, dei nobili
25 Cfr. DEL NEGRO, Esercito, Stato, società. Saggi di storia mi/tiare, cit., pp. 62-63.
26 Già nel 1870, acutamente , Carlo Corsi collegava a questo proposito nell'ambiente militare le aspiruioni (in tema di organica) oumeristiche e le preferenze (in tema di avanzamento) per il principio di anzianità, rispetto a quello della scelta codificata nelle leggi del1853. Cfr. C. CORSI, 1844-1869. Venticinque anni in Italia , Firenze , Favero, 1870, p. 19.
27 Cfr. , per questo, negli Atti Parlamentari, le discussioni che accompagnarono appunto il varo della legge 13 novembre 1853 , n. 1625 , e poi le leggi di modifica del 29 gennaio 1854, n. 1656, e 4 aprile 1855, n. 725 (andrebbe a firma di La Marmora) nonché quella del 30 marzo 1856, n. 1540 (Durando) e dei 'benestanti'. Infine, facendo una comparazione trasversale tra gradi ed Armi, la pane più consistente in assoluto della Ufficialità ital iana continuava - ovviamente - ad essere costituita dai capitani di Fanteria (ed il loro numero cresceva in valore assoluto) ma in valore relativo la loro pe rcentuale sul t otale degli Ufficiali scendeva alquanto 28.
Dall'altra pane, invece, stava una fitta ma contradditoria serie di regolamenti e di circolari ministeriali che avvantaggiavano ora questa ora quell'altra Arma, rendendo più veloce ora questo ora quel grado. Commentava amaramente Marselli che in Italia «si va soggetti, in questo, a veri stringimenti e ri lasciamenti di freni, secondo ch e urge spazzar gli ingomb ri o dar tregua agli an imi ( )» 2 9. In genere si trattò di misure extra-parlamentari, dal momento che per ben quattro legislature (dalla undicesima alla quindicesima) i politici non furono chiamati a discutere alcun progetto di legge in tema di reclutamento e avanzamento m ilitare . Tutto veniva deciso nel chiuso delle stanze del Ministero, nonostante che la stampa militare proclamasse sempre più la necessità di dare una soluzione duratura al problema delle carrie re 30.
Infine, dopo il 1867 e più ancora dopo il 1873, un fattore di rigidità era venuto a complicare questo pur fluttuante sistema delle carriere degli ufficiali: si trattava dei vantaggi e delle precedenze nell'avanzamento che venivano concessi agli ufficiali di Stato Maggiore (per agevo lare la loro veloce ascesa della scala gerarchica e per ricompensarli degli anni trascorsi negli Istituti militari di istruzione superiore, cioè nella Scuola di Guerra) 31 Nel comp lesso e profondo mutamento strutturale dell'esercito italiano che più sopra abbiamo appena delineato, gli ufficiali di Stato Maggiore non a caso eranoin ogni grado - gli unici ufficiali ad aver garantito meglio degli altri le loro posizioni, aumentando in maniera significativa la fila del Corpo, in valore relativo come assoluto, con la conseguente diminuì-
28 Se nel 1866 gli ufficiali di Fanteria erano 9.379 (nel 1867 già 10.288), quelli di Cavalleria 1.122 e quelli di Artiglieria 1.034- dopo lo sfoltimento degli anni 1873 -74 - (che aveva portato gli ufficiali di Fanteria a 6.372, quelli di Cavalleria a 799 e quelli di Artiglieria a 1.016), nel 1890 essi erano rispettivamente 7.547. 917 e 1.717.
29 MARSELLI, La vita del reggimento, cir. , pp. 326-327.
30 Cfr. tra gli altri, «L'esercito italiano•, 19 dicembre 1884 , L 'abolizione degli esami per le promozt'oni ad anzianità; ivi, 10 aprile 1885, L 'avanzamento nell'esercito; ivi, 14 maggio 1886 , La questt'one dà quadri; e molti altri.
3I Cfr. C. RINAUDO , La Scuola di Guerra da/1867 al 1911, Torino , Tip. OlivierQ , 1911 (in testa al front.: Scuola di Guerra) zione delle soste nei vari gradi e con il risultato di avere carriere più rapide ed interessanti.
Questo ultimo elemento - tra tutti quelli ricordati - risultava il meno gradito agli ufficiali delle altre Armi, i quali vedevano invece allungare la permanenza necessaria in ogni grado per poter essere ammessi alle commissioni di avanzamento.
La cosa, inoltre, era aggravata dal fatto che il principio della 'scelta' era stato largamente disapplicato, nonostante esso fosse ancora - fo rmalment e - il principio ispiratore della unica legge allora in vigore a proposito di avanzamento delle carriere degli ufficiali. In questo senso aveva influito una certa 'inerzia burocratica ' della macchina militare ed un timore che la 'scelta', in un ambiente ancora largamente segnato - all'interno del Corpo Ufficiali - dalla presenza di gruppi regionali e da forme estese di clientele e di camarille, potesse risultare un mezzo per ricreare vecchi favoritismi all'interno del Corpo piuttosto che essere uno strumento moderno per 'scegliere' una élite direttiva militare 32 Il principio moderno e 'prussiano' della scelta segnava quindi in Italia il passo. La 'anzianità' era quella che in fondo - sempre esclusi gli ufficial i di Stato Maggiore - regolava le carriere militari in Italia .
