Obesity Monitor

A CURA: IBDO FOUNDATION; ISTAT; CORESEARCH; BHAVE
EDITORS: PAOLO SBRACCIA, ROBERTA CRIALESI, LUCIO CORSARO, ANTONIO NICOLUCCI, FEDERICO SERRA
OBESITY MONITOR JOURNAL è una rivista sul diabete, edita da IBDO Foundation. La rivista ospita periodicamente, in numeri monotematici, analisi, indagini, approfondimenti e documenti redatti da esperti che operano in diversi campi, con l’obiettivo di animare il confronto e la ricerca di soluzioni sul diabete quale malattia di grande rilevanza clinico, sociale, epidemiologica, economica e politico-sanitaria.
Editor in chief
Giuseppe Novelli
Co-Editors
Massimo Federici
Andrea Lenzi
Paolo Sbraccia
Walter Ricciardi
Editor Emeritus
Renato Lauro
Associate Editors
Stefano Del Prato
Francesco Dotta
Bernardino Fantini
Sergio Pecorelli
Federico Serra
Obesity Section Editor
Luca Busetto
Editorial Board
Gianluca Aimaretti
Angelo Avogaro
Rocco Barazzoni
Alfonso Bellia
Amelia Brunani
Raffaella Buzzetti
Riccardo Candido
Antonio Caretto
Valentino Cherubini
Annamaria Colao
Michele Carruba
Roberta Crialesi
Claudio Cricelli
Salvatore De Cosmo
Paolo Di Bartolo
Graziano Di Cianni
Cosimo Durante
Giuseppe Fatati
Sebastiano Filetti
Ezio Ghigo
Francesco Giorgino
Valeria Guglielmi
Frida Leonetti
Marco Meneguzzo
David Napier
Antonio Nicolucci
Barbara Paolini
Giuseppe Paolisso
Paola Pisanti
Juergen Rechardt
Mariacarolina Salerno
Giorgio Sesti
Federico Spandonaro
Ketty Vaccaro
Vasilis Vasiliou
Stefano Vella
Managing Editors
Lucio Corsaro
Ilaria Ranieri
Autori:
G.Aimaretti
V.Atella
A.Avogaro
S.Balducci
R.Barazzoni
R.Bellantone
F.Belotti
M.Biancolella
E.Bologna
L.Bonfanti
A.Burgio
C.Cassadante
L.Busetto
A.Consoli
A.Colao
L.Corsaro
R.Crialesi
C.Cricelli
G.Di Cianni
M.d’Errico
G.Fatati
M.Federici
L.Gargiulo
M.Giaccherini
L.Iannucci
R.Lauro
A.Lenzi
N.Levialdi Ghiron
G.Q. Liris
S.Loizzo
G.Medea
A.Nicolucci
G.Novelli
M.Occhiuto
B.Paolini
R.Pella
A.Piano Mortari
B.Polistena
M.Salerno
P.Sbraccia
D.Sbrollini
O.Schillaci
F.Serra
F.Spandonaro
G.Vaccaro
L.Trivellato
I.Zani
M.A. Zappa
EDITORIALE
OBESITÀ: IL CAMBIAMENTO CHE L’ITALIA NON PUÒ PIÙ RIMANDARE
Giuseppe Novelli, Renato Lauro, Andrea Lenzi, Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia
INTRODUZIONE
GLOBAL OBESITY: LA PANDEMIA SILENZIOSA DEL XXI SECOLO –
ANALISI, PREVISIONI E IMPLICAZIONI DI UNA CRISI SANITARIA PLANETARIA
Andrea Lenzi, Luca Busetto, Michele Carruba, Annamaria Colao, Giuseppe Novelli, Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia, Federico Serra
CONTRIBUTI ISTITUZIONALI
PREFAZIONI
Daniela Sbrollini
Roberto Pella
Francesco Maria Chelli
Nathan Levialdi Ghiron
IL PUNTO DI VISTA DELLE SOCIETà SCIENTIFICHE E DEI NETWORK
Barbara Paolini - ADI
Andrea Frasoldati - AME
Marco Chianelli - AME
Riccardo Candido - AMD
Giuseppe Fatati - IO-NET
Andrea Lenzi - OPEN Italy
Angelo Avogaro - EUDF
Raffaella Buzzetti - SID - FeSDI
Rocco Barazzoni - SIO
Giuseppe Navarra - SICOB
Diego Ferone - SIE
Valentino Cherubini - SIEDP
Alessandro Rossi - SIMG
Gerardo Medea, - SIMG
CALL TO ACTION
Paolo Sbraccia
LE SFIDE DI POLICY E LE INIZIATIVE LEGISLATIVE
OBESITÀ: UNA SFIDA SANITARIA E SOCIALE CHE NECESSITA
IMPEGNO POLITICO
Paolo Sbraccia
PERCHE’ L’OBESITA’ E’UNA MALATTIA CRONICA
PREMESSA
Paolo Sbraccia
NUOVI APPROCCI E PROSPETTIVE
ADATTAMENTO ITALIANO DELLA TASSONOMIA SULL’OBESITÀ
PRESENTATA DALLA EUROPEAN ASSOCIATION FOR THE STUDY OF OBESITY (EASO)
Luca Busetto, Rocco Barazzoni, Georgia Colleluori, Sami Schiff, Federico Serra, Iris Zani e Eugenia Romano
OBESITÀ: UNA SFIDA SISTEMICA. COSTRUIRE UNA GOVERNANCE
INTEGRATA ATTRAVERSO ALLEANZE TRA ISTITUZIONI, SCIENZA E CITTADINANZA. IL MODELLO OPEN E IL DOMINO VIRTUOSO
DELLE POLITICHE PUBBLICHE
Andrea Lenzi
L'OBESITÀ: IL RISULTATO DELL'INTERAZIONE TRA FATTORI
AMBIENTALI E GENETICI
Giuseppe Novelli
COMORBILITÀ DELL’OBESITÀ
Paolo Sbraccia
I DATI
INTRODUZIONE
Antonio Nicolucci e Maria Chiara Rossi
I DATI REGIONALI SULL’OBESITÀ
Roberta Crialesi
Antonio Nicolucci
Federico Serra
I DATI DIALLA SALUTE SUL SOVRAPPESO
E L’OBESITÀ NELLE BAMBINE E NEI BAMBINI DI 8-9 ANNI CNAPPS, ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Giovanni Capelli e Paola Nardone CNaPPS, Istituto Superiore di Sanità
I DATI DI HBSC - HEALTH BEHAVIOUR IN SCHOOL AGED CHILDREN
SUL SOVRAPPESO E L’OBESITÀ DEGLI ADOLESCENTI DI 11, 13, 15 E 17 ANNI
CNaPPS, Istituto Superiore di Sanità
BURDEN OF DISEASE GLOBALE, ITALIANO ED EUROPEO
Ilaria Ranieri
RIFLESSIONI DI IBDO FOUNDATION SULLA SALUTE E L’OBESITA
E IL PARADIGMA DEL CAMBIAMENTO SECONDO I dati OCSE
E L’INIZIATIVA PARIS
Giuseppe Novelli, Paolo Sbraccia e Federico Serra
LE PERSONE
OBESITY MONITOR 2025: UN’ANALISI COMPORTAMENTALE DEI PATIENT JOURNEY ROADBLOCKS
NELLA VITA DELLA PERSONA CON OBESITÀ
Lucio Corsaro, Emanuele Corsaro, Lorena Trivellato e Gianluca Vaccaro
OBESITÀ INFANTILE E BULLISMO
Ilaria Ranieri
COMMENTO DELLE ASSOCIAZIONI PAZIENTI – AMICI OBESI
Iris Zani
COMMENTO DELLE ASSOCIAZIONI PAZIENTI – ECPO
Diana Castillo Serrano
CORPI CHE CHIEDONO ASCOLTO
Un progetto di YMCA Health in collaborazione con IBDO Foundation e OPEN ItalyWEIGHT STIGA WORLD OBESITY FEDERATION
APPENDIX
SCHEDE ITALIANE DEL GLOBAL OBESITY OBSERVATORY DELLA WORLD OBESITY FEDERATION†
Ilaria Ranieri
WHO ACCELERATION PLAN TO STOP OBESITY
EDITORS E COAUTORI
PROMOTORI E PARTNERS
INFOGRAFICA OBESITA’ IN ITALIA
IBDO Foundation, promotrice di questo Report, continua il proprio impegno per portare l’obesità al centro del dibattito pubblico, contribuendo alla costruzione di un’agenda politica e sanitaria capace di affrontare questa condizione in modo sistemico, integrato e non frammentario. Il lavoro di ricerca e analisi è stato reso possibile grazie alla collaborazione di partner istituzionali e scientifici di alto livello: ISTAT, con il suo prezioso contributo nell’elaborazione dei dati demografici ed epidemiologici; Coresearch, che ha approfondito l’impatto dell’obesità nelle diverse regioni italiane; CREA Sanità, che ha analizzato il burden of disease legato all’obesità; l’Osservatorio sulla Salute Bene Comune, che ha offerto una lettura multidisciplinare attenta al legame tra salute pubblica, welfare e coesione sociale; BHAVE, che ha contribuito con una visione trasversale su innovazione, comunicazione, coinvolgimento dei cittadini e analisi del patient journey; e naturalmente il Centro Studi di IBDO Foundation, che ha curato l’elaborazione di proposte di strategia politica e sanitaria specificamente orientate al contesto italiano.
Dalla lettura integrata di questi contributi, emerge con forza l’urgenza di un cambiamento. È tempo che l’Italia riconosca formalmente l’obesità come una patologia cronica, dotandosi di strumenti normativi, organizzativi e finanziari adeguati alla sua gestione. È necessario che questa condizione entri stabilmente nei Livelli Essenziali di Assistenza, affinché la presa in carico clinica sia garantita su tutto il territorio nazionale in modo equo e appropriato. L’obesità deve essere inoltre inserita a pieno titolo nel Piano Nazionale della Cronicità, così da essere affrontata con gli stessi strumenti e la stessa dignità di altre patologie croniche già normate.
In parallelo, è fondamentale sviluppare e adottare linee guida nazionali sull’obesità all’interno del Programma Nazionale per le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, in modo da assicurare standard di qualità, uniformità e appropriatezza nella presa in carico da parte di tutti i professionisti sanitari.
La prevenzione deve diventare una priorità concreta e strutturale. Occorre destinare fondi certi e continui a programmi educativi e interventi sui corretti stili di vita, a partire dalla scuola e dai luoghi di lavoro, fino ad arrivare alle comunità locali. Ma la sola prevenzione non basta. Servono modelli organizzativi integrati, con reti regionali che garantiscano il pieno coordinamento tra centri clinico-assistenziali, centri di chirurgia bariatrica e medici di medicina generale, che devono essere formati e valo-
rizzati nel loro ruolo di primo presidio nella gestione dell’obesità come malattia cronica.
In questo quadro, un’attenzione crescente va rivolta anche alle nuove frontiere terapeutiche, tra cui i trattamenti farmacologici, che oggi offrono opzioni sempre più efficaci nella gestione dell’obesità. Questi trattamenti, tuttavia, devono essere accessibili in modo omogeneo in tutte le regioni, evitando inaccettabili disuguaglianze territoriali.
Centrale, in ogni strategia, deve essere anche il contrasto allo stigma. L’obesità è oggi una delle condizioni più stigmatizzate nella nostra società. Chi vive con obesità è spesso vittima di giudizi morali, discriminazioni e stereotipi che lo colpiscono in modo trasversale: sul lavoro, a scuola, nei media, persino negli stessi ambienti sanitari. Lo stigma, però, non è solo un problema culturale: è una barriera reale all’accesso alle cure, al benessere psicofisico, all’inclusione sociale. È un moltiplicatore di diseguaglianza e sofferenza. Combatterlo deve essere parte integrante di ogni politica pubblica sull’obesità. Occorre promuovere campagne di sensibilizzazione, formare gli operatori sanitari a un approccio empatico e rispettoso, costruire una nuova cultura che smetta di attribuire responsabilità morali alla condizione di chi ha una malattia cronica.
L’obesità non può più essere considerata una colpa individuale. È una condizione complessa, influenzata da molteplici fattori biologici, genetici, psicologici, ambientali e sociali. È ormai scientificamente accertato che alcune persone sono predisposte geneticamente a svilupparla, in un contesto ambientale che spesso favorisce l’eccesso di cibo ipercalorico, la sedentarietà, la diseducazione alimentare e la mancanza di spazi sani. Si tratta di ambienti obesogeni, che rendono più facile ingrassare e più difficile mantenere comportamenti salutari. In questo scenario, è ingiusto e inefficace continuare a far ricadere tutta la responsabilità sulle singole persone. La vera svolta passa da un cambio culturale profondo: dall’idea di colpa alla consapevolezza della responsabilità collettiva.
L’obesità è una condizione affrontabile, prevenibile, gestibile. Ma solo se smettiamo di trattarla come una questione privata e la riconosciamo come un’emergenza sociale e sanitaria che riguarda tutti. Solo se passiamo dalla frammentarietà all’integrazione, dalla stigmatizzazione alla cura, dal dato all’azione concreta.
IBDO Foundation, insieme ai suoi partner, continuerà a lavorare per una visione più equa, più scientifica, più giusta dell’obesità. Il tempo di agire è adesso. E il cambiamento, oggi più che mai, è possibile
Andrea Lenzi, Luca Busetto, Michele Carruba, Annamaria Colao, Giuseppe Novelli, Walter Ricciardi, Paolo Sbraccia, Federico Serra
Redazione scientifica a cura di OPEN Italy e IBDO Foundation su dati del Global Burden of Disease 2021, pubblicati su The Lancet (marzo 2025)
1. Introduzione: una crisi sistemica, non solo sanitaria
Negli ultimi trent’anni, l’obesità ha smesso di essere una condizione limitata a fasce sociali o geografiche specifiche ed è divenuta una vera e propria pandemia non infettiva, con caratteristiche globali, progressione sistemica e impatti su salute, economia, equità sociale e sostenibilità ambientale. Lo studio pubblicato da The Lancet il 3 marzo 2025, basato sui dati del Global Burden of Disease (GBD) 2021, fornisce il quadro più ampio, dettagliato e aggiornato mai elaborato su sovrappeso e obesità tra gli adulti (25+ anni), con dati dal 1990 e previsioni fino al 2050. I risultati sono allarmanti: se non verranno attuate politiche strutturali, entro il 2050 oltre metà della popolazione adulta mondiale vivrà in condizioni di eccesso ponderale, con conseguenze devastanti per la salute pubblica e la stabilità dei sistemi sanitari e produttivi.
2. Metodologia: una proiezione epidemiologica su scala planetaria
Lo studio ha utilizzato il framework metodologico avanzato del GBD, con modelli di regressione spaziotemporale (ST-GPR) e previsioni tramite Generalised Ensemble Modelling (GenEM), per stimare la prevalenza di sovrappeso (BMI 25,0–29,9) e obesità (BMI �30) in 204 Paesi e territori, suddivisi per età e sesso. I dati si basano su 1350 fonti (survey internazionali, studi nazionali, letteratura peer-reviewed), tra cui DHS, Eurobarometer, WHO STEPS, e sono stati corretti per bias da autoregolazione con un innovativo modello bayesiano MR-BRT. Le proiezioni al 2050 sono derivate da tendenze storiche integrate con il Socio-demographic Index (SDI) e altri covariati strutturali.
3. Risultati principali: la dimensione di un’epidemia invisibile
3.1. Prevalenza attuale (2021)
Nel 2021, i dati mostrano:
• 1,00 miliardo di uomini in sovrappeso/obesità (95% UI: 0,989–1,01)
• 1,11 miliardi di donne (95% UI: 1,10–1,12)
Paesi con i numeri assoluti più elevati:
• Cina: 402 milioni
• India: 180 milioni
• USA: 172 milioni
Regioni con i tassi più alti di prevalenza standardizzata per età:
• Oceania (es. Nauru, Tonga, Samoa): fino all’87% della popolazione adulta
• Medio Oriente e Nord Africa: oltre l’80%
• Nord America e America Latina: oltre il 70%
3.2. Evoluzione 1990–2021
• L’obesità è più che raddoppiata negli uomini (+155%)
• Aumentata di oltre 100% nelle donne (+105%)
Le aree con le accelerazioni più marcate:
• Nord Africa e Medio Oriente: triplicata tra gli uomini
• America Latina e Caraibi: aumento del 60–80%
• Asia Orientale: crescita continua e non ancora stabilizzata
4. Proiezioni al 2050: scenari futuri di rischio globale
4.1. Totale adulti sovrappeso/obesi previsto: 3,8 miliardi
• Prevalenza globale attesa: oltre il 50% della popolazione adulta
• Regioni con crescita più rapida:
• Africa sub-sahariana: +255%
• Asia meridionale
• America Centrale: da 55% a 75% di adulti in eccesso ponderale
Nigeria: da 45 milioni (2021) a 141 milioni (2050) � 4° Paese per numero assoluto di adulti in sovrappeso/obesità.
4.2. Effetto coorte e transizione generazionale
Le nuove generazioni, nate dopo il 2000, presentano tassi di obesità più precoci e persistenti, determinando un peggioramento della salute pubblica futura, aumento della disabilità precoce e impatti negativi sull’aspettativa di vita in buona salute.
5. Impatti sulla salute: l’amplificatore delle malattie croniche
• L’obesità è un determinante diretto o indiretto di:
• Diabete tipo 2
• Cardiopatie ischemiche e ictus
• Malattie osteoarticolari e metaboliche
• Tumori (colon, seno, pancreas, fegato)
Nel 2021:
• 3,71 milioni di decessi
• 129 milioni di DALYs (Disability Adjusted Life Years)
Proiezioni:
• 1,3 miliardi di persone con diabete entro il 2050
• Oltre 2 milioni di nuovi tumori correlati all’obesità entro il 2070
• Raddoppio di eventi cardiovascolari in alcune regioni
6. Impatti economici: una minaccia alla sostenibilità globale
Nel 2019:
• Costi da obesità:
• 3,2 miliardi USD (Paesi a basso reddito)
• 1,33 trilioni USD (Paesi ad alto reddito)
Entro il 2035:
• Perdita annua globale: 4 trilioni USD
• Riduzione del PIL mondiale: �2,9%
Le perdite economiche derivano da:
• Spesa sanitaria
• Invalidità, assenteismo
• Produttività ridotta
• Costi sociali indiretti
7. Focus Italia: un Paese a rischio crescente
7.1. Prevalenza in Italia (2021)
• 62,2% della popolazione adulta italiana è sovrappeso o obesa
• Uomini: 60,9%
• Donne: 63,4%
7.2. Proiezione al 2050
• Prevalenza prevista: 74,8% (UI 69,3–78,4%)
• Incremento relativo: +20,3%
• Circa 3 italiani su 4 adulti potrebbero trovarsi in eccesso ponderale
7.3. Implicazioni per il SSN
• Maggiore carico sulle cure primarie e ospedaliere
• Impatto su diabete, oncologia, cardiologia
• Rischi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale
7.4. Necessità di azioni strutturali
• Rafforzamento di Piani Regionali della Prevenzione
• Promozione di scuole attive e mense sane
• Incentivi fiscali a favore di cibi sani
• Urban health e mobilità sostenibile nei piani urbani
8. Perché le strategie attuali non funzionano
Lo studio evidenzia che le politiche globali:
• Sono volontarie e non vincolanti
• Mancano di indicatori di risultato
• Sono spesso ostacolate da lobby alimentari e interessi economici
Serve un cambio sistemico basato su:
Settore Intervento
Sanità Prevenzione e counseling nutrizionale
Scuola Educazione alimentare curricolare
Urbanistica Spazi per camminare e muoversi
Fisco Tasse su zuccheri e junk food
Media Regolazione pubblicità alimentare
9. Conclusione: il momento di agire è ora
L’obesità non è una scelta individuale, ma un prodotto del contesto. La sua crescita riflette ambienti obesogeni, disuguaglianze, modelli produttivi e fallimenti politici. Riconoscerla come una priorità globale è una scelta etica e strategica.
Il tempo per agire è ora. Il futuro della salute mondiale dipende da questo.
Riferimento bibliografico
GBD 2021 Adult BMI Collaborators. Global, regional, and national prevalence of adult overweight and obesity, 1990–2021, with forecasts to 2050: a forecasting study for the Global Burden of Disease Study 2021 The Lancet. 2025 Mar 8;405:813–838. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(25)00355-1
Sen. Daniela Sbrollini
Presidente Intergruppo parlamentare
“Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”
Prefazione dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e Malattie Croniche Non Trasmissibili
Sen. Daniela Sbrollini e dell’On. Roberto Pella
Presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e Malattie Croniche Non Trasmissibili
Viviamo un tempo in cui la salute pubblica è chiamata a confrontarsi con sfide epocali. Tra queste, l’obesità rappresenta una delle più complesse e pervasive: una condizione che coinvolge non solo la dimensione clinica, ma anche quella sociale, economica, culturale, educativa e territoriale. L’obesità non è un destino individuale, ma il risultato di determinanti molteplici, spesso strutturali, che riflettono disuguaglianze, stili di vita alterati, ambienti urbani inadeguati, e un’insufficiente cultura della prevenzione.
In questo scenario, come Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e Malattie Croniche Non Trasmissibili, abbiamo assunto con responsabilità il compito di contribuire a una svolta culturale e legislativa. Troppe volte, nel passato, l’obesità è stata ignorata, minimizzata, quando non stigmatizzata. Per troppo tempo, è mancato nel nostro ordinamento un riconoscimento formale e sostanziale dell’obesità come malattia cronica non trasmissibile, con effetti devastanti sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce, sull’accesso alle cure e sulla dignità delle persone che ne sono affette.
Per questo motivo, riteniamo fondamentale e storica la recente approvazione da parte della Camera dei Deputati della Proposta di Legge n. 741, d’iniziativa del deputato Roberto Pella, intitolata “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità”. Un testo coraggioso, innovativo, che rappresenta un punto di svolta per la sa-
On. Roberto Pella
Presidente Intergruppo parlamentare
“Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”
nità pubblica italiana e che, se approvato anche dal Senato, porterebbe l’Italia a essere il primo Paese al mondo a riconoscere legislativamente l’obesità come malattia
Questa proposta di legge non è solo un atto simbolico, ma uno strumento concreto per garantire tutele, percorsi di cura personalizzati, presa in carico multidisciplinare e continuità assistenziale. Si tratta di una norma fondata sull’evidenza scientifica, costruita grazie a un dialogo costante con le società scientifiche, con le associazioni dei pazienti, con gli enti locali, con il mondo della scuola e con le istituzioni sanitarie, nazionali e internazionali. Il suo impianto tiene conto della necessità di superare la visione colpevolizzante dell’obesità, di affrontare il tema con un approccio intersettoriale e life-course, di promuovere l’attività fisica e l’educazione alimentare sin dai primi anni di vita, e di sostenere la ricerca, l’innovazione terapeutica e l’inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza.
Il riconoscimento dell’obesità come patologia apre la strada a una serie di azioni fondamentali: la definizione di nuovi percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA), il potenziamento della rete di centri specializzati, l’adeguamento dei modelli di presa in carico sul territorio, la promozione di politiche fiscali e urbanistiche orientate alla salute, la lotta alla sedentarietà e l’adozione di campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza. È una legge che mette al centro la persona, la sua storia clinica, il suo contesto di vita e le sue fragilità, con l’obiettivo di ricostruire fiducia e prossimità tra istituzioni e cittadini.
In questo contesto, l’Italian Barometer Obesity Report
2025, curato dalla IBDO Foundation, si conferma come un punto di riferimento imprescindibile per la definizione delle politiche pubbliche. Attraverso l’analisi dei dati epidemiologici, delle disuguaglianze territoriali, delle esperienze internazionali e delle buone pratiche, questo report fornisce una base scientifica solida su cui costruire interventi coerenti, integrati e misurabili. Il report delinea una visione sistemica dell’obesità, fondata sulla salute come bene comune, sulla giustizia sociale, sull’equità di accesso e sulla centralità della persona.
Come rappresentanti delle istituzioni, sentiamo forte la responsabilità di fare dell’Italia un Paese pioniere nel contrasto alle malattie croniche non trasmissibili, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e con gli impegni assunti nell’ambito dell’OMS e dell’Unione Europea. Il cammino è ancora lungo, ma siamo convinti che il lavoro svolto in questa legislatura rappresenti un punto di non ritorno: una nuova consapevolezza, che deve tradursi in atti concreti, in investimenti mirati e in un’alleanza stabile tra Parlamento, Governo, Regioni, Comuni, comunità scientifica e società civile.
L’obesità non è una colpa individuale, ma una responsabilità collettiva. E il tempo dell’azione è adesso.
2.2 Prefazione Istat
Francesco Maria Chelli
Presidente Istat
Francesco Maria Chelli, Presidente
Con la pubblicazione della settima edizione dell’Obesity Barometer Report, l’Istat riafferma la propria collaborazione con la Fondazione IBDO, nella consapevolezza che la sinergia tra tutti coloro che intendono contribuire alla comprensione del fenomeno dell’obesità e l’impegno condiviso per contrastarne la diffusione costituisca la via più efficace per affrontare con rigore e concretezza le sfide cruciali della salute pubblica.
L’obesità rappresenta una delle sfide sanitarie e sociali più complesse dei nostri tempi che da qualche decennio è nell’agenda sanitaria globale e nazionale. È perciò importante garantire la produzione di informazioni utili a studiare il fenomeno e a supportare la definizione di politiche di contrasto.
Oltre a rappresentare una sfida clinica di primo piano, l’obesità è un tema che attraversa in profondità le dinamiche sociali, economiche e culturali del nostro Paese; riflette i cambiamenti nei comportamenti e negli stili di vita, nelle condizioni socio-economiche, nonché nei contesti familiari e territoriali. Le sue conseguenze si ripercuotono in modo rilevante sulla qualità della vita delle persone e sul benessere collettivo.
Contrastarne la diffusione significa infatti prolungare gli anni di vita in buona salute, ridurre il carico di disabilità e contenere i costi sia diretti, legati all’incremento della spesa sanitaria per la gestione delle comorbidità associate, sia indiretti, quali la riduzione della produttività, e,
in molti casi, il rischio di marginalizzazione economica e sociale. La riduzione dell’obesità rappresenta inoltre una leva strategica per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) fissati dalle Nazioni Unite per il 2030.
L’Istat è da tempo impegnato nella produzione sistematica di indicatori relativi alla salute e agli stili di vita della popolazione, secondo criteri di coerenza metodologica, solidità scientifica e continuità temporale. Tali statistiche ufficiali costituiscono una base fondamentale per l’analisi delle determinanti del benessere, la valutazione delle disuguaglianze di salute e l’elaborazione di politiche evidence-based. In un contesto informativo in continua evoluzione, l’Istituto investe costantemente in innovazione tecnologica e metodologica per garantire la qualità, la tempestività e la rilevanza dei dati rispetto alle esigenze della comunità scientifica e dei decisori pubblici.
I dati presentati in questa edizione documentano con chiarezza la portata del fenomeno ed evidenziano come obesità ed eccesso ponderale stiano interessando in misura crescente anche le fasce più giovani della popolazione. Anche le analisi dell’ultimo Rapporto annuale 2025 dell’Istat fanno anche emergere dinamiche interessanti tra le diverse generazioni. Tra i nati nei primi anni 2000, per esempio, la quota di persone in eccesso di peso nella fascia 20-24 anni è già superiore al 21%, contro il 13% dei coetanei nati negli anni Sessanta.
L’aumento della diffusione dell’obesità chiama in causa l’urgenza di azioni coordinate, capaci di affrontare le cause profonde e sistemiche di questa condizione, rafforzando la prevenzione, migliorando l’accesso alle cure e promuovendo ambienti favorevoli a stili di vita salutari.
Oggi più che mai per affrontare l’obesità abbiamo bisogno di visione, conoscenza e alleanze. Nessun intervento isolato può risolvere un problema così complesso. Servono politiche intersettoriali, che mettano in relazione sanità, istruzione, ambiente, alimentazione, trasporti e urbanistica. Serve uno sforzo condiviso per trasformare i contesti di vita e renderli favorevoli a scelte salutari. E serve, soprattutto, una costante attenzione alla lettura dei dati e all’ascolto delle evidenze, per orientare l’azione pubblica sulla base della realtà, con competenza e responsabilità.
È in questa prospettiva che l’Istat rinnova il proprio contributo al presente volume, convinto che un’informazione statistica solida, trasparente e accessibile rappresenti un fondamento essenziale per la costruzione di una società più giusta, inclusiva e in salute.
Prof Nathan Levialdi Ghiron
Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata
L’obesità è oggi riconosciuta come una delle principali emergenze sanitarie globali, con oltre un miliardo di persone colpite nel mondo e una crescita che non risparmia alcuna fascia di età né area geografica, coinvolgendo sia Paesi ad alto reddito sia Paesi in via di sviluppo. Nella Regione Europea dell’OMS, il 60% degli adulti e un bambino su quattro sono in sovrappeso o obesi, con un impatto crescente sulla salute pubblica, sullo sviluppo economico e sulla coesione sociale.
In Italia, secondo l’Italian Barometer Obesity Report, pubblicato da IBDO Foundation, in collaborazione con ISTAT, Coresearch, Crea Sanità e BHAVE, il numero di persone con obesità è aumentato del 38% rispetto al 2003, con una crescita particolarmente marcata tra i giovani adulti. L’obesità è correlata a oltre 250 patologie, tra cui il diabete, le malattie cardiovascolari e numerose forme tumorali. Ma non può essere ricondotta a una mera responsabilità individuale: è l’intero sistema in cui viviamo che può favorire o ostacolare comportamenti salutari. Per questo è necessario adottare una visione sistemica, capace di superare l’approccio centrato esclusivamente sull’individuo, per abbracciare la complessità delle interazioni tra salute umana, ambiente e società.
È indispensabile intervenire con politiche integrate, che non siano solo sanitarie, ma anche urbanistiche, fiscali, educative. Politiche che agiscano sui contesti piuttosto che limitarsi ai comportamenti individuali. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalle conseguenze delle pandemie globali, questa prospettiva sistemica rappresenta un modello utile anche per affrontare altre grandi sfide sanitarie, riaffermando che la salute è un diritto plasmato dall’equità e dalla sostenibilità ambientale.
In ottica di prevenzione, le strategie multisettoriali – prioritarie per l’Organizzazione Mondiale della Sanità – comprendono la promozione di stili di vita attivi (come l’introduzione di programmi di attività fisica nelle scuole e nei luoghi di lavoro, o la progettazione urbana che favorisca la mobilità pedonale e ciclabile), il rafforzamento dei servizi sanitari (con formazione specifica per gli operatori sulla gestione multidisciplinare dell’obesità), e la regolamentazione degli ambienti alimentari (con misure come la tassazione delle bevande zuccherate, incentivi per cibi sani, e restrizioni alla pubblicità di alimenti ipercalorici rivolta ai minori, in particolare sui media digitali).
L’approccio One Health ci invita a considerare le molteplici determinanti dell’obesità – ambientali, sociali, culturali, economici – e a costruire risposte che tengano conto dell’intero sistema di relazioni in cui siamo immersi. Questo significa, ad esempio, trasformare gli ambienti obesogeni, promuovere politiche di giustizia sociale, rafforzare il capitale sociale e integrare le azioni preventive nei contesti educativi e nelle comunità vulnerabili. La lotta all’obesità non può essere confinata al settore sanitario, ma richiede un forte impegno politico trasversale, coordinamento tra settori e investimenti a lungo termine.
In questo quadro, l’attività dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO Foundation), spin-off accademico dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e parte integrante della terza missione dell’Ateneo, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra ricerca, territorio e politiche pubbliche. La fondazione contribuisce in modo significativo alla diffusione della cultura scientifica e alla
costruzione di strategie condivise, basate sull’evidenza, per affrontare le grandi sfide sanitarie e sociali del nostro tempo.
Di questa strada tracciata dal Prof. Renato Lauro e oggi proseguita dai Professori del nostro Ateneo Paolo Sbraccia, Davide Lauro, Massimo Federici, Alfonso Bellia, Valeria Guglielmi, Federico Spandonaro e Giuseppe Novelli e da Federico Serra, siamo orgogliosi e consapevoli del valore creato negli anni da IBDO Foundation.
Solo adottando una visione sistemica – che tenga insieme salute umana, benessere collettivo e tutela del pianeta – sarà possibile invertire la rotta dell’epidemia di obesità e costruire un futuro più sano, equo e sostenibile per le generazioni che verranno.
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Oltre 1 miliardo di persone al mondo sono affette da Obesità, ormai considerata una vera e propria malattia cronica con effetti devastanti e gravi conseguenze su uomini, donne e bambini. In particolare sono circa 159 milioni di bambini ed adolescenti, la prevalenza è quadruplicata dal 1990 ad oggi.
È ormai acquisito come le radici dell’obesità siano profonde e, nello scenario attuale, l’unica via perseguibile per ottenere progressi è quella data dall’impegno congiunto e dalla collaborazione di tutti i settori e le forze sociali.
A livello nazionale sono stati espressi indirizzi per orientare le scelte regionali in materia di nutrizione.
Il documento “Valutazione delle criticità nazionali in ambito nutrizionale e strategie di intervento 2016-2019” identifica la nutrizione preventiva e clinica come ambito centrale per lo sviluppo di azioni concrete volte a contrastare l’obesità e le patologie croniche non trasmissibili ad essa correlate e ridurre l’impatto che hanno sullo stato di salute della popolazione e sulla spesa sanitaria. Per raggiungere tali obiettivi si delinea la necessità di un’efficace rete pubblica d’intervento per la nutrizione preventiva e clinica in grado di assicurare le specifiche prestazioni a livello ospedaliero e territoriale.
Il “Piano nazionale per la cronicità” (Rep. atti n.160/CSR del 15/9/2016) individua come elemento centrale da perseguire un sistema di prevenzione e cure centrato sulla persona, favorito da un modello di prevenzione e cure integrato ospedale/territorio.
Nella stessa ottica si inseriscono Le “Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità”, approvate a luglio 2022 in conferenza Stato-Regioni
forniscono elementi di policy di sistema e di indirizzo sulle azioni necessarie da intraprendere con l’obiettivo di: fornire agli operatori e ai decisori istituzionali uno strumento per scelte organizzative e comportamenti professionali omogenei; individuare un percorso integrato e condiviso tra l’area preventiva e quella clinica per un precoce, sinergico e simultaneo inquadramento preventivo e clinico-nutrizionale, che rappresenti anche un anello di raccordo tra la medicina di base, i Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL e i diversi setting di cura specialistici ambulatoriali/ospedalieri.
Purtroppo le politiche messe in atto fino ad ora si sono dimostrate fallimentari, urge una nuova politica con una chiara esigenza di integrare stabilmente le componenti legate alla nutrizione preventiva ed alla nutrizione clinica al fine di rispondere alle esigenze espresse dalla popolazione mediante la stesura di programmi di intervento nutrizionale continuativi tra ospedale e territorio che tengano conto di tutte le strategie possibili di prevenzione e trattamento dell’obesità e delle sue comorbilità.
ADI a tal proposito sottolinea l’importanza di perseguite le seguenti azioni:
Riconoscere l’obesità come malattia cronica non trasmissibile, recentemente la camera ha approvato la mozione sul riconoscimento, ci auguriamo che al più presto si possa procedere al riconoscimento alla camera ed in conferenza stato regioni. Questo consentirebbe investimenti in personale esperto in nutrizione al fine di:
1) attuazione di programmi di sorveglianza e prevenzione nutrizionale;
2) definizione di strutture di nutrizione clinica e dietologia con personale specialistico dedicato che 31
abbiano un ruolo centrale nella prevenzione - diagnosi e cura dell’obesità;
3) attuazione di una rete regionale di Nutrizione Preventiva e Clinica, che integri le due componenti di prevenzione/promozione della salute e di diagnosi e trattamento (PDTA Regionali);
4) individuazione di standard organizzativi della rete, in particolare delle strutture di nutrizione clinica e dietologia che attuano diagnosi e cura secondo le più recenti acquisizioni diagnostiche e linee guida terapeutiche. Utilizzo Terapia farmacologica intesa come prevenzione delle complicanze dell’obesità
5) realizzazione di un osservatorio epidemiologico nazionale per la progettazione e l’avvio di interventi di promozione di sana alimentazione e di prevenzione dell’obesità e patologie correlate;
6) definizione di programmi per la ristorazione collettiva con al centro non solo programmi di educazione alimentare, ma anche di risparmio dello spreco alimentare e sostenibilità ambientale;
7) attività di formazione e ricerca: inserimento di insegnamento di nutrizione clinica nel corso di Medicina e incremento del numero del numero dei posti e delle scuole di specialità in scienza dell’alimentazione e nutrizione clinica
8) collaborazione e integrazione con le Società Scientifiche che sono coinvolte nella gestione delle comorbilità legate all’obesità
9) collaborazione con associazioni dei pazienti obesi
10) promozione di uso responsabile dei media e dei social media
11) stimolo ad associazioni di comuni che promuovano ambienti urbani che consentono l’attuazione di programmi di educazione alimentare ed attività fisica
12) integrazione e collaborazione con il Ministero della Salute e altre Istituzioni
Andrea Frasoldati Presidente AME
Marco Chianelli
Coordinatore della Commissione Obesità dell'AME
L’impegno di AME: informazione, formazione e Linee Guida per la cura dell’Obesità
I nuovi farmaci oggi disponibili per la cura dell’obesità presentano un’efficacia sempre più sovrapponibile a quella della chirurgia bariatrica. Si tratta di molecole in grado di mimare l’azione di ormoni fisiologicamente attivi nel nostro organismo e dotati di un ruolo di primo piano nella regolazione dell’intake calorico e del metabolismo. La loro azione non è soltanto quella di ridurre il peso corporeo ma anche quello di ritardare la comparsa delle complicanze associate a questa patologia, in alcuni casi inducendone una parziale regressione. Un punto deve essere sottolineato: la disponibilità di questi efficaci strumenti terapeutici ha avuto il merito di (ri)accendere i riflettori su una malattia certamente diffusa, presente in crescente misura nelle fasce più giovani della popolazione, nei confronti della quale l’atteggiamento prevalente in molti pazienti e purtroppo anche tra numerosi specialisti è stata per lungo tempo di resa.
Gli endocrinologi si propongono, non da soli ma in collaborazione con altre figure specialistiche, come parte attiva nella lotta all’obesità, anche in virtù delle proprie tradizionali competenze nell’ambito dell’omeostasi ormonale e metabolica.
L’AME ha come propria mission principale la formazione continua degli endocrinologi e ritiene che l’assistenza e la cura del paziente con obesità rappresenti un obiettivo strategico per la Sanità di oggi e di domani. Per promuovere la diffusione delle conoscenze in questa disciplina e fornire gli strumenti necessari ai medici coinvolti, l’AME ha implementato in questo ultimo biennio numerose iniziative:
La stesura, in collaborazione con altre società scientifiche di diverse linee guida pubblicate sulla piattaforma del Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità;
L’istituzione di una Commissione Obesità, motore di una crescita culturale specifica all’interno dell’Associazione;
La progettazione di una Scuola per l’Obesità dedicata alla formazione dei futuri obesiologi e di Corsi su base macroregionale centrati sull’approccio multidisciplinare alla cura del paziente nella real life;
L’organizzazione di Convegni nazionali interamente dedicati alle problematiche dell’obesità;
La realizzazione di un sondaggio intersocietario sulla necessità di uno screening personalizzato per la valutazione del rischio oncologico nel paziente con obesità, e di survey sull’attitudine prescrittiva degli endocrinologi italiani. I risultati di questi sondaggi documentano un rilevante aumento della competenza prescrittiva a testimonianza dell’efficacia delle iniziative intraprese.
Riccardo Candido Presidente Associazione Medici
Diabetologi (AMD)
L’obesità rappresenta una delle più rilevanti sfide sanitarie a livello globale, con una diffusione crescente anche in Italia. I dati epidemiologici confermano una stretta correlazione tra obesità e diabete di tipo 2: due condizioni che si rafforzano reciprocamente e condividono molteplici fattori di rischio, determinando un impatto significativo in termini di complicanze cardiovascolari, respiratorie e renali, e di costi sociali ed economici.
In questo scenario, è fondamentale ripensare il modello organizzativo dell’assistenza diabetologica. Un approccio focalizzato solo sul controllo dei parametri metabolici sarebbe insufficiente di fronte alla complessità clinica di molti pazienti, nei quali il diabete si associa all’obesità e ad altre patologie croniche. È necessario adottare una visione centrata sulla persona, che consideri la molteplicità dei bisogni clinici, psicologici e sociali connessi alla cronicità.
La presa in cura deve diventare globale, continua e integrata, fondata su un sistema che garantisca l’individuazione precoce delle comorbidità e l’attivazione di percorsi diagnostico-terapeutici tempestivi e strutturati. In quest’ottica, le strutture diabetologiche devono evolvere verso una funzione di hub multidisciplinare, capace di coordinare una rete di servizi e professionalità – dal medico di medicina generale allo specialista, dall’infermiere dedicato al dietista, fino alle figure psico-sociali – in un’ottica di forte integrazione tra ospedale e territorio.
Inoltre, è fondamentale che tali percorsi siano formalizzati, accessibili e sostenibili, basati su protocolli condivisi, strumenti di valutazione standardizzati e meccanismi efficienti di continuità assistenziale.
Accanto alla gestione clinica, la prevenzione assume un ruolo strategico. Servono politiche pubbliche orientate alla promozione della salute e alla diffusione di sani stili di vita, con interventi precoci e mirati in ambito scolastico, lavorativo e comunitario, in grado di contrastare la diffusione dei principali fattori di rischio.
In questo quadro, l’Italian Barometer Obesity Report costituisce uno strumento prezioso per analizzare i dati, orientare le politiche e favorire una riflessione condivisa tra tutti gli attori del sistema salute. Solo attraverso un approccio integrato, basato su evidenze, percorsi strutturati e azioni coordinate, sarà possibile affrontare efficacemente l’intersezione tra obesità e diabete come priorità di salute pubblica.
Giuseppe Fatati
Presidente Italian Obesity Network
Dati, politiche, interventi e azioni per combattere l’obesità
Finalmente una buona notizia, anzi una ottima notizia! La proposta di legge contenuta nell’Atto della Camera dei Deputati n.741 della XIX Legislatura del 28 dicembre 2022 su “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” di iniziativa dell’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”, è stata approvata alla Camera. La PdL prevede il riconoscimento dell’obesità come una malattia inserendone le prestazioni nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e ponendola a carico del Servizio sanitario e si caratterizza per un approccio integrato alla lotta alla malattia che comprende prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale. L’approvazione di questa Legge si unisce a un altro traguardo raggiunto: l’istituzione di un Fondo mirato per la cura e la prevenzione dell’obesità. La giusta soddisfazione per questi grandi risultati non ci deve far dimenticare che c’è ancora molto da fare e che l’iter che li ha portati è stato sicuramente lungo e impegnativo. L’OMS ha classificato l’obesità come malattia fin dal 1948 e nel 2021 ha aggiornato la sua definizione a malattia cronica, progressiva e recidivante (MCNT). Nel 2018 abbiamo pubblicato il Manifesto dell’Italian Obesity Network per un futuro sostenibile e dopo cinque anni abbiamo prodotto una nuova edizione che ha identificato un percorso virtuoso finalizzato al raggiungimento di quattro obiettivi: dare priorità all’obesità come MCNT, costruire l’alfabetizzazione sanitaria, ottimizzare le strategie di prevenzione e migliorare i servizi. E’ certo che fino ad oggi i sistemi sanitari, governativi, alimentari, i media e gli ambienti in cui lavoriamo e viviamo hanno contribuito in modo sinergico all’aumento dei tassi di obesità nel mondo. Dobbiamo lavorare insieme
per chiedere un cambiamento di questi sistemi, e le persone che convivono con l’obesità devono farsi portavoce di tali iniziative. E’ importante avere presenti tre nuovi concetti: sindemia, esposoma e planetary health. Il termine sindemia deriva dalla crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia. L’interazione di obesità, denutrizione e cambiamenti climatici è compresa nel termine Global Syndemic per la loro copresenza nello stesso periodo storico, le comuni determinanti sociali e la reciproca influenza. Nel 2005 Christopher Wild ha introdotto l’esposoma, concetto innovativo che include l’esposizione ambientale e le relative risposte biologiche. L’esposoma è l’insieme di fattori esterni in grado di incidere sul nostro organismo tra cui ciò che mangiamo, respiriamo, facciamo, le nostre esperienze e dove viviamo abitualmente. Gli inquinanti chimici, comprese le micro e nanoplastiche, influenzano il sistema endocrino, favorendo l’aumento di peso e l’obesità. Questi inquinanti, denominati interferenti endocrini, sono presenti negli imballaggi alimentari, nei cosmetici, nella polvere stradale e negli arredi domestici. Senza una attenzione critica per l’ambiente anche comportamenti virtuosi possono diventare fonte di pericolo. L’utilizzo delle mascherine monouso per la prevenzione del COVID-19 ne sono un esempio eclatante. Sono costituite principalmente da polipropilene e il loro smaltimento, se non corretto, è causa di un potenziale inquinamento ambientale. I rischi collegati ai fattori ambientali sono quelli su cui i cittadini sembrano meno informati. Lo sviluppo urbano da un lato ha reso la vita di tutti i giorni più comoda, dall’altro ha determinato un peggioramento delle condizioni di salute. La definizione salute del pianeta (Planetary Health) si riferisce alla salute interdipendente tra gli esseri umani e l’ambiente; la salute dell’uno è strettamente legata a
quella dell’altro. L’Urban Health Rome Declaration del 2017 ha definito gli aspetti strategici di azione per migliorare la salute nelle città che deve essere considerata un investimento e non solo un costo. Gli interventi devono avvenire attraverso un approccio di tipo olistico, per quanto riguarda la persona, e di tipo multisettoriale, per quanto attiene alle politiche di promozione della salute nell’ambito del contesto urbano. E’ necessario mettere in campo azioni collettive e impegno globale. La salute del pianeta dipende dalla salute urbana e rurale. l’Italian Obesity Network vuole favorire la traslazione delle conoscenze scientifiche in iniziative territoriali integrate come pratiche di buona salute (urban and rural health). Siamo in sintonia con quanti affermano che è necessario immaginare la città del domani come se fosse un organismo vivente e non come un contenitore dove le persone si rifugiano solo per trascorrere la notte. E da organismo vivente dev’essere capace di cambiare e evolversi così come mutano le esigenze delle persone.
