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ESERCITO ITALIANO
LE llUOVE FRONTIERE DEL PEACEKEEPING a
di Andrea Nativi
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Sono trascorsi quindici anni dal novembre 1989 che vide la caduta del muro di Berlino e l'inizio del processo di riavvicinamento fra l' ex mondo comunista e il mondo occidentale . La fine della guerra fredda ha avviato una straordinaria pacifica z ione in E uropa mediante l' es tensione dell'area della democrazia e della libertà.
La crisi della ex Jugoslavia ha rappresentato il momento di maggior tensione nel nostro continente dopo il 1989 e ha richiesto l'azione della comunità internazionale sotto le bandiere dell ' Onu e della Nato, per frenare le guerre interetniche e stabilizzare la pace: interventi cui l'Italia dà un contributo di primaria importanza .
In altre parti del mondo, soprattutto lungo que!l-'"arco della crisi" che si estende dall'Asia centrale al Medio Oriente, fino al Caucaso e al Corno d'Africa, la fine della contrapposizione fra Est e Ovest non ha , purtroppo, rafforz a t o le ragioni della convivenza.
In tal senso, gli specialisti di questioni strategiche sono soliti ricordare che al mondo "inge ss ato" dalle due superpotenze, capaci di controllare le crisi locali impedendone l'aggravamento, è succeduto il mondo della conflittualità diffusa, con l'esplosione di tante tensioni nazionali, etniche, religiose, spesso aggravate dalla povertà, dalla mancanza di effettive autorità statuali, dal degrado sociale e ambientale, dal fanatismo.
La comunità internazionale non è certamente spettatrice pa ss iva di queste crisi Il peacekeeping è una realtà di tutti i giorni, spesso divenuta peacenforcing nei teatri di maggiore complessità. Tutti i grandi Paesi dell' E st e dell'Ovest hanno dovuto ripensare i propri strumenti militari, chiamati a operare in scenari totalm e nte nuovi, con minacce assai diverse ris/Jetto agli anni della guerra fredda : minacce concrete e non solo potenziali, da fronteggiare attraverso missi oni mult inazionali, con una forte comfJOnente terrestre, in un quadro inusitato : la cosiddetta guerra asimmetrica.
L' Italia ha fatto e sta facendo la sua parte, con oltre novemila uomini e donne impiegati fuori dai nostri confini, due terzi dei quali appartengono all'Esercito In questi quindici anni, le Forz e Armate italiane (a parte l'intervento in Libano) hanno partecipato a missioni di grande impegno anche in aree lontane dal territorio nazionale, dall-'Iraq all'Afghanistan a T imor Est, ove sarebbe stato impensabile pochi anni addietro schierare soldati italiani . In questo stesso arco di tempo il nostro strumento militare è profondamente mutato in funzione del quadro strategico mondiale, che è radicalmente nuovo. Non è errato affermare che, tra le Forze Armate, l'Esercito è stato maggiormente segnato dalle trasforma zioni. Per alcuni aspetti era inevitabile, considerando che Marina e Aeronautica, per loro stessa natura, già erano composte da personale pr eva lentemente volontario. Con la totale professionalizzazione del personale e la fine della leva, con l'arruo lamento delle donne, con l'ammodernam en to dei sistemi d'arma, l'Esercito ha definitivarnente consegnato alla storia la vecchia immagine del soldato italiano.
Nelle moderne missioni internazionali non c'è posto per l'improvvisazione Sono invece richieste alta professionalità, padronanza dei più moderni sistemi d'arma, integrazione multinazionale e interforze, capacità di coordinare le operazioni militari con l'azione dell'intelligence. Né il peacekeeping deve poi condurre a un'impostazione limitativa delle funzioni militari in quanto le caratteristiche "comhat" di un esercito devono comunque restare elevate, completandosi, anche grazie a un addestramento specifico , con la preparazione richiesta dalle missioni di pace. Inoltre, la combinazione di forze militari e di for ze di polizia a ca rattere militare assicura alle missioni internazionali la flessibilità derivante dalle specifiche competenze e professionalità.
È perciò davvero utile, allo studioso, al militare, al cittadino, questo tipo di libro, che riassume la storia, le ragioni , le caratteristiche , le prospettive del peacekeeping, esaminate dal punto di vista dell'Esercito, cioè d e lla Forza Armata maggiormente interessata dalle missioni internazionali. All'editore e al curatore esprimo sincero apprezzamento per aver concepito e realizzato un'opera del genere . Agli opinionisti, quasi tutti testimoni diretti dell'impegno dell 'E sercito, rivolgo un plauso sentito Lo Stato Maggiore dell' Esercito, che ha sostenuto l' iniziativa editoriale, conferma la sua tradizionale attenzione alla pubblicistica specializzata quale testimonianza , anche in una prospettiva storica, dell'impegno e della dedizione degli uomini e delle donne in armi. Auguro, dunque , al libro un pieno successo di pubblico e di critica.
Antonio Martino Ministro della Difesa
Parlare di peacekeeping è ormai quasi una moda e il termine è a un tempo abusato e forse inadeguato per descrivere la realtà di operaz ioni militari tanto complesse, quanto articolate, rischiose e sempre esposte alla prospettiva -rischio di cambiare in corsa la propria natura a causa dell'evoluzione dello scenario Tuttavia, quest' attività, così difficile, è diventata ormai un vero "core business" per gli eserciti di molti Paesi.
In particolare l'E sercito Ita liano vanta una professionalità e una competenz a con pochi paragoni, perché è stata sviluppata e costruita nel corso di lustri di missioni che abbracciano l'intera gamma delle possibili operazioni. Ed è senza dubbio un risultato straordinario che la Forza Armata abbia ottenuto tali risultati mentre affrontava una radicale trasformazione, con l' immissione nei suoi ranghi di un numero crescente di volontari e professionisti, mentre contemporaneamente la componente di leva, che ormai da anni non è più impegnata all'estero, si andava riducendo.