Ma questo era possibile e semplice con un Corpo Ufficiali esiguo (quale era stato a suo tempo quello dell'esercito piemontese) e silenzioso (come in ultima analisi era quello italiano persino degli anni Settanta, ancora disorientato dalla 'grande nov i tà' delle riforme militari di Ricotti e tutto sommato ancora diviso ed intimidito dalla forte opera di restringimento degli effettivi del Corpo, che proprio nel 1873 avevano subito una riduzione di un terzo rispetto a solo sei anni prima).
Il Corpo Ufficiali italiano degli anni Ottanta, invece, come abbiamo visto e come vedremo, non era né esiguo né disposto a tollerare pazientemente qualche ritardo delle carriere.
Oltre a questo, in realtà, non va sottovalutata la reale e comprensibile delusione per la oggettiva lentezza delle carriere che la confusa se rie di misure ministeriali sull'avanzamento aveva creato. E ciò nonostante che, a parole, la questione delle carriere e dell'avanza- mento degli ufficiali fosse considerata della massima importanza. Da essa- è sempre Marselli a sostenerlo- «dipende, oltre alla saldezza e alla sanità dei quadri, tutto l'indirizzo direttivo dell'esercitO» 33.
La questione si presentava quindi, all'apertura degli anni Ottanta e poi al secondo Ministero Ricotti, come assai ingarbugliata. C'era, nel fondo, la necessità di misure profonde e radicali.
Il principio della 'scelta' era stato largamente disatteso. Parallelamente, era rimastO irrisolto uno dei più rilevanti problemi per la cui soluzione quel principio era stato adottato nel1853 dal legislatore e dai militari piemontesi: il problema dell'età media dei più alti quadri dell'esercito. Aveva infatti detto il generale Durando, al tempo relatore al Parlamento per il disegno di legge del1853 sull'avanzamento ed il reclutamento del Corpo Ufficiali:
Che cosa vogliamo stabilire con questa legge? noi vogliamo particolarmente fare in modo di avere capi giovani, energici, per il tempo di pace, che servano poi per il tempo di guerra( ... )
L'avanzamento a scelta serve a dare ai giovani d'ingegno e di operosità la facilità di pervenire ai gradi superiori nell'età della forza e del vigore 34 •
Inoltre, il principio della scelta, in un'età che vedeva crescere una nuova fisionomia ed un nuovo ruolo per gli Stati Maggiori, implicava la necessità di buoni studi militari. Attraverso gli studi, si pensava, doveva nascere una figura professionale di ufficiale più ampia e più aperta che nel passato.
A che tendono gli studi? Anzitutto, senza dubbio, a formare ufficiali forniti di un'al tra cui tura generale professionale ( ) Ma gli studi della Scuola di Guerra hanno anche un altro intento. Quando la società militare viveva separata dalla società civile, e quasi in lotta con essa, forse poco importava conoscere l ' organismo e l'ambiente sociale. Ma ora rutto è mutato. Fortunatamente l'esercito non è più lo strumemo d'un capriccio o d'un interesse puramente dinastico , ma è il palladio dell'indipendenza e della libertà dei popoli; l'esercito non è più reclutato dalla ciurmaglia e dagli inftmi strati sociali, ma da tutta la Nazione valida; gli ufficiali devono quindi conoscere la società civile, palpitare con essa , sentirne i bisogni e le tendenze. Inoltre destinati alle Ambasciate, chiamati a legiferare in Parlamento , inviati al governo di provincie e di colonie , nominati membri di congressi internazionali, non possono gli ufficiali, che aspirano ad alti gradi della milizia, rinchiudersi nel campo esclusivamente militare. Se vogliono adempiere a tali uffici con cognizione di causa, devono allargare il loro orizzonte intellettuale , elevare lo spirito scientifico, conoscere la via percorsa dalla società per giungere alle presenti condizioni, aver chiara idea degli ordinamenti po litici ed amminisuativi del loro Paese e dei maggiori Stati d'Europa, sapere quali siano le relazioni internazionali, determinate da convenzioni e consuetudini, avere idea del mondo economico-sociale presente, conoscere una delle principali lingue moderne, s! per g li usi della vita come per istrumento scientifico n.
Di fronte ad un problema così precisamente e calorosamente sentito, stava però la realtà della Scuola di Guerra , i cui metodi e le cui materie di insegnamento erano spesso criticate (dai militari , ancor prima che dai civili).
Inoltre il problema della costituzione di una élite militare, di uno Stato Maggiore , aveva trovato nell ' Europa del tempo varie soluzioni: da quella del Corpo di Stato Maggiore , in cui gli uffic iali sceglievano di entrare ed all'interno del quale facevano la loro carriera, a quello del Servizio di Stato Maggiore , che non era un Corpo irrigidito e codificato ma semplicemente una 'funzione ', un incarico , cui gli ufficiali reputati più adatti venivano t e mporaneamente assegnati dai loro comandanti 36 . E in Italia pareva proprio che la direzione scelta delle più alte gerarchie militari fosse quella di avere un Corpo chiuso , sia all 'entra ta sia all'uscita 37.
Stretta da tutti questi lati e da questi problemi oggettivi (aumento del Corpo Ufficiali, mutamenti delle tradizionali proporzioni interne al Corpo tra gradi e tra Armi , disapplicazione del principio della scelta , ' invecchiamento ' dell e più alte gerarchie, carenze nel sistema di alta istruzione militare , impostazione rigida e chiusa del problema dello Stato Maggiore) la questione dell'avanzamento attendeva, come si è detto , una qualche radicale e complessiva soluzione legislativa .
Mancando que sta, il malumore degli ufficiali per tutto ciò ( ma in panicolare per la lentezza delle carriere che da ciò derivava) andava aumentando .
