
27 minute read
Come cambia l'atteggiamento degli italiani nei confronti delle Forze Armate e dell'Esercito
Os car Giannino
Un a pa tria ritr ov ata , o m ill e patri e se nza n az ione? Le so lenni esequ ie di St a t o de ll e vi tti me di Nass i ry ah, in u n a s s olato m e zz o nove mbr e 2003 pr ess o la ba s ilica r om a n a d i San P a o lo , confe rmava n o la prima , co nforta nte le t tura c he media e osservatori tentarono, di q ue i giorni di lutto, per così tanti vers i senz a pr ece d e nti. Ma in qu e ll a patri a ri t rovata s' imponev a una cir c o sta nza, p os it iva, ma a n oma la . A parlare senza eq ui voc i, con composta fermezza in una secca e chiara omelia, er a i l c ardin ale Ca rnill o Ruini, la g u id a de ll a Co nferenz a episco p a le it a li ana . Fu Rui n i a r ag li are la testa a l toro de i se e dei ma e, a ll e giuste parole evangeliche, seppe agg iunge r e quel " n on fu gg ir emo dav an ti ai te rrori s ti, a n z i li fronteg gerem o co n tutt o il cora ggio, l ' en e rg ia e la d e t e r m inazi one di c u i siamo capaci", d estinato i n evitabi lmente a esser ri mbec cato dal l 'onorevole Be r tino tti e d al pacifis mo no gl o b a l. E anc h e, su Rait re , dal s e n a tore A ndr ea M a n ze lla , a llin ea to a Ma rio Pi ra n i e " R epubblica" che q u el g iorno spiegavano come il "g iorno di tr eg ua " m a i po t e ss e esse r scam bia to per il sì a "p o litic he av ve nturiste " . M a no n è di pol emic he po liti c h e c h e qui me tt e conto p arl are. In quella occasione furo n o anz i , tu tto s ommaro, cont e nute . Co me fo rse n o n e r a n e ppur lecito in precede n za spera re, consid e r a to q u anto l' intervento m i l ita r e ita liano nella s t abi lizzazione irachena e in que lla afghana ab bi a verticalm e nte spa cca to la p o litica itali a n a . Pol e mi c h e conte nute, qu e l giorn o, non so lo d a lla com pos tezza c h e il sac ri ficio di ta nte vite uma n e impon e . Ma s o p r attut t o d a un a ltr o fa tt or e, p rioritario. Poi.irica e is tit u zion i trattenn e ro il fiato pe r g iorni . A fr ena rli era l'ince rt ezza, i l dubb io d i come sarebbe stara vissuta dagli italiani la sconvolgente no vità d i ranto nu m e ro s i m il ita ri e civ ili ital ian i caduti in I r aq a ca u sa di un a t te ntato s u ic ida È s t a t a l' incert ezza, anzi tutt o, a d aver facto misurare le parole a governo e opposizione, quell a "sens azi o n e d i fredd o e di paur a" c he sol o Ruini e bb e la s ap ie nza e insie me il cora g g io civ i le di evocare . Ri uscen d o egli - autorevo le figura sp i rituale e più alta espressione is t it uz ionale d el cle r o n a'.lio n a le -a t ro v ar e le parol e di fe rmez za c oere n t i a l se ntir e profond o de g li ita liani, q u e ll e parole che po litica e istirnzio n i c ivi li esi t avano a pronunc i are È d a questo to pos, per ta nt i vers i se nza pr ece d e nt i ne ll a s tori a un it a ri a , che o cco rre pa rt ir e pe r un somma r io b ilancio d i come s ia mutata l 'opin ione d eg li ita lia n i n ei c o nfr o nt i delle Fo r ze Arm a t e a seguito delle m iss ioni lsaf in Afghani s tan, e Antica Bab il oni a a ass iry ah e ne ll a pr ovincia di Di Q h a r. L e class i di r igenri d el P aese ne i giorn i s u ccessiv i a qu el 1 2 no vem bre h a n no g u a rdat o a lungo e a dis ra nw a ch e cos a a v ve ni va press o uno dei lu og hi più desu eti de l culto patrio Fur ono le lun g h issime o r e trasco r se in asso lu to si lenz io a R oma da ce n t in a ia cli mi g li aia di pers one n e l le n ti ssim o tragitt o dal F o r o di Cesa r e a lla s a l a d e lle b and ie re d el Vitt oriano, s filan do mu ti e asso rt i mentre i parenti dell e vitt im e vegl iavano le sa lme, a da re un a prima ri sp osta all ' interrogativ o se fos se una o ness una , la pa tria r it rova ta in quel du ro fr a ngente . l a convenzio n e p r evale nte era, ce n o, que lla cle ll 'a ut oconfo rto n azio nale, d ì un nuo vo possibil e - p er alcuni insp era to, d a altri m a lsoppor - tato - mito unificante celebrato