Proprio le ridotte dimensioni del pool iniz iale di personale impiegabile all'estero ha prodotto un corpo di professionisti che ha all'attivo un bagaglio di conoscenze ed esperienze con 1JOchi eguali e che vengono regolarmente trasferite e assimilate dalle nuove leve.
È proprio la preparazione e la qualità del personale la caratteristica peculiare del nostro E sercito nel confronto con gli eserciti occidentali più blasonati e in qualche caso meglio equipaggiati . Sicuro , contano anche i mezzi e le tecnologie e in questo campo l' Esercito Italiano ha compiuto progressi notevoli nel giro di pochi anni . Del resto , se non si è all'altez za degli alleati , è impossibile operare al loro fianco. Ma mentre un buon soldato riesce a cavarsela anche con equipaggiamenti standard, il non plus ultra della tecnologia può non essere decisivo se non è impiegato al meglio dal personale.
Una conferma della validità del percorso intrapreso dall'Esercito è venuta dove più conta, sul camtJo, quando si è trattato di svolgere missioni in nuovi teatri operativi, dal 2001 in Afghanistan e dal 2003 in Iraq, in un contesto nuovo e davvero difficile, prima di tutto a causa della distanza geografica dall'Italia. In Afghanistan in particolare sono state condotte le prime operaz ioni propriamente "combat", con ottimi risultati. In Iraq l'aggressività della guerriglia , impegnata a cercare di destabilizzare il processo di ricostruzione del Paese, ha con{ermato come anche la più pacifica delle missioni possa richiedere il ricorso alle armi per poter conseguire i suoi scopi .
E in entrambi i casi Le Forze Armate italiane si sono comportate in modo egregio, ottenendo significativi riconoscimenti da parte dei comandanti delle forze militari internazionali.
Con questo volume abb iamo cercato di raccontare le nuove frontiere delle operazioni di pace nelle quali sono coinvolte le nostre Forze Armate, esaminandole sotto diversi punti di vista e prospettive, partendo dall'analisi strategica e politica, evidenziando le prosp ettive future e il ruolo del nostro Paese, le nuove minacce, per arrivare alla disamina tecnico -militare e senza trascurare il reportage in "presa diretta" di chi segue, condividendone le esperienze e i rischi, le attività dei nostri soldati.
Uno sforzo corale che ha l 'ambizione di fornire una chiave di lettura per meglio comprendere un compito che richiede impegno, sacrificio, motivazione, che vede protagonisti migliaia di militari italiani, che richiede forti investimenti per poter essere svolto continuativamente agli attuali livelli senza logorare lo strumento militare e che offre straordinarie opportunità a ll'Ita lia, nella consapevolezza che solo pochi Paesi sono in grado di esprimere capacità di tale livello, per quantità e qualità, proprio nel momento in cui la comunità internazionale ne ha più bisogno .
Andrea Na ti vi
L'Esercito in azione: l'impegno, il significato, le lezioni apprese. Il nation building in contesti conflittuali
Tenente Generale Giulio Fraticelli
Capo di Stato hlaggiore dell'Esercito
Politiche di sviluppo e di sicurezza: costi e prospettive della cooperazione mediterranea
Antonio Calabrò
Il futuro dell'Afghanistan e dell'Iraq
Sergio Romano
La "nuova" guerra e le operazioni di stabilizzazione: prime lezioni
Andrea Nativi
Al Qaeda e la lotta al terrorismo internazionale
Andrea hlargelletti
Le nuove missioni e l'Italia
Alberto Negri
Il significato e i risultati politici e strategici della presenza italiana nei nuovi teatri hlarcello Foa
Le Forze Armate italiane nelle missioni internazionali
Tenente Generale Filiberto Cecchi
Le missioni dopo 1'11 settembre 2001.
I contingenti dell'Esercito in Afghanistan e Iraq
Enrico Magnani
Come cambia l'atteggiamento degli italiani nei confronti delle Forze Armate e dell'Esercito
Oscar Giannino
Con i soldati italiani in azione
Vincenzo Sinapi
Parte fotografica
Iraq: Operazione Antica Babilonia
Afghanistan: Isai' e lhbbio
Il nation building in contesti conflittuali
Tenente Generale Giulio Fraticelli
Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
I concetti della difesa e della sicurezza colle ttiva, tempo addie t ro r iservati a una ristretta élite di addetti ai lavor i, hanno assunto negli ultimi anni una partico lare valenza e sono diventati oggetto di interesse per un numero sempre crescente di studio si ; questo volume può offrire un ulteriore contributo di pensiero sull'argomento e nuovi spunti di riflessione e approfondimento.