A fronte di un a carriera ' normale ' che a vre bb e potuto ponare da capitano a colonnello in sette-d ieci anni (come prevedevano regolamenti e disegni di legge ), gli ufficiali di Stato Maggiore- che pure erano i più favoriti - impiegavano nella realtà degli anni Ottanta in media quindici anni, quelli di Cavalleria diciannove, quelli di Artiglieria ventuno, quelli di Fanteria ventidue e quelli del Genio ben vemisei 38 Con questa realtà, qualsiasi regolamento perdeva legittimità e qualsiasi soluzione sembrava divenire impossibile.
3) lvi, pp. 11-12.
>6 Per lo Stato Maggiore come servizio frequenti furono le prese di posizione, in quegli anni , de cL' esercito italiano•. A questa richiesta si aggiungeva spesso quella insistente di una maggiore aperrura del reclutamento del Corpo Ufficiali (attraverso il canale del 'complemento') ai sottufficiali ed ai gradu ati di truppa. Cfr. ivi, 18 marzo 1885, Ufficiali di complemento; ivi, 29 marzo 1885, Gli ufficiali di complemento; ed ancora ivi, 14 luglio 1885, ed ivi, 18 ottobre 1885, e così via.
37 Cfr. SANTANGELO, Reclutamento ed avanzamento degli ufficiali, cit., p. 104 e sgg.
Già qualche anno prima era stato supposto che , al fatto complesso rappresentato dalle «sfavorevoli condizioni d eli' avanzamento ord i nario:. 39, forse cnon si può rimediare completamente , perché ripete la sua origine dal modo eccezionale con cui si è formato l ' esercito italiano:.. Però , si aggiungeva, «è possibile attenuarne consid erevo lmente gli effetti coll'applicare su larga scala l 'avanzamento a scelta» 40.
Particolarmente dopo il1882, ma in parte anche prima, infatti , non si poteva sperare in un ulteriore decisivo allargamento dei quadri dell'esercito che p e rmettesse di per sé più ve loci carri e re . Anzi, la stessa 'infomata' di tenenti e sottotenenti che aveva accompagnato l 'aumento di due Corpi d'Armata non aveva fano che causare un ulteriore rallentamento delle carriere di rutti gli ufficiali 41 . Qualcuno poteva sperare che un mezzo per renderle più veloci fosse costituito dall'impiego (di personale militare in servizio permanente effettivo) presso le Mili zie di seco nda e di terza linea, ma queste erano invece destinate a formarsi so lo in tempo di guerra ed erano solo assai superficialm ente preparate in tempo di pace 42 • La protesta degli ufficiali si indirizzava allora contro le cspe requazioni:. 43 tra le varie Armi nell ' avanzamento . Dietro i vantaggi conseguiti per la frequenza di Istituti militari d'istruz ion e, si intravedeva lo spettro odioso del favoritismo, piuttosto che la comp lessa situazione che abbiamo sinora delineato.
38 Sono dati ricavati da AA.PP., Camera, Legisl. XVI , sess. terza, Documenti, n. 72.
39 L 'avanzam ento nell'esercito ed il Corpo di Stato Maggiore, Firenze, Barbera, 1876. p. 48.
40 lvi, p 49.
41 Or. DE BONO , Nell 'esercito nostro prima della guerra , cic., p . 130.
42 Cfr. G. DELEUSE , L 'avanzamento nell'esercito ed i quadn' della Milizia mobil e. Co nsiderazioni di G.D Roma , Voghera, 1877.
4 3 Al conceto di ' sperequazione ' faceva suppono quello di ' diritti acquisiti' (cioè , sostanzialmente, di 'anzianità'): diritti , però, cche militarmente sarebbe assurdo di consentire•, diceva una pubblicazione ufficiosa degli anni del ministero della Guerra di Ferrero. Alcune questioni militan·, Roma, Capaccini, 1882, p . 70.
Di questa protesta, il bersaglio preferito e più frequente era quindi il Corpo di Stato Maggiore ed i suoi ufficiali. Praticamente tutti gli opuscoli che animarono il dibattito degli anni Ottanta e la stragrande maggioranza degli articoli della stampa militare che in quegli anni furono pubblicati se la prendevano con gli ufficiali di Stato Maggiore. «L'emblema dell'aquila che essi appariva il più delle volte, secondo quanto diceva un opuscolo di quegli anni, piuttosto che cun glorioso simbolo di meritate promozioni•, quas i cuna lucida mostra d'un animale rapace• 44
La realtà dell'avanzamento era- come si è visto- ben più complessa, ma gli ufficiali erano resi più suscettibili e preoccupati dal fatto che né i Ministri della Guerra si impegnavano politicamente io Parlamento per risolvere l'an n oso prob lema con le necessarie misure di legge, né i giornali ministeriali (né la voce ufficiosa del Ministero della Guerra, né le riviste tecniche che di esso erano espressione) parevano darsi grande pensiero di tale questione 4 5.
Di fronte a tali inadempienze ministeriali, la protesta contro le lente carri ere diveniva sempre più evidente.
A tale comportamento dei Ministri della Guerra non sembrò agli ufficiali fare eccezione, nella sostanza, lo stesso Ricotti (che pure, prima di essere nominato Ministro, aveva sferrato alla passata amministrazione Ferrero un potente attacco proprio sui temi delle carriere e del malessere diffuso tra gli ufficiali) 46.
Il General e novarese, dopo pochi mesi dal suo insed iamento, infatti, aveva emanato alcuni p rovvedimenti ministeriali con cui aveva sperato di risolvere la questione dell'avanzamento e tentato di presentarsi come 'paladino' delle richieste degli ufficiali 4 7 .
