Vacanze da leggere 1

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Vacanze 1

Arcobaleno
dà i numeri •Trenino al parco-zoo
•Gatto
•Trenino

Vacanze 1

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– Sai, Matilda – sussurra Sofia alla compagna di banco, con faccia da spia.

– Casa mia è una giungla!

– Una giungla? – mormora Matilda, sgranando gli occhi, sorpresa. – Perché?

– Abbiamo animali dappertutto, e molti sono un mistero…

– Posso venire a vederli?

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– Certo – dice Sofia, – ma prima dovrò domare quelli selvaggi, trovare quelli che si nascondono e soprattutto capire i misteriosi.

– D’accordo – cede Matilda rassegnata. – Aspetterò.

La campanella suona, tutti escono da scuola e tornano a casa.

Come sempre, lo scuolabus lascia Sofia davanti al suo giardino.

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Lei citofona, la mamma apre cancello e portone. Dietro un angolo assolato, c’è Squama, il camaleonte: le mostra la lingua. Mimì, la scimmia di famiglia, e Gogò, il gorilla, le fanno festa, felici. Sofia li abbraccia come ogni giorno. Poi, entra in casa a cercare Gatto. Appena dentro viene investita dal suo amico cincillà e… ma che cos’è questo odore?

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– Nooo… mamma! Papà! – grida, con disgusto. – Avete fatto il minestrone, bleah…

– Sofia – replica la mamma dalla cucina, – non essere impertinente! Le verdure fanno bene.

– Non le soppor… – non riesce a finire la frase, però, perché anche Pippo, il suo pappagallo, le finisce addosso, rapido come un proiettile e nervoso come al solito.

Lei, però, cerca Gatto.

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Mattia sta giocando con Zezè, la gazzella. Sofia gli si avvicina e gli domanda di gatto.

– Ma-tia vi-tto coda ga-to… – risponde il fratellino di tre anni.

– Dove?

Mattia indica la poltrona marrone. Sofia corre lì. Si china: sotto, infatti, c’è Gatto.

Lo tira fuori dolcemente.

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Sofia gli accarezza il pelo con gli occhi: Gatto ha il colore della cenere del camino. Non può mai accarezzarlo davvero, perché Lui potrebbe aver paura.

In realtà, Gatto è come il suo compagno Giorgio, che all’appello sembra sempre assente.

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– Perché Gatto è tutto grigio, mamma?

– Beh, è senza colore e senza nome.

Poi, non miagola mai, perciò non ha neppure voce.

– Gatto è misterioso, molto. C’è ma è come se non ci fosse. Cambierà? – chiede Sofia che vorrebbe accarezzarlo davvero.

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– Non lo so: quando lo abbiamo trovato era impaurito, ferito, affamato e solo.

Nessuno gli ha insegnato la vita da gatto, né l’ha amato.

– Ma noi, sì! E casa nostra è anche sua!

Io gli voglio tanto bene – insiste Sofia.

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– Vedi… Gatto è diverso da tutti i quattrozampe che abbiamo – aggiunge la mamma. – Lui è… senza emozioni, grigio dentro.

– Ah, ora so che cosa fare! – esclama Sofia, entusiasta.

Lei pensa a Squama che cambia colore a seconda di come si sente. La mamma la guarda e sorride: Sofia non sa perché, ma quei sorrisi la scaldano più dei maglioni di lana.

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Inizia così, per Gatto e Sofia, un periodo nuovo: la bambina lo chiama “a scuola di emozioni”.

– Tanto per cominciare, Gatto, oggi, andiamo in spiaggia! Sabbia, calore e giallo a volontà… ti insegno la gioia!

Lui la segue, docile e paziente.

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Si rotolano, giocano, corrono, zampettano a lungo, finché il sole dorato non cade dal cielo e si tuffa nel mare.

– Indossa un costume d’oro il sole! Hai visto? – dice Sofia, emozionata.

Gatto fa cenno di sì con la coda: questa è la sua prima parola gattesca e va festeggiata.

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Il cielo regala a Gatto un giallo intenso, gioioso e bellissimo, che è meglio delle crocchette. Sofia gli dà un bacio sulla testa.

Di colpo, sul pelo di gatto spunta una macchiolina gialla. Sofia ride.

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Il giorno dopo, è sabato: c’è il mercato, in città.

– Oggi, ti insegno la serenità! –esclama Sofia, e invita Gatto fuori. Ci sono mille bancarelle intorno a loro, con grandi teloni celesti come il cielo. Sofia ci fa salire Gatto che si lima le unghie, si gratta la pancia e sorride ai bambini. Quanta allegria!

A sorpresa, la sua pancia si orna di macchiette celesti.