Il decennio appena tr ascorso, ini ziato sotto gli auspici di trn lungo periodo di pace vera dopo o ltre mezzo seco lo di guerra fredda, si è rivelato invece assai turbolento. La rottura degli equilibri che avevano dominato la scena internazionale dal la fine del secondo conflitto mondiale ha provocato, infatti, il sorgere di rivendicazioni di differente natura, che hanno dato luogo a crisi non sempre ben definite. Dall'l 1 settembre 200 ·1, poi, si è dischi usa una nuova fase, caratterizzata da un'accentuata percezione della minaccia terroristica, che ha imposto una profonda revisione del concetto stesso cli s icurezza. In tale contesto, le politiche di sicurezza sono divenute sempre più complesse, coniugando aspetti sociali ed economici di grande rilievo con capacità di interventi militari lungimiranti ed efficaci, nell'in t ento di mantenere un difficile eq uilibrio t ra la volontà di pace e l'uso rego lato della forza in a ree situate ben al di fuori dei confini n azionali. Questo mutare dello scenario politico -strategico, rapido e segnato anche da esigenze di multidimensional ità e m ultifunziona lità, è sta to affrontato, al.l'inizio, con s trumenti mi litari messi a punto per tutt'altre missioni. Un po' tutte l e Forze Armate (in misura inferiore quelle statunitensi e britanniche) hanno dovuto esprimere una crescente capac ità di proiezione lontana, pur partendo da lo giche "stanziali", proprie della difesa terri toriale dei confini. Ciò ha impos t o ag l i strument i militari di dare avvio a una rad icale trasformazione, tesa ad adattare organizzazione e capac it à alle nuove esigenze, che abbracciano tutta l'ampia gamma de l le operazioni, da quelle cli combattimento a d alta intensità al concorso nell'assis t enza umanitaria
Oggi, anche le Forze Arma t e italiane sono impegna t e, al pari di quanto avviene presso i Paesi allea ti e amici, in quesro profondo cambiamento . In particolare, l 'Eserc ito ha già da tempo avvia t o un cammino evolutivo volto all'acqu isizione delle capacità operative necessarie; non si tratta più, come in passato, di opporsi a una so la minaccia (peraltro sufficientemen t e conosciuta nelle sue caratter istiche), ma cli approntare forze in grado di fronteggiare minacce o rischi non chiaramen t e prevedibili, estremamente variabili in quanti t à e qualità, che potrebbero concretarsi in tempi indetermina ti , con moda lità operative differenti e generalmente asimmetriche. Si è t rattato, insomma, di passare, in tempi serrati, da un asse tto "st atico" e sostanzialmente progettato per la dife sa del territorio naziona le, a un sistema di capac it à basato su forze prontamente proiettab . ili a di stanza e pienamente integrabili in ambiti interforze e multinazionali. Tu tto ciò, ovviamente, tenendo conto del con testo e de i condizionamenti in cui ci si è trova ti a muovere: l'esigenza di soddisfare le incombenze derivanti dalle iniziative assunte in ambito Nato e Unione europea; la ero- nica carenza di fondi per l'esercizio (addes t ramento de l persona le, mantenimenro d ei m ezzi) e per l'ammodernamento dei sistemi d'arma e il passaggio dal s ervizio di leva a l volon t ariato . L e prime indicazioni circa la necessità di rivedere orga nizzazion e, compi ti e dottrina della Forza Armata possono esse r e fatte risalire già all e due missioni in Libano, nel 1982 e nel 1985, c h e fornirono importanti inseg n a m e nti per quanto concern eva le strutt u re di comando e controllo in operazioni. Riflessioni significative furono co ndotte all'indomani della guerra del Go lfo de l 1991, quando si dovette p rendere atto dell'incapac ità de l le Forze Arma t e nazionali di schierare in un teatro operativo lon ta n o dalla madrepatria una forza t errestre combatten t e di adeguata cons ist enz a e in grado di operare in un contesto multinazional e
G li elementi sca turiti da quel proc e sso di brain storming furono tr asforma ti in provv e di menti concreti, la cui validi t à ve nne immediatamente verificata neg li interventi del 1991 nel Kurdistan irac h eno (operazion e Pro vi d e Comfort) e del 1992 in Mozambico (o p erazione A lb atros) e in Soma li a (operazione Ibis). I succ e ss ivi impieghi n e i Balcan i sanc iron o c hiaram en t e l'esigenza di ampliare le capacità d'inte rve nro d egli s trum e nt i militari, sempre più largamente coinvo lti in at tivi t à di norma lizzazione , sta bili zzaz ione e ricos t ruzion e del t essu t o socio-istituzionale de i Paes i beneficiari dell'interve nt o militar e internazionale. Due operazioni, in particolare, evi d enziarono anche la specifica atti tud ine dell 'Esercito It a lia no alle mi ssioni proprie delle Peace s upport operat ions
(Pso) : l'operazione A lb a, in A l bania, del 1997 (al momento rimane l'unica esperienza de ll'Ita lia nel ruo lo di L ead Na ti on di un contingente multinaziona le } e l'operazione Stabilize, in Tim or Est, del 1999 .
Ma è soprattutto n elle ultim e missioni in Afghanistan e in Iraq, in aggiu nta a quelle nei Balcani, che è stata messa alla p r ova la capac it à dell'Eserc ito cli fornir e sicurezza in un contesto mu lti naz ionale " fuor i area".
È bene ricor da re che lo strumento militare terre s tr e ha effettua tO rutti questi interventi in concomitanza e al termine di un robusto proces so di riduzione (i propri organici sono dimin u i ti di oltre il 60 % nel corso d eg li ultim i 15 anni, passando da 290 .000 effett iv i de l 1990 ai circa 11 4.000 attuali).
O ggi , i l mutato contesto din amico ve d e l 'Eserc ito Ita li ano in pie no cambiamento, con riferimento a cinque d irett rici ben de lin ea t e : eia forza prevalentement e statica e " in potenza" a s t rw11ento rapidamente proiettabile e con capacità opera tive "in atto " ; da una visione prevalente di s ingola Forza Armata a compon ente integrata di uno strume nto interfo rze e multinazionale; da eserc ito di l eva a esercito profess io nale; da forza di massa a forza di quali t à, ma numericamente suffici ente, operativa mente fless ib ile e t ecno lo gicamente evoluta ; d a ese rcito in guarnigione a eserc ito nella soc ietà e della società .
Lo s trumento militare terrestre che s ta prendendo forma s i s t a dimostra ndo in grado di svolgere eff ic ace mente le mi ss ioni imposte dal nuovo scenario e d iscendenti dalla no s tra legis la zione .
