RASSEGNA DI STORIA ISTRIANA
Pisino (J.V. Valvasor) Basto poco per rendersi conto che la nuova Dieta non era in grado di operare poiché i due schieramenti non riuscivano a mettersi d’accordo sulla pariteticità delle lingue, sui nuovi confini dei comuni in base al principio nazionale, ecc. Per questi motivi nel 1910 la Dieta provinciale fu sciolta e mai più convocata. La formazione del confíne étnico sloveno-croato Sebbene nel periodo austríaco gli Sloveni e i Croati si presentassero uniti sulla scena politica, tuttavia entrambi i popoli formarono una propria coscienza nazionale, in conseguenza degli awenimenti storiei e dell’appartenenza lingüistica. A questo processo di differenziazione aveva contribuito la politica di colonizzazione veneziana di cui si è detto in precedenza (in misura minore anche quella austríaca), e in parte anche l’organizzazione del sistema di difesa contro i Turchi nell’Istria settentrionale, che seguiva il confine continentale del Comune capodistriano (cfr. D. Darovec: Obrambna...). II confine étnico sloveno-croato divideva l’Istria in due parti, quella minore slovena settentrionale (distretti di Capodistría e Castelnuovo sul Carso) e quella maggiore croata méridionale (con abitanti colonizzati di origini slave diverse in alcune localité). Solo in tre punti la presenza degli Italiani nelle campagne era rilevante: nell’Istria settentrionale in una fascia larga alcuni chilometri da Muggia a Pirano e Portorose, nell’Istria occidentale nell’area tra il Dragogna al nord e il Quieto al sud (sulla costa da Salvore a Cittanova, nell’entroterra da Piemonte a Portóle), e infine nell’Istria méridionale nella fascia costiera tra Pola e Rovigno. Dal punto di vista nazionale gli studiosi sloveni da sempre consideravano i comuni catastah di Salvore e Castelvenere, che amministrativamente facevano parte del comune di Pirano (ossia secondo la ripartizione antica del territorio piranese) parte del blocco italiano: nel 1910 a Salvore 70