RAFFAELLO PLAYER è l’applicazione grazie alla quale puoi fruire dei libri digitali, in classe e a casa.
Per attivare il libro digitale, collegati al sito www.raffaellodigitale.it ed effettua la registrazione. Successivamente scarica, installa e avvia l’applicazione Raffaello Player: effettua il login, seleziona il testo da attivare e inserisci il codice di attivazione riportato sotto. Collegandoti a rp.raffaellodigitale.it puoi utilizzare l’applicazione senza effettuare nessuna installazione.
UTILIZZA CON I DEVICE
CONDIVIDI NELLA CLASSE VIRTUALE
CONTENUTI DIGITALI INTERATTIVI
DIDATTICA INCLUSIVA
CREA E PERSONALIZZA
DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA
CODICE DI ATTIVAZIONE
Scarica il RAFFAELLO PLAYER sul tuo dispositivo
Ti serve aiuto?
Leggi le F.A.Q. o richiedi assistenza collegandoti all’indirizzo supporto.raffaellodigitale.it oppure scrivi una e-mail a supporto@raffaellodigitale.it
Cinzia Bambini • Andrea Valenti
Il progetto SIAMO PARI del Gruppo Editoriale Raffaello sostiene e promuove il codice POLITE (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) per la formazione di una cultura delle pari opportunità e del rispetto di tutte le differenze.
Editor: Patrizia Ceccarelli
Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini
Progetto grafico e impaginazione: Valentina Mazzarini
Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 – Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it www.raffaelloscuola.it info@ilmulinoavento.it
Printed in Italy
È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
L‘Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.
www.facebook.com/GruppoRaffaello
IL MONDO CHE CI ASPETTA
CRESCERE NELLA CONSAPEVOLEZZA
CLASSE QUARTA
INDICE CLASSE 4
Una scelta difficile
Lo aspettavano gli amici al parco, erano d‘accordo che avrebbero sfidato a basket i ragazzi della quarta B. Francesco non vedeva l‘ora di giocare: quei cinque della B l‘avevano preso in giro a scuola durante la ricreazione, convinti di essere loro i più forti. Per essere in cinque, i ragazzi della quarta A avevano dovuto coinvolgere anche Paolo, ma Francesco sapeva bene che Paolo aveva dei problemi con Roberto e Giulio, infatti loro sostenevano che era prepotente e che non passava mai la palla. Francesco non la pensava così, con Paolo si allenava tre volte alla settimana e sapeva che era il migliore: era alto e palleggiava meglio di tutti gli altri. Certo, spesso a Paolo piaceva entrare per conto suo in area evitando di passare ai compagni di squadra, ma era uno che di punti ne faceva parecchi.
Francesco aveva già indossato i calzoncini corti e le scarpe da basket, quando sua madre lo chiamò:
«Francesco! Vieni qui, mi serve un favore... Anzi due!»
Francesco si stava allacciando una scarpa, guardò il soffitto sbuffando silenziosamente, non poteva ritardare, ma andò in cucina per non fare arrabbiare sua madre ed esclamò:
«Mamma, mi stanno aspettando al parco, abbiamo una partita importante!»
«Im-por-tan-te» ironizzò la madre. «Quando c‘è da dare una mano, hai sempre qualcosa di im-por-tan-te da fare».
«Dai mamma, mi fai perdere tempo! Cosa ti serve?»
«Mi butti i rifiuti nell‘organico per favore? Ho pulito il pesce e senti che puzza! Poi dovresti andare in cartoleria a comprare un quaderno nuovo per tua sorella».
Francesco calcolò: un minuto per buttare la spazzatura e cinque minuti per la cartoleria, sperando che non ci fosse la fila...
«OK, dai, dammi i soldi, sbrigati... Serve a righe o a quadretti?»
Già aveva preso il secchio: la busta della spazzatura effettivamente mandava un odore nauseante.
«A righe, di prima, mi raccomando!»
«Certo. Mi ricordo che classe fa Cinzia».
«E non dimenticare di riportare a casa il secchio dell‘organico»
disse la madre dandogli una carta da cinque euro.
«Sì» borbottò Francesco. Aveva aperto la porta di casa. Come un fulmine fece le due rampe di scale, gettò la spazzatura e mise il secchio di fianco alla porta dell‘ascensore, poi in bicicletta corse in cartoleria.
Lasciò il quaderno nuovo e il bidone alla madre senza neanche entrare in casa e non rispose alla sorella quando gli chiese:
«Dove vai Francesco? Posso venire con te?»
Arrivò al campetto di basket, un fazzoletto di cemento al centro del grande parco, con dieci minuti di ritardo, buttò a terra la bici e si fece avanti.
«Era ora!» gli gridò Adriano, uno degli avversari, quello che gli stava più antipatico.
Francesco si avvicinò ai compagni e si accorse subito che c‘era qualcosa che non andava.
«Finalmente sei arrivato» gli disse Giulio. «Il tuo caro amico Paolo ha già iniziato a rompere!»
Si avvicinarono Paolo, Roberto e Matteo. Paolo faceva ruotare la palla su un dito con un‘espressione beffarda in viso. Superava di quasi tutta la testa i suoi compagni di classe e nessuno aveva mai avuto il coraggio di sfidarlo nella lotta, ma Giulio non aveva voglia di lasciar perdere, così continuò:
«Paolo ci ha detto di non preoccuparci, che a quelli della B ci pensa lui, basta che gli passiamo la palla dentro l‘area e lui la butta dentro».
«Beh, che c‘è di strano?» disse Paolo. «Chi è qui che si allena tre volte alla settimana e sa giocare meglio? Siamo io e Francesco.
Quindi di cosa stiamo a discutere?»
Intervenne Roberto:
«Se per te giocare insieme è soltanto avere quattro servitori che ti passano sempre la palla, allora non iniziamo neppure! Noi vogliamo divertirci».
Intanto gli avversari della quarta B sorridevano maliziosamente e ascoltavano con interesse la discussione, senza far loro la minima fretta.
Probabilmente sarebbero stati felici se Paolo fosse stato allontanato dai suoi compagni di squadra: batterli a quel punto sarebbe diventato facilissimo!
Intervenne Matteo:
«Francesco, non dici niente? Non senti quanto è presuntuoso Paolo? Anche tu ti alleni tre volte alla settimana e non fai il gradasso come lui».
Francesco si sentiva a disagio, voleva soltanto che la partita iniziasse, era convinto che poi, giocando, avrebbero cominciato tutti a divertirsi, senza pensare troppo a chi doveva comandare.
Ma Paolo si avvicinò minacciosamente a Matteo:
«Così sarei io il presuntuoso?!»
E gli scaraventò il pallone contro la pancia. Matteo, come tutti in classe, aveva paura di Paolo, ma questa volta si decise ad affrontarlo dandogli uno spintone. Si ritrovarono entrambi a rotolare per terra, cercando di colpirsi.
Francesco tentò di separarli, ma Roberto lo trattenne: «Lasciali fare!»
Furono quelli della B a intervenire, uno di loro era alto quanto Paolo e riuscì a bloccarlo, mentre un altro fermò Matteo.
«Allora, ci decidiamo a cominciare la partita?!» gridò spazientito un altro degli avversari.
Matteo, che si era ferito a una mano strisciandola sull‘asfalto, fece due passi indietro e gridò:
«Io con quel prepotente non ci gioco!»
Francesco cercò di convincerlo a lasciar perdere, ma anche Roberto si allontanò con Matteo, dicendo a Francesco: «Tu è ora che ti decidi con chi stare. Vuoi essere amico soltanto di Paolo o amico di tutti gli altri?»
Francesco guardò prima Paolo, poi Roberto, Matteo e Giulio; si sentiva a disagio.
Era uscito di casa felice di giocare con gli amici e invece tutto era stato rovinato da quella lite e adesso era costretto a prendere una decisione importante...
Andrea Valenti
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
SBUFFARE BEFFARDO
MALIZIOSAMENTE PRESUNTUOSO
GRADASSO DISAGIO
PER IL DIBATTITO
Nello svolgimento di questi fatti, Francesco attraversa stati d‘animo diversi. Esempio: mentre si prepara in camera sua per andare alla partita è felice, si sente pieno di energie e desideroso di giocare contro i ragazzi della quarta B.
Trascrivi nel riquadro sottostante cosa prova Francesco nelle diverse situazioni. Puoi scegliere tra i suggerimenti e aggiungerne altri.
• Quando la madre lo chiama per chiedergli le due commissioni (1).
• Quando arriva al campo di basket e capisce che tra i suoi compagni ci sono dei problemi (2).
• Quando alla fine la partita non si è più giocata e tre suoi compagni di classe se ne sono andati (3).
È importante saper riconoscere e dare un nome ai propri sentimenti, perché se capiamo quello che proviamo riusciamo anche a dare la giusta direzione ai nostri comportamenti. Ricordati che non ci sono emozioni sbagliate, si può provare rabbia ad esempio, ma non vuol dire essere cattivi… le emozioni ci investono, sopraggiungono inaspettatamente e a volte non comprendiamo. Allora ti proponiamo di costruire un tuo lapbook personale per avere una bussola che ti orienti nel tuo mondo interiore.
Materiale occorrente:
• Fogli formato A3 o A4 bianchi o colorati
• Forbici, colla e colori
Poi procedi così:
Piegate il foglio scelto (A3 o A4) in 4 parti uguali e create a vostro piacimento una copertina dal titolo: “la casa delle emozioni”.
Aprite la cartelletta e create per ogni colonna 4 bustine con alette da incollare della dimensione 6cm x 14 cm. In ogni colonna in alto scrivete un‘emozione: Felice, Triste, Arrabbiato, Spaventato. Decorate a piacimento ogni bustina.
Create ora 4 rettangoli piegati in tre parti a fisarmonica, per poter scrivere i livelli di intensità di quell‘emozione: lieve, medio e forte. Dimensione: 21 cm x 4 cm. Piegatura ogni 7 cm. Poi inseriteli nelle bustine.
Usa il lapbook ogni volta che ne senti la necessità per capire meglio quello che stai provando. Nel retro dei bigliettini potresti annotare come ti senti e perché. Creare dei lapbook è divertente e permette di visualizzare con un colpo d‘occhio le conoscenze apprese. Potresti utilizzare questa modalità anche nei prossimi capitoli…
LE ABILITÀ DI VITA
Tutti i giorni ti ritrovi a dover gestire le tue emozioni, a impostare le relazioni con gli altri, a prendere decisioni sia personali che sociali. L‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raggruppato queste abilità cognitive, emotive e relazionali di base, in 10 competenze fondamentali per ogni individuo dette LIFE SKILLS che possiamo tradurre con abilità di vita, cioè con la capacità di assumere comportamenti positivi ed efficaci per affrontare le sfide della vita.
Esploriamo insieme alcune di queste competenze e proviamo ad allenare la nostra capacità di prenderci cura di noi stessi e degli altri.
consapevolezza empatia relazioni efficaci risolvere problemi gestione dello stress
1° STEP - Allenare la capacità di prendere decisioni
Quotidianamente sei chiamato a prendere decisioni più o meno importanti. Esistono decisioni “semplici” come: “Cosa mangio a colazione?” o “Quale maglietta indosso questa mattina per andare a scuola?” e decisioni “complesse” come: “Con quale amico voglio giocare?” o “Quale sport voglio praticare?”.
Compiere una scelta non è sempre facile e di solito è bene dedicare del tempo a valutare i pro e i contro delle diverse possibilità. Il protagonista della storia, Francesco, deve fare una scelta tra queste possibilità:
• rimanere amico dei suoi compagni di classe storici;
• scegliere Paolo con il quale gioca a basket;
• tentare di riappacificare tutto il gruppo.
La prima cosa che Francesco deve fare è quella di ascoltare i suoi sentimenti e chiedersi, per esempio, quale valore dare all‘amicizia:
• a quale legame di amicizia non rinuncerebbe mai?
• esistono soluzioni alternative?
Francesco sa benissimo che ogni scelta comporta un rischio e implica sempre aspetti positivi e negativi.
1 Fai finta di essere Francesco e prova a completare questa mappa che ti aiuta a prendere la decisione giusta:
• Elenca le alternative possibili per Francesco.
• Calcola i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna scelta.
• Indica la decisione che prenderesti se ti trovassi al posto di Francesco e motiva le ragioni della tua scelta.
2 Applica lo stesso modello, indicando la decisione migliore per te nelle seguenti situazioni:
• Non sei stato/a invitato/a a una festa di compleanno alla quale avresti partecipato volentieri.
• Ti accorgi che un tuo compagno viene deriso.
• Qualcuno da dietro le spalle ti dà una spinta e cadi a terra.
2° STEP - A ricreazione…
Spesso a ricreazione i bambini non si trovano d‘accordo sul luogo in cui trascorrere la pausa dedicata alla merenda e sui giochi da fare. Immagina questa situazione: un gruppo suggerisce di uscire in giardino e giocare tutti insieme a palla prigioniera, un altro preferirebbe stare in classe e inventare attività divertenti da eseguire in piccoli sottogruppi.
Ricorda: ogni volta che in classe dovete affrontare un problema potete cercare di risolverlo utilizzando lo step 1 o 2.
Dividetevi in due gruppi, ognuno dei quali scrive i bisogni che hanno portato alla propria decisione e la soluzione possibile. Poi ogni gruppo metterà in scena la propria proposta.
• Quali sono i tuoi bisogni all‘ora di merenda? Perché faresti questa scelta?
• Quale pensi sia il modo migliore per comunicare agli altri la tua idea?
3° STEP - Saper dire di NO
A tutti noi è capitato almeno una volta di non essere riusciti a dire di NO di fronte a una richiesta che non ritenevamo giusta. Perché succede questo?
A turno raccontate ai compagni un‘esperienza di questo genere, spiegate come vi siete sentiti e che pensieri avete fatto. Poi insieme inventate nuove possibili soluzioni. In che modo comunichereste i vostri bisogni e le vostre opinioni?
Realizzate un cartellone che illustri e racconti le storie personali in cui è stato difficile dire di NO e le possibili soluzioni trovate insieme. Scrivi le situazioni che avete individuato.
4° STEP - Scegliere gli amici
Molto spesso non ci pensiamo, ma in realtà la scelta dei nostri amici non è mai casuale. Ogni legame che costruiamo nasce perché sentiamo una certa sintonia o affinità con l‘altro.
1 Compila i riquadri sottostanti, ricorda che puoi inserire anche più di un nome.
Mi piacerebbe giocare con perché ha queste caratteristiche
Mi piacerebbe confidarmi con perché ha queste caratteristiche
Mi piacerebbe fare uno sport insieme a perché ha queste caratteristiche
Mi piacerebbe passare tanto tempo con perché ha queste caratteristiche
2 Condividi il tuo lavoro con gli altri, fate poi questo utilissimo gioco: un bambino a turno legge le caratteristiche che ha attribuito a un compagno/a senza svelare il nome, che deve essere indovinato dai compagni.
Timido/a, riservato/a, studioso/a chi sarà?
Tra gli aggettivi elencati, scegli quelli che senti più tuoi e che facilitano o ostacolano i tuoi rapporti a casa, a scuola e nel tempo libero:
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• I consigli degli amici possono aiutarti a prendere decisioni efficaci?
• Pensi che, prima di fare una scelta, sia meglio ascoltare soprattutto la mente o il cuore?
È bello decidere!
Quante decisioni mi tocca prendere...
Mi fa male la testa, voglio scendere!
Al mattino basta scegliere tra maglia bianca e maglia rossa, non si sbaglia. Altre volte invece occorre fermarsi a pensare e decidere per il futuro cosa fare.
E quando si litiga tra amici come si fa?
Occorre scegliere da che parte si sta?
Essere escluso non piace a nessuno e neanche ricevere una spinta da qualcuno.
Mamma mia! Ho bisogno di pensarci su ma a decidere per me non puoi essere tu. È vero, le parole non sempre vanno d‘accordo ma dette con calma fanno un mondo meno sordo.
Allora impariamo a dire anche no, perché decidere con la propria testa non solo è importante, ma può essere anche divertente!
Andrea Valenti
Scambia le idee con gli altri, poi esprimi le tue riflessioni utilizzando il modo che preferisci: un testo, una poesia o magari un acrostico:
• D
• E
• C
• I
• S
• I ............................................................
• O
• N ............................................................
• E
LA COMUNICAZIONE EFFICACE
Nelle precedenti attività ti sarai reso conto che è importante:
• saper comunicare agli altri il proprio pensiero
• saper esprimere i propri bisogni e desideri profondi
• ascoltare e comprendere il pensiero degli altri senza giudicare
• sapere che non si comunica solo con le parole
• sapere che si comunica anche con la voce, lo sguardo, la postura del corpo. Insomma ogni parte di noi comunica qualcosa a chi ci sta di fronte.
L‘utilizzo di una comunicazione efficace garantisce rapporti interpersonali migliori, facendoci sentire più soddisfatti e liberi di dire quello che sentiamo e pensiamo.
In queste pagine ti proponiamo delle attività per imparare a esprimere le tue opinioni in modo chiaro e sincero, senza che l‘altro si senta criticato o offeso, perché le parole che usi possono fare la differenza in ogni situazione che vivi.
1° STEP - I messaggi “io”
I messaggi positivi in prima persona contribuiscono a rafforzare i legami perché fanno sentire l‘altra persona apprezzata e riconosciuta, senza arrivare a esprimere un giudizio o una valutazione. Si possono usare anche per esprimere sentimenti, bisogni, opinioni personali e permettono una conoscenza reciproca più approfondita sia a scuola che in famiglia.
Nella tabella, leggi e osserva la differenza tra i messaggi in prima persona e quelli in seconda persona. Ti arrivano allo stesso modo? Che differenze noti?
Messaggi in prima persona
Vengono chiamati “messaggi io” e partono da chi sta parlando
Mi piace molto come disegni.
Sono stato/a 10 minuti ad aspettarti e la cosa mi ha dato proprio fastidio.
Messaggi in seconda persona
Partono dal tu e si rivolgono a chi ascolta
Sei brava a disegnare!
Sei sempre il solito ritardatario!
Ho bisogno che tu mi restituisca il pennarello che ti ho prestato. Restituiscimi il pennarello!
Sono dispiaciuta che tu ti sia dimenticato di dare da mangiare al cane.
Quando parli all‘orecchio di una compagna e guardi verso di me ridendo, penso che mi stiate prendendo in giro e mi sento offesa.
Sei inaffidabile! Non posso nemmeno chiederti di dare da mangiare al cane.
Ridi sempre di me… non è giusto!
Disponetevi a coppie, poi ognuno scrive un biglietto esprimendo in prima persona un pensiero positivo sulle caratteristiche che apprezza dell‘altro. A turno ognuno leggerà ad alta voce il proprio biglietto. Alla fine, tutti potranno dire come si sono sentiti sia nel leggere che nel ricevere i complimenti.
DRAMMATIZZIAMO
Ora pensa a un momento in cui ti sei sentito non compreso da un amico e drammatizza la situazione con un compagno esprimendo quello che provi attraverso questi 4 passaggi:
Quando tu…
Io mi sento…
E ti chiedo di…
Esempio: “Quando tu non mi ascolti mentre parlo, io mi sento triste perché penso di non essere importante per te. Ti chiedo perciò di prestarmi attenzione o di spiegarmi perché non puoi ascoltarmi”.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Se utilizziamo questi quattro passaggi, la comunicazione cambia? Si entra ugualmente in conflitto o ognuno spiega meglio le proprie ragioni?
2° STEP - Le barriere della comunicazione
Un famoso psicologo americano, Thomas Gordon, ha definito “barriere della comunicazione” tutte le frasi che ostacolano il dialogo tra le persone. Conoscere alcune di queste barriere ti aiuterà a evitare tanti errori comunicativi o perlomeno a riconoscerli quando cadrai nelle loro trappole.
DARE ORDINI - COMANDARE
MINACCIARE
RIDICOLIZZARE
INTERPRETARE
DARE CONSIGLI NON RICHIESTI
A quale “barriera comunicativa” si riferiscono le frasi scritte nel riquadro? Collega in modo corretto.
• Ti stai comportando così perché non vuoi più essere mio amico.
DARE ORDINI
MINACCIARE
RIDICOLIZZARE
DARE CONSIGLI NON RICHIESTI
INTERPRETARE
• Io al tuo posto non la inviterei più a pranzo.
• Con quelle trecce sembri un‘ape con le antenne.
• Se non la smetti, vedrai cosa ti succede…
• Non devi più uscire con lui!
• Hei, la tua maglietta sembra quella di mio nonno.
• Smetti di usare quello smartphone!
• Vieni subito in casa!
• Secondo me, te la stai prendendo troppo.
• Se parli ancora con Lucia, non sono più tua amica!
• Forza, salta quel benedetto ostacolo!
3° STEP - Impara ad ascoltarti
Per spiegare agli altri come ti senti è importante allenarsi all‘ascolto profondo delle proprie emozioni. È utile, quindi, chiederti spesso come ti senti nelle diverse situazioni che vivi.
Completa la scheda che segue, indicando come ti fanno sentire le varie “barriere”. Pensa a situazioni in cui qualcuno si è comportato così con te e rifletti sulle emozioni che hai provato. Poi condividi il tuo lavoro con i compagni.
ATTENTO: È VIETATO USARE LE PAROLE “BENE” E “MALE”!
Prima di completare la scheda, potresti fare una ricerca di aggettivi utili per descrivere i propri stati d‘animo o utilizzare il lapbook.
Ricevere ordini e comandi mi fa sentire
Ricevere una minaccia mi fa sentire ..................................................................
Essere messo in ridicolo mi fa sentire
Ricevere consigli non richiesti mi fa sentire
Ricevere interpretazioni sul mio comportamento mi fa sentire
PER IL DIBATTITO
Concludiamo questo percorso, ricordandoti che alla base della comunicazione c‘è sempre la necessità di essere ascoltati e accolti nel nostro bisogno, qualunque esso sia.
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento, poi leggete e commentate la poesia.
• Per te cosa significa essere ascoltato?
• Quando ti senti davvero ascoltato? Da quale persona in particolare?
Quando ti chiedo di ascoltarmi
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu cominci a darmi consigli, non hai fatto ciò che ti ho chiesto.
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu inizi a dirmi perché non dovrei sentirmi in quel modo, stai calpestando i miei sentimenti.
Quando ti chiedo di ascoltarmi e tu senti che devi fare qualcosa per risolvere il mio problema, tu mi hai ingannato per quanto strano possa sembrare.
Quando tu fai qualcosa per me che io posso e ho bisogno di fare per me stessa, tu contribuisci alla mia paura e alla mia debolezza. E allora ti prego di ascoltarmi e di non fare altro che starmi a sentire.
E se vuoi parlare, aspetta un minuto che giunga il tuo turno e io ti ascolto. Irene Whitehill
• Secondo te l‘autrice vuole comunicare che: chi ha bisogno di ascolto desidera che gli vengano risolti i problemi. a volte si ha bisogno di essere ascoltati, non per avere un consiglio e la soluzione al proprio problema, ma solo per sentirsi compresi. bisogna usare molta attenzione per ascoltare e per rispondere in modo giusto, con reale partecipazione.