intorno ai nostri "soldati buoni" . Fa tto sta che come la tumulazione del milite ignoto era suggello a Vittorio Veneto, così ora per la prima vo lt a dopo cinquant'anni erano delle masse e vo lontariamente, non una casta militare e politica, a risugge llare il valore civile e patrio del Vittoriano. Sia pure in omaggio al cardine che tiene insieme oggi la strag ran de maggioranza degli italiani, cioè a quell'articolo 11 de lla Costituzione so lennemen t e posto a discrimine di ogni possibile ricorso alle Forze Armate. Ma posto in maniera contraddittoria, tanto che finisce per essere invocato da fronti contrapposti e per significare, legitt imare o delegittimare cose diverse. Eppure, era ne l vincolo unificante di que l controverso articolo 11 che gli italiani quel giorno e quella notte, in fila nel prestare omaggio ai caduti , hanno celebrato il rito del loro "patriottismo della Costituzione". Che istituzioni e politica trattene ssero il fiato era del tutto comprensibile, consapevol i di quanta machiavelleria vi fosse stata da parte loro nel far dire all'articolo 1 1 o ciò che non afferma - il d iv ieto tassati vo all'util izzo delle Forze Armare tranne che su mandato dell'Onu - oppure ciò che non avrebbe mai potuto di re ai suoi tempi - l ' assenso a m iss ioni di peace enforcing e na ti on building, che all'epoca del costituente nella realtà del diritto e della poli ti ca internazionale ancora non esist evano. Così, che la Chiesa riuscisse a trovare parole più adeguate delle istituzioni politiche, fu ins ieme una fortuna ma anche una conseguenza obbligata. Non era affatto scontato, che gli ita l iani riconoscessero come "propri" martiri i caduti d i un Paese che uf- ficialmente aveva dichiarato di bandire la guerra, foss'anch e quella per rovesciare un regime tirannico e sanguinario, ingaggiata nel grande scontro mondiale contro il terro ri smo che ha finito però per spaccare l'Occidente.
Advertisement
Eppure, nelle lunghe ore notturne di coda ordinata e muta sul la scalea del Vittoriano, mentre neppure alle 3 di notte quasi nessuno desi steva pur essendo molti gl i a n ziani, l'impressione era diversa . Solo chi conosce "dal di dentro" la comunità militare italiana - il che oggi raglia fuori mo lti ssimi colleghi giornalis ti , purtroppo, avvezzi in l arga parte, a giudizio almeno di chi qui si firma, a giudizi poco professionalmente basati su scarsa conoscenza diretta di uomini e cose in divisapoteva avere occhi per capire, che cosa davvero stesse accadendo quella notte . L'omaggio era reso a un "Paese a parte", rispetto a quello che su.i media a nnunciava compiaciuto il nuovo mito di concord ia naziona le in via di formazione . U n "Paese a parte" formato da diverse decine di migliaia di italian i, co loro che personalmente hanno fatto la scelta dell'Esercito non più di leva, ma professionale e volontariamen t e servono in armi all'estero, e dai loro fa milia ri. È stata questa, per l ' Italia, la novità senza precedenti. Non si è trattato più dell'equipaggio di un velivolo abba ttuto per sventura ne i Balcani, come avvenuto nel 1992 a nord di Z agabr ia e in Bosnia, o delle tre v ittime di un agguato delle milizie di Aid id in Somalia come avvenne nel lugl io 1993, o dei quattro militari periti nella caduta di un AB -205 dell 'Un ifil in L ibano, nell'agosto 1997 . .Nla di un intero reparto di vo lontari colpito dal nuovo nemico interna - zionale d ell'l l settembre, in una m1ss10ne che molti negano sia davvero quella per cui chi la compie ed è caduto sente di essere andato là . Qualcosa di diverso e di ben peggiore della strage condotta contro i 13 avieri italiani "umanitari" a K indu, nel 1961. A essere precisi, ne l novembre del 2003 non si tr attava solo di una novità nella recente storia ital iana. Era a tutti gl i effetti una novità euro pea, il costo del sangue sparso in così grande numero da parte cli chi ha deciso vo lontariamente di metterlo in conto . Un attonito turista francese, in fila anch'egli al Vittoriano, a chi scrive ammetteva sommessamente quella notte che il suo pur nazionalistissimo