Andrea Lenzi Presidente di OPEN Italy
Obesità: costruire sinergie e reti per affrontare una sfida sistemica
L’obesità non è soltanto una patologia cronica in preoccupante crescita, ma un indicatore della disfunzione strutturale del nostro modello di sviluppo. È la conseguenza visibile di una serie di fattori che si intrecciano –ambientali, nutrizionali, culturali, economici, sociali – e che richiedono un approccio integrato, trasversale e di sistema. In questo contesto, OPEN Italy – Osservatorio Permanente sull’Equità della Nutrizione e sulla prevenzione dell’Obesità – nasce con l’obiettivo di promuovere un’alleanza stabile e operativa tra istituzioni, società scientifiche, università, amministrazioni locali, imprese e cittadini. Un’alleanza fondata sull’equità, sulla scienza e sull’evidenza, capace di affrontare l’obesità non solo come emergenza sanitaria, ma come cartina di tornasole delle diseguaglianze e delle criticità del nostro Paese.
Costruire sinergie: dalla frammentazione alla governance integrata
Oggi l’Italia è ancora priva di una governance strutturata sull’obesità. Le azioni sono frammentate tra diversi livelli istituzionali e non sempre coordinate con coerenza. Questo ritardo genera disuguaglianze territoriali, carenze nell’accesso ai servizi e nell’equità delle cure, ma soprattutto impedisce la costruzione di percorsi assistenziali e preventivi realmente efficaci. Occorre urgentemente istituire una regia interistituzionale e multilivello che metta a sistema i tanti attori coinvolti, a partire dai Ministeri della Salute, dell’Istruzione, dell’Agricoltura e dell’Ambiente, fino alle Regioni e ai Comuni. Solo una regia unificata può garantire continuità, sostenibilità e valutazione degli interventi, a partire dall’inclusione del-
l’obesità nel Piano Nazionale della Cronicità, nell’aggiornamento dei LEA e nei programmi strutturali del PNRR.
Dare forma a reti endocrino-metaboliche territoriali
Un pilastro essenziale della nuova governance deve essere la costruzione di vere e proprie reti clinico-assistenziali endocrino-metaboliche territoriali dedicate all’obesità. Non possiamo più affidarci a singole buone pratiche o a modelli di presa in carico sporadici. Serve una rete nazionale strutturata, capace di coordinare i livelli di prevenzione, diagnosi, cura e follow-up lungo tutto il percorso del paziente. Queste reti devono integrare le competenze delle unità di endocrinologia, nutrizione clinica, diabetologia, pediatria, medicina generale, psicologia, educazione sanitaria, promozione dell’attività fisica e della salute mentale.
OPEN Italy propone che ogni Regione identifichi e sviluppi almeno un Centro di riferimento per l’obesità, con funzione di hub di rete, connesso a una costellazione di nodi territoriali (ambulatori, scuole, palestre della salute, farmacie di comunità, servizi sociali e sanitari integrati). La multidisciplinarietà deve diventare prassi, non eccezione. L’intervento su bambini, adolescenti e famiglie richiede strumenti dedicati, percorsi agevolati e team interprofessionali formati e aggiornati.
Un’informazione consapevole per un cambiamento culturale
Affrontare l’obesità significa anche cambiare radicalmente il modo in cui se ne parla. Troppo spesso il dibattito pubblico e i media si affidano a stereotipi semplificatori e colpevolizzanti, che descrivono la persona con obesità come unica responsabile della pro-
pria condizione, alimentando stigma e disinformazione. Questo approccio non solo è scientificamente infondato, ma danneggia profondamente chi vive con l’obesità, ostacolando la diagnosi precoce, la richiesta di aiuto e l’accesso alle cure.
È dunque fondamentale promuovere una comunicazione attenta, capillare e rispettosa, basata su dati, evidenze e linguaggio inclusivo. OPEN Italy sostiene la necessità di una vera e propria “alfabetizzazione culturale” rivolta non solo ai cittadini, ma anche ai media, agli operatori sanitari, agli insegnanti, agli amministratori locali. Solo attraverso una narrazione nuova – che racconti l’obesità come malattia cronica e non come mancanza di volontà – sarà possibile costruire una società più giusta e più pronta a prendersi cura di tutte e tutti.
Co-progettare con scienza e cittadini
Uno dei punti di forza dell’esperienza di OPEN Italy è la capacità di mettere attorno allo stesso tavolo istituzioni, scienziati, professionisti sanitari e cittadini. Questo approccio collaborativo – che chiamiamo “domino game istituzionale” – consente di costruire politiche realmente fondate sull’evidenza e sulla vita reale delle persone. La co-progettazione dei percorsi assistenziali e preventivi con le società scientifiche e le associazioni dei pazienti garantisce maggiore efficacia, maggiore adesione ai trattamenti e una visione più ampia delle determinanti sociali della salute. Le persone con obesità devono essere ascoltate, coinvolte, rappresentate: non solo come portatori di bisogni, ma come co-protagonisti del cambiamento.
Investire nei territori: scuole, città, comunità
La prevenzione dell’obesità non può limitarsi al piano clinico. Deve riguardare le città, le scuole, il lavoro, la mobilità, la pubblicità, le mense, le filiere agroalimentari. Serve una strategia “One Health” che promuova ambienti favorevoli alla salute in tutte le fasi della vita. Le scuole devono diventare luoghi centrali di alfabetizzazione alimentare, educazione al movimento e contrasto alle diseguaglianze, così come le città devono dotarsi di piani urbanistici che incentivino l’attività fisica quotidiana e l’accesso al cibo sano e di qualità. Le comunità più vulnerabili devono essere raggiunte con interventi mirati, anche attraverso la medicina di prossimità e gli strumenti digitali.
Dal paradigma della colpa al paradigma della cura
Superare la stigmatizzazione dell’obesità è un imperativo etico e scientifico. L’obesità non è una colpa, ma una malattia cronica, multifattoriale, prevenibile e trattabile. Il nostro sistema sanitario deve riconoscerla come tale in tutte le sue implicazioni: fisiche, psicologiche, relazionali, sociali. Serve un patto culturale e istituzionale per promuovere un linguaggio rispettoso, una narrazione corretta nei media e una formazione adeguata dei professionisti sanitari. La persona con obesità ha diritto a un percorso dignitoso, personalizzato e privo di barriere.
Un’agenda condivisa per il futuro
OPEN Italy continuerà a lavorare per costruire questa agenda condivisa, promuovendo ricerche, pubblicazioni, eventi, campagne di comunicazione e momenti di confronto istituzionale. Ma soprattutto continuerà a coltivare le sinergie strategiche che permettono di trasformare l’analisi in azione, l’evidenza in policy, la conoscenza in giustizia. Perché l’obesità non è soltanto un problema sanitario, ma una questione di democrazia, coesione e futuro
Angelo Avogaro
Coordinatore EUDF Italia
La convergenza tra diabete e obesità: una priorità strategica per l’Europa e per l’Italia
Nel contesto delle grandi trasformazioni sanitarie che investono l’Europa, la European Diabetes Forum (EUDF) si è posta l’obiettivo di colmare il divario tra evidenze scientifiche e decisioni politiche, offrendo una piattaforma che metta in dialogo comunità scientifica, istituzioni e società civile. In quest’ottica, la combinazione di diabete di tipo 2 e obesità – la cosiddetta “diabesità” – rappresenta un nodo strategico di primaria importanza, al centro della crisi di salute pubblica del nostro tempo.
Per affrontare in modo sistemico questa sfida, EUDF ha istituito lo Strategic Forum “Diabetes and Obesity”, un’iniziativa chiave dell’agenda europea, che si propone di identificare strumenti normativi, percorsi clinici integrati e azioni coordinate per contenere e prevenire l’impatto sanitario, sociale ed economico della diabesità. Anche in Italia, EUDF ha attivato uno Strategic Forum nazionale “Diabete e Obesità”, con l’obiettivo di tradurre l’impegno europeo in politiche operative e territoriali, promuovendo un’alleanza tra Regioni, Ministero, società scientifiche, università e stakeholder del sistema salute.
Obesità e rischio cardiovascolare: una relazione cruciale da affrontare con urgenza
Numerosi studi clinici e metanalisi internazionali confermano che l’obesità è un potente fattore di rischio cardiovascolare, spesso sottovalutato nelle strategie di prevenzione secondaria e terziaria. Le persone obese hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare ipertensione, malattia renale cronica, de-
cadimento cognitivo, dislipidemia, aterosclerosi e scompenso cardiaco, condizioni che a loro volta accelerano l’evoluzione del diabete e ne complicano il trattamento.
La relazione circolare tra obesità viscerale, insulinoresistenza e infiammazione cronica di basso grado costituisce il fulcro fisiopatologico della diabesità. Di conseguenza, la prevenzione e la riduzione del peso corporeo devono diventare una priorità non solo per la cura del diabete, ma anche per contenere la pandemia silenziosa delle malattie cardiovascolari che rappresentano, ancora oggi, la prima causa di morte in Europa e in Italia
Una strategia europea e italiana per la promozione dei sani stili di vita
Alla luce di questi dati, EUDF ribadisce con forza la necessità di una strategia europea integrata sulla promozione dei sani stili di vita, basata su tre assi fondamentali:
1) Politiche urbane, scolastiche e fiscali che rendano accessibile e sostenibile la “scelta salutare”: cibo sano, mobilità attiva, tempo per l’attività fisica e ambienti urbani favorevoli alla salute.
2) Interventi strutturati di promozione dell’attività fisica, con campagne pubbliche mirate e un rinnovato ruolo della medicina dello sport e della medicina preventiva.
3) Educazione alimentare e promozione dell’health literacy fin dalla scuola primaria, con programmi curricolari trasversali tra salute, ambiente e cittadinanza.
Nel contesto italiano, l’urgenza è ancora più marcata: le disuguaglianze territoriali, sociali e culturali accentuano la vulnerabilità di ampie fasce di popolazione, in particolare nelle Regioni del Sud e nelle aree interne, dove i tassi di obesità infantile e sedentarietà superano nettamente la media europea. Una strategia nazionale coordinata e multistakeholder è non solo auspicabile, ma imprescindibile.
Verso una nuova governance per la gestione integrata della diabesità
L’attivazione dello Strategic Forum “Diabete e Obesità” in Italia mira a promuovere:
• PDTA nazionali armonizzati, capaci di superare la frammentazione e di valorizzare le competenze multidisciplinari.
• Accesso tempestivo alle terapie innovative, efficaci nel ridurre simultaneamente peso e glicemia, con un forte impatto anche sul rischio cardiovascolare.
• Modelli di assistenza proattiva territoriale, centrati sulla medicina di iniziativa e su un uso intelligente della telemedicina.
• Un nuovo equilibrio tra prevenzione, presa in carico e sostenibilità economica, attraverso strumenti di valutazione dell’impatto e dell’efficacia delle azioni implementate.
Conclusione: una sfida condivisa per la salute delle generazioni future
L’Italian Obesity Barometer Monitor 2025 rappresenta uno strumento fondamentale per rendere visibile una crisi che spesso resta sommersa, e per orientare le istituzioni verso decisioni fondate su evidenze e sulla responsabilità intergenerazionale
La diabesità non è una patologia individuale: è lo specchio di un contesto, di uno stile di vita collettivo, di un ecosistema disfunzionale. Solo un approccio europeo, integrato, multidisciplinare e territoriale potrà affrontarla con successo.
EUDF Italia si impegna con determinazione a portare avanti questo cambiamento, promuovendo una nuova cultura della salute basata su equità, prevenzione, responsabilità e innovazione.
Raffaella Buzzetti Presidente-SID e della FeSDI
La diabesità come emergenza clinica, sociale e politica: una sfida sistemica per la sanità pubblica
Viviamo un tempo in cui le malattie croniche non trasmissibili si impongono come la sfida sanitaria centrale del XXI secolo. Tra queste, la diabesità, termine che sintetizza e connette due condizioni epidemiche – obesità e diabete di tipo 2 – rappresenta un paradigma della complessità clinica e dell’interconnessione tra fattori biologici, ambientali e sociali.
La Società Italiana di Diabetologia (SID) da anni promuove una lettura integrata di queste due condizioni, superando approcci frammentari che rischiano di sottovalutarne l’impatto sistemico. La diabesità non è la somma di due malattie, ma l’espressione clinica e sociale di un ambiente obesogeno e diabetogeno, di un metabolismo alterato, di un modello alimentare disfunzionale e di una medicalizzazione spesso tardiva, disomogenea e stigmatizzante.
I numeri parlano chiaro: l’Italia è nel pieno di una crisi sanitaria metabolica
In Italia, oltre 4 milioni di persone vivono con diabete di tipo 2, e si stima che almeno l’80% di esse sia in sovrappeso o obesa. La prevalenza dell’obesità tra gli adulti è in costante aumento, con differenze territoriali e sociali drammatiche La comorbilità diabete-obesità produce un aumento esponenziale del rischio cardiovascolare, renale, oncologico e neurologico, e peggiora significativamente la qualità della vita delle persone
A fronte di questi numeri, la risposta del sistema sanitario è ancora troppo frammentata, spesso centrata sulla gestione glicemica senza una reale presa in carico del peso corporeo come determinante prognostico primario È urgente, oggi più che
mai, un ripensamento profondo delle politiche di prevenzione, diagnosi precoce e cura integrata della diabesità
Diabesità: una condizione da prendere in carico con approccio multidisciplinare e personalizzato
Come SID, riteniamo che il modello di gestione della diabesità debba fondarsi su alcuni pilastri irrinunciabili:
1) Un inquadramento clinico e diagnostico unificato, che riconosca le molteplici interazioni metaboliche, ormonali e infiammatorie tra obesità viscerale e insulino-resistenza.
2) La costruzione di PDTA regionali specifici per la diabesità, con l’inclusione di équipe multidisciplinari (diabetologo, nutrizionista, psicologo, infermiere, medico di medicina generale).
3) L’accesso garantito ed equo a farmaci innovativi, come gli agonisti del GLP-1 e le terapie combinate, che oggi dimostrano efficacia sia sul controllo glicemico che sulla riduzione del peso corporeo, rappresentando una vera svolta clinica
4) La centralità del paziente nei percorsi di cura, con programmi strutturati di educazione terapeutica, counselling motivazionale e continuità assistenziale territoriale.
Uno stigma che ostacola la cura: serve una narrazione diversa sulla persona con diabesità
Una delle barriere più subdole che impediscono una presa in carico efficace della diabesità è rappresentata dallo stigma: lo stigma verso le persone obese, verso le persone con diabete,
verso chi non riesce a “controllarsi” come vorrebbe o come gli altri si aspettano. Questo stigma, radicato anche in alcune pratiche sanitarie, produce ritardi nella diagnosi, riduce l’aderenza terapeutica, mina l’autostima e favorisce l’isolamento sociale
Come SID, crediamo fermamente che la lotta alla diabesità debba includere anche una battaglia culturale: per un linguaggio rispettoso, per una medicina empatica, per un sistema che non giudica il paziente, ma ne accompagna il percorso. Le parole contano, così come contano i messaggi veicolati da media, istituzioni, operatori sanitari e modelli scolastici.
Una nuova governance per affrontare la complessità della diabesità
L’obesità non è solo un problema clinico, ma anche un indicatore potente di disuguaglianze sociali e territoriali. Le evidenze mostrano come la prevalenza di obesità e diabete sia più alta nelle fasce economicamente svantaggiate, in aree urbane degradate, in contesti dove mancano spazi verdi, accesso al cibo sano, trasporti sostenibili, politiche sociali inclusive
Per questo chiediamo una nuova governance sanitaria e intersettoriale, che consideri la diabesità come un fenomeno da affrontare anche a livello urbanistico, educativo, ambientale e normativo
Occorre:
• Rafforzare il legame tra sanità e scuola, con programmi di educazione alimentare e motoria strutturati e valutati.
• Favorire la collaborazione tra Ministero della Salute, Regioni, Comuni, ASL e società scientifiche per creare percorsi di prevenzione realmente efficaci.
• Introdurre indicatori di monitoraggio della diabesità nei sistemi informativi sanitari regionali e nazionali.
• Promuovere progetti territoriali di medicina di iniziativa, capaci di intercettare precocemente i soggetti a rischio e accompagnarli in percorsi personalizzati.
Italian Obesity Barometer Monitor 2025: un alleato prezioso nella lotta alla diabesità
L’Italian Obesity Barometer Monitor 2025 rappresenta per la SID uno strumento cruciale di consapevolezza, advocacy e policy-making Monitorare significa riconoscere, rendere visibile, dare dignità epidemiologica e sociale a un fenomeno che, troppo spesso, resta invisibile perché “normalizzato” dal nostro ambiente.
Come Società Italiana di Diabetologia, siamo pronti a collaborare con tutte le componenti della sanità pubblica e della società civile per rendere la cura della diabesità una priorità nazionale Una sfida che richiede visione, coraggio e continuità: non possiamo più ignorare i legami tra ambiente, disuguaglianza e malattia metabolica.
Conclusioni: dalla presa in carico alla presa in carico della realtà
La diabesità è una sfida epocale, e come tale richiede una risposta epocale: sistemica, integrata, partecipata. Non ci sono scorciatoie. Non basterà prescrivere farmaci migliori se non cambieremo anche le condizioni che generano e alimentano l’obesità e il diabete.
È il momento di un’alleanza forte tra scienza, politica, comunità e cittadini per disegnare una nuova idea di salute pubblica. Una salute che sia non solo assenza di malattia, ma capacità di vivere, scegliere e partecipare La diabesità ci interpella. Noi, come SID, rispondiamo con responsabilità, conoscenza e visione.
Rocco Barazzoni Presidente Eletto della Società Italiana dell’Obesità (SIO).
E’ davvero molto significativo per la Società Italiana dell’Obesità (SIO) poter rinnovare il proprio contributo all’Italian Barometer Obesity Report promosso da IBDO Foundation, uno strumento sempre più importante e strategico nell’ambito di un dibattito pro‐fessionale e istituzionale chiamato a cogliere opportunità senza precedenti. Negli ultimi 12 mesi la rivoluzione in atto nel campo dell’obesità ha infatti non solo continuato a portare innovazioni terapeutiche fino a pochissimo tempo fa assolutamente inimma‐ginabili, ma ha anche fatto registrare un progresso estremamente significativo nel dialogo e nei percorsi istituzionali.
Dal punto di vista clinico, ha continuato a crescere la massa critica di evidenze di altissimo rigore scientifico che dimostra inequivo‐cabilmente come sia possibile trattare l’obesità in modo sempre più efficace con nuove terapie farmacologiche, ma anche, e forse soprattutto, come trattando l’obesità si possano prevenire e cu‐rare complicanze di grandissimo impatto clinico e sociale, quali il diabete, le principali malattie cardiovascolari, le apnee ostruttive, la progressione del danno renale e epatico, e le gravi patologie in‐validanti articolari. Dal punto di vista istituzionale, da poche setti‐mane il Parlamento Italiano, primo al mondo, ha approvato la legge che stabilisce principi fondamentali sul riconoscimento della natura patologica dell’obesità, aprendo alla traduzione del prin‐cipio in iniziative concrete per un trattamento sempre più struttu‐rato nel sistema sanitario. In parallelo, è avviato anche il percorso che dall’inserimento dell’obesità tra le patologie croniche dovrà condurre alla definizione dei livelli di assistenza, per una vera presa in carico da parte del sistema sanitario. Un primo segnale molto importante è anche giunto in termini di finanziamenti per l’avvio di una rete clinica nazionale per la quale SIO offre convin‐tamente il proprio contributo.
La sfida è ancora lunga per un cambiamento culturale profondo che porti al superamento dello stigma intollerabile che colpevo‐lizza i pazienti e le pazienti, così come dello stigma clinico che re‐siste alla visione dell’obesità come patologia da affrontare con tutte le armi terapeutiche ormai a disposizione, in una visione multi‐professionale e multi‐disciplinare. Tuttavia, i risultati istitu‐zionali permettono di lavorare con rinnovata energia per aumen‐tare sempre più la consapevolezza del problema clinico e ampliare le risorse diagnostiche e terapeutiche, che assieme alle iniziative di prevenzione devono raggiungere sempre più persone che vi‐vono con l’obesità, ma anche con il sovrappeso ad alto rischio cli‐nico.
A questo proposito, la SIO si impegna profondamente e conti‐nuerà a proporre iniziative innovative per cogliere queste oppor‐tunità storiche, promuovendo nuovi strumenti educazionali che permettano di implementare tutte le modalità terapeutiche, pun‐tando al massimo beneficio clinico per i singoli pazienti. E’ in fase avanzata mentre scrivo la preparazione di una linea guida nazio‐nale sull’obesità, che SIO è stata chiamata a coordinare dall’Isti‐tuto Superiore di Sanità, e che dovrà rappresentare uno strumento di riferimento per un approccio clinico rigoroso. Uni‐tamente a queste attività, SIO si impegnerà assieme a tutti gli at‐tori coinvolti, in primis le persone affette ma anche operatori e Colleghi di altre discipline, per supportare quanto più possibile i percorsi istituzionali in atto per una piena consapevolezza della natura di patologia sistemica dell’obesità, e la necessità di affron‐tarla come tale.
Giuseppe Navarra
Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle
Malattie Metaboliche (SICOB)
Nonostante un importante aumento del numero di interventi di Chirurgia Bariatrica eseguiti negli ultimi 10 anni, il Servizio Sanitario Nazionale non è in grado di rispondere pienamente e con criteri di universalità alle crescenti richieste della popolazione, secondarie alla fiducia riposta nella sicurezza ed efficacia della chirurgia. La SICOB ha accompagnato questo processo di crescita quantitativa e qualitativa della Chirurgia Bariatrica, ricoprendo un ruolo centrale nello sviluppo e nell’implementazione di sistemi di accreditamento dei centri e nell’elaborazione di linee guida.
Infatti, ad oggi, solo tre governi regionali hanno costituito una rete della Chirurgia Bariatrica. Nel 2008 ci siamo dotati di Linee Guida che abbiamo aggiornato fino all’edizione del 2023 — Linee guida per la terapia chirurgica dell’obesità e delle sue complicanze — divenuta punto di riferimento per i professionisti e per i sistemi di controllo. A questo importante documento si affiancano oggi anche le Linee Guida di Endoscopia Bariatrica, strumento fondamentale per orientare la pratica clinica in un settore in costante evoluzione.
Riteniamo quindi indispensabile il potenziamento dell’offerta chirurgica da parte del SSN, oggi numericamente limitata rispetto a quella del privato convenzionato, e una omogenea distribuzione dell’offerta nelle diverse aree della penisola, per porre fine ai viaggi “della speranza”, che diventano “della disperazione” quando prendono la forma del turismo sanitario all’estero.
Di pari passo, riteniamo ormai indispensabile che tutto il percorso di cura venga sostenuto dal SSN. Ed è per questa ragione che crediamo fortemente nel ruolo del network societario che fa capo all’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e a IBDO.
Diego Ferone Presidente SIE
L’Italia è tra i paesi in cui sovrappeso e obesità sono più frequenti, nonostante i benefici della dieta mediterranea, e fattori come sedentarietà e anomali stili di vita contribuiscono alla diffusione. I dati collocano il nostro Paese tra quelli con maggior prevalenza di eccesso di peso (soprattutto in età infantile) in Europa. In Italia su 10 persone adulte almeno 3 sono in sovrappeso e 1 è obesa, ed in ambito pediatrico la situazione è ancora più preoccupante, soprattutto nel sud del paese. Parliamo di un totale di circa 17 milioni di adulti in sovrappeso e 4 milioni di individui obesi, che hanno un rischio più alto di condizioni debilitanti e malattie croniche, oltre a difficoltà nella sfera psico-sociale, che poi si riflettono in una qualità ed un’aspettativa di vita inferiori rispetto a chi rientra in parametri considerati nella norma.
La Società Italiana di Endocrinologia (SIE) ha da sempre considerato l’obesità una malattia cronica, con aspetti endocrini di enorme importanza e, pertanto, sostiene all’interno delle Scuole di Specialità, percorsi di formazione per i futuri specialisti che nel corso della loro vita professionale dovranno necessariamente saper gestire lo stigma ed i dubbi culturali e scientifici su questa patologia, cogliendone gli aspetti multidisciplinari e mirando ad offrire risposte concrete alle richieste di assistenza e cura. L’attività didattico-formativa mira a diminuire le disparità di trattamento che il paziente obeso riceve nelle diverse aree del paese. Le iniziative della SIE sono improntate, pertanto, non solo nell’orga-
nizzare eventi e nella condivisione di iniziative in cui la SIE è presente, come patrocinio o joint commitment, ma anche attraverso corsi di aggiornamento, nonché progetti di formazione a distanza (FAD). Tra questi spiccano l’Obesity Academy, un percorso formativo che guida il discente a sviluppare in autonomia e con competenza un’attività clinica di diagnosi e cura per il paziente obeso, ed è stato strutturato in forma di webinar ed eventi in presenza per specializzandi, e la KETO-SIE VLEKT School che si prefigge l’obiettivo di fornire ai professionisti della salute strumenti concreti, aggiornati e scientificamente validati per integrare in modo efficace questo approccio nutrizionale nella pratica clinica quotidiana. Inoltre, la SIE ha partecipato alla stesura di Linee Guida e redazione di Position Statement, oltre a mantenere rapporti con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per approvazione e rimborsabilità di nuovi farmaci.
Valentino Cherubini Presidente SIEDP
Obesità infantile in Italia: una sfida complessa e prioritaria
Negli ultimi dieci anni, la prevalenza dell’obesità pediatrica in Italia si è stabilizzata, grazie a interventi di prevenzione implementati nei contesti scolastici e sanitari. Tuttavia, i dati più recenti del sistema di sorveglianza OKkio alla Salute (2023) indicano che il 19% dei bambini risulta in sovrappeso e circa il 10% è affetto da obesità. La diffusione del fenomeno si conferma particolarmente elevata nelle regioni del Mezzogiorno e tra i bambini appartenenti a famiglie con basso livello socioeconomico e culturale.
Oltre alle conseguenze fisiche e ai disturbi psicosociali che compromettono il benessere e la qualità della vita del bambino, l’obesità infantile rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo, in età adulta, di patologie gravi come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, sia letali che non letali. Studi longitudinali evidenziano che un esordio precoce dell’obesità, associato a una maggiore gravità, aumenta significativamente la probabilità che questa persista nell’età adulta, prolungando l’esposizione a fattori di rischio cardiometabolici quali ipertensione, dislipidemia e prediabete.
Questi dati sottolineano come l’obesità infantile sia una malattia cronica e multifattoriale, con forti implicazioni psicosociali, che richiede un approccio integrato e multisettoriale. È fondamentale adottare strategie che vadano oltre l’ambito sanitario e scolastico, coinvolgendo politiche pubbliche efficaci, infrastrutture a misura di bambino, sostegno economico alle famiglie e azioni concrete per contrastare le disuguaglianze sociali. Ridurre le barriere all’adozione di stili di vita sani e contrastare la povertà educativa e materiale rappresentano obiettivi prioritari per promuovere la salute e il benessere dei bambini, in una prospettiva di equità e prevenzione a lungo termine.
Alessandro Rossi
Presidente SIMG
L’obesità è una malattia cronica, complessa e multifattoriale, con forti implicazioni sanitarie, sociali ed economiche. È uno dei principali problemi di salute pubblica del XXI secolo: quasi il 60% degli adulti nella regione europea è in sovrappeso o obeso, e in Italia circa il 46% della popolazione adulta presenta eccesso ponderale. Ogni Medico di Medicina Generale (MMG), con un massimale di 1500 assistiti, ha in carico circa 500 pazienti in sovrappeso e 150 con obesità. La Medicina Generale è dunque in prima linea nella gestione di questa condizione.
Il MMG è nella posizione ideale per approcciare il problema obesità per la continuità della relazione con il paziente, la visione olistica centrata sulla persona e la conoscenza profonda del suo contesto familiare, sociale e culturale. Grazie ai contatti frequenti con la quasi totalità della popolazione assistita, il MMG ha la possibilità di intercettare precocemente il problema e accompagnare il paziente in un percorso terapeutico continuativo e personalizzato.
Un primo compito fondamentale è quello di contrastare lo stigma dell’obesità, purtroppo ancora presente anche all’interno del mondo sanitario. Lo stigma, alimentato da pregiudizi culturali e da una visione colpevolizzante del problema, può indurre il paziente a evitare il confronto con il medico e a rinunciare alle cure. Il MMG deve instaurare una comunicazione empatica, rispettosa e non giudicante, chiedendo sempre il permesso di parlare del peso e concentrandosi sulla salute complessiva più che sul solo dato ponderale.
Un secondo aspetto centrale è la presenza di comorbilità, che rende l’obesità una vera malattia sistemica: diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia,
Gerardo Medea, Responsabile Area
Metabolica SIMG
OSAS, steatosi epatica, patologie osteoarticolari, alcune neoplasie e disturbi psichici sono solo alcune delle condizioni associate. Il MMG è il clinico più adatto per garantire un approccio integrato e multidisciplinare alla complessità del paziente obeso, con una visione trasversale e non frammentata della cura.
Nonostante ciò, l’ingaggio del paziente resta una delle maggiori sfide: molti pazienti non percepiscono l’obesità come un problema medico e una malattia cronica, oppure si sentono scoraggiati da precedenti fallimenti o si vergognano di affrontare l’argomento. È quindi fondamentale che il MMG adotti tecniche di colloquio motivazionale e approcci centrati sull’ascolto attivo, puntando su obiettivi condivisi e realistici, come una perdita di peso del 5–10%, già associata a importanti benefici clinici.
Ogni contatto con il paziente rappresenta un’opportunità per attivare un percorso di cura, anche in modo opportunistico, durante visite per altri motivi. È necessario inquadrare il paziente secondo la classificazione Edmonton, valutare le comorbilità, misurare i parametri antropometrici di base e raccogliere informazioni sullo stile di vita. Il follow-up deve essere sistematico e continuativo, come per le altre patologie croniche, con controlli periodici, monitoraggio dell’aderenza e adattamento degli obiettivi.
Un’importante novità è la disponibilità di nuovi farmaci anti-obesità, efficaci e ben tollerati, indicati per pazienti con obesità (BMI �30) o sovrappeso (BMI �27) con almeno una comorbilità. Il MMG, se adeguatamente formato, può prescrivere questi trattamenti in modo consapevole, condividendo col paziente le aspettative e i criteri di efficacia. Sebbene non ancora rimborsati dal
SSN, questi farmaci rappresentano un’opzione terapeutica concreta da integrare in un piano di cura globale.
Per affrontare questa sfida, è essenziale investire nella formazione dei MMG, affinché siano preparati non solo sul piano clinico, ma anche nella comunicazione e nella gestione motivazionale. La SIMG è pienamente disponibile a guidare e promuovere questo processo formativo, contribuendo a costruire una rete territoriale capace di integrare la medicina generale con i centri specialistici e con le altre figure professionali coinvolte (dietisti, psicologi, centri di secondo livello).
L’obesità va affrontata come tutte le grandi patologie croniche: con determinazione, continuità, empatia e rigore scientifico. Il MMG è, e deve essere, al centro di questo cambiamento culturale e clinico.
Paolo Sbraccia Presidente IBDO Foundation
La lotta all’obesità è un fenomeno complesso che deve vedere coinvolti diversi attori del sistema, per identificare le strategie politiche, sociali, economiche e cliniche di maggiore impatto, utili ad agire a livello dei macrofatttori e di tutti gli interventi sulla popolazione.
Il successo di tali strategie dipende dal grado di coinvolgimento, consapevolezza e interazione di tutte le componenti e delle corrette valutazioni che vanno fatte in termini di impatto sulle persone, anche in considerazione del loro livello socio-culturale-economico.
La ricerca delle azioni prioritarie non può non prescindere da una analisi di fattibilità delle stesse e dei risultati ottenuti rispetto a quelli attesi.
Le call to action che possono essere oggi individuate debbono tenere conto della Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità, della recente mozione approvata
dalla Camera dei Deputati nel 2019 e dei dati oggi disponibili a livello nazionale sull’impatto dell’obesità.
In tal senso si individuano cinque aree dove sviluppare le azioni di prevenzione e contrasto all’obesità:
– per promuovere la domanda e l’offerta di alimenti più salutari
– per incentivare l’attività fisica nella popolazione
– per garantire trattamenti farmacologici innovativi nell’obesità
– per realizzare interventi specifici di politica sanitaria
– per assicurare dignità e diritti alla persona con obesità
– per sostenere la formazione e la ricerca
Per ognuna di queste aree l’Italian Obesity Barometer Report 2024 individua alcuni punti qualificanti di azione sinergica nella lotta all’obesità e al sovrappeso.
Promuovere la domanda e l’offerta di alimenti più salutari
La pubblicità e promozione alimentare, dovrebbe ridurre il peso della promozione commerciale per gli alimenti e le bevande non alcoliche destinate ai bambini, anche attraverso un sistema di autoregolazione dell’industria; La composizione e rimodulazione degli alimenti, dovrebbero essere incoraggiate attraverso politiche che incoraggino l’industria alimentare a rivedere le caratteristiche nutrizionali dei loro prodotti al fine di ridurre i livelli di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale aggiunto;
L’etichettatura alimentare dovrebbe consentire di individuare i prodotti che contengono elevate quantità di grassi, zuccheri e sale e l’’etichettatura nutrizionale dovrebbe essere presentata con modalità facilmente comprensibili; Nelle scuole, negli asili infantili e nei posti di lavoro dovrebbe essere garantita una ristorazione conforme alle linee guida per una sana alimentazione, privilegiando l’offerta di frutta e verdura garantendo una varietà di scelte alimentari che siano compatibili con le linee guida per una sana alimentazione.
incentivare l’attività fisica nella popolazione
Rendere più facile la scelta di un trasporto attivo attraverso la promozione di una attività fisica moderata e diffusa anche attraverso la promozione di politiche sulla sicurezza di ciclisti, runners e pedoni (soprattutto bambini).
Rendere prescrivibile l’attività fisica all’interno del SSM
Progettare il tessuto urbano e residenziale con soluzioni che possono facilitare un’attività motoria, sportiva e aver uno stile di vita attivo;
Sviluppare nelle scuole attività curriculari ed extracurriculari che consentano a bambini ed adolescenti almeno 60 minuti quotidiani di attività fisica di vario tipo;
Promuovere nei luoghi di di lavoro programmi di attività motoria almeno tre volte la settimana e fornire incentivi e agevolazioni fiscali per i dipendenti e i datori di lavoro. Gli interventi specifici per il servizio sanitario.
Garantire trattamenti farmacologici innovativi
Rendere accessibile i nuovi trattamenti farmacologici nella cura dell’obesità in sinergia con l’AIFA e le Regioni. Individuare i pazienti elegibili alla terapia farmacologica attraverso lo sviluppo di linee guida sviluppate dalle Società Scientifiche con l’ISS
Sviluppare studi clinici sull’azione dei nuovi trattamenti farmacologi per l’obesità anche in relazione al diabete , al rischio cardiovascolare e alle altre NCD
Sviluppare una corretta informazione a livello pubblico sull’utilizzo delle nuove terapie farmacologiche nei pazienti in sovrappeso e obese
Sviluppare sinergie tra gli specialisti e i medici di medicina generale sulle terapie farmacologiche nell’obesità
Interventi specifici di politica sanitaria
Sviluppare sinergie tra l’assistenza di base e quella specialistica per fornire orientamenti su alimentazione, stili di vita e trattamenti farmacologici, per aiutare gli individui a mantenere un peso accettabile e bloccare la progressione dal sovrappeso all’obesità;
Aumentare la diagnosi e trattamento delle comorbidità associate all’obesità, attraverso programmi di screening sulla popolazione, impedendo l’utilizzo di pratiche diagnostiche, dietologiche e terapeutiche dietetiche la cui base scientifica non sia documentata;
Realizzare una rete diffusa e omogenea di centri per l’obesità in tutte le Regioni che possano prendere in carico la persona in tutte le fasi della sua vita;
Considerare l’obesità come una malattia con esiti fortemente invalidanti e condizionanti la vita della persona;
Assicurare dignità e diritti alla persona con obesità
Aumentare il coinvolgimento delle Istituzioni, dei medici, delle persone e dei media circa la consapevolezza dell’impatto dello stigma sul peso, per migliorare la qualità di vita delle persone;
Aiutare le persone a superare le barriere che sorgono a causa dello stigma, evitando ed eliminando le etichette e i riferimenti peggiorativi riguardanti le persone con obesità;
Generare maggiore consapevolezza nella lotta allo stigma evitando ogni forma di discriminazione e bullismo per le persone con obesità nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi;
Abbandonare l’uso di immagini negative, stereotipi e un linguaggio inappropriato sull’obesità da parte dei media, della pubblicità e della comunicazione in genere.
Sostenere la formazione e la ricerca
Garantire a medici e operatori sanitari una formazione sulla prevenzione e trattamento dell’obesità in età evolutiva e in età adulta;
Promuovere ricerche e analisi sugli effetti sulla salute ottenuti delle misure politiche realizzate nel contrasto all’obesità anche attraverso un sistema di monitoraggio per la valutazione nel tempo delle variazioni nei fattori di rischio e nelle variabili di esito;
Assicurare risorse umane ed economiche adeguate relativamente ricerche sull’obesità e sui fattori di rischio correlati,attraverso creazione di strutture, spazi e attrezzature adeguati;
Considerare la ricerca scientifica come protagoniste della lotta quotidiana di medici e ricercatori per contrastare l’obesità e considerare in essa sono riposte le speranze delle persone con obesità.
Paolo Sbraccia Presidente IBDO Foundation
Il rapporto sull’obesità presentato nel 2022 dall’Ufficio regionale europeo dell’OMS sottolinea l’importanza di interventi politici mirati ai determinanti ambientali e commerciali della scorretta alimentazione per contrastare l’epidemia di obesità. La prevenzione deve considerare i fattori strutturali della malattia, allontanandosi da approcci focalizzati esclusivamente sull’individuo.
In Italia, la strategia nazionale prevede un approccio integrato che garantisca una presa in carico globale dei pazienti in sovrappeso o obesi. L’Accordo Stato-Regioni del 2016 ha posto le basi per la creazione di una rete Territorio-Ospedale, finalizzata alla prevenzione e cura dell’obesità attraverso percorsi diagnostico-terapeutici specifici. L’Accordo Stato-Regioni del 2022 ha ulteriormente rafforzato tali indirizzi.
La cabina di regia sul Piano Nazionale della Cronicità (PNC) ha esitato l’inserimento dell’obesità all’interno dello stesso, trasmettendo l’aggiornamento della parte prima e seconda al Comitato delle Regioni e delle PA.
L’approccio all’obesità è articolato su tre livelli:
Assistenza territoriale: pediatri di libera scelta e medici di medicina generale svolgono un ruolo chiave nella prevenzione e nel monitoraggio precoce dei pazienti a rischio, fornendo percorsi personalizzati e, se necessario, indirizzando ai centri specialistici.
Centri Spoke: servizi territoriali che offrono un approccio integrato con team multiprofessionali per la prevenzione secondaria e il trattamento clinico-nutrizionale.
Centri Hub: ospedali ad alta specializzazione per la cura dell’obesità grave e complicata, che garantiscono trattamenti innovativi, chirurgia bariatrica e cure riabilitative.
Il trattamento dell’obesità deve prevedere una gestione a lungo termine, comprendendo dieta personalizzata, attività fisica, supporto psicologico, terapia farmacologica e monitoraggio delle complicanze. La chirurgia bariatrica, quando indicata, richiede un follow-up multidisciplinare per prevenire e gestire eventuali complicanze.
Le principali cause dell’obesità
L’obesità è una malattia complessa determinata da molteplici fattori. Tra questi, la genetica gioca un ruolo importante, influenzando la predisposizione individuale all’accumulo di grasso corporeo. Tuttavia, le abitudini alimentari scorrette, caratterizzate da un eccessivo consumo di alimenti ultraprocessati, zuccheri e grassi saturi, rappresentano una delle cause principali. La sedentarietà, favorita dalla crescente diffusione di stili di vita sempre più passivi, e il ridotto accesso ad ambienti favorevoli all’attività fisica, contribuiscono all’aumento della prevalenza del sovrappeso nella popolazione. Inoltre, fattori psicologici e socioeconomici, come lo stress cronico e la difficoltà di accesso a un’alimentazione sana, giocano un ruolo chiave.
Criticità attuali:
Mancato riconoscimento dell’obesità come malattia cronica
Scarso accesso a programmi di educazione terapeutica e divulgativi.
Insufficiente offerta di programmi di terapia cognitivocomportamentale.
Difficoltà di accesso alla chirurgia bariatrica e ai percorsi di follow-up.
Frammentazione nella rete assistenziale e ritardi nella diagnosi precoce.
Mancanza di strategie efficaci per combattere lo stigma legato all’obesità, che spesso impedisce ai pazienti di cercare un adeguato supporto medico.
Obiettivi specifici:
Riconoscimento e sviluppo di un setting nazionale di presa in carico e cura
Sviluppo di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) basati sulle evidenze.
Adozione di un approccio assistenziale integrato e personalizzato.
Rafforzamento della comunicazione tra Centri Specialistici e cure primarie.
Incremento dei centri di secondo e terzo livello con risorse adeguate.
Sensibilizzazione della popolazione e degli operatori sanitari per combattere il pregiudizio nei confronti delle persone affette da obesità.
Strategie di intervento:
Per garantire un approccio efficace alla gestione dell’obesità, è fondamentale attuare strategie mirate. Tra queste, l’inclusione dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) permetterebbe una maggiore equità nell’accesso ai trattamenti. Inoltre, la formazione continua degli operatori sanitari sulle migliori pratiche nella gestione dell’obesità e il rafforzamento dei servizi di supporto psicologico potrebbero migliorare gli esiti terapeutici. Le politiche di prevenzione dovrebbero focalizzarsi sulla promozione di ambienti favorevoli all’attività fisica e su incentivi per la produzione e il consumo di alimenti sani.
Risultati attesi:
Implementazione di PDTA specifici per l’obesità.
Ampliamento della rete di Centri Specialistici.
Migliore integrazione e accesso ai servizi assistenziali.
Aumento della consapevolezza sulla necessità di trattare l’obesità come una malattia cronica.
Riduzione dello stigma sociale e miglioramento della qualità della vita delle persone con obesità.
La Lotta all’obesità significa garantire cure appropriate e superare lo stigma associato alla malattia, promuovendo politiche sanitarie efficaci e inclusive. L’implementazione di strategie integrate e basate su evidenze scientifiche è l’unica strada per affrontare questa emergenza sanitaria in modo sostenibile ed equo.
ALCUNI DATI EPIDEMIOLOGICI SULL’OBESITÀ IN ITALIA
L’obesità in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti. Secondo il più recente Italian Barometer Obesity Report 2024, pubblicato da IBDO Foundation e basato sui dati ISTAT e ISS:
L’11,8% della popolazione adulta italiana soffre di obesità, in aumento rispetto all’11,4% del 2022. e rispetto a 20 anni fa, sono circa 1,6 milioni in più le persone con obesità in Italia, per un totale di quasi 6 milioni di cittadini. Un incremento del 38 per cento rispetto al 2003, dove il tasso di obesità risulta in aumento soprattutto tra i giovani adulti: in particolare nella fascia di età 18-34 la percentuale di persone affette è passato dal 2,6 per cento al 6,6 per cento, raddoppiando tra gli uomini e triplicando tra le donne, mentre in quelle 35-44 è passata dal 6,4 per cento al 9,8 per cento. Anche tra gli over74 il tasso incrementa dall’11,0 per cento del 2003 al 13,8 per cento del 2023. L’obesità infantile rimane una questione critica: circa il 19% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8% è obeso.
Questi dati evidenziano una tendenza all’aumento dell’obesità in tutte le fasce d’età, con un impatto più marcato nelle regioni meridionali e nelle aree economicamente più svantaggiate.
Cause e Fattori di Rischio
L’obesità è una malattia cronica, risultato di molteplici fattori interconnessi. Tra le principali cause e fattori di rischio troviamo:
Sedentarietà e ridotta attività fisica: L’80% della popolazione italiana non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica.
Alimentazione scorretta: L’aumento del consumo di cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri e grassi, ha un ruolo centrale nell’incremento dell’obesità.
Fattori genetici e predisposizione familiare: Studi dimostrano che il rischio di obesità è più elevato nei figli di genitori obesi.
Condizioni socio-economiche: Il tasso di obesità è più alto nelle fasce di popolazione con minore istruzione e reddito.
Aspetti psicologici e stress: Disturbi dell’umore, ansia e stress cronico possono influenzare negativamente le abitudini alimentari e favorire l’aumento di peso.
Impatto sulla Salute
L’obesità è associata a oltre 200 complicazioni cliniche, tra cui:
Malattie cardiovascolari: L’obesità aumenta il rischio di ipertensione, infarto e ictus.
Diabete di tipo 2: Oltre il 90% dei casi di diabete tipo 2 è correlato al sovrappeso e all’obesità.
Tumori: Studi scientifici dimostrano una correlazione tra obesità e diversi tipi di cancro, come quello del colonretto, del seno e dell’endometrio.
Disturbi muscolo-scheletrici: L’eccesso di peso provoca un carico eccessivo su articolazioni e colonna vertebrale, aumentando il rischio di artrosi e dolore cronico.
Steatoepatite non alcolica (MASH). I fattori di rischio più comuni per lo sviluppo della MASH sono sovrappeso e obesità. Ecco perché il primo intervento per agire sull’accumulo di grasso nel fegato è il cambio di alimentazione e la riduzione del peso
LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI SULL’EMERGENZA OBESITÀ
Signor Ministro della Salute, signor Sottosegretario alla salute, signori membri del Parlamento e rappresentanti delle istituzioni,
Quali rappresentanti delle società scientifiche, associazioni, fondazioni e network membri o partner italiani della World Obesity Federation, con la presente nella giornata del 4 Marzo che celebra in tutto il mondo il World Obesity Day, desideriamo richiamare la Vostra attenzione su una delle emergenze sanitarie più gravi e sottovalutate del nostro tempo: l’obesità. Questa patologia non è solo una questione estetica o comportamentale, ma una vera e propria malattia cronica che affligge milioni di persone nel nostro Paese, con pesanti conseguenze sulla salute pubblica e sull’economia nazionale.