Vediamole più da vicino. La difesa degli interessi v itali del Paese contro ogni possibile aggressione, compiro prio r itario d elle Forze Armate, prevede l ' imp ie go di tutte le forze a disposizione, mentre la salvaguardia degli spaz i euro -atlan tici, nel quadro degli interessi st rategici e/o vitali del Paese, attraverso il contributo alla difesa collettiva della Nato, può essere attua ta con un Comando di Corpo ci' Armata di Reazione Rapid a , quello di Solbiate Olona (Nrclc -It 1 ), e con due complessi di forze a livel lo divisione, con relativi support i tattico -logistici . Questi due pacchetti di forze sono rispettivamente assegnati al citato Comando Nrdc -It e al Comando Arrc 2 di Rheindahlen. In tale contesto, sarà possibile proiettare fuori dal territorio nazionale l'Nrclc e uno dei due complessi, un totale di circa 45.000 uomini "one shot" (periodo massimo di 6 mesi), devolvendo il rimanente complesso alla condotta di operazioni di sicurezza e difesa in Patria .
Per quanto riguarda, invece, la partecipazione a operazioni di prevenzione e ges tione d elle crisi, al fine cli garantire la pace, la sicurezza, la stabilità e la legalità internazionale, i l contributo massimo per l'Esercito si concretizza in una ta s k farce composta da una struttura framework di comando e controllo a livello di Corpo d'Armata o di Divisione, due Brigate e un reggimento, impiegabili anche in tre tea tri operativi distinti, fino a un m assimo d i 13.000 uo mini continuamente in operazioni . Se si assume a riferimen to la rotazione del personale "a base 4", attualmente adottata, l'es igenza complessiva ammonta a .52 . 000 uomini; se si prende a riferimento, invece, i l Nato Usa- bility Concept-1 "a base 5" l'esigenza di v ie ne pari a 65 .000 uomini per poter consentire d i sostenere con continuità i 13.000 impiegati.
Grazie al processo di trasformazione intrapreso dall'Esercito Italiano, è stato possibile assicurare una consis t ente partecipazione di nostre unità in tut ti i maggiori interventi operati recentemente dalla comu nità internazionale in aree di crisi. Oggi l ' im pegno è costituito eia circa 7.000 soldati clell ' Eserciro sc hier ati dall'Iraq all'Afghan istan e ai Balcani. Ma il dato forse p iù significa ti vo è rappresentato d alla med ia g io rnaliera del personale impiegato fuori dai confini nazionali negli ultimi sei anni, che è di circa 8.000 unità, pari al 75-80% dell'intero dispositivo militare nazionale .
Tutto ciò senza considerare gli impegni operativi, sul t erritorio metropo.litano, ne l quadro della missione di concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgimento cli compiti specifici in circostanze cli pubbliche calamità e in altri casi di straord inari a necess ità e urgenza . Tale compiro viene assicurato giornalmente dalla Forza Armata con l 'attività di prevenzione di atti terroristici (ope ra zione Domino) e impegna dal 2001 una media di 4.000 uomini per il presidio e la vigilanza di oltre 150 obiettivi sensibili dislocati in 88 province, per complessivi 12.000 uomini ogn i anno.
In totale, l'impegno annuo per inter venti in aree di crisi e in Patria è di circa 30.000 unità, pari a poco meno del 40% della forza operativa (85 .000 uomini).
In termini capacitivi, invece, per rispondere a queste es igenze, le forze sono sta re articolate in differenti tipologie - Brigate leggere, medie e pe- santi, p iù la Brigata Aeromobile e le Forze per Operazion i Special i - c h e, nell' ins i eme, configurano la componente di manovra cli uno strumento armonico, bilanciato e flessibile, la cui en t ità complessiva sarà pari, a regime, a 112 000 unità. Come sempre accade, le attività svolte sul campo, non so lo dalle unità nazionali, ma anche da quelle degli altri eserci t i, h anno consentito di trarre utili ammaestramen ti. A fa tto r comune, le crisi internaz iona l i de ll'ultimo decennio (da qu elle balcaniche alle più recenti in Afghanistan e in Iraq) hanno confermato il ruolo centrale e il cara ttere risolutivo d ella componente t errestre n elle operazion i militari, ancorché in un contesto fortemente in t egrato .
In particolare, tali indic azio ni sono pervenute dall e esperienze matu ra re nelle m ission i a più al ta probabilità di occorrenza, ovvero dalle Peace support operations (Pso). I n q u este operazioni, infatti, è emerso l'impera t ivo di disporre di una presenza militare capi llarmente diffusa sul territorio, qua le premessa impr esc ind ibi le alla rea li zzazione de l la cornice di s icurezza ne cessaria per lo s viluppo d i q u alsiasi attività a sostegno della pa ce .
Le Pso , di cui il peacekeeping è ass urto a si mbolo, possono essere riten ut e a pieno t it olo u n "'inve nzion e" delle Nazioni Un ite, compiutamente t eor izzata ne gl i anni '60 del seco lo scorso e sottoposta a evoluzioni s ucc essive . ' Ma è nell'ultimo d ecennio che le Pso s i so no t rasformate in misura significativa, amplian dosi nei compi ti e negli scopi e acquisendo una maggiore compless it à . Da qui la necessità di una loro revisione concettuale, che ha compor t ato rilevanti aggiornamenti delle dottrine mi l ita ri . Così, oggi, s i preferisce uti lizzare la dizione di Cris is response operations ( Cro ) per significare proprio la diversità delle attività sviluppa t e in seno a ta li in terve nti , rispetro a q u elle condo tte nelle precedenti Pso .
In o ltr e, da ques t a nuova tipologia di ope razio ni so n o emersi e lementi cli estrema importanza a i fini del continuo aggiornamento delle capacità future della Forza Arm a t a e può ris u lt are di un certo interesse richiamar li brevemente .