44 AvanZtZmento nel R. Esercùo innanzi al Senato , Roma , Prasca , 1886 , p. 15 .
4
5 Non furono avanzati disegni di legge in proposito dalla undicesima alla quindicesima legislatura (cioè dal 187 3 al 1884). Se si dà una scorsa agli indici delle annate della «Rivista militare italiana•, ad esempio, si nota che ogni anno fu pubblicam qualcosa in tema di avanzamento (a conferma dell'esistenza di un prob lema irriso lco) ma si nota anche che questa attenzione della principale rivista tecnica ufficiosa non andava al di là di un solo articolo (e solo talvolta, nei momenti di maggior crisi delle carriere , ve ne troviamo al massim o un paio ) all'anno. Questo, ovviamente , non poteva non contrastare con l'attenzione praticamente settimanale che, invece , organi di scampa militari più spigliati come «L ' esercito italiano• dedicavano ai temi dell ' avanzamento , delle carriere e delle promozioni .
46 Cfr. AA.PP ., Cam era , Legisl. XV , sess. unica , Discu moni, cornata del l lug lio 1884
47 Cfr. cGiornale m i litare ufficiale• , 29 marzo 1885 , ano n . 40, Regio Decreto .
Ma quei provvedimenti , in realtà , non andavan o alla radice del problema. Il suo decreto-legge recepiva parre delle proteste degli uffi c iali, come quando limitava l ' accesso degli ufficiali agli istituti militari d'istruzione superiore (e così facendo restringeva, sul lungo periodo, il numero degli Ufficiali di Stato Maggiore che potevano uscirne) e limitava ulteriormente il principio della 'scelta' nelle loro promozioni. Ma il tutto in forme ed in misure del tutto inadeguate alla realtà del problema. Chi infatti provò a calcolare l ' effetto delle disposizioni Ricotti sulle carriere degli ufficiali , si a cc orse che queste sarebbero state sveltite solo di qualche mese: cosa che era ben lontana dal ritardo di anni che , come abbiamo visto , esse stavano accumulando 4s.
Si sentiva, è vero , al fondo del provvedim ento Ricotti, un qualcosa di nuovo: ma era ancora troppo poco per pote rne capire l'estensione. Solo quando , più tardi, il Ministro ebbe presentato un suo progetto di legge sul tema dell'ordinamento e dell'avanzamento degli ufficiali dell'esercito si poté intendere la sostanziale diversità dell ' impos t azione del n o varese rispetto a quella dei Ministri che lo avevano preceduto. Ma qu el di segno di legge , com e vedremo , non ebbe al cuna fortuna parlamentare . La protest a degli uffi ciali venne così maggiormente alimentata e si indirizzò tu tt a co ntro il seco ndo Mini stero Ricotti.
L'azione del Ministro , che aveva voluto essere t empe stiva ma che risultò solo inadeguata, non poté smorzare le criti che contro quelli che sino ad allora erano stati i bersagli della pubblica protesta degli ufficiali: criterio della 'scelta' e privilegi del Corpo di Stato Maggiore .
Si assisté anzi , negli anni in cui Ricotti fu Mini stro , ad un ceno i nc rudimento ed ' involgarimento ' della protesta dei militari. Se prima la questione dell ' avanzamento era stata solleva t a - negli opusco li pubblicati qui e l à in tutta Italia- con garbo , con varietà d ' argo menti e con una certa diplomazia , negli anni d e l secondo Ministero Ricotti la polemica si fece aperta e sfrontata. Molti , a distanza di tempo , si ricordavano di co me in quegli anni , p ersino lo ' scarpone' 49 , il povero ufficiale di Fanteria, avesse osato alzare la testa per dife ndere la sua carriera .
48 Cfr. cl ' ese rcito italiano•, l m aggio 1885, Appunti ai R. D. 29 marzo 1885.
49 La pubblicazione cui ci si rife riva è Grido di dolore d ella Fan teria. Petizione ai signon· mem b n · del Parlamento, So nd rio, Quad rio, 1884. L'autore, anonimo, si autodefmiva un ' povero scarpone' di Fame ri a.
Contro lo Stato Maggiore i toni si facevano grossi: «occo rre tagliare le teste dell'idra., diceva un opuscolo 5° . A molti ufficiali, il C.S.M. sembrava addirittura cuna potente organiz zaz ione oligarchica che si è imposta e dispone dell'esercito come di un pod ere da sfruttare a proprio vantaggio» 5 1 . Chi voleva esporre «in modo vergine, diretto» il pensiero degli uffi ci ali di Fanteria e dei reggimenti si esprimeva così. Ma non solo. Anche da chi scriveva a nome degli ufficiali delle vecchie Armi speciali (Artig lieria e Genio ), gli ufficiali dello Stato Maggiore erano visti co me cun piccolo nucleo, rip e tiamo , imbevuto di dottrine sovversive, di pomposa eloquenza, di e rrati princìpi , e sop rattutto di ben poca modestia. 52.
A questo mal conte nto , si tentò sul l e prime (da parte del Ministero della Guerra ) di opporre una pubblicazione ufficiosa che provasse a placare gli animi. Ne uscì fuori un opuscolo che, però, quasi moltiplicava le ragioni degli insoddisfatti. «Si potrà solo calmare, ma non troncare , il malcontento [in parte esagerato] che serpeggia nellefùe dell 'esercito:. 53, ammetteva infatti l'anonimo autore filo-ministeriale.
