Lazialità Marzo 2013

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...CAMMINIAMO

INSIEME MARZO 2013 • ANNO XXVIII • N° 365 • € 4,90

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IN REGALO IL POSTER DI STEFAN RADU


focus

di Alessandro De Luca

il futuro si chiama LAZIO

Perea con la maglia del Deportivo Cali

Vi presentiamo il nuovo colpo biancoceleste per l’estate, strappato alla forte concorrenza dell’Udinese. Un piccolo gioiello scovato nella grande miniera del mercato sudamericano...

BRAYAN PEREA, 52

COLPO A SORPRESA Forse dal punto di vista degli investimenti la società biancoceleste sembra non programmare con attenzione il presente, quasi non le interessasse, proiettandosi più direttamente nel prossimo futuro. Il concetto secondo il quale una squadra vincente si costruisce attraverso investimenti mirati è sacrosanto, è altrettanto vero però che non basta soltanto esser lungimiranti nello scovare preziosi talenti, bensì nell’affiancare al loro inserimento campioni affermati che possano agevolarne la crescita all’interno di un contesto complesso come quello romano e laziale. Si è bypassato lo step nel quale si prometteva l’arrivo di calciatori d’esperienza, capaci di far compiere il definitivo salto di qualità ad una squadra che, per un motivo o per l’altro, giunge sempre vicina al traguardo senza tagliarlo mai. Conclusosi il calciomercato invernale tra l’insoddisfazione generale, è in

prima persona il presidente Lotito a tentare di mitigare gli animi annunciando la notizia di un colpo offensivo messo a segno in prospettiva. Il clima era ancora bollente e la ferita fresca. I numerosi giornalisti presenti in conferenza rimasero spiazzati, per l’ennesima volta si era costretti a raccontare di un mercato quasi fallimentare, non da Lazio. Proprio nel mentre delle domande più scomode, il patron biancoceleste divulgò l’annuncio dell’acquisto di un calciatore importante di cui però, almeno in un primo momento, non si volle fare il nome. La curiosità iniziava a prendere il sopravvento e quasi tutti pensarono che si trattasse del giovane fantasista brasiliano Felipe Anderson, sfumato proprio negli ultimi minuti di contrattazioni a causa, almeno così ci è stato riferito, dei tempi necessari a concludere un trasferimento oneroso ed internazionale.

LA CARRIERA ANNO 2011 2012

SQUADRA Deportivo Calì Deportivo Calì

L’indiscrezione venne però quasi immediatamente smontata e l’indomani su tutti i giornali si lesse un nome nuovo, per la verità sconosciuto ai più, quello della stellina colombiana in forza al Deportivo Calì, Brayan Perea. Le premesse dirigenziali parlavano di un investimento importate sia sotto il profilo tecnico che economico. A dir la verità la cifra d’acquisto è tutt’altro che monstre (2,7 milioni di dollari, all’incirca 2 di euro). Malgrado ciò per la società colombiana la somma corrisposta dev’esser sembrata di tutto rispetto, irrinunciabile, tanto da aval-

PRESENZE 10 28

RETI 0 6

lare una cessione eccellente. Proprio così, nonostante la giovane età infatti (venti anni compiuti lo scorso 25 febbraio) Perea è considerato in patria un vero e proprio prototipo di campione. Ultimamente la Colombia ha sfornato grandi talenti del calibro di Radamel Falcao (Atletico Madrid), Juan Fernando Quintero (Pescara), Pablo Armero (Napoli) e Fredy Guarin (Inter) solo per citarne alcuni. L’esplosione del calcio colombiano ha evidentemente spinto Tare a pescare in questo nuovo orizzonte, sperando nell’ennesima intuizione. Certo, sentire espresso 53


focus

BRUNO PEREIRINHA

Il ragazzo venuto da Lisbona

Il calciomercato invernale non ha regalato particolari gioie ai tifosi biancocelesti. Ci si aspettava il grande colpo, quello capace di garantire alla squadra il definitivo salto di qualità. Poi, proprio il penultimo giorno utile per tesserare nuovi calciatori, la Lazio ha ufficializzato l’acquisto di Bruno Pereirinha, esterno portoghese classe ‘88. L’arrivo dell’ex Sporting Lisbona, sconosciuto ai più, ha subito incuriosito tutti. Scopriamolo insieme...