Paese sareb be andato probabilmente in crisi, di fronte alla sce l ta di do ve rende re g li onori funebri a così tanti militari caduti non in una guerra tradi zionale, ma contro terrorist i islamisti. Nel cortile d egli lnvalides bruttato dalla memoria dreyfusarda? Al napo leonico Pantheon così poco pacifista? Nelle piazze d'arme delle grandi Éco l e Militaire? Pensateci. I parenti dei caduti tante volte, in quei giorni, si sono schermiti davanti alle domande dei giornalis ti. Non era solo il pudore del dolore. Per chi conosce quel "Paese a parte " che è il mondo militare come in questi anni si è venuto riformando in Italia, si avvertiva netta la distan za tra i loro valori, e chi li interrogava puntando all'aspe tto "privato" dell'eroismo quotidiano del marito o del padre caduto, per tacere della sempre riemergente solfa del giovane meridionale arruolatosi solo per sfuggire alla sordida presa di disoccupazione e camorra. Era spesso un silenz io opposto in nome cli un'incomprensione etica . Quella di chi nella propria famiglia ha dovuto fare i conti con la scelta di un congiunto che ha abbracciato la vita militare, in un Paese che a questa scelta st oricamente riserva zero status sociale e va ste e sroriche inc omprensioni e pregiudizi, sapendo che in essa vibra qualcosa che certo non evoca nostalgie di vecchie fanfare, rese impossibili dalla tragedia italiana de l fascismo. Ma nien t e ha al contempo a che vedere con chi confonde questo Esercito e queste Forze Arma te con un'armata di panettieri e vo len terosi assis t enti soc iali. È un "Paese a parte", che ha accettato in chiave moderna che gerarchia e disciplina siano la maniera funzionale per affermare valo r i di libertà e democrazia, e che solo obbedendo ci si può sentire responsabili degli uomin i che si hanno al proprio fianco: in combattimento come nella vita. Questo mondo resta incompreso a moltissimi di coloro che in quei giorni hanno creduto di celebrare una nuova riscoperta della patria, la patria dell'articolo 11. È un mondo che conosce bene, invece, chi in quei giorni ha avuto il merito di instradare quel nuovo rito civile su un binario cli dignità e composte zz a. Cioè l'Arma dei carabinieri, cui apparteneva la maggioranza dei caduti . Che molti di loro venissero dai reparti territoria l i dell' Arma, invece che dai battaglioni mobi l i o dei parà, parlava una lingua che g li italiani conoscono bene. Non quella dei carabinieri di Pinocchio: ma di chi ha scelto di ser vire in armi. E va a onore di codesto "Paese a parte", il fatto che il più in alto in grado a cadere, il capitano Ficuciello, fosse il figlio di uno dei più alti vertici della classe dirigen - te mil itare. Era ed è un esempio frequente, il sacrificio estremo e personale, nel re s t o della classe dirigente italiana? QuantO contraddice la retorica massmediologica dell 'a rmata dei panettieri, il caporale dei lagunari Matteo Vanzan che cadrà vittima cli in un colpo cli mortaio a Nassiryah negli scontri cli metà maggio 2004, lui che figlio di infermieri aveva servito prima come vigile del fuoco, per po i abbracciare con convinzione la carriera delle arm i e salutare gl.i amici afferma ndo che "per capire e aiutare l'Iraq bisogna essere lì "? Un "Paese a parte", quello che ha celebrato composto il suo rito . Una classe dirigente seria si porrebbe il problema di non perdere il conta tto con questa minoranza di c ittadi ni preparati, concre t i, solidi e inclispensa bili . Per la patria ritrovata, c'è una lingua ciel dovere da riscoprire, spesso o sempre sconosciuta sulle bocche dei predicatori di diritti. Purtroppo, il bilancio da trarre è che poli ti ca e med ia ci hanno messo del bello e ciel buono, dopo 1 ' 11 settembre, per disperdere a lm eno in parre lo spirito di concordia nazionale che da vent'anni a questa parte si stava lentamente creando in Ita l ia intorno alla scelta di partecipare in armi a un numero crescente di missioni internazionali, ben 23 nel so lo 2004 con oltre 9mila uomini impegnati. Nel capitolo che Gian Enrico Rusconi dedica a Guerra e intervento umanitario, a conclusione ciel diciottesimo volume degli Annali della Storia d'Italia, Einaudi, dedicato appunto a "Guerra e Pac e", lo studioso avanza considerazioni non diverse da quelle che saranno più recentemente svi luppat e da walter Barberis nel suo Voglia di Patria . La natura stessa delle Ootw (Operations