La storia di Mario e Sara
Quando il padre e la madre di Mario e Sara annunciarono ai figli che da Palermo si sarebbero trasferiti a Roma, i due fratelli gemelli si guardarono, ciascuno attanagliato dalle proprie paure: Sara aveva difficoltà in matematica e provò una fitta al cuore pensando che avrebbe dovuto lasciare la sua maestra che per tre anni non l‘aveva mai messa a disagio quando non riusciva a capire qualcosa. Mario invece era un tipo goloso e la madre non riusciva ad arginare la sua passione per i biscotti alle mandorle, i gelati al pistacchio e le crostate di more, sì perché lui, a nove anni, ormai sapeva entrare nella pasticceria vicino a casa e con i soldi regalati dai nonni riusciva ogni giorno a soddisfare i suoi irrefrenabili desideri. Per Mario entrare in quella pasticceria era come sentirsi avvolto da un abbraccio caldo. Andava in estasi, quasi non riusciva a pronunciare parola di fronte alla negoziante che osservava intenerita il suo vagare ingolosito tra tutte le leccornie che ogni giorno lo facevano tornare lì. I timori di Mario e Sara aumentarono quando, a Roma, la preside ritenne opportuno separare i due gemelli che fino a quel momento erano sempre stati nella stessa classe. La madre e il padre trovarono convincenti le motivazioni della preside, così accettarono che i due bambini venissero inseriti in due classi vicine, la quarta A e la quarta B.
Per Mario la vita divenne difficile già dal primo giorno: quando si mise seduto nell‘unico banco rimasto vuoto, sentì il commento di un nuovo compagno che rivolto a un altro sussurrò: «Attenti alle merende, che questo qui ce le ruba tutte». Per fortuna la maestra, una donna di quarant‘anni, sembrava capire la timidezza del nuovo arrivato.
Mario la guardò con simpatia e complicità, sicuramente lei non l‘avrebbe mai preso in giro per il suo aspetto.
Intanto nella classe accanto, Sara cercava timidamente un banco vuoto. Le femmine si abbracciavano e sceglievano con rapidità il loro posto; ce n‘erano tre particolarmente eccitate e affiatate, una di loro sembrava decidere per le altre, era alta e determinata: Sara capì che se fosse riuscita a farsela amica non avrebbe avuto difficoltà a farsi accettare dall‘intera classe.
Appena suonata la campanella della ricreazione, Mario andò subito in giardino alla ricerca di sua sorella. Sara era seduta su un gradino da sola e mangiava un panino. Quando Mario si sedette accanto a lei, Sara provò un piacevole sollievo, suo fratello le dava un senso di dolce sicurezza, ma si accorse che le tre compagne di classe la osservavano sorridendo maliziose. Una delle tre disse qualcosa che Sara non poteva sentire, ma capì, quando le altre due esplosero in una risata guardando verso lei e suo fratello, che la stavano prendendo in giro.
Al momento di tornare in classe, Mario vide che sul suo banco erano state sparse un mucchio di buste vuote delle merende.
La maestra se ne accorse e tuonò: «Chi ha mangiato la pizza rossa?!» «Io maestra» rispose un bambino, «ma non ho messo la cartaccia sul banco di Mario».
«Non importa! Per favore, prendila e buttala nel secchio».
E così fecero gli altri: ciascun bambino recuperò dal banco di Mario la sua confezione sporca per buttarla nella spazzatura.
Mario non tornò a casa avvilito, anche a Palermo aveva dovuto subire tanti scherzi e sapeva che alla fine tutto poteva essere risolto senza bisogno di alzare le mani. Camminava con sua sorella sul marciapiede seguendo la madre, abitavano non lontano, e Sara si accorse che alle sue spalle c‘era Giulia, la compagna che le era sembrata la leader della classe. Era accompagnata da una donna anziana, probabilmente una nonna o una baby sitter. Sara era tentata di aspettarla per scambiarci due parole, ma ripensando alla risata di scherno che la ragazzina aveva rivolto a lei e suo fratello, si trattenne e continuò a camminare.
La mattina dopo, quando Mario stava per sedersi al suo posto, un compagno gli tolse la sedia e così lui si ritrovò con il sedere sul pavimento. La maestra stava compilando il registro elettronico, ma si alzò subito in piedi. Quando la maestra gli chiese cosa fosse successo, Mario disse che era inciampato e il compagno che gli aveva fatto quello stupido scherzo lo guardò provando vergogna. Durante la ricreazione, Mario corse in giardino per salutare sua sorella, ma visto che lei stava parlando con una compagna, si sedette su un gradino e cominciò a mangiare la sua pizza al pomodoro rimanendo da solo. Intanto i maschi si divertivano a rincorrersi, gioco che Mario non amava.
Sara si era accorta che Mario era seduto da solo, avrebbe voluto raggiungerlo, ma desiderava anche fare amicizia con le compagne per non essere più derisa come il giorno prima. Ci pensò un po‘, poi prese questa decisione…
Andrea Valenti
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
ATTANAGLIARE ESTASI
LECCORNIA OPPORTUNO
AFFIATATO SOLLIEVO
SUBIRE LEADER
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Mario e Sara vivevano a Palermo, poi si sono dovuti trasferire a Roma. Secondo te è difficile lasciare il luogo in cui si è abituati a vivere?
• A Roma i due fratelli gemelli vengono inseriti in due classi diverse. Ti è chiaro il motivo?
• Nei primi due giorni di scuola, Mario subisce dai compagni di classe tre diversi dispetti, quali?
• Come reagisce Mario alle provocazioni dei compagni?
• Pensi che vendicarsi dalle prepotenze sia un modo per avere giustizia? Quale altro modo ti sembra più efficace?
• In che modo potrebbe essere aiutato Mario?
• Sara desidera l‘amicizia delle compagne di classe, ma la risata che ha subìto da tre di loro l‘ha ferita. Ti è mai capitata una situazione simile? Raccontala, cercando di analizzare il tuo sentimento e i comportamenti che sono seguiti.
Inventa uno slogan contro le prepotenze dei “bulli” e scrivilo nel riquadro.
COSA STANNO PENSANDO?
1 Osserva le immagini e completa i fumetti scrivendo il pensiero di ogni personaggio nelle nuvolette.
• Nella vignetta vedi quattro ragazzi: Mario ha subìto lo scherzo, la ragazza vicino a lui è quella che l‘ha compiuto. Più lontani ci sono altri due compagni: Luca ride, mentre Ester resta seria.
Tra questi quattro personaggi, con quale ti senti più in sintonia?
• Ti è mai capitato di assistere a un gesto simile, in cui qualcuno si è divertito a fare del male a un compagno?
Secondo te cosa spinge Luca a comportarsi così?
Cosa dovrebbe fare secondo te la ragazzina che osserva la scena?
• Sara è seduta da sola ed è triste. Cinzia vorrebbe andare da lei, Federica no. A quale di questi personaggi ti senti più simile? Per quale motivo?
Come dovrebbe comportarsi Sara secondo te?
2 Fate una ricerca sulle pagine dei quotidiani e sul web riguardante i dati sugli atti di bullismo in Italia e nel mondo, poi riportate su un cartellone da appendere alla parete le notizie che vi hanno più colpito.
SCHERZO O PREVARICAZIONE?
Ogni giorno con i tuoi amici ridi, scherzi e giochi. Alla tua età è normale cercare il contatto fisico o fare battute tra di voi, ti chiedi mai però dove finisce il gioco, lo scherzo e dove invece inizia la prevaricazione, cioè un comportamento aggressivo verso l‘altro?
Spesso in televisione si sente dire che è stato compiuto un atto di bullismo… Che idea ti sei fatto/a di questo termine?
È importante capire la differenza tra lo scherzo e il bullismo per essere sempre consapevoli sul tipo di comportamento che mettiamo in atto o che subiamo e sulle conseguenze che può provocare.
Devi sapere che per parlare di bullismo si devono verificare queste circostanze:
1. Le azioni aggressive, fisiche verbali o psicologiche, verso un‘altra persona sono intenzionali e si ripetono nel tempo.
2. Da una parte c‘è sempre la forza del bullo e dall‘altra una vittima che non è in grado di difendersi.
PER IL DIBATTITO
Leggi la distinzione nella tabella sottostante, rispondi alle domande e parlane con i tuoi compagni.
• Quando metti in atto comportamenti amichevoli come ti senti?
• Ti succede invece di scegliere comportamenti più aggressivi, come quelli descritti nella seconda colonna? Con quale frequenza? Come ti fa sentire?
• Ti succede invece di subire atti di bullismo? Con quale frequenza? Come reagisci? Hai il coraggio di chiedere aiuto a qualcuno?
• Ti accade di assistere a scene di bullismo che non coinvolgono te direttamente ma un tuo amico? Come ti comporti? Fai l‘indifferente o intervieni con coraggio?
Presa in giro per gioco in cui si ride insieme.
Lottare per gioco seguendo regole condivise.
A livello fisico: tirare i capelli, dare calci, pugni, pizzicotti, graffiare, spingere, danneggiare le proprietà dell‘altro.
A livello verbale: linguaggio offensivo, prese in giro per abbigliamento, etnia, religione, dicerie e bugie…
Scambio di battute ironiche secondo un comune accordo.
Non verbale: fare facce o gesti di disprezzo, escludere e isolare, inviare frasi offensive.
DRAMMATIZZIAMO
Trasformatevi in attori e mettete in scena situazioni vissute o immaginate in cui vi sia un bambino che assume un atteggiamento aggressivo e uno che subisce l‘atto, mentre alcuni compagni assistono alla situazione. Costruite insieme una storia che può avere finale sia positivo che negativo e scrivetela nel riquadro.
Titolo:
Protagonisti:
Luoghi di svolgimento:
Azioni messe in atto per risolvere:
Conclusioni:
Firmato:
Quel bulletto del carciofo
Giù, in mezzo all‘orto di mio nonno Piero, tra gli spinaci, vicino a un pero, vive un carciofo un po‘ prepotente con una lingua molto pungente.
Lui è certamente molto presuntuoso, fa sempre il bullo ed è fastidioso, prende di mira le altre verdure scegliendo quelle che sono insicure.
Il carciofo che dice?
Al ravanello: “Testa di rapa. Sei molto grossa, tonda patata”
Alla carota: “Tu stai sotto terra. Se vieni fuori ti chiudo in serra”.
Il carciofo che dice?
Alla zucchina: “Taci zuccona”.
Alla cipolla: “Piagnucolona.
Un po‘ più d‘acqua mi devi far bere, se non lo fai, poi ti faccio vedere”.
Le verdurine rimangono unite e stando insieme diventano amiche, vanno a giocare, non stanno a sentire ciò che il bulletto ridendo vuol dire.
Poi una risponde: “Non sei divertente, non ti ascoltiamo se sei prepotente, devi finirla con queste battute che solo a te sono piaciute”.
“Perché il carciofo è così prepotente?” dice il prezzemolo sempre presente. “Che cosa cerca mettendosi in mostra? Forse l‘amore, ma non lo dimostra”.
“Caro carciofo se vuoi puoi restare
Se sei gentile, con noi puoi giocare”.
“Certo, rimango, accetto con gioia
E vi prometto di non dar più noia”.
Il carciofo che dice?
Al ravanello: “Ti voglio bene”.
A tutti quanti: “Stiamo insieme.
Vi chiedo scusa, ve l‘ho già detto.
Non son cattivo, ho bisogno di affetto
Non son cattivo, ho bisogno di affetto”.
Piccolo Coro dell‘Antoniano
Secondo voi cosa si nasconde spesso dietro un comportamento aggressivo? Cosa significa, secondo te, la frase “Non sono cattivo, ho bisogno d‘affetto”?
È capitato anche a te di scoprire che dietro a tanti comportamenti aggressivi si nasconde una persona bisognosa di essere capita, ascoltata e amata?
Racconta al gruppo usando un linguaggio appropriato.
PAROLE-PIETRA E PAROLE-PIUMA
1 Sottolinea con colori diversi le parole dell‘aggressività e le parole della comprensione.
SCUSAMI
NON HO CAPITO, SPIEGHIAMOCI MEGLIO
HO RAGIONE IO!
TU NONNIENTE!CAPISCI
MI DISPIACE, HO SBAGLIATO
BASTA, NON VOGLIO PIÙ ASCOLTARTI
MI PIACE LA TUA PROPOSTA!
2 E adesso scrivi la TUA parola-piuma.
DICI SOLO SCIOCCHEZZE!
COME TI SENTI NELLA TUA CLASSE?
1 Scrivi tre cose belle che caratterizzano il tuo gruppo classe.
2 Ora scrivi tre aspetti della tua classe che vorresti cambiare.
3 Prova a inviare una lettera alla tua classe, seguendo questi suggerimenti:
• Vorrei che il nostro gruppo fosse…
• L‘aspetto più bello di questo gruppo è…
• Il nostro principale problema è…
• Abbiamo tutti bisogno di…
• Spero che…
• Il compagno/a di classe con cui condivido i miei orizzonti è…
IMPARARE A COMPRENDERSI
Quando nasce un‘incomprensione tra compagni di classe, molto spesso si sente esclamare: “È colpa tua!”, “Hai iniziato prima tu!”. L‘aggressività verbale o fisica aumenta perché non ci si sente compresi… si cerca il colpevole, ma non la causa che non ci fa andare d‘accordo.
1 Racconta alcuni episodi personali seguendo questa traccia:
Mi è capitato di litigare con per causa sua perché .......................................................................................................................................................................
Ho pensato che e mi sono sentito ....................................................................................................................................
Allora ho fatto
Siamo riusciti a far pace? In che modo? ..........................................................................................
Mi è capitato di litigare con ...................................................................... per causa sua perché
Ho pensato che e mi sono sentito
Allora ho fatto
Siamo riusciti a far pace? In che modo? ..........................................................................................
2 Sottolinea le cose che, secondo te, sono più utili per risolvere un litigio:
calma empatia ascolto forza simpatia sottomissione
3 Quale consiglio daresti agli adulti in relazione al comprendersi? Da questa esperienza cosa hai imparato?
SUPER GIOCO DELL'OCA
• Costruite un percorso per il Gioco dell‘Oca con partenza e arrivo.
• In ogni casella inserite i numeri, le azioni da compiere, i jolly, le penitenze.
• Mettetevi in atteggiamento di ascolto e di attenzione verso chi racconta.
• È un Gioco dell‘Oca speciale perché non vince chi arriva per primo: la partita si conclude quando anche l‘ultimo giocatore è arrivato al traguardo.
• Come pedine usate un oggetto che vi piace e procuratevi un dado oppure costruitelo di carta utilizzando lo sviluppo di un cubo.
• Ecco alcuni suggerimenti per le azioni da scrivere sulle caselle, tante altre potete inventarle voi.
1. Mi presento…
2. Tre mie qualità…
3. La cosa che mi fa più arrabbiare è…
4. Ho avuto paura quella volta che…
5. Mi sento timido quando…
6. Per me l‘amicizia è…
7. Vorrei essere aiutato a…
8. Jolly: racconta quello che vuoi.
9. Non rinuncerei mai a…
10. Hai preso in giro qualcuno (fermo un giro).
Questo gioco ha la finalità di favorire la conoscenza tra di voi. Spesso tendiamo a rifiutare chi non conosciamo e sentiamo “diverso” da noi… Scoprire i desideri, le paure e i dubbi degli altri ci rende più accoglienti e solidali.
E PER CONCLUDERE… UN BEL FILM!
Ti consigliamo la visione di questo film di animazione per comprendere che i più forti non hanno il diritto di essere prepotenti, e che l‘unione fa la forza!
PER IL DIBATTITO
Titolo originale: Ant Bully
Anno: 2006
Genere: Animazione
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Quali relazioni vive Lucas in famiglia?
• Come trascorre le sue giornate?
• Quali esperienze vissute nel formicaio sono state più formative per Lucas?
• Quali personaggi e momenti della storia ti hanno colpito di più?
• Ti è piaciuto il finale?
La battaglia col drago… della crescita
Tu non guardarlo, fai finta di niente quello è qualcosa di più di un serpente lui ti ha già visto, ora ti aspetta fagli vedere che non hai fretta.
Guardati intorno nel tuo paesaggio il sole cala in un rosso tramonto cerca il colore del tuo coraggio finché nel cuore ti sentirai pronto.
Quando saprai che se ora cominci non è per niente sicuro che vinci ma il sole brilla sui prati verdi non è nemmeno sicuro che perdi.
Quando saprai che dovunque tu vada troverai draghi sulla tua strada e che quel drago si deve spostare perché per crescere devi passare.
Bruno Tognolini
Il compleanno di Silvia
Silvia è in classe e ascolta Lucia, una maestra venuta da un‘altra scuola. Lucia alla LIM le fa vedere un breve video di un villaggio africano dove ci sono alcuni bambini che si divertono a giocare con una piccola palla fatta di stracci. Quei bambini giocano scalzi, indossano pantaloncini sporchi e qualche volta strappati.
Lucia ha i capelli rossi, un grande sorriso e gli occhi verdi, a Silvia sembra una signora molto gentile e appassionata, racconta con parole precise che quei bambini non hanno molto da mangiare e vivono in baracche dove mancano l‘acqua e la corrente elettrica. A volte si ammalano di malaria. Alla fine della sua visita, dopo un‘ora di descrizioni e dopo aver risposto a tutte le domande dei compagni, Lucia chiede alla classe di aiutare quei bambini lontani.
Silvia quando torna a casa si sente un po‘ triste e non ha voglia di mangiare. Sua madre si preoccupa subito, suo padre dice che forse è il caso di misurarle la febbre, suo fratello invece comincia a mangiare, come al solito, con grande appetito. Silvia si guarda intorno. Sa che i suoi genitori non sono ricchi, ma a lei non manca nulla: dai rubinetti scende l‘acqua sia calda che fredda, nel frigorifero ci sono verdure in abbondanza, formaggi, tortellini, un salame che le piace particolarmente e tante altre cose. In sala, il televisore è grande e le è permesso di accenderlo secondo gli orari concordati con i genitori. Nella sua camera negli anni si sono accumulati parecchi giocattoli, molti non li usa più, ma restano lì come ricordi che le fanno ripensare a tutte le esperienze e alle occasioni in cui ha ricevuto ciascun giocattolo. Silvia fino a quella mattina aveva pensato soltanto ai nuovi regali per il suo compleanno, che sarebbe arrivato la settimana seguente. Già i nonni, le zie e le amiche più care le avevano chiesto cosa desiderasse ed era sicura che quasi tutte le sue richieste sarebbero state esaudite. Poteva immaginare il giardino davanti a casa invaso dai parenti e dai compagni di scuola, la sua torta preferita, quella con il cioccolato e i pistacchi, le risate, le rincorse e finalmente i pacchi da scartare. Davvero erano tutti indispensabili quei regali che avrebbe ricevuto? Lei stessa aveva compilato una lista accurata: una maglietta con i delfini, uno zainetto nuovo per andare in gita,
un microscopio per le ricerche di scienze, una scatola di tubetti di colori a tempera, i libri di una saga suggerita dalla sua antologia scolastica... Ma ora che riguardava la sua lista non si sentiva più così felice che il suo compleanno fosse quasi arrivato.
La mamma insiste:
«Dai, Silvia, mangia qualcosa».
Silvia si decide a sbocconcellare un po‘ di cibo per non sentirsi gli occhi dei genitori addosso, ma poi va in camera e si chiude la porta alle spalle. Sua madre e suo padre si guardano perplessi, lui dice: «Sicuramente ha litigato con Martina, è successo anche la settimana scorsa, ti ricordi che quando è tornata a casa era furibonda?» «Non credo, sai. Ce l‘avrebbe detto» dice la mamma. «E allora sarà innamorata» scherza lui, «a nove anni già si può prendere una cotta...»
La mamma decide di andare a bussare alla porta della camera di Silvia e, con un tono gentile domanda: «Posso entrare?»
Non sentendo risposta apre la porta. La mamma vede la figlia stesa sul letto, sfoglia un libro di animali che sta leggendo da qualche giorno. La mamma si siede vicino a lei, ma Silvia non la guarda e
continua a osservare il disegno geometrico sul manto di una giraffa. Se non fosse per quel collo così ridicolmente lungo, la giraffa sarebbe di sicuro il suo animale preferito.
La mamma la guarda, vorrebbe tanto allungare una mano per farle una carezza, come quando la consolava da piccola. Ma ora sa che deve soltanto trovare la parola giusta per riuscire a capire cosa turba sua figlia. Le domanda:
«Come è andata a scuola, questa mattina?»
«Bene. Ho imparato una cosa nuova di geometria» risponde Silvia, senza distogliere lo sguardo dalla giraffa.
«Nient‘altro?» insiste la mamma.
Silvia si decide a chiudere il libro, guarda il bel viso di sua madre che sembra pregarla di essere sincera.
«Mamma, oggi è venuta una signora in classe, la maestra di un‘altra scuola».
La madre ascolta attenta, aspetta, così Silvia continua:
«Si chiama Lucia, fa parte di un‘associazione che aiuta i bambini poveri in Africa... quei bambini non hanno niente, giocano scalzi con una palla fatta con gli stracci».
La mamma rimane in silenzio, non sa cosa dire perché non si aspettava queste parole da sua figlia.
Silvia continua:
«Mamma, io non voglio più fare la mia festa di compleanno. Ho la camera piena di giocattoli, ho un puzzle dall‘anno scorso che non ho neanche aperto... E anche due libri che non ho letto. Poi c‘è quella bambola che non mi è piaciuta e non sono neanche stata capace di regalarla a Martina quando è venuta a trovarmi e me l‘ha chiesta...»
La mamma guarda sua figlia e Silvia si meraviglia, perché non ha mai visto sua madre con gli occhi lucidi mentre parlano.
Finalmente la sua mamma si decide:
«Silvia, se decidi di non festeggiare il compleanno mi sembra come se tu volessi punirti per qualcosa che non hai causato. Forse una soluzione migliore c‘è».
Silvia la guarda, aspetta con ansia che la mamma completi il suo pensiero.
«Puoi festeggiare in giardino, giocare, divertirti, mangiare la torta con gli amici e i parenti e, invece di chiedere tutti i regali, puoi inviare un po‘ dei soldi ai bambini che hai visto giocare scalzi con quella palla fatta di stracci. Poi potresti ringraziare, prima di tagliare la torta, puoi dire a tutti gli invitati che sei felice di avere tanti amici, ma che sei anche felice di aver aiutato i tuoi nuovi amici africani».
Silvia guarda sua madre stupefatta. Certo che quando ci si mettono d‘impegno, i genitori sono davvero delle persone geniali!
L‘abbraccia, è felice, perché, senza bisogno di rinunciare alla sua festa, può aiutare chi è più sfortunato.
Andrea Valenti
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
• Secondo te Lucia è: un‘appassionata dell‘Africa una dottoressa che cura i bambini una maestra volontaria in un‘associazione umanitaria
• Quando Silvia torna a casa è: triste per le immagini che ha visto indifferente a ciò che ha visto contrariata perché certe cose non dovrebbero essere mostrate
• La mamma suggerisce un‘idea a Silvia. Quale?
• Silvia trova che sia un‘idea geniale? Perché?
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Anche a te capita di avere giochi che non usi mai e tante cose superflue?
• Pensi mai alla diseguaglianza tra Paesi ricchi e Paesi poveri nel mondo?
• Secondo te perché accade questo? E cosa proponi per risolvere questo drammatico problema?
I COMPAGNI DI JENEBA
Una storia vera diventata leggenda
Quando aveva 5 anni, Umuro viveva da solo in un cimitero di auto vecchie.
Senza papà e senza mamma aiutava un meccanico a smontare i pezzi dei motori per guadagnare un piatto di riso con il quale riusciva a sopravvivere.
Possedeva solo una maglietta e un paio di ciabatte. La sua pelle era impregnata di olio incrostato e le sue mani erano callose come quelle di un adulto.
Un giorno Max, un compagno di Jeneba che veniva dall‘Italia per aiutare i bambini più poveri, vide le condizioni in cui viveva Umuro e gli chiese: “Qual è il tuo più grande desiderio?”. Lui rispose: “Vorrei andare a scuola”.
