› XXII TRIENNALE INTERNAZIONALE
LA GRANDE IDEA DI NATURA Carlo Ezechieli
Il genere umano ragiona per categorie: noi e loro, l’uguale e il diverso, natura e artificio. Noi non siamo natura, siamo cultura. È una concezione data per scontata da secoli, ma che la mostra Broken Nature presenta oggi come interrogativo. È la prima volta che una mostra di questa portata osa affrontare il tema dell’ambiente in modo diverso dalla consueta lista di lagnanze sui danni che il genere umano sta provocando alla natura e sul formidabile ruolo che, con un po’ di buona volontà, potrebbero avere le nostre tecnologie per risolverli. L’approccio di Broken Nature è, al contrario, fondamentalmente filosofico. Identifica temi, non propone risposte, ma pone ottime domande. Mark Twain disse una volta: «Se la torre Eiffel rappresentasse l’attuale età del mondo, lo strato di vernice sulla punta del suo pinnacolo rappresenterebbe la durata dell’uomo, e tutti percepirebbero che quel sottile strato è ciò per cui venne costruita la torre. Credo che lo percepirebbero, ma non lo so di sicuro». Broken Nature segue un approccio simile? Non lo so di sicuro, ma forse sì.
Sanctuary, 2018: con due creature ibride umane-animali che si abbracciano Patricia Piccinini riflette sulla natura delle interazioni dei bonobo, primati antenati dell’uomo oggi a rischio estinzione (foto ©La Triennale di Milano, Gianluca di Ioia).