Other Than War), in cui si articola o dich ia ra di articolarsi la maggior parte degli interventi "umanitari" di peacemaking , peacekeeping, peaceenfo rcin g e peacebuilding, ha subito in questi anni una torsio ne inevi ta bile, imposta d all'11 settembre . È a quel quadrilatero, però, che il Capo dello Stato ha vincolato in ques ti anni, anche attraverso delibere formali de l Consiglio Supremo di Difes a fatte proprie da l governo Berlusconi, la possibili t à dell' int ervento in armi italia n o, e sempre dietro manda t o mu ltil aterale, Onu o quanto meno Nato Ma qu esti stess i mandati hanno conosciuto, a propria volta, torsioni sempre più marcate, subito dopo l'l l settembre e la dottrina di difesa preventiva emanata da George Bush. L'iniziativa americana contro l ' Afghanistan santuario qaedista era ancora in grado di s u scitare un ampio consenso, moti vo per il quale la Na to è in Afghanistan, Germania e Francia comprese. Non così quella contro Saddam Hussein, il "fronte del no" ha considerato privo di mandato Iraq i Freedom - malgrado le "gravi conseguenze" esplicitame nte add itate dall'Onu al regim e di Bagdad se no n si dec id eva infine a interrompere 12 anni di persistenti violazioni delle risoluzioni del Palazzo di Ve tro - e senza che per questo l'Onu si ritraesse po i dal riconoscere forma lmente all'autor it à provvisoria della coalizione e alle sue Forze Armate occ upa nti l 'Iraq lo status di "strumento necessario e riconosciuto", per realizzare, entro t empi stabi l iti e rapidi, la transi z ione verso il pieno autogoverno del Paese.
La crescente p olarizzazione della vita politica ira - liana ha aggiunto di suo a ll e d iff icolt à d e l quadro internazionale di fronte al la d ete rminazione americana e della "coa lir io n of th e will ing " . Per conseg u en za s i è ven ut o purtropp o a infran ge re quel progressivo processo di co n vergenza biparrisan c he negli a nn i novanta si era sper im entato, in ordine a lle missioni internazionali in cui s i impeg n avano a rmi ita liane. E c he aveva conosciuto la sua ve tta più a lta n ell' atti vazi one del Co nsi g lio Atlantico per l'a tta cc o all a Ser bia, nell' aut unnoin verno 1 99 8-1 999, e nella successiva m a rtell a nte c a mpa gn a aerea co ntr o gli obiettivi ser bi che porrò alla caduta d e l regime di Slobodan Milo sevi c. Una guerr a s enz a N azio ni Unire, v isto ch e la risoluzione del 23 settemb re 1998 de l C onsi g lio di Sic urez za si limita va ad affe rma re che, in caso le su e rac comandazioni volte a far ce ssar e l e violenz e in Kossovo fo ssero s tat e disattese da lle autor ità serbe, sarebbero s ta t e prese "m is ure a gg iunti ve" : una formula a ssa i più blanda e vaga di q u ella us ata ne ll 'ultim a risolu:lion e contro Saddam, in b ase alla qu ale Stati Uniti e alleaci misero in atto Iraqi Freedom. Come scrive Rusconi e la m ag gior parte dell a pubblici sti ca più eq uanime in m a teri a, la circosta nza che il gov e rno itali a no fosse nel 1999 g uid a to d a un leader die ss ino come l 'o no revole Ma ss imo D'Ale ma rese impen sabile il tirarsi indietro, sar e bbe s ta t o co m e un p e rcorrere a ritroso la lunga v ia ci e l pieno e leale riconosc im e nto della Nato, che la for za pr evalente della s ini str a it a lian a av eva ini z iat o a imboc ca re lentamente 20 anni prima . Di consegu e nza, in que l co nfl itto pur per tanti ver si controverso -e che es ce let teralmente "demo li ro" in rec e n ti r ico - srruzio ni e bil a nci p ol iti co-m ilitari - le forze aeree itali ane co operarono dir e ttam ente a colpire gli obiettivi serbi , se nz a sottrarsi a lle stesse m is sion i di b o mbardamento. E senza che n e l Paese si produc ess er o dissensi, se n on dell a sinis tra es tren1a e dell' a la