Secondo i dati più recenti, il tasso di obesità è in costante aumento, colpendo adulti e bambini senza distinzioni. Le malattie correlate all’obesità, come il diabete di tipo 2, le patologie cardiovascolari e alcune forme di cancro, stanno raggiungendo livelli preoccupanti. L’obesità non solo riduce l’aspettativa di vita e la qualità della vita delle persone che ne sono affette, ma grava pesantemente anche sul Servizio Sanitario Nazionale, con costi che potrebbero essere ridotti attraverso interventi di prevenzione, gestione e trattamento più efficaci.
Nonostante la gravità della situazione, l’obesità non è ancora riconosciuta come una malattia cronica da trattare con un approccio sistematico e integrato.
Riteniamo pertanto che sia fondamentale un impegno concreto da parte delle istituzioni per:
Riconoscere l’obesità come malattia cronica
Inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), garantendo un accesso equo alle cure per tutti i pazienti.
Dare piena attuazione ad una legge sull’obesità, che ne sancisca il riconoscimento come patologia cronica e preveda misure di prevenzione, diagnosi precoce e trattamento.
Dare piena attuazione che l’obesità faccia parte del Piano Nazionale della Cronicità, per garantire un approccio sistematico e coordinato tra i vari livelli dell’assistenza sanitaria.
Potenziare la prevenzione attraverso campagne educative nelle scuole, promozione di una corretta alimentazione e incentivazione dell’attività fisica.
Migliorare l’accesso alle cure specialistiche, aumentando il numero di centri dedicati alla gestione dell’obesità e rafforzando il ruolo dei medici di famiglia nella diagnosi precoce e nella gestione della malattia.
Incentivare e promuovere programmi ministeriali finalizzato alla promozione di stili di vita in grado di contrastare, nel lungo periodo, il peso delle malattie croniche e far guadagnare anni di vita in salute ai cittadini.
Contrastare lo stigma e le discriminazioni nei confronti delle persone con obesità, attraverso iniziative di sensibilizzazione e campagne informative che promuovano una cultura dell’inclusione e del rispetto.
Sostenere la ricerca scientifica per sviluppare nuove strategie di trattamento e prevenzione.
È il momento di passare dalle parole ai fatti. Il diritto alla salute è sancito dalla nostra Costituzione, e la lotta all’obesità deve diventare una priorità nazionale. Chiediamo con forza che le istituzioni agiscano con urgenza per contrastare questa epidemia silenziosa, tutelando il benessere delle generazioni presenti e future.
Confidiamo nella Vostra sensibilità e nel Vostro impegno per fare dell’Italia un Paese più sano e consapevole.
Prof. Rocco Barazzoni, Presidente SIO - Società Italiana dell’Obesità
Prof. Luca Busetto, Vice-President for the Southern Region of EASO - European Association for the Study of Obesity
Prof. Raffella Buzzetti, Presidente SID - Società Italiana di Diabetologia, Presidente FeSDI Federazione Società Diabetologiche Italiane
Sig.ra Diana Castillo, Vice Presidente ECPO - European Coalition for People living with Obesity
Dott. Giuseppe Fatati, Presidente IO-NET - Italian Obesity Network
Prof. Andrea Lenzi, Presidente OPEN Italy
Prof. Paolo Sbraccia, Presidente IBDO Foundation
Sig.ra Iris Zani, Presidente Amici Obesi
L’obesità è riconosciuta come una malattia cronica complessa, multifattoriale e recidivante, caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può compromettere la salute. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), questa condizione è associata a un aumentato rischio di sviluppare malattie non trasmissibili come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e alcuni tipi di cancro (WHO, 2021). L’obesità non è semplicemente una questione di volontà individuale, ma una patologia cronica determinata da interazioni complesse tra fattori genetici, ambientali, neuroendocrini e comportamentali.
Obesità: una malattia cronica e multifattoriale
L’American Medical Association (AMA) ha ufficialmente riconosciuto l’obesità come malattia nel 2013, evidenziando che non si tratta solo di un fattore di rischio, ma di una condizione patologica con meccanismi fisiopatologici ben definiti (AMA, 2013). Questa definizione è supportata da numerose società scientifiche, tra cui l’European Association for the Study of Obesity (EASO) e la World Obesity Federation, che sottolineano come l’obesità sia caratterizzata da alterazioni metaboliche e infiammatorie persistenti.
Uno dei principali fattori che confermano la natura cronica dell’obesità è il disequilibrio neuroendocrino, che coinvolge ormoni chiave come la leptina e la grelina. La leptina, prodotta dal tessuto adiposo, regola il senso di sazietà, ma nei soggetti obesi si sviluppa una condizione
di resistenza alla leptina, riducendo la capacità del cervello di percepire il segnale di sazietà (Friedman, 2019). Inoltre, la grelina, un ormone dell’appetito, è spesso disregolata nelle persone con obesità, contribuendo all’aumento dell’introito calorico (Cummings et al., 2017).
Un altro aspetto fondamentale è l’infiammazione cronica di basso grado associata all’obesità. Il tessuto adiposo viscerale rilascia citochine pro-infiammatorie, come il TNF-α e l’IL-6, che contribuiscono allo sviluppo di insulino-resistenza e a un aumento del rischio cardiovascolare (Saltiel & Olefsky, 2017).
Obesità e rischio cardiovascolare
L’obesità rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, essendo coinvolta in una complessa interazione di meccanismi metabolici, infiammatori e neuroendocrini che compromettono la salute del sistema vascolare e cardiaco.
ltessuto adiposo, soprattutto quello viscerale, rilascia numerose citochine proinfiammatorie (come IL-6, TNF-α e proteina C-reattiva) che inducono uno stato infiammatorio sistemico. Questa infiammazione favorisce la disfunzione endoteliale e la formazione di placche aterosclerotiche, contribuendo allo sviluppo di malattie cardiovascolari [Lavie et al., 2009 ; Poirier et al., 2006 ].
L’eccesso di tessuto adiposo riduce la sensibilità delle cellule all’insulina, portando a iperglicemia cronica e, in molti casi, allo sviluppo del diabete di tipo 2. Il diabete aggrava ulteriormente il rischio cardiovascolare, poiché favorisce la formazione di micro e macroangiopatie [Kahn et al., 2006 ].
L’obesità è associata a un profilo lipidico alterato: elevati livelli di trigliceridi e colesterolo LDL (“colesterolo cattivo”) insieme a ridotti livelli di colesterolo HDL (“colesterolo buono”). Queste anomalie contribuiscono alla deposizione di lipidi nelle pareti arteriose, accelerando il processo aterosclerotico [Grundy, 2004 ].
L’eccesso di massa adiposa comporta un aumento del volume plasmatico e della resistenza vascolare periferica, determinando uno stress maggiore sul sistema cardiovascolare e favorendo lo sviluppo dell’ipertensione [Lavie et al., 2009 ].
Recenti analisi a livello globale hanno evidenziato come la prevalenza dell’obesità sia in costante aumento e, con-
testualmente, il carico di malattie cardiovascolari stia crescendo. Ad esempio, uno studio condotto dai GBD 2019 Obesity Collaborators ha analizzato dati raccolti in quasi 130 milioni di soggetti, rilevando che la crescita dell’obesità è associata a un aumento della mortalità e degli eventi cardiovascolari, non solo per i fattori classici (ipertensione, diabete, dislipidemia) ma anche per meccanismi meno evidenti come l’infiammazione sistemica [GBD 2019 Obesity Collaborators, 2022 ].
La recidiva e la difficoltà di mantenere il peso
Uno degli elementi chiave che caratterizzano l’obesità come una malattia cronica è l’elevato tasso di recidiva. Studi longitudinali mostrano che oltre l’80% delle persone che perdono peso lo riacquistano entro cinque anni (Hall & Kahan, 2018). Questo fenomeno è dovuto a una riduzione della spesa energetica a riposo e a modificazioni neurobiologiche che promuovono la riconquista del peso, rendendo il trattamento a lungo termine particolarmente complesso.
Obesità e impatto sulla salute pubblica
L’obesità non è solo una sfida individuale, ma un problema di salute pubblica con un impatto economico significativo. Il costo diretto dell’obesità è legato all’aumento delle spese sanitarie per la gestione delle comorbidità, mentre i costi indiretti includono la riduzione della produttività e l’aumento delle assenze lavorative (OECD, 2019).
Lo studio CREA Sanità ha stimato che, nel 2020, l’onere economico totale attribuibile all’obesità in Italia ammonta a circa €13,3 miliardi (con un intervallo di credibilità al 95% compreso tra €8,9 miliardi e €17,8 miliardi).
Questi costi si articolano come segue:
• Costi diretti: €7,8 miliardi, dei quali:
• Malattie cardiovascolari: €6,6 miliardi
• Diabete: €0,65 miliardi
• Cancro: €0,33 miliardi
• Chirurgia bariatrica: €0,24 miliardi
• Costi indiretti: €5,45 miliardi, ripartiti quasi equamente tra:
• Assenteismo: €2,62 miliardi
• Presenteismo: €2,83 miliardi
Questi dati evidenziano come la spesa sanitaria legata all’obesità sia fortemente determinata dalle complicanze
croniche, in particolare le malattie cardiovascolari e il diabete, che rappresentano la quota più consistente dei costi diretti. Inoltre, i costi indiretti, legati alla perdita di produttività per assenteismo e presenteismo, contribuiscono in modo significativo all’impatto economico complessivo sul sistema sanitario nazionale.
Va specificato che questa analisi non considera l’obesità infantile, così come una serie di patologie associate all’obesità (es. patologie articolari, depressione ecc.)
L’approccio terapeutico deve quindi essere multidisciplinare, includendo strategie nutrizionali, attività fisica, terapia comportamentale e, nei casi più gravi, interventi farmacologici o chirurgici (Bray et al., 2021). È fondamentale abbandonare lo stigma e la colpevolizzazione dell’individuo, promuovendo invece un inquadramento medico e scientifico dell’obesità come patologia cronica.
L’obesità è una malattia cronica che richiede un trattamento a lungo termine basato su evidenze scientifiche. La sua gestione non può essere ridotta a semplici interventi dietetici temporanei, ma necessita di un approccio sistemico che tenga conto della complessità dei meccanismi biologici coinvolti. Il riconoscimento dell’obesità come malattia è essenziale per migliorare l’accesso alle cure e ridurre l’impatto sanitario ed economico a livello globale.
Bibliografia
• World Health Organization (WHO) (2021). Obesity and Overweight Fact Sheet Retrieved from https://www.who.int
• American Medical Association (AMA) (2013). Recognition of Obesity as a Disease. AMA House of Delegates.
• Bray, G. A., Kim, K. K., & Wilding, J. P. H. (2021). Obesity: A Chronic Disease with a Complicated Pathogenesis. Annual Review of Medicine, 72, 203–217.
• Cummings, D. E., & Overduin, J. (2017). Ghrelin and Energy Balance: Focus on Current and Future Therapeutic Targets Obesity Reviews, 18(12), 142–158.
• Friedman, J. M. (2019). Leptin and the Regulation of Body Weight Annual Review of Nutrition, 39, 295–311.
• Hall, K. D., & Kahan, S. (2018). Maintenance of Lost Weight and Long-Term Management of Obesity Medical Clinics of North America, 102(1), 183–197.
• OECD (2019). The Heavy Burden of Obesity: The Economics of Prevention OECD Publishing.
• Saltiel, A. R., & Olefsky, J. M. (2017). Inflammatory Mechanisms Linking Obesity and Metabolic Disease Journal of Clinical Investigation, 127(1), 1–4.
2. È IMPORTANTE L’INSERIMENTO DELL’OBESITÀ
NEL PIANO NAZIONALE DELLA CRONICITÀ?
Nel Piano Nazionale della Cronicità, approvato in Italia nel 2016, vengono definite strategie per la gestione delle patologie croniche più diffuse, come diabete, BPCO e malattie cardiovascolari, ma l’obesità non è ancora inclusa, nonostante il suo riconoscimento come malattia cronica da parte dell’OMS e la sua stretta correlazione con molte delle patologie già presenti nel PNC.
L’impatto socio-economico dell’obesità
L’obesità rappresenta un’emergenza sanitaria globale con importanti ripercussioni economiche. Secondo l’OECD (2019), i costi sanitari legati all’obesità in Italia ammontano a circa il 9% della spesa sanitaria totale. L’elevata prevalenza della malattia – che colpisce circa il 10% degli adulti e il 30% della popolazione in sovrappeso – è destinata a crescere nei prossimi anni, rendendo urgente un intervento sistematico di prevenzione e gestione.
L’assenza di un quadro normativo chiaro sull’obesità come malattia cronica porta a una disparità di accesso alle cure, con pazienti che spesso non ricevono trattamenti adeguati o che devono affrontare percorsi di cura disomogenei a seconda delle Regioni. L’inserimento dell’obesità nel PNC garantirebbe una maggiore equità nell’accesso alle terapie, migliorando gli outcome di salute della popolazione.
Necessità di un approccio multidisciplinare e strutturato
Attualmente, la gestione dell’obesità in Italia è frammentata e spesso delegata a interventi dietetici o a percorsi di cura non strutturati. Tuttavia, l’obesità richiede un approccio multidisciplinare, che integri:
• Prevenzione primaria, attraverso programmi di educazione alimentare e promozione dell’attività fisica nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
• Trattamenti personalizzati, che includano supporto nutrizionale, psicologico, farmacologico e, nei casi più gravi, interventi di chirurgia bariatrica.
• Follow-up a lungo termine, per prevenire la recidiva del peso e gestire le comorbidità associate.
L’inserimento dell’obesità nel PNC consente di implementare modelli di gestione integrata tra medicina generale, specialisti, nutrizionisti e psicologi, garantendo un percorso di cura standardizzato e basato sulle migliori evidenze scientifiche
Benefici dell’inserimento dell’obesità nel Piano Nazionale della Cronicità
1. Riconoscimento dell’obesità come malattia cronica: questo favorirebbe un cambio di paradigma, riducendo lo stigma e migliorando l’accesso ai trattamenti.
2. Riduzione della spesa sanitaria: un intervento precoce e strutturato sull’obesità ridurrebbe l’incidenza di malattie croniche associate, con un impatto positivo sulla spesa sanitaria a lungo termine (OECD, 2019).
3. Potenziare la prevenzione e l’educazione sanitaria: l’integrazione dell’obesità nel PNC favorirebbe la promozione di strategie preventive su larga scala, riducendo l’incidenza della malattia nelle fasce più giovani della popolazione.
4. Creazione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) uniformi: attualmente, la presa in carico dell’obesità è eterogenea nelle diverse Regioni italiane. L’integrazione nel PNC garantirebbe un approccio omogeneo su tutto il territorio nazionale.
5. Miglioramento della qualità della vita dei pazienti: una gestione efficace dell’obesità consentirebbe ai pazienti di ridurre il rischio di sviluppare comorbidità e migliorare il proprio benessere psicofisico.
6. Creazione di una rete clinico-assistenziale centri per l’obesità: le clinico-assistenziali per l’obesità rappresentano un approccio integrato e multidisciplinare essenziale per affrontare una delle sfide sanitarie più complesse del nostro tempo. Queste reti, che coinvolgono specialisti, chirurghi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta , nutrizionisti, psicologi, ricercatori e responsabili delle politiche sanitarie, favoriscono la condivisione di conoscenze ed esperienze, permettendo di sviluppare strategie di prevenzione e intervento coordinate e mirate.
Conclusione
L’inserimento dell’obesità nel Piano Nazionale della Cronicità è una necessità urgente per garantire una gestione più efficace e omogenea della malattia, migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre l’impatto economico sulla sanità pubblica. Il riconoscimento ufficiale dell’obesità come malattia cronica nel contesto del PNC rappresenterebbe un passo fondamentale per superare le disuguaglianze di accesso alle cure e sviluppare un sistema di prevenzione e trattamento più efficace
3. E’IMPORTANTE L’INSERIMENTO DELL’OBESITÀ NEI
LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA)?
L’obesità è una patologia cronica complessa e multifattoriale che colpisce oltre 6 milioni di italiani, pari al 12% della popolazione adulta, con un ulteriore 40% in sovrappeso. Nonostante la sua elevata prevalenza e le gravi complicanze associate, l’obesità non è attualmente inclusa nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), limitando l’accesso dei pazienti a cure adeguate e uniformi su tutto il territorio nazionale.
Benefici dell’inclusione dell’obesità nei LEA
L’inserimento dell’obesità nei LEA comporterebbe numerosi vantaggi:
1. Equità nell’accesso alle cure: Garantirebbe a tutti i pazienti l’accesso a percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) strutturati e uniformi, indipendentemente dalla regione di residenza.
2. Riduzione dei costi sanitari: Un approccio preventivo e terapeutico efficace potrebbe diminuire l’incidenza delle complicanze associate all’obesità, come diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, con una conseguente riduzione dei costi sanitari a lungo termine.
3. Miglioramento della qualità della vita: Un trattamento adeguato dell’obesità migliorerebbe la salute generale dei pazienti, riducendo la mortalità e aumentando l’aspettativa di vita.
Negli ultimi anni, sono state intraprese diverse iniziative per riconoscere l’obesità come malattia e includerla nei LEA. Nel 2019, la cosiddetta “Mozione Pella” è stata approvata all’unanimità, impegnando il governo a riconoscere l’obesità come patologia e a sviluppare un Piano Nazionale per la sua gestione. Nel dicembre 2024, è stato istituito un fondo dedicato alla prevenzione e cura dell’obesità, con una dotazione iniziale di un milione di euro all’anno per il triennio 2025-2027.
Inoltre in data 2 marzo 2021, il Consiglio Regionale Lombardo ha approvato il riconoscimento dell’obesità come malattia nei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza così come da tempo auspicato e sollecitato, in modo da poterla trattare come una patologia clinica
Tuttavia, nonostante questi progressi, le prestazioni per i pazienti con obesità non sono ancora incluse nei LEA.
Conclusione
L’inclusione dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza rappresenta un passo fondamentale per garantire un’assistenza sanitaria equa e adeguata ai pazienti affetti da questa patologia. Questo riconoscimento consentirebbe di strutturare percorsi di cura uniformi su tutto il territorio nazionale, ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle terapie e affrontare in modo efficace una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo.
Il Parlamento ha inserito nella legge di bilancio 2025, 50 milioni l’anno, a decorrere dall’anno 2025, per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, compresa la revisione delle tariffe massime nazionali delle prestazioni assistenziali. Previsto anche il potenziamento del monitoraggio della spesa e le modalità di valutazione delle performance dell’assistenza sanitaria erogata dalle Regioni.
L’elaborazione di Linee Guida sull’obesità è essenziale per garantire un approccio standardizzato, multidisciplinare ed evidence-based alla prevenzione, diagnosi e trattamento di questa patologia.
Obesità: una malattia che necessita di una gestione strutturata
L’obesità non è semplicemente una questione estetica o di scelte personali, ma una malattia cronica recidivante, caratterizzata da alterazioni neuroendocrine, infiammazione sistemica e predisposizione genetica.
Tuttavia, in assenza di Linee Guida chiare e condivise:
• I professionisti sanitari non hanno strumenti uniformi per gestire i pazienti in modo efficace.
• La presa in carico varia da regione a regione, con forti disuguaglianze nell’accesso alle cure.
• Si perpetua lo stigma sociale, con la tendenza a considerare l’obesità come una questione di sola volontà individuale, anziché come una patologia da trattare con approcci scientifici.
Le Linee Guida nazionali, allineate ai migliori standard internazionali, sono fondamentali per superare queste criticità e definire percorsi terapeutici chiari e omogenei.
Perché servono Linee Guida nazionali sull’obesità?
L’assenza di Linee Guida ufficiali comporta una gestione clinica non strutturata, spesso basata su approcci empirici o su indicazioni non aggiornate. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, non esiste ancora un documento ufficiale che fornisca indicazioni chiare e vincolanti sulla gestione dell’obesità.
L’elaborazione di Linee Guida nazionali consentirebbe di:
1. Garantire un approccio uniforme e basato sull’evidenza
Attualmente, la gestione dell’obesità varia in base alla formazione e all’esperienza del singolo medico.
Linee Guida validate fornirebbero indicazioni precise su:
• Diagnosi e criteri di classificazione dell’obesità.
• Approcci terapeutici personalizzati (nutrizionali, farmacologici, psicologici e chirurgici).
• Follow-up e prevenzione delle recidive.
2. Definire percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) standardizzati
I PDTA sono fondamentali per strutturare un percorso di cura integrato e multidisciplinare, evitando trattamenti frammentati e migliorando l’efficacia terapeutica.
3. Facilitare l’inserimento dell’obesità nei Livelli
Essenziali di Assistenza (LEA)
La disponibilità di Linee Guida nazionali agevolerebbe il riconoscimento dell’obesità nei LEA, consentendo ai pazienti di accedere a cure gratuite o rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
4. Migliorare la formazione dei professionisti sanitari.
Spesso medici di base, dietisti e specialisti non ricevono una formazione specifica sulla gestione dell’obesità. Linee Guida ufficiali garantirebbero aggiornamenti costanti e un approccio terapeutico condiviso.
4. Ridurre l’impatto economico dell’obesità sul sistema sanitario
L’obesità è uno dei principali fattori di rischio per malattie croniche come diabete, ipertensione e patologie cardiovascolari. Un approccio strutturato ridurrebbe i costi sanitari legati alle complicanze, promuovendo la prevenzione e la diagnosi precoce.
Cosa dovrebbero includere le Linee Guida sull’obesità?
Le Linee Guida nazionali dovrebbero basarsi su evidenze scientifiche aggiornate e includere:
• Definizione e classificazione dell’obesità in base a BMI, composizione corporea e distribuzione del grasso.
• Approcci diagnostici basati su test metabolici, analisi bioimpedenziometrica e valutazione dei fattori di rischio.
• Strategie terapeutiche personalizzate, tra cui:
• Interventi nutrizionali basati sulla dieta mediterranea e su modelli alimentari sostenibili.
• Attività fisica adattata alle diverse fasce di età e condizioni cliniche.
• Supporto psicologico per la gestione dei disturbi del comportamento alimentare.
• Accesso alle terapie farmacologiche innovative
• Chirurgia bariatrica per i pazienti con obesità grave e comorbidità.
• Piani di follow-up per prevenire la recidiva e garantire il mantenimento del peso perso.
• Riconoscimento della complessità della patologia
L’esperienza internazionale: un modello per l’Italia Paesi come il Regno Unito, la Francia e la Germania hanno già adottato Linee Guida nazionali per la gestione dell’obesità, integrate nei rispettivi Sistemi Sanitari Nazionali. Ad esempio:
• Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del Regno Unito fornisce indicazioni dettagliate sulla diagnosi e il trattamento dell’obesità, con un focus su approcci multidisciplinari.
• La Haute Autorité de Santé (HAS) francese ha sviluppato protocolli specifici per la prevenzione e la gestione dell’obesità infantile e adulta.
• In Germania, l’obesità è inclusa nei trattamenti coperti dall’assicurazione sanitaria pubblica, con percorsi di cura definiti per ogni livello di gravità.
Conclusione
L’elaborazione di Linee Guida nazionali sull’obesità rappresenta un passo fondamentale per garantire un trattamento efficace e uniforme di questa patologia in Italia. Un documento ufficiale basato sulle evidenze scientifiche permetterebbe di:
• Migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria per i pazienti con obesità.
• Standardizzare i trattamenti e ridurre le disuguaglianze territoriali.
• Facilitare il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica nei LEA.
• Potenziare la prevenzione e ridurre l’impatto economico sulle strutture sanitarie.
L’obesità è una malattia che richiede un approccio medico strutturato: dotarsi di Linee Guida nazionali è una necessità non più rinviabile per garantire cure adeguate ed efficaci a tutti i pazienti.
5. È IMPORTANTE UNA RETE NAZIONALE E REGIONALE PER LA CURA DELL’OBESITÀ?
La creazione di reti assistenziali a livello nazionale e regionale è fondamentale per garantire una presa in carico omogenea e di qualità dei pazienti affetti da obesità. Un esempio virtuoso in questo ambito è rappresentato dalla Rete Obesità Veneto (ROBv), istituita nel 2016, che ha sviluppato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) regionale per la gestione integrata dell’obesità. Più recentemente la Lombardia, prima regione in Italia, ha inserito l’obesità nel proprio piano socio sanitario regionale con specifiche disposizioni per la cura e presa in carico della patologia.
Vantaggi di una rete per la cura dell’obesità
1. Approccio multidisciplinare: Una rete strutturata consente la collaborazione tra diverse figure professionali, tra cui medici, dietisti, psicologi e chirurghi, garantendo un trattamento completo e personalizzato per il paziente.
2. Uniformità delle cure: La standardizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assicura che tutti i pazienti ricevano lo stesso livello di assistenza, indipendentemente dalla loro posizione geografica, riducendo le disuguaglianze nell’accesso alle cure.
3. Ottimizzazione delle risorse: La rete facilita la condivisione delle risorse e delle competenze tra le diverse strutture sanitarie, migliorando l’efficienza del sistema sanitario e riducendo i costi associati alla gestione dell’obesità.
4. Continuità assistenziale: Una rete ben organizzata garantisce la continuità delle cure, dal primo contatto con il sistema sanitario fino al follow-up post-trattamento, migliorando gli esiti clinici e la soddisfazione del paziente.
La Lombardia una best practice nazionale
Nel giugno 2024 inoltre la Regione Lombardia ha pubblicato il Piano Sociosanitario Integrato Lombardo 20242028. Per la prima volta questo documento riporta indicazioni esplicite sull’importanza della cura e presa in carico dell’obesità identificando le attività prioritarie che occorre intraprendere per il suo contrasto tenendo presente l’interdisciplinarietà tra tutti gli attori del territorio, compresi i medici di base e le farmacie.
Nello stesso anno sono state altresì pubblicate le “Regole di Sistema per la Gestione del SSR nell’anno 2025”; Anche questo documento, per la prima volta, riporta indicazioni esplicite sul tema dell’obesità e azioni da implementare per prevenirla come:
• Consulenza ai pazienti a rischio sovrappeso/obesità e incremento del personale sanitario dedicato
• Azioni specifiche secondo le indicazioni del Direttore Regionale del Welfare
• Attuazione del Percorso Prevenzione-DiagnosticoTerapeutico-Assistente (PPDTA)
Il modello veneto: un esempio di eccellenza
La Regione Veneto ha implementato una rete assistenziale per la prevenzione e la cura dell’obesità basata su un modello “hub & spoke”. Questo modello prevede:
• Centri Hub: Strutture di riferimento con elevata specializzazione, come gli ospedali di Padova e Verona, che offrono tutte le specializzazioni necessarie per la gestione dell’obesità.
• Centri Spoke: Strutture distribuite sul territorio regionale, come gli ospedali di Portogruaro, Cittadella, Dolo, Montebelluna e Belluno, che collaborano con i centri Hub per garantire una copertura capillare dei servizi.
Questo approccio favorisce l’integrazione multidisciplinare, responsabilizza le diverse figure professionali coin-
volte e assicura la riduzione degli errori, la razionalizzazione della spesa e il miglioramento della qualità del percorso assistenziale.
Conclusioni
L’implementazione di reti nazionali e regionali per la cura dell’obesità, ispirate a modelli come quello veneto, è cruciale per affrontare in modo efficace questa crescente emergenza sanitaria. Tali reti garantiscono un approccio strutturato, equo e di alta qualità nella gestione dell’obesità, migliorando gli esiti clinici e ottimizzando l’utilizzo delle risorse sanitarie.
6. È IMPORTANTE IL PIENO ACCESSO AI NUOVI TRATTAMENTI FARMACOLOGICI PER L’OBESITÀ?
Nonostante la sua alta prevalenza e le gravi conseguenze sulla salute pubblica, il trattamento dell’obesità è spesso sottovalutato e il pieno accesso ai nuovi trattamenti farmacologici risulta ancora limitato. Negare o ostacolare l’accesso a questi farmaci significa ridurre le opzioni terapeutiche per milioni di pazienti e compromettere la possibilità di un trattamento efficace della malattia.
Obesità: una malattia cronica che richiede un trattamento farmacologico
Per molti anni, il trattamento dell’obesità si è basato prevalentemente su modifiche dello stile di vita, con interventi dietetici, attività fisica e supporto psicologico Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che solo una minoranza di pazienti riesce a mantenere una perdita di peso significativa a lungo termine con il solo intervento comportamentale (Hall & Kahan, 2018). Questo è dovuto a meccanismi biologici complessi che regolano il metabolismo e l’appetito, rendendo difficile per molte persone perdere peso e mantenerlo nel tempo.
I nuovi farmaci anti-obesità rappresentano un progresso rivoluzionario, offrendo ai pazienti una possibilità concreta di perdita di peso duratura e di miglioramento delle comorbidità associate all’obesità.
I nuovi trattamenti farmacologici: un cambiamento di paradigma
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha sviluppato farmaci innovativi che agiscono su specifici meccanismi
ormonali coinvolti nella regolazione dell’appetito e del metabolismo.
Studi clinici hanno dimostrato che questi farmaci possono ridurre il peso corporeo fino al 15-20%, con effetti significativi sulla salute metabolica e cardiovascolare (Wilding et al., 2021).r Inoltre, molti pazienti trattati con questi farmaci mostrano un miglioramento delle comorbidità associate all’obesità, come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e la sindrome delle apnee ostruttive del sonno.
Perché è essenziale garantire l’accesso a questi farmaci?
1. L’obesità è una malattia cronica e recidivante L’obesità non è solo una condizione estetica, ma una patologia cronica che necessita di un trattamento farmacologico al pari di altre malattie croniche come il diabete e l’ipertensione. Negare ai pazienti obesi l’accesso ai farmaci significa non trattare adeguatamente la loro condizione medica
2. Riduzione del rischio di comorbidità e mortalità
L’uso di farmaci innovativi riduce il rischio di sviluppare patologie correlate all’obesità, come malattie cardiovascolari, ictus e diabete. Secondo studi recenti, i pazienti che assumono agonisti del GLP-1 hanno una riduzione significativa del rischio di eventi cardiovascolari maggiori (Rubino et al., 2021).
3. Miglioramento della qualità della vita e della produttività
La perdita di peso ottenuta con il trattamento farmacologico migliora la mobilità, il benessere psicologico e la qualità della vita. Inoltre, riduce l’assenteismo lavorativo e migliora la produttività, con un impatto positivo sull’economia e sulla società.
4. Accessibilità economica e equità sanitaria Attualmente, molti farmaci anti-obesità non sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in Italia, bisogna riconoscere il valore dei trattamento farmacologici nella cura dell’obesità e valutare la possibilità di rimborso degli setssi
5. L’inserimento dei nuovi farmaci nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) garantirebbe un accesso equo e universale a questi trattamenti.
6. Riduzione dei costi sanitari a lungo termine L’obesità è associata a costi sanitari elevati, dovuti alle complicanze mediche che richiedono ricoveri ospedalieri, terapie croniche e interventi chirurgici.
Il trattamento farmacologico dell’obesità ridurrebbe la necessità di cure per le malattie correlate, con un impatto positivo sui bilanci della sanità pubblica (OECD, 2019).
Ostacoli all’accesso ai nuovi farmaci e soluzioni possibili
Nonostante i benefici clinici dimostrati, l’accesso ai nuovi farmaci per l’obesità è ancora limitato da diversi fattori:
• Mancanza di rimborsabilità da parte del SSN
• Scarsa consapevolezza tra i medici e i pazienti sull’efficacia e la sicurezza di queste terapie.
• Persistenza dello stigma sull’obesità, che porta a considerare il trattamento farmacologico come una “scorciatoia” piuttosto che una necessità medica.
Per superare questi ostacoli, è necessario:
• Riconoscere ufficialmente l’obesità come malattia cronica nei LEA, consentendo la prescrizione e la rimborsabilità dei farmaci.
• Promuovere la formazione dei professionisti sanitari sulla gestione farmacologica dell’obesità.
• Sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di trattare l’obesità come una patologia medica e non come una scelta di stile di vita.
Conclusione
L’accesso ai nuovi trattamenti farmacologici per l’obesità è una necessità clinica, sociale ed economica. Questi farmaci offrono ai pazienti una possibilità concreta di perdita di peso duratura, migliorano la salute metabolica e cardiovascolare e riducono i costi sanitari a lungo termine. Bisogna assicurare l’accesso a questi trattamenti, garantendo un approccio moderno nella gestione clinica dell’obesità.
Per garantire equità e salute pubblica, è fondamentale che i nuovi farmaci anti-obesità vengano inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e resi accessibili a tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Solo attraverso un approccio integrato e basato sulle migliori evidenze scientifiche sarà possibile affrontare in modo efficace questa emergenza sanitaria globale.
A differenza di altre patologie croniche, l’obesità è ancora ampiamente percepita come il risultato di scelte personali errate, piuttosto che come una malattia influenzata da fattori genetici, neuroendocrini, ambientali e psicosociali. Questa percezione errata alimenta un forte stigma sociale, che ha conseguenze negative sia per i pazienti sia per la loro qualità di vita e il loro accesso alle cure.
Contrastare lo stigma legato all’obesità non è solo una questione di giustizia sociale, ma un’azione fondamentale per migliorare la salute pubblica, aumentare l’efficacia degli interventi terapeutici e garantire che tutte le persone affette da obesità ricevano cure appropriate e rispettose.
Cos’è lo stigma nell’obesità e perché è dannoso?
Lo stigma dell’obesità si manifesta in diversi ambiti della vita quotidiana:
• Stigma sociale: discriminazione e stereotipi negativi che associano l’obesità a pigrizia, mancanza di autodisciplina o scarso valore personale.
• Stigma medico: pregiudizi da parte di operatori sanitari che possono influenzare negativamente la qualità delle cure, portando a diagnosi tardive o trattamenti inadeguati.
• Stigma lavorativo: minori opportunità di carriera, discriminazione nei processi di selezione e minori possibilità di promozione.
• Stigma interno: accettazione da parte del paziente degli stereotipi negativi, che porta a bassa autostima, depressione e abbandono delle cure.
Lo stigma nell’obesità ha effetti diretti e indiretti sulla salute dei pazienti, con conseguenze psicologiche e fisiche:
• Minore probabilità di cercare aiuto medico per paura del giudizio.
• Maggior rischio di disturbi dell’alimentazione, come il binge eating.
• Aumento dello stress e della produzione di cortisolo, che favorisce l’accumulo di grasso addominale.
• Isolamento sociale e conseguente peggioramento della qualità della vita
Strategie per combattere lo stigma nell’obesità
La lotta allo stigma richiede un approccio sistemico che coinvolga la società, il mondo della sanità, le istituzioni e i media.
1. Sensibilizzazione dell’opinione pubblica
L’educazione della popolazione è fondamentale per cambiare la percezione dell’obesità. Le campagne di sensibilizzazione devono:
• Diffondere la consapevolezza che l’obesità è una malattia cronica e non una scelta di vita.
• Mostrare storie di persone con obesità senza stereotipi, evidenziando le difficoltà che incontrano nell’accesso alle cure e nel contesto sociale.
• Coinvolgere i media per evitare la rappresentazione caricaturale delle persone con obesità e promuovere un linguaggio rispettoso.
2. Formazione degli operatori sanitari
Lo stigma medico è uno dei principali ostacoli all’accesso alle cure per le persone con obesità. È necessario:
• Inserire la lotta allo stigma nei programmi di formazione di medici, infermieri e dietisti, per insegnare loro a trattare l’obesità con un approccio basato sull’evidenza e privo di giudizi morali.
• Utilizzare un linguaggio appropriato e rispettoso: parole come “paziente con obesità” anziché “obeso” riducono la percezione negativa.
• Sviluppare strumenti di valutazione diagnostica obiettivi, che non si basino solo sul peso corporeo, ma anche su altri parametri metabolici e clinici.
3. Migliorare le politiche sanitarie
Le istituzioni devono riconoscere l’obesità come una priorità di salute pubblica e garantire:
• L’inserimento dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per garantire un accesso equo alle cure.
• La creazione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) per uniformare il trattamento dell’obesità in tutte le regioni.
• La promozione di un approccio multidisciplinare, che includa specialisti in nutrizione, endocrinologia, cardiologia, psicologia epatologia, trattamenti farmacologici e quando necessario chirurgia bariatrica.
4. Interventi nei luoghi di lavoro
L’obesità è spesso causa di discriminazione nel mondo del lavoro. Per contrastare questa forma di stigma, è necessario:
• Promuovere politiche aziendali inclusive, che evitino discriminazioni salariali e favoriscano ambienti di lavoro adatti a persone con obesità (sedute ergonomiche, spazi adeguati).
• Introdurre programmi di promozione della salute, senza colpevolizzare i dipendenti con obesità, ma offrendo loro supporto attraverso programmi personalizzati.
5. Supporto psicologico per i pazienti
Lo stigma può portare le persone con obesità a sviluppare bassa autostima e depressione. È fondamentale:
• Integrare la psicoterapia nei percorsi di trattamento dell’obesità, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), che aiuta i pazienti a gestire lo stress e il rapporto con il cibo.
• Creare gruppi di supporto per favorire la condivisione delle esperienze e ridurre il senso di
Conclusione
Lo stigma nell’obesità è una barriera significativa all’accesso alle cure e al benessere psicofisico delle persone affette da questa patologia. È essenziale riconoscere che l’obesità non è solo una questione di forza di volontà, ma una malattia cronica che necessita di un trattamento medico appropriato e privo di pregiudizi.
Solo attraverso un cambiamento culturale e istituzionale sarà possibile eliminare lo stigma, migliorare l’accesso alle cure e garantire un trattamento equo e rispettoso per tutte le persone con obesità.
Lotta allo stigma significa riconoscere il valore e la dignità di ogni individuo, indipendentemente dal suo peso, e garantire che possa ricevere le cure necessarie senza pregiudizi o discriminazioni.
8. È IMPORTANTE AVERE STRUMENTI LEGISLATIVI E INTERESSE PARLAMENTARE SULL’OBESITÀ?
Negli ultimi anni, il Parlamento italiano ha esaminato diverse proposte di legge mirate alla prevenzione e alla cura dell’obesità, riconoscendola come una malattia cronica e promuovendo strategie per contrastarla.
Proposta di Legge n. 741 (Camera dei Deputati)
Presentata il 28 dicembre 2022 dall’On. Roberto Pella e già approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 7 Maggio, introduce un nuovo quadro normativo per affrontare la crescente emergenza sanitaria rappresentata dall’obesità. La proposta si compone di sei articoli e punta a garantire un approccio strutturato e sistemico a prevenzione, diagnosi e cura, con una particolare attenzione agli aspetti educativi, informativi e formativi.
Articolo 1 – Principi e finalità
Il primo articolo stabilisce che l’obesità è una malattia progressiva e recidivante, correlata ad altre patologie di interesse sociale, e delinea i principi fondamentali per la sua prevenzione e cura, nell’ottica della tutela della salute e del miglioramento della qualità della vita delle persone affette.
Articolo 2 – Livelli essenziali di assistenza
L’obesità rientra tra le condizioni per le quali devono essere garantite prestazioni sanitarie nei Lea (livelli essenziali di assistenza). I soggetti affetti potranno quindi usufruire delle prestazioni del Ssn finalizzate alla diagnosi e alla cura, assicurando equità nell’accesso.
Articolo 3 – Interventi per la prevenzione e la cura dell’obesità
Il cuore operativo della legge. Si autorizzano fondi specifici per finanziare un programma nazionale: 700.000 euro per il 2025, 800.000 euro per il 2026 e 1,2 milioni di euro annui dal 2027. Le risorse verranno distribuite tra le Regioni tramite decreto del Ministro della Salute, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Gli interventi previsti includono:
- Prevenzione dell’obesità e sovrappeso, soprattutto infantile.
- Sostegno all’allattamento al seno.
- Responsabilizzazione dei genitori nell’alimentazione dei figli.
- Agevolazione dell’inclusione sociale, scolastica e lavorativa delle persone con obesità.
- Promozione di attività fisica ed educazione alimentare nelle scuole.
- Campagne informative su stili di vita corretti, tramite media e reti territoriali.
- Educazione alla profilassi dell’obesità e del sovrappeso.
- Migliore conoscenza e accesso ai centri per disturbi alimentari.
Inoltre, il comma 3-bis prevede 400.000 euro annui dal 2025 per la formazione di personale sanitario e universitari in materia di obesità.
Articolo 4 – Osservatorio per lo studio dell’obesità (OSO)
Si istituisce presso il Ministero della Salute l’OSO, con funzioni di monitoraggio, studio e diffusione degli stili di vita. Composto da tre funzionari, opererà senza nuovi oneri per la finanza pubblica e senza compensi ai componenti. Il Ministro della Salute ne definirà annualmente gli obiettivi e presenterà una relazione alle Camere.
Articolo 5 – Informazione
Il Ministero della Salute promuove campagne di informazione, sensibilizzazione ed educazione per diffondere corretti stili alimentari e contrastare la sedentarietà. È prevista una spesa di 100.000 euro annui dal 2025.
Articolo 6 – Disposizioni finanziarie
Gli oneri complessivi del provvedimento (1,2 mln nel 2025, 1,3 mln nel 2026 e 1,7 mln annui dal 2027) saranno coperti mediante riduzione del fondo istituito dalla legge di bilancio 2025. Le altre attività dovranno essere svolte con le risorse già disponibili, senza ulteriori oneri.
Il provvedimento rappresenta un passo significativo nel riconoscimento dell’obesità come sfida sanitaria complessa, sociale e sistemica. L’impianto legislativo approvato, in sintesi, mira a intervenire su più fronti: clinico, educativo, informativo e istituzionale, con un approccio basato su coordinamento interistituzionale, finanziamenti dedicati e valorizzazione della rete territoriale.
Fondo per la Prevenzione dell’Obesità
Un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio della Camera ha istituito un fondo dedicato alla prevenzione e cura dell’obesità, con una dotazione di:
1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027.
Paolo Sbraccia Presidente IBDO Foundation
L’obesità è una delle sfide sanitarie più rilevanti a livello globale, con un impatto significativo sulla salute pubblica e sulla qualità della vita delle persone. Attualmente, oltre 650 milioni di adulti nel mondo convivono con questa condizione, riconosciuta come una malattia cronica dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da numerose istituzioni sanitarie. Nonostante questa consapevolezza, l’obesità continua a essere sotto-diagnosticata e sotto-trattata, con conseguenze rilevanti sul piano clinico, economico e sociale. Il presente documento ha l’obiettivo di fornire una panoramica completa sulla malattia, analizzando le cause multifattoriali dell’obesità, le sue complicanze e le strategie per la sua gestione, evidenziando l’importanza di un approccio integrato e multidisciplinare. Le cause dell’obesità includono genetici (predisposizione familiare), fattori ambientali (porzioni alimentari eccessive, cibi ultraprocessati, sedentarietà), psicologici (stress di vario tipo) e socioeconomici (politiche sanitarie, contesto abitativo, reddito). Una delle caratteristiche più allarmanti dell’obesità è la sua associazione con oltre 200 comorbidità che colpiscono quasi tutti gli organi e apparati. Tra le principali: malattie cardiovascolari, diabete tipo 2, ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno, osteoartrite e sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Le malattie cardiovascolari, in particolare, rappresentano la principale causa di morte tra le persone obese, con un chiaro legame tra l’indice di massa corporea (BMI) e rischio di infarto del miocardio, ictus e scompenso cardiaco. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, si tenga conto che gli individui obesi che hanno una probabilità fino a sette volte maggiore di sviluppare questa malattia rispetto a quelli non obesi.
Nonostante l’impatto negativo dell’obesità sulla salute, esistono strumenti efficaci per la sua gestione. La perdita di peso, ottenuta attraverso modifiche dello stile di vita, terapie farmacologiche o interventi chirurgici, si è dimostrata fondamentale per prevenire e trattare molte delle complicanze associate. In conclusione, l’obesità è una malattia complessa che richiede un intervento precoce e una gestione integrata per prevenire gravi esiti. È fondamentale che le politiche sanitarie riconoscano l’obesità come una malattia cronica, promuovendo strategie efficaci per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone colpite.
Nuovi approcci e prospettive
Luca Busetto, Rocco Barazzoni, Georgia Colleluori, Sami Schiff, Federico Serra, Iris Zani, Eugenia Romano.
Introduzione
L’obesità è una malattia cronica caratterizzata da un accumulo eccessivo o anormale di tessuto adiposo tale da causare un’alterazione dello stato di salute, con riduzione della qualità e dell’aspettativa di vita. L’obesità può essere definita come una malattia eterogenea e multifattoriale influenzata da fattori genetici, ambientali, socio-economici e psicologici. L’obesità rappresenta una vera e propria malattia e non soltanto un fattore di rischio per altre condizioni cliniche, le quali possono peraltro peggiorare il quadro di comorbidità.
La vita delle persone affette da obesità è ulteriormente aggravata dall’impatto dello stigma sociale basato sul peso corporeo, conseguenza della percezione erronea che l’obesità sia una scelta di vita e che possa essere modificata semplicemente agendo sulla forza di volontà dell’individuo. Tale stigma si è consolidato nella mente del grande pubblico, dei media, della classe politica e, purtroppo, anche di gran parte della professione medica, è pervasivo nella nostra società, e viene costantemente riproposto in molteplici ambiti.
L’aumento dell’obesità rappresenta un problema di salute pubblica con gravi implicazioni in termini di costi per i sistemi sanitari e per i singoli individui. La maggior parte dei Paesi non ha un approccio definito e una legislazione correlata per consentire di affrontare l’obesità in modo sistemico, dalla ricerca alla prevenzione primaria, alla diagnosi, al trattamento e alla gestione a lungo termine. È dunque necessario creare un’alleanza tra istituzioni governative, parlamentari, scientifiche, accademiche e rappresentanze di pazienti con obesità per garantire un approccio sistemico, unito e partecipe da parte di ogni elemento coinvolto.
Tassonomia dell’obesità. Un linguaggio comune a livello Europeo e l’adattamento Italiano
Da quanto sopra esposto, si evince chiaramente come la
responsabilità della prevenzione e del trattamento dell’obesità non ricada solo sulle professioni sanitarie, ma coinvolga le istituzioni politiche nazionali e locali, gli amministratori dei sistemi sanitari, le istituzioni educative ad ogni livello, i luoghi di lavoro, i cittadini. È quindi necessario che tutte le figure coinvolte condividano la visione dell’obesità come malattia cronica e parlino un linguaggio condiviso.