E Max: “Perché?”.
Umuro rispose: “Perché troverei altri bambini”.
Tutto questo era più che sufficiente affinché l‘unico pensiero di Max fosse “Come posso aiutarlo?”.
Così tornò al villaggio di Goderich (un villaggio vicino a Freetown, in Sierra Leone) con Umuro e da quel giorno questo bambino poverissimo poté frequentare la scuola.
Massimo “Max” Fanelli ha fondato nel 2011 un‘associazione chiamata I compagni di Jeneba Questa associazione raccoglie fondi per permettere a tanti bambini della Sierra Leone di andare a scuola, di mangiare e vaccinarsi.
PER IL DIBATTITO
• Nella cartina dell‘Africa colora lo spazio occupato dalla Sierra Leone.
• Fai una ricerca sul web sul minerale Coltan e perché è diventato così prezioso in tutto il mondo.
• Cerca in quali Stati si possono estrarre diamanti e scopri cosa comporta questo per le popolazioni africane.
Esistono in Italia e nel mondo associazioni che aiutano le persone in difficoltà, in pace come in guerra, come ad esempio:
MEDICI SENZA FRONTIERE
Il suo compito è quello di portare soccorso sanitario e assistenza umanitaria in caso di conflitti, epidemie, disastri naturali e nelle zone del mondo in cui il diritto alla cura non è garantito.
UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l‘Infanzia), con sede centrale a New York, è presente in 193 paesi e si occupa di assistenza umanitaria per i bambini e le loro madri in tutto il mondo, principalmente nei paesi in via di sviluppo. I bambini e i ragazzi sotto i 15 anni sono più di 2 miliardi nel mondo. L‘UNICEF è finanziato con contributi volontari di paesi, governi e privati.
LIBERA è una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno non solo “contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca della verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull‘uguaglianza.
EMERGENCY
Associazione Umanitaria fondata da Gino Strada a Milano nel 1994 per portare aiuto alle vittime civili delle guerre e delle povertà.
In quale settore operano le associazioni che ti interessano di più?
• Sanità
• Lotta alla povertà
• Aiuto agli immigrati
• Lotta contro le mafie
• ............................................
Adesso fai un‘indagine sulle associazioni presenti nel tuo territorio e approfondisci quella che ti interessa di più, poi riporta le informazioni trovate in questo riquadro.
Nome dell‘associazione:
Di cosa si occupa:
Ti piacerebbe farne parte? Perché?
CHI MUORE PER FAME E… CHI PER TROPPO CIBO
Il racconto di Silvia e le attività fin qui svolte ti stanno rendendo consapevole delle enormi differenze economiche e sociali in tutto il mondo. Una parte della popolazione vive in condizioni di sotto-nutrizione e povertà, un‘altra presenta malattie fisiche e psicologiche legate alla cattiva/eccessiva nutrizione e allo spreco.
Per spreco alimentare si intende il cibo che viene gettato nella spazzatura nonostante sia ancora commestibile e quindi potenzialmente destinabile al consumo umano.
Secondo un‘indagine sugli sprechi alimentari nelle mense scolastiche, condotto dal progetto REDUCE su 78 plessi di scuola primaria, quasi il 30% del cibo preparato non viene consumato durante il pasto.
Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa ingiustizia, ognuno di noi può adottare corrette abitudini alimentari e scelte di consumo più sostenibili che possono fare la differenza.
PER IL DIBATTITO
Riflettete sui motivi che determinano questa disparità di benessere legata al cibo nei Paesi della Terra.
• Tu cerchi di finire tutte le pietanze che hai nel piatto?
• Che fine fanno i cibi che avanzano? Vengono buttati via o riutilizzati per preparare una nuova pietanza?
Puoi compiere un‘indagine intervistando chi cucina a casa e le cuoche della mensa su quanto cibo viene sprecato quotidianamente.
INVESTIGATORI DEL CIBO
Osserva i tuoi comportamenti alimentari e usa queste tabelle per annotarli:
Cibo ancora utilizzabile: .........................................................
Piccoli consigli per i genitori
Nella borsa della spesa
Peso della merce acquistata:
Peso di contenitori e involucri: .........................................................
Nella dispensa
Scadenza a breve termine: .........................................................
Scadenza a lungo termine: .........................................................
EVITIAMO GLI SPRECHI
1. Prima di fare la spesa prepara una lista di quello che serve.
2. Controlla bene la data di scadenza dei prodotti.
3. Compra cibi freschi in quantità mirata perché deperiscono in fretta.
4. Non farti condizionare dalla pubblicità o dalle promozioni. Compra solo quello che ti serve veramente.
5. Congela il cibo che pensi di non mangiare subito.
Piccoli consigli per i ragazzi/e
1. Cerca di capire bene quali sono i cibi salutari che ti piacciono di più e chiedi ai tuoi genitori di cucinare quelli.
2. Nello stesso tempo fai uno sforzo per assaggiare anche quei sapori che ti piacciono di meno.
3. Impegnati a rispettare il detto: Buon appetito, piatto pulito!
UN PIATTO… PER OGNI CULTURA!
“Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei” scriveva un gastronomo francese nel 1825 e questa idea è ancora molto attuale perché il cibo che scegliamo racconta molto della nostra personalità e della nostra cultura. Gli alimenti che vengono messi sulle tavole degli abitanti del nostro pianeta sono diversi. Ciascun popolo utilizza ingredienti e ricette che appartengono alla propria tradizione, e il legame con il cibo è così forte che diventa spesso un elemento che caratterizza un popolo o una regione geografica.
Per provare rispetto verso il cibo è importante conoscerne le qualità nutritive e la storia che lo accompagna. Il modo di offrire un cibo ci fa cogliere il desiderio di dare ospitalità e amicizia. La preparazione del tè, per esempio, in Cina è una vera e propria cerimonia che racchiude significati profondi e antichi. Se mangi il cuscus con un tunisino non stai solo riempiendo la pancia. Il cuscus, infatti, è simbolo di ospitalità.
FARE PER CAPIRE
Pensa al tuo piatto preferito, ricerca la storia della sua origine e la filiera che segue per arrivare sulla tua tavola. Confronta la tua scelta con quella dei compagni.
PAELLA -SPAGNA
SUSHI - GIAPPONE
KEBAB - TURCHIA
PIZZA - ITALIA
IL CIBO NELLA PITTURA
Il cibo è molto importante per l‘uomo e non poteva non essere presente in molti dipinti famosi, diventando una fonte di ispirazione e un modo per comunicare diversi significati. Tanti pittori di tutti i tempi si sono ispirati per le loro opere a tavole imbandite, pietanze e cesti di frutta o di verdura.
Osserva questo quadro famoso: se lo capovolgi non è più un cesto di verdura ma l‘ortolano in persona!
Ti suggeriamo di vedere online altre opere di questo originale artista, Arcimboldo, che dipinse frutta e verdura.
Arcimboldo, L‘ortolano (1590)
FARE PER CAPIRE
Prova anche tu a realizzare un‘opera osservando dal vero frutta o verdura.
Oppure ritaglia da giornali e riviste tutte le immagini di frutta e verdura che trovi e realizza un personaggio come ha fatto Arcimboldo!
CIBO E… POESIA
Il giorno più bello della storia
S‘io fossi un fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole dorato profumato come le viole un pane così verrebbero a mangiarlo dall‘India e dal Chilì i poveri, i bambini i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia.
Gianni Rodari
Ora prova tu a inventare una poesia a conclusione di questo capitolo dedicato al cibo, alla fame e allo spreco alimentare. Puoi prendere ispirazione anche da queste parole:
Ricorda: la vita che ti aspetta è come un piatto di cibi da gustare: ogni momento del tuo tempo ha il suo sapore, il suo profumo, il suo colore.
Sta a te riempirlo di gioia, di allegria e di tanti amici con cui viverlo.
Per la tua vita
Ci sarà l‘agro rossore delle fragole appena colte.
Il sapore dolce e forte di cipolle soffritte.
Il caldo aroma della cioccolata densa e scura.
Spezie dai nomi esotici e dall‘afrore stordente.
L‘acqua salata del mare e di lacrime scese in fretta.
La bocca di miele per il riso gentile.
Il cuore bagnato con l‘olio pastoso del sud.
Marmellate di susine gialle per cullare la pancia nelle notti fredde.
Labbra cotte da peperoncino fresco e parole lente.
Avrai vino in bicchieri di cristallo e mani sporche di sugo.
Caffè bollente in giorni assonnati.
Datteri freschi al sole d‘estate.
Vivrai aggrappato al nocciolo di una ciliegia matura.
Fra i denti stretti pinoli che sanno di terra.
Stucchevole zucchero filato per i giorni dell‘infanzia.
Confetti sulla lingua per ogni nuova gioia.
Speranze racchiuse nella pizza filante.
Solitudini annaffiate da riso bollito.
La forza nascosta in un gusto ancora sconosciuto.
Luana Vergari
Dieci giorni senza schermi
«Se vi dico dieci giorni senza schermi, che cosa vi viene in mente?»
Da un lato all‘altro della classe ci guardiamo ridacchiando. La signora Guegan, a volte, ha delle idee così assurde…
«A proposito di schermi, Louis, cosa ne dici di venire da me a giocare alla PS4 quando usciamo?» mi dice sottovoce Gordon, il mio migliore amico.
«Allora?» insiste la professoressa. «Dieci miseri giorni senza che mettiate uno schermo davanti agli occhi. Niente televisione, niente console, niente computer… nemmeno il cellulare che vi prestano i vostri genitori».
A quelle parole scoppio a ridere fortissimo. Che assurdità!
D‘altronde io sono fatto così, quando sento una barzelletta non riesco a trattenermi. Gordon mi segue a ruota. La risata, dopo un attimo, si diffonde tra i banchi come un‘epidemia. E allora è l‘ilarità generale. Be‘, quasi generale.
«Potrebbe essere carino provare». Non mi giro neanche, so già chi è stato a dire quell‘idiozia. «Potremmo provare tutti insieme» insiste Paloma.
Ci giriamo a guardarla, mentre la professoressa spiega:
«Volevo proporvi proprio un‘esperienza del genere, Paloma. Tutti gli studenti della classe, per un periodo, potrebbero provare a stare senza schermi».
Questa volta non ride nessuno, anzi, c‘è un silenzio di tomba.
«Io comincerò già questa sera!» esclama Paloma alzandosi in piedi, quasi per dimostrare quanto è entusiasta.
«Se accetterete di farlo, decideremo poi tutti i dettagli insieme» continua la signora Guegan. «Per esempio, potremmo fare delle locandine da appendere qui a scuola, per invogliare anche le altre classi a partecipare…»
«Non faremo nemmeno in tempo a invogliare gli altri» sussurra
Gordon. «Dopo due giorni senza schermi, saremo già morti di noia.
E dei cadaveri che camminano non sono molto incoraggianti…»
«E se andassimo ai voti?» propone la professoressa.
«Cioè facciamo un referendum?» chiede Anouk, la compagna di banco di Paloma.
«Esatto!» annuisce la signora Guegan. «Qualcuno sa cosa vuol dire la parola referendum?»
Ovviamente Anouk, che abbiamo soprannominato “signorina enciclopedia”, alza subito la mano:
«Un modo per chiedere a un gruppo di persone che cosa pensano di un argomento».
«Proprio così!» approva la professoressa. «È un voto che vi permetterà di rispondere alla domanda: Dieci giorni senza schermi: sì o no?».
Sophie Rigal-Goulard, Dieci giorni senza schermi? Che sfida!, Einaudi Ragazzi
COME FINIRÀ LA STORIA?
Prova adesso a inventare tu il finale. Ti proponiamo un modo creativo per farlo insieme ai tuoi compagni: il passafoglio!
Passatevi un foglio in cui ognuno di voi a turno scrive un pezzo della storia, continuando da quello che ha scritto il compagno precedente. Alla fine rileggete il tutto e, insieme, decidete se va bene o se dovete fare delle modifiche per dare coerenza al racconto.
Sarà sicuramente un risultato originale!
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sulla tecnologia.
• Tu come avresti risposto al referendum della signora Guegan? Perché non organizzi lo stesso referendum nella tua classe?
• Ti è mai capitato di stare un po‘ di tempo senza usare schermi? In quale occasione? Che esperienza è stata?
• Ci sono dei centri estivi che portano i ragazzi in campagna o in montagna a vivere in tenda, privi di ogni apparecchio elettronico per qualche giorno. Tu parteciperesti volentieri a un‘esperienza simile?
• In casa, i tuoi genitori controllano l‘uso che fai di tv, tablet, pc o cellulare dandoti degli orari? Cosa pensi di questa regola?
LA TELEVISIONE: SÌ O NO?
La televisione è entrata nelle nostre case da più di 60 anni ed è uno dei “media” più utilizzati.
1 Qual è il tuo rapporto con la tv?
Completa le seguenti attività poi confronta il tuo lavoro con quello dei tuoi compagni e riflettete insieme sui vari punti di vista.
• Per quante ore al giorno guardi la tv?
1 ora al giorno
Fino a 2 ore al giorno
Da 2 a 4 ore
Più di 4 ore
Quasi mai
2 Evidenzia le frasi che ritieni giuste.
• Quali sono i tuoi programmi preferiti?
Cartoni animati
Film
Serie Tv
Documentari
Sport
Musica ............................
• LA TELEVISIONE PUÒ ESSERE UTILE PER ESSERE INFORMATI.
• LA TELEVISIONE PERMETTE DI PASSARE MOMENTI DIVERTENTI.
• STARE MOLTE ORE SEDUTI DAVANTI A UNO SCHERMO NON È NOCIVO.
• FARE I COMPITI CON LA TV ACCESA NON FA PERDERE LA CONCENTRAZIONE.
• PER IMPARARE UNA LINGUA STRANIERA È UTILE VEDERE FILM IN LINGUA ORIGINALE.
• È MEGLIO VEDERE LA TV IN COMPAGNIA DI UN ADULTO PER EVITARE PROGRAMMI NON ADATTI ALL‘ETÀ E PER MATURARE UNO SPIRITO CRITICO COMMENTANDO INSIEME CIÒ CHE SI GUARDA.
• TRASCORRERE TROPPE ORE DAVANTI ALLA TV FA DIVENTARE PIGRI, SI FA MENO SPORT E SI PASSA MENO TEMPO CON GLI AMICI.
PER IL DIBATTITO
Filastrocca della televisione
Televisione, bella invenzione storie e notizie in mondovisione. Parli parole incredibili e strane parli di cose vicine e lontane. Ciò che non so, lo dici tu tu sei informata, sei la TV. Però non dici il colore del cielo il tuo è diverso, ha sopra un velo. Però non dici il profumo dei fiori da te non viene, viene da fuori. Tu dici molto, ma non sai tutto fuori è più bello, fuori è più brutto. E se non ti accendo per molte ore mi sento spegnere un poco il cuore. Sai che ti dico? Basta Tv io non mi spengo, spegniti tu.
Sabrina
Giarratana
Dividetevi in due gruppi: il primo mette in risalto le tante opportunità che offre la televisione, l‘altro sottolinea invece i rischi in cui i bambini non devono cadere a causa di un utilizzo eccessivo. Poi date avvio al dibattito, rispettando i turni in cui prendere la parola. Riportate le motivazioni di entrambi i gruppi nella tabella.
TELEVISIONE SÌ
LA PUBBLICITÀ IN TV… E NON SOLO!
La pubblicità è una forma di comunicazione che intende influenzare i comportamenti e le scelte degli individui riguardo al consumo di beni e all‘utilizzo di servizi. Per rendere più efficaci i messaggi pubblicitari, vengono studiate e utilizzate alcune precise strategie:
AMICIZIA/DIVERTIMENTO
Queste pubblicità mostrano persone che usano il prodotto con amici affascinanti e amanti del divertimento.
IL VINCITORE
Queste pubblicità insistono sul fatto che il loro prodotto è quello che ha venduto di più ed è utilizzato da molte persone.
Il messaggio è:
Questo prodotto vi renderà affascinanti e vi aiuterà a divertirvi
Il messaggio è:
Se non compri questo prodotto, non sarai un vincente
TESTIMONIAL
Queste pubblicità mostrano personaggi famosi mentre usano il prodotto.
Il messaggio è:
Lo usa una persona famosa, dunque deve essere buono
PERSONE COMUNI
Queste pubblicità mostrano persone normali che usano il prodotto.
Il messaggio è:
Le persone che usano questo prodotto sono proprio come me
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Ti sei mai chiesto perché in televisione ci siano tante pubblicità?
• Come ti comporti quando viene trasmesso uno spot?
• Ti incanti seguendo immagini e musica o giri subito canale?
• Nella scelta dei prodotti vieni influenzato dalla pubblicità o non ne tieni conto?
• Credi che la maggior parte delle persone siano influenzate dalla pubblicità?
FARE PER CAPIRE
1 Cerca immagini pubblicitarie e prova ad analizzare il titolo, le foto, le frasi utilizzate per convincere all‘acquisto del prodotto, il messaggio nascosto in quel tipo di pubblicità. Insieme ai tuoi compagni potreste realizzare un bel cartellone su questo tema.
2 Oltre alla pubblicità commerciale esiste anche una forma di pubblicità sociale, chiamata Pubblicità Progresso. Cerca su internet il logo e le finalità di questo tipo di pubblicità, utilizzata per promuovere soluzioni a problemi civili e buone pratiche di comportamento.
3 Adesso divertitevi a inventare uno slogan per pubblicizzare:
L‘IMPORTANZA DI NON ABBATTERE GLI ALBERI UN NUOVO DENTIFRICIO
I VIDEOGIOCHI: SÌ O NO?
Due riflessioni a confronto su questo tema. Evidenzia nel testo i dati che ti colpiscono di più, poi fai un confronto con ciò che hanno scelto i tuoi compagni.
PER IL DIBATTITO
Create un cartellone diviso in due parti. In una scrivete “I rischi dei videogiochi” e nell‘altra “Le opportunità dei giochi digitali”. Prima elencate le informazioni che individuate nei due articoli, poi aggiungete le vostre idee personali. Dividetevi poi in due gruppi e innescate un contraddittorio in cui ogni gruppo sostiene la propria opinione, cercando di argomentarne il motivo.
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Sapresti spiegare a un adulto perché i videogiochi attraggono tanto i giovani?
• Secondo te, il gioco libero con gli amici, all‘aperto o in casa, è preferibile ai videogiochi? Sai spiegare il motivo della tua risposta?
• Controlli il tempo che trascorri davanti a un videogioco? Secondo te è utile regolarsi in questo senso?
CELLULARE A 10 ANNI: SÌ O NO?
SÌ PERCHÉ...
è uno strumento che favorisce l‘autonomia, dà la possibilità di comunicare con i familiari e di ricercare informazioni.
PER IL DIBATTITO
NO PERCHÉ...
isola dagli altri e causa difficoltà di comunicazione e di concentrazione nello studio, diminuisce il senso critico perché rende passivi nell‘usufruire di contenuti preconfezionati.
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Qual è la tua opinione e la tua esperienza in merito all‘utilizzo del cellulare?
• Quali funzioni del cellulare conosci e utilizzi maggiormente?
Colora i riquadri e poi confronta le tue idee e le tue abitudini con quelle dei compagni.
Giochi on line o app gioco
Messaggi
Musica
Video
Social network
Internet
Foto
USI CREATIVI DEL CELLULARE
1. Creare un video
Il cellulare può anche essere fonte di creatività: puoi prendere esempio da tanti giochi elettronici che propongono avventure e giochi di ruolo e poi provare a creare i personaggi e inventare una storia tutta tua da filmare.
Materiale occorrente:
• Pasta per modellare i tuoi personaggi.
• Tempere e pennelli per decorarli.
• Fogli da disegno per creare i fondali.
• Scatole di cartone per creare gli interni.
• Un cellulare per le tue riprese.
Poi procedi così:
Innanzitutto prova a pensare il tuo protagonista e le sfide che vuoi fargli affrontare. Crea con la pasta da modellare i vari personaggi e poi dipingili.
Disegna e dipingi sui fogli gli scenari delle tue avventure e incollali sulle scatole di cartone.
CIAK, SI GIRA! Ora l‘avventura comincia: dai voce ai tuoi personaggi mentre fai le riprese con il cellulare. Naturalmente se siete in più persone il divertimento diventerà maggiore!
2. Costruire un planetario
Materiale occorrente:
• Matita appuntita.
• Un foglio bianco.
• Una superficie d‘appoggio morbida.
• Un cellulare da usare come torcia.
Poi procedi così:
Ricopia sul tuo foglio i punti delle stelle appartenenti all‘Orsa maggiore; appoggia il foglio su un supporto morbido e con la matita fai i fori delle stelle di almeno mezzo centimetro. Spegni la luce della stanza, punta la luce della torcia del cellulare verso il soffitto tenendo il foglio forato sopra la luce. Ora puoi ammirare la tua costellazione che brilla!
3. Proiettare ombre cinesi
Materiale occorrente:
• Due cellulari oppure una torcia e un cellulare.
• Tre amici: un attore, il fotografo e chi si occupa delle ombre.
• Un paio di forbici.
• Carta.
• Bastoncini da gelato.
• Scotch.
Poi procedi così:
a. Immagina di riproporre la scena di un film o di un cartone animato.
b. Disegna e ritaglia i personaggi che vuoi proiettare.
c. Attacca con lo scotch i bastoncini dietro ogni sagoma.
d. L‘attore si mette a un passo dalla parete e interagisce con le ombre. In base al tema scelto, può utilizzare elementi di scena come spade, bacchette magiche o altro.
e. Il bambino che si occupa delle ombre si mette a quattro passi dalla parete e proietta, di volta in volta, l‘ombra delle sagome. Più si allontana dalla parete, più le ombre saranno grandi.
f. Il bambino con il cellulare riprende la scena, può fare foto, oppure un video e inserire anche un sottofondo musicale.
… Prima di ricominciare a parlare, a spiegare a Thomas, Maia sospirò:
«Linda fa parte di quel gruppo di ragazze corteggiate e deve essersi accorta subito di quanto desiderassi essere come lei. Probabilmente ai suoi occhi sono sempre stata insignificante fino a quando non si è resa conto che avrebbe potuto usarmi a suo piacimento… solo per divertirsi. Ha approfittato della mia timidezza per infierire.
È stata lei a diffondere un soprannome orribile con il quale tutti hanno cominciato a chiamarmi.
Ogni volta che mi incrociavano in corridoio o che entravo in una stanza, c‘era sempre qualcuno che diceva “Ciao Gollum” oppure “il mio tessorroooo” imitando la voce di quell‘orribile mostro del film
“Il Signore degli anelli”.
Non ho mai pensato di essere bellissima, ma quello… era troppo. Mi sentivo addosso gli occhi di tutti. Era come se, all‘improvviso, mi fossero spuntate le corna o qualcosa di orribile mi fosse stato spiaccicato sulla faccia. Ho iniziato a evitare i luoghi più frequentati della scuola. Camminavo rasente i muri e con la testa bassa. Volevo a tutti i costi tornare a essere invisibile… Fu tutto inutile: più cercavo di non farmi notare, più le cattiverie aumentavano.
Nelle chat dei vari gruppi giravano foto che qualcuno mi aveva scattato in aula o nei corridoi. Al posto del mio viso, però, avevano messo il volto di quella specie di mostro. Mi sentivo malissimo e continuavo a chiedermi cosa avessi fatto di sbagliato per diventare così tristemente popolare.