In p rimo luogo, le più recent i a tti vità militari ha nno evidenziato che il con.fine t r a operazioni ad alta intensità - warfighting - e operaz ioni di r isposta alle crisi risulta essere sempre più sfumato e i ndefin ito e, pertanto, la s t essa forza mi litare schierata deve esse re in grado , nel caso più oneroso, di svolgere contemporaneamente un'ampia gamma cli attività operative . Ta le esigenza è sint eti zzata nel concetto della T hree Block War che prevede n e lla medesima area di responsabili t à la condotta d i a tti vi t à di combattimento (per el iminare i residu i focolai di forze avversarie e contrastare eventuali atti terroris t ici ), cli a ttiv ità di controllo d el territorio e d i pattug l iamento (per garantire la necessaria corn ice di sicurezza), cl i attivi tà di s upporto alla pace (ass iste n za umanitaria, ripris t ino dell e infrastrutture ecc ., pe r la rapida n orma lizzazio n e della situazione).
Scendendo più n el dettaglio, si tratta, inol tr e, di esse re p r onti a operare mag g iormente anche in condizioni e situazion i par t icolari qu ali, ad esempio, le aree urbanizzate e gl i ambienti es tr emi (deserto, alta quota ecc. ).
Le a tti vità cli combattimento, graz ie a lle moderne tecno logie, all'a pplicaz ione dei concetti legati alle Network Centric Operations e all'impiego d i nuo ve me todolo gie operative, tendono a svo lgersi su un arco tempor ale assai ristre tto, trad ucendosi in un ' a ssoluta superiorità opera tiva a tutto campo s ull 'avversario che non dispone di pari capacità . Co n il trascorrere del t e mpo, è n ecessario procedere a un progressivo a lle gger im ento d eg li a sse tti combat, focalizzando gl i sforzi verso la "costruzione" e il man teniment o di una stabil ità a lungo termine, attraverso una sempre più stretta coordinazione con le agenzie/organizzazioni civi li che operano all 'interno dell'area di responsabilità È indispensabile, inoltre, da l mo mento che il Comando della forza di intervento è chiamato ad assolvere la dopp ia funzione di responsabile dell a sicurezza e cli principale "gestore" de.Ile attività di ricos t ruz ione, che il con ting e nte militare sia in grado di esprimere capacità specialistiche atte a consentire l ' avvio e i l success ivo funzioname nto del.le strutture civili .
Per questo as p e tto, in particolare, è emers o che il s ucc esso d i una Cro dipende soprattutto da un' atten ta e accurata pianificazione, fin dalle fasi iniziali, degli inter venti post co nflict poiché, per trasformare il s ucc esso m ilitare in su ccesso poliricostrategico, occorre coordinare a l meglio l e a tt iv ità milit ari tip ich e d ei boots on the ground con quelle di una adeguata organizzazione C imi c5 svo l te dallo s t esso personale. La gestione dell a fase post -co nflittua le è infatti complessa e di lunga du ra ta e deve ten d ere alla co nqui s ta "dei cuor i e d elle menti " della popolazione civile, aiutan dola a ripristinare su ffic ienti condizioni di vita, a rico- struire le infrastrutture di primar ia importanza , a riattivare l'assistenza sanitar ia, e così via.
In sintesi, le lez io n i apprese hanno confermato c h e lo strumento mi l itare terres tr e, per essere pronto a frontegg iare le sfide future, d eve d otarsi di un amp io set di capacità, di assetti tra loro complementari e sopra ttutto spec ial istici, d a d ed icare a tutte le poss ibili attività e, in particolare, a quelle discendenti da lle Cro, ivi comprese le attivi tà di Stabilizzazione e Ricostru zione (S&R ), che so n o l'asse portante della fase post -conflittuale. Tu ttavia, le capacità s p ecia li s tiche necessar ie per la ges tio ne d elle operazioni post- conflittuali non r appresentano che una delle capacità d i uno strumen to militare; strumen to atto a espr imere anzi tutto una credibile capacità combat, che rimane anche capacità prioritaria per la Forza Arma ta .
Co m e già evi den ziato , le moderne operazioni di risposta alle cr isi hanno a ss unto nuove e div e rse con no t a zioni risp e tto al passa to secondo un' evol uzione caratterizzata dal passaggio da inter venti in conflitti tra Stati (co n compiti circoscr itti , consis tent i per lo più ne l far ri sp ettar e un cessate il fuoco ) .a interventi in conflitti int-rastatali (co n di s pie gamen to di forze in t eatri operativi in t eressati da guerre civili e spesso in preda all'anarchia, ponen do in primo piano le attività a carattere umanitario co n dott e in stretta coor dinazione co n l e varie organizzazioni in ternazio nali).
Gli inter vent i p i ù recenti - svol ti in aree di crisi prive d i qualsiasi organizzazione sotto il profilo ammi nis trativo-politico - sono stati caratterizza t i da fas i post-conflittuali assai complesse, nelle quali l e attività di S&R hanno v isto ampliare la loro portata, oggi sempre più coincidente con un vero e proprio nation builcling, termine con cui si suole intendere l'in sieme di attività finalizzate alla realizzazione di un framework politico-sociale sicu ro e stabile nel post conflicr. È chiaramente un processo di grande vale nza che trova le g ittimazione negli organismi sovranazio nali della Comunità internazionale, segnatamente l'Onu, che può delegare specifiche organizzazioni regionali {la Naro, l'Osce, l 'Un ion e europea ecc.), ovvero organizzazioni o agenzie internazionali (Undp 6, Unhcr7, Iom 3 ecc.), alla risoluzione e trattazione di determinati aspetti {istituzio nali , di sicurezza, amminis trativi e altri).