Nel 2024, la European Association for the Study of Obesity (EASO – Associazione Europea per lo Studio dell’Obesità) ha proposto una tassonomia dell’obesità in grado di fornire un linguaggio comune su questa malattia, utilizzabile in molteplici contesti di interesse. Il progetto, frutto di una collaborazione tra professionisti sanitari, ricercatori e pazienti, fornisce 54 dichiarazioni che, analogamente a quelle impiegate per altre malattie non trasmissibili, si dividono in definizioni, ambito e utilizzo contestuale secondo 6 temi di rilievo. EASO incoraggia un utilizzo globale di questa risorsa per favorire la comunicazione riguardo l’obesità, sia in contesti sociosanitari che pubblicità.
L’Italia, in quanto membro del gruppo EASO, è il primo membro dell’associazione a proporre un adattamento della tassonomia alla lingua nazionale. Con questo progetto, speriamo di incoraggiare i cittadini Italiani all’utilizzo di un linguaggio riguardante l’obesità che, da qui in poi, sarà corretto, rispettoso, e scientificamente accurato, per promuovere la salute e il benessere non solo di chi è affetto da questa malattia, ma di tutti.
La tassonomia fornisce 54 dichiarazioni basate su evidenze che si allineano chiaramente a quelle impiegate per altre principali malattie non trasmissibili, prioritarie secondo le attuali direttive, dalle regolamentazioni politico-sanitarie alla pratica, e sono divise in definizioni, ambito e utilizzo contestuale secondo 6 temi. Il consenso sul
linguaggio basato su evidenze è stato ottenuto da 70 esperti, 16 gruppi di interesse, inclusi professionisti sanitari, industrie, responsabili politici, portatori di esperienze vissute e ricercatori in 30 paesi rappresentati. L’utilizzo di questa tassonomia, che allinea il linguaggio per l’obesità a quello di altre malattie non trasmissibili prioritarie secondo le attuali direttive, è appropriato per responsabili politici, professionisti sanitari, persone affette da obesità, ricercatori, e utenti del sistema sanitario. Questo strumento è utile alle iniziative di sostegno, di comunicazione e di educazione.
Tema 1: Definizione di Obesità
Definizione di obesità. Definizione: L’obesità è definita come un accumulo anomalo o eccessivo di grasso tale da compromettere lo stato di salute. Ambito: L’obesità è una malattia cronica caratterizzata da un’adiposità alterata in termini di funzionamento, quantità totale e distribuzione. L’obesità è una malattia che consiste in diversi fenotipi. Contesto: L’insorgenza, lo sviluppo e la progressione dell’obesità possono essere influenzati da una o più cause o fattori di progressione.
Indicatori di obesità. Definizione: Una metrica che descrive la presenza della malattia obesità a livello di popolazione. Ambito: Gli indicatori di obesità segnalano la presenza della malattia a livello di popolazione. Contesto: La seguente lista non esaustiva di indicatori di obesità include: anamnesi e sviluppo della malattia, analisi di laboratorio, esami fisici a livello di organi e sistemi, salute mentale, assunzione di farmaci, attività e compiti della vita quotidiana, comportamenti, partecipazione sociale ed esposizioni ambientali.
Quadri di stadiazione della malattia obesità. Definizione: I criteri di stadiazione della malattia obesità classificano i pazienti in base a segni e indicatori per determinare il rischio per la salute individuale e ottimizzare il trattamento e la gestione dell’obesità. Ambito: I criteri di stadiazione sono utilizzati per molte malattie per aiutare a determinarne la gravità e supportare le decisioni cliniche riguardo trattamento e gestione. Contesto: I criteri di stadiazione dell’obesità disponibili riflettono gli stadi di malattia usati per altre malattie non trasmissibili.
Definizione di pre-obesità. Definizione: Lo stato di salute in cui un individuo presenta cambiamenti nella funzione, quantità totale e/o distribuzione del tessuto adiposo che potrebbero essere precursori dell’obesità. Ambito: Lo stato di salute di individui con funzionamento, quantità totale e/o distribuzione del tessuto adi-
poso alterati prima che emergano segni patologici. Contesto: Il sovrappeso non sempre riflette la disfunzione del tessuto adiposo e pertanto non è sinonimo di preobesità.
Segni di obesità. Definizione: Una manifestazione della malattia obesità a livello individuale. Ambito: Esistono compromissioni fisiologiche, funzionali o psicologiche che possono segnalare la presenza dell’obesità in un individuo. Contesto: A livello individuale, un’indagine sui segni dell’obesità include più elementi rispetto alla semplice misurazione del peso o del BMI.
Tema 2: Cause, Insorgenza e Fattori di Progressione Cause dell’obesità. Definizione: Un evento, condizione, caratteristica o combinazione di essi che avvia l’insorgenza dell’obesità. Ambito: Fattori che causano una disfunzione, una distribuzione anormale e/o una quantità eccessiva di tessuto adiposo. Contesto: Le cause dello sviluppo dell’obesità possono essere biologicamente modificabili o non modificabili.
Insorgenza dell’obesità. Definizione: L’insorgenza della malattia è un momento specifico in cui si verificano cambiamenti che alterano la funzione, la distribuzione e/o la quantità totale di tessuto adiposo. Ambito: L’insorgenza dell’obesità è l’inizio dei processi che portano alla manifestazione dell’obesità. Contesto: I processi biologici che provocano l’insorgenza dell’obesità possono essere in corso da lungo tempo prima che vengano rilevati.
Fattori di progressione dell’obesità. Definizione: Un evento, condizione o caratteristica o una combinazione di essi che aggrava l’obesità. Ambito: Fattori che aumentano la gravità dell’obesità alterando la biologia della malattia. Contesto: I fattori che causano la progressione dell’obesità possono essere biologicamente modificabili o non modificabili.
Tema 3: Prevenzione dell’Obesità
Promozione della salute. Definizione: La promozione della salute è il processo che consente e supporta le persone e le popolazioni nel massimizzare la loro salute e qualità di vita. Ambito: La promozione della salute è in generale un approccio comportamentale necessario a sostenere uno stile di vita sano per tutti. Contesto: La promozione della salute viene offerta a tutta la popolazione e non solo a coloro che potrebbero essere a rischio di obesità.
Prevenzione primaria. Definizione: La prevenzione primaria mira a prevenire la malattia obesità prima che si manifesti. Ambito: Rispetto alla promozione della salute, che consente alle persone di accrescere e migliorare la propria salute, la prevenzione primaria si concentra sui fattori di rischio dell’obesità. Contesto: La prevenzione primaria è distinta dalla prevenzione secondaria, che implica l’identificazione, la diagnosi e il trattamento precoci per fermare la progressione dell’obesità e lo sviluppo delle conseguenze sulla salute, e dalla prevenzione terziaria, che riguarda il trattamento e la gestione della malattia obesità per ridurne gli effetti a lungo termine.
Tema 4: Screening e Diagnosi Precoce.
Screening dell’obesità. Definizione: Lo screening per l’obesità si riferisce alla misurazione di indicatori di obesità nella popolazione per identificare gli individui che presentano segni di obesità. Ambito: Gli elementi da considerare durante lo screening per gli indicatori di obesità possono includere, tra gli altri, l’età, il sesso biologico, la composizione corporea, l’origine etnica, la storia familiare, e le condizioni mediche preesistenti di una persona. Contesto: Lo screening per obesità può portare all’identificazione di fattori che cambiano la probabilità di sviluppare tale patologia e utilizzare questa conoscenza per prevenire o ridurre la prevalenza dell’obesità modificando questi fattori.
Diagnosi precoce dell’obesità. Definizione: La diagnosi precoce dell’obesità si riferisce all’individuazione di una persona che vive con obesità il più presto possibile sulla base dei segni di questa malattia. Ambito: Gli elementi da considerare durante la valutazione dei segni per una diagnosi precoce possono includere, tra gli altri, l’età, il sesso biologico, la composizione corporea, l’origine etnica, la storia familiare, e le condizioni mediche preesistenti di una persona. Contesto: Una diagnosi precoce può portare, nel lungo periodo, a un migliore controllo della malattia e a migliori risultati per la salute del paziente, in ambito sanitario, e in ambito socio-economico.
Tema 5: Trattamento e Gestione
Trattamento dell’obesità. Definizione: L’assistenza sanitaria fornita a un paziente che vive con obesità da parte di un professionista sanitario. Ambito: Le opzioni di trattamento per l’obesità o una loro combinazione includono: attività fisica terapeutica e riabilitazione, terapia
nutrizionale, terapia psicologica, farmacoterapia, chirurgia metabolica e bariatrica. Contesto: Le opzioni di trattamento medico per l’obesità adottano un approccio multidisciplinare e olistico e, se possibile, sono centrate sulla persona e individualizzate. Le opzioni di trattamento per l’obesità possono essere categorizzate come acute o a lungo termine e considerano la natura fluttuante della malattia.
Gestione dell’obesità. Definizione: Azioni intraprese da individui, famiglie e comunità per promuovere, mantenere e recuperare lo stato di salute delle persone che vivono con obesità. Ambito: La gestione dell’obesità comprende diversi livelli, che includono: autogestione supportata, supporto clinico, supporto informale e supporto generale da parte del sistema socio-sanitario. Contesto: La gestione dell’obesità si concentra sul riequilibrio della disfunzione biologica, migliorando i segni e i sintomi e ottimizzando i risultati per la salute centrati sul paziente, sanitari, e socioeconomici. La gestione del peso può esserne una componente.
Esiti del trattamento e della gestione dell’obesità. Definizione: Valutazione intrapresa per analizzare i risultati o le conseguenze del trattamento e della gestione dell’obesità. Ambito: Durante il trattamento o la gestione dell’obesità, vengono valutati i risultati per la salute centrati sul paziente, i risultati medici e i risultati socioeconomici. Contesto: I risultati del trattamento e della gestione dell’obesità vanno oltre il peso corporeo.
Processo decisionale condiviso. Definizione: Il processo in cui sia il paziente che il professionista sanitario lavorano insieme per decidere il miglior piano di cura dell’obesità per il paziente. Ambito: La collaborazione unisce l’esperienza del clinico (opzioni di trattamento, evidenze scientifiche, i rischi e i benefici), e a ciò che il paziente e la persona con obesità conosce meglio (le sue preferenze, circostanze personali, obiettivi, valori e convinzioni). Contesto: Il processo decisionale condiviso costituisce la base del consulto clinico. L’attuazione di questo processo è utile per prendere decisioni mediche complesse.
Tema 6: Conseguenze dell’Obesità Complicanze cliniche dell’obesità. Definizione: L’obesità è la porta di accesso a una serie di complicanze mediche e psicologiche. Ambito: Oltre 200 complicanze sono associate all’obesità, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori. Contesto: L’obesità era
considerata una comorbidità di molte malattie non trasmissibili, mentre ora tali malattie sono viste come complicanze mediche dell’obesità.
Conseguenze socioeconomiche dell’obesità. Definizione: L’obesità può compromettere il livello di istruzione, il reddito, le opportunità di lavoro e le capacità produttive di un individuo. Ambito: L’obesità riduce l’aspettativa e la qualità di vita delle persone e ne influenza negativamente sotto vari aspetti il livello socioeconomico. Contesto: L’obesità esercita una pressione significativa sulle istituzioni sanitarie pubbliche e specializzate in termini di costi e qualità dei servizi.
Bibliografia
Bowman-Busato J et al. Providing a common language for obesity: the European Association for the Study of Obesity taxonomy. Int J Obes 2025;49:182-191.
Obesità: una sfida sistemica. costruire una governance integrata attraverso alleanze tra istituzioni, scienza e cittadinanza. il modello open e il domino virtuoso delle politiche pubbliche
Andrea Lenzi
dei
L’obesità è un paradosso politico: una delle sfide più urgenti del nostro tempo e, al contempo, una delle meno affrontate in modo sistemico. Le cifre parlano da sole. In Italia, circa il 10% della popolazione adulta è obesa, il 35% è in sovrappeso, e un bambino su tre presenta eccesso ponderale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo riconosciuto l’obesità come una malattia cronica, ma nel dibattito pubblico resta spesso intrappolata in narrazioni moralistiche, stigmatizzanti, frammentate. Una condizione trattata come fallimento individuale anziché come esito di determinanti ambientali, sociali e biologici intrecciati.
Affrontare l’obesità richiede una svolta culturale e politica. Ma, soprattutto, richiede un’infrastruttura di collaborazione stabile tra i principali attori che incidono direttamente o indirettamente su salute, prevenzione, assistenza e coesione sociale. In altre parole, un network istituzionale, scientifico e civico permanente, capace di mettere in rete: il Ministero della Salute, come regista delle strategie sanitarie nazionali e coordinatore delle politiche intersettoriali; il Parlamento, come motore legislativo e orientatore dell’agenda politica, promotore di leggi e mozioni strategiche come il PDL 741; le Regioni, titolari dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociosanitari, responsabili dell’attuazione dei PDTA e dei piani di prevenzione; le città, come attori di prossimità in grado di sperimentare sul territorio politiche urbane per la salute: da Milano a Napoli, da Bologna a Torino, da Cagliari a Bari, da Verona a Roma, i comuni possono generare innovazione concreta in ambito scolastico, alimentare, ambientale e sociale; le società scientifiche, depositarie del sapere clinico ed epidemiologico, garanti della qualità dell’assistenza e dell’aggiornamento delle linee guida; le università e i centri di ricerca, incubatori di innovazione, formazione e valutazione delle politiche, capaci di integrare approcci multidisciplinari; le associazioni dei pazienti e le realtà civiche, protagoniste dell’advocacy, della co-progettazione e della lotta allo stigma, portatrici di esperienze vissute, bisogni reali e capitale relazionale nei territori.
Questa visione non è solo auspicabile: è già in atto.
L’esperienza di OPEN – Obesity Policy Engagement Network ne è la prova concreta. Attivo in oltre 15 Paesi, tra cui l’Italia, OPEN promuove il dialogo strutturato tra decisori politici, comunità scientifica, istituzioni locali e società civile, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle cure, ridurre lo stigma, promuovere politiche basate sull’evidenza e integrare l’obesità tra le priorità dell’agenda pubblica.
In Italia, grazie anche all’impulso di OPEN, si sono attivati processi trasformativi significativi. Il Parlamento ha registrato un importante segnale con il disegno di legge n. 741, volto al riconoscimento formale dell’obesità come patologia cronica e alla sua inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questo è un atto politico di portata storica, che apre la strada a un intero ecosistema di interventi coordinati: percorsi di presa in carico, formazione multidisciplinare, centri specialistici, aggiornamento delle linee guida, risorse strutturali.
Ma la proposta normativa, da sola, non basta. La sua attuazione concreta richiede che tutte le istituzioni dialoghino in modo continuativo. È qui che entra in gioco la proposta di costituire un Osservatorio Nazionale Permanente sull’Obesità, promosso dal Ministero della Salute e costruito con una composizione mista: decisori pubblici, esperti scientifici, Regioni, Comuni, pazienti, cittadini attivi e stakeholder sociali. L’Osservatorio dovrebbe svolgere funzioni strategiche, tecniche e valutative. Raccogliere e integrare dati epidemiologici, monitorare le politiche attuate, elaborare raccomandazioni operative, verificare l’efficacia delle misure regionali, promuovere coerenza nazionale.
A questo si affianca la necessità di un tavolo interministeriale dedicato, che coinvolga – oltre alla Salute – i Ministeri dell’Istruzione, dell’Agricoltura, del Lavoro, dello Sport, dell’Economia e delle Infrastrutture. Perché l’obesità si genera, si previene e si cura anche attraverso il cibo disponibile nelle mense scolastiche, la qualità dell’ambiente urbano, la mobilità sostenibile, le politiche fiscali, il lavoro, l’informazione e la cultura. Serve una logica “Health in All Policies”, dove ogni settore della pub-
blica amministrazione contribuisce alla promozione della salute.
Le Regioni hanno un ruolo fondamentale come intermediari tra livelli nazionali e locali. Alcune stanno già sperimentando modelli integrati, con reti di centri specializzati, percorsi clinici personalizzati, assistenza psicologica e iniziative di comunità. Tuttavia, senza un quadro normativo e finanziario chiaro, queste esperienze restano limitate. Per questo il network nazionale deve promuovere la creazione e il rafforzamento delle reti regionali multidisciplinari, garantendo uniformità ed equità.
A livello urbano, le città sono attori chiave per l’attuazione concreta dei principi della salute pubblica. Nei contesti metropolitani si manifestano le disuguaglianze alimentari, ambientali e sociali, ma si trovano anche soluzioni pratiche: orti urbani, interventi su mense scolastiche, percorsi salute, educazione civica e alimentare, regolamenti per la vendita di cibo sano, sport di base, reti di prossimità. Le città devono essere integrate nei processi decisionali nazionali, attraverso l’ANCI e reti tematiche come le Healthy Cities dell’OMS, e devono accedere a risorse dedicate per implementare interventi su misura.
Nel tessuto cittadino si muovono anche le associazioni civiche: realtà di volontariato, mutuo aiuto, promozione sociale e cittadinanza attiva che agiscono nei quartieri, nelle scuole, nei centri aggregativi. Il loro ruolo è duplice: da un lato supportano direttamente le persone con obesità o rischio obesità, dall’altro costruiscono consapevolezza collettiva, contrastano lo stigma e promuovono azioni concrete sul piano educativo, ambientale e culturale. Devono essere riconosciute come alleati istituzionali e partecipare stabilmente ai processi di co-programmazione delle politiche sanitarie.
Le società scientifiche, da parte loro, garantiscono l’evidenza, la qualità, l’appropriatezza. Sono state protagoniste dell’inserimento dell’obesità nel Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, e lavorano per definire percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari, formare i professionisti e supportare la pianificazione dei servizi. La loro integrazione nei processi decisionali è cruciale per evitare soluzioni ideologiche o inefficaci.
Le università devono farsi motore di cambiamento culturale e di produzione di sapere. L’obesità va studiata come fenomeno bio-psico-sociale, sistemico, urbano. I percorsi formativi devono essere aggiornati, interdisciplinari, incentrati su prevenzione, empatia, comunicazione efficace, salute pubblica. La ricerca accademica può
contribuire a valutare l’impatto delle politiche, sviluppare tecnologie per la prevenzione, costruire indicatori di esito centrati sulla persona.
Quando tutti questi attori si muovono insieme, il sistema si mette in moto. È il domino game istituzionale: un meccanismo di governance progressiva, in cui ogni attivazione istituzionale ben mirata, ogni norma, ogni linea guida, ogni stanziamento o decisione strategica, non è mai un punto d’arrivo, ma l’innesco di una fase successiva. Ogni tassello – se collocato correttamente e con il giusto tempismo – può generare un effetto moltiplicatore lungo tutta la filiera delle politiche pubbliche.
Il primo tassello di questo domino è spesso il riconoscimento politico e giuridico dell’obesità come malattia cronica, come avviene nel PDL 741, che non solo definisce giuridicamente l’obesità, ma impone alla pubblica amministrazione di strutturare un’offerta di cura adeguata. Questo passaggio consente di uscire dalla logica della delega individuale e di sancire l’obbligo dello Stato a garantire percorsi clinici strutturati, dignitosi e accessibili.
Il secondo tassello è l’inserimento dell’obesità nei documenti strategici centrali, come il Piano Nazionale della Cronicità (PNC). In questo piano, le patologie croniche prioritarie vengono inquadrate in termini di prevenzione, presa in carico, continuità assistenziale e modelli organizzativi. Se l’obesità è inclusa nel PNC, allora tutte le Regioni hanno il dovere di integrarla nei loro piani locali. Il PNC rappresenta, dunque, lo strumento di traduzione delle priorità politiche in programmazione sanitaria concreta.
Il terzo tassello è l’elaborazione e aggiornamento delle Linee Guida cliniche ufficiali, inserite nel Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG) dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo step è fondamentale: fornisce ai professionisti sanitari un quadro uniforme, validato e evidence-based per la presa in carico del paziente con obesità. Le Linee Guida rappresentano anche uno strumento di tutela medico-legale, di supporto ai PDTA regionali e di orientamento per la formazione universitaria e professionale.
A cascata, l’adozione di Linee Guida e percorsi clinici favorisce la definizione e il riconoscimento dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza, ovvero le prestazioni e i servizi che devono essere garantiti a tutti i cittadini sul territorio nazionale. L’inserimento dell’obesità nei LEA rende la cura un diritto esigibile e attiva obblighi per il Servizio Sanitario Nazionale, superando la logica discrezionale e garantendo uniformità di accesso.
Il passaggio successivo è quello economico-finanziario: la previsione di risorse dedicate nella Legge di Bilancio.
Le politiche sanitarie senza copertura economica rimangono dichiarazioni di principio. Per sostenere PDTA, centri specializzati, campagne di prevenzione, attività scolastiche, monitoraggio e ricerca, è necessario un fondo strutturato, pluriennale e vincolato alla lotta all’obesità. Il Parlamento e il MEF giocano qui un ruolo chiave: ogni tassello normativo ha bisogno del suo corrispettivo economico per diventare realtà.
Il domino prosegue con la programmazione operativa a livello regionale e locale: le Regioni traducono le indicazioni nazionali nei propri piani sanitari; le ASL attivano i centri multidisciplinari; i Comuni implementano progetti territoriali; le scuole promuovono programmi educativi. È il livello dell’implementazione, dove le politiche prendono forma nella vita quotidiana delle persone.
L’ultimo – ma cruciale – tassello è il monitoraggio e la valutazione degli impatti, realizzato da università, centri di ricerca e osservatori permanenti. Senza valutazione, il domino rischia di non rigenerarsi: sapere cosa ha funzionato, per chi, dove e in che modo è il presupposto per aggiornare strategie, correggere errori, consolidare buone pratiche e rimettere in moto la sequenza.
Questo domino non è automatico. Per funzionare, ha bisogno di: coerenza tra i livelli di governo (centrale, regionale, locale); regie miste e partecipate, come l’Osservatorio nazionale sull’obesità; presidi di accountability, come gli indicatori di esito nei piani sanitari; trasparenza e accesso ai dati, per cittadini, operatori e decisori; coinvolgimento civico, per costruire legittimazione, fiducia e impatto.
Ogni anello rafforza il successivo, ogni tessera cade solo se è sostenuta da quella che l’ha preceduta. Ma la direzione va costruita: non si tratta solo di far cadere le tessere, ma di farle cadere nel giusto ordine, con le giuste alleanze e con le giuste risorse.
Per realizzare questo percorso è necessario avere visione, sinergie e una forte capacità di creare networking tra tutti gli attori coinvolti. Occorre superare definitivamente l’ottica dei silos, che troppo spesso caratterizza il funzionamento delle istituzioni pubbliche, delle professioni e persino del dibattito scientifico. I comportamenti individualistici, autoreferenziali o settoriali – per quanto diffusi – sono immotivati e dannosi quando si affronta un problema serio, trasversale e impellente come l’obesità. Una sfida che è insieme clinica, sociale, economica e politica, e che richiede per definizione un approccio sistemico, integrato, collaborativo. Senza alleanze, l’intervento perde efficacia. Senza una regia condivisa, le buone pratiche restano isolate. Senza una visione d’in-
sieme, ogni passo in avanti rischia di essere vanificato dal passo indietro di qualcun altro.
L’esperienza di OPEN dimostra che questo modello non è un’utopia, ma un processo realizzabile, se accompagnato da metodo, visione e collaborazione. La lettera aperta inviata da OPEN al Consiglio dell’Unione Europea nel 2020 lo ha espresso chiaramente: riconoscere l’obesità come malattia e integrarla tra le priorità dei programmi sanitari europei (come EU4Health) è un atto di responsabilità, giustizia e modernità istituzionale.
L’obesità non è una sfida sanitaria: è una questione di sistema. E richiede risposte di sistema. La costruzione di un network nazionale integrato, strutturato e permanente, che unisca istituzioni, scienza, cittadinanza e territorio, è oggi un passaggio ineludibile. Perché ogni giorno senza azione significa diseguaglianza, stigma, costi evitabili. Ogni passo condiviso, invece, rafforza il domino del cambiamento. E ci avvicina a un sistema sanitario più giusto, inclusivo, lungimirante.
È il momento di consolidare questo percorso. I segnali di attenzione non mancano: iniziative parlamentari, impegni programmatici, mobilitazione di società scientifiche, nuove linee guida, campagne civiche, sperimentazioni locali. Ma serve un salto di qualità: un impegno politico strutturale, trasversale e duraturo, capace di legare tra loro gli attori e le politiche in una visione condivisa. L’obesità deve diventare una responsabilità di sistema. E per farlo serve metodo, serve ascolto, ma soprattutto serve la volontà collettiva di non tornare indietro.
Il domino è partito. Facciamo in modo che nessuna tessera venga dimenticata.
Giuseppe Novelli
Università di Roma Tor Vergata, Fondazione
Lorenzini, Milano
L’obesità è sempre più riconosciuta come una condizione multifattoriale derivante da complesse interazioni tra fattori genetici e ambientali. La suscettibilità genetiche può influenzare significativamente l’indice di massa corporea (BMI), ma queste influenze sono spesso modulate dall’ambiente circostante, in particolare nelle società moderne caratterizzate da elevata disponibilità calorica e stili di vita sedentari. Comprendere queste interazioni è fondamentale per sviluppare strategie efficaci di prevenzione e trattamento.
I fattori genetici contribuiscono alla suscettibilità all’obesità, con studi che stimano che le influenze genetiche siano responsabili di circa il 40-70% della variazione dell’obesità nelle popolazioni(1, 2). Varianti genetiche specifiche, come quelle del gene FTO (fat mass and obesity-associated), sono state associate in modo significativo a un aumento del BMI e del rischio di obesità (3). Tuttavia, questi rischi genetici si manifestano in modo diverso a seconda dei contesti ambientali. Ad esempio, studi longitudinali hanno dimostrato che gli individui con un’elevata suscettibilità genetica all’obesità aumentano di peso in ambienti obesogeni rispetto a quelli con un rischio genetico inferiore (4). Il termine “ambiente obesogeno” si riferisce ad ambienti che promuovono un’eccessiva assunzione di cibo e scoraggiano l’attività fisica, aumentando così gli effetti dei geni sul peso corporeo (5).
Nel 1962 il genetista James Neel, ha elaborato l’ipotesi del “gene thrifty” (o “gene parsimonioso”), suggerendo che alcuni geni che in passato favorivano l’accumulo di grasso come adattamento a periodi di carestia siano diventati svantaggiosi nelle società moderne, dove il cibo è abbondante e l’attività fisica ridotta (6). Sebbene l’ipotesi del “gene thrifty” sia stata superata da modelli più complessi, la ricerca ha identificato molte varianti geniche associate all’obesità che non sembrano essere stati selezionati per la resistenza alla carestia (Tabella). E’ molto probabile invece che mutazioni casuali che un tempo erano neutre oggi, in un ambiente obesogeno, diventano dannose per semplice effetto della deriva genetica (meccanismo evolutivo casuale che altera la
frequenza degli alleli in una popolazione). Alcune varianti genetiche oggi associate all’obesità potrebbero essersi diffuse per deriva (non per selezione), diventando dannose in ambienti moderni con cibo abbondante e sedentarietà. In sostanza, oggi abbiamo vecchi geni in un nuovo ambiente (ad es. cibi ultra-processati) che rendono svantaggiosi certi geni metabolici(7).
L’obesità è una condizione poligenica, influenzata dall’interazione di numerosi geni con fattori ambientali. Studi di genome-wide association (GWAS) hanno identificato un migliaio di varianti genetiche associate all’indice di massa corporea (BMI) e alla distribuzione del grasso(8). Una recente meta-analisi basata su dati multi-omici, ha identificato una ventina di geni non direttamente collegate al BMI, ma che potrebbero aprire nuove strade di collegamento tra obesità metabolica e altre funzioni biologiche non ancora esplorate (9).
Alcuni dei geni associati all’obesità (FTO, MC4R, TMEM, BDNF, SH2B1, KCTD15, SEC16B) hanno un effetto maggiore, mentre altri hanno un impatto minore, ma cumulativamente forte. La maggior parte delle varianti oggi conosciute aumenta il rischio di obesità solo 1,1-1,3 volte per allele.
Tuttavia, chi eredita molte varianti sfavorevoli può avere un rischio significativamente più alto. Esistono poi varianti rare che causano obesità grave e spesso sindromica come la sindrome di Prader-Willi (PWS), dovuta a delezione/mutazioni nella regione cromosomica 15q11q13; la sindrome di Bardet-Biedl (BBS), dovuta a mutazioni dei geni BBS1-BBS21 (che codificano per proteine delle cilia, coinvolte nella segnalazione leptinica); la sindrome di Alström per mutazioni del gene ALMS1 (coinvolto nella funzione ciliare); deficit di leptina (LEP) o del recettore della leptina (LEPR) , associata a grave obesità della prima infanzia, caratterizzata da iperfagia, e ipogonadismo (10).
Queste varianti, sebbene rare, sono clinicamente rilevanti per la diagnosi precoce (evitando approcci ineffi-
Gene Ruolo
Regola l'appetito e la preferenza per cibi ipercalorici
Controlla la sazietà e il bilancio energetico
Regola l'immagazzinamento dei grassi e la differenziazione degli adipociti
Influisce sulla lipolisi (mobilizzazione dei grassi) e sul dispendio energetico
La leptina segnala al cervello la sazietà
Vantaggio Storico
In condizioni di carestia, favoriva un maggiore accumulo di energia
Mutazioni che riducono la sazietà permettevano di mangiare più cibo quando disponibile
Favoriva un efficiente stoccaggio dei lipidi in periodi di abbondanza
Varianti che riducono il consumo di energia aiutavano a preservare le riserve
Una maggiore sensibilità alla leptina aiutava a regolare meglio l'appetito in condizioni di scarsità
caci), nella terapia personalizzata (es. setmelanotide) e nella consulenza genetica familiare (rischio di ricorrenza familiare).
L’interazione tra geni e fattori legati allo stile di vita, come l’attività fisica, è stata ampiamente documentata. Ad esempio, uno studio condotto nell’ambito dell’EPIC-Norfolk, una coorte ha indicato che l’attività fisica potrebbe attenuare la predisposizione genetica all’obesità, suggerendo un effetto protettivo di uno stile di vita attivo contro i fattori di rischio genetici (11). Nelle famiglie, è stato dimostrato che i comportamenti salutari materni influenzano il rischio di obesità infantile, sottolineando ulteriormente il ruolo dello stile di vita nella mediazione degli effetti genetici (12). Oltre all’attività fisica, anche le abitudini alimentari, in particolare le diete ricche di grassi come i cibi fritti, sono state collegate all’esacerbazione del rischio genetico di obesità, evidenziando l’importanza dell’alimentazione nell’epidemia di obesità(13, 14).
Anche i fattori socioeconomici influenzano in modo critico l’interazione geni-ambiente che determina l’obesità. I gruppi socioeconomici più bassi potrebbero avere un accesso limitato a cibo sano e ad ambienti sicuri per l’attività fisica, il che perpetua il ciclo dell’obesità anche tra gli individui con predisposizione genetica(12, 15). Inoltre, studi dimostrano che l’indice di massa corporea (BMI) dei bambini può essere significativamente influenzato dai comportamenti dei genitori, a dimostrazione di come l’ambiente familiare contribuisca all’obesità infantile (12). Le implicazioni più ampie di questi risultati suggeriscono che prevenire e gestire l’obesità richiede non solo la comprensione della suscettibilità genetica individuale, ma
Svantaggio Moderno
Porta a un eccessivo consumo di cibo in un ambiente con alimenti densamente calorici.
Porta a iperfagia (eccessiva assunzione di cibo) e obesità
Promuove l’obesità in presenza di diete ricche di grassi
Rallenta il metabolismo, facilitando l’aumento di peso
Mutazioni o resistenza alla leptina (comune negli obesi) portano a fame costante.
anche uno sforzo concertato per modificare i fattori ambientali che promuovono l’obesità.
L’epigenetica media l’interazione tra fattori ambientali e geni di suscettibilità, modulando l’espressione genica in risposta all’ambiente. L’esplorazione dei meccanismi epigenetici ha fatto progredire significativamente negli ultimi anni, la comprensione dell’obesità, dimostrando come l’espressione genica possa essere modificata da influenze ambientali senza alterare la sequenza del DNA stesso. L’epigenetica implica infatti modifiche reversibili, come la metilazione del DNA e la modificazione degli istoni, che regolano l’espressione genica e possono influire sul bilancio energetico e sul metabolismo. La prevalenza di diete ipercaloriche e stili di vita sedentari nella società contemporanea fornisce un contesto per queste modificazioni epigenetiche, che potenzialmente portano a un aumento dell’adiposità e dei disturbi metabolici (16). Inoltre, l’epigenetica transgenerazionale svolge un ruolo cruciale nello sviluppo dell’obesità, in particolare nel modo in cui le scelte di vita materne e l’esposizione ambientale possono influenzare il profilo epigenetico della prole (16, 17). I bambini nati da madri obese o con cattive abitudini alimentari durante la gravidanza hanno mostrato distinte alterazioni epigenetiche che li predispongono all’obesità più avanti nella vita. Ciò suggerisce che le condizioni ambientali incontrate durante lo sviluppo precoce possono indurre cambiamenti epigenetici duraturi che aumentano il rischio di obesità attraverso le generazioni (16). I meccanismi molecolari attraverso i quali i cambiamenti epigenetici influenzano la regolazione metabolica sono importanti per il metabolismo energetico e il controllo dell’appetito perché regolano la produzione
e l’azione delle adipochine, che collegano l’obesità ad alterazioni delle vie infiammatorie (18, 19). La comprensione dei meccanismi epigenetici ha implicazioni significative per potenziali strategie terapeutiche. La manipolazione di questi processi epigenetici attraverso aggiustamenti dietetici o interventi farmacologici potrebbe aprire nuove strade per il trattamento dell’obesità e delle patologie ad essa associate (20). Recentemente è stato dimostrato che la malattia coronarica (CAD) associata all’obesità è una diretta conseguenza dell’aumentata produzione del collagene tipo VI A3 (COL6A3) e del suo prodotto clivato, endotrofina—come potenziali mediatori dell’associazione tra obesità e CAD. I livelli di queste proteine, inoltre, potrebbero potenzialmente essere ridotti attraverso la diminuzione del grasso corporeo (21).
In conclusione, l’obesità è il risultato di complesse interazioni tra fattori genetici e ambientali. Mentre la genetica getta le basi per un potenziale aumento di peso, gli ambienti obesogenici che si sono proliferati nella società moderna influenzano in modo critico l’espressione di questa predisposizione genetica. Le strategie efficaci per combattere l’obesità devono quindi tenere conto sia dei rischi genetici intrinseci sia dei fattori sociali e ambientali esterni che determinano le abitudini alimentari e i livelli di attività fisica.
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21. Yoshiji S, Lu T, Butler-Laporte G, Carrasco-Zanini-Sanchez J, Su C-Y, Chen Y, et al. Integrative proteogenomic analysis identifies COL6A3-derived endotrophin as a mediator of the effect of obesity on coronary artery disease. Nature Genetics. 2025;57(2):345-57.
Paolo Sbraccia Presidente IBDO Foundation
L’obesità è una malattia cronica complessa, caratterizzata da un eccessivo accumulo di tessuto adiposo che compromette la salute. Tradizionalmente, le patologie associate all’obesità vengono definite comorbilità, termine che suggerisce una semplice coesistenza di malattie. Tuttavia, sarebbe più corretto parlare di complicanze, poiché molte di queste condizioni sono diretta conseguenza dell’eccesso di grasso e dei suoi effetti sistemici.
Le complicanze dell’obesità possono essere classificate in due grandi categorie: meccaniche emetaboliche /cardiometaboliche, entrambe con un impatto significativo sulla morbilità e mortalità.
1. Complicanze meccaniche:
L’aumento della massa grassa esercita un carico fisico sugli organi e sulle strutture corporee, portando a:
• Patologie osteoarticolari: artrosi (soprattutto ginocchia e anche), lombalgia cronica, ernie discali. Il sovraccarico meccanico accelera la degenerazione delle cartilagini.
• Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS): l’accumulo di grasso a livello faringeo restringe le vie aeree, causando ipossia intermittente e aumentando il rischio cardiovascolare.
• Reflusso gastroesofageo (GERD): la pressione addominale elevata favorisce la risalita di acido nell’esofago.
• Insufficienza venosa cronica e linfedema: il tessuto adiposo comprime i vasi, ostacolando il ritorno venoso e linfatico.
Queste condizioni sono direttamente correlate alla massa adiposa in eccesso e migliorano significativamente con la riduzione del peso.
2. Complicanze metaboliche e cardiometaboliche: il ruolo dell’adiposopatia
Il tessuto adiposo, soprattutto quello viscerale, non è un semplice deposito di energia, ma un organo endocrino
attivo. In condizioni di obesità, diventa disfunzionale (adiposopatia), rilasciando citochine pro-infiammatorie (come TNF-α e IL-6) e acidi grassi liberi, che innescano:
• Prediabete e diabete di tipo 2: l’infiammazione cronica e la lipotossicità (deposito di grasso in organi come fegato, pancreas e muscoli) compromettono sia la secrezione che la sensibilità insulinica.
• Steatosi epatica (MASLD): l’eccesso di lipidi nel fegato evolve in infiammazione e fibrosi, fino alla vera e propria cirrosi con aumentato rischio di sviluppare il carcinoma epato-cellulare.
• Dislipidemia: aumento dei trigliceridi, LDL piccole e dense, e riduzione del colesterolo HDL.
• Ipertensione arteriosa: l’infiammazione e l’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone aumentano la resistenza vascolare.
• Malattie cardiovascolari: aterosclerosi, infarto miocardico, ictus e scompenso cardiaco rappresentano i principali esiti. Si stima che due terzi delle morti legate all’obesità siano di origine cardiovascolare, a testimonianza del ruolo centrale dell’adiposopatia nel danno vascolare.
Perché parlare di “complicanze” e non di “comorbilità”?
Il termine comorbilità implica una semplice associazione, mentre complicanza sottolinea il nesso causale tra obesità e le sue conseguenze. Questa distinzione è cruciale per:
1. Migliorare la comprensione del paziente: far capire che molte patologie non sono “accidentali”, ma legate all’eccesso di grasso.
2. Ottimizzare la terapia: intervenire sull’obesità (con dieta, esercizio, farmaci o chirurgia bariatrica) può migliorare o risolvere molte di queste condizioni.
3. Combattere lo stigma: riconoscere l’obesità come malattia e non come scelta personale favorisce un approccio medico più efficace e compassionevole.
Conclusioni
L’obesità non è solo un fattore di rischio, ma una malattia sistemica con complicanze dirette, meccaniche e metaboliche. Riconoscerle come tali cambia l’approccio clinico, spostando il focus dalla gestione singola delle patologie al trattamento della causa primaria: l’eccesso di tessuto adiposo e la sua disfunzione. Con il 70% delle morti correlate all’obesità riconducibili a eventi cardiovascolari, e fondamentale agire tempestivamente sull’adiposopatia.
I dati
Antonio Nicolucci e Maria Chiara Rossi
CORESEARCH – Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology, Pescara
L’obesità esercita un’influenza profonda sull’aspettativa di vita, riducendo significativamente la salute generale e aumentando il rischio di morte prematura. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il sovrappeso e l’obesità contribuiscono ad almeno 2,8 milioni di decessi ogni anno [1]. Numerosi studi scientifici hanno costantemente dimostrato gli effetti negativi dell’eccesso di peso su molteplici apparati dell’organismo, tra cui quello cardiovascolare, respiratorio, endocrino e muscolo-scheletrico. L’infiammazione cronica associata all’obesità contribuisce allo sviluppo di patologie come malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2, alcuni tipi di cancro, malattie renali, epatiche e disturbi respiratori come l’apnea notturna.
Queste complicanze di salute correlate all’obesità, unite a una maggiore probabilità di sviluppare altre comorbidità, creano una “tempesta perfetta” che riduce l’aspettativa di vita. Secondo uno studio statunitense, l’obesità grave (classe III) può ridurre l’aspettativa di vita fino a 14 anni [2].
Le ricerche iniziali sulla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità si sono focalizzate principalmente su fattori individuali, quali le conoscenze, le attitudini e altri aspetti psicologico-comportamentali. Tuttavia, questi elementi, considerati isolatamente, non sono sufficienti a spiegare l’aumento della prevalenza dell’obesità osservato negli
ultimi decenni [3]. Dal momento che la prevenzione deve promuovere scelte salutari sostenibili nel tempo a livello di popolazione [4], risulta fondamentale considerare il contesto socio-ecologico più ampio in cui si sviluppano i comportamenti legati all’accumulo di adiposità [5,6]. L’inclusione di tali fattori contestuali nelle strategie preventive è in linea con l’attenzione crescente ai determinanti sociali della salute, oggi riconosciuti come determinanti cruciali dei comportamenti e degli esiti di salute degli individui [7].
In Italia, le disparità regionali nella prevalenza di sovrappeso e obesità sono marcate, con un evidente trend nord-sud. Tali disparità regionali possono rappresentare un esempio paradigmatico dell’influenza di fattori di contesto sul rischio di obesità. In base ai dati ISTAT 2023, la prevalenza di eccesso ponderale nei soggetti di 18 anni o più oscilla infatti fra il 38,4% nella provincia autonoma di Bolzano e oltre il 50% in tutte le regioni del meridione.
La figura 1 mostra una forte correlazione fra aspettativa di vita alla nascita e prevalenza di obesità nelle regioni italiane, sia fra i maschi che fra le femmine. Il divario geografico esistente nell’aspettativa di vita è il risultato di complesse interazioni fra fattori ambientali, situazione socio-economica, fattori culturali, accesso alle cure e comportamenti individuali. In questo contesto, la correlazione con l’eccesso ponderale suggerisce sia un effetto
Figura 1. Relazione fra prevalenza di obesità nelle regioni e aspettativa di vita alla nascita.
diretto dell’obesità sulla mortalità precoce, come ampiamente documentato, sia il ruolo dell’eccesso ponderale come indicatore di una situazione più svantaggiata, sia dal punto di vista socio-economico che per quanto concerne gli stili di vita. Ad esempio, la figura 2 evidenzia la forte correlazione fra la prevalenza di obesità nelle regioni italiane e la prevalenza di sedentarietà. A questo riguardo, è necessario considerare la bidirezionalità del rapporto fra queste due condizioni. Infatti, se da una parte la mancanza di attività fisica rappresenta senza alcun dubbio uno dei fattori di rischio più importanti di eccesso
ponderale, d’altra parte l’obesità è associata a un aumento della disabilità, influenzando la capacità dell’individuo di svolgere attività fisica e compiti quotidiani, alimentando così un circolo vizioso. Infatti, è stato dimostrato che il comportamento sedentario è associato a un aumento del rischio di esiti negativi per la salute, inclusi malattie cardiovascolari, cancro e mortalità per tutte le cause [8]. A questo riguardo, la figura 3 mostra ad esempio la strettissima correlazione fra livello di sedentarietà nelle regioni italiane e mortalità per diabete. Il divario fra le regioni nella prevalenza di obesità è sicuramente associato, oltre che alla sedentarietà, anche all’adozione di altri stili di vita poco salutari, in primis le abitudini alimentari. La figura 4 mostra la relazione inversa fra percentuale di cittadini che consumano 4 o più porzioni di frutta e verdura nelle regioni italiane e la prevalenza di obesità. Al crescere della prevalenza di eccesso ponderale, decresce la percentuale di persone con abitudini alimentari sane. Il rapporto fra stili alimentari peculiari delle diverse regioni e prevalenza di obesità è anche evidenziato nella figura 5, che mostra la relazione diretta fra percentuale di soggetti in ciascuna regione che consumano pasta o pane almeno una volta al giorno e prevalenza di obesità.
L’eccesso ponderale è anche un riflesso più complessivo dello stato socio-economico. Molti studi documentano una più elevata prevalenza di obesità nelle fasce di popolazione economicamente svantaggiate e nelle aree deprivate [9,10]. Uno dei fattori contestuali costantemente associati all’obesità è lo status socioeconomico (SES) a livello territoriale, che si riferisce al grado di svantaggio misurato per aree come quartieri o città. Questo può essere valutato attraverso caratteristiche sociodemografiche aggregate dei residenti, come la percentuale di abitazioni a basso reddito o di
Figura 4. Relazione fra prevalenza di obesità nelle regioni e percentuale di soggetti che consumano 4 o più porzioni al giorno di frutta e verdura.
persone disoccupate. Una meta-analisi ha rilevato che, rispetto alle aree con SES più elevato, vivere in aree con SES più basso è associato a una probabilità del 31% più alta di essere in sovrappeso, del 45% più alta di essere obesi (BMI �30 kg/m2), e a un indice di massa corporea medio più elevato di 1,1 kg/m² [11].
Per quanto riguarda le regioni italiane, l’obesità segue lo stesso trend nord-
Figura 5. Relazione fra prevalenza di obesità nelle regioni e percentuale di soggetti che consumano pasta/pane almeno una volta al giorno.
sud del disagio socio-economico. Ad esempio, la figura 6 evidenzia la relazione lineare fra tasso di disoccupazione nelle regioni e prevalenza di obesità. Analogamente, la figura 7 mostra la relazione fra indice di povertà relativa individuale (% di persone che vivono in famiglie in povertà relativa sui residenti) ed eccesso ponderale. Questi dati sottolineano l’urgenza di affrontare il tema delle disuguaglianze socioeconomiche in ambito sanitario come priorità di sanità pubblica.
I fattori individuali e di contesto giocano un ruolo fondamentale anche nel determinare le variabilità regionali nella prevalenza di eccesso ponderale fra i bambini. In base ai dati ISTAT, la prevalenza di eccesso ponderale nella fascia di età 3-17 anni oscilla fra il 16,3% in Trentino e il 36,5% in Campania, con una percentuale al di sopra del 30% in tutte le regioni del sud.
Un basso livello di attività fisica rappresenta senza dubbio uno dei fattori di rischio più importanti alla base dell’eccesso ponderale in età scolare, come dimostrato ad esempio dalla strettissima correlazione fra percentuale di bambini con più di 2 ore trascorse a guardare la TV e/o a giocare con i videogiochi/tablet/cellulare e prevalenza di obesità nelle regioni (figura 8).
Analogamente, le errate abitudini alimentari influenzano in modo importante il peso corporeo in età scolare. La figura 9 mostra l’elevatissima correlazione fra prevalenza di eccesso ponderale e percentuale nelle regioni di bambini che non consumano quotidianamente frutta/verdura.