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di Stefano Morelli

Pereirinha all’esordio con la maglia biancoceleste nella sfida contro il Genoa

DALLE GIOVANILI ALL’ESORDIO NELLO SPORTING Bruno Alexandre Marques Pereirinha nasce il 2 marzo del 1988 a Rio de Mouro, nella provincia di Lisbona. Il suo cognome non è nuovo nel mondo del calcio lusitano, visto che il padre, Joaquim, è stato un vecchio difensore degli anni ‘70’80. Cresce sportivamente nel Belenenses, per poi trasferirsi nell’Academy dello Sporting Lisbona. È qui che il giovane Pereirinha riesce ad emergere dopo una breve parentesi in prestito nell’Olivais e Moscavide. Bruno dimostra di essere dotato tecnicamente, tanto che Rui Dias, uno dei suoi primi allenatori, lo definisce semplicemente geniale per la sua straordinaria accelerazione sulla fascia destra e la capacità di saper interpretare indistintamente il ruolo di intermedio e quello di ala. L’esordio ufficiale nel grande calcio avviene il 13 gennaio 2007, in occasione del pareggio in trasferta per 0-0 proprio sul campo del Belenenses, club in cui è cresciuto. Quattro i trofei vinti con i “leoni” fino al 2010: 2 Coppe e 2 Supercoppe di Portogallo.

I PRESTITI E L’INFORTUNIO Nel 2008, esattamente il 13 marzo, è lui a siglare il gol decisivo contro il Bolton Wanderers che regalò allo Sporting la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Uefa. Nelle stagioni seguenti il terzino trova sempre più spazio, anche se fatica a guadagnare il posto da titolare. Il 21 marzo 2009 firma l’illusorio vantaggio nella finale di Taça da Liga contro gli acerrimi rivali del Benfica, poi vinta ai calci di rigore dalle aquile rosse. L’anno seguente, il 22 giugno, viene ceduto in prestito al Vitória Guimarães. Dieci

presenze ed una rete in campionato con i bianconeri, poi un nuovo trasferimento, sempre con la medesima formula, ai greci del Kavala. Rientrato definitivamente a Lisbona, disputa in maniera pressoché regolare la stagione 2011/12, contribuendo anche al raggiungimento delle semifinali di Europa League. Nel settembre del 2012 viene fermato da un brutto infortunio alla rotula del ginocchio che lo costringe ad una delicata operazione con conseguente abbandono temporaneo dell’attività agonistica. Attività che riprenderà nel novembre dello

LA CARRIERA ANNO 2006-2007 2007-2010 2010-2011 2011 2011-2012 2012-2013 2013-

SQUADRA PRESENZE Olivais e M. 9 Sporting CP 112 Vitória Guimarães 11 Kavala 13 Sporting CP 24 Sporting CP B 3 Lazio -

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focus

di Alessandro De Luca

LOUIS SAHA, sorpresa biancoceleste Vi presentiamo il nuovo acquisto della Lazio, pescato dalla società nel lungo elenco degli svincolati. Il bomber francese resterà a Roma fino a giugno con un unico grande obiettivo: aiutare le aquile a conquistare la qualificazione in Champions League! UN MERCATO AUSTERO Il deludente mercato di riparazione invernale ha suscitato l’indignazione generale di una tifoseria che, scottata dalle precedenti annate, sperava in un epilogo diverso. Ed invece no. Purtroppo il copione già troppe volte recitato è andato in scena nuovamente lasciando l’amaro in bocca. Il solo arrivo di Pereirinha a costo zero dopo la rescissione dallo Sporting Lisbona è stato interpretato come un equivocabile segnale della non ambizione societaria, restia al puntare verso prestigiosi traguardi. Ciò che ha poi ancor di più infastidito i laziali è l’illusione chiamata Felipe Anderson, campioncino in erba del Santos che, nelle ultime ore di mercato sembrava in procinto di sbarcare alla corte di mister Petkovic. Anche stavolta però, complice la mancanza di tempi, l’operazione si è conclusa con un nulla di fatto. La critica indirizzata è sempre la stessa; perché una volta acclarata la volontà di acquisire le prestazioni sportive di un calciatore importante si attende sino all’ultimo secondo per sferrare l’affondo 32