più militant e del pacifismo no glo bal. L'allontaname nto tra ma ggior a nza e opposizione non è avvenuto in quest i anni in un so lo colpo, ma ha conosciuto un andam e nto a ltalenant e, in c ui inevit a bilm e nte gl i svi lup pi int ernazio nali , le reazioni dell'opin ione pubbli ca ita l iana, il tono e gli argome nti del di ba ttit o svoltosi sui me di a e la dial e ttic a interna al ce ntro-sini s tra hanno gio ca to ciascuno un ruolo distinto e concorrente Non sempre n e lla stessa direzione: que s to va ri conosciuto . Ed è an zi di qui che un a classe diri ge nte responsabi le do vrà ripar t ir e, per torn a re au s pic a bilmente a realizzare po liti c he d ell a di fe sa e dell a sicur ez za naz ionale non incrinate dal lo scontro mur o cont ro muro, il cui ris c hio è di appannare conse nso e sos tegno d eg l i italiani verso le F o rz e Armate, e di indebolire il Paese nella su a co es ione a ll e minacc e, nell e su e a lleanze e sce lte di fondo. Nei dibatti ti pa rl a ment a ri del n o vembre 2001, rel ativ i a lla partecipazione d a lle operazioni in Afghanis t an, la co n vergen za riu scì ancora, sia pur e s u mozioni separate, ma con il vo to di un dispositivo comune verso il qu a le si app untav a no gli stra li solo di po co pi ù di 20 parl amenta ri dell'estrema s inistra e di orga ni co m e "Il Manifes to " . Nell'ottobre 2002, la pressione c resc e nte dell a compon e nte pac i fi s ta otte n eva l' e ffetto di far dividere i partiti dell 'U li vo, sull'invio degl i alp ini in Afghanis t an, in b e n quattro mozioni, al le quali si aggiungeva anche que lla di Rifonda zione comunis t a . Con J\tlargherita, Sd i e Udeur, favorevo li all'invio degli alpini, e i Ds contrari, perché l 'utilizzo dei so ld ati italiani veniva giudicato nell 'ambito di Endur ing Freedom e non della miss ione l saf sotto l'egida dell'Onu . Era u n voto che avveniva dopo la manifestazione di piazza San Giovanni: quella dei cosiddetti girotond i, in cui veniva espresso un forte richiamo al centro -sinistra a riservare l 'opposizione più decisa possibi le al governo Berlusconi, ri lanciando con il pieno sostegno della Cgi l un pacifismo senza aggettivi né confini. A dettare l'evoluzione seguente fu la preoccupazione dei Ds, e con il crescere della pressione americana in vista di Iraqi Freedom anche di settori via via più estesi della Margherita, di non perdere i contatti con quella piazza . Nel febbraio 2003, mentre si consumavano gli u lti mi sforzi alle Nazion i Un it e per una nuova risoluz ione p er confermare la piena legi tt imità delle intimazioni a Saddam Hussein già comprese nelle 12 precedenti, l 'Ul ivo trovò una travag l ia ti ssima unità ne l no a qua lunque coinvolgimento ita l iano, compreso il divieto di sorvolo e a prestare basi allo sforzo alleato . E il 19 marzo , quando ormai si era alla vigilia delle operazioni militari in Iraq, il Capo dello Stato volle assumere l'iniziativa di un Consiglio Supremo di Difesa d es t inato a porre palett i invalicabili. "Nessun soldato italiano è andato in Iraq, e ne ss uno ci andrà" - dichiarerà allora Ciampi, con parole destinate a essergl i in seguito rimproverate dalla parte pacifista - il nos tro è un Pa ese "non bel l igerante, anche se - come ha osservato il ministro degli es t eri Franco
Frattini due giorni fa in Parlamento - non per questo si può considerare neutrale" . I "paletti " indicati dal Consigl io Supremo di Difesa ne l dare ufficialità a una controversa le ttu ra dell'articolo 11 della Costituzione, in assenza di una nuova de l ibera Onu che era però mancata ai t empi delle az ioni contro la Serbia, prevedevano " l'e sclusione della fornitura e della messa a disposizione di armamenti e mezzi militari di qualsiasi t ipo", e dell'uso di strutture m i litari "quali basi di attacco dire tto a obiettivi iracheni " Le basi andavano utilizzate solo "per le esigenze di transito, di riforn imento e di manutenzione d ei mezzi". Ma intanto da Vicenza partiva la 173a aerobrigata americana, e c'era da chiedersi quanta coerenza ci fosse, tra il dire e il fare .