La maggior parte di quelli che mi prendevano in giro, prima di allora, non mi aveva mai neppure rivolto la parola…».
Thomas si lasciò sfuggire un‘imprecazione e si alzò in piedi in preda alla rabbia. Maia sembrò non farci caso e continuò il suo racconto.
Sembrava completamente immersa nei suoi ricordi. «Hanno continuato a tormentarmi per giorni. Ignorarli era inutile. Facevano di tutto perché io li sentissi. Ogni volta che entravo a scuola, provavo una tale sensazione di disagio che spesso dovevo far chiamare mia madre perché venisse a prendermi per riportarmi a casa. A lei non ho mai raccontato la verità. Le dicevo che avevo mal di pancia oppure mal di testa… qualunque scusa era migliore della realtà».
Maia si fermò di nuovo. La voce le tremava e il groppo che le si era formato in gola sembrava duro come la pietra. Si asciugò le lacrime con una mano e appoggiò di nuovo la fronte sulle ginocchia. Thomas la accarezzò con dolcezza. Provava il forte desiderio di abbracciarla, ma temeva che lei si irrigidisse e lo allontanasse.
Cinzia Capitanio, La memoria dell‘anima, Raffaello
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• La protagonista della storia, Maia, subisce una gravissima umiliazione che dura per giorni e giorni, provocandole un gran dolore. Eppure tanti ragazzini non si sono chiesti cosa potesse provare e hanno continuato a prenderla in giro. Ti è mai capitato di subire un‘esperienza simile, che ha colpito te o un tuo amico?
• Ti è mai successo di provare lo stesso desiderio di Maia di essere invisibile? Come mai?
• Maia confida al suo amico Thomas: “Nelle chat dei vari gruppi giravano foto che qualcuno mi aveva scattato in aula o nei corridoi.” Sai cos’è una chat di gruppo? Ti è capitato di usarla? Per quali scopi?
• Capita anche a te di non trovare il coraggio di spiegare cosa ti fa soffrire? Non credi sia meglio fidarsi di qualcuno e sfogare il proprio disagio?
LA RETE INTERNET E LA SUA STORIA
Sicuramente utilizzi con abilità il computer e la rete… ma ti è chiaro cos‘è Internet e come funziona?
Internet nasce nel 1969, nel momento in cui il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ordinò all‘agenzia di Progetti e Ricerca Avanzati la realizzazione di “Arpanet”, una rete di computer con scopo militare. Il Word Wide Web (WWW) è nato invece il 6 agosto del 1991 per mano di Tim BernersLee, ricercatore del Cern che mise online il primo sito della storia su pagine web.
Sai cosa significa la sigla WWW?
WWW nella traduzione in italiano vuol dire Grande Ragnatela Mondiale e attualmente rappresenta un‘enorme rete che collega milioni di utenti in tutto il mondo e permette di scambiarsi informazioni di qualsiasi genere. In Internet puoi trovare velocemente una grande quantità di servizi e informazioni. Le pagine web sono composte da testi, da immagini, da suoni e da sequenze video.
Conosci cosa indicano le parole “link” e “file multimediale”?
I link sono parole o immagini che rappresentano punti di collegamento con altri documenti, sono strumenti di navigazione che permettono di orientarsi all‘interno di una pagina multimediale (file che contiene testo, immagini, musica e video).
Per approfondire la conoscenza di Internet e dell’uso in sicurezza della rete, ti consigliamo di guardare i seguenti video su YouTube:
• Programma il Futuro
• Interland Google
ATTENZIONE ALLE FAKE NEWS!
Attenzione… Non tutte le notizie che trovi in rete sono vere!
Ricorda di stare molto attento quando navighi, perché spesso troviamo messaggi contenenti notizie che attirano la nostra curiosità, ma, prima di condividere l‘informazione, contribuendo così alla sua diffusione, è opportuno accertarsi che non si tratti di una FAKE NEWS
Conosci questo termine? Letteralmente significa FALSE NOTIZIE e in rete ne circolano tante. È fondamentale, quindi, imparare ad avere un atteggiamento vigile e critico verso i fatti e le opinioni che vengono pubblicati in rete o che ti inviano i tuoi amici. Ti indichiamo alcune strategie utili per non cadere nell‘inganno:
Controlla le fonti
Da dove provengono le informazioni? Chi ha scritto la notizia e pubblicato il contenuto, un giornalista noto o uno sconosciuto?
Verifica i fatti
Questa notizia è attuale?
Questo argomento è riportato anche su altri canali attendibili e seri? Viene presentata nello stesso modo?
Osserva l‘URL
Che aspetto ha l‘indirizzo URL (WWW...)? Per confondere l‘utente, spesso l‘indirizzo web contraffatto è simile alla pagina originale.
Verifica se è una fake news
Puoi utilizzare il motore di ricerca di fake news
BUFALE.net e osservare con attenzione l‘articolo: sono sospetti gli errori di ortografia e molti punti esclamativi.
“THE INFORMATION TOWER”
Puoi divertirti a riconoscere le notizie vere da quelle false con un gioco che trovi online: “The Information Tower”.
Inserisci nei riquadri le fake news che sei riuscito a smascherare giocando.
Ora che hai esplorato i diversi usi dei dispositivi tecnologici prova a completare la tabella, inserendo le frasi scritte sotto nella colonna giusta.
OPPORTUNITÀ RISCHIO
• Giocare per molte ore con videogiochi, cellullare o pc.
• Trovare facilmente informazioni per approfondire un argomento.
• Ascoltare musica di tutti i generi.
• Inviare messaggi non amichevoli in chat.
• Avere meno concentrazione e interesse per lo studio.
• Visitare virtualmente luoghi lontani.
• Poter fare foto e video per un ricordo speciale.
• Fare foto per mettere in ridicolo qualcuno.
• Invitare un amico a casa tramite messaggio.
• Preferire stare a giocare da soli al pc invece di uscire con gli amici.
• Inviare una fake news ai propri contatti.
• Non proteggere i propri dati personali.
• Vedersi e parlarsi con amici e parenti lontani.
• Condividere le proprie ricerche online senza sprecare carta.
Scacchi: logica e creatività
Tanitoluwa Adewumi (per gli amici, Tani) e la sua famiglia sono fuggiti dalla Nigeria nel 2017, quando subirono la minaccia del gruppo jihadista Boko Haram.
Gli attacchi di Boko Haram in Nigeria hanno ucciso migliaia di persone e la violenza ha attraversato i confini di Camerun, Ciad e Niger. Più di 3,2 milioni di persone sono sfollate nella regione africana del bacino del lago Ciad.
“Rapimenti, uccisioni, persecuzioni continuano a dilagare oggi.
Questo è il motivo per cui siamo fuggiti” ha detto il padre di Tani, Kayode, che ora lavora come agente immobiliare negli Stati Uniti.
“Non è facile abbandonare la tua gente, i tuoi fratelli, i tuoi genitori, i tuoi suoceri… Ma avevamo bisogno di andare via per la nostra sicurezza”
La famiglia di Tani quindi è riuscita a volare fino a Dallas, in Texas e poco dopo si sono trasferiti a New York, dove un pastore locale li ha messi in contatto con un rifugio per senzatetto. Fu lì che Tani, che ora ha 10 anni, ha visto per la prima volta una scacchiera.
“Ho pensato, perché non provarci?” ha dichiarato Tani. “Mi piaceva il modo in cui i pezzi si muovevano, e come tutto può accadere in qualsiasi momento”.
Oggi, Tani è uno degli astri nascenti del mondo degli scacchi. Il suo successo ha aiutato la sua famiglia a fare cose che potevano solo sognare quando sono arrivati negli Stati Uniti. Hanno incontrato famosi giocatori di scacchi e Tani è stato riconosciuto dai leader mondiali. Nel suo salotto è appeso un grande ritratto della famiglia con Bill Clinton. La famiglia ha scritto un libro con l‘autore Chris Borlase, “My Name Is Tani, and I believe in miracles” (Il mio nome è Tani e credo nei miracoli), pubblicato la scorsa primavera.
Tani e la sua famiglia, richiedenti asilo negli Stati Uniti, non vivono più nel rifugio per senzatetto e si sono trasferiti in una casa a Long Island, New York.
Dopo aver imparato a giocare a scacchi al rifugio, Tani stava giocando a scuola quando un insegnante e allenatore di scacchi part-time ha notato la sua passione per il gioco e ha inviato una nota alla madre, informandola che la scuola aveva un club di scacchi.
La mamma di Tani, Oluwatoyin, ha pensato che il club avrebbe rappresentato una meravigliosa opportunità di crescita per suo figlio. Tuttavia, la quota di 360 dollari era troppo alta per la famiglia. “Ho dovuto far sapere loro che eravamo appena arrivati nel paese.
Non avevamo quella somma di denaro” ha detto Oluwatoyin. Su richiesta dell‘allenatore di scacchi, la scuola ha rinunciato alla tassa.
Il successo di Tani negli scacchi non è arrivato immediatamente. In uno dei suoi primi tornei non ha vinto nemmeno un trofeo.
Nei mesi successivi, Tani ha iniziato a frequentare gli allenamenti ogni giovedì dopo la scuola. Al torneo di scacchi successivo, ha fatto qualche punto, un piccolo ma incoraggiante miglioramento. Al seguente, ha vinto il primo posto. Nel giro di sei mesi, gli insegnanti della sua scuola elementare hanno iniziato a notarlo. Oggi, la camera da letto di Tani è decorata con trofei scintillanti. Il suo preferito è il grande trofeo a livelli del campionato di scacchi
K-3 (dall‘asilo alla terza elementare) dello Stato di New York, che ha vinto nel 2019, a otto anni, meno di un anno dopo aver iniziato a giocare a scacchi. Il 1 maggio 2021, all‘età di 10 anni, 7 mesi e 28 giorni, Tani è diventato il 28° giocatore più giovane a raggiungere lo status di Maestro Nazionale. L‘attuale primo giocatore americano e secondo più forte al mondo, Fabiano Caruana, è diventato maestro a 10 anni, 11 mesi e 29 giorni.
Prima di ogni partita, Tani fa 20 respiri profondi e si calma, in modo da poter essere concentrato sul gioco che lo aspetta. Tani ha giocato con un ampio spettro di giocatori di scacchi, dai vecchi ai giovani, dai non classificati ai grandi maestri internazionali. “Il duro lavoro batte il talento”, ha detto Tani. “Non giudicare un libro dalla sua copertina. Se vedi una persona non classificata, questo dovrebbe preoccuparti perché non c‘è modo di sapere se è buona o cattiva. Quindi gioca al tuo meglio”
Tuttavia, come richiedente asilo, Tani affronta sfide speciali. Mentre molti altri giocatori di scacchi sono in grado di viaggiare facilmente per competere a livello internazionale, la famiglia di Tani ritiene di dover rimanere negli Stati Uniti. Anche se potrebbero fare domanda per viaggiare fuori dal paese, preferiscono rimanere fermi mentre la loro richiesta di asilo passa attraverso il sistema giudiziario. Tani e la sua famiglia sono grati per la loro nuova possibilità di vita. Hanno intenzione di investire i guadagni del libro e del film in beni immobili e in un fondo per il college per Tani e suo fratello Austin. Ma Tani ha anche imparato che: “Alla fine, il mio punteggio è solo un numero”, ha detto. “Dipende davvero da quanto sei forte dentro”
Andrea Mucino-Sanchez
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
GRUPPO JIHADISTA ATTENTATO SENZATETTO RICHIEDENTE ASILO ASTRO NASCENTE
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Nel titolo del suo libro, Tani ha scritto Credo nei miracoli. In realtà la sua bravura nel gioco degli scacchi non è arrivata dal cielo, ma è il frutto di tanto studio e allenamento; infatti nei primi tornei Tani, ancora inesperto, non ha portato a casa neanche un trofeo. Solo dopo un paziente lavoro di studio del gioco degli scacchi ha cominciato a vincere. Quindi, secondo te, qual è il vero miracolo che gli è capitato?
• Cosa avranno provato Tani e la sua famiglia quando sono arrivati dalla Nigeria negli Stati Uniti, una nazione che non conoscevano?
• Ci sono due persone che hanno aiutato la famiglia di Tani. Chi sono? In che modo li hanno aiutati?
• Al termine dell‘articolo, Tani dichiara: “Alla fine, il mio punteggio è solo un numero. Dipende davvero da quanto sei forte dentro”. Cosa significa questa affermazione? Cosa ti insegna?
Anche in questi tre film i protagonisti raccontano una storia commovente legata al mondo degli scacchi... ne suggeriamo la visione.
UN PO' DI STORIA…
Il gioco degli scacchi è nato in India 1500 anni fa Da molte persone famose in tanti campi, sia scientifici che letterari, è considerato il gioco più difficile e divertente mai inventato. Vengono continuamente organizzati tornei ed esiste una classifica dei migliori giocatori. Ogni partita che viene giocata a scacchi è diversa da tutte le partite precedenti perché le possibilità di sviluppo dei suoi pezzi sono davvero tantissime, per questo è considerato un gioco che oltre alla logica richiede anche creatività e fantasia. Vengono organizzati tornei importanti anche per i bambini, perché gli appassionati di talento già a dieci anni possono diventare dei piccoli campioni.
Oggi nel mondo ci sono più di 60 milioni di giocatori. Forse ti sarà capitato di vedere una scacchiera e i pezzi di questo gioco: la regina, il re, la torre, il cavallo, l‘alfiere e il pedone.
Esistono in internet oggi mille possibilità di imparare questo gioco meraviglioso, tutorial che ti permettono di imparare facilmente le regole e le tecniche di sviluppo. Inoltre puoi vedere partite famose per imparare dai grandi maestri del passato e di oggi. Basta cercare... e troverai un mondo di appassionati, tanti amici con cui giocare, amici anche di Paesi lontanissimi, perché il gioco viene praticato con le stesse identiche regole in Cina, come in Europa o in America.
1 Ascolta su YouTube la canzone SCACCO MATTO! (Zecchino d’oro 2001) Ti permetterà di conoscere in modo divertente alcune regole del gioco.
2 Per cominciare subito a conoscere questo divertentissimo gioco puoi guardare il video:
Impara a Giocare a Scacchi in 20 Minuti - Pistoia Scacchi - Regole e Basi.
3 Costruisci la tua scacchiera:
Materiale occorrente:
• Un cartoncino quadrato di cm 42x42;
• 32 tappi di sughero alti 1 centimetro e mezzo;
• 32 cartoncini rettangolari di 2 centimetri per 6;
• 32 stuzzicadenti corti;
• nastro adesivo.
Disegna sul cartoncino grande le 64 caselle quadrate bianche e nere di cm 5x5 (puoi colorarle anche diversamente, ma stando attento a scegliere un colore chiaro e uno scuro) e sui bordi metti i numeri da 1 a 8 e le lettere da A a H.
Disegna nelle figurine di cartoncino i 32 pezzi della scacchiera e colorali bianchi e neri (o con un colore chiaro e uno scuro).
2 cm
Ricorda che i pedoni sono 8 bianchi e 8 neri; le torri sono 2 bianche e 2 nere; gli alfieri sono 2 bianchi e 2 neri; i cavalli sono 2 bianchi e 2 neri; un re è bianco e un re è nero; una regina è bianca e una regina è nera. Attacca ad uno stuzzicadenti ciascuna figurina colorata con il nastro adesivo, poi infilza ogni stuzzicadenti in un tappo di sughero. La tua scacchiera è pronta, BUON DIVERTIMENTO! (E ricorda: a scacchi spesso si vince e spesso si perde, come in qualsiasi altro gioco, ma l‘importante è essere leali e divertirsi).
CO
M P L I M E N T I
HAI COMPLETATO IL 4° PERCORSO APPROFONDENDO ARGOMENTI IMPORTANTI
SEI DIVENTATO PIÙ CONSAPEVOLE
Breve autovalutazione
• I capitoli dedicati alle life skills ti hanno aiutato ad avere rapporti più sereni con i tuoi coetanei? ...................................................................................................................................... ......................................................................................................................................
• Ti capita di ripensare ai suggerimenti di queste pagine quando affronti una situazione difficile? ......................................................................................................................................
• Quale desiderio per il futuro è maturato in te da queste esperienze?
NOI PER IL FUTURO
PERCORSO PER DIVENTARE
CITTADINI ATTIVI E CONSAPEVOLI
CLASSE QUINTA
La conoscenza di sé
Michele va in scena
Michele si svegliò presto come al solito. Non faceva mai storie per alzarsi e prepararsi, suo padre doveva essere in ufficio alle otto e lo avrebbe accompagnato a scuola un quarto d‘ora prima della campanella.
Fece colazione, andò in bagno e fu pronto nei tempi giusti.
Sua madre poteva prendersela con più calma perché iniziava a lavorare alle nove e mentre Michele beveva la spremuta gli chiese cosa avesse sognato.
«Mamma, sempre con questa domanda sui sogni... Lo sai che non li ricordo quasi mai...»
«E quando te li ricordi non me li dici».
«Mi sembrano sempre così stupidi i miei sogni, perché perdere tempo a raccontarli?»
«Mi sembri nervoso stamattina. C‘è qualcosa che ti preoccupa?»
«No mamma...»
In realtà Michele era in ansia perché era il giorno delle prove: le sue maestre di italiano e matematica ogni giovedì dedicavano un‘ora di lezione alla preparazione di un testo da recitare che poi presentavano al teatro comunale per la rassegna degli spettacoli scolastici di maggio.
Arrivato in quinta, Michele trovava ancora angoscianti tutti quei giovedì di prove; ogni anno tentava di mettersi da parte e invece la maestra Laura, quella di italiano, insisteva ad affidargli un ruolo importante perché aveva un‘ottima memoria e un “visino specialissimo”, così diceva, continuando a trattarlo come un bambino di prima elementare. E pensare che c‘erano compagni che litigavano perfino, pur di avere un ruolo! Perché le maestre non lasciavano recitare loro?
Michele non amava parlare, ai colloqui le maestre ripetevano a sua madre sempre la stessa tiritera:
«Suo figlio è bravissimo in ogni attività scritta, ma non alza mai la mano, non brilla nelle interrogazioni, parla poco anche con i compagni...»
Michele salì in auto dopo aver appoggiato lo zaino sul sedile posteriore. Con suo padre stava bene, anche lui non aveva bisogno di tante chiacchiere e, se esisteva davvero un problema, si sforzava sempre per aiutarlo a risolverlo.
“Non è così che dovrebbe andare, la vita?” pensava Michele. “Che bisogno c‘è di comunicarci sempre tutto? E basta con quelle parole sprecate in mille occasioni, frasi che si dimenticano nel giro di mezz‘ora!”
«Babbo, perché mi avete chiamato Michele?» chiese all‘improvviso. Il padre rallentò e si fermò perché il semaforo era diventato rosso, poi gli rispose:
«Un giorno, quando tua madre era incinta, siamo andati al museo del Louvre e abbiamo visto il quadro di S. Michele dipinto da Raffaello. Si è innamorata di quel viso e mi ha proposto di chiamarti così. A me non dispiaceva, ho accettato volentieri». Michele, incuriosito, cercò il quadro in questione sullo smartphone, ingrandì i dettagli dell‘immagine e dovette riconoscere che era proprio bello quell‘angelo che, con la spada, affrontava coraggiosamente il mostruoso drago.
Arrivati a scuola, Michele scese e suo padre aspettò che varcasse il portone. Si lanciarono un saluto con la mano e ognuno si diresse verso la propria giornata.
Nell‘auletta dell‘accoglienza c‘erano già Giulio e Ambra, suoi compagni di classe, e la maestra di seconda, Aldina. Michele provava nei confronti di Giulio sentimenti contrastanti: a volte lo trovava spassosissimo, quando imitava le maestre, altre volte invece lo odiava, perché era invadente e sembrava volerti costringere a scherzare con lui. Giulio non era certo un bullo, ma molte compagne di classe lo adoravano perché sapeva ridere e far ridere, aveva sempre la parola pronta anche quando aveva studiato poco, e le maestre gli perdonavano i suoi modi scanzonati perché aveva un sorriso grande che gli allagava la faccia in un‘eterna estate di sole.
Ambra chiese a Michele se avesse studiato la parte e gli ricordò: «Oggi viene il Preside a sentirci durante le prove».
Michele fissò gli occhiali rosa di Ambra, dietro ai quali i suoi occhi verdi sembravano leggere tutto il disagio che provava il ragazzo.
Michele non si ricordava che doveva venire il Preside, quell‘uomo piccolo piccolo e magro come uno spettro, quasi privo di labbra, che quando sorrideva mostrava i denti e le gengive ricordandogli un piranha.
Tirò subito fuori dallo zaino il fascicolo del testo teatrale dove con l‘evidenziatore giallo aveva sottolineato le proprie battute. Giulio lo prese in giro:
«Ahiaiai... Michele non ha studiato la parte...»
Intanto stavano entrando nell‘auletta Mattia, Sofia, Lavinia e Clotilde.
Michele non rispose a Giulio, sfogliò il testo, leggendo lentamente.
Ma Giulio insisteva:
«Michele, se vuoi ti ascolto mentre ripeti...»
Michele rispose appena, non alzando lo sguardo dai fogli: «No, grazie».
Figurarsi se aveva voglia di ripetere la sua parte davanti a Lavinia, la più bella della scuola, che frequentava l‘altra quinta! Già gli sembrava un‘impresa recitare davanti alla sua, di classe, dove non c‘era neanche una bambina che gli piacesse. Dopo la ricreazione le due maestre sembravano impazzite, si agitavano a cercare i costumi e gli oggetti di scena e urlavano perché i soliti indisciplinati non collaboravano. Il Preside stava per arrivare e tutta quell‘agitazione faceva crescere nel cuore di Michele l‘ansia e il nervosismo. In palestra fu tutto pronto, i bambini erano nell‘ordine di scena e una poltroncina con i braccioli era proprio lì di fronte, pronta per il Preside che arrivò con un quarto d‘ora di ritardo. Il silenzio fu totale e partì la musica scelta dalla maestra di italiano, un brano di Mendelssohn che a Michele sembrava un po‘ troppo pomposo. A lui era stata affidata la parte di Ulisse insieme ad altri due compagni: Michele era l‘Ulisse della prima scena, quando il protagonista si nasconde dentro il cavallo di legno alla fine dell‘assedio. La musica diminuì; dopo la presentatrice sarebbe toccato a Michele cominciare il dialogo con uno dei soldati. Michele si sentiva ridicolo con quella specie di mantello fatto con un vecchio lenzuolo e legato alla vita con un cinturone che gli era stato prestato dalla maestra di matematica. Poi, quella spada di legno, costruita dal padre di Bianca, gli impicciava le mani. Per la sua parte, avrebbe dovuto fingere di parlare sottovoce per non farsi sentire dai nemici troiani che dormivano, ma nello stesso tempo le maestre insistevano che doveva alzare la voce per farsi sentire dal pubblico in platea... insomma, un manicomio...
Ma perché non si facevano lezioni di scacchi, come aveva promesso la maestra Cinzia, invece di quelle snervanti prove teatrali?
Quando toccò a lui parlare, Michele aprì la bocca: sapeva ogni parola, le ricordava perfettamente, le ripeteva nella mente una per una, scandite benissimo come quando le aveva studiate davanti allo specchio la sera prima. Ma le parole non uscivano... Il silenzio si fece imbarazzante, già qualche risolino attraversava i volti di alcuni compagni. Michele avrebbe voluto essere da solo, in quel momento, in cima a un monte sconosciuto, a passeggiare con il suo cane.