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Domenica, Sofia porta Gatto in giro in auto, con mamma e papà. L’auto è color prato, come quello dove gli insegna a cogliere fiori e rincorrere insetti. Poi, gli accarezza la coda su cui spuntano macchie verdi a quadrifoglio.

Sofia non sa più che cosa sia la rabbia: è troppo felice! Gatto anche: ha appena imparato la felicità.

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Il lunedì, però, Sofia è a scuola e Gatto è mogio mogio. Tutto solo com’è, impara il nome della tristezza. Quando Sofia torna, lo trova con una macchiolina sul muso.

È grigia come una vecchia lavagna e a forma di lacrima.

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– Mi sei mancato tanto, Gatto! –esclama Sofia. Poi, gli porge una coroncina di papaveri rossi che ha fatto per lui con l’aiuto di Fifì, il colibrì. Infine lo abbraccia stretto stretto.

Per risposta, lui fa le fusa, e sono rumorose. Subito dopo, le sue zampe fioriscono di macchioline fucsia. Così Gatto miagola.

– Questo è amore! – esclama la mamma a quella vista.

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– Ga-to be-lo! – dice Mattia e gli si avvicina. – Ga-to fa mi-ao.

– E non è più grigio – aggiunge Sofia, orgogliosa.

– Gli manca solo un nome, ora –mormora la mamma.

Mentre il sole gioca con Gatto e con Mattia, Sofia li guarda, attenta. Per la sorpresa, quasi cade.

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Tra le dita scintillanti del sole, Gatto gioca, saltella, si appiattisce, mostra i denti, scintilla. Non è più solo un gatto, è un arcobaleno di emozioni e di colori.

– Ora lo so: si chiamerà Gatto Arcobaleno! – esclama Sofia.

E sa anche che domani Matilda potrà venire a trovarla.

Chissà, vedendo Gatto Arcobaleno, forse esprimerà un desiderio... vorrà anche lei una casa giungla.

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IL LABIRINTO DELLE EMOZIONI

Collega le 5 emoticon in alto alle emozioni giuste in basso, seguendo gli intrecci dei fili grigi e colorando le strade con i colori delle emozioni.

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TANA! Riconosci nelle sagome nere di volta in volta l’emozione corretta, mettendo una crocetta su una delle 3 scelte che ti diamo.

Ricorda che due scelte sono sbagliate.

DISGUSTO

FELICITÁ TRISTEZZA

PAURA VERGOGNA SERENITÁ

AMORE RABBIA GIOIA

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CHE SCOPERTA!

Colora di rosso tutti gli spazi coi puntini e scoprirai il simbolo del sentimento più desiderato da piccoli e grandi. Poi scrivi il suo nome.

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– Dovevate chiamarmi proprio così? –domanda un bambino occhialuto, magro e rosso di capelli a suo nonno.

– Lo sai, Italo, che tuo padre ha una fissa per i treni! Che vuoi farci? Quando 6

anni fa sei nato, lui ha visto i tuoi capelli rosso lacca e non ha resistito: ti ha chiamato come il treno rosso.

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Gabriella Santini

– Ed è per questo che ho la… “fobia”, nonno?

– No, non credo – mormora il nonno, pensieroso. – Non solo.

Un rombo domina la voce del nonno e le parole volano via. I 2 sono in stazione per la “terapia antifobia”.

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Italo non sa che cosa sia di preciso la “terapia antifobia”, ma sa che non funziona: sono 3 anni che non riesce più a salire sui treni.

Nonno dice che è colpa della fobia. Nonostante gli insuccessi, ogni giorno, Italo viene in stazione con il nonno e aspetta, contando e ricontando i treni.

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“Chissà che cosa aspettiamo…“ si chiede Italo.

– Arriverà il treno giusto – ripete il nonno.

Lo fa ogni lunedì, ogni martedì, ogni mercoledì e giovedì dell’anno, e pure il venerdì e il sabato. Persino la domenica, quando riescono a venire in stazione.

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– Sai, tu mi guarderai negli occhi, Italo, con occhi da duro, e io saprò che sei pronto a salire per un giro – aggiunge il nonno, sorridendogli. – E così, addio finalmente alla fobia!

Italo fa spallucce: le parole “fobia“ e “terapia antifobia” stanno cominciando a togliergli il sorriso, quello a tanti denti aperti al sole, quello che piace a tutti i bambini.

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Forse per questo, o magari per colpa dei 5 gabbiani che volano sulle loro teste, Italo acchiappa una piuma di coraggio, la stringe, e finalmente trova la forza di domandare al nonno:

– Che… che cosa significa “fobia”, nonno?

– È paura, Italo, soltanto paura.

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Italo sospira: si sente più leggero di quei gabbiani. Adesso sì! Adesso potrebbe addirittura volare.