Il giornale cl ' esercito italiano:. svolgeva nel frattempo un ruolo fondamentale nel rivelare e nel diffondere tra gli ufficiali le magagne dell'avanzamento 54 Il periodico militare , che già durante il p re- cedente Ministero Perrero era ritornato più volte sul tema delle carriere, condusse durante e contro l'amministrazione Ricotti una campagna continua e radicale sulla questione delle carriere.
50 l vi, p. 45.
51 lvi, p. 10.
52 Le Armi speciali e l'avanzamen t o, Milano , Galli , 1884, p. 21. Per 'A rmi speciali' si intendevano al temp o Artiglìeria e Cavalleria, come di 'Arm i dotte' si parlava per Artiglieria e Genio . Erano comunque termini non sempre esplicitati e destinati a modificarsi col tempo.
53 Gli ufficiali, Torino, Stab. Arristico- Lerterario, 1885, p. 84.
54 Impossibile elencare qui, per il loro numero, gli arricoli dedicati al tema delle carriere. Da notare , semmai, il fatto che il giornale- strumentalmente- si opponeva al principio della scelta ed al sistema degli esami in nome di quella che veniva considerata una cdifesa dei veterani dell'indipendenza.. Ricorrenti erano infatti le critiche a quei progetti ministeriali che prevedevano l ' avanzamento degli ufficiali inferiori regolato da prove o da esami: esami che avreb bero poruto sottoporre una 'vecchia giberna ' al giudizio di qualche giovane ufficiale uscito dalla Scuola di Guerra. Mancano i da ti statistici pe r affermare se una simile operazione ideologica avesse una sua base co ncreta (cioè se i più colpiti dal la le n tezza delle carriere degli anni Ottanta furono proprio - come pure è probabile - g li ex-sott ufficiali entrati nel Corpo grazie alle promozioni d egli anni delle guerre dell'indipendenza) . È ceno che queste proteste de cL' ese rcito intendevan o 'sac ralizzare', attraverso il richiamo agl i anni ed agli uomini dell ' indipendenza , più concrete pretese burocratiche . Cfr., tra i molti altn, «L'esercito 29 gennaio 1886, L 'esercito dell'indipendenza e dell'unità nazionale . In senso analogo , qualche anno prima, era stato scritto che «Se nulla muta all'attUale sistema d'avanzamento, il grado di capitano è quello cui f atalmente sono destinati ad arresrarsi la magg ior pane dei sortorenenti del 1860 , tutti quelli del 1861 e forse anche quelli di parecchi anni successivi L 'avanzamento nell'esercito e il Corpo di Stato Maggiore, cir., p. 148.
Se Ricotti voleva limitare l'applicazione del principio della 'scelta•, «L'esercito italiano» ne era invece uno dei più implacabili avversari. 'Tutta anzianità', sosteneva il giornale militare, e gli ufficiali di Fanteria avrebbero visto immediatamente sanate le loro 'tristi condizioni' 55 . Conseguentemente, massima era la opposizione all'introduzione dei limiti d'età nelle carriere, che avrebbe di fatto costretto molti ufficiali a terminare la loro carriera senza quel raggiungimento degli alti gradi che molti speravano.
Dei fascicoletti militari più esasperati - come quelli che abbiamo ricordato - talvolta «L'esercito italiano» non accettava il tono «iracondo» dell'esposizione 56, ma ricordava che quel tono non era altro che «una prova di più del malessere dei nostri quadri» 57. Della condizione degli ufficiali di Fanteria si arrivava a dire che essa legittimava «una fuga dal reggimento» 58 e un abbandono in massa della carriera militare.
Dei decreti di Ricotti del marzo 188 5, il giornale esplicitamente affermava che «anche questo è un tentativo sbagliato e che vede la questione con un occhio solo» 59: non sembrava inoltre, a «L'esercito italiano», che davvero il Ministro avesse voluto deviare dalla strada «perniciosa» 6o che sino ad allora era stata seguita con «l' accarezzare nelle carriere e nelle competenze il Corpo di Stato Maggiore a danno solamente delle due Armi di Fanteria e Cavalleria» 61 In altra occasione, ma sullo stesso argomento, il giornale sentenziava: «È un brutto principio» 62.
Qualche mese più tardi, quando anche nei successivi «Bollettini Ufficiali» delle promozioni il giornale militare non vide quei miglioramenti che esso si aspettava, il giudizio su Ricotti e sulla sua gestione dell'avanzamento non poté migliorare: «Le cose adunque vanno ancora come per il passato» 63 . E deprecò di nuovo i «quindici anni di sviamenti, di tentativi e di controsensi» cui a suo parere andava ridotta la gestione ministeriale (di tutti i Ministri della Guerra) della questione dell'avanzamento 64 .
55 Cfr. ad esempio, ivi, 25 ottobre 1885, Il morale dell 'esercito.
56 lvi, 21 dicembre 1884, La petizione di un povero scarpone.
57 Ibidem.
58 lvi , 16 gennaio 1885, Sulle attuali condizioni degli ufficiali di Fanteria.
59 lvi , 24 aprile 1885, Appunti ai R D. 29 marzo 1885.
60 Ibidem.
6 1 Ibidem.
62 lvi, 6 maggio 1885, La questione dell'avanzamento.
Lo stesso progetto di legge - che Ricotti poi presentò alle Commissioni parlamentari sul tema dell'avanzamento - fu accolto sulle pagine de «L'esercito italiano• dapprima con un laconico «Non esprimiamo giudizi» che già indicava l'opposizione del giornale, e poi da un'articolata analisi che coglieva nella proposta Ricotti soprattutto il suo essere «assai al di sotto» 66 dei problemi reali delle carriere degli ufficiali. L'opuscolo che il Ministero aveva fatto stampare per tentare di placare le proteSte degli ufficiali, infine , era parso a «L ' esercito italiano» addirittura «Oltraggiante per i veterani dell' indipendenza. 67 , che in buona pane erano - nell'analisi del giornale militare - i veri sfavoriti dalla lentezza delle carriere.