Ma fu Giulio che, veloce e silenzioso, gli arrivò vicino e senza farsi sentire suggerì a Michele la prima battuta. Finalmente Michele parlò e ruppe il silenzio che si era dilatato come un‘enorme bolla che conteneva tutti i punti interrogativi degli sguardi dei compagni, delle maestre e del Preside. Michele aveva sconfitto il suo drago, come nel quadro di Raffaello.
Andrea Valenti
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento del brano letto.
• Michele prova ansia durante le prove per lo spettacolo perché non ama parlare in pubblico. Anche a te capita di provare disagio in alcune occasioni? Come cerchi di superarlo?
• Conosci l‘origine e il significato del tuo nome? Puoi fare una ricerca su internet e chiedere ai tuoi genitori perché lo hanno scelto.
• Secondo te quale “drago” ha sconfitto Michele? E tu quale “drago” vorresti sconfiggere?
FARE PER CAPIRE
Cerca il quadro “San Michele e il drago” di Raffaello in internet, soffermati sui particolari e confrontali con altre numerose opere che rappresentano la stessa scena.
PREGI E DIFETTI
Per accrescere la fiducia in se stessi è importante saper riconoscere le caratteristiche personali che ci piacciono e poi essere disponibili a lavorare sugli aspetti che invece vogliamo migliorare.
Nell‘elenco proposto, sottolinea le qualità che sai riconoscerti aggiungendo anche aspetti che non hai trovato nell‘elenco.
• L‘impegno
• La simpatia
• La capacità di fare amicizia
• L‘intelligenza
• La capacità di perdonare
• La creatività
• L‘abilità nel disegno
• Le abilità sportive
• La curiosità
• Il rendimento scolastico
• La relazione con i miei familiari
• Saper suonare uno strumento
• La sincerità
• Portare a termine le cose
• Sapermi divertire con poco
• Non scoraggiarmi di fronte alle difficoltà
• La generosità
• L‘altruismo
IN COSA DESIDERO MIGLIORARE?
Se non puoi essere un pino sulla cima della collina, sii un arbusto nella valle
ma sii il miglior piccolo arbusto sulla sponda del ruscello; sii un cespuglio, se non puoi essere un albero.
Se non puoi essere un cespuglio, sii un ciuffo d‘erba E rendi più bella una strada maestra.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Non è con le dimensioni che vinci o perdi sii il meglio di qualunque cosa tu sia.
D. Malloch, Be the best of whatever you are, trad. di N. Marini
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Quale invito il poeta rivolge a ognuno di noi?
• Che emozioni hai provato leggendo la poesia?
• Hai mai pensato a cosa vorresti diventare?
• Secondo te, l‘arbusto e il pino possono avere lo stesso valore?
• Cosa significa: “Sii il meglio di qualunque cosa tu sia”?
Pensando a questo nuovo anno scolastico e alla tua crescita, in cosa vorresti migliorare? Inserisci i tuoi desideri in un bersaglio, puoi anche consultare l‘elenco della pagina precedente. Poi confronta il tuo lavoro con i compagni e insieme cercate le strategie per… fare centro!
PASSIAMO ALL'AZIONE
Per realizzare un reale cambiamento è importante darsi degli obiettivi e monitorare il piano d‘azione scelto. Ciò richiede impegno e continuità ma i risultati non tarderanno ad arrivare…
Leggi l‘esempio di Luca e Ilaria, poi prova a scegliere un tuo obiettivo.
Il mio obiettivo è fare più attività motoria. Come posso agire?
1. Potrei scegliere uno sport da praticare in un gruppo
2. Potrei praticare attività fisica in casa.
3. Potrei chiedere a un amico di correre con me tre volte la settimana ai giardini.
Proverò a chiedere a Matteo di fare attività sportiva all‘aperto insieme!
le idee emerse:
1. In questo momento non mi sento di scegliere uno sport.
2. In casa è noioso e rischio di perdere presto la motivazione.
3. Potrei chiedere a Matteo! Con lui mi diverto sempre e insieme sarà più facile rimanere costanti nell‘impegno.
Per un mese registrerò sul calendario le nostre uscite.
Il mio obiettivo è imparare un nuovo sport. Come posso agire?
Io e Viola non abbiamo saltato un allenamento. Mi sento più energia nel corpo e voglio continuare anche il prossimo mese perché mi diverto anche!
Modi per riuscire:
Valuto
ORA TOCCA A TE!
Segui l‘esempio della pagina precedente, pensa al cambiamento che vorresti realizzare nelle tue abitudini quotidiane o nel tuo modo di essere e pianifica le tue azioni. Compila le varie sequenze e… vedrai che sarà più facile raggiungere l‘obiettivo!
per riuscire:
Scelgo l‘idea migliore:
Metto in pratica l‘idea: Il mio obiettivo è:
Verifico i risultati:
Valuto le idee emerse:
RICORDA: Potrai utilizzare questo metodo ogni volta che vorrai realizzare un cambiamento nella tua vita o affrontare un problema.
PERCHÉ A VOLTE PERDIAMO FIDUCIA IN NOI
STESSI?
Capita anche a te di provare sconforto ogni volta che qualcosa non va come avevi desiderato? Di pensare di più a quello che ti manca piuttosto che a quello che hai?
Spesso perdiamo fiducia in noi stessi perché la nostra mente produce “pensieri-trappola” che minano la nostra sicurezza, come ad esempio:
• Non sono capace
• Capitano tutte a me
• Non ce la farò mai
• Lo farò più tardi
• La verifica andrà male
• Nessuno si accorge di me
• Nessuno vuole essermi amico
• Non penso che avrò voglia di impegnarmi veramente
Noi abbiamo il potere di cambiare i nostri pensieri negativi in altri positivi che ci aiuteranno ad avere fiducia in noi stessi.
Ti diamo questo suggerimento: ogni volta che un PENSIERO-TRAPPOLA fa capolino nella tua mente tu potrai gridare VAI!
Quel VAI può avere per te un doppio scopo: VAI via pensiero negativo e:
V= Vietato sminuirsi
A= Ama la tua singolarità
I= Individua le azioni per stare meglio
FARE PER CAPIRE
Per aumentare la fiducia in te stesso, prova a mettere in pratica questi suggerimenti e annota su un taccuino se noti miglioramenti.
• A fine giornata annota tre cose positive che hai fatto e di cui puoi essere fiero o grato.
• Pensa a piccole azioni che potresti fare che ti renderebbero fiero.
• Aiuta qualcuno in modo disinteressato, cioè senza aspettarti nulla in cambio.
• Non dimenticare di sorridere a te stesso e agli altri. È un atteggiamento che porta sollievo e migliora il tuo umore e quello di chi ti sta vicino.
COME SONO, COME MI VEDONO…
Anche il tuo nome racconta qualcosa di te. Segui le indicazioni e approfitta per svelare aspetti che ancora nessuno conosce e per scoprire i desideri e i sogni dei tuoi amici.
Materiali: cartoncini di vari colori, matite, forbici, colla.
STEP 1: piegare il cartoncino a metà per il lato lungo.
STEP 2: con una matita scrivere il vostro nome in corsivo lungo il bordo piegato, assicurandovi che la base di ogni lettera appoggi alla piegatura. Poi ripassare il contorno delle lettere con un pennarello nero.
STEP 3: con il cartoncino ancora piegato, tagliare lungo le lettere tranne che per la base.
STEP 4: aprire il cartoncino e incollare il disegno doppio su un cartoncino colorato contrastante o un foglio di carta da pacchi colorata.
STEP 5: arricchire l‘opera con altri dettagli che parlino di voi: interessi, paure, curiosità e sogni sul vostro futuro.
STEP 6: cosa vedono in me, che io non riesco a notare i miei compagni? Lasciate uno spazio perché, chi vuole, possa aggiungerlo alla vostra opera.
VERSO IL FUTURO
Ascolta su YouTube la canzone e ragiona sulle parole.
Passo Dopo Passo
Ci vuole un po‘ di coraggio per partire per un viaggio forse un sacco a pelo e qualche amico in più ci sono strade da scegliere, mani da tendere la fantasia e la voglia di ridisegnare il cielo ci sono brividi e a volte sì lacrime e polvere e gioia grande quando, quando prima o poi si arriva giù.
Ci vuole un po‘ d‘amore e di emozione, il ritornello di una canzone e con i passi lenti l‘uno dopo l‘altro stringendo i denti si arriva al traguardo e tu sai che c‘è dentro te forza da vendere comincia la partita comincia la tua strada per la vita.
Passo dopo passo goccia dopo goccia ancora una salita e poi di nuovo passo dopo passo goccia dopo goccia qui ci siamo ancora noi se la strada è ancora buia e se la notte fa paura tu abbracciami, abbracciami più forte la vita vincerà…
di R. Polidoro
I valori da portate con sé nel viaggio della vita
Quando si parte per un viaggio è importante preparare una valigia con il necessario per affrontare al meglio ogni momento. Così nella tua crescita è importante che tu scelga quali valori portare sempre nel cuore per muoverti nella direzione della persona che vuoi diventare.
Qui di seguito trovi un elenco di valori umani fondamentali. A turno, provate a dare una definizione di ogni parola, spiegando cosa essa significhi per voi, poi trascrivete nella valigia il valore che ritenete fondamentale per orientare la vostra vita: libertà, amore, onestà, sincerità, amicizia, famiglia, generosità, altruismo, rispetto per la vita naturale, animale e umana, compassione, coraggio, collaborazione, serenità, gratitudine, gentilezza, umiltà, perseveranza, empatia, pace, solidarietà, giustizia.
Il viaggio della vita significa mettersi in cammino, scoprire i valori più importanti, fare scelte, condividerle con chi la pensa come te e guardare con fiducia alle sfide del futuro.
Immagina come sarai tra 10 anni… sarai all‘università o avrai già scelto un lavoro? Cosa ti piacerebbe diventare? Chi e che cosa vorresti portare con te o incontrare lungo questo cammino?
Concentrati e disegna una mappa, più dettagliata possibile, che rappresenti il percorso della tua vita, così come la vorresti.
PROFESSIONE
STUDI
SPOSATO/A
CITTÀ IN CUI VIVERE
REALIZZATE I VOSTRI SOGNI
Sogna ragazzo, sogna … Ma non è vero, ragazzo che la ragione sta sempre col più forte, io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo e credi solo a quel che vedi dentro. Stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento
Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore.
Sogna, ragazzo sogna, non cambiare un verso della tua canzone, non lasciare un treno fermo alla stazione, non fermarti tu
Sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.
Vuoi provare tu a scrivere qui l‘ultimo verso di questa canzone?
Rid. Roberto Vecchioni
Wonder
Tanto per cominciare, bisogna abituarsi a quella faccia. Le prime due o tre volte ero tipo: “Uau, non mi ci abituerò mai”. E poi, dopo circa una settimana, ho cominciato a fare tipo: “Huh, non è poi così terribile”. Secondo, August è veramente in gamba. Sì, insomma, è piuttosto divertente. Genere che un professore dice una cosa e lui mi sussurra subito qualcosa di divertente e mi fa piegare in due dalle risate. Sì, ecco, soprattutto è simpatico. Voglio dire che mi viene facile passare del tempo con lui fuori da scuola, parlare e roba simile. Terzo, è intelligentissimo. Pensavo sarebbe stato l‘ultimo della classe, visto che non è mai andato a scuola prima. Invece nella maggior parte delle materie è di gran lunga più bravo di me. Be‘, magari non intelligente come Charlotte o Ximena, ma comunque sta in cima alla lista. E a differenza di Charlotte e Ximena, lui mi lascia copiare se davvero ne ho bisogno (anche se mi è successo solo un paio di volte). Una volta mi ha persino fatto copiare un compito a casa, anche se tutti e due abbiamo passato dei guai per questo, dopo la lezione. «Voi due avete dato le stesse, identiche risposte sbagliate nel compito di ieri» ha detto la signora Rubin, guardandoci entrambi come in attesa di una spiegazione. Non sapevo cosa dire, perché la mia spiegazione sarebbe stata: “Ho copiato il compito da August”. Ma August ha mentito per proteggermi. Ha detto una cosa tipo: “Oh, è perché abbiamo fatto i compiti insieme ieri pomeriggio”.
Che era l‘ultima delle verità.
«Be‘, studiare insieme è una bella cosa» ha risposto la signora Rubin. «Ma è meglio che per ora facciate i compiti per conto vostro, d‘accordo? Potete lavorare fianco a fianco, se volete, ma non fare i compiti insieme, va bene? Avete capito?»
Dopo che siamo usciti dalla classe ho detto:
«Ehi, grazie».
E lui mi ha risposto qualcosa tipo:
«Non c‘è di che».
È stato forte.
Quarto, adesso che lo conosco posso dire che sono io che voglio essere amico di August. All‘inizio, lo ammetto, ero suo amico solo perché il signor Kiap mi aveva chiesto di essere carino con lui e tutto il resto. Ma adesso lo sceglierei, di stare con lui. Ride di tutte le mie battute. E io ho la sensazione di potergli raccontare qualsiasi cosa. Come si fa con un buon amico. Tipo che se qualcuno mettesse in fila contro il muro tutti i ragazzi di prima media e mi fosse data l‘opportunità di sceglierne uno con cui vedermi, io sceglierei August.
Ex amici
Chi? Urlo Sanguinante? Ma che diavolo è? Summer Dawson è sempre stata considerata un po‘ stranina, ma questo era troppo. Le avevo semplicemente chiesto perché August si comportasse come se fosse arrabbiato con me o roba del genere. Immaginavo che lei lo sapesse. E tutto quel che è riuscita a dirmi è stato “Urlo Sanguinante”? Non ho idea di cosa voglia dire. È così strano, perché un giorno io e August eravamo amici. E il giorno dopo, puff, lui mi rivolgeva a malapena la parola. E io non ho la minima idea del perché. Quando gli ho detto: «Ehi, August, sei arrabbiato con me o simili?» lui si è limitato a fare spallucce e si è allontanato. Perciò io l‘ho presa come un sì categorico. E dato che so per certo che non gli ho fatto niente, ho pensato che Summer potesse spiegarmi cosa stava succedendo. Ma tutto quel che ne ho cavato è stato “Urlo Sanguinante”? Già, proprio un bell‘aiuto. Grazie, Summer.
Sapete, ho un mucchio di altri amici a scuola. Perciò, se August vuole essere ufficialmente mio ex amico, allora bene, per me è okay, sapessi che me ne importa. Adesso a scuola ho cominciato a ignorarlo come lui ignora me. Che è una cosa abbastanza complicata, dal momento che siamo seduti vicini in quasi tutti i corsi. Gli altri se ne sono accorti e hanno iniziato a chiedere in giro se io e August avessimo litigato. Nessuno chiede ad August cosa sta succedendo. A malapena qualcuno gli rivolge la parola, in ogni caso. Voglio dire, l‘unica persona con cui sta oltre a me è Summer. A volte sta anche un pochino con Reid Kingsley e i due Max lo hanno fatto giocare a Dungeons and Dragons un paio di volte all‘intervallo. Charlotte, con tutto quel suo fare la santerellina, non fa molto di più che rivolgergli un cenno di saluto quando gli passa vicino nel corridoio.
Non so se gli stiano facendo ancora quel gioco della peste dietro alle spalle, perché nessuno me ne ha mai veramente parlato in modo diretto, ma secondo me August non ha un granché di amici oltre a me. Se vuole darmi contro è lui che ci perde, non io.
Dunque è così che stanno le cose fra noi, adesso. Parliamo solo di scuola e solo se abbiamo l‘assoluta necessità di farlo. Tipo che io gli chiedo:
«Che compiti ha detto, la signora Rubin?»
E lui mi risponde. Oppure lui mi chiede:
«Mi presti il temperamatite?» e io gli tiro fuori il temperamatite dall‘astuccio. Ma appena suona la campanella, le nostre strade si dividono.
La cosa ha i suoi vantaggi, perché adesso mi vedo con un sacco di altri ragazzi. Prima, quando stavo con August tutto il tempo, gli altri non uscivano con me perché altrimenti avrebbero dovuto frequentare anche lui. Oppure mi tenevano nascoste le cose, come tutta quella faccenda della peste. Penso di essere stato l‘unico che non lo sapeva, eccetto Summer e, forse, i due di Dungeons and Dragons. E la verità è questa, anche se nessuno lo dice: nessuno vuole stare con lui. Hanno tutti la fissa di far parte del gruppetto di quelli “che piacciono”, che è agli antipodi di August. Invece adesso posso vedermi con chiunque mi vada. E se volessi far parte di quel gruppetto, non c‘è alcun dubbio che potrei.
Devo dire che la cosa ha anche i suoi svantaggi perché, be‘: a) non mi diverto così tanto a stare con quelli del gruppetto dei “popolari” e b) stare con August mi piaceva davvero.
Quindi è un bel pasticcio. Ed è tutta colpa di August.
R.J. Palacio, Wonder, Giunti Editore
COMPRENSIONE
• Sottolinea nel testo i motivi che legano Jack, il protagonista che racconta, al suo amico August.
• Quali sono le caratteristiche della personalità dei tuoi amici che ti hanno maggiormente avvicinato a loro?
• A volte basta poco per far nascere un‘incomprensione con un amico. Jack prova a chiedere spiegazioni, ma August non riesce a dirgli il motivo della delusione e preferisce il silenzio. Pensi abbia fatto bene? Tu come ti comporti quando ti senti ferito da un amico?
• Jack prova ad analizzare la situazione attuale e conclude dicendo: “Quindi è un bel pasticcio”. Perché secondo te?
PER IL DIBATTITO
Il brano è tratto dal bellissimo libro intitolato “Wonder”.
La storia parla di un ragazzino nato con una rara malattia che si trova ad affrontare la sfida di farsi accettare dai compagni. Essi dovranno essere capaci di andare oltre l‘apparenza fisica per cogliere tutte le sue qualità umane.
Dal libro è stato tratto anche un film con lo stesso titolo. Potreste guardarlo in classe e organizzare un dibattito su questo argomento:
• Tu riesci a non giudicare una persona dal suo aspetto fisico, da come si veste… ma a guardare soprattutto i pregi e le qualità interiori che quella persona possiede?
LE MIE RELAZIONI
CON GLI ALTRI
Analizzando i nostri rapporti con gli altri possiamo comprendere meglio le nostre aspettative e i nostri bisogni. Pensa alle persone più significative per te e suddividile nei riquadri qui sotto.
Poi confrontati con i compagni cercando di analizzare perché con alcune persone riesci ad avere un buon rapporto e con altre no.
Tra di voi nasceranno delle riflessioni sicuramente interessanti!
Persone con cui sto bene:
Persone con cui ho un rapporto difficile:
Persone a cui confiderei un segreto:
Persone che vorrei farmi amiche:
Persone a cui vorrei assomigliare:
Persone che vorrei capire:
LE AMICIZIE CHE VORREI…
Completa i box, poi confronta le tue affermazioni con quelle dei tuoi compagni.
L’amicizia per me è...
Quando mi sento amico di qualcuno, mi comporto...
Una volta sono stato felice perché un amico...
Ho tanti amici perché...
Ho pochi amici perché...
Una volta sono stato deluso da un amico perché...
UNA STORIA PER RIFLETTERE
SULL'AMICIZIA
Leggi il capitolo XXI de “Il Piccolo Principe”.
In quel momento apparve la volpe.
«Buon giorno» disse la volpe.
«Buon giorno» rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
«Sono qui» disse la voce, «sotto al melo...»
«Chi sei?» domandò il piccolo principe, «sei molto carino...»
«Sono una volpe» disse la volpe.
«Vieni a giocare con me» le propose il piccolo principe, «sono così triste...»
«Non posso giocare con te» disse la volpe, «non sono addomesticata».
«Ah! scusa» fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: «Che cosa vuol dire addomesticare?»
«Non sei di queste parti, tu» disse la volpe, «che cosa cerchi?»
«Cerco gli uomini» disse il piccolo principe. «Che cosa vuol dire addomesticare?»
«Gli uomini» disse la volpe, «hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?»
«No» disse il piccolo principe. «Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?»
«È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami...»
«Creare dei legami?»
«Certo» disse la volpe. «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l‘uno dell‘altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo».
«Comincio a capire» disse il piccolo principe. «C‘è un fiore... credo che mi abbia addomesticato...»
«È possibile» disse la volpe. «Capita di tutto sulla Terra...»
«Oh! Non è sulla Terra» disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa:
«Su un altro pianeta?»
«Sì».
«Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?»
«No».
«Questo mi interessa. E delle galline?»
«No».
«Non c‘è niente di perfetto» sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
«La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell‘oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...»
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: «Per favore... addomesticami» disse.
«Volentieri» disse il piccolo principe, «ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose».
«Non si conoscono che le cose che si addomesticano» disse la volpe.
«Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!»
«Che cosa bisogna fare?» domandò il piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti» rispose la volpe. «In principio tu ti siederai un po‘ lontano da me, così, nell‘erba. Io ti guarderò con la coda dell‘occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po‘ più vicino...». Il piccolo principe ritornò l‘indomani.
«Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora» disse la volpe.
«Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell‘ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti».
«Che cos‘è un rito?» disse il piccolo principe.
«Anche questa è una cosa da tempo dimenticata» disse la volpe.
«È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un‘ora dalle altre ore. C‘è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza».
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l‘ora della partenza fu vicina:
«Ah!» disse la volpe, «... piangerò».
«La colpa è tua» disse il piccolo principe, «io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...»
«È vero» disse la volpe.
«Ma piangerai!» disse il piccolo principe.
«È certo» disse la volpe.
«Ma allora che ci guadagni?»
«Ci guadagno» disse la volpe, «il colore del grano».
Poi soggiunse:
«Va‘ a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto». Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
«Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente» disse. «Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ora è per me unica al mondo».
E le rose erano a disagio.
«Voi siete belle, ma siete vuote» disse ancora. «Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho scacciato i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa».
E ritornò dalla volpe.
«Addio» disse.
«Addio» disse la volpe. «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L‘essenziale è invisibile agli occhi».
«L‘essenziale è invisibile agli occhi» ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
«È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante».
«È il tempo che ho perduto per la mia rosa...» sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
«Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...»
«Io sono responsabile della mia rosa...» ripeté il piccolo principe per ricordarselo.
Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, Bompiani
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Che significato ha per la volpe il termine addomesticare? Sei d‘accordo?
• Cosa bisogna fare per rendere speciale un‘amicizia?
• La volpe spiega al piccolo principe che uno dei regali più preziosi che possiamo fare alle persone care è dedicare loro il nostro tempo per stare insieme. Condividi questo pensiero?
• Che spiegazione dai alla frase: “L‘essenziale è invisibile agli occhi?”
FARE PER CAPIRE
Ti proponiamo di fare questo gioco in coppie: le due persone tengono in mano il capo di un filo di lana e devono muoversi nella stanza cercando di mantenere sempre teso il filo, facendo attenzione a non spezzarlo. È possibile mettere un sottofondo musicale per i minuti necessari al gioco.
Al termine, riflettete insieme su come vi siete sentiti, sul ruolo giocato nell‘esperienza: vi siete lasciati trainare o avete piuttosto trascinato l‘altro? Sono state necessarie le parole o vi siete capiti anche solo con gli sguardi? Metaforicamente, cosa può rappresentare quel filo di lana?
L'AMICIZIA È…
Tanti scrittori, poeti, cantanti hanno considerato l‘amicizia un valore fondamentale dell‘uomo per vivere una vita felice.
1 Leggi la poesia scritta qui sotto, poi prova anche tu a scrivere nel riquadro una breve poesia oppure un pensiero sull’amicizia.
Amicizia
Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita, non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore, però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
2 E adesso scrivi un biglietto al tuo amico o amica del cuore, poi nascondilo in un luogo dove possa trovarlo in modo da ricevere una bella sorpresa.
