
Francesca Barigelli Grazia Gugliormella Storie ORO
Francesca Barigelli Grazia Gugliormella Storie ORO
Avventure fantafilosofiche
Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini
Schede di lavoro: Francesca Barigelli, Grazia Gugliormella
Coordinamento grafico: Mauro Aquilanti
Impaginazione: Valentina Mazzarini
Copertina: Mauro Aquilanti
Illustrazioni: Elisa Bellotti
I Edizione 2021
Ristampa
Tutti i diritti sono riservati © 2021
Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it www.ilmulinoavento.it info@ilmulinoavento.it
Printed in Italy
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Francesca Barigelli Grazia Gugliormella
Questo è un libro di avventure vissute da eroi coraggiosi che esplorano terre lontane…
No, forse no.
È un libro di enigmi e rompicapo, che solo i più abili possono risolvere… Neanche.
È un libro di mistero con strani personaggi, che affrontano sfide impossibili…
No, in realtà non si tratta neppure di questo. Eppure, se lo leggerai, troverai avventure, enigmi e personaggi bizzarri.
Ma insomma – dirai tu – di che libro si tratta?
Potremmo rispondere che forse quello che hai in mano non è un libro solo, ma un libro dentro un altro libro, tante storie dentro una storia.
Vorresti sapere di che cosa parla?
Non vogliamo svelarti nulla, ma una cosa te la possiamo dire: questo libro parla di te, delle tue domande e dei tuoi perché.
Che dici? Tu non hai domande?
Prova a leggere le prossime pagine e scoprirai che tante sono le domande che hai dentro di te.
E la vera avventura è quella che si vive cercando delle risposte.
Buon viaggio!
Le autrici
– Ne siete davvero sicuri? – chiede Leone ai suoi amici.
– Sì, sì, me lo ha detto mia madre – risponde Furio. – Ieri sera si vedevano le luci accese alle finestre, quindi ci deve essere qualcuno dentro.
– E adesso come faremo? Che sfortuna! Proprio ora che la scuola è finita – si dispera Pacifico.
– Più che sfortuna… è un vero disastro! – esclama Furio.
I cinque ragazzi si guardano in silenzio, mentre un’ombra di sconforto cala sui loro visi.
Eh sì, è un grosso guaio: forse non ci saranno più piacevoli e avventurosi pomeriggi estivi.
Ma cosa è successo?
Facciamo un passo indietro. Siamo ad Acquiete, una cittadina tranquilla, abitata da persone normali, ma dove da tempo accadono fatti straordinari: vengono sconfitti mostri sputafuoco, risolti oscuri misteri e sventati grandi pericoli.
Chi è l’artefice di queste imprese?
La famosa Compagnia degli Elfi Coraggiosi, cinque ragazzini che amano le sfide, sempre alle prese con enigmi da risolvere.
Conosciamoli anche noi:
1) Leone, il più grande, si vanta di essere un genio dell’informatica. Si sente il capo e dà ordini a tutti: organizza, propone e dispone.
Ci sono due ragazze nel gruppo:
2) Alina, un concentrato di determinazione e volontà.
3) Allegra, riccioli e lentiggini, la dolce del gruppo.
Completano la squadra Furio e Pacifico, i gemelli che più diversi non potrebbero essere.
4) Furio, capelli color fuoco, un vulcano di idee, che spesso si caccia nei pasticci.
5) Pacifico, pigro e sognatore, sempre con la testa tra le nuvole.
Tutti i giorni la Compagnia degli Elfi Coraggiosi si ritrova in un posto segreto: la Tana.
Per raggiungerla bisogna uscire dalle mura che circondano il centro storico, voltare a destra, poi a sinistra, imboccare il viale che conduce al mare e percorrere la stradina nascosta tra gli alberi.
Ed eccola sbucare come per incanto: alberi, che avrebbero bisogno di una decisa potatura, diventano una foresta insidiosa, erbacce incolte si trasformano in una pianura incantata, un antro nella roccia è la dimora di un terribile drago. Al centro c’è pure una casa disabitata, chiusa da anni con un cancello.
È qui, in questo luogo fantastico, che i cinque amici compiono le loro imprese.
Adesso però tutto rischia di finire: sembra essere arrivato un nuovo inquilino nella casa, quindi… niente giochi e niente avvincenti esplorazioni!
– Dobbiamo trovare una soluzione. Non gli permetteremo di mettere le mani sulla nostra Tana – afferma Furio.