decisivo? Probabilmente a questo enigma non avremo mai risposta chiara, visto che, il più volte interrogata sulla questione, la società ha sempre risposto in maniera vaga, glissando e svicolando abilmente dal problema. Spesso ci è stato risposto che è proprio la stampa prevenuta a non avere la concezione giusta di tempistica, potrebbe, non siamo così presuntuosi da negarlo, ma analizzando sotto la lente d’ingrandimento le precedenti campagne di rafforzamento, forse un esame di coscienza toccherebbe anche alla dirigenza, rea di cadere spesso in ambigue situazioni di mercato. Se è vero che tre indizi fanno una prova… Il leitmotiv che risuonava nei giorni assai non frenetici delle contrattazioni era relativo alla competitività della rosa nonostante i mancati innesti, che però, come ribattuto a più riprese dalla presidenza, nel caso si fossero riusciti ad individuare elementi compatibili con l’accrescimento tecnico-agonistico della rosa, sarebbero stati senza dubbio inseriti in un ambiente ormai governato da un sacro equilibrio.

Certo, non vogliamo azzardarci a disprezzare il terzo posto imponendo forzatamente di puntare al tricolore, sappiamo che sarebbe una chimera, ma la storia insegna che gli obiettivi vanno perseguiti, non dichiarati. Bene, siamo d’accordo e ahinoi sono due anni che sbandieriamo ai quattro venti di voler raggiungere la Champions ed altrettanti che non ci riusciamo per un soffio. La finestra di mercato in gennaio serve proprio ad apportare quelle piccole migliorie che almeno sulla carta possano consentire di rimanere agganciati al treno dei programmi stagionali. Lo scorso anno anche la sfortuna ci ha mes33


di Emilio Farina

Simone Inzaghi nella sua prima stagione alla Lazio

Simone Inzaghi insieme alla sua compagna, Gaia

simone

inzaghi LA LAZIO NEL CUORE

Quando si parla di Lazio, di quella Lazio del secondo tricolore, non si può non parlare anche di lui: Simone Inzaghi. Il bomber europeo, colui che alle chiacchiere ha sempre preferito il goal e l’impegno. Inzaghi della Lazio ha fatto la propria famiglia. Per questo ha meritato il premio Lazialità 2012. 56

NELLA LAZIO DEI FENOMENI Uno che la maglia biancoceleste ce l’ha cucita addosso, che ha fatto volare alta l’aquila che ha sul cuore, con il cuore. Simone Inzaghi, il bomber venuto da Piacenza, quando la Lazio stava per diventare grandissima. Arriva alla Lazio nella stagione 1999/2000 e, dopo tanta gavetta nei campi delle serie minori, si ritrova ad allenarsi con campioni del calibro di Marcelo Salas, Mancini, Boksic e Veron. Un salto mortale in avanti, catapultato in una realtà dorata e vincente. La Lazio di quegli anni è una corazzata, una formazione condita da fuoriclasse e da protagonisti temprati della gloria di mille battaglie. Se non si ha carattere, fiducia nelle proprie capacità, in una

squadra simile, in una piazza simile, si rischia di rimanere schiacciati dal peso dell’insuccesso. Inzaghi è uno abituato a lavorare in silenzio, in modo meticoloso. Capisce ben presto che una simile occasione o si coglie al volo o rischia di trasformarsi nel rimpianto professionale di una vita. L’ombra di quei campioni lo sovrasta, Simone però capisce come trarre vantaggio da una simile situazione: si lavora meglio nell’ombra, si studiano i compagni, ci si allena e si cresce con i maestri, senza il peso di troppe responsabilità, senza rimanere ammaliato dalla luce dei riflettori. Mai andare sopra le righe, mai alzare la voce o pestare i piedi di qualcuno che ti può rendere grande, lo capisce subito il