In questa tipologia di interventi si possono individuare, dal punto cli vista operativo, e nel caso più impegnativo, tre diver s i momenti: una fase di immissione e schieramento delle forze, ch e talvolta può essere di per sé sufficiente a disinnescare la crisi; una fase caratterizzata da elevata con flittualità, di norma di breve durata, in cui ha preminenza l'impiego d e lla capacità combat (questa fase può essere assente, come nelle operazioni di peacekeeping); una fase post-conflitto, comprendente le at t ività S&R per l'avvio o il ritorno alla normalità .
Fermo restando che, in generale, l'esatta composizione quantitativa e qualitativa de l la task force da impiegare è in funzione d el compito da assolvere e delle caratteristiche ambientali, sempre diverse da un teatro operativo all'altro, è altrettanto evidente che ciascuna di queste tr e fa si necessita di assetti opportunamente dedicati. Pertanto , nella pmna fase di immissione e schieramento è imp o rtante disporre di un pacchetto di forze che, per ti pologia e capacità, s ia il più bilanciato e flessibile possibile ( forze pesanti, medie e leggere).
Tali assetti, in particolare la componente heavy, saranno ancor più necessari nell'eventuale fase comba t, nella quale le forze blindo/corazzate e meccanizzate sono particolarmente idonee per la protezione e potenza di fuoco che sono in grado di espr imere Infine, nella fase di S&R, alle citate forze cornbat sarà necessario affiancare unità specialistiche (Nbc, C imic, Psyops, Humint, genio ferrovieri, sanità e altre), a ll o scopo di garantire una maggiore tipologia d'interventi sul campo Proprio per rispondere a quest'esigenza specifica della fase S&R (na tion builcling), l'Esercito Italiano ha avviato un processo di riqualificazione, riordinamento, ovvero di creazione ex novo, cli a lcune unità specialistiche nelle seguenti aree:
- Rista - EW9;
- difesa Nbc con capacità di rivelazione, analisi e bonifica;
- Cimic con uno staff interforze e mu ltinazio n ale (Nato, Cimic Group South);
- genio, con capacità di rilevazione e bo nifica ordigni esplosivi (Eod/Ie dd 10 Mdd/Edd 11 );
- genio ferrovieri, con elevate capacità di costruzione e ripristino di linee e ponti ferroviari;
- san ità, impiegabili a nche a favore delle popolazioni ci vili;
- trasporti, in grado d i assolvere anche le incombenze relative ai rifornimenti e alla distribuzione di aiuti umanitari a favore della popolazione civile;
- sostegno psicologico .
Per quanto attiene alla presenza di forze con capacità comba t nella fase post -conflittuale, che potrebbe sembrare a prima vista non del tutto appropriata, essa risul t a in vece fondamentale poiché in tale fase si devono gestire - come già sintetizzato nel concetto della Three Block Warsituazioni diverse, io cui possono convivere emergenze umanitarie, azioni di guerriglia e/o attacc hi terroristici su larga scala, al fine di garanti re le necessarie condizioni di sicurezza in cu i far operare i reparti specializzati nel ripristino della normal it à.
In questo contesto, alle forze militari possono essere assegna ti compiti particolari da assolvere nel più ampio scena rio del nation building, del quale, di norma, non saranno responsab i li direttamente. Il mandato loro attribuibi le si traduce, infatti, nel compito di garantire una cornice di sicurezza entro la quale le autorità/organizzazioni internazionali possano muoversi e operare.
T uttavia, in casi particolari e a seguito di accordi a livello politico, le forze militari possono sostenere o svolgere direttamente specifiche attività non strettamente connesse ai compiti di sicurezza (e lezioni, distribuzione di aiuti umanitari, funzionamento dei serv izi essenziali e altre forme di concorsi) .
Tale eventualità si verifica, comunque, in casi eccezionali, allorquando la si tuazion e sul t erreno si caratterizza per par t icolare virulenza conflittuale e le condizioni di sicurezza non consigliano la presenza di organizzazioni civili: si tratta di casi limite , che devono essere circoscritti e l imi tati nel tempo, prevedendo il passaggio di responsabilità alle autori t à civili com- petenti non appena ciò risulti possibile . Per rispondere anche a siffatte esigenze operative, che impongono alla forza d'intervento la capacità di svolgere insieme alle funzioni militar i in senso stretto anche attivi tà più ampie che investono - sia pure in forme rudimentali - il campo sociale, poli ti co, economico e quello dell'amministrazione pubblica dello Stato, sono stati creati in ambito Nato i Cimic Groups. Tali reparti dispongono di personale in possesso di specifiche conoscenze professionali in se ttori che, di norma, sono solo in parte di diretto interesse per una Forza Armata: si tratta, in part icolare, cli assicurare alla forza militare una capacità d'azione nel campo degli affari pubblici (azione di governo, affari giuridici, istruzione, affari sanitari, sicurezza, ambiente), delle infrastrutture c iv i li (comunicazioni, tr asporti, servizi d'emergenza, lavori, risorse energetiche e idriche), dell'economia e commercio (sviluppo economico, agricoltura, indu stria , commercio), del sos te g no umani tario (rifugiati e profughi, r ifornimenti essenziali, sanità, diritti umani), de gli affari culturali (monumenti storici, arti , archivi, affari religiosi, servizi linguistici). Stante l 'attuale indirizzo di riduzione quantitativa degli strumenti militari e la conseguente difficoltà di disporre permanentemente di personale con dette professionalità, è risultato assai proficuo il ricorso, per il loro reclutamento e impiego solo all'occorrenza, allo strumento della "riserva selezionata" 12 In defin itiva, l' Esercito, o ltre a svolgere attivi tà combat, se richiesto, e a concorrere in maniera significa tiva alla transizione tra le operazioni ad alta intensità e le a t tività di na rion building, esal- rando le po t enz ial ità delle organizzazion i civ il i e contr ibuendo in man iera sostanziale alla soluz ione politica, economica e sociale della crisi, svolge un ruolo determinante anche nella stessa fase di na t ion building. Fondamen t ale si rive la lo svi l uppo d i u n costante collegamento e interscambio cli informaz ione t ra i mi l itar i e le real t à civil i , economic h e e socia li allo scopo di crea r e meccan ismi cli integrazione e coordinamento , mig lio r ando in questo modo la conoscenza e la fiducia reciproca. Tali meccan ismi, opportunamente mantenuti e rafforzati, con t ribu iscono in man iera decisa a incremen t are l'eff icac ia degl i int erventi di na t ion bu ilding n azionali e internaz ional i, aumen t ando , di conseguenza, la vis ibilità de l la po l it ica estera del Pa ese.