– Ti pare facile? – Pacifico è titubante. – Non possiamo presentarci lì come se nulla fosse. “Buongiorno, signore, siamo la Compagnia degli Elfi Coraggiosi; questo è il nostro territorio, per cui se ne deve andare.”
Alina cerca di ragionare:
– No, così no, è chiaro. Serve un’idea geniale.
– Tranquilli, ci penso io – li rassicura Leone. – Gli portiamo un regalo di benvenuto e intanto cerchiamo di raccogliere informazioni utili. Si sa solo che è arrivato con molti bagagli ingombranti. Prima di tutto dobbiamo scoprire cosa contengono. Siamo o non siamo una squadra di detective?
La proposta è approvata all’unanimità.
– Bene! Allora gli porteremo lo stemma della nostra Compagnia. Domani, prima spedizione, poi studieremo le prossime mosse.
– Ma siamo sicuri?
– Non fare il solito fifone, Pacifico. Non ci mangerà nessuno – lo riprende il fratello.
– Siete pronti? – chiede il mattino seguente Leone.
– Sì.
– Avete tutto l’occorrente? Caschetto da esploratore, cellulare con torcia, kit per il pronto soccorso…? Mi raccomando, sorrisi radiosi ed espressione dolce. Dobbiamo convincere Mister X che siamo ragazzi simpatici e ottenere la sua fiducia.
Gli amici si avviano decisi. Escono dalle mura, imboccano il viale che conduce al mare e percorrono la stradina nascosta tra gli alberi.
– Forza, Pacifico, non stare lì impalato: bussa alla porta.
– Perché io?
– Perché lo dico io!
Leone non gli lascia nessuna alternativa.
– E chi sei tu per decidere tutto?
– Insomma, smettetela – li zittisce Allegra.
Pacifico, con il cuore in gola, ubbidisce rassegnato.
Bum, bum…
Due suoni cupi rimbombano all’esterno della casa.
Dopo qualche secondo…
– Chi siete?
Il tono deciso contrasta con l’aspetto di chi ha aperto il portone. I ragazzi non avrebbero mai immaginato di trovarsi di fronte una specie di Babbo Natale in versione estiva: una chioma arruffata e una folta barba bianca incorniciano un viso paffuto e un paio di occhialini rotondi completano l’insieme.
Leone, tranquillizzato dall’aspetto rassicurante del vecchietto, inizia il discorso che aveva già ripetuto tra sé e sé.
– Buon pomeriggio, signore, e benvenuto nella nostra città. Ci presentiamo: siamo la Compagnia degli Elfi Coraggiosi. Io sono Leone e loro si chiamano Alina,
Allegra, Furio e Pacifico. Ad Acquiete siamo persone ospitali e il signor sindaco in persona, il dottor Augusto Ciarloni, ci ha incaricato di venire qui per accoglierla ufficialmente e assicurarsi che abbia tutto ciò di cui ha bisogno. E poi ci farebbe piacere offrirle in dono lo stemma della nostra Compagnia in segno di amicizia.
Il tipo misterioso, sorridendo sotto i baffi per l’evidente bugia del ragazzino, sta al gioco.
– Vi ringrazio sentitamente, accetto volentieri il vostro dono. Potete tornare dal sindaco e riferirgli che non ho bisogno di nulla. Arrivederci.
– Di’ qualcosa, presto – lo incita Furio.
– Signore, ci scusi, ma non ci ha detto neanche come si chiama.
– Sono Igenius Questionis.
– Che bel nome! – approvano gli amici.
– Degno di una persona famosa – aggiunge Furio nel disperato tentativo di prolungare la conversazione ed evitare che la porta si chiuda definitivamente.
La frase di Furio sembra aver colpito il signor Igenius che, con un’espressione pensosa, commenta:
– Osservazione davvero interessante. Ma vi rendete conto delle implicazioni e delle conseguenze che quest’affermazione comporta?
I ragazzi si guardano tra loro con gli occhi di fuori.
– Implicazioni?
– Sediamoci un attimo, così potremo parlare con calma – li invita Igenius.
– Tutto procede come previsto – dice sottovoce Leone.
– Voglio farvi una domanda – continua il nuovo abitante di Acquiete. – Voi adesso state parlando con me, ma sapete chi sono?
– Veramente è per questo che siamo venuti fino qui, proprio per scopr…
– Cuciti la bocca – Furio dà una gomitata a Pacifico.
– Ma certo, sei Igenius Questionis. Ce l’hai appena detto.
– Credete che sia sufficiente un nome per dire chi siamo?
– Questo qui non ha tutte le rotelle al posto giusto; forse è meglio che ce ne andiamo.