Anonimo
La legalità per un mondo nuovo
Giovanni incontra il mostro
Fu uno spasso lottare in acqua con papà. Io lo attaccavo alle spalle, cercavo di montargli sulla schiena, ma lui mi sollevava e mi faceva volare cinque metri più in là. Più divertente che tuffarsi dal trampolino. Dalla pancia non si direbbe, ma mio padre va in palestra e ha due braccia che sembrano due tronchi d‘albero.
Alla fine tornammo a sdraiarci sugli asciugamani. Esausti.
Mi sembrava di aver attraversato a nuoto tutto lo stretto di Messina… Era quasi mezzogiorno, ormai.
Il sole era caldissimo. Ci asciugò in un attimo.
Papà continuò a leggere per me:
«A Trapani, Giovanni incontrò per la prima volta il nemico che avrebbe combattuto per tutta la vita. Un mostro feroce, spietato, quasi impossibile da battere perché enorme e senza volto.»
«Un mostro?» domandai.
Papà si mise a sedere.
Avevo la netta impressione che la storia fosse arrivata a un punto molto importante.
«Te lo spiego con un esempio. Prendiamo la tua classe: quanti siete?»
«Ventisette.»
«Bene. La tua classe è una piccola città di ventisette abitanti, guidata dalla maestra, che detta le regole, dice cosa bisogna fare, dà buoni
voti a chi fa bene i compiti, punisce chi arriva in ritardo o non si comporta bene. Tutte le classi hanno una maestra, che dipende dal preside. Giusto? È lui che ha la responsabilità di tutta la scuola, deve mantenere l‘ordine e curarsi che le lezioni si svolgano in modo corretto. Quindi, riassumendo: presidi e maestre hanno il compito di far rispettare la legge. Chiaro?»
«Chiaro».
«Mettiamo il caso che un giorno uno studente, chiamiamolo Tonio, si presenta da te e ti ordina: “Dammi i soldi che hai in tasca”. Non è giusto. Quei soldi sono tuoi, è la tua mancia e tra l‘altro ti serve per comprare le figurine dei calciatori. Allora tu vai dalla maestra per farti difendere. La maestra ne dice quattro a Tonio. Tonio ci riprova. Tu torni dalla maestra. La maestra porta Tonio dal preside che lo sospende per una settimana dalla scuola. È stata applicata la legge e tu sei stato difeso giustamente. Chiaro?»
Cominciavo a capire il senso di quella strana giornata al mare… «Chiaro» risposi.
«Mettiamo invece che tu non vada dalla maestra, ma, spaventato dal coltellino di Tonio, gli dia i tuoi cinque euro. E tutti i tuoi compagni di classe fanno lo stesso. Tutti, tranne uno, che chiamiamo Simone. Lui non ha paura, non paga, ma un giorno Tonio, che è più grande e più forte, gli lega le stringhe delle scarpe, lo spinge giù dalle scale e Simone si rompe un braccio. Tonio dovrebbe essere punito, ma la maestra non può farlo perché non ha visto la scena e chi l‘ha vista sta zitto per paura.
Così Tonio può continuare a mettersi in tasca soldi non suoi. Il risultato è che nella tua classe ora esistono due leggi: quella giusta, della maestra e del preside, l‘unica che dovrebbe valere; e quella di Tonio, illegale, la legge del più forte. Avrai già sentito la parola mafia».
«Sì, papà».
«È una parola molto antica. Pensa, apparve per la prima volta in un vocabolario nel 1868, con due significati: “miseria” e “prepotente”.
L‘autore del vocabolario spiega che la mafia è la “miseria” di chi crede che vale solo la legge del “prepotente”. E aggiunge: quell‘uomo si crede tanto importante grazie alla sua forza e invece è una bestia, perché solo tra le bestie la ragione sta dalla parte del più forte. Si sente un uomo rispettato, un “uomo d‘onore”, e invece è come un animale. 1868: più di un secolo fa.
Sai cosa succederebbe se Tonio per un secolo intero continuasse a intascare le mance dei compagni in classe?»
Non finirei mai un album di figurine, pensai. Ma risposi: «Non so».
«Te lo dico io» continuò papà. «Tra cento anni, dare quei soldi a Tonio non ti sembrerebbe più un‘ingiustizia, ma una cosa normale. Pensaci. Abituato a farlo ogni giorno, ti sembrerebbe una cosa giusta, come dare i soldi al bidello in cambio della pizzetta all‘intervallo. Non ricorderai più che la richiesta di Tonio era nata come una prepotenza e non ti verrà più in mente di andare dalla maestra per farti difendere.
A forza di accettare l‘ingiustizia, non vedrai più l‘ingiustizia. Non vedrai più due leggi diverse in classe: quella della maestra, giusta, e quella di Tonio, ingiusta. No, ne vedrai una sola: quella della maestra, del preside e di Tonio. E ubbidirai allo stesso modo. Anzi, siccome Tonio usa il coltellino e la maestra no, ubbidirai alla legge di Tonio anche a costo di andare contro la legge della maestra. È quello che è successo nella nostra Sicilia».
«Cioè?»
«Accanto alla legge giusta, quella dei sindaci, della polizia, dei giudici, che regola la vita delle città, se n‘è formata un‘altra, di prepotenti che, ad esempio, entrano in un negozio e dicono al proprietario: “Tu ogni mese devi darci dei soldi. In cambio noi ti proteggiamo. Se non accetti, mettiamo una bomba e ti salta in aria il negozio. Se provi a rivolgerti alla polizia, te ne pentirai”. E come voi non andate dalla maestra e fate finta di non vedere Simone che rotola dalle scale, così il negoziante non andrà alla polizia, starà zitto e ogni mese pagherà per paura di saltare in aria col suo negozio. A forza di pagare, alla fine gli sembra una cosa normale, giusta, come pagare il canone della televisione. Capisci? Ricordati la data del vocabolario: 1868. Dopo oltre un secolo di ingiustizie del genere, la mafia, l‘insieme di quei prepotenti che si credono grandi uomini e invece sono bestie, è diventata una legge accettata da molti, in Sicilia, rispettata come la legge dei sindaci e della polizia. Anzi, spesso le due leggi sono la stessa cosa, perché ci sono poliziotti e sindaci che stanno dalla parte della mafia».
«Come se Tonio dividesse i soldi che ci ruba con il preside?»
«Esatto. Ed è proprio quello che Giovanni vede per la prima volta da vicino a Trapani. Bisogna processare un certo don Mariano, un capo mafioso accusato di delitti terribili. A vederlo in aula non si direbbe: non pensare al lucertolone di Favignana. Don Mariano è un signore distinto, vestito bene, molto gentile, sorride, risponde in modo educato. Quando ti dico che Giovanni dovrà combattere un mostro senza volto, voglio dire anche questo: un mafioso non è un indiano in assetto di guerra che riconosci subito dalla faccia dipinta. Un mafioso può essere vestito da salumiere, da imbianchino o magari da carabiniere…»
«Sono in mezzo a noi come dei mostri travestiti?»
«Più o meno… In aula, a Trapani, ci sono la moglie e la sorella di due persone uccise. Incolpano don Mariano. Viene ritrovato anche un quaderno di un altro uomo assassinato e anche quei fogli accusano don Mariano. Vengono fatte ricerche sulla montagna di soldi che don Mariano ha in banca. Ma tutto questo non serve a far condannare il mafioso. Le prove non bastano, spiegano i giudici di Trapani: assolto. Capisci? Simone si è rotto il braccio, tutti accusano Tonio, ma il preside dice che le prove non bastano e Tonio torna a casa con le tasche piene di soldi.
Giovanni, alla fine di quel processo, commenta: “La giustizia è stata sconfitta”. Ma una battaglia persa spesso ti aiuta a vincere quella successiva. Quello fu il primo incontro diretto di Giovanni con la mafia.
Gli servì per capire che razza di mostro avrebbe dovuto combattere!»
Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, Rizzoli
PER IL DIBATTITO
Il racconto è tratto dal libro Per questo mi chiamo Giovanni e attraverso il dialogo tra un padre e un figlio si scopre la vita del famoso magistrato Giovanni Falcone, simbolo della lotta alla mafia. Lo scrittore Luigi Garlando riesce a spiegare un tema difficile e delicato paragonando la scuola a una città, una comunità certo molto più piccola, ma composta ugualmente da persone e regolata da principi da rispettare. Il piccolo Giovanni in questo modo riesce a capire che già alla sua età può compiere scelte importanti per promuovere la giustizia e per lottare contro prepotenze e soprusi.
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Ti piacerebbe leggere tutto il libro?
• Riesci a esprimere la tua opinione su questo tema?
• Credi possibile che anche a scuola vengano, a volte, compiuti atti di prevaricazione?
• Quali azioni concrete potrebbero essere messe in atto per fermarle?
FARE PER CAPIRE
Completa gli spazi scrivendo quali gesti di legalità, rispetto e giustizia potete praticare nella quotidianità e quali azioni invece dovete sempre avere il coraggio di denunciare perché ingiuste.
GESTI DI LEGALITÀ AZIONI DA DENUNCIARE
INSIEME SI LOTTA MEGLIO
Giovanni Falcone nella lotta alla criminalità organizzata ha trovato un amico, Paolo Borsellino, e insieme, con le armi della loro intelligenza, senza superpoteri, hanno sferrato potenti colpi alla mafia, che si stava diffondendo in tutta Italia e nel mondo.
Non amavano sentirsi degli eroi. Anche loro come noi avevano paura dei “cattivi”, di quelli che non rispettano alcuna regola pur di farsi gli affari propri, ma non si sono mai arresi. E soprattutto hanno dimostrato che lavorare insieme può essere un‘arma vincente
Una storia, la loro, curiosa perché fin da piccoli si conoscevano, giocavano insieme nel quartiere la Kalsa, a Palermo. Paolo, esile con il naso leggermente pronunciato, i capelli scuri e due occhi svegli, era cresciuto tra i recipienti di ceramica e gli antichi arredi della farmacia che papà Diego aveva ereditato dal padre. Era uno che amava stare sui libri ma anche dare una mano a chi non ce la faceva: alla scuola elementare la casa di Paolo, il pomeriggio, si riempiva di ragazzini che aiutava a fare i compiti.
Giovanni era uscito dalla pancia della mamma con i pugni chiusi, senza urlare e in quel momento era entrata una colomba dalla finestra aperta. Fin da piccolo amava le storie dove il bene prevale sul male: la sua opera preferita era “I tre moschettieri”.
I due si erano conosciuti durante una partita a calcio all‘oratorio. Giovanni aveva tredici anni e Paolo era più giovane di soli otto mesi. Al primo piaceva tanto il ping-pong ma con il pallone ci sapeva pure fare. Quei due ragazzi avevano scelto di stare dalla parte giusta e dopo il liceo si ritrovarono entrambi a studiare per diventare magistrati.
A Palermo avevano l‘ufficio uno accanto all‘altro: Giovanni amava collezionare papere di legno che Paolo gli faceva sparire per poi chiedere, per gioco, un riscatto. Paolo e Giovanni erano riusciti a vincere la loro battaglia: avevano fatto arrestare centinaia di questi “cattivi”. Una vittoria pagata cara.
La loro vita finì ancora una volta nello stesso modo, tra la primavera e l‘estate di ventisette anni fa, vennero uccisi in attentati organizzati dalla mafia. Se chiedete a mamma e papà si ricorderanno sicuramente dov‘erano e cosa stavano facendo quel 23 maggio e quel 19 luglio 1992, le date di morte di due uomini che hanno dato la vita per tenere fede ai propri ideali di onestà e giustizia. Un grande esempio di coraggio per tutti noi!
Alex Corlazzoli, 18 maggio 2021, Focus Junior
1 Chiedi ai tuoi genitori e ai tuoi nonni se ricordano cosa hanno provato nei giorni in cui venivano uccisi i due magistrati Falcone e Borsellino.
2 Cerca, tra gli articoli della Costituzione italiana, quelli che sono stati difesi dai magistrati Falcone e Borsellino.
3 Sottolinea quelle che sono, secondo te, le doti che caratterizzano maggiormente il comportamento di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone.
Il 1 marzo 2017, con voto unanime della Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell‘Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, l‘Associazione Libera celebra questa giornata. L‘iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e che non sente mai pronunciare il suo nome. Il dolore diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Dal 1996, ogni anno in una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese è un abbraccio sincero ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere.
Prefettura del Governo di Parma, 03/06/2021
Cosa potreste fare a scuola per non dimenticare il 21 marzo?
LA MAFIA UCCIDE
1 Altre persone, come Falcone e Borsellino, hanno dato la vita per lottare contro la mafia. Purtroppo sono migliaia, qui sotto ne trovi due, cerca notizie sulla loro vita. Puoi trovarle anche sul libro “Storie di grandi uomini e grandi donne”, Raffaello.
2 Sottolinea il nome della persona, tra quelli scritti qui sotto, la cui storia ti ha colpito di più.
PAOLO BORSELLINO - RITA ATRIA - GIOVANNI FALCONE - PEPPINO IMPASTATO
LESSICO
Cerca sul vocabolario il significato delle seguenti parole.
Rita Atria Peppino Impastato
NO ALL'INDIFFERENZA!
La lotta per la legalità e la giustizia può essere portata avanti in tanti modi, è importante sensibilizzare le persone per cambiare veramente il mondo… c‘è chi ha realizzato film, chi ha scritto libri e chi ha prodotto canzoni per far prendere coscienza di quanto sia importante vivere nel rispetto. L‘importante è non rimanere indifferenti e in silenzio… Ecco alcune proposte per approfondire l‘argomento, ma la tua curiosità potrà spingerti a trovare anche tante altre notizie interessanti. Ti consigliamo alcuni siti adatti ai ragazzi: www.ilmioprimoquotidiano.it www.echino.it www.focusjunior.it.
Pierfrancesco Diliberto, detto Pif, appassionato fin da bambino di cinema, ha scritto e prodotto film che affrontano il tema della mafia: “La mafia uccide solo d‘estate” e “In Guerra per amore”.
Roberto Saviano e Paolo Borrometi sono giornalisti e scrittori. Entrambi vivono sotto scorta in seguito alle intimidazioni e alle minacce subìte. Nonostante la paura, non rinunciano a fare il loro lavoro: informare il mondo sulle azioni della criminalità organizzata. I loro libri più famosi sono: “Gomorra” di Saviano e “Un morto ogni tanto” di Borrometi.
PER IL DIBATTITO
Guardate in classe il film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana sulla vita di Peppino Impastato.
Il titolo deriva dal numero di passi che si devono fare per colmare la distanza tra a casa della famiglia Impastato e quella di un boss mafioso. È un film molto bello, che ha ottenuto tanti riconoscimenti importanti.
Ascoltate i testi di queste due canzoni, cercando di capire perché sono state scritte:
Cento Passi di Modena City Ramblers
Pensa di Fabrizio Moro
Poi parlate con l‘insegnante di ciò che avete visto e ascoltato e scrivete un vostro commento.
FARE PER CAPIRE
1 Provate ora voi a scrivere slogan, testi poetici o musicali per diffondere a scuola idee di giustizia e di lotta contro ogni forma di criminalità.
2 Prova, con i tuoi compagni, a scrivere i dialoghi per una scena teatrale dove ci sono due ragazzi che ogni giorno, con la prepotenza, pretendono la merenda dai compagni di classe. Un bel giorno tutti gli altri decidono di ribellarsi e si coalizzano perché queste prepotenze non avvengano più…
La lotta ai pregiudizi
Un amico venuto dal mare
Abdul, un ragazzino arrivato in Italia dal Marocco, deve scontrarsi con pregiudizi e ingiuste accuse anche da parte dei compagni di scuola. Qualcuno però lo aiuterà...
Davanti alla “Pascoli”, un gruppetto di ragazzi discute, si agita e si guarda attorno come se aspettasse qualcuno. Dal Corso principale sbucano Carolina, Abdul e Federico: sono proprio loro gli attesi.
Alessandro si stacca dal gruppo e si avvicina ad Abdul con aria minacciosa.
«Allora è bella la mountain bike di Carlo, non è vero Abdul? Dove l‘hai messa?»
«Non ho preso nessuna bicicletta… anzi, Carlo, ti volevo appunto dire che la bicicletta…» cerca di spiegare il ragazzino, ma è interrotto da Alessandro:
«Non devi spiegare niente! Oltre che ladro sei anche bugiardo! Ti hanno visto allontanarti ieri sera con la bici di Carlo».
«Non trovo più la mia mountain bike e qualcuno deve averla presa» sottolinea Carlo.
«Vedi, Carlo…» cerca ancora di spiegare Abdul. «Cosa vuoi spiegare, ladro!» lo zittisce Ale.
Fede non ci vede più e dà sfogo a tutta la sua collera. «Vuoi lasciarlo parlare o no, attaccabrighe che non sei altro!»
«Attaccabrighe a me? Parli tu che sei solo un voltafaccia?!»
Stanno per azzuffarsi, quando arriva il maestro Giorgio che li ferma: «Finitela, voi due! Tenete a freno le mani e smettetela di litigare. Capito? Tutti in classe e vediamo di spiegarci civilmente!»
In silenzio si avviano in aula, sanno che, se il maestro interviene in quel modo, è arrabbiato davvero.
Dopo una discussione vivace, viene fuori che:
1. Abdul ha preso davvero la bicicletta di Carlo. L‘ha trovata la sera prima ai giardini pubblici mentre passeggiava col fratello. Era appoggiata a un albero e, per non farla rubare durante la notte, l‘ha consegnata al giostraio pregandolo di custodirla nel suo ripostiglio per poterla restituire a Carlo il giorno dopo.
2. Carlo, dopo tanti “se” e “ma”, ha capito che se ha di nuovo la sua bici lo deve ad Abdul e ammette di averla dimenticata ai giardini.
3. Non bisogna accusare nessuno senza averne le prove.
Ivonne Mesturini, Un amico venuto dal mare, Raffaello
PER IL DIBATTITO
In questo breve episodio ci troviamo di fronte a un‘incomprensione che il maestro Giorgio è riuscito a chiarire. Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Secondo te, l‘accusa ingiusta mossa ad Abdul può essere stata influenzata anche dal fatto che fosse straniero?
• Provate a raccontare di nuovo la storia dal punto di vista di Abdul. Cosa avrà provato mentre i compagni non gli permettevano di spiegare quello che era accaduto?
• Sei mai venuto a conoscenza, attraverso articoli di giornali o fatti a cui hai assistito, di episodi di intolleranza o di pregiudizi ancora esistenti verso gli stranieri?
Prova a raccontarli e, insieme all‘insegnante e ai tuoi compagni, esprimete le vostre considerazioni in proposito.
FARE PER CAPIRE
Dal dibattito sarà emerso quanto sia importante maturare un atteggiamento TOLLERANTE. Cerca il significato di questa parola e prova a creare un acrostico per esprimere un tuo pensiero sull’argomento come nell‘esempio:
UGUALI PER LEGGE
ART. 3. della Costituzione italiana
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Lo Stato siamo noi
Tu parli l‘italiano, lei sa solo il dialetto, io sono musulmano, lui un cattolico perfetto; voi siete benestanti, io vivo in povertà, ma abbiamo tutti quanti la stessa dignità; io sono un uomo anziano, lui ha la pelle nera, tu abiti a Milano, noi vicino alla frontiera; io non ho mai studiato, tu scrivi sui giornali: la legge dello Stato però ci vede uguali.
Carlo Marconi, Lo Stato siamo noi, Emme Edizioni
COMPRENSIONE
Figli del mondo
Tu figlio di chi sei? Sono figlio di due stelle nel cielo ce n‘è tante ma le mie son le più belle. Tu figlio di chi sei? Del sole e della luna non splendono mai insieme: cala l‘altro e sorge una. Tu figlio di chi sei? Son figlio del villaggio dieci madri, venti padri, cento cuori di coraggio. Tu figlio di chi sei? Di un grande albero solo ma così alto e forte che da lui io spicco il volo. Tu figlio di chi sei? Di un amore, di un viale di un bue e di un asinello, di un dio, di un ospedale. Il nostro nome è uomini, siamo figli e figliastri di altri figli degli uomini, della terra e degli astri.
B. Tognolini, Rime Raminghe, Salani
• Quale di queste due poesie ti sembra più adatta a illustrare il significato dell‘articolo 3 della Costituzione Italiana?
• Spiega il significato di queste espressioni.
Pari dignità sociale:
Uguali davanti alla legge:
COMPRENSIONE
• Quali risposte ti sembrano adatte a sostituire l‘affermazione: “Il nostro nome è uomini” nella seconda poesia? il nome proprio di ognuno di noi è “uomini” quando diciamo “uomo” non si fanno distinzioni di razze o religioni siamo tutti figli della grande famiglia “umanità”
• La prima poesia, invece, termina con i versi: “La legge dello Stato però ci vede uguali”. Secondo te questa frase è: molto importante perché significa che in uno Stato giusto tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e doveri molto importante ma non ancora rispettata in molti Stati del mondo lo Stato non sa distinguere bene le differenze tra le persone
L ’ ESEMPIO DI THURAM
Liliam Thuram è stato un bravissimo giocatore di calcio che in Italia ha vestito le maglie di Parma e Juventus e nel 1998 ha vinto il Mondiale con la Francia. Oggi ha 42 anni ed è ambasciatore dell‘Unicef, un esempio di correttezza e signorilità dentro e fuori il terreno di gioco.
Ha scritto un libro intitolato “Le mie stelle nere” pubblicato ora in Italia. Intervistato sui frequenti episodi di intolleranza razziale che fanno da triste corredo alle partite di pallone, non si è limitato alla consueta condanna, ma si è chiesto perché mai questa piaga non si rimargini e si apra con più frequenza laddove l‘intolleranza regna sovrana. Il racconto di quanto ha inciso nella sua vita il colore della pelle è esemplare: “A scuola mi chiamavano Noiraude, dal nome di un cartone animato con due mucche, una bianca e una nera. Quella nera non ne faceva mai una giusta. Perché la mucca stupida deve essere sempre quella nera?”
Il ricordo di Thuram trova conferma dei pregiudizi razziali anche in questo scambio di battute dall‘apparente innocenza:
“Con chi giochi?” chiede la mamma al figlio.
“Con il bimbo che indossa la maglia arancione”.
Poco dopo il babbo raggiunge la mamma e chiede con chi stia giocando il figlio.
La donna indica proprio il bimbo con la maglietta arancione, ma lo vede con l‘occhio dell‘adulto e risponde: “Con il bimbo di colore”.
Thuram ritiene che la questione del razzismo da stadio possa trovare soluzione solo in una presa di coscienza che riguardi tutti noi e, forse, gli adulti ancor prima dei bambini.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sui pregiudizi.
• Sei mai stato deriso per un tuo aspetto del carattere, un‘idea o il tuo aspetto fisico?
• Cosa hai provato e come hai reagito?
• Tu invece hai mai avuto pregiudizi verso un compagno? Ti sei chiesto quale fosse la causa?
Giuseppe Ceretti, il razzismo negli stadi e la lezione di Thuram, un esempio dentro e fuori i campi da calcio (Il Sole 24 ore)
Tutti diversi, tutti uguali
Tutti sanno che al mondo c‘è moltissima gente e ogni anno che passa il numero aumenta di milioni e milioni. In questo istante sulla Terra ci sono oltre sette miliardi e duecento milioni di esseri umani e ogni mese ne nascono sei milioni in più. Se ci prendessimo tutti per mano, formeremmo una fila lunga 9,3 milioni di chilometri, che potrebbe fare duecentotrentasette volte il giro della Terra intorno all‘Equatore, o percorrere venticinque volte la distanza tra la Terra e la Luna.