“Beh, ma allora” pensa Italo, “se si tratta solo di paura, un giorno o l’altro la vincerò.”

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Per ora, però, a parte i gabbiani e la paura, nessuna novità.

Sono già passati 7 treni, ma di quello giusto nemmeno l’ombra. E oggi è già sabato, giorno di treni radi.

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– Ecco l’Intercity! – esclama il nonno.

Italo lo fissa: elegante, lucido, veloce, carico di gente che scende e sale senza salutare.

Fa cenno di no al nonno: non è lui, no.

Lo sa, lo sente.

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– Beh, sta arrivando anche il Regionale, quello sempre in ritardo – insiste il nonno.

Sentono il solito fischio. La locomotiva arriva sul binario 4, tra sbuffi e scricchiolii, tirandosi dietro molti vagoni consumati.

Italo dondola la testa: è un “no” convinto.

– E se fosse il Frecciarossa quello giusto? Il bel treno d’argento sul binario a destra? – chiede il nonno.

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Lo vuole confortare, Italo lo sa. Aspettano ancora; il Frecciarossa arriva.

È lungo, brillante, rosso e argento come 1 nastro. Non è lui, però.

Il Frecciarossa porta via con sé speranze e tramonto; era l’ultimo di oggi.

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Il cielo spegne le luci; divampa il blu che accende le prime 9 stelle. Il nonno prende la mano di Italo, si allontanano a occhi chini. D’un tratto, la rotaia tremola, traballa, vibra; l’altoparlante canticchia parole nuove, strambe, quasi colorate.

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Il capostazione fischia 8 note stonate, Poi osserva bene, sbarra gli occhi, si toglie il berretto rosso e si gratta la testa. In tanti anni, in quella stazione non ha mai visto niente di simile…

Italo si volta.

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Lontano ma non troppo, vede Trenino sferragliare e lo sente strombettare.

Trenino curva, accelera, viene incontro a Italo con spavalderia. Italo rabbrividisce.

È paura o felicità?

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Avvicinandosi sempre più, Trenino scivola sulle rotaie come slitta su neve; intanto sorride a Italo e gli fa l’occhiolino. Italo risponde con un sorriso, quello a tanti denti aperti al sole, quello che piace a tutti i bambini.

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Decine di stelle che già brillano si specchiano su Trenino e lo fanno luccicare.

Italo lo fissa estasiato: Trenino non è un Regionale, non è un Intercity, non è nemmeno un Frecciarossa né un Frecciabianca… Trenino è Trenino.

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È composto di pochi vagoni stasera, ma italo sa che Trenino può diventare come vuole, e sa che è colorato, scintillante, felice e sempre carico di sorprese.

Italo batte le mani.

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Trenino fischia, rallenta, frena, si ferma.

Il capostazione saluta con tutte e due le mani il nuovo arrivato; la paletta da lavoro è a terra, dimenticata.

Il nonno si avvicina, tirando Italo per la mano.

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– Ciao, Italo! – saluta Trenino.

– Ciao, Trenino! – saluta Italo.

– Vuoi fare un giro con me? – chiede Trenino con gentilezza.

Italo ci pensa su 0 secondi. Guarda il nonno con occhi da duro, lascia la sua mano e sale convinto. Sabato sera: la “terapia antifobia” ha funzionato. La fobia è volata via.

Viaggiare non è mai stato così bello.

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– In carrozzaaa! – esclama Trenino con voce squillante. Tutti gli obbediscono volentieri. Così, bambini, mamme e papà salgono in fretta: non vedono l’ora di visitare il parco degli animali.

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Gabriella Santini

Sbuffando felice e fischiando allegro, Trenino parte. Il parco-zoo è grande e gli animali aspettano ansiosi gli ospiti: non ci sono gabbie, ma grandi spazi verdi e fioriti dove gli animali vivono liberi, controllati dagli amici guardiani.

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Le rotaie curvano, il panorama cambia. Il prato verde diventa savana: è la casa delle gazzelle e dei leoni. – Alla vostra destra potete ammirare gli ultimi nati – esclama Trenino. – Leo e Lea, i leoncini gemelli.

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I bambini fanno “oohh!” e salutano i leoncini, i grandi sorridono, inteneriti. Anche nella seconda carrozza vicino alla locomotiva ci sono due gemelli con la mamma. Hanno 5 anni: si chiamano Giorgia e Giorgio, detti Gìa e Giò. – Mamma! – esclama Gìa. – Voglio portare a casa i due leoncini! Li voglio!

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– Non puoi, tesoro – risponde la mamma. – I leoni sono i re degli animali. Casa nostra non è una reggia.