Gli stili di vita dei bambini risentono in modo importante delle influenze familiari. I dati ISTAT mostrano ad esempio che i bambini e i giovani adulti in eccesso ponderale hanno più di frequente genitori a loro volta in eccesso di peso (tabella 1). La tabella mostra che la pre-
Figura 6. Relazione fra prevalenza di obesità nelle regioni e tasso di disoccupazione
Figura 7. Relazione fra prevalenza di obesità nelle regioni e indice di povertà relativa individuale.
valenza dell’eccesso di peso fra le persone di 3-24 anni è del 18,5% se entrambi i genitori sono normopeso, ma sale al 34,7% se entrambi i genitori mostrano eccesso ponderale.
Un quadro analogo emerge per quanto riguarda l’attività fisica. Infatti, solo il 10,3% delle persone di 3-24 anni non pratica sport o attività fisica se entrambi i genitori sono fisicamente attivi, mentre la percentuale sale al 51,3% se entrambi i genitori hanno comportamenti sedentari (tabella 2).
Conclusioni
Figura 8. Relazione fra percentuale di bambini con più di 2 ore trascorse a guardare la TV e/o a giocare con i videogiochi/tablet/cellulare e prevalenza di obesità nelle regioni (Fonte: OKkio alla Salute)
Figura 9. Relazione fra percentuale di bambini che non consumano quotidianamente frutta/verdura e prevalenza di eccesso ponderale nelle regioni (Fonte: OKkio alla Salute).
La letteratura sull’obesità e il sovrappeso riconosce elementi genetici e biologici come componenti importanti di questo ambito di ricerca. Tuttavia, un ruolo fondamentale è svolto da determinanti sociali, economici, ambientali, tecnologici e politici e dalla loro interazione.
L’impatto di questi aspetti è chiaramente evidenziato dall’analisi delle variabilità regionali, che mostrano un forte gradiente nord-sud nella prevalenza dell’eccesso ponderale, associato alla variabilità dei contesti sociali, culturali ed economici. Sebbene i comportamenti individuali, soprattutto riguardo agli stili di vita, giochino un
Tabella 1. Persone di 3-24 anni in eccesso di peso per eccesso di peso dei genitori e sesso. Anni 2022-2023 (per 100 persone di 3-24 anni dello stesso sesso e con le stesse caratteristiche familiari).
DI PESO
ECCESSO DI PESO DEI GENITORI Maschi Femmine Maschi e femmine
Nè il padre nè la madre in eccesso di peso 21,5 15,3 18,5
Solo la madre in eccesso di peso 28,7 24,0 26,4
Solo il padre in eccesso di peso 26,8 19,9 23,5
Sia il padre che la madre in eccesso di peso 38,5 30,7 34,7
Totale 27,7 21,1 24,5
Fonte: Indagine “Aspetti della vita quotidiana” - Anni 2022-2023
Tabella 2. Persone di 3-24 anni che non praticano né sport né attività fisica in relazione ai comportamenti sedentari dei genitori e sesso. Anni 2022-2023 (per 100 persone di 3-24 anni dello stesso sesso e con le stesse caratteristiche familiari).
ECCESSO DI PESO
ECCESSO DI PESO DEI GENITORI Maschi Femmine Maschi e femmine
Nè il padre nè la madre in eccesso di peso 21,5 15,3 18,5
Solo la madre ha comportamenti sedentari 28,3 37,9 33,0
Solo il padre ha comportamenti sedentari 24,9 25,2 25,0
Sia la madre che il padre hanno comportamenti sedentari 46,9 55,9 51,3
Totale 21,3 25,9 23,6
Fonte: Indagine “Aspetti della vita quotidiana” - Anni 2022-2023
ruolo fondamentale nel determinare il rischio di obesità, le variabili di contesto sociale e familiare possono esercitare una profonda influenza sulle scelte individuali. I fattori più importanti che portano al sovrappeso e all’obesità derivano infatti dalla sfera socio-culturale, la quale dimostra come le strutture familiari e le relazioni sociali, insieme ai valori culturali, svolgano un ruolo cruciale in queste condizioni.
La prevenzione dell’obesità richiede un approccio politico
completo che includa interventi nutrizionali, comportamentali, sull’attività fisica e tecnologici. I governi e le organizzazioni di sanità pubblica dovrebbero implementare regolamenti rigorosi sulla pubblicità di alimenti non salutari, al fine di proteggere i bambini dall’esposizione a tali messaggi. La tassazione da parte del governo sulle bevande zuccherate e sui cibi ultra-processati favorisce l’evitamento di alimenti non salutari e, allo stesso tempo, fornisce un sostegno finanziario per l’acquisto di prodotti nutrienti, tra cui frutta e verdura fresca, cereali integrali e proteine magre. Queste misure apportano benefici specifici alle famiglie a basso reddito facilitando l’accesso a cibo di qualità. La prevenzione dell’obesità richiede un’attenzione equivalente alla promozione dell’attività fisica. L’espansione delle infrastrutture urbane attraverso percorsi pedonali, piste ciclabili e la distribuzione di spazi verdi offre ulteriori possibilità di esercizio fisico per la popolazione. Le istituzioni scolastiche devono introdurre programmi obbligatori di educazione fisica quotidiana per insegnare ai bambini, fin dalle fasi formative, pratiche di vita salutari. Incentivi finanziari che coprano l’abbonamento in palestra e sconti per programmi di perdita di peso potrebbero motivare le persone a integrare l’attività fisica nella loro routine quotidiana. I cambiamenti dello stile di vita nel lungo periodo richiedono interventi comportamentali ed educativi per avere successo. Il curriculum scolastico deve includere l’educazione alimentare e sanitaria per insegnare agli studenti i principi fondamentali di una dieta equilibrata e di una vita fisicamente attiva. La consulenza comportamentale deve essere accessibile alle persone che soffrono di problemi legati all’alimentazione emotiva, alimentazione da stress o che faticano a fare scelte alimentari sane. I servizi per la salute mentale, attraverso programmi di gestione dello stress, miglioramento della qualità del sonno e promozione di un’immagine di sé positiva, possono supportare gli obiettivi di prevenzione dell’obesità riducendo i fattori comportamentali che portano all’aumento di peso. L’utilizzo di piattaforme digitali moderne e strumenti tecnologici può essere utile nei piani di intervento contro l’obesità. I governi dovrebbero investire nello sviluppo di applicazioni mobili per aiutare le persone a monitorare l’assunzione di cibo e l’attività fisica e stabilire regolamenti per monitorare la pubblicità di prodotti alimentari non salutari che appaiono sulle piattaforme digitali e sui social media. Inoltre, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data possono essere utilizzate per monitorare i trend dell’obesità e progettare programmi di intervento personalizzati basati sui fattori di rischio delle diverse popolazioni. Gli interventi devono
concentrarsi su diversi gruppi di popolazione per essere il più efficaci possibile. I bambini in età scolare e gli adolescenti, tra le fasce più vulnerabili, devono essere protetti dal marketing di cibo non salutare e avere maggiore accesso a pasti scolastici nutrienti. Le donne in gravidanza e le madri con figli piccoli dovrebbero ricevere indicazioni sull’alimentazione corretta per prevenire l’obesità infantile sin dalle prime fasi della vita. I programmi di prevenzione dell’obesità diventeranno più efficaci e sostenibili quando queste strategie verranno implementate a diversi livelli, a partire dalla regolamentazione governativa fino ai programmi basati sulla comunità. L’attuazione di una strategia multisettoriale e coordinata, con particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze sociali e alle disparità geografiche, potrà contribuire a ridurre i tassi di obesità e sovrappeso, migliorando al contempo gli esiti di salute pubblica, riducendo i costi sanitari e aumentando la qualità complessiva della vita.
Referenze
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Roberta Crialesi, Emanuela Bologna, Alessandra Burgio, Lidia Gargiulo, Laura Iannucci Istat
L’obesità è inserita a pieno titolo tra le malattie croniche1 e il legislatore ha anche disposto la sua inclusione tra i Livelli essenziali di assistenza (LEA) in un disegno di legge (di recente approvato alla Camera), per garantire equità nell’accesso alle cure. Nello stesso provvedimento normativo si promuove, da un lato, l’attività di prevenzione di sovrappeso e obesità (incluso l’eccesso di peso in età pediatrica), dall’altro si affronta il tema della cura delle persone con obesità. Si tratta, infatti, di una malattia cronica multifattoriale e complessa che richiede trattamenti di cura di tipo sistemico. Inoltre, rappresenta un fattore di rischio intermedio nell’insorgenza di altre malattie cronico-degenerative quali il diabete, le patologie cardiovascolari o il cancro, che colpisce in modo particolare alcuni apparati del corpo umano (es. quello digerente, uro-genitale, ecc.).
Secondo le ultime stime Istat del 20242, la quota di persone adulte (18 anni e oltre) con obesità è pari all’11,8% (5,8 milioni) e quella in eccesso ponderale è pari al 46,9% (23,3 milioni), ossia quasi una persona su due è affetta da obesità o sovrappeso (BMI >=25)3. Nel confronto di genere la prevalenza dell’eccesso ponderale si conferma nettamente superiore negli uomini. Il rapporto di mascolinità sul totale è pari a 144, raggiunge il valore massimo tra i 25-34enni (173) e, con un andamento decrescente all’aumentare dell’età, si riduce a 119 tra gli over74. Il picco di prevalenza dell’eccesso ponderale si registra a 60-64 anni per gli uomini (67,2%) e 65-74 anni per le donne (51,5%); tra i più giovani la prevalenza non raggiunge nemmeno un terzo di questi valori, difatti la distribuzione per età dell’indicatore è asimmetrica (Figura 1).
Rispetto al 2003 i livelli di eccesso di peso sono aumentati di circa 4 punti percentuali (da 42,6% a 46,3% tassi grezzi), ma gran parte dell’incremento nei 20 anni è dovuto al fattore invecchiamento della popolazione: infatti,
Figura 1. Persone di 18 anni e più in eccesso di peso per classe di età e genere. Anno 2024 (tassi per 100 persone)
Fonte: Istat, Indicatori BES, Aggiornamento 2024.
rispetto ai tassi standardizzati per età l’incremento è solo di 1 punto percentuale (da 43,4% a 44,6%). Diversamente, il tasso di obesità negli ultimi 20 anni (dal 2003 al 2023) evidenzia tassi di incremento più elevati: dal 9,0% all’11,8% per i tassi grezzi (circa +30%) e dal 9,3% al 11,3% per i tassi standardizzati (+21,5%) (Figura 2). Si osserva quindi il minore impatto dell’invecchiamento della popolazione sulla componente dell’obesità, comprovato anche da un’analisi per generazione, in cui risulta che gli incrementi del tasso di obesità coinvolgono maggiormente le età giovanili e adulte, sebbene le prevalenze restino più elevate nell’età anziana. Per chi è nato nei primi anni 2000, la percentuale di eccesso di peso all’età di 20-24 anni è molto più alta (21,6%) rispetto a chi è nato negli anni ’60 (13,4%). Questo incremento è ancora più evidente tra le donne della stessa fascia di età: il 17,4% per le nate tra il 2000 e il 2004, contro il 9,0% per le nate tra il 1960 e il 1964. L’analisi trattata nell’ultimo Rapporto annuale Istat del 20254, mostra come le generazioni nate durante il boom economico (1960-1964) presentino livelli di obesità più bassi rispetto alle generazioni più recenti (es. quelle nate negli anni Ottanta e Novanta).
1 E’ anche inclusa tra le patologie croniche nell’aggiornamento nel Piano Nazionale della Cronicità del 2024.
2 Vedi Rapporto annuale Istat, 2025 https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/
3 L’indice di massa corporea o Body Mass Index (BMI) è dato dal rapporto tra il peso e il quadrato dell’altezza espressa in metri. I dati antropometrici di peso e altezza sono autoriferiti. I cut-off della classificazione del BMI per gli adulti sono: BMI <18,50 sottopeso; 18,5-24,99 normopeso; 25-29,99 sovrappeso; 30 obeso
4 Rapporto annuale Istat, 2025 https://www.istat.it/produzione-editoriale/rapporto-annuale-2025-la-situazione-del-paese-il-volume/
Figura 2. Persone di 18 anni e più in eccesso di peso e con obesità. Anni 2003-2023 (tassi grezzi e tassi standardizzati* per 100 persone)
Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Il trend delle disuguaglianze sociali e di genere dell’obesità
Gli incrementi dell’obesità osservati negli ultimi 20 anni non si distribuiscono in modo uniforme rispetto al genere, allo status sociale.
La figura 3 conferma che nel corso del tempo il livello di obesità è sempre più elevato tra le persone con un basso titolo di studio (12,7% nel 2003 e 15,2% nel 2023), ma mostra altresì che l’obesità è aumentata anche tra i più istruiti; infatti, tra quest’ultimi era pari al 7,4% nel 2003 e ammonta al 10,2% nel 2023. Rispetto alle disuguaglianze sociali la figura evidenzia anche come queste siano più marcate per le donne: nel 2023 la prevalenza di obesità tra le meno istruite è doppia rispetto a quella che si osserva tra chi ha un titolo medio-alto (15% contro 8,3%).
Tuttavia, nell’analizzare gli incrementi dell’obesità nel tempo emerge che il tasso di crescita medio è più elevato tra gli uomini meno istruiti (+15%), più che doppio rispetto a quello delle donne con basso titolo di studio (+6%), mentre tra i più istruiti è simile (+11% per gli uomini, +10% tra le donne). Rispetto al genere, la figura 3 mostra come nel tempo non vi siano differenze significative dei livelli di obesità tra uomini e donne nella popolazione con basso titolo di studio. Ad esempio nel 2023 sia gli uomini che le donne hanno una prevalenza di obesità di circa il 15% (tassi standardizzati 15,5% per gli uomini e 15% per le donne); invece per le persone con un titolo di studio medio-alto si consolida negli anni una differenza più marcata tra i sessi: nel 2023, il 12,3% degli uomini è affetto da obesità a fronte dell’8,3% delle donne di pari istruzione.
Figura 3. Persone di 18 anni e più affette da obesità per genere e titolo di studio. Anni 2003-2023 (tassi standardizzati* per 100 persone)
Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Differenze territoriali nell’eccesso ponderale
Nel 2024 si conferma il ben noto gradiente territoriale Nord-Sud per l’eccesso ponderale. L’ampio divario territoriale che separa il Sud dal Nord-ovest si attesta a quasi otto punti percentuali per entrambi i generi: negli uomini adulti si passa da un tasso standardizzato di eccesso di peso del 59,0% al Sud al 51,3% del Nord-ovest; nelle
donne, pur con prevalenze più contenute, il tasso standardizzato è pari rispettivamente al 41,9% e 33,4%.
L’eccesso di peso supera il 50% in alcune regioni meridionali, quali Campania, Puglia e Abruzzo e si riduce di oltre 10 punti percentuali nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 39,0% e 38,5%). L’Emilia-Romagna, rispetto al resto delle regioni del Centro-Nord, presenta tassi più elevati, mentre al contrario la Sardegna, regione del Mezzogiorno, si distingue per valori molto bassi di eccesso di peso, più simili alle regioni del Nordovest. Gli uomini di 18 anni e più residenti in Campania mostrano il più elevato livello di eccesso ponderale in Italia nel 2024 (61,6%), mentre quello più basso si rileva tra le donne della PA di Bolzano (25,9%), zona territoriale in cui si riscontra anche il più elevato gap di genere (tra gli uomini il tasso standardizzato è quasi il doppio, pari a 51,2%) (Figura 4).
Anche per l’obesità la geografia sul territorio nel 2023 confermava lo svantaggio del Sud per entrambi i generi, con tassi standardizzati pari al 14,6% negli uomini e al 11,6% nelle donne, a fronte di quote significativamente più basse per i primi nel Nord-ovest (11,2%) e per le seconde al Centro (8,6%).
Rispetto a 20 anni prima, sebbene solo in alcune regioni si registri un peggioramento dell’indicatore dell’eccesso di peso, si è modificata la composizione e la componente dovuta all’obesità è divenuta più rilevante che in passato:
Figura 4. Persone di 18 anni e più in eccesso di peso per regione e genere. Anno 2024 (tassi standardizzati* per 100 persone)
Fonte: Istat, Indicatori BES, Aggiornamento 2024. *) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
negli uomini nel 2003 il tasso standardizzato era pari al 52,4% per l’eccesso di peso e al 9,7% per l’obesità (peso relativo dell’obesità pari al 18,5%), nel 2023 i valori sono rispettivamente 53,5% e 12,6% (peso relativo pari al 23,6%); nelle donne già nel 2003 l’obesità (pari al 8,9%) costituiva una quota più alta (peso relativo 25,4%) dell’indicatore di eccesso di peso (pari al 35,1%) ed è ulteriormente cresciuta nel 2023 (peso relativo 27,9%), essendo i tassi standardizzati pari al 36,2% per l’eccesso di peso e 10,1% per l’obesità.
La figura 5 mostra come è cambiata la geografia regionale dell’obesità tra 2003 e 2023, al netto dell’effetto dell’invecchiamento della popolazione. Il posizionamento delle regioni lungo la bisettrice indica una tendenza generalizzata all’aumento nel tempo della prevalenza dell’obesità: tale tendenza riguarda in particolare gli uomini, mentre nelle donne i valori sono diminuiti in alcune realtà, quali Valle d’Aosta, Abruzzo e Calabria. Nel primo quadrante ricadono le regioni che hanno tassi standardizzati più elevati della media nel 2003 e nel 2023: si
Figura 5. Persone di 18 anni e più con obesità per genere e regione. Anni 2003 e 2023 (tassi standardizzati* per 100 persone) (a) quotidiana.
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013). (a) L’origine degli assi corrisponde al valore medio Italia dei tassi standardizzati: per gli uomini pari a 9,7% nel 2003 e 12,6% nel 2023; per le donne pari al 8,9% nel 2003 e 10,1% nel 2023.
tratta prevalentemente di regioni del Sud (Molise, Campania, Basilicata e Puglia) in entrambi i generi e negli uomini anche Umbria e Sicilia. Nel terzo quadrante, invece, ricadono le regioni che hanno mantenuto nel tempo valori inferiori alla media: sono prevalentemente regioni del Nord, cui si aggiunge la Sardegna. Nel secondo quadrante si posizionano le regioni con aumenti significativi del tasso di obesità tra 2003 e 2023: negli uomini ricadono Calabria (da 9,0% a 14,9%) e Friuli-Venezia Giulia (da 8,9% a 13,1%); nelle donne Sicilia (da 8,9% a 11,5%), Emilia-Romagna (da 8,4% a 11,1%) e Marche (da 8,5% a 10,5%). Nel quarto quadrante le regioni passate da valori superiori alla media a valori inferiori alla media: negli uomini si tratta degli adulti residenti in Abruzzo e Veneto; nelle donne delle residenti in Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Toscana.
L’andamento delle disuguaglianze sociali sul territorio nel corso degli ultimi 20 anni del livello di obesità mostra una certa stabilità del divario tra le persone con titolo di studio basso e medio-alto nel Centro (circa 5 punti percentuali) e nel Mezzogiorno (circa 5 pp). Nel Nord invece questa differenza si riduce (da 5,7 pp nel 2003 a 4,6 pp nel 2023), perché la prevalenza di persone obese aumenta in misura maggiore tra coloro che hanno un livello di istruzione più alto (+50% se il titolo è medio-alto a fronte del 18% se il titolo è basso) (Figura 6).
Nel biennio 2022-2023 si stima che in Italia oltre un ragazzo su quattro, tra i 3 e i 17 anni (pari al 26,7%), risulti in eccesso di peso. Analizzando più nel dettaglio la distribuzione per fasce d’età, emerge come il fenomeno sia particolarmente diffuso tra i bambini dai 3 ai 10 anni, dove la percentuale arriva a circa il 33%. I valori più alti si registrano tra le femmine di 3-5 anni e i maschi di 6-10 anni (Figura 7).
Con l’aumentare dell’età, la prevalenza di sovrappeso e obesità tende progressivamente a diminuire, fino a raggiungere il minimo tra gli adolescenti di 14-17 anni, con un valore del 17,4%.
Questa tendenza legata all’età si conferma stabile nel tempo, con livelli costantemente più elevati nelle fasce di età più giovani.
Figura 7. Bambini e ragazzi di 3-17 anni in eccesso di peso per genere e classe di età. Media 2022-2023 tassi per 100 persone
Figura 6. Persone di 18 anni e più affette da obesità per titolo di studio e ripartizione geografica. Anni 2003 e 2023 (tassi standardizzati* per 100 persone)
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana (*) I tassi standardizzati sono stati calcolati con il metodo diretto, la popolazione di riferimento è la popolazione europea (Eurostat 2013).
Come già osservato in passato, anche nel biennio 20222023 si conferma una marcata differenza di genere: i maschi presentano una prevalenza più elevata di eccesso di peso rispetto alle femmine (29,3% contro 24,0%).
Queste differenze diventano particolarmente evidenti a partire dalla fascia d’età 6-10 anni e tendono ad aumentare nelle età successive.
L’andamento negli ultimi anni mostra una diminuzione del fenomeno tra il 2010-2011 e il 2016-2017 (dal 28,5% al 25,5%), seguita da una fase di stabilità fino al 20182019 (Figura 8). A partire dal 2020-2021 si registra una nuova crescita, proseguita fino al 2021-2022 (27,2%), periodi segnati dalla crisi pandemica. Nel biennio 20222023 si osserva invece una lieve flessione.
Figura 8. Bambini e ragazzi di 3-17 anni in eccesso di peso per genere. Media 2010-2011 - 2022-2023 (tassi per 100 persone)"
Fonte: Istat. Indagine Aspetti della vita quotidiana.
Anche tra bambini e ragazzi si rileva un marcato gradiente territoriale, che si è consolidato nel tempo. Le prevalenze di sovrappeso e obesità aumentano sensibilmente procedendo dal Nord al Sud del Paese, delineando una geografia in cui ben sette delle dieci regioni con valori superiori alla media nazionale si trovano nel Mezzogiorno.
I livelli più elevati, con oltre un terzo dei minori in eccesso di peso, si registrano in Campania (36,5%), Calabria (35,8%), Basilicata (35,0%) e Sicilia (33,8%). Al contrario, le percentuali più basse si osservano nelle Province autonome di Trento e Bolzano (15,1% e 17,4%), in Friuli Venezia Giulia (18,4%) e in Lombardia (19,5%).
Familiarità dell’eccesso di peso
I comportamenti dei genitori influenzano in modo significativo quelli dei figli, soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza. La famiglia rappresenta un contesto fondamentale per la trasmissione intergenerazionale di conoscenze, abitudini, norme e valori. Inoltre, i membri della famiglia condividono lo stesso status socio-economico, che può incidere sulla propensione ad adottare comportamenti a rischio, come evidenziato anche in relazione al titolo di studio.
L’eccesso di peso mostra una forte componente familiare. Tra i bambini e ragazzi che vivono in famiglie dove almeno uno dei genitori è in sovrappeso o obeso, la prevalenza dell’eccesso ponderale risulta sistematicamente più alta rispetto a chi ha genitori normopeso. In particolare, nel biennio 2022-2023, l’eccesso di peso raggiunge il 36,1% quando entrambi i genitori ne sono affetti, il 28,2% se riguarda solo la madre, il 25,7% se solo il padre, e scende al 21,6% quando entrambi i genitori non presentano questa condizione (Figura 9).
Anche il contesto socio-economico e culturale della famiglia incide: l’eccesso di peso è più diffuso tra i minori che vivono in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti (30,1% contro il 24,8% tra chi dispone di risorse adeguate o ottime) e anche nelle famiglie con un basso livello di istruzione dei genitori (34,2%), rispetto a quelle in cui almeno un genitore possiede un titolo universitario o superiore (22,3%).
9. Bambini e ragazzi di 3-17 anni in eccesso di peso per genere, titolo di studio più alto dei genitori, risorse economiche della famiglia ed eccesso di peso dei genitori (*) - Media 2022-2023 (tassi per 100 persone)")
*Si considerano solo i bambini e ragazzi che vivono con almeno un genitore
Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana
Gli stili di vita associati all’obesità in un’ottica di generazione
Da diversi anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità" sottolinea l’importanza di promuovere azioni volte a contrastare gli effetti di un ambiente obesogeno cioè un contesto che favorisce l’aumento di peso e ostacola uno stile di vita salutare, grazie a misure che sostengono in particolare una sana alimentazione e la pratica regolare di attività fisica.
L’adozione di tali comportamenti, oltre a prevenire l’obesità, possono contribuire a ritardare nel tempo l’insorgenza di altre patologie cronico-degenerative.
L’Istat, nel recente Rapporto annuale del 2025, ha analizzato i cambiamenti negli stili di vita e nei fattori di rischio per la salute attraverso le diverse generazioni. Per quanto riguarda le abitudini alimentari, si nota un miglioramento nel tempo: nel 2024, l’80,1% della popolazione di 10 anni e più inizia la giornata con una colazione che si può definire adeguata (ovvero che integra bevande come latte a qualcosa da mangiare), rispetto alla quota del 68% di trent’anni fa. La distribuzione per età evidenzia quote più elevate tra i ragazzi di 10-14 anni che diminuiscono tra i giovani fino a 29 anni, per poi risalire nelle età successive. Quando si analizza questa sana abitudine per generazione, si evidenzia una crescita della sua diffusione a partire dalle persone nate nel secondo dopoguerra, con una stabilizzazione tra le generazioni più giovani nate dal 1970 in poi. Inoltre, si osserva che le donne tendono a mantenere livelli più elevati di questa buona abitudine rispetto agli uomini nel corso della vita.
Al contrario, il consumo giornaliero di frutta, verdura e ortaggi, che sono fonti di nutrienti alla base della dieta mediterranea e molto benefici per la salute, è diminuito significativamente negli ultimi trent’anni. Nel 1994, circa il 94% della popolazione di 10 anni e più consumava questi alimenti ogni giorno, mentre nel 2024 questa percentuale è scesa al 78,2%.
Inoltre, l’analisi per generazione mostra un calo progressivo dei livelli di consumo di tali alimenti, con i giovani delle più recenti generazioni che adottano abitudini alimentari meno salutari rispetto alle generazioni precedenti. Per esempio, tra le persone di 30-34 anni, il consumo di frutta, verdura e ortaggi è passato dall’89,1% tra chi è nato tra il 1960 e il 1964, al 77,8% tra chi è nato
tra il 1975 e il 1979.
Questi cambiamenti si riscontrano sia negli uomini sia nelle donne, anche se le donne tendono a mantenere livelli di consumo di frutta e verdura più alti rispetto agli uomini.
La pratica dello sport o di una regolare attività fisica, oltre a rappresentare una fonte di benessere personale, svolge un ruolo molto importante anche nel contrastare gli effetti negativi di abitudini alimentari poco salutari. Negli ultimi trenta anni, sempre più persone dedicano parte del loro tempo libero allo sport e all’attività fisica, con un aumento della pratica sportiva di tipo continuativo: dal 16,6% nel 1995 al 27,6% nel 2023. La pratica saltuaria di sport rimane stabile intorno al 9%, mentre è in diminuzione chi fa un’attività fisica più leggera, come passeggiate, nuoto o bicicletta, che è passata dal 36% nel 1995 al 28,4% nel 2023. Purtroppo, la sedentarietà, fattore di rischio per la salute, nonostante sia in lieve riduzione, resta comunque elevata nel nostro Paese: nel 2023 è pari al 35,1%, interessando quindi oltre una persona su tre.
La dinamica dell’andamento della pratica sportiva (continuativa o saltuaria) per generazione mostra incrementi progressivi nelle generazioni più recenti: infatti tra i 4549enni, si passa dal 18,3% di praticanti tra chi è nato tra il 1945 e il 1949, al quasi 40% tra chi è nato tra il 1975 e il 1979. Le generazioni più giovani, soprattutto quelle nate dalla seconda metà degli anni Ottanta, mostrano livelli di attività fisica molto più alti, con punte di due ragazzi su tre tra i 10-14 anni che praticano sport. Inoltre, il divario di genere si sta riducendo nelle fasce più giovani: tra le ragazze di 10-14 anni, la percentuale di sportive è salita dal 47,8% tra chi è nato tra il 1980 e il 1984, al 63,5% tra chi è nato tra il 1990 e il 1994.
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
AbruzzoItalia
di vita (M/F)
Straniera residente 6,8% 8,9%
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012 - 2023
AbruzzoItalia
Pratic
Praticano sport in modo continuativo ano solo qualche attività fisica
AbruzzoItalia
Praticano sport in modo saltuario
AbruzzoItalia
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
Il 35% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 24.060, di cui obesi 7.974.
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella regione Abruzzo si assiste ad un leggero aumento della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Abruzzo, OKkio alla Salute
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, ABRUZZO
Nella Regione Abruzzo con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, ABRUZZO
Nella Regione Abruzzo i bambini trascorrono molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agli schermi. Queste attività sedentarie sono sicuramente favorite dal fatto che circa la metà dei bambini dispone di un televisore in camera propria. Tutti questi fattori fanno sì che solo1 bambino su 2 di fatto ottemperi alle raccomandazioni sul tempo da dedicare alla televisione o ai videogiochi/tablet/cellulare (meno di 2 ore al giorno di TV o videogiochi/tablet/cellulare). Rispetto alle precedenti rilevazioni il dato risulta sostanzialmente invariato.
REFERENZE FONTI
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
5
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
BasilicataItalia
Praticano solo qualche attività fisica
BasilicataItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - BASILICATA
Sovrappeso e obesità nei bambini
e gli obesi sono il 13,1%, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 4,5%.
Sovrappeso 23,9% Obesità 13,1% Obesità grave 4,5% Sovrappeso
BasilicataItalia
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
non adeguata
Non
PROGETTO
0 Centri SIO
1 Centri SICOB
5 Centri Obesity Day
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno
2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,7 % giovani (0-14 anni)
63,4 %
adulti (15-64 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre) Calabria
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2% giovani (0-14 anni)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI
2023
Praticano sport in modo continuativo
CalabriaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
CalabriaItalia
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 complessivamente il 42,1% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità, con valori che vanno ben oltre la media nazionale. Sovrappeso
grave 2,4%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO - OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni permane il problema dell’eccesso di di peso nella popolazione infantile. Non si assiste infatti a grandi variazioni nella prevalenza di bambini in sovrappeso (26,4% nel 2019 versus 25,8% nel 2008/9) e obesi (15,7% nel 2019 versus 15,9% nel 2008/9).
Cattive abitudini alimentari
Confrontando gli ultmi dati con quelli della rilevazione precedente si nota l’aumentata diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Unica nota positiva è la sensibile diminuzione della percentuale di bambini che assumono bibite zuccherate e/o gassare almeno una volta al giorno. Si è passato da un 45% nel 2016 al 28% nel 2019.
Attività fisica e sedentarietà
Vi è un preoccupante peggioramento generale dellevariabili in studio. I bambini impegnano molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agli schermi e fanno poca attività fisica, anche per ragioni legate al recarsi a scuola con mezzi motorizzati.
2008/9 2010 2012 2014 2016 2019
0 Centri SIO
0 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0 ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlROVTl109I69VX43II0H8%3D&d0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
13,5 % giovani (0-14 anni)
65,6 %
adulti (15-64 anni)
20,9 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012 - 2023 BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - CAMPANIA
Praticano sport in modo continuativo
CampaniaItalia
Anni
Praticano solo qualche attività fisica
CampaniaItalia
Praticano sport in modo saltuario
CampaniaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 la prevalenza dell’eccesso ponderale nei bambini della Regione Campania è rimasta stabile rispetto al 2016. Rispetto alle altre regioni italiane la Campania continua a mostrare la più alta prevalenza di obesità e, dato ancor più preoccupante, di obestà grave
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 25,4% Obesità 12,6% Obesità grave 6,2%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
La prevalenza del sovrappeso si è lievemente ridotta in 10 anni.
OBESITÀ
La prevalenza dell’obesità ha registrato un iniziale sensibile decremento ma negli ultimi 5 anni sembra essere abbastanza stabile.
Cattive abitudini alimentari
L’unica abitudine che è costantemente e sensibilmente migliorata è relativa alla merenda inadeguata consumata a scuola; tale risultato è verosibilmente associato a una maggiore efficacia delle azioni degli operatori sanitari del personale della scuola. Anche il consumo di bibite gassate/zuccherate tende a ridursi.
Attività fisica e sedentarietà
Non si apprezzano miglioramenti di rilievo relativamente a tutti i dati relativi all’attività fisica.Tale situazione risente molto della scarsa disponibilità di spazi verdi, strutture pubbliche per lo sport. Anche la situazione poco favorevole dei trasporti (contesto urbano, assenza di piste ciclabili traffico) influisce molto negativamente.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
Caserta Benevento
Avellino Salerno
1 Centri SIO
11 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0 ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,1 %
giovani (0-14 anni)
63,3 %
adulti (15-64 anni)
24,7 % anziani (65 anni ed oltre) Emilia Romagna
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Emilia RomagnaItalia
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Emilia RomagnaItalia Emilia RomagnaItalia
Obesità Sovrappeso Anni
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Emilia RomagnaItalia
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
Emilia RomagnaItalia Anni
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo Anni
Emilia RomaniaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Emilia RomaniaItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - EMILIA ROMAGNA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 si conferma il trend in lieve discesa per quanto riguarda la prevalenza di sovrappeso e obesita nei bambini delle Regione Emilia-Romagna. Confrontando i dati nazionali con i regionali, si evidenzia una minor tendenza al sovrappeso e all'obesità in Regione rispetto all'Italia
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,2%
Obesità 5,6%
Obesità grave 1,6%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Nel corso degli anni il sovrappeso è diminuito, passando dal 20,5% nel 2008/9 al 19,2% nell'ultima rilevazione del 2019.
La prevalenza dell'obesità in generale è diminuita negli anni: dall'8,6% nel 2008/9 al 7,2% nell'ultima rilevazione del 2019
Emilia RomaniaItalia
Non
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
Cattive abitudini alimentari
L'abitudine a non consumare la prima colazione o a consumarla in maniera inadeguata persiste negli anni; così come la fruizione di una merenda abbondante di metà mattina. Il basso consumo quotidiano (meno di 5 porzioni) di frutta e/o verdura dei bambini rimane troppo elevato; diminuisce, invece, l'assunzione giornaliera di bevande zuccherate e/o gassate.
Nella nostra Regione i bambini trascorrono molto tempo in attività sedentarie, principalmente davanti agi schermi anche se in misura minore rispetto alla media nazionale. Solo 6 bambini su 10 trascorrono meno di due ore al giorno davanti a TV o videogiochi/tablet/cellulare.
E
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
3
8
6
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,1 % giovani (0-14 anni)
61,7%
adulti (15-64 anni)
27,2 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Friuli Venezia GiuliaItalia
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNI 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Friuli Venezia GiuliaItalia Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi) % PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Friuli Venezia GiuliaItalia
Anni
Friuli Venezia GiuliaItalia
Obesità Sovrappeso
Friuli Venezia GiuliaItalia Anni
ABITUDINI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Friuli Venezia GiuliaItalia
Friuli Venezia GiuliaItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - FRIULI VENEZIA GIULIA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Tra i bambini della Regione Friuli Venezia Giulia l’1,7% risulta in condizioni di obesità grave, il 4,9% risulta obeso, il 19,1% sovrappeso. Questi dati sono inferiori rispetto alla media Italiana.
Sovrappeso 20,4% Obesità 6,9% Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,1% Obesità 4,9% Obesità grave 1,7%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO - OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni si assiste ad una generale situazione di stallo della prevalenza di bambini in sovrappeso, mentre si osserva un aumento dei b ambini obesi. Sovrappeso e obesità nei bambini Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Friuli Venezia Giulia OKkio alla SALUTE
SovrappesoObestà
, La raccolta dati conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari scorrette che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie. Si osservano tuttavia dei piccoli miglioramenti rispetto alle rilevazioni precedenti, ad esempio per quel che riguarda la diminuzione nel consumo giornaliero di bevande zuccherate e/o gassate, probabilmente attribuibile anche ai numerosi progetti attivati dalle aziende sanitarie della regione. Unica eccezione è l’assunzione di 5 porzioni di frutta e/o verdura che mostra un trend in netto peggioramento.
Okkio alla SALUTE ANNO 2019, FRIULI VENEZIA GIULIA, Attività fisica e sedentarietà
Okkio alla SALUTE ANNO 2019, FRIULI VENEZIA GIULIA, Abitudini alimentari ,
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini fanno poca attività fisica. È possibile stimare che 1 bambino su 10 risulti fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Solo 4 bambini su 10 hanno un livello di attività fisica raccomandato per la loro età. Questo dato può esser legato anche al fatto che molti bambini si recano a scuola con mezzi motorizzati, giocano poco all’aperto e non fanno sufficiente attività sportiva strutturata. La percentuale di bambini fisicamente inattivi è risultata leggermente in crescita rispetto alle 2 precedenti rilevazioni. Il dato della nostra Regione si posiziona comunque al di sotto della
media nazionale. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno
2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,2 % giovani (0-14 anni)
64,4 %
adulti (15-64 anni)
23,4 % anziani (65 anni ed oltre) Lazio
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL
ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
LazioItalia
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
LazioItalia
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
LazioItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LazioItalia
Praticano sport in modo saltuario
LazioItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
LazioItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - LAZIO
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i valori regionali di sovrappeso e obesità sono stati tra i più bassi riscontrati dall’inizio delle rilevazioni (2008) e simili alla media nazionale italiana; i significativi risultati raggiunti confermano l’importanza degli interventi di prevenzione realizzati nell’ambito del piano regionale di Prevenzione.
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
La prevaleza del sovrappeso si e ridotta del 5% circa in 10 anni
OBESITÀ
La prevalenza di obesità si è ridotta 4% in circa 10 anni.
Cattive abitudini alimentari
Continua a diminuire il consumo giornaliero di bevande gassate e zuccherate ma 1 bambino su 3 non consuma quotidiamente frutta e/o verdura e 1 su 2 consuma una merenda abbondante. Gli interventi di prevenzione in collaborazione con la famiglia e la scuola devono essere di supporto alla modifica di questi comportamenti.
Attività fisica e sedentarietà
Non si apprezzano miglioramenti di rilievo relativamente a tutti i dati relativi all’attività fisica ed aumenta la percentuale di bambini che trascorre più di due ore al giorno con TV e videogiochi/tablet/cellulare. L’organizzazione urbana deve favorire opportunità per l’attività motoria in sicurezza; le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
10,5 % giovani (0-14 anni)
60,5 %
adulti (15-64 anni)
29,0 % anziani (65 anni ed oltre) Liguria
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA- ISTAT 2023
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,2% giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso
Liguria
Fonte:
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo Anni
LiguriaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LiguriaItalia
LiguriaItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - LIGURIA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i valori di sovrappeso sono stati i più bassi dall’inizio delle rilevazioni mentre i valori dell’obesità rimangono costanti e comunque entrambi al di sotto della media italiana.Tali risultati testimoniano comunque la necessità e l’importanza delle azioni di prevenzioni nella scuola.
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 18,1%
Obesità 6,56% Obesità grave 1,36%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni della nostra regione si assiste ad una diminuzione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
OBESITÀ
La prevalenza dei bambini obesi/gravemente obesi rimane fondamentalmente costante.
Non
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
LiguriaItalia
Cattive abitudini alimentari
Continua a diminuire il consumo giornaliero di bevande zuccherate, ma rimane sempre elevata, seppur in decrescita, la percentuale di bambini che fanno una merenda abbondante ed una colazione adeguata. Gli interventi di prevenzione che coinvolgono la famiglia e la scuola sono fondamentali nella modifica di tali comportamenti.
Attività fisica e sedentarietà
Non si rilevano cambiamenti significativi nei confronti dell’attività fisica e della sedentarietà, si registra però una lieve crescita della percentuale di bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti a TV e/o videogiochi/tablet/cellulare. L’unico valore in decremento è la presenza della TV in camera.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
in camera A scuola a piedi o in bicicletta Più d 2 ore al giorno di TV o/o videogiochi/tablet/cellulare
2008/9 2010 2012 2014 2016 2019
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
! ! " 0 Centri SIO
2 Centri SICOB
5 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG
Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,5 % giovani (0-14 anni)
23,5 % anziani (65 anni ed oltre) Lombardia
60,4 %
adulti (15-64 anni)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA- ISTAT 2023
(per 100 persone di 18 anni e più)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
LombardiaItalia
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
LombardiaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
LombardiaItalia
Praticano sport in modo saltuario
LombardiaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
LombardiaItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - LOMBARDIA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 il 75,4% dei bambini lombardi è risultato normopeso. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale e la Lombardia, nella classifica delle regioni con i valori ponderali più salutari, si posiziona al quarto posto. Sovrappeso
Obesità grave 2,4%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
I dati raccolti dal 2012 ad oggi sul sovrappeso in Lombardia mostrano un andamento discontinuo ma si registra un calo nel 2019.
OBESITÀ
Dal 2012 ad oggi il trend dell'obesità in Lombardia è in calo.
Cattive abitudini alimentari
II trend positivo più evidente in Lombardia è il calo del consumo quotidiano di bevande zuccherate e/o gasate. Gli altri profili mostrano andamenti discontinui che suggeriscono la necessità di incrementare ulteriormente gli sforzi per favorire l'adozione di un'alimentazione salutare. In particolare servono strategie più efficienti per migliorare la qualità della prima colazione che mostra un peggioramento costante nel corso del tempo.
Attività fisica e sedentarietà
La percentuale di chi passa più di 2 ore al giorno davanti a uno schermo (TV, tablet, cellulare o videogiochi) è in costante aumento. La crescente disponibilità di device per i più piccoli rischia di far peggiorare ulteriormente questa abitudine per cui è necessario che le figure educative che accompagnano i bambini mettano in campo strategie efficaci per offrire loro alternative più salutari. Ulteriori sforzi devono essere profusi anche per sostenere l'abitudine di recarsi a scuola a piedi e per aumentare il movimento quotidiano.
5 Centri SIO
21 Centri SICOB
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
REFERENZE FONTI
36 Centri Obesity Day (ADI)
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,6 % giovani (0-14 anni)
62,2 %
adulti (15-64 anni)
26,2 % anziani (65 anni ed oltre) Marche
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3vy % anziani (65 anni ed oltre) Italia
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo Anni
MarcheItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Non
Praticano sport in modo saltuario praticano nè sport nè attività fisica
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - MARCHE
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 30% dei bambini presenta un eccesso ponderale. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 11430, di cui obesi 2109.
MarcheItalia SOVRAPPESO - OBESITÀ
grave 2,4%
Sovrappeso 21,3% Obesità 6.6% Obesità grave 2,3%
Sovrappeso e obesità nei bambini
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si assiste ad una diminuzione progressiva della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend sovrappeso e obesità
Attività fisica e sedentarietà
Nel 2019 i bambini non anno migliorato abitudini di vita neanche nel campo del movimento e della sedentarietà, anzi sono diventati anche meno attivi di prima.
ITALIA (2022-2023)
'
0 Centri SIO
0 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0 ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2023 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
10,8 % giovani (0-14 anni)
62,8 %
adulti (15-64 anni)
26,5 % anziani (65 anni ed oltre) Molise
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,4 % giovani (0-14 anni)
24,0 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
SottopesoNormopeso
Indagine "Aspetti della
- Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi) % PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
MoliseItalia
Praticano solo qualche attività fisica
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - MOLISE
Sovrappeso e obesità nei bambini
I bambini molisani in sovrappeso ed obesi sono in numero superiore a quello nazionale anche nel 2019, Sovrappeso 21%
Sovrappeso 20,4% Obesità 9,4% Obesità grave 2,4%
MoliseItalia
Praticano sport in modo saltuario
MoliseItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
SOVRAPPESO
Nel 2019 i bambini in sovrappeso o obesi sono il 34,4% del totale (1 su 3).
OBESITÀ
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019) %
I bambini obesi sono il 13,3% compresi i 3,4% gravemente obesi.
Anni 2008/9 2010 2012 2014 2016 2019
SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Le cattive abitudini alimentari,se abbinate a uno stile di vita poco attivo, favoriscono l’aumento di peso. Nel 2019 non vi sono cambiamenti che possano sostenere una riduzione del sovrappeso, salvo una riduzione nel consumo di bevande zuccherate e/o gassate.
MoliseItalia
Attività fisica e sedentarietà
Nel 2019 i bambini non anno migliorato abitudini di vita neanche nel campo del movimento e della sedentarietà, anzi sono diventati anche meno attivi di prima.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023) CENTRI MEDICI
0 Centri SIO
0 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0 ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
15,2 %
64,3 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
(0-14 anni)
giovani (0-14 anni) 20,6 % anziani (65 anni ed oltre) Provincia Autonoma di Bolzano 63,5 % adulti (15-64 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMAN ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
BolzanoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
BolzanoItalia
Praticano sport in modo saltuario
BolzanoItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
BolzanoItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - Provincia Autonoma
Sovrappeso 12,9% Obesità 2,6% Obesità grave 0,6%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra provincia si assiste a valori di prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi stabili.
OBESITÀ
Complessivamente il 16,1% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità.
Cattive abitudini alimentari
La sesta raccolta conferma la diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Rispetto agli anni precedenti si osserva una diminuzione della prevalenza di bambini che mangiano cinque porzioni di frutta e verdura al
Attività fisica e sedentarietà
I dati raccolti evidenziano che i bambini della nostra provincia fanno tanto movimento, rispetto alle precedenti rilevazioni è aumentata la prevalenza di bambini che trascorrono più di due ore al televisore o ai videogiochi/tablet/cejjulare.
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
1 Centri SIO 1 Centri SICOB 1 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,5 % giovani (0-14 anni)
61,9 %
adulti (15-64 anni)
% anziani (65 anni ed oltre) Piemonte
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023
63,5 % adulti (15-64 anni)
24,3 %
anziani (65 anni ed oltre) Italia
ISTAT ANNO 2023
4 o più porzioni di frutta-verdura
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SottopesoNormopeso
Piemonte
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI
E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI
– ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
PiemonteItalia
Praticano solo qualche attività fisica
PiemonteItalia
Praticano sport in modo saltuario
PiemonteItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
PiemonteItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - PIEMONTE
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il sovrappeso e l'obesità in giovane età hanno Implicazioni a breve e lungo termine sulla salute e rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie in età adulta in Piemonte 1 bambino su 4 presenta un eccesso di peso
Obesità 9,4%
Obesità grave 2,4 %
Sovrappeso
Obesità grave 1,7%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle osservazioni precedenti resta pressoché stabile la quota di bambini sovrappeso.