giovane bomber. Tuttavia Inzaghi non è proprio l’ultimo arrivato: il goal ce l’ha nel sangue, questione di famiglia. Alla Lazio si presenta con un curriculum niente male per un ragazzo di soli ventitre anni: 15 goal in trenta partite disputate nell’ultima stagione con il Piacenza, sotto la guida di Materazzi. Apprendere per lui è facile, segnare è naturale, come ogni attaccante vive per il goal. Eriksson capisce subito di avere tra le mani un giocatore che può rivelarsi prezioso per la stagione, intuisce le sue qualità, può solo migliorare. D’altro canto le partite sono molte, c’è bisogno dell’apporto di tutti per vincere. Campionato, Champions League e Coppa Italia: impegni da onorare, palcoscenici sui quali esaltarsi. 57


esclusiva

di Vincenzo Oliva - Foto: Inside Foto

Bentrovato Lionel. È un piacere per me farti quest’intervista per Lazialità. Innanzitutto come va? Tutto bene grazie. Ho iniziato questa nuova esperienza all’Atalanta con grande entusiasmo.

Scaloni festeggia il suo primo gol con la maglia della Lazio in Parma-Lazio della scorsa stagione

Come ti stai trovando in questi primi periodi a Bergamo? Benissimo. Bergamo è una città molto tranquilla e lavorare qui è un vero piacere. C’è una tifoseria molto calda e attaccatissima alla squadra. Spero di giocare tante partite e di ottenere il massimo.

lionel scaloni: “Lazio, ci rivredemo in futuro” Altra grande esclusiva targata Lazialità, che è andata a trovare in quel di Bergamo “El Toro” Lionel Scaloni. L’ex terzino destro biancoceleste si è aperto completamente ai nostri microfoni, svelandoci inediti aneddoti e facendoci una promessa: quella di rivederci in futuro...

Ripercorriamo la tua carriera. Fai il tuo esordio tra i professionisti al Newell’s Old Boys, prima di andare all’Estudiantes. Puoi raccontarmi che esperienze sono state? Sicuramente molto formative. Ho fatto il mio esordio in Serie A a 16 anni, facendo la gavetta ed imparando cosa vuol dire far parte di una squadra. Il calcio rispetto a quando ho iniziato a giocare io è cambiato molto. Ricordo che noi nutrivamo un rispetto enorme verso i capitani e i membri storici del club. Oggi non è più così... Nel 1998 arriva la chiamata del Deportivo La Coruña. Puoi svelarmi che tipo di trattativa fu? Sì, arrivò la chiamata del Deportivo La Coruña, ma anche quella della Lazio. Ricordo che Nello Governato, l’allora DS della Lazio, chiese di me. Non se ne fece niente però, anche perchè il “Depor” mi voleva a tutti i costi. Avevo vinto da poco il Mondiale under 20 con la Nazionale argentina ed ero molto ricercato in Europa. Al Deportivo collezioni oltre 200

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presenze condite da 14 reti, vinci una Liga, due Supercoppe di Spagna e una Coppa del Re. Possiamo dire che quella spagnola è stata la squadra in cui hai lasciato più il segno? Indubbiamente. In quegli anni ero in una f o r m a spettacolare. S o n o s t a ti gli anni d’oro, quelli del “Super Depor”. Sono tuttora legatissimo al mondo del Depor-

tivo, anche se attualmente versa in condizioni non ottimali. Speriamo bene... Nel 2006 però questo splendido rapporto finisce e vai prima in Inghilterra al West Ham, poi al Racing Santander, di nuovo in Spagna... Sì, ero arrivato ad un punto della mia carriera in cui volevo fare esperienze in altri campionati. Al West Ham feci molto bene. Peccato aver perso una finale di F.A. Cup ai rigori contro il Liverpool... Purtroppo quell’esperienza durò solo 7 mesi, dopodichè tornai in Spagna nel Racing Santander, dove ci togliemmo tante soddisfazioni e arrivammo settimi nella Liga. Arriviamo al 2007, anno in cui arriva la chiamata della Lazio. Te l’aspettavi? E come si sviluppò il tutto? Dopo aver giocato in Spagna e in Inghilterra, avevo voglia di giocare in Italia. Appena arrivò la chiamata della Lazio, non ci pensai su due volte ed accettai. Avevo 29 anni, mi proponevano 5 anni di contratto, pensai poco ai soldi e firmai. Ricordo a tutti che in 37




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