Dall'estate 2003 in avanti, di fronte all'impegno italia no nella missione Antica Babilonia ne l quadro dichiarato del sostegno umanitario alla ricostruzione e t ransizione irachena che nel tempo troverà la conferma di ripetute r iso luzioni dell'Onu, il centro -sinistra confermerà il suo giudizio negativo attestan dosi sulla s ucc essiva ricerca di necessarie "svolte" , prima di un più im mediato coinvo lgimento delle Nazion i Unite e dell'ind icaz ione di una data precisa e immediata della consegna dell'autorità civile dalla Cpa a un governo iracheno e del passaggio dalle forze alleate a un contingente dell'Onu della stabilizzazione militare, e via via che le riso l uzioni dell'Onu accoglievano l'accelerazione della transi zione po l itica voluta in primìs da Washington - ma senza per questo adottare lo schema di una forza militare d i caschi blu - sli t tando di vo lt a in volta alla ricerca di sempre più ava nzar e "svo lte", sino all'invocazione di una non meglio precis ata "iniziativa eu ropea" nell'est ate 20 04 .
11 di ssenso su lraqi Freed o m aveva assumo nel fratt em po il carattere di un discrimine politico mondiale n ei confronti de ll' amministrazione
Bu sh A m aggior r ag ion e di fronte all ' incrudiment o degli a ttacchi terrori s tici in Iraq a lle forz e dell a coalizio ne, a co min cia re dall'aprile 2004, quando il calendario della transizione er a venuto a pr ec isarsi e la Cpa guidata d a Paul Breme r avrebbe in poche se ttiman e lasci aro la mano al governo All a wi e al processo destin at o a sfoc iar e in un triplo passaggio elettora l e entro du e anni Ciò ha defini t ivamente impedito il recup ero di ogni prospettiva bip a rtisan s ull' impiego del conting ente ita l iano in Antica Babilo nia . Ma, da un altro punto di vista , sarebbe un grave errore sottovalut a re le reazioni prodottesi nell'ambito di quali fica ti se rrori dell'opposizione a seguito d e i più grav i epis odi ch e hanno caratte rizzato l'azione mil itar e ita lian a. All'indomani de lla strage di Nassiryah, l 'o norevo le M ass imo D ' Alem a fu il prim o - se g u ito d a F rancesco Rut e ll i, Romano Prod i, e Piero Fassi no - a riconoscere che "non era il momento di chie der e il ritiro " , di fronte all'att acco terr oris tic o contro trupp e italian e le cui rego le d ' ing agg io erano stare ferreamente mantenute co erenti al la minima reazione necessaria per respin g ere minacce, e che avevano a nche opposto dini eg hi a interv enti so llecitati dall e forze sta tunitensi. Posiz ioni assunte a costo di app rofondire l e diver ge nze n e ll'opp os izion e rispetto alle parei più es treme, ma rese megl io possibili nel frattempo dal "rientr o" dell a minacc ia es erc itata nell'anno prec ede nte d a l l'ini ziat iva di p iazza assuma da girotondini e Cgi l. Margherita e D s, le forze maggioritarie d el centro-sinistra, son o g iunt e a contrattare una sos t an z ia le as se nza d a lle pia zze nell e man i festazioni pa cifis te, che hanno co ntr assegnato la campagna ele ttoral e amminis t rativ a dell a prim ave ra 200 4, comando s ul fatto di non aver e più co nvenie nza alla replica di episo di precedenti, che erano culminati n ell '"es pul s ionc " del segret a rio D s da un co rt eo pacifista monopolizzato da p os izioni più estreme .