E se in tal una occasione «L'esercito italiano» era parso inclinare verso un sia pur sfiduciato sostegno al disegno di. legge di Ricotti (era pur sempre il primo intervento legislativo dopo tanti anni di disinteresse politico) , alla lunga i motivi di dissenso dovevano prevalere su quelli di consenso 6 8.
In realtà, poi, nonostante le frequenti analisi degli avanzamenti ora in questa ora in quell ' altra Arma, «L'esercito italiano» non era in grado di proporre una precisa soluzione: il toccasana continuava ad essere veduto ancora nell'abbandono del principio della 'scelta ' Più tardi ( mentre il giornale con più impegno era andato portando avanti la sua opposizione generale alla Amministrazione Ricotti e quando il contrasto tra Ministero ed opposizione militare si era andato appuntando sui temi dell'aumento organ ico delle Armi di Cavalleria e di Fanteria), «L'esercito italiano» cominciò a dire che con una crescita degli organici delle due Armi anche lo stato delle carriere avrebbe potuto essere migliorato. Ecco allora che la questione dell'avanzamento tornava ad essere una questione politica nel senso più pieno del termine. Per rendere più veloci le carriere, allora, e con più forza che nel passato , si chiedeva cun rimaneggiamento dei quadri:., al limite csia pure di carattere transitorio:. 69 .
63 l vi , 16 o tt o bre 1885 , Le recenti promozion i.
64 l vi, 2) otto bre 1885 , 11 m orale d ell'esercito .
6 > lvi, 8 d ice mbre 1885 , Pro m ozion i.
66 lvi, 16 dicembre 1885 , La nu ova legge sull'ava,tzam en to.
67 lvi, 28 gennaio 1886, Il nu o vo opuscol o sull 'avan z amento.
6S lvi, 4 febbraio 1886, La leg ge sull'avanzam ent o in S enato.
«Questo è il punto capitale della questione :. 70 : aumentare i quadri, e dopo quelli di Cavalleria e di Artiglieria, anche quelli di Fanteria. E poi anche quelli del Genio, che altrim enti rischiavano di rimanere tagliati fuori da questa euforia di aumenti organici 71
Nel frattempo, cL' esercito non era rimasto solo nel controbattere vivacemente la politica del Ministero Ri cotti sul tema dell' avanzamento: numerosi erano i fascicoli e g li opuscoli che continuavano ad essere pubbli cat i.
Sulla stessa linea degli opuscoli più provocatori e degli articoli de cL' esercito italiano:. più intransige nti , si muoveva poi una interessante serie di figure di pubblicisti ' minori ', di 'mi litari di provincia' che, non di rado a proprie spese, scrivevano e facevano pubblicare le loro rimostranze e proteste per la lentezza delle carriere . Molti potrebbero essere gli esempi. Tra questi, a Verona, un tale Luigi Castellani inveiva contro i privilegi dello Stato Maggiore ed esigeva a gran voce l'abbandono de l principio della 'scelta ' n. Ed a Firenze, un cen o Ulisse Fi um i (che aveva fondato pers in o un ' Comitato elettorale e di Mutuo Soccorso fra i Veterani e Reduci dell ' esercito italiano che in età immatura od a incompleto servizio furono d ' autorità collocati a Riforma o a Ritiro con il minim o della Pensione ', co mitato che -a suo dire e nel solo capoluogo toscano - contava già 15 7 'commilitoni' ) predicava anch'egli co ntro i vantaggi degli ufficiali di St ato Maggiore 73.
D ' altronde , lo Stato Maggiore e il principio della scelta erano se mpre «fonte continua di disgusti e di malumori nelle fùe dell'esercito» 74, come dicevano altri opuscoli anonimi.
La giustizia è base dell 'o rdine -stabiliva uno ru questi - ed giustizia che reclamano tanto gli 'scarponi' quanto gli ufficiali di Artiglieria e Genio 75.
69 lvi, 23 aprile 1886, Di alcuni provvedimenti per n'so/vere la questione dell'avanzame nto.
70 l vi, 14 maggio 1886 , La questio n e dei quadn'.
71 lvi , 16 novembre 1886, Pensate anche al Genio (e poi ancora, ivi, 18 , 23 e 25 novembre 1886).
72 Cfr. L CASTELLANI , Sull'avanzamento militare. Appunti di un ex-uffo;iale, Ve rona, T ip. Nuova Arena, 1885.
73 Cfr. U. FIUM I , Ziba/done storico, critico, mi/ilare. Memoriale agli onorevoli rappresentanh· della Nazione indirizzato da U.F., Firenze, Tip Galletù, 1886.
74 Le condizioni degli ufficiali d'arn'g,lieria e genio, Torino, Casanova, 1886, p. 5.
7) lvi, p. 20.
Un altro risollevava la richiesta che si abolisse lo StatO Maggiore in quanto Corpo chiuso e che lo si riformasse solo come ' Servizio ' accessibile a tutti gli ufficiali 76 .
In realtà, tra deprecazioni anonime e polemiche giornalistiche , gli anni stavano passando.