Per chiudere, qualche considerazione sul consenso della società i t aliana a questo impegno dell'Eserc it o e alle scelte s t ra t egiche che lo governano in un reg i me d i scarsa d ispon i bi lit à di risorse finanzia rie .
Sul primo aspetto (consenso della pubblica opinione) va sorrolineato un crescendo favorevole, da parre sia della società nazionale sia di molti opinion lea d ers verso le sce lt e operate da l Paese i n questi u lt imi a n n i nel campo della s icurezza e de l mantenimento della pace . Queste scelte rivestono gran d e interesse per l'Italia e per i Paes i a lleati, anche in relazione alla loro centralità per l'equi librio e la stabili t à internazionali. Vi è una maggiore vivac it à e presenza del nos tr o Paese sulla scena mond ia le c h e ha rigenera to l'immagine naz iona le, ponen d o le basi per un accresciuto peso specifico e una maggiore credibilità inte rn azionale .
Il ruo l o delle Forze Arma t e, e in primo l uogo dell 'Ese r c ito, ha avuto i n questo se tt ore un se mp r e maggiore impatto su l la polit ica estera della Nazione.
Diversi sondaggi hanno sottolineato questa crescente considerazione verso l'Esercito, che è emersa anche nelle rispos t e dei giovani ai bandi di arruo lamento.
Purtroppo pe r ò, nonostante quest i risu ltati positivi, giustificati da quanto prodotto su l campo e dalla percezione che ne ricava il Paese, le risorse finanziarie disponibili rimangono alquanto precarie
L'Ita lia è infa tt i in grado di destinare alla Difesa solo l 'l per ce nt o circa ciel Pi i , una quota molro infe ri o r e a que lla di a ltre Nazioni quali la Franc ia (1,7%) e la Gran Bretagna (2,2%), per restare in E uropa. La situa zi one migliora con il f inan z iamento delle specifiche missioni, valutabile adeguato, ma c iò non consente d'incidere sul dimensi onamento e approntamento dello strumento . Conseguentemente, in a t tesa cli tempi miglior i, occorre correre ai ri pari , operando scelte che almeno " limitino i danni". Ta l i scelte ruota n o attorno al di lemma quantità/qualità de lle forze, come già avvenuto in passato.
La regola "meno quanti t à, più qua l ità" può essere val id a in senso generale ma mostra i propri limiti in alcune si t uazioni, in particolare per l ' Esercito S i tratta di lim iti ormai storicamen t e acce rtati ne l corso deg l i ultimi decenni, in cu i s i è cons eg uita la prima parte dell'equazione, e solo in minima parte la seconda.
Vi è poi un'a lt ra cons id erazione eia fare sulla cresce nt e esigenza numerica di uomini per il contro! - lo del t err itor io nel le aree d i crisi, c h e si m a nifesta nono sta nte la maggiore di spo nibilità d i tecnolog ia atta a surrogarla a lmeno in parte . E questo è valido anche con riferimento agl i scenari multin azionali in cui le nostre forze ormai da tempo operano . In sintesi, a differenza forse delle al t re Forze Arma t e, l 'integraz ione multinazionale ha per l 'Esercito un valore aggiunto, non sos titut ivo ag li effe tti del d imensionamento, e ciò in rapporto alla vasti t à de l le aree di possib il e impiego. Si pensi a ll'Iraq o ai Balcani, per non parlare d el Congo, e alle lessons learned sull'idea, rivela t asi poi fallace, di po t er utilizzare a l ungo dispositivi terres t ri t roppo rido tt i, ancorché t ecnologicamente ben dotati.
D i fro nte a questo s i tratta dunque di tr ovare una formula di "sufficienza" numerica . Non occorre fare molti sforzi al riguardo. Per l a componente terres t re infatti può bastare un liv ello di ambizione corrisponden t e all'at tu ale impegno (po co meno cli 3 Briga re, con le turnazioni 11 - 12 Brigate in rotale, re ndend o le tutte il più possibile id onee a svolgere l'intera gamma di ope r azion i, dal combar alle Cro). In sostanza, un comp l esso di forze numericam en t e sufficiente (l'attua l e modello a 112.000) dotate cli eleva t a flessibilità operativa . Forze in c ui la t ecnologia si a ben presente, ma le c ui dotazioni d i sistem i d 'ar ma s iano veramen t e fasate sul caso medio d'impiego (dun que in prevalenza brigate medie) con possib i lit à di svo l gere anche compiti di più e levata intensità operativa in misura numericamente r id o tta.