Più di settte miliardi di persone… e non ce ne sono due che siano uguali!
Ognuno di noi è diverso da tutti gli altri.
Ognuno di noi è un individuo unico, ma ha tante cose in comune con tutti gli altri: ogni essere umano ha tanti sogni da realizzare, ama i genitori e i figli, piange e ride delle stesse gioie e degli stessi dolori. Allora ogni “altro” che incontri merita l‘attenzione e il rispetto che dedichi a te stesso e a tutto ciò che vive.
P. Spier, Gente, Mondadori
• Ti colpiscono di più le somiglianze o le diversità tra gli esseri umani?
• Le diversità di abitudini, religioni, modi di vivere tra i popoli sono per te soprattutto: fonte di problemi fonte di arricchimento
• L‘incontro con persone diverse è per te motivo di: interesse diffidenza ostilità minaccia Rispondi.
IL MIO AMICO LUIS
Fu in quel mese di ottobre che Gigi conobbe Luis e nacque un‘amicizia davvero difficile da spiegare. Come si diventa amici di qualcuno?
Sicuramente Luis aveva incuriosito molti compagni, in altri incuteva forse un certo timore, ma quanto all‘amicizia... Nemmeno i più sfavoriti dalla sorte, i più rompiscatole, quelli per intenderci che magari avevano l‘ultimo modello di smartphone ma in compenso le unghie perennemente sporche, ecco nemmeno loro avevano pensato di poter fare amicizia con Luis. E non certo perché era arrivato in terza, a metà ottobre, quando da tempo nella classe si erano formati gruppi e gruppetti e coppie più o meno stabili e chiusi. La ragione stava in parte nel fatto che, al suo ingresso in classe, Luis era stato presentato ai compagni come “nomade” e per tutti nomade era uguale a ladro. Ma anche in parte per come era fatto Luis. Da dove venisse e dove sarebbe andato, nessuno s‘era dato la pena di spiegarlo.
Lui, senza farci caso, sedeva tutto solo nel banco singolo che gli avevano sistemato in fondo all‘aula, quasi una minima appendice alla rettangolare regolarità degli altri banchi. Se ne stava lì, fermo e silenzioso, anche durante gli intervalli.
Dunque, è difficile spiegare come si diventa amici di qualcuno fatto così.
G. Quarzo, A.Vivarelli, Una zattera contro corrente, Raffaello
PER IL DIBATTITO
Rispondete a queste domande come stimolo al dibattito:
• Quali sono i gruppi rom più diffusi in Europa? Quali lingue parlano?
• Alcuni di loro sono anche inseriti nella vita sociale di alcune città o sono sempre emarginati?
• Credi che i pregiudizi spesso esistenti nei confronti dei rom siano sempre giustificati?
• Tu come ti saresti comportato con Luis se fosse stato nella tua classe?
FARE PER CAPIRE
1 Consultate libri e materiale online per conoscere l‘etnia rom, parola che nella lingua di questo popolo significa “uomo libero”, e la cultura dei molti gruppi che ne fanno parte.
2 Santino Spinelli (in arte Alexian) è un rom abruzzese, musicista, compositore, poeta e saggista. È autore di numerose opere letterarie sul mondo rom. Con il suo gruppo, l‘Alexian Group, tiene numerosi concerti in Italia e all‘estero. Sul sito (www.alexian.it) puoi ascoltare le sue canzoni, che nascono come poesie. Te ne presentiamo una.
Piccola poesia
Ti ho inventata, tra la notte e l‘alba ti ho creata.
Sei la poesia più bella perché parli dal profondo del cuore. Cosa farsene di una poesia?
La si dona al mondo.
Va‘ oltre! Piccola poesia, inebria il cuore di altri come hai fatto col mio; sussurra le parole più dolci, sorridi a coloro che soffrono.
Vai! Reca ai figli le parole dei padri e scolpisci nel tempo l‘esistenza zingara.
MIGRAZIONI
Spesso al telegiornale si sente parlare di migrazione come di un fenomeno preoccupante, ma hai mai pensato quante migrazioni hanno accompagnato la storia dell‘umanità? Migrare, spostarsi, esplorare e conoscere fanno parte della natura dell‘uomo.
Fin dall‘antichità si sono verificati molti spostamenti di diversi popoli, che si sono insediati in tutte le aree del nostro pianeta e si sono adattati alle differenti condizioni ambientali.
Vi sono state sovrapposizioni di diverse popolazioni, spesso connotate da scontri violenti, altre volte attraverso contatti più pacifici, di carattere economico e commerciale. Le civiltà più evolute dell‘antichità nacquero dall‘apporto degli elementi culturali di diverse popolazioni. La civiltà greca si sviluppò dall‘incontro di elementi indoeuropei e del vicino oriente. La cultura romana rielaborò quanto appreso dal mondo greco ed etrusco e si arricchì del patrimonio di conoscenze di tutte le popolazioni con cui venne in contatto e le diffuse in tutta Europa. Nel nostro tempo, così come spesso nel passato, il motivo principale alla base di una migrazione è la necessità di migliorare le condizioni di vita o addirittura di garantirsi la stessa sopravvivenza. Purtroppo l‘effetto che lo straniero produce nella comunità di destinazione è spesso di diffidenza o di disprezzo, poiché la diversità di mentalità e di usanze viene spesso percepita come una minaccia. Manifestazioni di insofferenza e razzismo hanno colpito anche gli emigrati italiani che, in un passato non lontano, scappavano da un‘Italia povera, piena di squilibri sociali. Nello stesso modo, intolleranza e pregiudizio accolgono ora quanti cercano fortuna in Italia, che da paese di emigranti si è trasformato in un paese di immigranti.
Popolo Migranti, percorsi didattici contro la discriminazione, Emergency
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Quali sono, secondo te, le cause che spingono tanti popoli a emigrare?
• Cosa si potrebbe fare per far diminuire la diffidenza verso gli immigrati e vivere la pluralità di etnie come una ricchezza?
IL MEDICO AMICO DEI MIGRANTI
Si chiama Pietro Bartolo e dal 1992 si occupa delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa e di coloro che soggiornano nel Centro di Accoglienza. L‘isola, un puntino di terra nel mezzo del Mediterraneo accerchiata da Africa e Europa, rappresenta uno dei punti di ingresso principali per le persone che vogliono raggiungere il vecchio continente, spesso dopo un viaggio pieno di insidie che li lascia stremati e senza forze.
In un‘intervista Pietro Bartolo racconta:
“Iniziamo col dire che i migranti non portano malattie, al contrario di quanto si sente dire ogni tanto. Certo, quando arrivano queste persone hanno tutti i segni del durissimo viaggio che hanno compiuto, come disidratazione e ipotermia, i segni delle torture e delle violenze, ma certamente non si tratta di malattie infettive che possono preoccupare”. Quello delle migrazioni è un tema che compare quasi quotidianamente nelle cronache. Spesso viene raccontato con termini apocalittici, mai sentito parlare di “invasione”? che dipingono una realtà dei fatti diversa da quello che effettivamente succede. “L‘invasione è la più grande bugia che ci raccontano, quando si parla di migranti. In 28 anni ho visitato circa 350.000 persone, sono numeri ridicoli.
Però quando sentono questo tipo di notizie le persone si spaventano, hanno paura e reagiscono nel modo sbagliato”.
Proprio dalla reazione a questo tipo di notizie nasce l‘impegno in prima linea di Pietro Bartolo. Lo ha fatto anche attraverso un film, infatti ha partecipato al documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, che nel febbraio 2016 ha vinto l‘Orso d‘oro al festival di Berlino, e con due libri, che raccontano le storie che raccoglie ogni giorno, oltre ovviamente all‘impegno come medico.
“Essere medico è amare quello che si fa, anche a costo di “sprecare” tutti i weekend per tre anni di fila, dice ancora Bartolo, la professione medica per me è una missione, ma il mio impegno nasce anche dalla mia coscienza come uomo: a me interessa far conoscere la verità. I valori sono quelli che danno un senso alla nostra vita, e i diritti umani ne costituiscono una parte fondamentale”.
Intervista di Pietro Osti, Il Bo Live, Università di Padova.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande.
• Cerca in una cartina geografica l‘isola di Lampedusa e osserva tutti i territori bagnati dal Mar Mediterraneo. Quali, del Nord Africa, sono più vicini a Lampedusa? Da dove provengono molti dei migranti che arrivano a Lampedusa?
• Bisogna stare sempre molto attenti alle notizie che si ascoltano e si leggono perché esse formano le nostre opinioni e possono anche non essere vere. Pertanto, è necessario verificarle.
• Come si può verificare la veridicità di una notizia?
Confrontando fonti di informazioni diverse: giornali, siti web, radio e TV
Chiedendo ad amici, genitori e persone di fiducia le loro opinioni
Fidandoti di tutto quello che leggi su internet
Fidandoti del tuo mezzo di informazione preferito
Se ti trovassi nella condizione di dover emigrare, come vorresti essere accolto?
UNA DELLE FORME PIÙ ORRIBILI
DI DISCRIMINAZIONE: L'ANTISEMITISMO
Dal DIARIO di Anna Frank:
Sabato, 20 giugno 1942. […] Nel 1938, dopo i “pogrom”, fuggirono i miei due zii, fratelli di mia madre, che si posero in salvo negli Stati Uniti. La mia vecchia nonna venne da noi: aveva allora settantatré anni. I bei tempi finirono nel maggio 1940; prima la guerra, la capitolazione, l‘invasione tedesca, poi cominciarono le sventure per noi ebrei. Le leggi antisemitiche si susseguivano l‘una all‘altra. “Gli ebrei debbono portare la stella giudaica. Gli ebrei debbono consegnare le biciclette. Gli ebrei non possono salire in tram, gli ebrei non possono più andare in auto. Gli ebrei non possono fare acquisti che fra le tre e le cinque, e soltanto dove sta scritto “bottega ebraica”. Gli ebrei dopo le otto di sera non possono essere per strada, né trattenersi nel loro giardino o in quello di conoscenti. Gli ebrei non possono andare a teatro, al cinema o in altri luoghi di divertimento, gli ebrei non possono praticare sport all‘aperto, ossia non possono frequentare piscine, campi di tennis o di hockey eccetera. Gli ebrei non possono nemmeno andare a casa di cristiani. Gli ebrei debbono studiare soltanto nelle scuole ebraiche” […].
Anna Frank a 15 anni è morta nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen. Il suo Diario racconta ciò che lei e tutti gli ebrei subirono durante la dittatura nazista in Europa.
1 Sottolinea nel brano del Diario i divieti che Anna Frank e tutti gli ebrei hanno dovuto subire. Di quale cose, secondo te, avrà sentito maggiore mancanza nel periodo della sua reclusione?
2 Guarda in YouTube il video da “La vita è bella” di Benigni intitolato Vietato l‘ingresso ai ragni e i Visigoti. Provate a recitare voi le parti di Roberto Benigni e Giorgio Cantarini poi discuti con i compagni: cosa proveresti se in un negozio ci fosse scritto il divieto di ingresso a tutti i bambini? Provate a recitare insieme questa situazione inventata da voi.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell‘Olocausto.
Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe russe liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Per approfondire questo tema ti consigliamo di leggere due libri:
E di guardare due video su YouTube:
• La breve vita di Anna Frank
• La testimonianza di Liliana Segre
Il Cacciatore di Aria
Dabilonia è una città resa invivibile dall‘inquinamento. Il professor Conrado Lysenko ha messo in guardia il Comitato Centrale di Controllo sui pericoli che corre la città, ma il Comitato non intende ascoltarlo...
Dabilonia era una città senza atmosfera. O meglio, l‘atmosfera c‘era, ma era diventata irrespirabile, tossica. Quella miscela di gas che avvolge la Terra e che ha permesso - grazie alla presenza di ossigeno - lo sviluppo della vita e la sua evoluzione in miliardi di anni, a Dabilonia si era trasformata, a causa dell‘inquinamento, in una minaccia per la sopravvivenza di tutti.
Nessuna traccia dell‘azoto e dell‘ossigeno, i due gas principali che compongono l‘aria, grazie ai quali tutti gli esseri viventi possono respirare e sopravvivere.
Ai bordi delle strade, i pochi pedoni camminavano curvi e veloci. Nessuno passeggiava mai a Dabilonia. Al massimo, andava da qualche parte a piedi, intendendo il lavoro, la scuola, la propria casa. Tutto era assegnato dal CCC, il Comitato Centrale di Controllo, che governava la città e che stabiliva persino con chi sposarsi.
Nessuno si lamentava o si ribellava perché il CCC aveva informatori ovunque e spiava i cittadini con un sistema di microcamere nascoste. Dove, non era dato saperlo.
Impossibile dire se il tempo fosse buono o cattivo: il sole era oscurato da uno strato di smog che impediva ai raggi di passare e di raggiungere la superficie terrestre. Di solito il cielo era grigio, a volte color ocra e allora si era stabilito che fosse l‘equivalente di una bella giornata.
Il professor Conrado Lysenko era uno dei tanti scienziati che avevano messo in guardia il CCC sui pericoli a cui Dabilonia andava incontro a forza di abbattere alberi per costruire edifici di cemento.
Ma il Comitato Centrale di Controllo, che aveva preso il potere con libere elezioni e non l‘aveva più restituito, non aveva voluto ascoltarlo.
Anzi, Conrado era stato licenziato dall‘università. Li chiamavano “vecchi retrogradi”, “nemici del progresso”.
Il cosiddetto progresso di Dabilonia richiedeva una produzione sempre maggiore di energia da petrolio e carbone, con emissione eccessiva di anidride carbonica e altri gas: anidride solforica e solforosa, polveri sottili che inquinavano l‘atmosfera, rendendo il clima ogni anno più caldo, e facevano ammalare anziani e bambini piccoli.
Ma invece di ammetterlo e ridurre i consumi, il CCC rese obbligatorio l‘uso dell‘aria condizionata, con un dispendio ancora più alto di energia.
Le piante iniziarono a morire, avvelenate dall‘inquinamento, uccise dalla mancanza di sole, sempre coperto da una coltre di smog, impossibilitate a riprodursi perché prima di loro erano morte le api. E siccome le piante diminuivano paurosamente, l‘ossigeno a Dabilonia cominciò a scarseggiare, perché non veniva più rinnovato.
Tutti gli esseri viventi, infatti, respirano nello stesso modo: inalano ossigeno ed emettono anidride carbonica. Mentre a Dabilonia si manifestavano i primi segnali della crisi ambientale, Conrado fu ritenuto responsabile dell‘estinzione di piante e di animali. Uscirono articoli sui giornali e servizi in televisione che lo descrivevano come un uomo dall‘ambizione smisurata, privo di scrupoli, disposto a tutto pur di raggiungere i propri scopi.
Poi gli esperti di comunicazione del CCC si resero conto che parlare troppo dell‘estinzione delle piante avrebbe potuto essere controproducente. Anche perché il professor Lysenko era stimato da tutti, amato dai colleghi, una specie di idolo per i suoi studenti. Nessuno lo avrebbe mai creduto capace di una cosa del genere.
Così il CCC seguì un‘altra strategia: cancellare la memoria. Quando l‘ultima pianta si estinse, ogni traccia del mondo vegetale venne eliminata dai libri.
L‘utilizzo dei computer doveva essere autorizzato dal CCC, internet era stato bandito e sostituito con Interlon, una rete con collegamenti limitati e controllati, che impediva di sapere cosa accadesse fuori da Dabilonia.
Dopo le api e le piante, iniziarono a sparire gli altri insetti, gli uccelli e poi tutti gli animali. E quando non ne restò nemmeno uno, il CCC decise che era arrivato il momento di un cambiamento radicale.
Dissero che le piante, gli animali e qualsiasi elemento del mondo naturale non si erano estinti, in realtà non erano mai esistiti. Vennero confinati in un passato di racconti mitologici: l‘Età del Prima. Poi era arrivata l‘Età del Progresso, dove la felicità e il benessere erano garantiti dal CCC che si occupava di depurare l‘aria e di riciclarla, forniva bombola e mascherina a chi doveva uscire di casa, produceva cibo sintetico in pillole e beveroni.
L‘importante era non parlarne mai, nemmeno a bassa voce, perché il CCC sarebbe venuto a saperlo. Gli abitanti di Dabilonia all‘inizio si sentivano controllati, perciò impararono a non parlare, a non esprimere i loro pensieri. Poi dimenticarono di essere controllati, ma ormai erano così abituati a tacere che continuarono a farlo e smisero persino di pensare.
Nel frattempo a Conrado Lysenko era stato proibito di insegnare, e tutti i suoi libri erano stati sequestrati e bruciati.
Francesca Capelli, Il Cacciatore di Aria, Raffaello
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
Questo è un racconto DISTOPICO, cioè la descrizione di una realtà futura spaventosa, ma prevedibile sulla base dei problemi già presenti oggi.
• Quale sentimento prevale in te leggendo questo racconto? incredulità paura
indifferenza speranza curiosità voglia di cambiare
• Conosci l‘importanza degli alberi per l‘equilibrio ambientale?
• Cosa proporresti ai potenti della Terra per affrontare questi problemi?
Parlane con l‘insegnante e con i compagni e immaginate insieme uno scenario distopico.
L‘ape è un insetto indispensabile per la vita sul pianeta. Va protetta perché la sua attività è fondamentale per la produzione di molti alimenti.
Guarda il video YouTube “Possiamo sopravvivere all‘estinzione delle api?”, poi realizza una ricerca per un cartellone riassuntivo.
GESTI DI QUOTIDIANA ECOLOGIA
1 Quali comportamenti e buone abitudini contribuiscono a non aumentare l‘inquinamento?
Leggete la proposta di sei Istituti comprensivi di Biella che hanno aderito a un progetto ecologico e si sono impegnati in azioni concrete di cambiamento.
Alimentazione sostenibile
• acquistare cibi biologici
• ridurre il consumo di carne
• ridurre gli sprechi di cibo
• produrre in casa alimenti come torte, pizze, marmellate, ecc.
• coltivare un orto
Energia
• spegnere sempre le luci quando non servono
• non lasciare i dispositivi elettronici in stand by
• mantenere la temperature in casa a valori non superiori a 19°
Igiene e pulizia
• usare la saponetta invece del sapone liquido
• rifornirsi di detersivi alla spina
• usare pettini, spazzole, spazzolini per denti in materiali ecologici
Riduzione rifiuti
• bere acqua del rubinetto usando appositi filtri
• rifornirsi di latte alla spina
• preferire imballaggi di carta, cartone e vetro a quelli in plastica
• andare a scuola a piedi
• preferire il treno per gli spostamenti a medio-lungo raggio
• in città usare i mezzi pubblici
Mobilità
• organizzarsi per il car pooling, la condivisione di un‘automobile da più persone che devono fare lo stesso percorso
• organizzare servizi di pedibus per andare a scuola
2 E adesso scrivi qui le azioni concrete che tu farai per la salute del Pianeta.
Per combattere l‘inquinamento io mi impegno a ................................................................
3 Come scuola, aderite ad alcuni progetti sostenuti da Legambiente, come ad esempio “Puliamo il mondo”?
Prova a visitare il divertente sito del WWF “Mi curo di te” e discutine con l‘insegnante e i compagni.
L'ESEMPIO DI GRETA
Greta Thunberg è un‘attivista svedese che lotta per lo sviluppo sostenibile e per combattere il cambiamento climatico. Il 20 agosto 2018, quando aveva 15 anni, decise di non andare a scuola per venti giorni, fino al momento in cui ci sarebbero state le elezioni del suo Paese, la Svezia. La sua decisione è nata a fronte delle eccezionali ondate di calore e degli incendi boschivi senza precedenti che avevano colpito la sua nazione durante l‘estate. Voleva che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall‘accordo di Parigi sul cambiamento climatico ed è rimasta seduta davanti al parlamento svedese ogni giorno durante l‘orario scolastico. Il suo slogan era Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima).
Sembrava una ragazzina strana seduta da sola davanti a un cancello, con quel suo cartello: non urlava, non cercava di convincere qualcuno, ma piano piano la gente si è incuriosita e ha cominciato a parlarne.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande relative a Greta.
• Tu per quale motivo faresti uno sciopero?
• Sei stato influenzato dal messaggio di Greta? Quali comportamenti hai davvero cambiato?
• Conosci altre persone che affiancano l‘impegno di Greta? Cerca i loro nomi su internet.
INIZIATIVE NEL MONDO
Greta rivolge il suo appello ai potenti del mondo perché riducano le attività inquinanti, ma ogni cittadino del mondo, quindi anche tu, ha le sue responsabilità; la prima è quella di essere informato su ciò che si sta facendo per raggiungere risultati concreti e per fare la propria parte, partecipando alle iniziative che ti piacciono di più.
Plant for the Planet: il più potente motore per piantare alberi in tutto il mondo.
Tutto inizia nel 2007 quando Felix, 9 anni, decide di dar vita a un movimento globale in grado di puntare sugli alberi per salvare la Terra. Oggi, grazie a lui, abbiamo 15 miliardi di alberi in più. E in Italia, Ariane e Giovanni lottano per il clima e lo sviluppo sostenibile.
Treedom: il primo sito che permette di piantare alberi a distanza e seguire online la storia del progetto che contribuiranno a realizzare. Ogni albero di Treedom ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi
LESSICO
SHINRIN-YOKU (letteralmente “bagno nella foresta”).
Gli scienziati giapponesi hanno riconosciuto le conseguenze estremamente benefiche che una passeggiata nel bosco può produrre sull‘organismo umano.
FARE PER CAPIRE
Cercate altre iniziative portate avanti nel mondo per favorire l‘ecosostenibilità dei comportamenti. Allargate la ricerca anche per conoscere le azioni del vostro Comune, finalizzate alla tutela dell‘ambiente, e valutate l‘idea di organizzare un progetto nella vostra scuola.
Il campione che sarò
Dopo un brutto incidente in motorino, Federica frequenta la palestra riabilitativa di Tazio. Con lui scambia idee riguardo al mondo dello sport e all‘eccessiva fame di gloria che spinge adulti senza scrupoli a somministrare sostanze pericolose per la salute dei giovani atleti...
Oggi voglio vederci chiaro e soprattutto voglio capirci qualcosa di più. Entro in palestra e subito la musica mi avvolge: “Come si fa, a stringere la vita... intanto fuori scoppia la notte... Dove si va, come si fa... Se vivere da queste parti è come tirare a sorte...”
Noto solo ora che al soffitto ci sono casse disposte in diversi punti per cui la musica, pur essendo un leggero sottofondo, si sente bene ovunque. Tazio si sta servendo un bicchiere d‘acqua dal boccione. «Buongiorno. Niente cuffie oggi?» esordisce allegro tirando i baffoni. Poi osserva serio la mia andatura claudicante e commenta: «Brava! Vedo che vai sempre meglio».
Penso che mi stia prendendo in giro, ma abbozzo comunque un sorriso. Sui tappetini, un paio di bimbi fanno i soliti esercizi per la schiena.
Mi accomodo sul lettino e comincio dolcemente a tendere il piede destro.
Ogni tanto una fitta mi fa sussultare. Il dolore è reale, non è un ricordo. Tazio si avvicina e comincia a massaggiare la gamba partendo dal piede.
«Allora?» si informa. «Come procede?»
«Medio» rispondo.
«Medio...» riprende lui, «medio è sempre meglio che male...»
Medito che adesso è il momento e azzardo:
«Posso farti una domanda?»
