Lazialità Febbraio 2013

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il

MURO della

LAZIO

FEBBRAIO 2013 • ANNO XXVIII • N° 364 • € 4,90 Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

IN REGALO IL POSTER DI MARCHETTI


europa league

palmares 5 campionati tedeschi, 3 coppe di Germania, 2 Coppa UEFA Stagione 2011/2012: 4° in Bundesliga (60 punti) presidente Rolf Königs direttore sportivo Max Eberl allenatore Lucien Favre formazione tipo (4-4-2) ter Stegen; Jantschke, Stranzl, Dominguez, Daems; Herrmann, Nordveit, Marx, Arango; Hanke, de Jong

di Bruno Boccolini

Lo stadio tedesco visto da fuori di notte

Alla scoperta del Borussia Mönchengladbach Nyon, 20 dicembre 2012, ore 14. Tutto è pronto per i sorteggi dei sedicesimi di finale di Europa League. La Lazio, prima nel suo girone, attende di conoscere il nome della sua avversaria. Si teme il remake della sfida con l’Atletico Madrid. Invece la mano di Patrick Kluivert, testimonial dell’evento, scrive un finale diverso. I biancocelesti dovranno affrontare i tedeschi del Borussia Mönchengladbach. 52

La maglia che il Borussia utilizza in Europa

La maglia ufficiale della formazione tedesca

Mönchengladbach è una città extracircondariale della Germania occidentale, nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. Posta ad ovest del Reno, fra Düsseldorf e il confine olandese, è un grande centro dell’industria tessile ed un importante nodo ferroviario del Basso Reno. Conta 258.251 abitanti. Il Borussia Verein für Leibesübungen 1900 Mönchengladbach, decisamente più noto come Borussia Mönchengladbach, è una polisportiva tedesca nota per la sua sezione calcistica, tra le più blasonate di Germania. I colori sociali sono il bianco, il nero e il verde, anche

se quest’ultimo non è presente nello stemma del club e comparve sulle divise di gioco solo dagli anni settanta. È l’unica squadra tedesca, insieme al Borussia Dortmund, che può esporre sulla propria divisa ufficiale due stelle, conferite dalla DFB alla vittoria della quinta Bundesliga. In questo è seconda solo al Bayern Monaco, che ne vanta addirittura quattro. LA STORIA Il destino ha voluto che, proprio come la Lazio, fosse fondata nel 1900. Più precisamente il 1º agosto. Prese il

nome di Fußballklub Borussia 1900 Mönchengladbach. Giocò a lungo nei campionati minori e ottenne il suo primo successo il 5 ottobre 1960, conquistando la Coppa di Germania. L’avversario era il temibile Karlsruhe, vincitore della coppa nazionale nel 1955 e nel 1956 e nella cui formazione militavano diversi nazionali. Il risultato finale fu di 3-2, grazie ad una magistrale prestazione del capitano Albert Brülls, che fornì gli assist per le reti di Mühlhausen e Kohn e poi realizzò il gol decisivo. Tre anni dopo nacque la Bundesliga, ma il Borussia non riuscì a qualificarsi per la serie maggiore e si vide costretto a ripartire dalla Regionalliga Ovest. La promozione arrivò nel 1965. Il tecnico Weisweiler stava allestendo una squadra di giovani talenti, come Netzer, Heynckes e Vogts, che per tutto il decennio successivo sarebbe stata protagonista in Europa. La giovane età e il gioco offensivo, veloce e travolgente, sarebbero valsi loro l’appellativo di Fohlen (puledri), che resterà per sempre affiancato al nome del Borussia. La stagione 1969/70 fu quella della svolta. Il Borussia si laureò Campione di Germania e riuscì a ripetersi anche nel campionato successivo, diventando la prima squadra nella storia a vincere la Bundesliga per due anni consecutivi. Nell’edizione 1972/73 della Coppa UEFA il Borussia raggiunse per la prima volta la finale di una competizione europea, ma venne sconfitto dal Liverpool di Kevin Keegan (0-3 e 2-0). Nella stessa stagione conquistò la Coppa di 53


dossier mauri

di Gianluca La Penna

E se fosse stata tutta una

bolla di sapone?