OBESITÀ
È aumentata di un punto percentuale la prevalenza di obesità. rispetto al 2018. I valori della Regione, per quanto riguarda i bambini in condizione di sovrappeso e obesità, risultano inferior al dato nazionale.
Cattive abitudini alimentari
La sesta raccolta dati di OKkio alla SALUTE ha messo in luce la grande diffusione fra bambini di abitudini alimentari poco favorevoli ad una crescita armonica e predisponenti all’aumento di peso. Resta rilevante, sebbene i diminuizione, la prevalenza di bambini che fa una merenda eccessivamente abbondante e che non consumaquotidianamente frutta e verdura.
Attività fisica e sedentarietà
Il movimento associato ad una corretta alimentazione può aiutare a prevenire il rischio di sovrappeso nei bambini, inoltre, l’attività fisica è un fattore determinante per mantenere o migliorare la salute dell’individuo nel 2019 in Piemonte diminuisce la quota di bambini inattivi ma resta alta la percentuale di bambini che passano più di due ore al giorno davanti a schermi.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023) CENTRI MEDICI E CHIRURGICI,
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
2010 2012 2014 2016 2019
3 Centri SIO
3 Centri SICOB
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
12,1 % giovani (0-14 anni)
63,7 %
adulti (15-64 anni)
24,2 % anziani (65 anni ed oltre)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3-17 anni)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Sovrappeso
%
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE
ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
PugliaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
PugliaItalia
Praticano sport in modo saltuario
PugliaItalia
Non
praticano nè sport nè attività fisica
PugliaItalia
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - PUGLIA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 la prevalenza dell’eccesso ponderale nei bambini della regione Puglia è aumentata rispetto al 2016. Rispetto alla media nazionale la Puglia registra un incremento preoccupante della prevalenza di bambini obesi e con obesità grave.
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 21,6%
Obesità 10,3%
Obesità grave 4,8%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO OBESITÀ
In linea con le precedenti rilevazioni nella nostra Regione si assiste ad una continua leggera flessione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
La prevalenza dell’obesità è aumentata in modo preoccupante rispetto al 2016.
SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Purtroppo la presenza di bambini che fanno una colazione non adeguata è in costante crescita,mentre la prevalenza di bambini che fanno una merenda abbondante è aumentata rispetto al 2016. Il consumo di frutta e verdura rimane in linea con i dati degli anni scorsi. In costante diminuzione il consumo di bevande gassate o/e zuccherate.
Attività fisica e sedentarietà
L’attività fisica, insieme un’alimentazione qualitativamente equilibrata, è un fattore importante per migliorare la salute dell’individuo riducendo il rischio, a lungo termine,di patologie cronico-degenerative. In Puglia aumentano i bambini che svolgono attività sedentarie in misura maggiore rispetto alla media nazionale
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
10,1 %
giovani (0-14 anni)
26,8 % anziani (65 anni ed oltre) Sardegna
63,1 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3-17 anni)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi) % PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
Obesità
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
SardegnaItalia
Anni
Praticano solo qualche attività fisica
Praticano sport in modo saltuario
SardegnaItalia
praticano nè sport nè attività fisica
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - SARDEGNA
Sovrappeso e obesità nei bambini
Nel 2019 i bambini in sovrappeso sono il17,2% e gli obesi sono il 5,5%, compresi i gravementi obesi che rappresentano lo 0,7%. Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 17,2% Obesità 5,5%
Obesità grave 0,7%
Cattive abitudini alimentari
No colazioneColazione non adeguata Merenda abbondante
Consumo non quotidiano di frutta e verdura Consumo quotidiano di bevande zuccherate e/o gassate
Attività fisica-Sedentarietà
Nessuna attività fisica il giorno precedente la rilevazione
SardegnaItalia
2 Centri SICOB 1 1 1 1 Centri Obesity Day
Centri SIO
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
13,1 % giovani (0-14 anni)
63,7 %
adulti (15-64 anni)
23,2 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA
CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA
CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Sottopeso o normopeso Eccesso di peso (sovrappeso o obesi)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
SiciliaItalia SiciliaItalia
SiciliaItalia SiciliaItalia Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
Anni
SiciliaItalia Anni
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
SiciliaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Sicilia Italia
Praticano sport in modo saltuario
Sicilia Italia
Non praticano nè sport nè attività fisica
Sicilia Italia Anni
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - SICILIA
Il 36,6% dei bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 104.128, di cui obesi 39 83,07.
CONFRONTI CON GLI ANNI PRECEDENTI 2008/9-2019
SOVRAPPESO E OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella Regione Sicilia si assiste ad una diminuzione della prevalenza di bambini in sovrappeso e obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Sicilia OKkio alla Salute
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, SICILIA
Nella Regione Sicilia con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso, anche se si osservano dei cambiamenti rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti nell’assunzione di una merenda adeguata a metà mattina e nell’assunzione di bibite zuccherate e/o gassate almeno una volta al giorno. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, SICILIA
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini della Regione Sicilia fanno poca attività fisica. Si stima che poco meno di 1 bambino su 3 risulta fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
Trapani Palermo
Agrigento EnnaCatania Messina
2 Centri SIO
8 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,3 % giovani (0-14 anni) 26,5% anziani (65 anni ed oltre) Toscana
62,2 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo
ToscanaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Praticano sport in modo saltuario
Non
praticano nè sport nè attività fisica
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - TOSCANA
Sovrappeso e obesità nei bambini
e allungo termine sulla salute rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie in età adulta. Nelle regione Toscana il 5,5% dei bambini è obeso, Il 19,2% sovrappeso, il 73,1% normopeso e l’1% sottopeso. Quasi 3 bambini su 10 presentano un eccesso di peso.
Sovrappeso 20,4%
Obesità 6,9%
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso 19,2%
Obesità 5,5%
Obesità grave 1,1%
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si rileva una leggera flessione della prevalenza di bambini in sovrappeso.
OBESITÀ
I valori dell’obesità sono invece sostanzialmente invariati.
% 25 20 15 10 5 Anni
2 0 08/9 2010 2012 2014 2016 2019 SovrappesoObestà
Cattive abitudini alimentari
Una dieta qualitativamente equilibrata, in termini di bilancio fra i grassi, proteine e glucidi, e la sua giusta distribuzione nell’arco della giornata, contribuisce a produrre e/o a mantenere un corretto stato nutrizionale. Nella nostra Regione con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso.
Attività fisica e sedentarietà
L’attività fisica è un fattore determinante per mantenere o migliorare la salute dell’individuo poiché è grado di ridurre il rischio di molte mallattie cronico-degenerative. Si consiglia che i bambini facciano attività fisica moderata/intensa ogni giorno per almeno 1 ora e che il tempo trascorso in attività sedentarie come guardare la TV/tablet/videogiochi/cellulare non superi le due ore quotidiane,
!
Nessuna attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno
2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024. PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023
Praticano sport in modo continuativo Anni
Trentino Alto AdigeItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Trentino Alto AdigeItalia
Praticano sport in modo saltuario
Trentino Alto AdigeItalia
praticano nè sport nè attività fisica
Trentino Alto AdigeItalia
: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023 , (per 100 persone di 3 anni e più)
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - Trentino Alto Adige
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 79% delle bambine e bambini trentini è sottonormopeso, il 21% è in accesso ponderare. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale; la provincia di Trento e la terza regione con valori più bassi. Applicando queste percentuali al totale delle bambine e bambini trentini di 6-11 anni si può stimare che in provincia di Trento ci siano circa 6.800 bambine e bambini sovrappeso,di cui 1.300 obesi
Obesità grave 2,4%
Sovrappeso e obesità: trend
Inclusa obesità grave
Attività fisica e sedentarietà
Il 10% delle bambine e bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente indagine. Il 28% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV videogiochi tablet o cellulare. Il 19% delle bambine e dei bambini ha la TV nella propria camera da letto.Tra le bambine e guarda almeno 2 ore al giorno rispetto a 6% di chi non ha la TV in camera. Il 3,5% dorme meno di nove ore per notte.
Okkio alla salute Anno 2019 abitudini alimentari a rischio
Colazione
5% dei bambini dei bambini non fa colazione tutti i giorni e il 36% non la fa adeguata ossia bilanciata in termini di caarboidrati e proteine.
Merenda
Il 22% consuma una merenda di metà mattina non adeguata.
Il 6% delle bambine e dei bambini non fa una merenda di metà mattina
Consumo le bevande gassate
L’11% consuma una o più volte al giorno bibite zuccherate/gassate.
Consumo di frutta e/o verdura
Il 12% delle bambine e dei bambini mangia meno di una volta al giorno frutta e/o verdura.
Consumo di legumi
Il 42% delle bambine e dei bambini consuma i legumi. meno di una volta a settimana.
Snack dolci e salati
Il 43% delle bambine e dei bambini consuma snack dolci più di 3 giorni a settimana e il 6% consuma snack salati più tre giorni a settimana.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023) CENTRI MEDICI E CHIRURGICI, TRENTINO ALTO ADIGE
1 Centri SIO
1 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0 ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024. PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
13,2 % giovani (0-14 anni)
63,2 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
(0-14 anni)
63,4 % adulti (15-64 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anni 2021-2022
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
ABITUDINI QUOTIDIANE, PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE PRATICANO SPORT, QUALCHE ATTIVITÀ FISICA E PERSONE NON PRATICANTI – ISTAT 2012- 2023 BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - Provincia Autonoma
di 3 anni e più)
Praticano sport in modo continuativo
TrentoItalia TrentoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Sovrappeso e obesità nei bambini
Il 79% delle bambine e bambini trentini è sottonormopeso, il 21% è in accesso ponderare. Sovrappeso e obesità sono inferiori alla media nazionale; la provincia di Trento e la terza regione con valori più bassi. Applicando queste percentuali al totale delle bambine e bambini trentini di 6-11 anni si può stimare che in provincia di Trento ci siano circa 6.800 bambine e bambini sovrappeso,di cui 1.300 obesi
Sovrappeso e obesità: trend
Inclusa obesità grave
Attività fisica e sedentarietà
Il 10% delle bambine e bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente indagine.
Il 28% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV videogiochi tablet o cellulare.
Il 19% delle bambine e dei bambini ha la TV nella propria camera da letto.Tra le bambine e guarda almeno 2 ore al giorno rispetto a 6% di chi non ha la TV in camera.
Il 3,5% dorme meno di nove ore per notte.
Scuolabus Macchina A piedi Bicicletta
Okkio alla salute Anno 2019 abitudini alimentari a rischio
Colazione 5% dei bambini dei bambini non fa colazione tutti i giorni e il 36% non la fa adeguata ossia bilanciata in termini di caarboidrati e proteine.
Merenda
Il 22% consuma una merenda di metà mattina non adeguata.
Il 6% delle bambine e dei bambini non fa una merenda di metà mattina
Consumo le bevande gassate
L’11% consuma una o più volte al giorno bibite zuccherate/gassate.
Consumo di frutta e/o verdura
Il 12% delle bambine e dei bambini mangia meno di una volta al giorno frutta e/o verdura.
Consumo di legumi
Il 42% delle bambine e dei bambini consuma i legumi. meno di una volta a settimana.
Snack dolci e salati
Il 43% delle bambine e dei bambini consuma snack dolci più di 3 giorni a settimana e il 6% consuma snack salati più tre giorni a settimana.
1 Centri SIO
1 Centri SICOB
3 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
11,3 %
giovani (0-14 anni)
61,6 %
adulti (15-64 anni)
27,0 % anziani (65 anni ed oltre) Umbria
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre) Italia
PERSONE DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO ALMENO 4 O PIÙ PORZIONI DI FRUTTA O VERDURA AL GIORNO. ISTAT ANNO 2023
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso Sovrappeso Obesi
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
Almeno 4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
sit Obesità
ABITUDINI
2023
Umbria Italia
Praticano solo qualche attività fisica
UmbriaItalia
Praticano
UmbriaItalia
UmbriaItalia
Fonte : Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno
BAMBINI 8-9 ANNI SOVRAPPESO E OBESI, OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019 - UMBRIA
Complessivamente il 30,4% dei bambini presenta un eccesso ponderale. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 14.406, di cui obesi 3.405.
5,8% Obesità grave 1,4%
SOVRAPPESO E OBESITÀ
Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra regione si assiste ad una tendenza alla diminuzione della prevalenza di bambini obesi.
Trend regionale sovrappeso e obesità, Regione Umbria OKkio alla Salute
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ABITUDINI ALIMENTARI, UMBRIA
Nella Regione Umbria con la sesta raccolta dei dati, si conferma la grande diffusione fra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e sono fortemente predisponenti all’aumento di peso. Questo rischio per i bambini può essere limitato grazie alla modifica delle abitudini familiari e tramite il sostegno della scuola ai bambini e alle loro famiglie. Si notano degli ottimi miglioramenti nei trend rispetto all’assunzione di una merenda adeguata e una forte riduzione del consumo di bevande zuccherate.
OKKIO ALLA SALUTE ANNO 2019, ATTIVITÀ FISICA, UMBRIA
I dati raccolti hanno evidenziato che i bambini della Regione Umbria fanno poca attività fisica. Si stima che 1 bambino su 5 risulta fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Appena poco più di 1 bambino su 3 ha un livello di attività fisica raccomandato per la sua età, anche per ragioni legate al recarsi a scuola con mezzi motorizzati, giocare poco all’aperto e non fare sufficienti attività sportive strutturate. Le scuole e le famiglie devono collaborare nella realizzazione di condizioni e di iniziative che incrementino la naturale predisposizione dei bambini all’attività fisica.
REFERENZE FONTI
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2020-2021)
1 Centri SIO
3 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024
(ISTAT)
11,8 % giovani (0-14 anni) 25,3 % anziani (65 anni ed oltre)
62,9 %
adulti (15-64 anni)
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA- ISTAT 2023
giovani (0-14 anni) 24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
63,5 % adulti (15-64 anni)
D’Aosta Italia (per 100 persone di 18 anni e più) (per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
%
–ISTAT 2012 - 2023 BAMBINI
Praticano sport in modo continuativo
Valle D’AostaItalia
Praticano solo qualche attività fisica
Valle D’AostaItalia
Praticano sport in modo saltuario
Sovrappeso e obesità nei bambini
Non
praticano nè sport nè attività fisica
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
Abitudini alimentari
Nella nostra regione il 4,8% dei bambini non fa colazione ed il 38,8% non la fa qualitativamente corretta. I genitori hanno riferito che solo il 9% dei bambini consuma 5 o più porzioni di frutta e/o verdura al giorno
come suggerito dagli esperti e ben il 15% non consuma quotidianamente questi alimenti. Fonte: Indagine "Aspetti della vita quotidiana" - Anno 2023
Riguardo la percezione della madre sulla quantità di alimenti assunti dal proprio figlio/a ben 7 madri di bambini sovrappeso su 10 e 6 madri di bambini obesi su 10 ritengono che il proprio bambino mangi “il giusto”.
Attività fisica e sedentarietà
I bambini della nostra regione fanno poca attività fisica. Si stima che 1 bambino su 5 risulta fisicamente inattivo maggiormente le femmine rispetto ai maschi. Appena poco più di 1 bambino su 3 ha un livello di attività fisica raccomandato per la età, anche per ragioni legate alle recarsi a scuola con mezzi motorizzati, giocare poco all’aperto e non fare sufficienti attivitàsportive strutturate.
PROGETTO PASSI: DATI VS ITALIA (2022-2023)
1 2 AOSTA
0 Centri SIO
1 Centri SICOB
2 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno
2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
PERCENTUALE POPOLAZIONE RESIDENTE AL 1° GENNAIO 2024 PER CLASSE DI ETÀ (ISTAT)
63,5 %
adulti (15-64 anni) 12,1 % giovani (0-14 anni)
% anziani (65 anni ed oltre) Veneto
PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ PER INDICE DI MASSA CORPOREA - ISTAT 2023 (per 100 persone di 18 anni e più)
63,5 % adulti (15-64 anni) 12,2 % giovani (0-14 anni)
24,3 % anziani (65 anni ed oltre)
DI 3 ANNI E PIÙ CHE CONSUMANO
(per 100 persone di 3 anni e più, dati in migliaia)
SottopesoNormopeso
PERSONE DI 3-17 ANNI PER INDICE DI MASSA CORPOREA, ISTAT ANNO 2023 (per 100 persone di 3-17 anni)
4 o più porzioni di frutta-verdura
% PERSONE DI 18 ANNI E PIÙ CON SOVRAPPESO O OBESITÀ, ISTAT 2012-2023
ABITUDINI
2023
Praticano sport in modo continuativo
VenetoItalia
Praticano solo qualche attività fisica
VenetoItalia
Praticano
Sovrappeso e obesità nei bambini
La percentuale dei bambini in sovrappeso in Veneto è di poco inferiore rispetto quella nazionale (20,4%). Questo dato è compensato, tuttavia, dal valore dell’obesità infantile, che nella regione del Veneto è quasi dimezzato rispetto alla prevalenza in Italia (9,4%).
Sovrappeso 20,4% Obesità 9,4% Obesità grave 2,4 %
Confronti con gli anni precedenti (2008/9-2019)
SOVRAPPESO E OBESITÀ
La percentuale di bambini in sovrappeso o obesi in Veneto mostra lievi variazioni nel tempo, con una tendenza alla diminuzione.
Inclusa obesità grave
Cattive abitudini alimentari
Nel Veneto si conferma la presenza tra i bambini di abitudini alimentari poco sane che causano l’aumento di peso. In particolare, Il consumo quotidiano di frutta verdura è ancora molto scarso. Inoltre circa 4 bambini su 10 non fanno una colazione adeguata e la maggior parte di loro non assume una merenda adeguata a metà mattina. Nel corso del tempo invece si è dimezzato il numero dei bambini che bevono quotidianamente bibite zuccherate.
Attività fisica e sedentarietà
fisica.Il 15% di loro non ha svolto alcuna attività fisica il giorno prima dell’indagine e solo il 22% si reca a scuola a piedi o
troppo tempo a TV, videogiochi, cellulare, tablet e altri device.
attività fisica il giorno precedente le rilevazioni
7 Centri SIO
7 Centri SICOB
7 Centri Obesity Day
REFERENZE FONTI
ISTAT Indagine "Aspetti della vita quotidiana" https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2F www.istat.it%2Finformazioni-sulla-rilevazione%2Faspetti-della-vita-quotidiana informazioni-sulla-rilevazione-anno 2013%2F&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57%7C84df9e7fe9f 640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929558907%7CUnknown%7CTWFpbG Zsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXaW4zMiIsIkFOIjoiT WFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=TPC901nAYrMFcRtcaZyAi03rb11u xpN%2F4fw53wYW8ZI%3D&reserved=0
ISTAT Popolazione residente (totale e straniera) e indicatori demografici https://emea01.safelinks.protection.outlook.com/?url=https%3A%2F%2Fde mo.istat.it%2F%3Fl%3Dit&data=05%7C02%7C%7C192de51b7ab84394a4ff08dd99e43e57 %7C84df9e7fe9f640afb435aaaaaaaaaaaa%7C1%7C0%7C638835927929584865%7CUnkn own%7CTWFpbGZsb3d8eyJFbXB0eU1hcGkiOnRydWUsIlYiOiIwLjAuMDAwMCIsIlAiOiJXa W4zMiIsIkFOIjoiTWFpbCIsIldUIjoyfQ%3D%3D%7C0%7C%7C%7C&sdata=zjgDU5nZjcrPP 4BlRnuOVTl10a9wI69VX43II0cHc8c%3D&reserved=0
I dati di OKkio alla SALUTE sul sovrappeso e l’obesità nelle bambine e nei bambini di 8-9 anni
CNaPPS, Istituto Superiore di Sanità
Giovanni Capelli e Paola Nardone
In Italia, dal 2007 il Sistema di sorveglianza nazionale “OKkio alla SALUTE” descrive l’evoluzione nel tempo dello stato ponderale, delle abitudini alimentari, dei livelli di attività fisica e di sedentarietà in bambine e bambini di 8-9 anni con campioni rappresentativi di tutte le Regioni e Province Autonome e con una metodologia standardizzata (1).
A marzo 2017 OKkio alla SALUTE è stato inserito tra i Sistemi di sorveglianza di rilevanza nazionale e regionale, individuando nell’ Istituto Superiore di Sanità l’ente presso il quale è istituito e coordinato (2).
Il coordinamento nazionale rappresenta “la cabina di regia” nell’ambito della quale si sviluppano tutte le fasi della sorveglianza, successivamente declinate a livello regionale. Il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione e del Merito sono parte attiva della cabina di regia.
I dati raccolti nei sette round di OKkio alla SALUTE, l’ultimo nel 2023, oltre a rappresentare una serie storica di dati robusta ed utile per la programmazione di politiche nel nostro Paese, sono parte integrante dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS – Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) (3). Il raffronto internazionale rappresenta un valore aggiunto, sia in termini epidemiologici, che di monitoraggio di politiche volte a contenere l’epidemia di obesità. La solidità della rete nazionale di OKkio alla SALUTE, che si esplicita nella mutua collaborazione tra sanità e scuola, è un esempio di cooperazione intersettoriale efficace.
OKkio alla SALUTE 2023: i principali risultati
OKkio alla SALUTE raccoglie informazioni sullo stato ponderale di bambine e bambini attraverso la rilevazione diretta di peso e statura da parte di personale formato e con
strumenti standardizzati (1). Successivamente viene calcolato l’Indice di Massa Corporea (IMC) e definite le condizioni di sovrappeso e obesità utilizzando i valori soglia per l’IMC desunti da Cole et al. (4) e quelli dell’OMS (5).
Nel 2023 OKkio alla SALUTE ha coinvolto 51.255 bambine e bambini, 45.610 genitori e 2.802 classi III primarie con un tasso di rifiuto a partecipare del 9,2% (6).
-stato ponderale
Le bambine e i bambini in sovrappeso sono il 19,0% [IC 95%: 18,6%-19,5%], con obesità sono il 9,8% [IC 95%: 9,5%-10,2%] compreso bambine e bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6% [IC 95%: 2,4%-2,8%], Cut-off IOTF. È presente una marcata variabilità regionale, con prevalenze più elevate del fenomeno al Sud (Figura 1).
Figura 1. Prevalenze di sovrappeso e obesità tra le bambine e i bambini di 8-9 anni per Regione (Cut-OFF IOTF) – OKkio alla SALUTE 2023
Dalla prima raccolta dati, il sovrappeso ha un andamento significativo in diminuzione mentre l’obesità, dopo una fase di iniziale decremento, risulta tendenzialmente stabile, con un leggero aumento non significativo nel 2023 (Figura 2), (6).
Figura 2: Trend sovrappeso e obesità nelle bambine e nei bambini di 8-9 anni (Cut-off IOTF), OKkio alla SALUTE
-l’Italia nel confronto della rete internazionale del COSI
Nell’ultimo report del COSI, che coinvolge oltre 300.000 bambine e bambini nella Regione europea della WHO, l’Italia risulta tra le nazioni con i valori più elevati di eccesso ponderale insieme ad altri Paesi dell’area mediterranea (Figura 3) (7). Tutti i dati pubblicati dal COSI utilizzano le curve WHO per la stima dell’eccesso ponderale.
Figura 2. Sovrappeso (incluso obesità) e obesità con curve WHO nella popolazione di 7-9 anni. COSI, dati 2022-2024
Bibliografia essenziale
1)Lamberti A., Buoncristiano M., Baglio G., Spinelli A., Bucciarelli M., Nardone P., Lauria L., Gruppo OKkio alla SALUTE 2008-9 e 2010. Strumenti e metodologia del sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE; in Spinelli A, Lamberti A, Nardone P, Andreozzi S, Galeone D. (Ed.). Sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE: risultati 2010. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2012. (Rapporti ISTISAN 12/14)
2)Dpcm del 3 marzo 2017 “Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie, in attuazione del Decreto legge n. 179 del 2012” (GU Serie Generale n.109 del 12-5-2017)
3)WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI); https://www.who.int/europe/initiatives/whoeuropean-childhood-obesity-surveillance-initiative-(cosi)
4)Cole TJ, Bellizzi C, Flegal KM, Dietz WH. Establishing a standard definition for child overweight and obesity worldwide: international survey. BMJ 2000;320:1240-3
5)de Onis M, Onyango AW, Borghi E, Siyam A, Nishida C, Siekmann J. Development of a WHO growth reference for school-aged children and adolescents. Bull World Health Organ. 2007 Sep;85(9):660-7
6)Nardone P, Ciardullo S, Spinelli A, Mandolini D, Salvatore MA, Andreozzi S (Ed.). Stato ponderale e stili di vita di bambine e bambini: i risultati di OKkio alla SALUTE 2023. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2025. (Rapporti ISTISAN 25/3)
7)WHO/Europe. WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI). A brief review of results from round 6 of COSI (2022–2024). Factsheet Highlights 20222024. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2024. Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/docs/librariesprovider2/defaultdocument-library/fs_cosi-round6_final.pdf?sfvrsn=1e31aee8_4&download=true
CNaPPS, Istituto Superiore di Sanità Giovanni Capelli e Paola Nardone
L’Health Behaviour in School Aged Children (HBSC) nasce nel 1982 come studio multicentrico internazionale e dal 1983 è svolto in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (1). Nel corso degli anni HBSC ha coinvolto un numero più elevato di Paesi e, ad oggi, è presente in 50 Stati tra Europa e Nord America. Scopo dello studio è monitorare e comprendere i comportamenti e gli stili di vita della popolazione adolescente attraverso un disegno di studio trasversale con indagini campionarie. L’Italia partecipa all’HBSC dal 2002 e ad oggi ha svolto, con cadenza quadriennale, sei raccolte dati che dal 2010 hanno coinvolto tutte le Regioni italiane e le Province Autonome (PA). A seguito del DPCM del marzo 2017 (2), HBSC è stato adottato quale strumento unico nazionale per monitorare la salute delle ragazze e dei ragazzi ed è stato istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ne detiene il coordinamento nazionale. Le indagini 2010, 2018 e 2022 sono state coordinate dall’ISS insieme alle Università di Torino, Siena e Padova, con il supporto del Ministero della Salute e del Ministero dell’Istruzione e del Merito e il coinvolgimento di tutte le Regioni e PA.
L’utilizzo di un protocollo internazionale, mutuato a livello nazionale, permette la confrontabilità nazionale dei dati e rende possibile il confronto tra gli altri Paesi che aderiscono allo studio. La ciclicità delle indagini rappresenta uno strumento per studiare i fenomeni nel tempo e valutare eventuali cambiamenti derivanti da politiche di intervento.
HBSC 2022: i principali risultati
HBSC raccoglie informazioni sullo stato ponderale della popolazione adolescente attraverso un questionario a loro rivolto; le ragazze e i ragazzi, in assoluto anonimato, rispondono a diverse domande sugli stili di vita e i comportamenti solitamente adottati e auto dichiarano il proprio peso e la propria statura (3).
La raccolta HBSC del 2022 ha coinvolto 89.000 ragazze e ragazzi di 11, 13, 15 e 17 anni, con campioni rappresentativi di tutte le Regioni e PA (3).
L’eccesso ponderale (somma di sovrappeso e obesità) mostra un gradiente decrescente da 11 a 17 anni (11
anni: 24,3%; 13 anni: 22,6%; 15 anni: 20,9% e 17 anni: 19,3%), è più marcato nei maschi e nelle Regioni del Sud, Cut-off IOTF (4, 5) (Figure 4a, 4b).
Figura 4a. Percentuale di adolescenti di 11, 13, 15 anni in sottopeso, normopeso, sovrappeso e obesi (Cut- off IOTF), per Regione, HBSC 2022
Figura 4b. Percentuale di adolescenti di 17 anni in sottopeso, normopeso, sovrappeso e obesi (Cut- off IOTF), per Regione, HBSC 2022
Bibliografia:
1.https://hbsc.org/
2. Dpcm del 3 marzo 2017 “Identificazione dei sistemi di sorveglianza e dei registri di mortalità, di tumori e di altre patologie, in attuazione del Decreto legge n. 179 del 2012” (GU Serie Generale n.109 del 12-5-2017)
3. La Sorveglianza HBSC-Italia 2022 - Health Behaviour in School-aged Children: la descrizione del campione e del contesto familiare dei ragazzi e delle ragazze di 11, 13, 15 e 17 anni A cura di D. Pierannunzio, S. Ciardullo, P. Berchialla, A. Borraccino, P. Dalmasso, S. Donati, T. Galeotti, G.Lazzeri, R. Simi, A. Vieno, D. Galeone, A. Vienna, P. Nardone. Supplemento 1, al n. 12 vol. 36 (2023) del Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità ISSN 0394-9303 (cartaceo) -ISSN 1827-6296 (online)
4. Cole TJ, Lobstein T. (2012).Extended international (IOTF) body mass index cut-offs for thinness, overweight and obesity. Pediatr Obes;7(4):284-94
5. La Sorveglianza HBSC-Italia 2022 - Health Behaviour in School-aged Children: le abitudini alimentari, lo stato ponderale e l’attività fisica degli adolescenti. A cura di G. Lazzeri, R. Simi, S. Ciardullo, D. Pierannunzio, I. Bacigalupo, S.Andreozzi, A. Vieno, P. Dalmasso, P. Nardone. Supplemento 1, al n. 5 vol. 37 (2024) del Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità ISSN 0394-9303 (cartaceo) - ISSN 18276296 (online)
Ilaria Ranieri Junior advisor Public, Medical & Market Access Affaire- Bhave Srl
Introduzione
L’obesità, è una condizione caratterizzata da un aumento di peso corporeo per accumulo di grassi nel tessuto adiposo, in quantità eccessiva rispetto alle necessità fisiologiche dell’organismo, tale da influire negativamente sullo stato di salute (Definizione OMS) [1]. Essa rappresenta una delle principali sfide per la salute pubblica a livello globale, con un impatto significativo sul burden of disease. Secondo l’OMS può essere definita con il termine “Globesity”, ovvero un’epidemia globale di obesità [3]. Le evidenze scientifiche più recenti mostrano infatti un quadro allarmante in cui il fenomeno è in continua crescita nonostante gli sforzi globali per contenerlo. La presenza di sovrappeso e obesità aumenta il rischio di contrarre diverse patologie che impattano sulla qualità della vita del paziente inclusi tumori, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2, ipertensione e malattie respiratorie croniche. Si è anche osservato che le persone con obesità hanno un aumentato rischio di complicanze e mortalità nel caso di infezione da SARS-CoV-2 (Obesità: Rapporto OMS Europa. ISS, 2022) [4].
Analisi del Burden of Disease globale dell’obesità Il quadro epidemiologico globale dell’obesità si è notevolmente aggravato negli ultimi anni, rendendo questa condizione una vera e propria pandemia. I dati più recenti evidenziano un aumento significativo della prevalenza di sovrappeso e obesità a livello mondiale, con proiezioni preoccupanti per i prossimi decenni. L’analisi del Global Burden of Disease (Kan et al., 2025) mostra un quadro preoccupante dell’evoluzione del carico di malattia attribuibile all’obesità. Secondo gli autori dal 1990 al 2019, i decessi e gli anni di vita persi a causa di disabilità (DALY) attribuibili all’elevato indice di massa corporea sono aumentati rispettivamente del 148% e del 155,86% per gli uomini, e del 111,67% e 121,78% per le donne [5]. Nel 2019, l’elevato BMI ha direttamente causato l’8,52% di tutti i decessi e il 5,89% dei DALY globali [5]. I tassi più elevati di mortalità sono stati osservati negli uomini di età compresa tra 65-69 anni e nelle donne tra 75-79 anni, mentre i tassi più alti di DALY si sono registrati nella fascia di età 60-64 anni per entrambi i sessi [5] .
L’impatto economico dell’obesità risulta altrettanto devastante. Nel 2019, i costi totali associati all’obesità, considerando sia i costi diretti che indiretti, variavano da 3,19 miliardi di dollari nei paesi a basso reddito fino a 1,33 trilioni di dollari nei paesi ad alto reddito[4].
Dati e trend attuali: Secondo i dati più recenti pubblicati su The Lancet nel marzo 2025, i tassi di sovrappeso e obesità tra adulti e giovani sono più che raddoppiati negli ultimi trent’anni colpendo oltre 2,11 miliardi di adulti e 493 milioni di giovani in tutto il mondo nel 2021 [7] . Nello stesso anno la Cina presentava la popolazione più numerosa di adulti con sovrappeso e obesità (402 milioni di individui), seguita da India e Stati Uniti, mentre la prevalenza più elevata si registrava nei Paesi dell’Oceania, del Nord Africa e del Medio Oriente [7] .Tra i paesi ad alto reddito, gli Stati Uniti mostravano i tassi più elevati, con circa il 76% degli uomini e il 73% delle donne in condizione di sovrappeso o obesità [7].
Proiezioni future: Secondo il World Obesity Atlas 2022, pubblicato dalla World Obesity Federation, si prevede che entro il 2030, un miliardo di persone a livello globale, vivranno con obesità e questo numero potrebbe raddoppiare a livello globale entro il 2035 [6].
Le previsioni si fanno ancora più drammatiche quando estendiamo lo sguardo al 2035. Nel mondo 800 milioni di persone convivono con l’obesità e il loro numero è destinato a crescere, già nel 2035, fino a 1,9 miliardi (World Obesity Day, 4 marzo 2025) [2].
Il World Obesity Atlas 2023 prevede che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità supererà i 4,32 trilioni di dollari annui entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno. Con quasi il 3% del PIL globale, questa cifra è paragonabile all’impatto del COVID-19 nel 2020 [8]. Se le tendenze attuali prevarranno, entro il 2035 la maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso o obesità, con 1 persona su 4 (quasi 2 miliardi) che soffrirà di obesità [8].
La prospettiva futura è alquanto preoccupante: l’articolo
di Marie et al. pubblicato su The Lancet nel 2025, effettua una previsione al 2050 (ipotizzando la continuazione di tendenze e modelli precedenti): si stima che nel mondo circa il 60% degli adulti e un terzo (31%) di tutti i bambini e giovani (746 milioni) saranno sovrappeso o obesi entro il 2050. I ricercatori prevedono anche che nel 2050 circa un quarto della popolazione adulta mondiale affetta da obesità avrà 65 anni o più [7],[9].
Analisi di confronto e proiezioni future tra paesi europei ed internazionali: Secondo quanto riportato dall’articolo di Euronews [13], sulla base degli studi pubblicati sulla rivista The Lancet [9], nel 2021, più della metà degli adulti in sovrappeso o obesi proviene da soli otto Paesi: Cina (402 milioni), India (180 milioni), Stati Uniti (172 milioni), Brasile (88 milioni), Russia (71 milioni), Messico (58 milioni), Indonesia (52 milioni) ed Egitto (41 milioni). Nei prossimi decenni, la crescita demografica in Asia e nell’Africa sub-sahariana determinerà i maggiori aumenti dell’obesità, secondo il rapporto.
Tra i Paesi ad alto reddito, i tassi di obesità più elevati sono previsti negli Stati Uniti, in Cile e in Argentina. La Grecia sarà il Paese europeo ad alto reddito più obeso nel 2050, con tassi del 41 per cento tra gli uomini (grafico 1) e del 48 per cento tra le donne (grafico 2).
Il grafco 1 mostra i Paesi con i tassi previsti di obesità negli adulti più elevati negli uomini (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
Il grafco 2 mostra i Paesi con i tassi previsti di obesità negli adulti più elevati nelle donne (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
I giovani sofrono sempre più di problemi legati al peso: Gli autori dello studio Lancet hanno suddiviso i giovani in due gruppi: bambini e adolescenti (dai 5 ai 14 anni) e adolescenti e giovani adulti (dai 15 ai 24 anni).
Nel 2050 i giovani avranno più probabilità di essere in sovrappeso che obesi. Ci saranno anche grandi differenze a seconda delle regioni, con un rapido aumento dell’obesità previsto in Nord Africa e Medio Oriente, oltre che in America Latina e nei Caraibi. Anche paesi come gli Stati Uniti e la Cina, che hanno una popolazione numerosa, registreranno aumenti notevoli.
Tra i Paesi ricchi, il Cile registrerà i tassi di obesità più elevati tra i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni (37% maschi vs 30 % femmine), come mostrato nel grafico 3 e 4, rispettivamente.
Il grafco 3 mostra i Paesi con i tassi di obesità previsti più elevati tra i bambini-adolescenti (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
Il grafco 4 mostra i Paesi con i tassi di obesità previsti più elevati tra le bambine-adolescenti (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
Gli Stati Uniti avranno la prevalenza più alta tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (31% maschi vs 38 % femmine), come mostrato nel grafico 5 e 6, rispettivamente.
Il grafco 5 mostra i Paesi con i tassi di obesità previsti più elevati tra i giovani adolescenti (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
Il grafco 6 mostra i Paesi con i tassi di obesità previsti più elevati tra le giovani adolescenti (Staford L, Institute for Health Metrics and Evaluation, personal communication)
Impatto sulla salute: L’obesità è associata a un aumento del rischio di malattie non trasmissibili (NCDs), tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, e alcuni tipi di cancro. Queste condizioni, spesso interconnesse attraverso meccanismi infiammatori e metabolici, contribuiscono in modo significativo al global burden of disease, cioè all’impatto complessivo delle malattie sulla salute pubblica a livello mondiale. L’aumento della prevalenza dell’obesità negli ultimi decenni ha intensificato la diffu-
sione di queste patologie, aumentando la mortalità prematura e la disabilità, con gravi ripercussioni sui sistemi sanitari e sull’economia globale. Il diabete di tipo 2, strettamente legato all’insulino-resistenza indotta dall’eccesso di tessuto adiposo, rappresenta circa il 90% dei casi di diabete mondiale, con l’obesità che ne raddoppia il rischio (Wang et al., 2019) [10]. Le malattie cardiovascolari, tra cui ipertensione, infarto, ictus e insufficienza cardiaca, sono amplificate dagli effetti metabolici, infiammatori e meccanici del tessuto adiposo, con un aumento del rischio di tromboembolia e fibrillazione atriale (Rubino et al., 2025) [11]. Il cancro è anch’esso strettamente correlato all’eccesso di peso: l’eccesso di insulina e l’aumento dei fattori di crescita promuovono lo sviluppo di tumori aggressivi, in particolare quelli ormono-dipendenti (come mammella, colon e rene), con un rischio maggiore di recidive e mortalità (Martinella, AIOM, 2017) [12]. A livello globale, queste patologie contribuiscono a oltre 1,6 milioni di morti premature annuali per obesità [13], con un impatto crescente nei Paesi a medio e basso reddito.
Fattori di rischio: Dieta e stile di vita emergono come determinanti primari: il consumo eccessivo di alimenti ipercalorici, ricchi di zuccheri raffinati e grassi saturi, unito alla sedentarietà, altera il metabolismo lipidico e glicemico, favorendo l’accumulo di tessuto adiposo (Nicolucci et al., 2015) [14]. Secondo gli autori i fattori socioeconomici amplificano queste dinamiche: in contesti svantaggiati, l’accesso limitato a cibi nutrienti spinge verso diete povere di qualità, mentre nei Paesi ad alto reddito, l’abbondanza di prodotti processati e il marketing alimentare intensivo promuovono un’alimentazione squilibrata [14]. Le disuguaglianze territoriali, come la crescita più rapida dell’obesità nelle aree rurali rispetto a quelle urbane, riflettono ulteriormente l’influenza di determinanti ambientali e culturali (Epicentro-ISS) [15].
Analisi del Burden of Disease Europeo dell’obesità
L’Europa affronta una situazione particolarmente grave, con tassi di obesità che hanno raggiunto proporzioni epidemiche. Secondo il rapporto 2022 dell’OMS Europa, il 59% degli adulti europei e quasi un bambino su tre (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o obeso [4]. La prevalenza dell’obesità negli adulti nella Regione europea è più alta che in qualsiasi altra Regione dell’OMS, fatta eccezione per le Americhe. La situazione non sembra migliorare nel tempo e le prevalenze sono ancora in aumento in quasi tutti i Paesi. Inoltre, la pan-
demia di COVID-19 può aver peggiorato la situazione. I dati preliminari suggeriscono infatti che in questo periodo le persone hanno avuto una maggiore esposizione ai fattori di rischio dell’obesità, compreso un aumento dello stile di vita sedentario e del consumo di cibi malsani [4]. Le stime dell’Unione Europea (European Parliamentary Research Service, 2025) sono altrettanto allarmanti: quasi il 51% della popolazione dell’UE di età superiore ai 16 anni è in sovrappeso e il 17% è obeso [16]. Emergono inoltre disparità geografiche: L’Europa Orientale (in particolare Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Romania) mostra una percentuale più alta di persone obese/sovrappeso rispetto a paesi del Nord Europa, come la Svezia (Athanasakis et al., 2024) [19].
Impatto sulla salute pubblica europea: Secondo i dati del rapporto 2022 dell’OMS Europa, Sovrappeso e obesità sono tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS, causando più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione [4]. L’obesità aumenta significativamente il rischio di numerose malattie non trasmissibili, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2 e malattie respiratorie croniche [4]. La correlazione tra obesità e COVID-19 ha inoltre evidenziato un’ulteriore dimensione di rischio: secondo i dati esaminati da un team della Johns Hopkins University e dell’OMS, i tassi globali di mortalità da COVID-19 sono stati più di 10 volte superiori nei paesi dove più della metà degli adulti è in sovrappeso, rispetto ai paesi con tassi inferiori (Boutari et al., 2022) [17].
Prospettive future e strategie di intervento: Le proiezioni future dipingono uno scenario preoccupante. Secondo recenti studi previsionali, entro il 2050 più della metà degli adulti e un terzo dei bambini e giovani potrebbero essere sovrappeso o obesi [7]. In Italia, le proiezioni indicano che potremmo avere oltre il 65% degli adulti in sovrappeso entro tale data [7].
L’obesità, essendo una malattia cronica recidivante, necessita di un approccio multidimensionale che affronti non solo gli aspetti comportamentali individuali, ma anche i determinanti sociali, economici e ambientali. Se non trattata, le conseguenze dell’obesità sono destinate ad aggravarsi, poiché l’aumento del numero di persone colpite e la durata prolungata della malattia incrementano la probabilità di sviluppare patologie più invalidanti che richiedono interventi più estesi e costosi (World Obesity,2020) [18].
È ormai evidente che gli obiettivi globali stabiliti dall’OMS per il 2025 non saranno raggiunti. Nessun paese dell’UE è sulla buona strada per fermare l’aumento dell’obesità entro tale data [7]. Questo fallimento richiede un ripensamento urgente delle strategie di prevenzione e controllo, con un maggiore impegno politico, investimenti adeguati e un approccio che consideri l’obesità come una malattia complessa le cui cause vanno ben oltre la semplice combinazione di dieta scorretta e inattività fisica.
Analisi del Burden of Disease Italiano dell’obesità
L’incremento costante della prevalenza del sovrappeso e dell’obesità è causa di serie preoccupazioni in tutte le regioni del mondo, e il fenomeno si configura sempre più come pandemia globale. Nel nostro paese, il burden of disease dell’obesità è un problema di salute pubblica di rilevanza internazionale, con un impatto significativo sulla salute individuale e sulla spesa pubblica.
In Italia, l’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) riguarda circa il 46% degli adulti (Fumo, alcol, eccesso di peso e sedentarietà, ISTAT - anno 2023) [20]. Il fenomeno è più marcato tra gli uomini e nelle regioni meridionali. Secondo i dati più recenti del sistema di sorveglianza PASSI (2022-2023) e dell’Italian Barometer Obesity Report 2024, il 12% degli adulti soffre di obesità e il 36,1% è in sovrappeso, con un trend in aumento nell’ultimo decennio (World Obesity Day, 4 marzo 2025) [2]. La prevalenza di eccesso ponderale cresce con l’età, raggiungendo i livelli più alti tra i 65 e i 74 anni (Ministero della Salute, 2023) [21]. Come riportato dal documento [21], l’ISTAT, relativamente all’anno 2022, rileva che in Italia, nella popolazione adulta, la quota di persone in sovrappeso è
pari al 35% (maschi 42,7%, femmine 27,8%), mentre gli obesi sono l’11,4% (maschi 12,2%, femmine 10,6%) (Figura 3).
Complessivamente, quindi, in Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte con obesità (Ministero della salute, 2023) [21].
Analisi della 20a edizione del Rapporto annuale di C.R.E.A Sanità
Ringraziamenti: Vorrei esprimere innanzitutto la mia più sincera gratitudine alla Dott.ssa Barbara Polistena, alla Dott.ssa Daniela D’Angela ed al Prof. Spandonaro per il loro fondamentale contributo alla realizzazione del 20° Rapporto annuale di C.R.E.A Sanità, da cui sono stati tratti i dati utilizzati in questa analisi.
Introduzione e obiettivo: L’analisi ha lo scopo di fornire dati epidemiologici ed economici di confronto tra la situazione nazionale e il contesto europeo. Verranno infine analizzate alcune strategie essenziali di lotta all’obesità, in ottica di prevenzione “One Health”, riferite al contesto nazionale (20° Rapporto C.R.E.A Sanità, 2025) [22].
Spunti e metodologie adottate: Vengono di seguito illustrate analisi quantitative in cui si considerano, in generale, i Paesi EU-27 più il Regno Unito (UK), ove il dato sia disponibile; l’anno di aggiornamento prevalente è il 2022, che viene confrontato con il 2019 (ultimo anno pre-pandemico) e il 2014 per osservare il trend del fenomeno analizzato.
L’obesità rappresenta una delle principali cause di mortalità prematura a livello globale, responsabile, secondo le stime del Global Burden of Disease Study 2019, di circa 4 milioni di decessi all’anno [23]. Nella Regione europea della WHO il sovrappeso e l’obesità causerebbero, ogni anno, più di 1,2 milioni di decessi legati a malattie non trasmissibili come patologie cardiovascolari, diabete, alcuni tipi di cancro e malattie respiratorie [24]. Secondo quanto illustrato dall’ISS sulla base dei dati del Global Burden of Disease [25], in Italia l’obesità è direttamente responsabile di oltre 64.000 decessi all’anno e di oltre 571.000 anni vissuti con disabilità. Le malattie cardiovascolari e il diabete rappresentano le principali cause di morte legate all’obesità in Italia; il sovrappeso e l’obesità contribuiscono anche in 187
modo significativo all’insorgenza di malattie come il cancro e le patologie muscolo-scheletriche.
Con riferimento all’eccesso ponderale nel suo complesso, che comprende il sovrappeso e l’obesità , tra le persone di 15 anni e più (Figura 6a.8.), nel 2022 il Paese EU+UK in cui si registra la quota più bassa è l’Italia, con il 46,3% (stabile con -0,1 p.p. rispetto al 2019 e anche al 2014). La quota si mantiene al di sotto del 50% anche nei Paesi Bassi (48,7%, in leggero aumento rispetto al 2019 e al 2014).