In anni successivi , si disse che la situazione delle carriere, oltre ad avere quelle cause lontane di cui abbiamo parlato, era stata aggravata «in gran parte dagli atti governativi del 1885 , i quali dal loro carattere precario e dall ' idea di quelli scessi dai quali emanarono, dovevano essere completati e corretti con altre disposizioni contenute nella legge sull'avanzamento che naufragò ( ... )» 77 . Ma la legge Ricotti avrebbe potuto risultare migliore dei decreti Ricotti?
In realtà, come cL' esercito italiano:. aveva già notatO e come fu possibile capire dalla lettura del testo completo del disegno di legge che Ricotti presentò alle Camere, nemmeno con la conversione di quel progetto io legge la materia dell'avanzamento degli ufficiali avrebbe potuto dirsi definitivamente risolta. Come già i decreti -legge del marzo 1885, il disegno di legge di Ricotti del1886 puntava a riorganizzare principalmente (ed in senso resuittivo e punitivo, un po' come il dibattito pubblicistico militare richi edeva) l ' avanzamento del Corpo di Stato Maggiore, ma non ambiva a sanare la complessa materia degli avanzamenti delle varie Armi , né riusciva quindi a realizzare la tanto sospirata 'perequazione' delle carrier e .
L'intervento del generale no varese anche in quesro delicato settore, come in altri della più gen e rale politica militare , si era limitato ad un'operazione dal segno ambiguo e limitato. Il grande problema delle carriere veniva così ridotto alla necessità di impedire veloci carriere degli ufficiali dello Stato Maggiore: ma in qu es to modo , se pure si fosse riuscito a placare gli animi del dibattito militare (ed abbiamo visto che, purtroppo per Ricotti, nemmeno questo sarebbe stato possibile) certo non si sarebbe riusciti a impostare una soluzione effi cace e duratura del problema.
Non a caso , la questione si trascinò , n e lla sua sostanza senza apprezzabili miglioramenti, anche per gli anni a venir e , sino (ed oltre) la legge del1896 ch e fu pensata proprio per mettere più ordine nella complessa materia ( ma che , dal punto di vista dell ' avanzamento non fece altro che dare forma di legge ad alcune realtà ormai inval se nel- la pratica degli avanzamenti e rinviare ancora una volta la soluzione del problema) 78.
Eppure, se anche la sostanza del problema militare non subì negli anni Ottanta radicali miglioramenti ed innovazioni, a livello politico e parlamentare si deve proprio al secondo Ministero Ricotti una sorta di 'aggiustamento' e di 'correzione' del punto di vista da cui il legislatore e la politica militare italiana dovevano guardare alla questione dell'avanzamento . Sino ad allora l'ottica con cui i Ministri della Guerra avevano guardato all'avanzamento era quello della necessità di una riaffermazione formale dei princìpi sostanziali della vecchia legge subalpina del 1853 (principio della 'scelta') anche a costo poi di una loro disapplicazione 79. Dagli anni del secondo Ministero Ricotti in poi, la Guerra accettò invece l'idea che per riformare o per rendere comunque più fluide le carriere degli ufficiali (o per non intralciare quelli che sempre più si dicevano loro diritti acquisiti) si doveva abbracciare il principio opposto della anzianità, coniugato con una scelta - o selezione - limitata ai soli ufficiali di C.S.M ..
La differenza era notevole.
La legittimazione del principio dell'anzianità, quale si ricavava dal progetto di legge 1886 (che era un po' il frutto e la 'risposta' politica all'estensione ed all'asprezza delle polemiche della base militare sul tema dell'avanzamento, durante il secondo Ministero Ricotti) bene si confaceva ad un organismo come quello del Corpo Ufficiali degli anni Ottanta poderosamente ingrandirosi grazie ai forti bilanci militari ed ormai caratterizzato da un forte peso contrattuale: un organismo che, in un certo senso, appariva ormai irriformabile (come invece una rigida e motivata applicazione della scelta avrebbe forse permesso) agli stessi Ministri della Guerra.
Ma anche a livello politico, in Parlamento, il progetto di legge Ricotti non fu indenne da critiche e da opposizioni, militari e politiche. Esso prevedeva cose ben diverse dal progetto Ferrero, del 1883 80_ Eppure erano cose che ancora non bastavano: allungamento della permanenza minima prevista per i gradi inferiori (cioè accettazione dello stato di cose) e accorciamento di quello previsto per i gradi superiori; diminuzione dello spazio alle promozioni a scelta (solo un sesto del totale, e applicabile solo per quegli ufficiali che sì trovassero iscritti nel primo quinto del quadro dì avanzamento della loro Arma) e per il resto tutta anzianità 81.
78 Sulla legge del 1896 , dal punto di vista del reclutamento , cfr. DEL NEGRO , Ufficiali di camera e ufficiali di complemento nell'esercito italiano della grande guerra: la provenienza regionale, cit., p. 272.
79 Cfr., come ultimo esempio di questo indirizzo, il progetto di legge sull'avanzamento presentato da l'allora Ministro della Guerra Emilio Perrero (nella Relazione al progetto si sente forte l'influenza e lo stile di Luigi Pelloux) in AA.PP., Senato, Legisl. XV, sess. unica , Documenti, n. 42.
8° Cfr. ibidem.
Non compariva, nel progetto Ricotti a differenza di quello Ferrere, la facoltà concessa al Governo di chiedere e ottenere dall'amministrazione militare il trasferimento di un ceno numero di Ufficiali per esigenze superiori, politiche o del Paese.
Una serie così grande di cambiamenti (accompagnata da una analoga serie di correzioni per quanto riguardava la parte del reclutamento) non sfuggì a chi aveva sempre creduto negli ordinamenti del 1853 ed aveva ritenuto imprenscindibile per un organismo militare che l'avanzamento ai più alti gradi fosse regolato dalla scelta.