Analoga m ode raz ione da par t e della leadership dell' o pposi zio ne e frattura intern a nei con fronti dell e frang e più radica li e an tago niste si è verificata a nche in occa s ione d eg li episo di di più ri levante imp egno b e lli co delle forze italiane, quando fatt e segno di attacchi o qu an do c hiamat e a ripristina re le condizioni di controllo delle aree assegnat e Come in occasio n e della cosiddett a " battag lia dei du e po nti " de l 6 aprile 2004 a Nassryah. In que ll'o ccasione so lo le frange più es treme hann o espress o e manifestato esplicita condanna d e ll'op erato de ll e forze itali a ne, e sca rsissimo segu ito hanno ottenuto iniziative come que ll a d ell'espos to in seguito presen tato da alcuni parlam ent ari e gi uristi "democratici" al Procurat o re d ell a Repubb lic a presso il Tribunale Penale Militare di R oma , p er viola i io n e da parte del conti ngente italiano dell a IV Co nvenzione di Ginevra del 12 agosto 1949. A maggior r ag ione il fenomeno s i è dete rminato di fronte all e vi tt im e civili italian e del t errorismo iracheno, F abri zio Quattrocc hi ed Enzo Baldo ni. In occasion e di qu est' ulti ma vicenda, per i l profi - lo personale fortemente "uma nitario" del g iorn alista freelance sequestrato e ucciso, destinato fatalmente a colpire magg iormente i mmaginario e pubb licistica dell'opposiz ione o a essa v icin a, non hanno mancato di tornare a levarsi voc i significative nel "fron te del no", affermando esplicitamente che la presenza italiana anela va ormai considerata come ut ile e positiva nell'ambito di una trans izione irachena ormai avviata, e volta a impedire che il Paese cada sotto il controllo di minoranze nostalgiche baathiste o di fanatismi rel igiosi "tagliatori di test e ". Da Gianfranco Pasquino a Riccardo Barenghi del "Manifesto" , fino a Piero F assino sia pur sotto la formula più prudente di una "globalizzazio ne dei diritti" di fronte alla violenza t erroris tica. In ogni caso, la parte maggioritaria dell'oppos izion e ha evi tato con sempre maggior accorte z za g iudi zi negativi nei confronti delle fo rze militari italiane . Neppure di fronte all'app ello e al sostegno diretto r icercato e ottenuto eia parte del governo francese ne i confronti di organizzazioni come Hamas, Hezbollah e di esponenti della lotta armata irachena come Moqtada Sadr, in occasione del sequestro di due giornalisti tra nsalp ini, la leadership de ll'opposizion e italiana ha rimproverato alle autorità naz ionali politiche e mili t ari di non aver assunto iniz iative cons i mili, a segui t o dei sequestri di ostaggi italiani. In ogni caso, anche la più equanime disamina del l ' intervento militare italiano in Afghan istan e Iraq ci lascia i n eredità almeno cinque seri problemi irrisolti.
Il primo è che la "guerra al t errorismo" non ha retto alla prova d el già di suo troppo parossistico confronto civile e po litico del la recente fase della vita pubblica ital iana E ciò r appresenterà inevitabilmente un problema p er la perce z ione che gli italiani hanno e avranno d elle For ze Armate .
I danni non sono stati irreparabil i: il 54 per cento dei 26mila ita liani che risposero al sondaggio di Tiscali, nell'apri le 2003, consid erav ano "utile e positiva " una presenza militare italiana in Ir a q, men tre a giugno del 2004 quasi il 70 per cento rispondeva a Renato Mannheimer di considerarlo un errore . Ma nel frattempo stima e fiduc ia verso le For ze Armate risu ltavano c re sciute rispetto a un anno prima, dal 46 al 52 per cento, malgrado il ribaltato g iudizio sulla vicenda ira chena. In questo, i med ia hanno svo lto un'a zi one addi rittura p iù erosi va della dialettica tra le forze poli tiche. Due soli esempi valgano a darne evidenza .