La quota più alta di adulti in sovrappeso od obesi si osserva invece nel UK (63,8%, in aumento di +7,6 p.p. rispetto al 2019), seguito dalla Finlandia con il 61,0%. Superano il 50% anche Svezia (52,1%), Danimarca (52,6%), Estonia e Germania (52,7%), Portogallo (53,2%), Grecia (54,9%), Irlanda (56,0%) e Lituania (58,5%). Rispetto al 2019, il dato resta stabile o aumenta, in alcuni casi molto limitatamente, ovunque tranne che in Portogallo (-0,3 p.p.) e Grecia (-2,3 p.p.). Rispetto al 2014 si segnalano: il calo di -1,3 p.p. in Grecia e l’aumento di +8,9 p.p. in Finlandia.
Nella Figura 6a.9. l’analisi si concentra sulla quota di adulti che si dichiarano obesi. Tra i 12 Paesi di cui OECD riporta il dato per il 2022, quello in cui si registra la quota più bassa è ancora l’Italia, con una prevalenza dell’11,4%, leggermente in aumento rispetto all’11,0% del 2019 e al 10,3% del 2014.
La quota si mantiene al di sotto del 15% anche nei Paesi Bassi (14,6%) e in Grecia (12,2%). La quota più alta di adulti obesi si osserva nel UK (25,9%), seguito dalla Finlandia con il 24,0%. Superano il 20% anche Estonia e Irlanda (21,0%) e Lituania (20,3%).
Rispetto al 2019, il dato resta stabile o aumenta, in alcuni casi molto limitatamente, ovunque tranne che in Portogallo (-1,0 p.p.), Grecia (-4,2 p.p.) e Irlanda (-5,0 p.p.).
Rispetto al 2014 si segnalano: il calo di -4,8 p.p. in Grecia e l’aumento di +5,8 p.p. nel UK e di +5,7 p.p. in Finlandia. Come misura di riferimento a livello europeo, si consideri che secondo quanto riportato nel database Eurostat [26], la quota di adulti (18 anni e più) obesi in EU-27 nel 2019 sarebbe pari al 16,5%.
Analisi economica: Sempre dai dati del Report [22] emergono alcuni aspetti importanti: Secondo quanto pubbli-
Quote di adulti in accesso ponderale (obesi o in sovrappeso) in EU + UK
1 La misura più frequentemente utilizzata è l’indice di massa corporea (BMI), che è un numero che valuta il peso di un individuo in relazione all’altezza (dividendo il peso in chilogrammi per l’altezza in metri al quadrato). In base alle classificazioni della WHO, gli adulti di età superiore ai 18 anni con un BMI maggiore o uguale a 30 sono definiti obesi, mentre quelli con un BMI maggiore o uguale a 25 sono in sovrappeso (compresi gli obesi).
2 OECD fornisce i dati sull’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) della popolazione aggiornati al 2022 per 12 Paesi EU, compreso UK
cato nel documento “The Heavy Burden of Obesity. The Economics of Prevention”, pubblicato dall’OECD a ottobre 2019 [27], dall’analisi dei costi economici, sociali e sanitari legati all’eccesso ponderale della popolazione di 52 Paesi (tra cui: i Paesi dell’area dell’OCSE, l’EU, e i Paesi del G20) emerge che i Paesi spendono, mediamente, l’8,4% del bilancio del loro Sistema Sanitario per curare le malattie legate al sovrappeso; quest’ultimo causa il 71% di tutti i costi delle cure per il diabete, il 23% dei costi delle cure per le malattie cardiovascolari e il 9% dei costi delle cure per i tumori. I costi sanitari diretti dell’obesità, secondo la European Health Interview Survey (EHIS) di Eurostat [28], si attestano tra il 2,4% e il 4,8% della spesa sanitaria complessiva nei Paesi ad alto reddito. Con riferimento al nostro Paese, i costi totali ammonterebbero a circa € 13 mld. nel 2020 (0,8% del PIL) di cui 59% di costi sanitari diretti e 41% di costi indiretti. L’OECD stima che l’applicazione di un “pacchetto” di comunicazione comprensivo di etichettatura obbligatoria sul fronte delle confezioni, regolamentazione pubblicitaria e campagne di informazione, potrebbe prevenire 144 mila malattie non trasmissibili entro il 2050, far risparmiare € 62 mln. all’anno in spesa sanitaria e far aumentare l’occupazione e la produttività di una quota pari a 6 mila lavoratori a tempo pieno all’anno.
Strategie di lotta all’obesità
A livello nazionale non possiamo non citare, tra le innu-
merevoli iniziative, il “Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025” [30], strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di Prevenzione e promozione della salute elaborato dal Ministero della Salute che ha lo scopo di garantire tanto la salute individuale e collettiva quanto la sostenibilità del SSN. Caratteristica del Piano è quella di rafforzare la visione “One Health”. Il PNP rappresenta lo strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione da realizzare sul territorio e impegna tutte le Regioni al raggiungimento di obiettivi a elevata valenza strategica, finalizzati a garantire, sul medio e lungo periodo, la salute individuale e collettiva, accompagnando il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi in cui vive e lavora. Il Piano prevede, quale strategia per ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie croniche non trasmissibili, la promozione di corretti stili di vita nella popolazione e nei soggetti a rischio e identifica il contrasto all’obesità/sovrappeso, la riduzione dell’inattività fisica e della sedentarietà, l’aumento del consumo di frutta e verdura, la riduzione del consumo eccessivo di sale e la promozione dell’utilizzo del sale iodato come “Linee strategiche di intervento” che tutte le Regioni devono perseguire nei Piani Regionali della Prevenzione (PRP). Nell’ambito del Macro Obiettivo finalizzato alla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT), il PNP 2020-2025 prevede la realizzazione di interventi caratterizzati da un approccio intersettoriale e life-course, a
partire dai primi 1000 giorni (nonché in fase pre-concezionale) e lungo tutto il corso della vita per ridurre i fattori di rischio individuali e rimuovere le cause che impediscono ai cittadini scelte di vita salutari (Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità, Ministero della Salute) [30].
Numerosi studi scientifici hanno evidenziato l’importanza della Prevenzione e della promozione della salute nel ridurre l’incidenza delle malattie e la mortalità, oltre che nel migliorare la qualità della vita delle persone, con benefici diretti anche sui costi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e per la società in generale. Le attività di Prevenzione devono concentrarsi su azioni condivise tra diversi settori della società, con particolare riferimento a fattori di rischio comportamentali modificabili e determinanti sociali, economici ed ambientali, senza trascurare l’importanza della diagnosi precoce, delle vaccinazioni e del contrasto alle disuguaglianze [22].
Ambiti prioritari di intervento: Sempre da quanto emerge dalle linee guida Ministero della salute [30], in linea con quanto raccomandato dall’OMS, occorre modificare l’ambiente obesogenico al fine di facilitare l’adozione di un’alimentazione nutrizionalmente equilibrata e corretta, con un ridotto consumo di alimenti troppo ricchi di zuccheri, sali e grassi, di aumentare l’attività fisica e ridurre la sedentarietà.
L’importanza di promuovere uno stile di vita sano e attivo: Uno stile di vita corretto è indispensabile strumento sia di prevenzione che di terapia e deve essere considerato non solo in termini di dieta e attività fisica, ma come un complesso insieme di fattori, non indipendenti l’uno dall’altro. Le linee guida, le campagne di informazione, i programmi di educazione alimentare hanno considerevolmente aumentato negli ultimi anni la consapevolezza dei consumatori, ma non è possibile confidare unicamente sulla dimensione cognitiva per riuscire a modificare lo stile di vita. È altrettanto importante identificare approcci capaci di intervenire sui comportamenti individuali attraverso la modifica dei contesti strutturali, sociali e ambientali che li guidano. Interventi multipli, che agiscano anche indirettamente sulle scelte dei consumatori, sono, pertanto, cruciali nella prevenzione e nella terapia dell’eccedenza ponderale e delle condizioni cliniche associate. Le Linee Guida per una sana alimentazione italiane, basate sul modello alimentare mediterraneo, costituiscono un documento di riferimento per la realizzazione di interventi sul miglioramento della qualità della dieta. Lo svolgimento di una regolare e quotidiana attività fisica è fondamentale sia per la prevenzione che per la gestione e il trattamento del sovrappeso e dell’obesità [30].
La prevenzione dell’obesità nel contesto urbano: Negli ultimi anni si è diffusa una crescente attenzione alla relazione tra salute pubblica e pianificazione urbana che gioca un ruolo decisivo anche nella promozione di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute. Una buona pianificazione dell’assetto urbano, il miglioramento della circolazione stradale, la riqualificazione di zone degradate, la creazione di spazi verdi, di piste pedonali e ciclabili e di percorsi sicuri casa-scuola e casa-lavoro sono tra le principali misure efficaci per ridurre l’inquinamento dell’aria, promuovere l’attività fisica delle persone, favorire la socializzazione, contribuendo anche a ridurre le malattie croniche non trasmissibili. Una buona pianificazione complessiva dell’assetto urbano favorisce l’adozione e il mantenimento di comportamenti sani e può contribuire a ridurre l’insorgenza di diverse malattie. Pertanto, anche il futuro della sostenibilità dei sistemi socio-sanitari non può prescindere dal porre particolare attenzione ai determinanti urbani della salute, come raccomandato dall’OMS già dagli anni ’80, epoca in cui coniò il termine Healthy City [30].
Il servizio sanitario e le strategie di prevenzione del sovrappeso e dell’obesità: I sistemi sanitari svolgono un fondamentale ruolo di “advocacy” per promuovere politiche integrate volte a modificare i determinanti sociali, economici, ambientali e culturali e far comprendere che tutte le politiche hanno effetti sulla salute. I servizi sanitari e i professionisti che vi operano possono ricoprire un ruolo importante per migliorare la comprensione delle relazioni che intercorrono tra alimentazione, attività fisica e salute, motivando i cambiamenti nello stile di vita, attraverso adeguati interventi di sensibilizzazione della popolazione generale, dei pazienti e delle loro famiglie. È basilare attuare interventi mirati che mettano al centro la persona, i suoi diritti, le motivazioni, le scelte, il contesto di vita, per indurre una modifica dei comportamenti che duri nel tempo [30].
La Scuola e le strategie di prevenzione del sovrappeso e dell’obesità: La Scuola ha un ruolo importante nella definizione delle abitudini e nell’aiutare gli alunni e le loro famiglie a fare scelte più sane. Può fornire ai bambini e ragazzi le conoscenze di cui hanno bisogno per condurre stili di vita sani e creare ambienti che li incoraggino a mangiare in modo sano e ad essere fisicamente attivi. Una dieta sana ed equilibrata e lo svolgimento di attività motoria sono essenziali per lo sviluppo del bambino e dell’adolescente. Per far sì che ciò avvenga occorre responsabilizzare gli alunni nelle loro scelte di benessere attraverso l’informazione, per avviarli alla competenza, l’autonomia e il coinvolgimento [30].
L’obesità rappresenta una delle più gravi minacce alla salute pubblica del XXI secolo, con un impatto devastante sulla qualità della vita, sui sistemi sanitari e sulle economie globali. I dati più recenti confermano che siamo di fronte a una vera e propria epidemia globale, con proiezioni future che indicano un ulteriore peggioramento della situazione. Nonostante gli sforzi profusi negli ultimi anni, i progressi nella lotta all’obesità sono stati insufficienti. La complessità di questa malattia richiede strategie integrate che coinvolgano non solo il settore sanitario, ma anche l’industria alimentare, il sistema educativo, la pianificazione urbana e le politiche sociali. Solo attraverso un approccio globale e multisettoriale sarà possibile invertire questa tendenza e ridurre il carico di malattia associato all’obesità nei prossimi decenni. Occorre riconoscere che l’obesità è una malattia cronica e non semplicemente una scelta di stile di vita, e come tale richiede interventi strutturati, sostenuti e basati sulle evidenze scientifiche. La prevenzione rimane la strategia più efficace in termini di costi, ma deve essere accompagnata da sistemi di diagnosi precoce e percorsi di cura accessibili ed efficaci per coloro che già soffrono di questa condizione.
Riferimenti bibliografici e sitografici
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[8]https://www.worldobesity.org/news/economic-impact-ofoverweight-and-obesity-to-surpass-4-trillion-by-2035
[9] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS01406736(25)00355-1/fulltext
[10]Wang P, Huang S, Wang R, Shi X, Xu H, Peng J, Chen Q, Zhang W, Shi L, Zhou X, Tang X. Global burden and crosscountry inequalities in diseases associated with high body mass index from 1990 to 2019: Result from the Global Burden of Disease Study 2019. J Glob Health. 2024 Nov 8; 14:04200. doi:
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[13] https://it.euronews.com/salute/2025/03/05/emergenza-salute-i-tassi-di-obesita-a-livello-globale-sono-in-aumento-a-un-ritmo-senza-pre
[14] https://sisdca.it/documenti/catalogo/Linee_Guida__Allegati/Health-Policy-Obesita.pdf
[15] https://www.epicentro.iss.it/obesita/documentazione-mondo [16]https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/ATAG/2025/ 769510/EPRS_ATA(2025)769510_EN.pdf
[17] Boutari C, Mantzoros CS. A 2022 update on the epidemiology of obesity and a call to action: as its twin COVID-19 pandemic appears to be receding, the obesity and dysmetabolism pandemic continues to rage on. Metabolism. 2022 Aug; 133:155217. doi: 10.1016/j.metabol.2022.155217. Epub 2022 May 15. PMID: 35584732; PMCID: PMC9107388
[18]https://data.worldobesity.org/publications/WOF-Missing-the2025-Global-Targets-Report-FINAL-WEB.pdf
[19] Athanasakis K, Bala C, Kokkinos A, Simonyi G, Karoliová KH, Basse A, Bogdanovic M, Kang M, Low K, Gras A. The economic burden of obesity in 4 south-eastern European countries associated with obesity-related co-mor8
[24]WHO Regional Office for Europe (2022), European Regional Obesity Report 2022, Copenhagen https://www.who.int/europe/publications/i/item/97892890 57738
[25]ISS (2023), a cura di Masocco M, Minardi V, Contoli B, Minelli G, Manno V, Cobellis L, Greco D., Sovrappeso e obesità nella popolazione adulta in Italia: trend temporali, differenze socio-anagrafiche e regionali con focus sulla Regione Campania. Boll Epidemiol Naz 2023;4(1):1-8. DOI: https://doi.org/10.53225/BEN_059
[26]Eurostat, database online https://ec.europa.eu/eurostat/data/database
[27] OECD (2019), The Heavy Burden of Obesity: The Economics of Prevention, OECD Health Policy Studies, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/67450d67-en
https://www.oecd.org/en/publications/the-heavy-burdenof-obesity_67450d67-en.html
[28]Eurostat, European health interview survey (EHIS) https://ec.europa.eu/eurostat/web/microdata/european-health-interview-survey
[29]https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_4.jsp?ling ua=italiano&tema=Prevenzione&area=prevenzione
[30]Ministero della Salute (2020), Piano nazionale della prevenzione 2020-2025
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3256 _allegato.pdf
Riflessioni di IBDO Foundation sulla salute e l’obesita e il paradigma del cambiamento secondo i dati OCSE e l’iniziativa Paris
Giuseppe Novelli, Paolo Sbraccia, Federico Serra
IBDO Foundation
Introduzione
PaRIS: l’iniziativa globale per misurare ciò che conta davvero
L’iniziativa PaRIS – Patient-Reported Indicator Surveys, lanciata e coordinata dall’OCSE, nasce proprio per rispondere a questa sfida. Si tratta della prima indagine internazionale standardizzata che raccoglie dati riferiti direttamente dai pazienti con almeno una condizione cronica, assistiti prevalentemente nell’assistenza sanitaria di base.
Gli strumenti di rilevazione si basano su due principali tipologie di indicatori:
•PROMs – Patient Reported Outcome Measures, ovvero misure relative alla qualità della vita, allo stato funzionale, al dolore, al benessere psicologico e alla capacità di gestire in autonomia la propria salute;
•PREMs – Patient Reported Experience Measures, che riguardano l’esperienza vissuta nel sistema sanitario: accessibilità delle cure, comunicazione con i professionisti, coordinamento tra i servizi, coinvolgimento nelle decisioni terapeutiche, rispetto e dignità percepiti.
L’obiettivo di PaRIS non è solo statistico o valutativo, ma politico e trasformativo: fornire alle autorità sanitarie strumenti concreti per riprogettare i sistemi sanitari in funzione di ciò che davvero conta per i cittadini, superando modelli centrati esclusivamente su efficienza e produttività.
Il contributo dell’Italia: un primo passo verso la sanità orientata al paziente
L’Italia ha aderito con convinzione alla prima fase del progetto PaRIS, partecipando attivamente alla sperimentazione metodologica e alla raccolta dati nel 2023-2024. Il nostro Paese ha così contribuito a costruire una base comparativa internazionale che permette di valutare le performance del sistema sanitario in termini di centralità della persona.
Dai primi dati raccolti emerge un quadro articolato:
• i pazienti cronici italiani mostrano un buon livello generale di soddisfazione rispetto ai professionisti sanitari, ma segnalano carenze significative nel coordinamento delle cure, nell’accesso tempestivo ai servizi e nella continuità assistenziale;
• meno del 60% si sente pienamente coinvolto nelle decisioni terapeutiche;
• l’autonomia funzionale e la capacità di gestire la propria salute risultano inferiori rispetto alla media OCSE;
• il benessere psicologico dei pazienti cronici è spesso compromesso, con un’incidenza elevata di ansia, depressione e isolamento.
Queste informazioni rappresentano un punto di svolta: per la prima volta i pazienti diventano co-produttori di conoscenza sul sistema sanitario, fornendo un feedback fondamentale per orientare le scelte politiche e riorganizzare i servizi.
L’obesità come lente d’ingrandimento per il cambiamento di paradigma
Tra tutte le cronicità, l’obesità rappresenta un caso emblematico per comprendere l’importanza di questo nuovo approccio valutativo. L’obesità non è una condizione che si risolve con un intervento isolato, ma una patologia cronica complessa e multifattoriale, che si accompagna spesso a comorbidità (diabete tipo 2, ipertensione, apnea notturna, depressione) e che richiede un accompagnamento terapeutico continuativo, integrato e multidisciplinare
L’esperienza delle persone obese nel sistema sanitario italiano – come mostrano i dati indiretti raccolti da PaRIS –è spesso contrassegnata da:
•assenza di percorsi strutturati di presa in carico, con interventi frammentati tra specialità diverse;
•mancanza di supporto psicologico ed educativo, fondamentale per affrontare la componente comportamentale e motivazionale della malattia;
•percezione di stigma o giudizio da parte dei professionisti, che incide negativamente sull’aderenza alle cure;
•scarsa continuità e personalizzazione dell’assistenza, con difficoltà nel mantenere un contatto stabile con il proprio medico di base o team di riferimento.
In questo senso, l’approccio PaRIS si rivela cruciale: solo ascoltando i pazienti, rilevando in modo sistematico il loro vissuto, sarà possibile migliorare la qualità dei
servizi, ridurre il dropout terapeutico, aumentare l’aderenza ai trattamenti e generare valore sanitario sostenibile.
L’obesità in Italia: una pandemia silenziosa
Una condizione in aumento: i dati epidemiologici
Negli ultimi decenni, l’obesità si è trasformata da problema individuale a emergenza sanitaria globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce oggi una pandemia non trasmissibile, che interessa oltre 1 miliardo di persone nel mondo, con una crescita inarrestabile in tutte le fasce d’età, compresi bambini e adolescenti. Anche in Italia, sebbene i tassi siano tra i più bassi in Europa occidentale, il trend è in costante crescita e mostra segnali preoccupanti.
Secondo il rapporto OCSE Health at a Glance 2023, la situazione italiana si presenta così:
• Il 47% degli adulti italiani è in eccesso di peso: il 36% è in sovrappeso e l’11,4% è obeso
• La prevalenza dell’obesità è aumentata del 30% negli ultimi trent’anni, in linea con la tendenza osservata a livello OCSE.
• Tra i bambini di 8-9 anni, i dati WHO/European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) indicano che oltre il 20% è in sovrappeso e circa il 10% è obeso, rendendo l’Italia uno dei paesi europei con la maggiore incidenza di obesità infantile.
L’incremento non si limita alla frequenza dei casi, ma riguarda anche la gravità clinica: aumentano i casi di obesità severa (BMI 35) e di obesità associata a complicanze metaboliche (diabete tipo 2, steatosi epatica, ipertensione).
Le principali cause dell’obesità: un fenomeno multifattoriale
L’obesità è il risultato dell’interazione tra fattori genetici, ambientali, comportamentali e socioeconomici. In Italia, si osservano almeno cinque macro-fattori che contribuiscono alla sua diffusione:
a)Inattività fisica
• Solo il 20% della popolazione adulta svolge almeno 150 minuti a settimana di attività fisica moderata, come raccomandato dall’OMS.
• Tra gli adolescenti, i dati dell’indagine HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) mostrano che oltre il 75% dei 15enni italiani non pratica esercizio fisico quotidianamente
• Le barriere più frequenti sono: mancanza di tempo, carenza di spazi verdi urbani, assenza di cultura motoria nella scuola.
b)Alimentazione non equilibrata
• Il modello alimentare mediterraneo, un tempo considerato il “gold standard” per la prevenzione cardiovascolare, è in declino.
• Il consumo quotidiano di frutta e verdura è calato, soprattutto nei giovani.
• Cresce il consumo di alimenti ultraprocessati, zuccherati e ricchi di grassi saturi, specie nei pasti fuori casa e nei distributori automatici scolastici.
c)Fattori psicosociali e culturali
• Lo stress cronico, i disturbi del sonno, la depressione e l’ansia favoriscono l’iperalimentazione emotiva.
• I messaggi pubblicitari e i modelli estetici contribuiscono a generare rapporti disfunzionali con il corpo e con il cibo, in particolare tra gli adolescenti.
• L’obesità è spesso stigmatizzata, generando vergogna e isolamento, che a loro volta peggiorano il quadro clinico e riducono la probabilità di chiedere aiuto.
d)Fattori genetici ed epigenetici
• Sebbene l’obesità sia principalmente legata allo stile di vita, la predisposizione genetica gioca un ruolo importante, specie nei casi di obesità grave.
• Gli studi di epigenetica suggeriscono che l’ambiente nutrizionale prenatale e nei primi mille giorni di vita può influenzare in modo permanente il metabolismo e il rischio futuro di obesità.
e)Determinanti sociali e ambientali
• Le persone che vivono in contesti urbani degradati, con scarsa accessibilità a cibo sano e a spazi per l’attività fisica, hanno un rischio molto più elevato di sviluppare obesità.
• I prezzi degli alimenti salutari sono spesso superiori rispetto a quelli dei prodotti processati, rendendo l’alimentazione equilibrata un privilegio socioeconomico.
Le disuguaglianze geografiche e socioeconomiche Il fenomeno dell’obesità in Italia non si distribuisce in modo omogeneo sul territorio né tra le diverse classi sociali. Al contrario, presenta marcate disuguaglianze, che riflettono e amplificano altre fragilità del sistema sanitario e sociale.
a) Disparità territoriali
• Le regioni del Sud Italia – come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia – registrano tassi di obesità significativamente più elevati rispetto a quelle del Nord.
• Le differenze non dipendono solo da abitudini culturali, ma anche dalla minore disponibilità di servizi pubblici di prevenzione, educazione alimentare e promozione della salute.
• In molte aree del Mezzogiorno mancano ambulatori di nutrizione clinica pubblici, rendendo la prevenzione e il trattamento dell’obesità accessibili solo a chi può permettersi soluzioni private.
b) Disuguaglianze educative ed economiche
• L’obesità è fortemente correlata al livello di istruzione: tra le persone con basso titolo di studio la prevalenza è più del doppio rispetto ai laureati.
• Anche il reddito familiare incide in modo diretto: le famiglie a basso reddito hanno maggiore difficoltà ad accedere a cibi sani, a palestre, a supporti psicologici o a piani nutrizionali personalizzati.
c) Disuguaglianze di genere
• Le donne obese sono esposte a un doppio stigma: quello sanitario (colpa/colpevolizzazione) e quello estetico (discriminazione sul lavoro e nella vita sociale).
• Le conseguenze sul benessere psicologico sono molto rilevanti: si registrano tassi più alti di disturbi depressivi, ansia e bassa autostima tra le donne obese rispetto agli uomini.
La pandemia silenziosa: sottovalutata, stigmatizzata, costosa
L’obesità è spesso percepita come una condizione “banale” o di responsabilità individuale, ma rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica in termini di:
• Mortalità: l’obesità è associata a oltre 200.000 morti premature ogni anno nei Paesi OCSE, ed è considerata seconda solo al tabacco come fattore di rischio modificabile.
• Morbilità: raddoppia il rischio di diabete tipo 2, triplica quello di ipertensione, aumenta esponenzialmente il rischio di apnea ostruttiva del sonno, steatosi epatica, osteoartrosi e tumori (es. colon, pancreas, endometrio).
• Riduzione dell’aspettativa di vita: uno studio pubblicato su The Lancet stima che l’obesità possa
ridurre la vita di una persona tra 5 e 20 anni, a seconda della gravità.
• Impatto economico: i costi diretti e indiretti legati all’obesità in Italia superano i 13 miliardi di euro l’anno, tra spesa sanitaria, assenteismo, pensioni di invalidità e riduzione della produttività lavorativa.
L’obesità in Italia non è più un problema emergente: è già una pandemia silenziosa, sistemica e sociale, che incide profondamente sulla salute dei cittadini, sulla sostenibilità del sistema sanitario e sulla coesione sociale. Non può essere affrontata con interventi settoriali o con approcci moralistici: richiede una strategia nazionale integrata, centrata sulle persone e basata su evidenze, multidisciplinarietà e inclusione.
Dobbiamo interrogarci su come l’esperienza dei pazienti obesi venga percepita all’interno del sistema sanitario, anche alla luce dei primi dati italiani dell’indagine PaRIS. Solo attraverso l’ascolto strutturato delle persone potremo trasformare la cura in un percorso condiviso, dignitoso, efficace.
Costi economici e sociali dell’obesità
L’obesità come fattore di insostenibilità del sistema sanitario e del sistema Paese
L’obesità non è soltanto un’emergenza clinica e sociale: è anche una delle principali minacce alla sostenibilità economica dei sistemi sanitari avanzati. I suoi effetti si estendono ben oltre il perimetro della spesa medica, coinvolgendo il mercato del lavoro, il welfare, la produttività e la crescita economica. Come evidenziato dall’OCSE nel report Health at a Glance 2023, l’obesità e il sovrappeso rappresentano un costo annuo stimato pari al 3,3% del PIL dei Paesi OCSE, e la tendenza è in aumento.
In Italia, uno studio pubblicato su Health Economics Review (Cerolini et al., 2022), in collaborazione con l’OCSE, ha stimato che nel 2020 i costi totali attribuibili all’obesità abbiano raggiunto i 13,34 miliardi di euro, cifra che equivale a circa lo 0,75% del PIL italiano Questa cifra è articolata in:
• 7,89 miliardi di euro in costi diretti sanitari, ovvero risorse assorbite per la cura di patologie direttamente associate all’obesità: malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, cancro, steatosi epatica, osteoartrosi, disturbi respiratori;
• oltre 5,45 miliardi in costi indiretti, dovuti a: 197
• assenteismo e presenzialismo lavorativo ridotto;
• disabilità precoce e invalidità;
• pensionamenti anticipati;
• perdita di produttività e redditività sul mercato del lavoro;
• impatto sulle carriere professionali e sui percorsi formativi;
• incremento della spesa per sussidi sociali e misure di sostegno.
Secondo le proiezioni OCSE, senza interventi strutturali, questi costi aumenteranno del 35% entro il 2035, con un impatto devastante sia per la finanza pubblica sia per il tessuto socioeconomico nazionale.
L’obesità riduce la vita, la salute e la produttività
Gli effetti dell’obesità non si limitano ai bilanci sanitari. Secondo lo studio OECD – The Heavy Burden of Obesity (2019), un cittadino italiano obeso vive in media dai 5 ai 10 anni in meno rispetto a una persona normopeso, e nel caso di obesità grave e comorbidità multiple, la riduzione dell’aspettativa di vita può arrivare fino a 20 anni. Si tratta di una perdita non solo biologica, ma anche sociale, professionale e relazionale.
L’obesità:
• aumenta del 200-400% il rischio di sviluppare diabete tipo 2, con costi farmacologici e assistenziali rilevanti;
• raddoppia o triplica il rischio di infarti, ictus, tumori del colon-retto, del pancreas e dell’endometrio;
• riduce la capacità lavorativa, soprattutto nei settori ad alta intensità fisica o relazionale;
• espone a fenomeni di discriminazione lavorativa, scolastica, assicurativa e previdenziale;
• impatta negativamente su salute mentale, benessere emotivo, relazioni familiari e inserimento sociale, con effetti moltiplicativi sull’assenteismo e sull’uso dei servizi di supporto psicologico e sociale.
Costi evitabili: il paradosso dell’inazione
Il dato forse più rilevante è che una quota significativa dei costi dell’obesità è prevenibile o riducibile. Se-
condo le stime OCSE, ogni euro investito in programmi di prevenzione dell’obesità produce un ritorno di 5-6 euro in termini di risparmi sanitari e produttività recuperata
Tuttavia, l’Italia investe ancora troppo poco:
• la spesa pubblica per la prevenzione rappresenta meno del 3% della spesa sanitaria totale, contro il 5-6% di altri Paesi OCSE;
• manca un piano nazionale finanziato e operativo sull’obesità, con linee guida vincolanti, indicatori misurabili e obiettivi intersettoriali.
Il paradosso dell’inazione è evidente: non agire oggi costa molto di più che agire in modo strategico e strutturato. Ogni anno in cui si rimanda una risposta sistemica, il sistema sanitario accumula costi che potrebbero essere evitati con interventi di promozione della salute, diagnosi precoce, supporto psicologico, attività fisica adattata e presa in carico territoriale.
L’obesità come rischio sistemico per il welfare del XXI secolo
Alla luce di questi dati, è evidente che l’obesità va considerata non solo come una priorità sanitaria, ma come un rischio sistemico per il futuro del welfare. Le implicazioni sono profonde:
• un Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito rischia di diventare insostenibile se non affronta con urgenza le cronicità prevenibili;
• il mercato del lavoro dovrà fare i conti con crescenti problemi di disabilità precoce, ridotta produttività e invecchiamento non sano;
• il sistema previdenziale vedrà aumentare la pressione legata a pensioni anticipate e disabilità, con effetti negativi sulla sostenibilità degli equilibri attuariali;
• le disuguaglianze territoriali e socioeconomiche saranno amplificate, dato che l’obesità colpisce in modo sproporzionato le fasce più fragili della popolazione.
L’obesità non è più un problema emergente: è un problema strutturale, trasversale e costoso. Ignorarla non è un’opzione. I numeri dimostrano che il costo dell’inerzia supera di gran lunga quello dell’azione, sia in termini economici che umani. L’Italia ha oggi tutti gli strumenti –dati, modelli, buone pratiche, competenze – per cambiare rotta.
Occorre farlo ora, prima che l’obesità diventi la più pe-
sante ipoteca sulla salute, sulla sostenibilità del nostro sistema di welfare e sulla coesione sociale del Paese.
Cosa dice PaRIS sull’esperienza delle persone con obesità
Le persone al centro: cosa misurano davvero i dati PaRIS
L’iniziativa PaRIS (Patient-Reported Indicator Surveys), promossa dall’OCSE, ha l’obiettivo di rendere visibile ciò che spesso resta implicito: l’esperienza vissuta dai pazienti con condizioni croniche, non solo in termini clinici, ma anche di qualità della vita, accessibilità delle cure, continuità assistenziale e dignità relazionale. Si tratta di una rivoluzione concettuale, che mette in discussione modelli sanitari ancora troppo prestazionali e poco attenti alla soggettività.
Nel caso dell’obesità – anche se non sempre rilevata come diagnosi distinta nei dataset – è possibile estrapolare evidenze rilevanti dai dati raccolti tra le persone con più condizioni croniche, fragilità e disabilità funzionale. In Italia, questi profili corrispondono frequentemente ai percorsi delle persone con obesità moderata o severa, spesso accompagnata da diabete, ipertensione, dislipidemie, problemi osteoarticolari e disturbi dell’umore.
Le principali evidenze emerse in Italia
Sulla base del primo ciclo di rilevazione PaRIS (20232024), si evidenziano almeno cinque aree critiche per i pazienti cronici – e in particolare per quelli con obesità – in Italia:
a) Salute percepita e qualità della vita
• Le persone con obesità riportano livelli di benessere psicofisico inferiori alla media.
• Dolore cronico, affaticamento, limitazioni funzionali e disagio emotivo sono molto frequenti.
• I punteggi italiani sono inferiori rispetto alla media OCSE per indicatori come “capacità di svolgere le attività quotidiane” e “stato di salute generale percepito”.
b) Benessere mentale
• Il 40-50% dei pazienti cronici in Italia riferisce episodi di ansia o depressione nell’ultimo anno.
• Nelle persone con obesità, i tassi sono ancora più alti a causa dell’impatto dello stigma sociale e sanitario, dell’isolamento e della frustrazione legata a fallimenti terapeutici.
c) Coinvolgimento e comunicazione
• Solo il 58% dei pazienti cronici italiani si sente coinvolto nelle decisioni terapeutiche, un dato inferiore rispetto alla media OCSE (67%).
• Molte persone con obesità riferiscono di non sentirsi ascoltate, o peggio, di essere trattate con pregiudizio o paternalismo.
• Mancano momenti strutturati di confronto tra paziente e medico, e la comunicazione è spesso unidirezionale e focalizzata su “dieta ed esercizio”, senza considerare il vissuto della persona.
d) Accessibilità e continuità dell’assistenza
• L’accesso ai servizi dedicati all’obesità (ambulatori nutrizionali, centri di dietologia, supporto psicologico) è limitato e disomogeneo sul territorio nazionale.
• I tempi d’attesa sono elevati (in media oltre 4 mesi per una visita specialistica) e l’accesso alla chirurgia bariatrica è ancora riservato a una ristretta minoranza.
• Molti pazienti non dispongono di un piano terapeutico condiviso né di un team multidisciplinare di riferimento: endocrinologi, psicologi, dietisti lavorano in modo isolato.
e) Coordinamento tra i diversi livelli di assistenza
• Il passaggio tra cure primarie e specialistiche è spesso non integrato.
• Il medico di medicina generale, figura potenzialmente centrale nella gestione dell’obesità, non sempre ha gli strumenti o le competenze per seguire efficacemente questi pazienti
• Mancano percorsi standardizzati (PDTA) per garantire la presa in carico longitudinale Esperienze raccontate dai pazienti: oltre i numeri
I dati quantitativi raccolti da PaRIS sono importanti, ma è nel vissuto dei pazienti che si rivela la realtà più cruda e autentica. Diversi studi qualitativi e focus group in Italia (es. IBDO Foundation, BHAVE ) riportano vissuti ricorrenti tra le persone con obesità:
• Sentimenti di colpa e inadeguatezza dopo visite mediche giudicanti.
• Racconti di discriminazione nei reparti ospeda-
• Il benessere mentale risulta uno dei determinanti più trascurati nel percorso di cura dell’obesità, nonostante la sua centralità per l’aderenza terapeutica.
lieri, anche in fase di ricovero.
• Esperienze di abbandono terapeutico, dopo tentativi falliti di dieta o trattamenti inefficaci.
• Autodiagnosi e autocura in assenza di riferimenti territoriali affidabili.
Queste narrazioni confermano che l’obesità non è solo una condizione clinica, ma anche una questione relazionale, sociale e psicologica. Un sistema sanitario centrato sulle persone non può ignorare questa complessità.
Implicazioni per il sistema sanitario italiano
I dati PaRIS e l’esperienza dei pazienti ci consegnano una diagnosi chiara: il sistema italiano non è ancora attrezzato per rispondere in modo strutturato e dignitoso ai bisogni delle persone con obesità. Le implicazioni operative sono molteplici:
• Serve una governance nazionale dell’obesità, che superi l’attuale frammentazione tra Regioni, ASL, ospedali e professionisti isolati.
• Occorre investire in formazione dei professionisti sanitari, affinché l’obesità sia riconosciuta come una malattia cronica e non un “fallimento individuale”.
• È urgente sviluppare modelli di assistenza integrata e multidisciplinare, accessibili e personalizzati.
• Bisogna includere indicatori di esperienza del paziente (PREMs) e di esito (PROMs) nei sistemi regionali di valutazione e programmazione, per orientare risorse e politiche in base al valore percepito dai cittadini.
Il programma PaRIS ha aperto una finestra su un mondo finora poco esplorato: quello delle persone con cronicità che cercano risposte nel sistema sanitario, spesso trovando muri, silenzi o risposte parziali. Per chi convive con l’obesità, questa situazione è ancora più evidente: la patologia è cronica, invalidante e stigmatizzata, ma resta ai margini della programmazione sanitaria.
Se vogliamo costruire un sistema centrato sulla persona, dobbiamo partire proprio da qui: ascoltare davvero chi vive l’obesità ogni giorno. Solo così potremo passare da un approccio prestazionale a uno trasformativo, capace di generare salute, dignità e valore.
Le criticità sistemiche nella gestione dell’obesità in Italia
Nonostante la crescente consapevolezza dell’impatto clinico, economico e sociale dell’obesità, l’Italia continua a presentare importanti fragilità strutturali nella risposta istituzionale a questa patologia cronica. Le evidenze raccolte dall’OCSE, dalle indagini nazionali, dai registri regionali e dalle esperienze dei pazienti convergono nel delineare un quadro ancora frammentato, disomogeneo e talvolta invisibile.
Mancanza di una reale presa in carico strutturata
Una delle principali criticità risiede nella totale assenza di un modello nazionale strutturato e condiviso per la presa in carico dell’obesità. Nonostante esistano linee guida elaborate da società scientifiche (es. SIO, ADI) e riferimenti normativi parziali, non è stato mai attivato un PDTA nazionale vincolante e implementato su tutto il territorio
Le conseguenze sono evidenti:
• Ogni Regione – o addirittura ogni ASL – gestisce la questione con logiche autonome, creando profonde disuguaglianze territoriali.
• I pazienti si ritrovano spesso senza un riferimento stabile, costretti a muoversi tra servizi scollegati e a costruirsi da soli il proprio percorso terapeutico.
• La cronicità dell’obesità è formalmente riconosciuta ma non operativamente integrata nei sistemi di continuità assistenziale.
Carenza di team multidisciplinari e servizi dedicati L’obesità richiede una gestione integrata e personalizzata da parte di team multidisciplinari che includano:
• medici di medicina generale;
• endocrinologi e nutrizionisti;
• psicologi e psicoterapeuti;
• dietisti, fisioterapisti, infermieri;
• educatori alla salute, terapisti occupazionali.
Tuttavia, in Italia questi team sono rari e concentrati in poche realtà ospedaliere, mentre a livello territoriale mancano completamente.
In molte ASL non esistono neppure ambulatori di nutrizione clinica pubblici, e l’accesso a servizi psicologici è spesso a carico del paziente. La chirurgia bariatrica, pur prevista in alcuni centri di eccellenza, è accessibile solo dopo lunghissime liste di attesa e con criteri disomo-
genei, senza un percorso pre- e post-operatorio integrato in tutte le Regioni.
Il medico di medicina generale lasciato solo
Il medico di famiglia dovrebbe essere il fulcro della presa in carico, ma si trova spesso privo di strumenti, formazione specifica e possibilità di coordinamento con specialisti e servizi di supporto. Nella pratica:
• manca un sistema di remunerazione incentivante per la gestione attiva dell’obesità;
• non esiste un software integrato di monitoraggio per la diagnosi, il follow-up e il counseling;
• il MMG non ha accesso diretto a dietisti, psicologi o centri territoriali per la gestione condivisa del paziente.
Il risultato è che l’obesità viene trattata in modo reattivo e sintomatico, spesso solo quando compaiono comorbidità evidenti come diabete o ipertensione.
Assenza di monitoraggio sistemico degli esiti
A differenza di patologie come diabete o scompenso cardiaco, non esiste a livello nazionale un sistema strutturato di monitoraggio degli esiti legati all’obesità
Le Regioni non adottano indicatori condivisi, e i flussi informativi non permettono di:
• conoscere quante persone obese sono in trattamento attivo;
• valutare i tassi di successo dei programmi terapeutici;
• misurare i livelli di soddisfazione, benessere psicologico, autonomia funzionale (PROMs e PREMs).
In questo senso, l’esperienza PaRIS rappresenta un’occasione cruciale per colmare questa lacuna e trasformare l’ascolto dei pazienti in governance sanitaria
Lo stigma come barriera strutturale
Un’altra criticità, spesso trascurata ma strutturale, è la presenza diffusa di stigma nei confronti delle persone con obesità, anche all’interno del sistema sanitario. Studi nazionali e internazionali evidenziano che:
• oltre il 70% dei pazienti obesi riferisce esperienze di bias da parte di medici o operatori sanitari;
• i professionisti sanitari, non formati sull’approccio empatico all’obesità, possono adottare comportamenti giudicanti, sminuenti o prescrittivi, che peggiorano l’aderenza terapeutica;
• lo stigma riduce la fiducia, la motivazione e la continuità del paziente nei percorsi di cura, alimentando un circolo vizioso tra colpa, fallimento e abbandono
Combattere lo stigma richiede formazione obbligatoria, codici deontologici aggiornati e strumenti comunicativi efficaci.
La gestione dell’obesità in Italia soffre di una mancanza strutturale di sistema. Le barriere non sono solo cliniche, ma anche culturali, organizzative, economiche. I servizi sono insufficienti, disomogenei, scarsamente accessibili e privi di coordinamento.
Una patologia che coinvolge milioni di italiani viene affrontata ancora in modo episodico, con percorsi frammentati e spesso a carico del singolo. È evidente la necessità di una svolta: servono visione strategica, risorse dedicate, integrazione sociosanitaria e partecipazione dei pazienti
Proposte operative e prospettive future
Affrontare l’obesità in modo efficace e sostenibile significa ripensare l’architettura complessiva del sistema sanitario: dalla prevenzione alla cura, dalla formazione alla governance, dall’organizzazione territoriale al coinvolgimento attivo delle persone. I dati OCSE, i risultati del programma PaRIS, le esperienze dei pazienti e i trend epidemiologici convergono su un punto centrale: è il momento di un’azione strutturata, sistemica e centrata sulla persona.
Di seguito vengono delineate cinque proposte operative strategiche, capaci di rappresentare una svolta concreta nella risposta nazionale alla pandemia silenziosa dell’obesità.
Riconoscere formalmente l’obesità come malattia cronica nei LEA e nel Piano Nazionale della Cronicità Una condizione non riconosciuta è una condizione invisibile. Attualmente, l’obesità non è pienamente inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) come patologia cronica autonoma. Questo comporta:
• mancanza di copertura assistenziale omogenea sul territorio;
• assenza di percorsi clinico-assistenziali strutturati nei documenti di programmazione regionale;
• scarsa priorità politica e allocativa.
Proposta: aggiornare il Piano Nazionale della Cronicità e i LEA, includendo l’obesità come patologia cronica a pieno titolo, con definizione di:
• criteri diagnostici standardizzati (BMI, circonferenza vita, composizione corporea);
• percorsi terapeutici multidisciplinari integrati (PDTA) validati a livello nazionale;
• indicatori di performance e outcome clinici e relazionali (PROMs e PREMs);
• obbligo di attivazione da parte delle Regioni entro un termine vincolante.
Sviluppare una rete territoriale integrata per la gestione dell’obesità
L’efficacia nella gestione dell’obesità dipende dalla possibilità, per ogni paziente, di accedere a un percorso di cura continuativo, personalizzato, multidisciplinare e territoriale. Oggi, però, il trattamento è ospedalocentrico, frammentato e spesso a carico del privato.
Proposta: sviluppare una Rete Nazionale per la Cura dell’Obesità, basata su tre livelli operativi:
• Livello 1: Case della Comunità prevenzione, educazione sanitaria, counseling di primo livello, screening;
• Livello 2: Ambulatori territoriali specialistici team multiprofessionale con MMG, endocrinologo, dietista, psicologo, fisioterapista;
• Livello 3: Centri di riferimento regionali valutazioni complesse, chirurgia bariatrica, ricerca, formazione, coordinamento PDTA.
Tale rete dovrebbe essere coordinata a livello regionale con standard nazionali condivisi, obiettivi di accessibilità e strumenti digitali di monitoraggio integrato.
Investire sulla formazione e sulla cultura anti-stigma nel sistema sanitario
Il successo di ogni strategia di contrasto all’obesità dipende dalla qualità della relazione terapeutica. Oggi, una delle principali barriere all’aderenza e alla continuità di cura è costituita da comportamenti stigmatizzanti, inconsapevoli o strutturali, da parte degli operatori sanitari.
Proposta: introdurre obbligatoriamente nei programmi di laurea, specializzazione, aggiornamento ECM e formazione infermieristica:
• moduli specifici su obesità come malattia cronica;
• tecniche di comunicazione empatica e motivazionale;
• formazione continua su salute mentale e body positivity;
• promozione di una Carta per il rispetto delle persone con obesità, da adottare nelle strutture sanitarie pubbliche e private.
Attivare un sistema nazionale di monitoraggio basato su PROMs e PREMs
Come dimostra l’esperienza PaRIS, solo rilevando ciò che i pazienti percepiscono e vivono possiamo realmente migliorare la qualità dei servizi. Attualmente, l’Italia non dispone di un sistema nazionale che raccolga indicatori riferiti dai pazienti sull’obesità.
Proposta: costruire una piattaforma nazionale di raccolta e analisi di PROMs e PREMs dedicata all’obesità, integrata nei flussi informativi del Ministero della Salute, delle Regioni e dell’Istituto Superiore di Sanità. Gli indicatori dovrebbero includere:
• variazioni di peso e composizione corporea;
• qualità della vita, benessere psicologico, autonomia funzionale;
• soddisfazione dei pazienti, accessibilità, continuità delle cure;
• riduzione di stigma e discriminazione percepita.