Il prob lema è così quello di rendere il più poss ibile cos r- effec ti ve l'investimento pro -capi t e, ev ir an - do di "conge lare" uomini e costosi programm i di approvvigionamento su forze impiegab il i esclusivamente in uno sce n ario di guerra t r ad izionale, oggi rela ti vamente poco probabile per un Paese come l'Ital ia, al di fuori delle Alleanze e , comunque, di un contesto legittimato dall'Onu. Vincol i c h e , almeno il primo, limitano molto l'esigenza sul piano dei fabbi sog ni (ivi compreso que l lo per la difesa ciel t erritor io) e, il secon d o, su quello della ti pologia di conflitto
A quest 'es igenza, riferibile essenzialmente alle uni r à di manovra, si uniscono quelle relative alle uni r à specializzate che, sempre cli più, vanno dimostrando la loro utilità in T eatro . Tra queste vanno evi denziate le unità di cooperazione civi lemilitare (C imi c) , nucleare biologica e chimica (Nbc), exp los ive ordnance disposal (Eod), reconnaissance, intelligence, surveillance and t arge t acquisit ion (Rista) e altre, che r isu lt ano tra le più ric hi este e apprezza t e Si tratta di se tt or i nei qua li l'Esercito vanta un know-how molto im portante, riconosciuto anc h e all' i nterno dell'Alleanza Atlantica, come ne l caso Nbc
In sintesi, s i tratta di investire mo lt o di più sulla fless i b i li t à operativa e su asse tti specialistici, privilegiando l'uomo come fa ttor e di s u ccesso .
All'uomo vengono garan titi, ol t re che un più i ntenso addestramento, anche un maggiore standard di sicurezza, va lore verso il quale, tra l'altro, la sens i b i lit à de l la società moderna è molto fo rre, e un'a lta capacità operativa a 360 gradi, a ttra verso un con venie nte investimento in t ecno logie . Quest'uomo non p u ò che essere un professionis t a, che sa coniugare le d oti miglior i e i valori in - nat i del soldato italiano con u na pr eparaz ione p r otratta ne l tem p o . Quest'ultima r iguarde r à tutti i camp i, a l fine di creare un co m battente forte, efficace, sereno, i n gra d o d i ope rare al meglio in tutte le c ircosta n ze, ivi compresa la lotta a l terror ismo m il it arizzato, e riscuot ere anche solidariet à dalla gente
Scelte oculate in tema di fless i b ili t à, fabbisogni, tecnologia, iter addes t ra ti v i co nsentono all'Esercito la dis pon i bili t à d i solda ti idone i all'impiego in u na vas ta ga mm a di scenari ma con una forte red dit iv it à d ello strumento, finalizzato per obiett ivi conc reti e pla usi bili, p i u ttos t o che per i potesi eva n escent i o, peggio ancora, vellei t arie .
TI sistema -sol d a t o ( uomo con valori cli ri fe ri me nto molto forti orien t ato verso u n impiego con- trollato della forza, pi ù tecno logia) sarà lo "zoccolo d uro" d ell' Eserc ito.
La confer m a d ella v a lid ità d i questa scelta v ien e d al campo, in t ut ti i settori, compreso quello d ei va lor i, come i fatt i d i Nassiryah ci ricordano.
La componente terrestre, pari oggi al 75 - 80% de l l'intero dispositivo mili t are italiano all'e s tero, svo lge un ruolo primario, insos ti tuib il e n el p r odurre sicurezza .
A differenza del passate> in cu i esso era essenzialmen t e espress io n e d i una "capacità in potenza", oggi l 'Esercit o è - come già ricordato - una "forza in a t to", in grado di fornire un contribu t o dec is ivo alla politica ita liana e alla s t abili rà interna z ionale L'auspicio è che s ia messo , sempre di più, in condiz ion i di po t e rl o fare .
' N ato R api d D ep loya b le Co rp s - Ira ly (N rd c -l c)
' Allied Rap id Rea c tion Corps
1 S i t r a t ta d e l p r i nc ip io N ato r e la t ivo a ll' imp iego e alla sosten ib i li tà del le for ze in operazion i.
' Si deve a l Se gre tario Genera l e d ell'Onu, Dag Hammarskjèild, la prima enunciazione, in un rapporto indirizzato all'Assemblea G enerale, de i pr inc ipi di b ase e delle li nce -guida per g l i i n - terventi di p eacekeep i ng (R a pporto de l Segretario Generale A/3302 de l 1960)
5 Civil -Milira ry Coop erar ion. Pe r coop erazione ci vil e-militare si inte nde l' insieme delle r isorse e d eg li accor d i che so- st engo n o le rel azio ni interco r renti era i Co mandami, le Autor ità naz ionali - c ivi li e m ilitari - e le popo lazion i di un 'area dove le fo rze sono impiega t e o dove è p ianificato il lo ro imp iego Tali accor - di incl ud ono la cooperazione con le agenz ie, le organizzazion i o le a u torità non gove rnative o internazio nali
• United Narions Deve lopmenr Programme .
' Uni t ed Nations High Comm issioner for Refugees. s Internat iona l Organisacion fo r Migra t ion.
·, Reconnaissance, inre lli gence, survei ll ance, ta rge r a cquisi t ion, elec tron ic warfare
10 Exp los ivc Ordnance Dispo sal/Im prov ised Explosive D evicc D isposa l.
11 Mi ne Det ec t ion Dog/Exp los ive Det ectio n Dog.
12 Pe r " ri se rva se lez ionata" si inten d e la creaz ione d i u n ba- cino d i persona le - uom ini e d onne - i n p ossesso di part icolari profess iona lità d i interesse, non dis ponibili n e ll 'ambito dell 'Esercito, da c ui la Forza Armata può attingere di vo lta in vol ta s u lla base de lle propr ie necess ità . A ra ie personale, tratto d irettamente d a professionis ri d el mon d o civi le, v ien e co n fe ri ta - senza concorso e previa sottosc rizione d e ll a d isponibili tà al richiamo alle armi s ul territorio naziona le, ovvero a ll 'esterola nom in a a Uffic ia le di complemento (a i sens i de l regio dec reto 819/1932 e s uccessive mo difi che apportare da l decreto legislativo 4 90/1997).