Il maggiore quotidiano italiano, il "Corriere della Sera", ha via via rappresentato in maniera sempre più irriducibile a una sola cifra il contrasto tra chi considera un errore gravissimo - politico, militare e diploma ti co - l' idea stessa della "guerra" al te rro rismo. Sergio Romano, per fare un solo nome, con il suo Anatomia del terrore è il capofila di questa tendenza, occidentalis ta sì ma realista - kissingeriana, impregnata di sempre più radicale scetticismo e, col tempo, condanna, degli errori politico- militari delle ini ziat ive antiterrorismo assunte dall'ultima amministrazione americana. Rispetto a codesta linea, quella degli A ngelo Panebianco che difendono la necessità di contrastare anche in arm i il terrore e l' antioccidental ismo, è sembrata perd ere terreno. Il secondo esempio è s icuramente rappresentato dall ' organo d ' informazione leader, nell'orientamento delle opinioni della sinistra italiana. "Repubblica", più attraverso i ricorrenti interventi del suo fondatore Eugenio Sca l fari che del suo attuale direttore, si è assunta il ruolo cli richiamare sistematicamente il centro -sinistra a posizioni più estreme, quanto a contrarietà dell'uso dello strumento militare, non di rado po lemizzando con la stessa leadership più moderata della sinistra. Ogniqualvolta Scalfari ha chiesto a un Giuliano Amato di turno, dubbioso dell'utilità di continuare a chiedere il ritiro italiano dall'Iraq, se fosse "disposto a seguire l 'America anche all'inferno", ha picchiato eforo e ha lascia to il segno . Il secondo problema è che le necessità della politica - "esserc i sui teatri operativi ma rischiando i l meno possibile" - hanno inevitabilmente esposto Esercito e Forze Armate italiane a direttive di comunicazione pubblica subottimali. I nostri media per conseguenza non hanno coperto in modo minimamente soddisfacente le operazioni militari italiane di bonifica condotte in aree afghane molto a rischio e operativamente impeg native al confine afghano - pachistano. E guanto alla già citata "battaglia dei due ponti" a Nassryah, le prime ricostruzioni degli ufficial i italiani - comprensibilmente improntate a mani festa soddisfazione per la prova eccellente fornita dai propri uomini, in condizioni d'impegno estreme e senza l 'ap poggio di mezzi pesanti e di proprio Cas (Close Airsupporr) aeroterrestre - risultano essere s tate immediat amente "silenziate", al fine di evitare ripercussioni negative di sta mpa. Con quanta frustrazione e conseguenti interrogativi nella testa dei militari italiani impegnati, è appena i l caso di chiederselo .
Il te rzo problema è che inevitabilmente da tutto ciò discenderanno conseguenze tang ibili per il futuro stesso dello strumento mi li.tare nazionale. Chi conosce la realtà vera della pianificazione politico-militare italiana sa che a oggi non esistono realmente come identificate, reperite e imp egna te le risorse necessarie a rendere operativo l'adottato modello di difesa b asato su 190mila professioni sti. In teoria tale modello ipoti zza, ma sarebbe meglio dire ipotizzava, in 18mila unità l'aliquota mili tare italiana proiettabile in concomitanti missioni internazionali. Il doppio delle forze attuali, quei 9mila uomi ni che hanno comportato oltre un miliardo cli euro di spesa nel 2003, e il logorio oltre mis ura di equipaggiamenti e dotazioni già a volte giunti al limite e privi di rimpiazzo È una prospettiva irrealistica, così non si può continuare .
Il quarto problema è la carenza storica di una sensibilità e cultura specifica, nella comprensione e comunicazione del "military affair" italiano . Si comprende bene che ogni Paese è figlio d ella propria storia, noi non abbiamo grandi e affermati storici specialisti di dottrine e questioni militari come i John Keegan, i Victor Davicl Hanson o i Michael O'Han lon, chiamati dai direttori dei quotidiani anglosassoni ad aprire serissimi dibattiti a ogni Spending Review della Di fesa, ma forse è giunto il momento che sia la stessa Di fesa italiana, a volere e a do vere contribuire a una più seria preparazione di chi sui media è incaricaro di affrontare tali argomenti .
Il quinto problema, infine, affonda le sue radici nell'idea stessa di Occidente. Quando Annie Vieira De Mello, la vedova de] capomisisone dell'Onu ucciso in un attentato dinamitardo a Bagdad, ha detto dei caduti di Nassiryah "so che i ragazzi it aliani uccisi erano tutti volontari, sono cer t a che i loro cari sapessero quan t o loro stessi volevano partecipare a una ca usa per la libertà"; quando Jud ee e Ruth Pearl, i genitori del giornalista americano ucciso dai fondamentalisti, hanno dichiaratO "rendiamo onore ai militari italiani per non essersi piegati al ricatto dei terroristi"; in Italia non hanno avuto eco.
Può essere che l'Am erica cambi direzione e che l' Europa continui a stenta re a lungo nel trovarne una sua , ma ormai chi porta la divisa per un bel po' di ann i non avrà il sostegno che si merita se non si faranno i conti con quanto afferma il rabbino Shalom Hartman di Gerusalemme. L'Occidente è chiamato a capire, a spiega re etalora anche a imporre che Dio parla l'arabo il venerdì, l 'ebraico il sabato, il latino la domenica, la babele delle lingue tutti gli altri giorni; ma non c'è tota l itarismo etno -religioso che tenga se pensa che tagliare le gole a casa propria sia un diritto più sacro dell ' uso dell'arma atomica ieri, e degli arsena li di distruzione di massa oggi .