Allegra sta per alzarsi, ma Leone la trattiene.
– Aspetta, vogliamo rinunciare così? Non è da noi.
– Forse non è sufficiente – prosegue Furio, – ma il nome è importante; come potremmo chiamarci tra noi senza nomi?
– E voi, siete certi di sapere chi siete?
– Mamma mia, questo insiste con le domande strane – dice Allegra, sottovoce, già stanca. – Sì, e glielo abbiamo detto prima: lui è Furio, poi ecco Pacifico, io e Alina.
– Va bene, va bene, ho capito; ma se Pacifico si chiamasse Giovanni, sarebbe sempre Pacifico o sarebbe un altro?
I ragazzi rimangono senza parole: ma che cosa sta dicendo Igenius?
Leone, confuso ma incuriosito da quel quesito, decide di affrontare il problema. Non sia mai che il capo della Compagnia si tiri indietro di fronte a una sfida!
– Se Pacifico si chiamasse in un altro modo, sarebbe sempre Pacifico. In fondo un nome vale l’altro; io sono Leone non perché mi chiamo Leone, ma per altri motivi.
– E quali?
– Io sono biondo, Allegra è castana, Furio ha i capelli rossi: ognuno di noi è diverso dall’altro, ma è sempre lui.
– Vero! È giusto così! – concordano tutti gli amici convinti.
– Vuoi forse dire che se tu non avessi i capelli biondi non saresti più tu? – persevera Igenius.
– No, sarei sempre io, ma sarei… diverso…
Mentre sta parlando, Leone si rende conto di non essere più tanto sicuro delle proprie parole.
– Scusa, non si può mica essere se stessi ma nello stesso tempo diversi! Io posso essere diverso da te, ma non sono diverso da me.
Pacifico è orgoglioso di aver pronunciato una frase così complicata.
– Sapete che non ci avevo mai pensato? – interviene
Allegra. – Sono abituata a considerarmi nello stesso modo da quando ero piccola; però è vero: adesso sono diversa da quando avevo cinque anni.
– Siete ragazzi svegli – commenta Igenius divertito. – Allora sedetevi intorno a me. Voglio narrarvi una storia.
C’ era una volta un uomo chiamato Nefen.
Era un viandante, quindi era sempre in cammino, viaggiava di giorno e si riposava di notte sotto le stelle.
Nefen aveva una strana caratteristica: si trasformava con il mutar delle stagioni.
D’inverno aveva la barba bianca e gli occhi grigi, d’estate i suoi capelli erano color della paglia e gli occhi – non ci crederete – diventavano blu come il mare d’agosto. Nella stagione delle gemme e in quella delle foglie dorate, la sua capigliatura era un tripudio di colori che, da brillanti e vivaci, andavano spegnendosi col passar del tempo.
Spesso arrivava in villaggi e città e ogni volta gli veniva chiesto chi fosse. Nefen rispondeva in modo sempre diverso.
– Altolà! – gli dissero le vedette che presidiavano la città dalle cento torri. – Chi sei?
– Sono Nefen, il mercante di stoffe. Le dame di questo villaggio hanno richiesto la mia presenza per confezionare i loro abiti. Ho conosciuto i più famosi tessitori e le mie stoffe sono le più pregiate.
– Altolà! – gli intimarono i guardiani del paese dalle cento fontane.
– Chi sei? Perché sei arrivato fin qua?
– Sono Nefen, il vasaio. Sono venuto per custodire l’acqua. Nella mia vita ho attraversato mari e fiumi, sono salito sulla sommità delle cascate più alte del mondo e ne ho conosciuto ogni gocciolina.
– Altolà! – lo fermò la sentinella all’ingresso del castello color amaranto, famoso per i bellissimi giardini. – Fatti riconoscere, altrimenti non potrai entrare.
– Sono Nefen, il giardiniere. Mi ha chiamato il principe per curare i suoi fiori. Per me le piante non hanno segreti e riesco a far sbocciare i rami ormai secchi.
Un giorno Nefen giunse in una cittadina in cui non c’erano torri e fontane, re e principesse. Lì però vivevano molti bambini con le loro famiglie. Nefen si presentò alla guarnigione sul ponte all’ingresso della città.
– Altolà! – gli venne ordinato ancora una volta. – Non fare un altro passo!
– Sono Nefen, il cantastorie. So che in città ci sono tanti bimbi che si divertiranno ad ascoltare i racconti delle mie avventure. Non sbarratemi la strada.
Fu così che Nefen poté entrare.