– Uffa! Allora voglio una gazzella e una scimmia! – esclama Gìa e indica due esemplari nel verde degli alberi.

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– Non puoi – risponde la mamma, risoluta, – gazzelle e scimmie sono animali selvaggi e liberi. In casa, soffrirebbero.

Gìa, che è molto capricciosa, continua a lagnarsi.

Trenino interviene:

– Sai che tra poco vedrai le giraffe?

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– Bene! Allora porterò a casa mia una giraffa!

– No, tesoro! – insiste anche la mamma. – Non si può.

– Come faresti a farla entrare? Ha il collo lungo lungo – le dice Trenino.

E gliele indica: sono bellissime, ma altissime.

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Nel frattempo, Trenino prosegue la sua corsa: scavalca colline di girasoli dorati e si infila in gallerie buie. Finché non sbuca in una vallata piena di alberi di melo in fiore: tra le chiome cantano decine di uccellini e sotto scorrazzano cervi e cerbiatti, volpi e tassi.

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– Allora… – esclama Gìa, – porterò a casa un cervo!

Giò sbuffa, spazientito. Lui desidera solo un cane, perché sa che non tutti gli animali sono fatti per vivere nelle case.

– No, tesoro, no – ripete la mamma.

– Come faresti a farlo entrare in casa? –aggiunge Trenino. – Ha lunghe corna nodose…

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A quel punto, Gìa scoppia a piangere: la fa star male vedere tanti animali bellissimi e non poterli avere.

Tra i singhiozzi, lo dice alla mamma e a Trenino.

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– Gli animali non sono giochi, Gìa – le spiega Trenino, – e quelli selvaggi amano la libertà.

– Ma io voglio essere loro amica! Una padroncina amica…

– Non sono disposti a rinunciare alla libertà nemmeno per amicizia – cerca di spiegarle la mamma.

Giò scuote la testa. Vorrebbe godersi la gita al parco, invece gli tocca sopportare gìa… tanto per cambiare.

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Per fortuna, Trenino arriva nella prima stazione di sosta, dove li aspetta un laghetto pieno di pesci di tutti i colori. Trenino spalanca le porte: tutti

scendono, chiacchierando e ridendo. Tutti tranne Gìa, che scende piagnucolando.

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Ogni ospite ha con sé un cestino con dolcetti e bevande.

È ora dello spuntino e della passeggiata nella natura, lungo quel bel lago.

Pappagalli e merli volano sui bambini che gridano felici.

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– Mamma! Mamma! – esclama Gìa, con le lacrime ancora sospese tra le ciglia, ma sorridendo di gioia. – Io li voglio… – No! Non si può, Gìaaa! Hanno le ali!

Trenino sbuffa e scuote la locomotiva: certi bimbi sono creature bellissime, ma faticose. Poi, fischia: si riparte!

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Gìa risale a malincuore, invece Giò non vede l’ora di visitare tutto. La sua unica preoccupazione è Gìa. La guarda: sulla spalla ha qualcosa di piccolo e verdognolo.

– Hai due gechi addosso! – esclama Giò.

E stavolta anche Gìa ride di gusto.

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– A quanto pare, hai finalmente trovato due amici a quattro zampe, Gìa – dice la mamma.

– I gechi sono innocui e amano vivere sui muri delle case – dice Trenino. – Se restano con te, potrai diventare loro amica.

Gìa è felice: prima gita al parco-zoo, primo capriccio vinto. La natura è sua amica, come i gechi.

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IL NUMERO SCOMPARSO

Osserva bene questo disegno e troverai un numero nascosto!

Un suggerimento? Si tratta di un numero… molto fortunato.

IL SERPENTE DEI NUMERI

Unisci i puntini dallo 0 al 10, aiutandoti con il tratteggio: riconoscerai un tuo grande amico!

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NUMERI ALLA FATTORIA

Osserva bene questa fattoria, conta gli animali, poi scrivi il numero giusto nei quadratini in basso.

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CACCIA AI 7 GIORNI

Nella storia che abbiamo letto sono evidenziati in verde i giorni della settimana. I giorni della settimana sono 7: aiuta Trenino a riordinarli, ricopiandoli accanto ai numeri nell’ordine giusto.

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IL GIUSTO PERCORSO

Aiuta Trenino a raggiungere le giraffe.

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COSTRUISCI IL TUO TRENINO

Scrivi il tuo nome e quello dei tuoi amici. Inserisci ogni lettera in una tessera puzzle.

Ti faccio due esempi: se il tuo nome è ANDREA, fai così…

Come vedi, sono davvero multiforme: posso diventare ogni volta diverso e regalarti viaggi nuovi e sorprendenti. Scatena la tua fantasia!

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Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini

Team grafico: Mauda Cantarini

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Vacanze

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