«Chiedere è lecito, rispondere è cortesia» ribatte Tazio senza smettere di massaggiare.
«Hai visto il notiziario ieri sera?»
«No» risponde lui. «Cosa hanno detto?»
«Quindi non sai niente del ragazzo che il padre costringeva a doparsi per vincere?»
«Ne ho sentito parlare...» dice lui. «So che la cosa ti sorprenderà, ma non è il primo e non sarà nemmeno l‘ultimo genitore disposto a far usare integratori e ogni mezzo lecito e illecito ai figli».
«Ma perché lo fanno?»
«Forse credono che il loro successo li aiuterà a riscattare i propri insuccessi…»
«Cosa sono gli integratori?» chiedo.
Manipolando il muscolo e flettendo la mia gamba risponde:
«Gli integratori sono sostanze che agiscono aumentando la capacità di recupero in seguito a sforzi molto intensi, dopo gare o allenamenti. Quelli più usati dagli sportivi sono ad esempio la creatina, la caffeina e le bevande energizzanti».
«Ah...» faccio io.
«La creatina è una sostanza che il nostro corpo produce normalmente» continua Tazio.
«Quindi, come fa a essere una sostanza dopante se il nostro corpo già la produce?» incalzo.
«Giusta osservazione» conviene il fisioterapista.
«Quindi prenderla non è reato?»
«Reato?» Tazio scuote la testa. «No. L‘assunzione di creatina al momento non è considerato un‘infrazione dalla World Anti-Doping Agency e non compare nella lista delle sostanze e dei metodi proibiti».
«Ma allora...»
Lui non lascia che lo interrompa e prosegue:
«Allora, se presa in alte dosi per lunghi periodi, potrebbe provocare effetti tossici... tipo convulsioni, disturbi gastrointestinali, danni ai reni, crampi... persino lo sviluppo di un comportamento aggressivo e violento. Pare che a lungo andare sia persino una sostanza cancerogena».
«Ma come?» contesto. «Se mi hai detto che è una sostanza che il nostro organismo produce naturalmente!»
«Infatti, ma produce quella che gli serve quando gli serve. Se tu gliene dai un vagone tutti i giorni non lo aiuti, anzi. Più alta è la dose che ingerisci e peggiori saranno gli effetti. Gli adolescenti poi non dovrebbero nemmeno vederla».
Non capisco perché tutti questi divieti per gli adolescenti e sbotto:
«E certo, figuriamoci se agli adolescenti è permesso fare qualcosa…»
«Il vostro organismo è in pieno sviluppo» ribatte lui, «per voi il miglior integratore è una dieta equilibrata».
Non dico più niente e lascio che continui il trattamento.
«Senti, ma... Hassiba? Come mai è qui? Cosa si è fatta?»
«Vedi...» spiega lui. «Non c‘è solo il doping che migliora le prestazioni agonistiche, c‘è anche quello per rallentare la crescita, si chiama Somatostatina. È detto anche volgarmente “ormone antiinvecchiamento”».
Un attimo di riflessione e continua:
«In passato ha fatto scalpore la notizia che in alcuni Paesi le ginnaste lo assumessero per arrestare lo sviluppo ormonale e mantenere il più a lungo possibile un fisico da ragazzina».
«Anche in Italia?» domando allarmata.
«Non che io sappia» risponde Tazio.
«Ecco come fa Hassiba a restare così piccola e minuta. Sembra che non cresca mai. Ma il suo fisico non ne risente?»
«Bene non fa di certo. La tua amica è stata sospesa per precauzione, sta facendo dei controlli e intanto l‘hanno inviata qui nel mio Centro Riabilitativo. Per uno sportivo» continua Tazio, «il vero doping dovrebbe essere la voglia di giocare. Sono gli adulti che, come al solito, rovinano tutto. Nello sport l‘obiettivo dei ragazzi è solo quello di giocare, divertirsi e provare emozioni. Spesso sono i genitori oppure alcuni preparatori atletici senza scrupoli, che infondono loro aspettative diverse».
David Conati, Il campione che sarò, Raffaello
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
• Nel racconto si parla dell‘assunzione di sostanze nocive per migliorare le prestazioni sportive. Ne hai mai sentito parlare? Sei a conoscenza di qualche esperienza simile?
• Spesso sono i genitori o gli allenatori a suggerire all‘atleta di assumerli. Se capitasse a te di ricevere un invito del genere, come reagiresti?
• “Nello sport l‘obiettivo dei ragazzi è solo quello di giocare, divertirsi e provare emozioni”. Sei d‘accordo con questa affermazione?
• Qual è il tuo sport preferito? Tu ne pratichi uno?
• Ti consideri un vero sportivo, che non ha paura di perdere e gioca senza trucchi?
PAROLA DI ROBERTO BAGGIO
Leggi la lettera che l’ex calciatore ha scritto ai giovani.
A tutti i giovani e tra questi ci sono anche i miei tre figli
Per 20 anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita, ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili.
So che i giovani non amano i consigli. Anche io ero così. Io però senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole.
La prima è passione. Non c‘è vita senza passione e questa la potete cercare solo dentro di voi. Non date retta a chi vi vuole influenzare. La passione si può anche trasmettere. Guardatevi dentro e lì la troverete.
La seconda è gioia. Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci la sera intorno alla tavola apparecchiata. E proprio dalla gioia nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita.
La terza è coraggio. È fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale.
È necessario non farsi sconfiggere. La cosa più importante è sentirsi soddisfatti, sapendo di aver dato tutto. Di aver fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità. Guardate al futuro e avanzate.
La quarta è successo. Se seguite gioia e passione, allora si può parlare anche del successo. Di questa parola che sembra essere rimasta l‘unico valore nella nostra società. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita quello che si è, nel modo migliore. Questo vale sia per il calciatore, per il falegname, l‘agricoltore o il fornaio.
La quinta è sacrificio. Ho subìto da giovane incidenti alle ginocchia, che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori, grazie al sacrificio, che vi assicuro non è una brutta parola. Il sacrificio è l‘essenza della vita, la porta per capirne il significato.
La giovinezza è il tempo della costruzione. Per questo bisogna allenarvi bene adesso: da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo, gli anni che state vivendo sono così importanti.
Non credete a ciò che arriva senza sacrificio, non fidatevi: è un‘illusione.
Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni e la realtà. Per tutta la vita ho fatto in modo di rimanere il ragazzo che ero, che amava il calcio e andava a letto stringendo al petto un pallone. Oggi ho solo qualche capello bianco in più, e tante vecchie cicatrici, ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui, sono sempre pieni di speranza.
Abbracciate i vostri sogni e seguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita ed è proprio questo che auguro a tutti voi e ai miei figli.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘importanza di una sana passione.
• Se ti guardi dentro, quali passioni senti di avere?
• Se pensi a un momento gioioso, quali ricordi appaiono nella tua memoria?
• In quali situazioni senti di dover avere molto coraggio?
• Per te cosa significa avere successo nella vita? In cosa vorresti avere successo?
• Credi anche tu che per realizzare un obiettivo bisogna saper mettere impegno e sacrificio costante? Ti viene in mente un momento in cui ciò è stato necessario per te?
• Quale parola, tra le 5 indicate da Roberto Baggio, ha più significato per te?
• Scrivi nel riquadro la frase che ti ha colpito di più nella lettera di Roberto Baggio:
LA FORZA DI REAGIRE: ALEX ZANARDI
Alex Zanardi è nato a Bologna, da bambino si trasferì con la famiglia a Castel Maggiore, a pochi chilometri dal capoluogo emiliano: qui sviluppò la passione per i motori della Formula 1.
Il 15 settembre 2001, durante una gara del campionato Champ Car in Germania, Zanardi perse improvvisamente il controllo della vettura; il gravissimo incidente gli costò l‘amputazione di entrambe le gambe. Mesi dopo l‘incidente, seduto su una sedia a rotelle, Alex scherzò dicendo: “Ora non rischio più di buscarmi un raffreddore camminando scalzo”.
Zanardi ha saputo reagire al terribile incidente che gli ha stravolto la vita e ha cominciato a partecipare a varie manifestazioni per atleti disabili intraprendendo una nuova carriera sportiva nel paraciclismo in handbike (una speciale bicicletta che si muove pedalando con le mani) e riportando importanti vittorie e medaglie olimpioniche. Ha collaborato come voce narrante in diverse serie di cartoni animati e ha deciso di donare in beneficenza tutto il suo compenso.
Nel 2020 Zanardi ha avuto un altro grave incidente in handbike e, per un anno e mezzo, si è sottoposto a molte terapie. Grazie alla sua proverbiale forza di volontà è riuscito a tornare a casa. Passo dopo passo, in un lento percorso fatto inevitabilmente di progressi e ricadute, Alex non ha mai mollato per conquistarsi la sua “terza vita”.
PER IL DIBATTITO
Guarda il video su YouTube: Alex Zanardi, un campione nella vita e nello sport che non ha mai smesso di lottare e rispondi:
• A cosa ti ha fatto pensare la storia di Alex Zanardi?
• Cosa può insegnarci il suo esempio?
• A volte di fronte alle difficoltà, o anche ai piccoli problemi di ogni giorno, ci sentiamo in crisi. Quali sono le cose che possono aiutarci a non arrenderci?
• Conosci delle persone coraggiose come Zanardi?
FARE PER CAPIRE
Prova a sperimentare delle limitazioni senso motorie per comprendere come, di fronte a una difficoltà, la mente si attiva per trovare strategie e soluzioni:
• cerca di orientarti nella tua aula bendato/a;
• sistema nello zaino quaderno e astuccio, utilizzando solo una mano e tenendo l‘altra dietro la schiena;
• fai con i tuoi compagni una breve gara di corsa con una gamba sola;
• procurati dei sacchi per potersi sfidare in una divertente “corsa nei sacchi”.
LA FORZA DI REAGIRE: AMBRA SABATINI
Ambra Sabatini era una ragazza come tante che amava lo sport e si allenava regolarmente.
Il 5 giugno 2019, quando aveva 17 anni, proprio mentre stava recandosi a un allenamento di atletica, lo scooter su cui viaggiava insieme al padre è stato urtato da un‘auto che ha invaso la loro corsia di marcia: in seguito a questo incidente, ha dovuto subire l‘amputazione della gamba sinistra sopra il ginocchio. Prova a immaginare: una ragazza carina, intelligente, che ama correre, andare a scuola, passeggiare con gli amici, all‘improvviso, per colpa di un automobilista distratto, si ritrova senza una gamba. Sarebbe potuta diventare una ragazza triste e passare il resto della vita a lamentarsi della sua disgrazia... E invece? Appena ha avuto la sua “gamba” di metallo, Ambra ha ricominciato ad allenarsi. All‘inizio non riusciva a camminarci con quella strana cosa attaccata alla coscia, poi, passo dopo passo, con la testardaggine di chi vuole provare a ricostruire un futuro, anche se diverso da quello che aveva sognato, è diventata sempre più sicura sulla sua nuova gamba. E il 4 settembre 2021, a Tokyo, ha battuto il record mondiale dei 100 metri ai giochi paralimpici.
Ogni persona ha in mente dei modelli di vita a cui ispirarsi, possono essere personaggi famosi dello sport del presente o del passato, ma anche persone della famiglia, amiche o amici… Quali sono i tuoi? Scegline una e disegnala nel riquadro qui sotto o incolla una sua immagine. Poi completa le domande per realizzare una sua breve biografia.
Come si chiama e cosa fa nella vita?
Perché per te rappresenta un modello?
In che cosa vorresti assomigliargli/le?
Come pensi di poterci riuscire?
Che cosa insegna la sua vita?
Tre vie per essere felici
Un giorno quattro gran professori, i più eruditi del mondo, si incontrarono per discutere una questione molto importante: si trattava di stabilire che cosa fosse la felicità.
Dai tempi più lontani, gli uomini si erano interrogati e avevano cercato senza sosta la felicità: chi nell‘amore, chi nella gloria e nel potere, chi infine nel denaro, ma con scarsi risultati.
L‘amore era come una rosa profumata ma con molte spine; il potere era accompagnato da tanti di quei grattacapi che i più intelligenti se ne tenevano volentieri alla larga. E che dire del denaro?
Tutti sanno che non dà la felicità.
Era finalmente giunto il momento di risolvere il problema e stabilire, una volta per tutte, quale fosse la strada per raggiungere la felicità.
Dopo essersi scambiati i soliti convenevoli, i quattro si accomodarono intorno a un tavolo e cominciarono a discutere. Ciascuno diceva la sua.
«Miei cari colleghi» cominciò a dire con fare pomposo il professore che veniva dal Nord, cui era stata affidata la mansione di redigere l‘enciclopedia più dettagliata del mondo, «so bene che la questione è assai intricata, ma noi siamo le menti più brillanti del pianeta. Con tutta evidenza troveremo il bandolo della matassa. Anzi, vi dico che avendo riflettuto a lungo ho già risolto il problema e mi sono fatto un‘opinione piuttosto precisa di che cosa sia la felicità: avere ciò che non si ha. Il malato sarebbe felice se fosse in salute, chi è solo sarebbe felice se avesse degli amici e chi è in compagnia vorrebbe starsene un po‘ in pace per i fatti suoi. Il povero sarebbe felice se fosse ricco e il ricco se fosse ancora più ricco. Io, che sono un grande conoscitore della natura umana, so bene che gli uomini sono fatti così: non si accontentano mai e vorrebbero trovarsi sempre in una condizione diversa da quella in cui sono».
«Egregio professore del Nord» osservò un po‘ contrariato il professore dell‘Est, un grande viaggiatore che conosceva ben dodici lingue e le usanze di tutti i popoli, «con questo vuoi forse dire che la felicità è impossibile, inafferrabile? Se così fosse, al mondo non ci sarebbe un solo uomo felice. Ma di fatto, non è vero. Secondo me la felicità esiste, eccome. Per esempio non è felice chi gode dei piaceri della vita, trascorre il suo tempo dedicandosi a ciò che più lo diverte e sa cogliere ogni occasione che il destino gli offre?»
«Non condivido il tuo giudizio» esclamò il professore dell‘Ovest, illustre scienziato ed esperto di matematica, fisica, astronomia e di tutte quelle discipline che avevano a che fare con i numeri.
«Non sai che il destino è capriccioso e ciò che offre con una mano, toglie con l‘altra? Affidarsi alla sorte per raggiungere la felicità è da sconsiderati. Meglio contare su se stessi, calcolare con attenzione i pro e i contro di ogni situazione, prevedere ogni cosa e non aspettarsi niente di straordinario. La felicità non è un sentimento che irrompe all‘improvviso con squilli di trombe, ma una condizione che si costruisce a poco a poco, con accortezza e precisione. E poi, quali sarebbero i piaceri della vita? Anche su questo non c‘è accordo: ciò che piace all‘uno, dispiace all‘altro».
«Forse la felicità è come una farfalla dalle ali leggiadre che volteggia nell‘aria e poi si posa sul fiore più odoroso» intervenne con tono ispirato il professore del Sud, che padroneggiava l‘arte poetica.
«Che cosa vuoi dire con questa immagine?» chiese con insofferenza il professore dell‘Ovest, che non sopportava i giri di parole.
«Che la felicità attraversa almeno una volta la vita di noi tutti: la cosa importante è saperla riconoscere quando la incontriamo».
«No, no, no! Mi dispiace, ma nessuno di voi è sulla buona strada, cari i miei colleghi» la voce del professore dell‘Ovest aveva raggiunto
toni acuti, per non dire irritati. «Fino a quando cercheremo la felicità nelle cose del mondo, saremo destinati a essere scontenti e insoddisfatti. La felicità si nasconde dentro di noi come un tesoro sepolto: è lì che va scovata».
«Vorresti dire che si può essere felici anche in assoluta solitudine?
No, non credo affatto. La felicità è contagiosa: se riusciamo a vederla brillare negli occhi di chi ci sta di fronte, non possiamo che essere felici anche noi».
Il professore dell‘Est aveva perso la calma e parlava con i capelli tutti scarmigliati. Poi cominciò ad accompagnare le sue parole battendo i pugni sul tavolo. Il professore del Nord intervenne con piglio risoluto per rimettere ordine tra i colleghi che stavano per accapigliarsi.
«Per favore, non facciamoci prendere la mano dal fervore della discussione e cerchiamo di ragionare seguendo un filo logico. Tutto il mondo aspetta la nostra risposta e non possiamo deludere l‘umanità intera. Che professori saremmo se non riuscissimo a venire a capo della faccenda?»
La discussione si protrasse senza interruzioni per giorni, settimane, mesi. Alcuni ben informati sostengono che i quattro professori siano ancora lì a esaminare il problema, mentre l‘universo intero continua quieto a seguire il suo corso.
F.Barigelli - G.Gugliormella, Alla scoperta dei perché, Raffaello
LESSICO
Cerca il significato di queste parole nel vocabolario.
Ogni creatura ha la sua idea di felicità. Completa il testo nelle nuvolette.
Io sono felice quando
Io sono felice quando
Io sono felice quando
Io sono felice quando
COS'È LA FELICITÀ?
I quattro professori del racconto hanno un‘accesa discussione per tentare di risolvere un problema che tutti si pongono, prima o poi. Che cos‘è la felicità? In effetti questo tema è stato studiato per secoli e secoli. E le risposte sono tantissime.
1 Trascrivi nei riquadri le definizioni che ogni professore ha dato della felicità:
Professore del Nord
Professore del Sud
Professore dell‘Est
Professore dell‘Ovest
2 Adesso fai un brain storming associando alla parola felicità la prima cosa che ti viene in mente. Inizia sottolineando i nostri suggerimenti e aggiungine altri. Ti servirà per costruire la tua idea di felicità.
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito su un argomento bellissimo: la felicità!
• E tu che definizione daresti della felicità?
• Cosa ti rende felice?
• Qual è stato il giorno più felice della tua vita?
• La felicità è momentanea o può durare a lungo?
• In che modo si può raggiungere la felicità?
• Si può essere felici da soli?
FARE PER CAPIRE
Dopo che hai risposto, prova a diventare giornalista e rivolgi queste domande ai tuoi compagni e in famiglia. Riceverai risposte diversissime, ma puoi lo stesso riordinare le informazioni ricevute seguendo un tuo schema. Ad esempio, puoi annotare:
• Secondo te, la felicità si lega ai bisogni della persona che la prova o è indipendente da essi?
• C‘è una costante comune sulle cose che ci rendono felici?
• La felicità è una sensazione che si alimenta di attimi o può essere duratura?
• L‘idea di felicità è diversa per un bambino e per un adulto?
IL VASO DELLA FELICITÀ
Procurati un vaso oppure una bottiglia con un‘imboccatura ampia. Alla fine di ogni giornata tutti i componenti della famiglia scriveranno su un bigliettino la cosa più bella ed emozionante accaduta loro durante la giornata. Lo leggeranno agli altri e poi ripiegheranno il bigliettino per riporlo all‘interno della bottiglia. I pensieri felici di ciascuno andranno a unirsi nella bottiglia, così diventeranno più forti anche nella memoria.
Analizzare la giornata appena trascorsa sarà un modo per apprezzare maggiormente le cose belle, imparando altresì a cercare costantemente un aspetto positivo, anche nei giorni peggiori. Questo aiuterà tutta la famiglia a essere più ottimista. Se vuoi, puoi annotare come vivi quest’esperienza e se ti sta aiutando a saper vedere la felicità in tante piccole azioni quotidiane. Avrai così sempre a disposizione il tuo Diario della Felicità!
LA FELICITÀ IN VERSI
Vi auguro felicità
Vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini. Vi auguro di rispettare le differenze degli altri, perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere alla stagnazione, all‘indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro, infine, di non rinunciare mai alla ricerca, all‘avventura, alla vita, all‘amore, perché la vita è una magnifica avventura e nessuno dovrebbe rinunciarvi, senza combattere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino.
Jacques Brel
Lasciate che io sia felice
Questa volta lasciate che sia felice, non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna parte, succede solo che sono felice fino all‘ultimo profondo angolino del cuore. Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono felice. Sono più sterminato dell‘erba nelle praterie, sento la pelle come un albero raggrinzito, e l‘acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un anello intorno alla mia vita, fatta di pane e pietra la terra l‘aria canta come una chitarra.
Pablo Neruda
Dopo aver letto queste due poesie, scrivi qui un tuo pensiero sulla felicità.
L‘ALBERO DELLA TUA VITA
Come hai potuto comprendere dalle storie che ti abbiamo presentato in questo percorso, l‘albero della nostra vita può svilupparsi in modi imprevedibili: a volte le difficoltà ci costringono a trovare percorsi diversi da quelli che avevamo progettato. Osserva l‘immagine e guarda quanti percorsi seguono i rami di questo albero dipinto da Klimt e intitolato l‘Albero della vita Prova tu a dare i colori che preferisci al tuo albero della vita. Puoi anche arricchirlo di simboli che descrivano i tuoi sogni e i progetti futuri o stampare la foto e incollarla in un cartoncino rigido, in modo da tenere sempre presente il tuo progetto di crescita.
Buon cammino di vita!
La felicità
“CERCATE LA FELICITÀ!”
“La felicità cercatela, tutti i giorni, continuamente. Chiunque mi legga o mi ascolti, ora si metta in cerca della felicità. Ora, in questo momento stesso, perché è lì. Ce l‘avete. Ce l‘abbiamo. Perché l‘hanno data a tutti noi. Ce l‘hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l‘hanno data in regalo, in dote.
Ed era un regalo così bello che l‘abbiamo nascosto come fanno i cani con l‘osso, che lo nascondono.
E molti di noi lo fanno così bene che non si ricordano dove l‘hanno messo. Ma ce l‘abbiamo, ce l‘avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima. Buttate tutto all‘aria. I cassetti, i comodini che c‘avete dentro. Vedrete che esce fuori. La felicità esiste. E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. […] L‘unica cosa di cui bisogna aver paura è di non cominciare mai a vivere davvero.”
Ad. Roberto Benigni
PER IL DIBATTITO
Rispondi a queste domande e usale per organizzare un dibattito sull‘argomento.
• Dove potresti aver nascosto il tuo angolo di felicità?
• Credi anche tu che spesso abbiamo la felicità a portata di mano e non ce ne accorgiamo?
• Ci sono intorno a te persone che ti sembrano felici?
• E a chi ti sembra infelice cosa consiglieresti?
- invitare tanti amici e stare in compagnia
- fare una passeggiata in un ambiente naturale: mare, bosco, fiume...
- dedicare tempo a un hobby spensierato
CO M P L I M E N
T I
HAI COMPLETATO IL 5° PERCORSO APPROFONDENDO ARGOMENTI IMPORTANTI
SEI DIVENTATO UN CITTADINO PIÙ ATTIVO E CONSAPEVOLE!
Breve autovalutazione
• I capitoli dedicati alle life skills ti hanno aiutato ad avere rapporti più sereni con i tuoi coetanei?
• Quale desiderio per il futuro è maturato in te da queste esperienze?
Le letture e le attività proposte ampliano gli obiettivi dei ragazzi e delle ragazze e mirano soprattutto alla conoscenza del mondo contemporaneo con tutte le problematiche che esso presenta. I contenuti affrontati riguardano infatti l’uso delle tecnologie e dei social, la tutela dell’ambiente, l’educazione alla legalità, al coraggio civile e alla pace. Varie sono le modalità proposte: letture, visione di film, ascolto di canzoni, attività utili per la formazione di un’abitudine alla ricerca di informazioni, allo sviluppo della capacità di ascolto, del pensiero critico e dell’abitudine al dibattito, come luogo in cui esporre le proprie idee e rispettare quelle dell’altro.