Quella sera stessa tutti i ragazzi si radunarono nella piazza principale e Nefen cominciò a raccontare le storie della sua vita: quella del mercante di stoffe, del vasaio e del giardiniere. Mentre parlava, accadde un fatto sorprendente. All’inizio dei suoi racconti Nefen appariva giovane e aitante, poi vecchio e curvo sotto il peso degli anni.
Quando narrava dei mille colori delle sete e dei broccati, i suoi abiti sembravano tessuti con tanti fili d’oro e d’argento; quando descriveva i giardini fioriti del principe, i suoi capelli si allungavano e si tingevano di verde. I bambini erano affascinati e ascoltavano.
Ad un certo punto, il più curioso della compagnia, interruppe il racconto con una domanda.
– Ma tu chi sei, Nefen? Non puoi essere stato mercante di stoffe, vasaio, giardiniere e pure cantastorie. Non si può essere tutte queste cose insieme. E poi perché cambi sempre aspetto? Sei forse uno stregone?
Tutti, sorpresi dalla domanda del piccolo, aspettavano, con il fiato sospeso, una risposta.
Nefen rimase in silenzio. Poi disse: – Io non so dirvi chi sono, anche se dovrei saperlo.
Detto questo, il viandante si alzò e se ne andò.
La Compagnia degli Elfi Coraggiosi è ammutolita. Il primo a scuotersi dall’incantesimo delle parole di Igenius è Leone.
– Bella, la tua storia. Però adesso svelaci il mistero: chi era Nefen? Mi piacerebbe saperlo.
– Caro il mio ragazzo, io non sono in grado di svelare nessun mistero, lascio a voi la risposta.
– Che cosa ne pensate? – chiede Leone agli amici il giorno dopo.
– Di che cosa? – come sempre Pacifico ha la testa per aria.
– Pacifico, sveglia! Stiamo parlando del tipo incontrato ieri – gli ricorda spazientita Allegra. – Non trovate che sia un po’ strambo? Perché tutte quelle domande? Non sarà mica un detective?
– Sì, Sherlock Holmes! – la prende in giro Furio.
– Ma non lo avete visto? È semplicemente un vecchietto che dice cose strampalate.
– E se fosse pericoloso? – chiede Alina. – Siamo decisi a voler andare avanti? Io ho qualche dubbio…
– Dobbiamo assolutamente farlo – interviene Allegra. – Vi ricordate che a Bosco oscuro abbiamo lasciato la nostra attrezzatura?
– È vero – conferma Alina. – Dobbiamo per forza tornare laggiù per riprenderci tutto, prima che Igenius trovi il nascondiglio.
– Organizziamoci. Oggi pomeriggio Operazione recupero: la rete acchiappamostri, il bracciale a sensori infrarossi e lo scrigno a codice cifrato devono ritornare in nostro possesso – conclude Leone.
L’ora X arriva in fretta e i ragazzi s’incamminano verso l’obiettivo. Leone è l’apripista, con un ramo si fa largo tra il fogliame come se guidasse una spedizione nel fitto della giungla.
A un tratto compare il cancelletto della casa.
– Tutti a sinistra, cerchiamo di non farci sentire. E di fare in fretta...
La Compagnia procede con fare furtivo, ma Allegra lancia l’allarme:
– Fermi tutti! Allarme rosso: c’è Igenius piantato lì. E ora che si fa?
– Facciamo finta di niente. Tanto ormai ci ha visti e dobbiamo uscire allo scoperto – suggerisce Furio.
– Ragazzi, come mai di nuovo qui? Siete venuti a darmi una mano?
– Salve Igenius. Che cosa stai facendo? – chiede Furio.
– Sto potando le piante, poi devo togliere le erbacce e predisporre il terreno.
– Perché tagli le piante? Non sono belle così? – obietta Allegra contrariata.
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” Non sono in grado di svelare nessun mistero, lascio a voi la risposta
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Prova a leggerlo e scoprirai che tante sono le domande che hai anche tu.
E la vera avventura è quella che si vive cercando delle risposte.
Francesca Barigelli e Grazia Gugliormella sono docenti di filosofia presso un Liceo marchigiano. La comune passione per questa dimensione del sapere ha permesso loro di sperimentare la valenza formativa che tale insegnamento riveste fin dalla scuola primaria. Nasce così l’idea di creare percorsi di “filosofia con i bambini”: un connubio di attività di laboratorio e riflessioni filosofiche, a partire dal racconto di avventure fantafilosofiche.
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Consigliato a partire dai 9 anni
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