Il ritorno delle foreste Il rimboschimento è la soluzione più attuabile e più economica per catturare CO2, e porta con sé numerosi benefici aggiuntivi. Ma attenzione a rischi e speculazioni intervista a RICCARDO VALENTINI
Riccardo Valentini è professore ordinario in Ecologia Forestale presso l’Università degli studi della Tuscia. Insieme ad altri scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), nel 2007 è stato insignito del premio Nobel per la pace per le ricerche condotte sul cambiamento climatico.
Foto in questa pagina: Nel bosco la nostra Casa, nei pioppeti la storia dell’Italia.
12 WALDEN-RILEGNO-2021-DIC[17]STAMPA.indd 12
In Italia ci sono vari progetti di riforestazione in atto, sia in zone urbane sia in aree rurali. Qual è il vero potenziale della riforestazione contro la crisi climatica? La riforestazione ha un ruolo molto importante. Nasce soprattutto dall’ultima decisione della conferenza delle parti alla Cop26 di Glasgow, che se da un certo punto di vista può essere considerata insoddisfacente (in primis dai movimenti dei ragazzi, che chiedono scelte veloci e concrete), in realtà ha preso decisioni importanti. La prima è la carbon neutrality. L’avremmo voluta dopodomani, ma non ce la faremo: è collocata a metà secolo. Tutti i Paesi hanno aderito, ma c’è una variabilità (l’India per esempio l’ha rimandata al 2070). Il dato più positivo è che se ne parla. Se non la raggiungeremo non riusciremo a stabilizzare l’aumento della temperatura a 1,5-2 gradi. La carbon neutrality è importante per le foreste perché siccome ci saranno sempre delle emissioni, e si tratta di ridurre soprattutto quelle da carburanti fossili, significa assorbire CO2. Questa è la nuova parola chiave che riguarda le foreste, che sono serbatoi di anidride carbonica e tramite la fotosintesi sono in grado di assorbire la CO2 in eccesso. Alle nostre latitudini una foresta oggi tipicamente può sottrarre dalle 10 alle 20 tonnellate circa di CO2 per ettaro ogni anno; a livello globale, circa il 30 per cento delle emissioni viene assorbito dalle foreste. Certo, ci sono anche altre tecnologie che possono aiutarci, alcune sperimentali. Per esempio? In Norvegia c’è un impianto pilota per l’assorbimen-
to di CO2 che cattura l’anidride carbonica attraverso grandi ventilatori che succhiano l’aria e diversi processi chimici. Ma si tratta di un impianto che al momento ha più una funzione di ricerca che di operatività, anche perché il costo è di circa mille euro a tonnellata di CO2, una cifra molto alta considerando la quantità di tonnellate di CO2 che ci sono nell’atmosfera. Un’altra strada consiste nello stoccare l’anidride carbonica negli impianti industriali sottoterra; è una soluzione che può avere i suoi effetti, anche se è molto costosa. Ma se mettiamo la CO2 sottoterra, chi ci garantisce che in futuro un terremoto non la rilasci nell’atmosfera? Comunque non tutti i siti sono idonei per questo tipo di stoccaggio e purtroppo la CO2 è un gas che definirei molto democratico, perché si trova dappertutto. Non è agevole raccogliere la CO2 e convogliarla in depositi localizzati. In questo quadro, il ruolo del rimboschimento esce rafforzato? A oggi le foreste rappresentano l’opzione più attuabile, più facile, dai costi inferiori e forniscono anche benefici addizionali: sono fonte di prodotti legnosi, biomassa, migliorano il terreno, riducono l’inquinamento dell’aria nelle aree urbane e migliorano il bilancio geologico, riducendo l’erosione e rallentando le piene. Dove ci sono bacini forestali il tempo che intercorre tra la pioggia e l’evento di inondazione è molto più lungo e gli eventi sono meno intensi. Le foreste rappresentano un valore aggiunto, catturano il carbonio e allo stesso tempo offrono prezio-
E CO NO MI A CI RCO L A RE E S O ST E N I B I L ITÀ
17/12/21 18:43