Dossier chiarificatore di Lazialità sulla posizione di Stefano Mauri, il capitano biancoceleste che, dopo le accuse di quest’estate e la galera(!), continua a giocare a calcio come ha sempre fatto. Ma non sarebbe ora di smetterla con i processi mediatici? 45


il personaggio

federico marchetti il muro della Lazio

Meritato focus su uno dei veri campioni della rosa biancoceleste: Federico Marchetti. Una carriera a dir poco emozionante quella del portiere della Lazio. Cresce nelle giovanili del Torino, si fa conoscere nell’AlbinoLeffe ed entra tra i grandi del calcio italiano con la maglia del Cagliari. Nel 2010 disputata tutte le tre partite della fase a gironi con la Nazionale nel pessimo Mondiale in Sudafrica. Dalle stelle alle stalle, Cellino lo mette fuori rosa. Per un anno resta ai box. Lotito e Tare credono in lui, è l’estate del 2011. Inizia la sua avventura nella Capitale. Da lì in poi un crescendo di emozioni...

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di Bruno Boccolini - Foto: Inside Foto

Federico Marchetti nasce a Bassano del Grappa il 7 febbraio del 1983. Da bambino era dotato già di un buon piede sinistro e i gol preferiva realizzarli, anziché evitarli. Poi la radicale metamorfosi. Sceglie di mettere i guanti e di iniziare a volare da un palo all’altro. Il suo idolo da piccolo era Taglialatela. Crescendo, inizia a mirare decisamente più in alto: Peruzzi e Schmeichel (il grande portiere danese del manchester United, ndr). È un portiere che esce molto. Aiuta molto la difesa, gioca alto. Tra i pali è un esplosivo, ed è dotato anche di una buona tecnica con i piedi. LE GIOVANILI Inizia a giocare con gli allievi del Bessica, formazione della provincia trevigiana, poi passa nelle giovanili del Torino. Ha girato mezza Italia. Dopo aver disputato una stagione con la maglia della Pro Vercelli, va a “farsi le ossa” prima in Serie C1 giocando con il Crotone e poi in Serie B con Treviso e Torino; nel 2005 ritorna a Vercelli - via Torino - dove disputa 13 partite. Nel 2004, ri-

mase coinvolto in un terribile incidente automobilistico da cui uscì miracolosamente incolume. Era di ritorno da Milano, sull’A4. C’erano lavori in corso sulla strada e un camion invase la corsia. Marchetti, per schivarlo, finì contro il guard rail. La macchina sbandò, prese fuoco e nel giro di pochi minuti esplose. Ora sull’interno del bicipite destro ha tatuata l’Ave Maria, per ricordarsi di quanto sia stato fortunato. Nel 2006 viene ingaggiato per soli 500 euro dall’AlbinoLeffe in Serie B. La stagione successiva compie il salto di qualità dimostrandosi un portiere affidabile e divenendo titolare. L’ASCESA E LA DISCESA Dopo due sole stagioni in Lombardia prepara le valigie. Direzione Cagliari. Arriva alla corte di Cellino in prestito, con il diritto di riscatto della comproprietà fissato a 2.500.000 euro. Anche in Serie A dà continuità al suo rendimento, dimostrandosi uno dei più promettenti portieri italiani in circolazione.

La prima in A arriva proprio contro la Lazio. È il 31 agosto del 2008. I biancocelesti, trascinati da Pandev, Foggia e Zarate - anche lui all’esordio e autore di una doppietta - battono i sardi con un netto 1-4. L’avvio dei rossoblù non è dei migliori. Il primo punto arriva con uno 0-0 in casa alla sesta di campionato, contro il Milan. Da lì inizia il vero campionato del Cagliari, che termina con 55 punti e come squadra rivelazione. Al termine di questa esaltante stagione la società sarda decide addirittura di riscattare l’intero cartellino del giocatore per una cifra intorno ai 4,5 milioni di euro. La stagione 2009/10 non si apre nel migliore dei modi per il portiere veneto. Anziché godere dei meritati riconoscimenti, frutto di lavoro e dedizione, Marchetti non si sente pronto per tutto questo. Crede di non essere all’altezza di tutto quello che stava vivendo. Nella seconda annata a Cagliari, viene colpito da vari infortuni, che spesso si verificano proprio quando mentalmente non si è al 100%. Nonostante tutto questo 69


esclusiva

di Vincenzo Oliva - Foto Inside Foto

La tradizionale esultanza di Tommaso dopo ogni gol segnato

Grandissima esclusiva targata Lazialità. A poco più di un mese dalla sua cessione, parla Tommaso Rocchi, uno dei più grandi attaccanti della storia della Lazio. Un Rocchi a 360 gradi, che ci racconta nel dettaglio il perchè del suo trasferimento e rivive insieme a noi gli indelebili momenti vissuti con la maglia della Lazio

tommaso rocchi:

“la Lazio tatuata sul cuore” 42

Ciao Tommaso. Innanzitutto è un onore per me intervistare il quinto bomber della storia della Lazio. Inizio con una domanda molto semplice. Perchè non vesti più la nostra maglia? Eh, bella domanda... Inizio col dirti che quella di lasciare la Lazio è stata veramente una scelta molto difficile. Il mio sogno era quello di chiudere la carriera da giocatore a Roma, ma alcune circostanze non l’hanno permesso. Puoi dirmi di più su questo? Al di là del fatto che nella prima parte della stagione avevo giocato davvero con il contagocce, c’era la questione del contratto, che era in scadenza a Giugno. La Lazio era disposta a darmi esclusivamente un ruolo dirigenziale, quindi avrei dovuto smettere di giocare. Onestamente non

me la sono sentita in questo momento, mi ritengo ancora un giocatore e quando si è prospettata l’occasione di andare a giocare all’Inter, seppur con il grande dispiacere di andare via dalla Lazio, ho accettato. Con l’Inter hai un contratto fino a Giugno. Poi cosa farai? Innanzitutto spero che in questi mesi le cose vadano bene sia per me che per la squadra, poi vedremo... Se vorranno tenermi per un altro anno ne sarò contento, altrimenti andrò a giocare da qualche altra parte. Ti ripeto, io ho ancora voglia di giocare. Cosa ti senti di dire a tutti quei tifosi che speravano che il loro capitano chiudesse la sua carriera in biancoceleste? Dico che mi dispiace e spero che loro possano capire la mia situazione. Comunque con la società ci siamo lasciati in buoni rapporti. Mi auguro sinceramente che questo non sia stato un addio, ma un arrivederci. 43


di Valerio Alessandro Cassetta

premio lazialità: i protagonisti

JUAN SEBASTIAN

VERON

LA BRUJITA BIANCOCELESTE LA LUCE È stato la ciliegina sulla torta del Premio Lazialità 2012. Nella Capitale mancava da circa dieci anni e pensare che nel 2003 venne a Roma da avversario, affrontando la Lazio con il Chelsea di Ranieri che demolì i biancocelesti per 4 a 0. Lo scorso dicembre, invece, come d’incanto, “la luce”, questo lo storico soprannome conferitogli dal nostro Guido De Angelis, è tornata a illuminare il popolo laziale: Juan Sebastian Veron ha riabbracciato dal vivo la sua vecchia gente, prima al Campidoglio nella sala della Protomoteca, poi sugli spalti dell’Olimpico per la gara contro l’Inter. Un arrivo inatteso, ma sperato, voluto, cercato e desiderato tanto dalla reda-

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Uno degli idoli più amati della storia della Lazio, giocatore dalla classe cristallina e uomo animato da sani valori e tanta lazialità. Questo e molto altro è Juan Sebastian Veron. L’ex centrocampista numero 23 è stato uno dei personaggi insigniti del Premio Lazialità 2012. Riviviamo insieme quei momenti: dall’arrivo in Campidoglio all’intervista esclusiva rilasciata ai microfoni del nostro Direttore Guido De Angelis

zione di Lazialità quanto da tutti i tifosi laziali. L’avvento dell’ex numero 23 ha sorpreso tutti, facendo fare un tuffo nei ricordi a quanti, vedendo la “Brujita”, hanno pensato allo Scudetto del 2000, al gol su punizione alla Roma oppure a uno di quei tanti momenti di una Lazio stellare. Prelevato dal Parma nel 1999, Veron ha militato appena due stagioni con la maglia biancoceleste, eppure il segno che ha lasciato è indelebile. Un paio di annate condite da 53 presenze, 11 gol, una Supercoppa Europea, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e soprattutto uno Scudetto: questo è lo score del ragazzo di La Plata con la casacca della prima squadra della Capitale. Sebastian ha colpito nell’ani-

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