Al momento della discussione al Senato. il Generale Mezzacapo protestò contro chi, secondo lui, voleva stravolgere lo spirito della legge del 185 3 ed attentare alla libertà dì scelta e di azione per il Corpo di Stato Maggiore 82.
Ma fu il solo ad opporsi: e il disegno fu approvato. Poi vennero le elezioni del 1886 e la legge dovette essere ripresentata da capo a tutte e due le Camere. Il testo del disegno, lievemente modificato, arrivò così alla Commissione Parlamentare della Camera, per il consueto esame preventivo prima della discussione in Aula. Ed anche in Commissione il progetto di Ricotti trovò forti opposizioni. Pais accusò il Ministro di <<avere troppa fretta» nel voler vedere approvate quelle importanti norme; Levi ripeté la «necessità di discuterle a lungo>>; Zanolini affermò di avere, sul tema dell'avanzamento, «concetti molto diversi da quelli del MiniStro» 83. Infine, il 27 gennaio 1887, la Commissione decise di non approvare quel testo del disegno di legge e di subordinarne l'esame a quando il Ministro avesse presentato un più generale progetto di legge sulle pensioni civili e militari. Era un modo di dire che la legge andava tutta riscritta.
81 Cfr. ivi, n. 243.
82 AA.PP., Senato, Legisl. XV, sess. unica, Discussioni, rornata del 3 aprile 1886.
83 ACD, Dd/, Legisl. XVI, sess. prima , reg. 430 , n. 100. Per Pais, cfr. ivi, Verbale di seduta della Commissione , 7 dicembre 1886. Per Levi, cfr. ivi, 21 gennaio 1887. Per la decisione finale della Commissione, cfr. ivi, lettera del l febbraio 1887, Inviti (presid. della Commissione) a Ricotti. Ma cfr. anche ivi, 8 febbraio 1887 , Ricotti a Inviti, dove il Minimo si dimostra fortemente contrario e cont r ariare dalle risoluzioni della Commissione.
Ma era troppo tardi. Già da due giorni la colonna del col. De Cristoforis era stata annientata dagli abissini di Ras Alula rra le sabbie di Dogali: e a Ricotti, anche sul tema dell'avanzamento, non sarebbe stata concessa per lungo tempo una riprova.
Se il generale novarese non poté quindi concretare il suo piano circa le carriere degli ufficiali, va però ricordato che tutti i Ministri che lo seguirono - senza alcuna eccezione - quando furono chiamati a proporre disegni di legge sul tema dell'avanzamento e del reclutamento, si rifecero sempre al disegno di legge Ricotti del 1886 84 . Questo stava a significare che dalla metà degli anni Ottanta in poi si era rinunciato per lungo tempo a regolare le carriere secondo la scelta: e che questa strada, tentata per ultimo dal Ministero Ferrero, era stata definitivamente sbarrata dalla protesta del Corpo Ufficiali proprio durante il secondo Ministero Ricotti.
Certo: dire questo non significa dire che tutti i giochi erano fatti. Si trattava di stabilire, anche una volta abbandonato il principio della scelta per quello dell'anzianità, in quale misura concreta, in quale proporzione la stessa anzianità avrebbe regolato le carriere degli ufficiali. E per questo si dovette attendere il1896: ma un grande passo a livello politico era stato ormai già fatto.
84 Cfr. AA.PP .• Camera, Legisl. XVI, sess. seconda, Documenti, n . 21 (presentato da l'allora Ministro della Guerra Berrolé Viale); poi ivi, sess. terza, Documenti, o. 72 (ancora Berrolé Viale); ivi, Legisl. XVII , sess. unica , Documenti, n. 306 (Pelloux); ivi,l.egisl. XVIII, sess. prima, Documenti, n. 2 (ancora Pelloux) ; ivi, n. 17 1 (di nuovo Pelloux) ; ivi, sess. seconda, Documenti, n. 3 (Mocenni). Questo progetto di legge, cipresentato da Mocenni nel 1895. fu ripreso con modificazioni da Ricotti che riuscì ad ottenerne finalmeme la co nversione in legge (appunto , la legge 2 luglio 1896. n. 254). La legge del 1896 era quindi molto attesa. Del clima in cu i essa venne a situarsi è esemplificativo il noto opuscolo A . ... Z ... , Verità ingrate sull'on'entamento militare italiano Roma, Tip. Casa Editrice Italiana, 1895, che ha avuto tanta (trop pa ) fortuna sroriografica. Vi fanno riferimento, ua gli altri, VENTURINI, Militari e politici nell' Italia umbertina, cit., p. 208, e MAZZONIS, L'Esercito italiano al tempo di Gan'baldi, c ir .,passim. In realtà , le affermazioni dell'opuscolo sono incomprensibili senza una attenta ' lettura' dell ' agitazione degli ufficiali dell'esercito negli anni Ottanta. Comunque, il problema dell'avanzamen to era destinato a perpetuarsi anche dopo il 1896. Tra gli altri , cfr. U PRlGHT Saggio critico sui principi che regolan o le carriere mtlitan·, in militare italiana», a. 1904, o. 5 (che, con tabelle e grafici, critica il principio di anzianità considerato ancora il responsabile dell ' arresto di tante carriere al g rado di capitano).
Cfr. anche la lunga memoria dattiloscri tta in MCR, Carte Perazzi, se. 894, fase. 10, doc. 8, Osservazioni alla legge sull'avanzamento fatte da S.E. il generale Ricotti e riepilogate dal gen. Bava Beccans.