Promuovere una strategia nazionale multisettoriale di prevenzione dell’obesità
La prevenzione dell’obesità non è responsabilità esclusiva del sistema sanitario, ma richiede un approccio multisettoriale, integrato e basato sulla promozione della salute nella comunità. In Italia, non esiste ancora una strategia nazionale unitaria.
Proposta: definire un Piano Nazionale Obesità 20252030, coordinato dal Ministero della Salute, in sinergia con:
• Ministero dell’Istruzione: programmi di educazione alimentare, attività fisica nelle scuole;
• Ministero del Lavoro: promozione della salute nei luoghi di lavoro;
• Ministero dell’Agricoltura: politiche di fiscalità sul cibo, accesso al cibo sano;
• Ministero delle Infrastrutture e Regioni: sviluppo di città attive con mobilità dolce, verde urbano, palestre all’aperto.
Il Piano dovrebbe essere dotato di fondi strutturali, linee guida operative, obiettivi monitorabili e meccanismi di valutazione periodica.
L’obesità è una patologia complessa che richiede risposte complesse, coordinate e centrate sulle persone. Le proposte operative delineate non rappresentano solo una necessità clinica, ma una sfida di giustizia sociale, sostenibilità economica e dignità umana. L’Italia ha oggi tutti gli strumenti per trasformare la gestione dell’obesità da risposta frammentata a strategia sistemica.
Se l’esperienza del programma PaRIS ci ha insegnato qualcosa, è che ascoltare i pazienti è la chiave per costruire un sistema sanitario migliore. Partire dall’obesità – condizione diffusa, stigmatizzata e trascurata –significa scegliere di occuparsi davvero di salute pubblica, di equità, di futuro.
Conclusioni – Oltre l’obesità: verso una sanità che ascolta e trasforma
L’obesità non è soltanto una condizione clinica: è un prisma attraverso cui leggere molte delle sfide cruciali della sanità contemporanea. È una malattia cronica in crescita, un problema di salute pubblica globale, un potente acceleratore di diseguaglianze e un fattore determinante nella fragilità individuale e collettiva. Ma soprattutto, è un banco di prova per il nostro sistema sanitario, che deve scegliere se continuare a trattare i pazienti come numeri o iniziare a costruire politiche e servizi che mettano al centro la persona, la sua voce, il suo vissuto.
Il progetto PaRIS, promosso dall’OCSE e adottato anche dall’Italia, ci ha offerto una chiave per leggere la realtà con occhi nuovi: quella del paziente cronico, che chiede non solo cure, ma attenzione, continuità, dignità, comprensione e possibilità di autodeterminazione. I dati raccolti indicano chiaramente che la gestione dell’obesità in Italia è oggi lacunosa, disomogenea, sottofinanziata e spesso invisibile nei percorsi di cura. Le persone con obesità si muovono in un sistema che fatica a riconoscerle come portatrici di bisogni complessi e diritti fondamentali.
Eppure, come abbiamo mostrato nei capitoli precedenti, le soluzioni esistono, e molte di esse sono già state testate in altri contesti. Serve solo il coraggio di mettere in campo una visione integrata e intersettoriale, di abbattere gli steccati tra ambiti professionali e istituzionali, di investire nella formazione, nella prevenzione, nella comunicazione e nel monitoraggio degli esiti percepiti.
Occorre ripensare radicalmente il modello di presa in carico dell’obesità:
i
• integrandola nei Livelli Essenziali di Assistenza;
• strutturando reti territoriali multidisciplinari accessibili e coordinate;
• riconoscendo e combattendo lo stigma che ancora condiziona l’atteggiamento di parte del personale sanitario e della società;
• valorizzando le esperienze e le competenze dei pazienti e delle loro associazioni;
• ntroducendo PROMs e PREMs come strumenti ordinari di valutazione dell’efficacia delle cure.
In questo percorso, l’obesità può diventare un paradigma di trasformazione, un’occasione per riformare il sistema sanitario non solo per chi ha un eccesso di peso, ma per tutti i cittadini che convivono con malattie croniche, vulnerabilità psicosociali o fragilità sociali
Il ruolo della IBDO Foundation: conoscenza, advocacy, sistema
In questa sfida, assume un rilievo strategico il contributo della IBDO Foundation (Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation), da anni impegnata nella promozione di un approccio sistemico alla salute pubblica, in particolare nell’ambito delle malattie metaboliche e croniche. Attraverso attività di ricerca epidemiologica, osservazione integrata dei dati sanitari e sociali, formazione degli stakeholder e advocacy istituzionale, la Fondazione rappresenta una piattaforma autorevole e indipendente per il disegno di politiche evidencebased
IBDO Foundation è tra i promotori di una nuova cultura della sanità pubblica, che riconosce l’obesità come emergenza sanitaria e sociale e che lavora per superare le frammentazioni attuali, valorizzando il ruolo delle comunità, delle istituzioni e delle alleanze multi-attore. In particolare, la Fondazione ha contribuito in modo significativo a:
• sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di integrare obesità e sovrappeso nei documenti di programmazione sanitaria nazionale e regionale;
• promuovere l’inserimento dell’obesità nel dibattito sui determinanti sociali della salute e sull’equità;
• sviluppare modelli di Health Equity Dashboard per monitorare l’impatto della cronicità sulle fasce più fragili della popolazione;
• facilitare il dialogo tra pazienti, professionisti sanitari, ricercatori e decisori pubblici per una governance partecipata.
Grazie a questa visione inclusiva e operativa, IBDO Foundation può essere considerata un attore chiave per il rilancio della strategia nazionale contro l’obesità, in coerenza con gli standard internazionali OCSE e con l’approccio PaRIS basato su dati, persone, impatto e trasparenza.
Una scelta di civiltà
L’Italia, grazie alla partecipazione a PaRIS e all’impegno di realtà come la IBDO Foundation, ha oggi dati, evidenze e strumenti per intraprendere questa rivoluzione. Non si tratta solo di “curare meglio”: si tratta di dare dignità alla cura, di costruire un sistema che non solo guarisca, ma ascolti, accompagni, emancipi e protegga
Fare dell’obesità una priorità politica non è più una scelta tecnica. È una scelta di civiltà, che definisce quale tipo di società vogliamo essere.
un’analisi comportamentale dei patient journey roadblocks nella vita della persona con obesità
Lucio Corsaro1, Emanuele Corsaro2, Lorena Trivellato3, Gianluca Vaccaro4
1 Founder and Advisor – BHAVE
2 Health, Digital and Marketing Research – BHAVE
3 Research Advisor – BHAVE
4 Methodological Advisor – BHAVE; Sociologo U.O. EPSA – ASP Catania
L’obesità è una condizione clinica definita da un accumulo eccessivo o da una distribuzione anomala di grasso corporeo rispetto alla massa magra. È ormai accertato che rappresenti un importante fattore di rischio essendo associata a un’elevata mortalità: si stima infatti che a livello globale provochi circa 4 milioni di decessi all’anno, oltre due terzi dei quali attribuiti a malattie cardiovascolari. Oltre ad esse, l’obesità contribuisce all’insorgenza di numerose altre patologie croniche, come disturbi respiratori, ipertensione, diabete mellito di tipo 2, sindrome metabolica e diversi tipi di tumore,
L’edizione 2025 dell’Obesity Monitor di BHAVE concentra l’attenzione sull’analisi dei comportamenti di salute e dello stile di vita delle persone in sovrappeso e obese, con l’obiettivo di ricostruire in modo puntuale il tragitto sanitario del paziente, articolando l’analisi nei quattro momenti chiave del suo vissuto clinico e sociale e focalizzandosi sulle principali criticità emerse:
Prediagnosi: Scarsa consapevolezza del rischio; sottovalutazione del peso e dei sintomi; Accesso all’informazione spesso mediato da fonti non sanitarie (internet, social); Assenza di screening sistematici o educazione preventiva.
Diagnosi: Diagnosi tardiva o occasionale; Difficoltà di accesso a visite, esami e specialisti, specie per i pazienti a basso reddito; Stigma clinico e sociale che ostacola una presa in carico attiva e che porta a dei bias impliciti
come, ad esempio, considerare la patologia da un punto di vista morale come una colpa individuale, portando a giudizi che influenzano negativamente la relazione medico-paziente o i tempi della diagnosi scoraggiando le persone con obesità dal cercare assistenza medica, temendo opinioni o trattamenti discriminatori.
Trattamento: Aderenza terapeutica bassa, soprattutto nei pazienti con obesità di grado I; Offerta terapeutica frammentata, scarsa integrazione tra figure cliniche; Accesso limitato a terapie psicologiche o integrate fra specializzazioni diverse
Convivenza: Difficoltà a mantenere stili di vita corretti nel tempo; Mancanza di supporti personalizzati; Scarso follow-up e poca continuità assistenziale; caratteristiche dei comportamenti digitali delle persone che soffrono di problemi di peso corporeo; Sovrastima dell’efficacia di semplici consigli (dieta, attività fisica) rispetto a terapie strutturate.
A tal fine, l’approccio metodologico usato è quello del Patient Access Journey, pensato per mettere in luce le criticità connesse all’accesso a percorsi di cura realmente integrati. Il Patient Access Journey permette di descrive l’insieme delle tappe che un individuo affronta per accedere ai servizi sanitari e sociosanitari, partendo dalla consapevolezza del problema di salute fino alla diagnosi, al trattamento e al monitoraggio, e comprende quindi le diverse modalità di accesso alle informazioni, la ricerca di
1 Global Obesity Health Collaborators. Health effects of overweight and obesity in 195 countries over 25 years. N Engl J Med. 2017;377(1):13–27. https://doi.org/10.1056/NEJMc1710026.
2 Ciangura, C., Czernichow, S., Oppert, J. M. (2009). EMC-AKOS-Trattato di Medicina, 4, 1-9.
3 Seravalle, G., Grassi, G. (2017). Obesity and hypertension. Pharmacological research, 122, 1–7.
assistenza, l’individuazione del servizio sanitario più adatto, la prenotazione delle visite e la gestione delle eventuali complessità burocratiche. All’interno di questo percorso, l’analisi dei Patient Journey Roadblocks — ovvero degli ostacoli comportamentali, organizzativi o relazionali che rallentano o interrompono il processo di cura — consente di individuare i momenti critici in cui il paziente incontra difficoltà, come il ritardo diagnostico, lo scarso orientamento tra i servizi o l’assenza di continuità assistenziale, con l’obiettivo di rimuovere tali barriere e favorire una presa in carico più tempestiva, efficace e personalizzata.
Parallelamente, come anticipato, un focus centrale dell’edizione 2025 dell’Obesity Monitor riguarda i comportamenti digitali delle persone sovrappeso o obese. Da un lato, le terapie digitali (Digital Therapeutics) stanno emergendo come strumenti promettenti per supportare i pazienti nel monitoraggio del peso, nella promozione di stili di vita salutari e nel miglioramento dell’aderenza ai trattamenti; dall’altro, l’implementazione di programmi di telemedicina per il follow-up e il supporto a lungo termine è considerata una priorità per rafforzare la qualità e la continuità della cura.
Tuttavia, l’esperienza diretta raccolta tramite il questionario comportamentale mostra come la relazione tra soggetti con eccesso ponderale e ambiente digitale sia più complessa e ambivalente di quanto possa apparire. In particolare, tra le persone con obesità si osserva:
•Un uso significativamente più elevato dei dispositivi digitali, sia in termini di ore quotidiane sia di percentuale del tempo libero dedicato a queste attività;
• Una maggiore esposizione a contenuti su salute e alimentazione, accompagnata però da bassa fiducia selettiva, confusione e scarsa capacità di discernimento tra fonti professionali e contenuti non verificati (influencer, testimonianze personali);
•Pattern disfunzionali di utilizzo del digitale, con comportamenti compensatori quali l’uso notturno e l’impiego del digitale come strategia per regolare emozioni negative (stress, noia, solitudine);
• Un impatto negativo sulla qualità del sonno, sul benessere psicosociale e sulla funzionalità quotidiana, soprattutto nei casi di obesità clinicamente complicata.
Questi dati suggeriscono che, accanto all’introduzione di strumenti digitali innovativi, è essenziale affrontare anche le barriere soggettive e comportamentali all’uso consapevole delle tecnologie:
• la familiarità digitale non è sufficiente se non accompagnata da alfabetizzazione critica;
• la percezione di efficacia è spesso distorta da esperienze pregresse o da contenuti contraddittori;
• la personalizzazione degli interventi e il supporto umano integrato restano fattori chiave per promuovere un’adozione efficace e sostenibile.
In questo contesto, risulta dunque evidente l’urgenza di progettare soluzioni digitali user-friendly, accessibili, basate su evidenze scientifiche e capaci di adattarsi ai bisogni psicologici e culturali dei pazienti, soprattutto quelli più vulnerabili. Solo un approccio integrato, che combini innovazione tecnologica, attenzione alle competenze digitali e sostegno relazionale, potrà generare un reale impatto sulla qualità di vita e sugli esiti di salute delle persone che vivono con obesità.
Infine, l’indagine dedica attenzione anche alla condizione specifica delle donne con obesità, riconoscendo le specificità biologiche, psicologiche e sociali che influenzano il loro percorso di cura. Le donne con obesità possono infatti affrontare sfide uniche, come la maggiore predisposizione a disturbi metabolici, impatto sulla salute riproduttiva e una maggiore esposizione allo stigma sociale, fattori possono influenzare negativamente l’accesso ai servizi sanitari e l’efficacia dei trattamenti. Pertanto, si vuole sollevare l’attenzione su quanto sia fondamentale adottare un approccio sensibile al genere nella progettazione e nell’implementazione dei percorsi di cura per l’obesità, garantendo equità e personalizzazione degli interventi.
L’Obesity Monitor 2025 conferma l’approccio metodologico adottato nelle edizioni precedenti, basato su un’indagine sociale cross-sectional di tipo Patient Reported Outcome (PRO). Questo tipo di studi si fonda sulla rilevazione diretta da parte del paziente del proprio stato di salute, senza mediazioni da parte di clinici, tramite strumenti standardizzati come questionari, interviste e diari. Il valore dei PRO sta nel riportare al centro dell’attenzione la prospettiva soggettiva del paziente, comprendente dolore, fatica, aderenza terapeutica, qualità della vita, emo-
zioni e relazioni, integrando e arricchendo le valutazioni cliniche tradizionali. Ciò permette sia ai pazienti sia ai professionisti sanitari di prendere decisioni più consapevoli e personalizzate, più aderenti ai bisogni reali delle persone.
Accanto a questo approccio quantitativo, si affianca anche per il 2025 l’indagine qualitativa del Journey, focalizzata sull’esperienza vissuta del paziente obeso. Questo strumento fornisce, come anticipato una visione olistica del percorso di cura, evidenziando momenti chiave, barriere, bisogni insoddisfatti e dinamiche emotive che caratterizzano la gestione della malattia. Gli obiettivi principali dell’analisi del Journey sono stati:
• Ricostruire il percorso terapeutico, dalle prime avvisaglie ai trattamenti attivi;
• Indagare le barriere e i facilitatori nell’accesso ai servizi sanitari e sociosanitari;
• Analizzare motivazioni, ostacoli e bisogni che influenzano il comportamento;
• Valutare le terapie e l’assistenza ricevuta, per migliorare i servizi offerti.
In questo studio, la fase di raccolta dei dati si è svolta nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2025, mediante la realizzazione di interviste personali condotte con metodologia mista CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), distribuite secondo quote campionarie. Le interviste sono state somministrate utilizzando un questionario standardizzato, appositamente sviluppato da BHAVE a partire dalla revisione e integrazione di strumenti di ricerca già adottati in precedenti indagini qualitative e quantitative rivolte a persone obese o in sovrappeso.
Il reclutamento dei partecipanti è avvenuto in modo randomizzato, attingendo da banche dati interne a BHAVE otramite diverse fonti esterne: panel di soggetti in sovrappeso o obesi, associazioni di pazienti, social network e attraverso la tecnica del snowball recruiting. L’analisi dei dati è stata condotta attraverso strumenti statistici dedicati (SPSS), utilizzando sia analisi univariate sia multivariate, tra cui analisi fattoriale, modelli di regressione multipla e analisi di cluster per riconoscere schemi comportamentali comuni. Quest’ultima è stata realizzata con un approccio bottom-up: ogni soggetto è stato inizialmente considerato come un cluster autonomo, successivamente aggregato agli altri sulla base della vicinanza e somiglianza tra i profili rilevati
Il campione della rilevazione BHAVE, Obesity Monitor 2025, rappresenta una popolazione adulta italiana caratterizzata da una prevalenza di condizioni di sovrappeso e obesità superiore alla media nazionale, con una maggiore presenza di uomini, un livello di istruzione più elevato e una significativa polarizzazione economica. Questi elementi forniscono un quadro utile per interpretare le differenze nei comportamenti e negli stili di vita osservati tra i diversi gruppi di peso corporeo, alla luce delle evidenze scientifiche che sottolineano il ruolo delle variabili sociodemografiche e socioeconomiche nella determinazione dello stato di salute e dei comportamenti di prevenzione.
Nello specifico Il campione analizzato è composto da 389 persone distribuite su tutto il territorio nazionale, suddivise in tre gruppi: 135 persone con obesità (35% del campione, suddivise ulteriormente in obesità di I grado con IMC tra 30 e 34.9, II grado tra 35 e 39.9, e III grado tra 40 e 49.9), 135 persone in sovrappeso (35%, IMC 25-29.9) e 119 persone normopeso (30%, IMC 18.5-24.9). Questa composizione è stata scelta per consentire un confronto sistematico tra gruppi con differenti condizioni fisiche (Fig.1).
L’età media dei partecipanti è di circa 57 anni, con una predominanza maschile (59% uomini e 41% donne). La maggior parte degli intervistati (64%) risulta sposata o convivente, e vive in nuclei familiari mediamente composti da 3,1 persone; l’86,2% vive attualmente con i familiari. Il livello di istruzione del campione è mediamente elevato: il 49% dei partecipanti possiede una laurea, una quota superiore rispetto alla media nazionale, dove il titolo universitario è detenuto da circa il 20% della popolazione adulta, suggerendo una possibile sovra-rappresentazione di soggetti con istruzione superiore all’interno del campione.
Dal punto di vista occupazionale, il 68% degli intervistati è attualmente occupato, ma la stragrande maggioranza (85%) svolge lavori di tipo sedentario, mentre solo il 9% svolge attività lavorative che richiedono uno sforzo fisico moderato. Questo dato è coerente con quanto osservato nella letteratura italiana, dove la sedentarietà lavorativa è uno dei principali fattori di rischio per l’eccesso ponderale e contribuisce in modo significativo alla diffusione di sovrappeso e obesità nella popolazione adulta.
Per quanto riguarda la situazione economica, il 51% dei
partecipanti dichiara un reddito annuo superiore ai 20.000 euro, ma una quota rilevante del campione (21%) vive con meno di 10.000 euro annui, posizionandosi al di sotto della soglia di povertà. Questo dato appare superiore rispetto alle stime nazionali, dove la quota di persone in povertà assoluta si attesta intorno al 9,8%,
suggerendo una maggiore polarizzazione dei redditi all’interno del campione. Tale disuguaglianza economica rispecchia quanto riportato in letteratura, secondo cui l’eccesso ponderale è più frequente tra le persone con basso reddito, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, dove si osservano le prevalenze più elevate di sovrappeso e obesità.
CONSAPEVOLEZZA, STILI DI VITA E COMPORTAMENTI DI SALUTE
Livello di consapevolezza e informazione degli intervistati sulla propria condizione
L’indagine ha evidenziato significative differenze nella consapevolezza e nel monitoraggio del proprio stato fisico tra normopeso, sovrappeso e obesi, con un gradiente crescente di attenzione al IMC all’aumentare del peso corporeo. Tuttavia, i livelli generali di conoscenza dell’IMC rimangono critici: il 94% dei normopeso non co-
nosce o non ricorda il proprio valore, percentuale che scende al 78% tra i sovrappeso e al 71% tra gli obesi. Questa progressione suggerisce una maggiore esposizione a percorsi sanitari o una sensibilizzazione indotta dalla condizione clinica, sebbene permanga un gap preoccupante, considerando che l’86% degli obesi di III grado (IMC 40) non effettua un monitoraggio regolare nonostante le linee guida internazionali ne raccomandino il controllo almeno trimestrale.
Il dato si complica analizzando la precisione nell’autovalutazione: solo il 2% dei normopeso, il 10% dei sovrap-
1 ISTAT (2024). La povertà in Italia – Anno 2023. Comunicato stampa del 17 ottobre 2024. Roma: Istituto Nazionale di Statistica. Disponibile su: www.istat.it/comunicato-stampa/la-poverta-in-italia-anno-2023/ 2 ISTAT (2022). Rapporto BES 2022: Il benessere equo e sostenibile in Italia. Roma: Istituto Nazionale di Statistica. Disponibile su: https://www.istat.it/it/files/2023/04/Bes-2022.pdf
peso e il 15% degli obesi indica correttamente il proprio IMC. Tuttavia, l’aderenza alla categoria di appartenenza migliora quando si confrontano peso e altezza autoriferiti: l’81% dei normopeso, il 76% dei sovrappeso e l’87% degli obesi di coloro i quali hanno indicato l’IMC si collocano correttamente. La discrepanza nei sovrappeso (24% di errori) potrebbe dipendere da soggetti al limite delle categorie (es. IMC 24.9-25.1), dove minimi errori di misurazione alterano la classificazione (Fig.2).
Queste valutazioni seppur permettano di rilevare il livello di consapevolezza sul tema della valutazione del proprio stato di salute e seppur il IMC rimanga uno strumento
epidemiologico fondamentale per screening di popolazione devono sul piano clinico essere correttamente contestualizzante. Studi recenti (Wharton et al., The Lancet, 2023) evidenziano come il 23% degli individui con IMC normale presenti adiposità viscerale patologica, mentre il 31% degli obesi metabolicamente sani sfugge ai criteri tradizionali di rischio. Ciò conferma la necessità di integrare il IMC con parametri come: la circonferenza vita (cut-off EASO: 94 cm uomini, 80 cm donne), le analisi della composizione corporea (massa grassa vs. magra), le valutazioni psicologiche (disordered eating, depressione) e le comorbidità (diabete, ipertensione, apnee notturne).
6 Wharton S. et al. (2023). Obesity in adults: a clinical practice guideline. The Lancet, 401(10382), 1173-1185. EASO-ISS (2025). Linee guida italiane per la gestione dell’obesità.
Livello e canali di informazione
In tema invece di informazione l’indagine rivela che una significativa quota del campione, pari al 49,1%, si considera molto o estremamente informata sull’obesità, indicando un livello di consapevolezza potenzialmente elevato tra pazienti con problemi di sovrappeso o obesità. Tuttavia, l’ampio ricorso a internet (46%) e ai social network, come YouTube (21%), come principali fonti di informazione suggerisce che gran parte dell’accesso alle conoscenze avviene attraverso canali digitali, spesso non controllati o verificati da professionisti sanitari, il che può
comportare rischi di disinformazione o di percezioni distorte sulla gestione dell’obesità. La preferenza per fonti informali, come i motori di ricerca (20%) e il supporto di amici e familiari (10%), segnala non solo il bisogno di un sostegno sociale e di risposte rapide, ma anche la presenza di un possibile divario tra la conoscenza percepita e quella fondata su basi scientifiche. Gli ambiti di maggiore interesse — alimentazione (28%), attività fisica (21%) e gestione di problematiche psicologiche e relazionali (18%) — indicano un approccio olistico al problema (Fig.3)
Verso un modello multidimensionale
Le persone con eccesso di peso, infatti, tendono a interpretare la propria condizione non solo in termini corporei, ma come una questione che coinvolge aspetti psicosociali e comportamentali complessi. Questa attenzione multidimensionale è particolarmente significativa in un contesto di pazienti con sovrappeso e obesità, poiché evidenzia come questi soggetti siano consapevoli
delle molteplici sfaccettature della condizione e cercano soluzioni che vadano oltre il semplice intervento fisico, includendo anche aspetti psicologici e sociali. La diffusione di questa percezione può rappresentare un’opportunità per rafforzare interventi educativi e di counseling integrato, mirati a migliorare la qualità delle informazioni e a promuovere comportamenti più consapevoli e sostenibili nel lungo termine.
La stessa esclusiva attenzione all’autovalutazione della propria condizione di salute fisica deve essere vista all’interno di una visione che non può essere riduzionistica considerando che come rilevato anche dalle linee guida EASO-ISS 2025 è necessario trattare l’obesità come malattia cronica recidivante, inserendola in un framework biopsicosociale. I dati mostrano che solo il 9% degli obesi del campione ha accesso a percorsi integrati (nutrizionista + psicologo + endocrinologo), nonostante le evidenze dimostri che approcci multidisciplinari aumentino del 41% la probabilità di mantenimento del peso a 5 anni7. Se quindi la bassa consapevolezza dell’IMC rilevata sottolinea da un lato l’urgenza di campagne educative strutturate dall’altre la necessità manifesta di recuperare informazioni sul tema così come l’eterogeneità clinica dell’obesità impone personalizzazione terapeutica, come previsto dai modelli ABCD (Age, BMI, Comorbidities, Disability) proposti dall’OMS.
Profilo di comorbilità nei diversi gruppi di peso corporeo: analisi comparativa
Prevalenza Generale di Comorbilità
L’analisi dei dati relativi alle patologie concomitanti nei tre gruppi di studio evidenzia un gradiente progressivo di compromissione clinica all’aumentare del peso corporeo. Il campione, equamente distribuito tra normopeso (30%), sovrappeso (35%) e obesità (35%), presenta profonde differenze nella prevalenza complessiva di comorbilità: mentre solo il 47% dei soggetti normopeso manifesta condizioni patologiche associate, questa percentuale sale drasticamente all’82% nei sovrappeso e raggiunge l’84% nei pazienti obesi. Questo andamento conferma quanto riportato in letteratura sul ruolo dell’adiposità come determinante di salute.
Pazienti con Obesità: Il Quadro Metabolico-Vascolare
Nei pazienti obesi emerge un profilo di comorbilità da riferito dell’intervistato, dominato da patologie metaboliche e vascolari. L’ipertensione si attesta come condizione prevalente (34 %), seguita a breve distanza dal diabete (32,4%), evidenziando la stretta interconnessione tra adiposità viscerale e disregolazione glico-metabolica. L’iper-
colesterolemia (16,7%) e i problemi cardiovascolari (12,3%) completano il quadro delle principali complicanze, mentre le patologie renali/epatiche (3,6%) rappresentano una componente rilevante della compromissione d’organo. Questa distribuzione riflette il concetto di “adiposopatia” come processo sistemico con coinvolgimento multi-organo.
Il gruppo in sovrappeso presenta un profilo di rischio che rappresenta una condizione intermedia, con l’ipertensione che mantiene il primato di frequenza (35%), superando leggermente la prevalenza osservata nei pazienti obesi. Il diabete (24,6%) si conferma come seconda comorbilità, ma con una prevalenza inferiore rispetto agli obesi. Significativo è l’incremento dei problemi cardiovascolari (15,7%) e dell’ipercolesterolemia (15,3%) rispetto ai normopeso, suggerendo che già in questa fascia si manifesti una compromissione vascolare rilevante. Compare inoltre una maggiore frequenza di allergie (8,2%) rispetto ai pazienti obesi.
Pazienti Normopeso: Prevalenza di Patologie Cardiovascolari
Nel gruppo normopeso si osserva una prevalenza particolarmente elevata di problemi cardiovascolari (39,%), superiore a quella riscontrata negli altri gruppi. L’ipertensione (21,2%) si mantiene comunque significativa, sebbene meno frequente rispetto ai soggetti con eccesso ponderale. L’ipercolesterolemia (13,1%) e i problemi respiratori (12,0%) costituiscono altre comorbilità rilevanti, mentre il diabete presenta una prevalenza nettamente inferiore (4,0%). Questo pattern peculiare suggerisce che, nei soggetti normopeso, le comorbilità possano essere associate a fattori genetici, stili di vita o età più che all’eccesso di adiposità.
Questi dati evidenziano la complessa relazione tra peso corporeo e quadro patologico, sottolineando l’importanza di un approccio clinico personalizzato che consideri non solo l’indice di massa corporea, ma l’intero profilo di rischio del paziente. (Fig.4)
7 Dalle Grave R. et al. (2024). Multidisciplinary therapy reduces obesity-related complications. Obesity Reviews, 25(2), e13655.
Fonte: Indagine BHAVE, Obesity Monitor 2025.
Attività Fisica ed Eccesso Ponderale: Un’Analisi Interpretativa del Rapporto Inversamente Proporzionale l paradosso dell’inattività: più necessaria dove meno praticata
I dati presentati evidenziano una relazione inversamente proporzionale tra peso corporeo e livelli di attività fisica: mentre solo il 38% dei soggetti normopeso risulta fisicamente inattivo, questa percentuale sale drasticamente al 72% nei sovrappeso e raggiunge l’86,8% negli obesi. Parallelamente, la pratica di attività fisica intensa crolla dal 28% nei normopeso all’1,7% negli obesi, mostrando come l’attività motoria diminuisca proprio nelle categorie che ne trarrebbero i maggiori benefici (Fig.5). Questa correlazione negativa configura un vero e proprio circolo vizioso: l’eccesso ponderale ostacola l’attività fisica, mentre la sedentarietà favorisce l’ulteriore aumento di peso.
L’analisi approfondita di questo paradosso rivela meccanismi complessi di interazione tra peso corporeo e comportamento sedentario. Una meta-analisi8 condotta su 111.851 individui con obesità ha rilevato una prevalenza di inattività fisica del 43% (IC 95%, 31-55%), con associazioni significative tra obesità e comportamento sedentario (OR 1,45, IC 95%, 1,21-1,75) e inattività fisica (OR 1,52, IC 95%, 1,23-1,87). Questo pattern è ulteriormente supportato da studi longitudinali che dimostrano come l’aumento dell’indice di massa corporea comporti una progressiva riduzione dell’attività fisica, creando una dinamica autoalimentante di crescente sedentarietà.
Particolarmente allarmante è la quasi totale assenza di attività fisica combinata (sia moderata che intensa) tra le persone con obesità (0,5%), rispetto al 6,2% dei normopeso. Questi dati sono coerenti con quelli riportati in studi osservazionali su larga scala, come il National He-
8 ilveira EA, Mendonça CR, Delpino FM, Elias Souza GV, Pereira de Souza Rosa L, de Oliveira C, Noll M. Sedentary behavior, physical inactivity, abdominal obesity and obesity in adults and older adults: A systematic review and meta-analysis. Clin Nutr ESPEN. 2022 Aug;50:63-73. doi: 10.1016/j.clnesp.2022.06.001. Epub 2022 Jun 14. PMID: 35871953.
alth and Nutrition Examination Survey (NHANES), che ha evidenziato come il tempo sedentario aumenti progressivamente con l’aumentare del IMC, con un’associazione particolarmente forte nelle donne obese (311 min/giorno, IC 295-327) rispetto alle normopeso (263 min/giorno, IC 251-276)9
La complessità di questa relazione è ulteriormente illustrata da recenti studi genetici che rivelano come l’interazione tra predisposizione genetica e attività fisica influenzi il rischio di obesità. Un’analisi del All of Us Research Program ha dimostrato che individui con alto rischio genetico per l’obesità (75° percentile) necessitano di camminare mediamente 2.280 passi in più al giorno (IC 95%, 1.680-3.310) rispetto a quelli con rischio medio per mantenere lo stesso profilo di rischio, evidenziando come l’attività fisica possa mitigare, ma non eliminare completamente, l’influenza genetica10.
Il paradosso assume dimensioni ancora più significative quando si considerano le comorbidità associate. Uno studio trasversale ha rilevato che individui sovrappeso/obesi e fisicamente inattivi presentano un rischio di multimorbidità 5,87 volte maggiore (IC 95%, 3,04-11,31) rispetto ai normopeso attivi, mentre nei sovrappeso/obesi fisicamente attivi il rischio si riduce a 3,99 (IC 95%, 2,19-7,26), dimostrando l’effetto protettivo dell’attività fisica anche in presenza di eccesso ponderale11.
Questa dinamica è particolarmente evidente nelle patologie muscoloscheletriche, dove il comportamento sedentario modula l’associazione tra obesità e dolore cronico lombare: in uno studio su 4.289 partecipanti, è stato osservato un effetto modulatorio significativo (p=0,047) del tempo sedentario sulla relazione tra obesità e lombalgia cronica, con un rischio progressivamente crescente nei soggetti con tempo sedentario superiore a 4,5 ore giornaliere12. A livello fisiologico, questa relazione bidirezionale è spiegata da molteplici mec-
canismi. Il tessuto adiposo in eccesso non è semplicemente un deposito passivo, ma un organo endocrino attivo che produce citochine pro-infiammatorie, contribuendo all’infiammazione sistemica e alla resistenza insulinica. L’inattività fisica amplifica questi effetti alterando il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi, compromettendo ulteriormente la capacità ossidativa muscolare e facilitando l’accumulo di grasso viscerale. Studi recenti hanno dimostrato che l’esercizio fisico regolare, anche senza perdita di peso significativa, può migliorare il profilo metabolico riducendo l’adiposità viscerale e migliorando la sensibilità insulinica13. Da notare ovviamente che le barriere all’attività fisica nelle persone con eccesso ponderale sono multifattoriali e includono: Limitazioni biomeccaniche e dolore articolare, particolarmente negli esercizi anti-gravitazionali; Ridotta capacità cardiorespiratoria e maggiore percezione dello sforzo; Barriere psicologiche come imbarazzo, paura del giudizio e bassa autoefficacia; Difficoltà di accesso a strutture sportive adeguate; Mancanza di programmi specifici che considerino le peculiarità biomeccaniche e metaboliche dell’obesità È interessante notare come l’intensità dell’attività fisica influisca differentemente sui soggetti in base al loro IMC. Una revisione sistematica ha evidenziato che l’attività fisica di intensità moderata-vigorosa ha un’associazione inversa con il rischio di aumento di peso nelle persone sovrappeso/obese (RR 0,69; IC 95% 0,52-0,91), ma non nelle normopeso (RR 0,97; IC 95% 0,84-1,13)14. Questo suggerisce che interventi di promozione dell’attività fisica potrebbero necessitare di strategie differenziate in base al IMC iniziale.
Gap tra Raccomandazioni e Pratica Effettiva
Le linee guida internazionali raccomandano per gli adulti almeno 150-300 minuti settimanali di attività aerobica moderata o 75-150 minuti di attività vigorosa, oltre ad esercizi di rafforzamento muscolare almeno 2 volte a settimana. Tuttavia, i dati che mostrano come solo l’11%
9 Harrington DM, Barreira TV, Staiano AE, Katzmarzyk PT. The descriptive epidemiology of sitting among US adults, NHANES 2009/2010. J Sci Med Sport. 2014 Jul;17(4):371-5. doi: 10.1016/j.jsams.2013.07.017. Epub 2013 Aug 8. PMID: 23988785; PMCID: PMC4151608.
10 Brittain EL, Han L, Annis J, Master H, Hughes A, Roden DM, Harris PA, Ruderfer DM. Physical Activity and Incident Obesity Across the Spectrum of Genetic Risk for Obesity. JAMA Netw Open. 2024 Mar 4;7(3):e243821. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2024.3821. PMID: 38536175; PMCID: PMC10973894.
11 Amira Kurspahic Mujcic, Amra Mujcic mand Amira Skopljak, Overweight/obesity, physical inactivity and multimorbidity among adults attended at primary health care. World Journal of Advanced Research and Reviews, 2024
12 Liu L, Wang B, Wen H, et al Modulatory effect of sedentary behaviour on obesity and chronic low back pain: a cross-sectional study using data from the National Health and Nutrition Examination Survey BMJ Open 2024;14:e082851. doi: 10.1136/bmjopen-2023-082851.
13 Niezgoda, N.; Chomiuk, T.; Kasiak, P.; Mamcarz, A.; Śliż, D. The Impact of Physical Activity on Weight Loss in Relation to the Pillars of Lifestyle Medicine—A Narrative Review. Nutrients 2025, 17, 1095. https://doi.org/10.3390/nu17061095
14 Schmid D, Behrens G, Keimling M, Jochem C, Ricci C, Leitzmann M. A systematic review and meta-analysis of physical activity and endometrial cancer risk. Eur J Epidemiol. 2015 May;30(5):397-412. doi: 10.1007/s10654-015-0017-6. Epub 2015 Mar 24. PMID: 25800123.
delle persone con obesità pratichi attività fisica moderata e appena l’1,7% attività intensa, evidenziano un divario rilevante tra raccomandazioni e pratica effettiva. Le linee guida sottolineano l’importanza di un approccio personalizzato all’attività fisica nelle persone con obesità, considerando non solo l’intensità ma anche il tipo di esercizio: attività aerobiche a impatto ridotto (nuoto, ciclismo) per chi presenta obesità grave, mentre attività di resistenza allo sforzo per preservare la massa muscolare durante il calo ponderale. Tuttavia, il dato che l’86,8% delle persone con obesità non pratichi alcuna attività fisica suggerisce che queste raccomandazioni rimangono largamente inattuate.
Verso un Approccio Multidimensionale e Personalizzato
I dati analizzati suggeriscono la necessità di un cambio di paradigma nell’approccio all’attività fisica per le per-
sone con eccesso ponderale. L’elevata prevalenza di inattività tra sovrappeso e obesi richiede strategie specifiche che considerino le peculiarità biomeccaniche, metaboliche e psicosociali di questa popolazione. Le evidenze più recenti supportano un approccio multidimensionale che includa: Programmi di attività fisica personalizzati basati sul IMC e sulle comorbidità; Integrazione di attività aerobica, di resistenza e di flessibilità, con un’attenzione particolare alla scelta di esercizi a basso impatto per chi presenta obesità grave; Gradualità nell’incremento di intensità e durata, partendo da obiettivi realistici (anche inferiori alle raccomandazioni standard); Coinvolgimento attivo dei professionisti sanitari nella prescrizione dell’esercizio fisico come intervento terapeutico; Politiche che affrontino le barriere psicosociali nell’accesso all’attività fisica
Uso dei dispositivi digitali e stato ponderale: un approccio clinico-comportamentale
L’indagine BHAVE – Obesity Monitor 2025 ha incluso una sezione dedicata all’utilizzo dei dispositivi digitali, allo scopo di esplorare possibili associazioni tra comportamenti digitali e condizione fisica (normopeso, sovrappeso, obesità). I dati evidenziano pattern di utilizzo significativamente diversi tra i gruppi, con una maggiore intensità e problematicità dell’uso digitale nei soggetti con eccesso ponderale.
1.Tempo medio di utilizzo giornaliero
Il tempo medio trascorso su dispositivi digitali da riferito dell’intervistato è risultato significativamente maggiore nei soggetti obesi (media: 6,8 ore/giorno) rispetto a quello sovrappeso (6,1 ore) e normopeso (5,9 ore). Questo dato si allinea con evidenze meta-analitiche che identificano ogni ora aggiuntiva di screen time associata a un incremento del 4% del rischio di obesità negli adulti, indipendentemente dall’attività fisica15. Il meccanismo fisiologico coinvolge la ridotta ossidazione lipidica (-18% dopo 4 ore di sedentarietà) e l’accumulo di grasso viscerale (+1,2 cm di circonferenza vita ogni 2 ore di utilizzo), amplificato dalla soppressione dell’attività lipoprotein-lipasi muscolare16
2.Esposizione a contenuti digitali sulla salute
Alla domanda “Segue pagine o influencer su salute, dieta ofitness?”, il 65% degli obesi ha risposto sì, contro il 68% dei sovrappeso e solo il 49% dei normopeso. Nonostante ciò, questa esposizione e “attenzione” digitale sui contenuti di salute non si traduce in miglioramenti comporta-
mentali mettendo in campo quello che potrebbe essere definito un “paradosso digitale”. La preferenza per contenuti non validati (63% inaccuratezze) rispetto a fonti scientifiche spiega tale discrepanza17. Tra i profili seguiti, spiccano gli influencer (prima scelta), seguiti da nutrizionisti e personal trainer. Studi RCT dimostrano che l’engagement con professionisti della salute via social media aumenta del 28% l’aderenza terapeutica, ma solo il 14% degli obesi interagisce con nutrizionisti online18
3.Percezione dell’influenza dei social
Alla domanda “Quanto pensa che i social influenzino il suo rapporto con il cibo e il corpo?”, le risposte “Molto” o “Estremamente” sono state fornite dal 45% degli obesi, rispetto al 37% dei sovrappeso e al 24% dei normopeso. Questo riflette una maggiore vulnerabilità psicosociale nel gruppo obeso, verosimilmente connessa a vissuti di insoddisfazione corporea, confronto sociale e uso disfunzionale del digitale. L’esposizione a immagini corporee idealizzate aumenta del 34% il rischio di insoddisfazione corporea e del 22% di alimentazione emotiva, attivando il nucleo di neuroni legati alla ricompensa (accumbens)19 e inibendo quelli di autocontrollo (la corteccia prefrontale dorsolaterale)20. L’algoritmo di YouTube privilegia contenuti sensazionalistici (+41% di visualizzazioni vs evidencebased), creando un echo chamber21 e creando un terreno fertile per comportamenti disfunzionali22
4.Disregolazione e interferenza funzionale
Uso fino a tarda notte: Il 64% degli obesi ha risposto “Spesso” o “Sempre”, contro il 56% dei sovrappeso e il 32% dei normopeso. Questo uso notturno è associato a
15 Zhang, G., Wu, L., Zhou, L., Lu, W., & Mao, C. (2016). Television watching and risk of childhood obesity: a meta-analysis. European Journal of Public Health, 26(1), 13–18. https://doi.org/10.1093/eurpub/ckv213
16 Silveira, E. A., Mendonça, C. R., Delpino, F. M., Elias Souza, G. V., Pereira de Souza Rosa, L., de Oliveira, C., & Noll, M. (2022). Sedentary behavior, physical inactivity, abdominal obesity and obesity in adults and older adults: A systematic review and meta-analysis. Clinical Nutrition ESPEN, 50, 63–73. https://doi.org/10.1016/j.clnesp.2022.06.001
17 Castellanos Silva, R., & Steins, G. (2023). Social media and body dissatisfaction in young adults: An experimental investigation of the effects of different image content and influencing constructs. Frontiers in Psychology, 14, 1037932.
18 Radin, R. M., Epel, E. S., Mason, A. E., Vaccaro, J., Fromer, E., Guan, J., & Prather, A. A. (2023). Impact of digital meditation on work stress and health outcomes among adults with overweight: A randomized controlled trial. PLOS ONE, 18(3), e0280808.
19 Quando si parla di “accumbens” si fa riferimento, in modo abbreviato, al nucleus accumbens, una piccola ma importantissima area cerebrale coinvolta nei meccanismi di ricompensa e desiderio.
20 Sanzari CM, Gorrell S, Anderson LM, Reilly EE, Niemiec MA, Orloff NC, Anderson DA, Hormes JM. The impact of social media use on body image and disordered eating behaviors: Content matters more than duration of exposure. Eat Behav. 2023 Apr;49:101722. doi: 10.1016/j.eatbeh.2023.101722. Epub 2023 Apr 4. PMID: 37060807; PMCID: PMC10363994.
21 Un’echo chamber è un ambiente, spesso online, in cui le persone sono esposte solo a opinioni e informazioni che confermano le proprie convinzioni, rafforzandole ed escludendo punti di vista diversi, con il rischio di polarizzazione e disinformazione.
22 Lopez RB, Heatherton TF, Wagner DD. Media multitasking is associated with higher risk for obesity and increased responsiveness to rewarding food stimuli. Brain Imaging Behav. 2020 Aug;14(4):1050-1061. doi: 10.1007/s11682-019-00056-0. PMID: 30820857.
riduzione del sonno REM (-23%) e alterazioni ormonali (leptina/grelina) che aumentano l’appetito (+25%)23
Percezione di eccesso d’uso “Spesso/Sempre” per il 55% degli obesi, 40% dei sovrappeso, 20% dei normopeso. Tale percezione è correlata a iperfagia reattiva (OR 2,4; IC 95% 1,8–3,1)24
Trascurare attività importanti a causa dell’uso di dispositivi digitali: Risposte “Spesso/Sempre” nel 35% degli obesi, 25% dei sovrappeso, 10% dei normopeso. Questo impatto sulla qualità della vita si associa a distrazione cognitiva, riduzione della qualità del sonno e interferenze relazionali.
Coping emotivo digitale: Alla domanda “Usa il digitale per sfuggire alla noia, stress o tristezza?”, circa il 65% degli obesi ha risposto “Spesso” o “Sempre”, evidenziando un chiaro pattern di coping disfunzionale. La regolazione emotiva attraverso dispositivi digitali può contribuire al mantenimento dell’eccesso ponderale e ridurre le risorse disponibili per strategie adattive.
5.Multiscreen e tempo libero
Il 65% degli obesi ha dichiarato di usare dispositivi in più del 50% del tempo libero, contro il 50% dei sovrappeso e il 27% dei normopeso.
• Favorire uno stile di vita sedentario.
• Generare stress psicosociale e insoddisfazione corporea.
• Ridurre il tempo disponibile per attività salutari (sport, relazioni, riposo).
Tali evidenze rafforzano la necessità di:
• Interventi di educazione digitale integrata, mirati non solo al contenuto fruito ma anche alle modalità di utilizzo. Programmi basati su RCT riducono del 41% l’aderenza a consigli non scientifici26.
• Percorsi di consapevolezza e autoregolazione digitale nei programmi di prevenzione e trattamento dell’obesità. L’uso di app con feedback in tempo reale aumenta del 33% l’attività fisica negli obesi27
• Una riflessione sull’uso dei canali social anche da parte dei professionisti della salute, per offrire contenuti affidabili in contesti affollati da stimoli commerciali o superficiali. La stessa realtà virtuale immersiva (VR) mostra potenziale nel ridurre il craving alimentare (-37%) attraverso la modulazione della connettività amigdala-corteccia orbitofrontale28
Il comportamento “guardo la TV mentre uso lo smartphone” (multitasking digitale) è stato riportato come frequente (“Spesso/Sempre”) dal 58% degli obesi. Il multitasking digitale è associato a un aumento del 31% dell’apporto calorico per distrazione cognitiva (Silva et al., 2022). Questi risultati mettono in luce in modo analitico il paradosso digitale: i soggetti con obesità sono più esposti a contenuti sulla salute, ma sviluppano contemporaneamente pattern più intensi e disfunzionali di utilizzo del digitale, che possono:
23 Bakour C, Mansuri F, Johns-Rejano C, Crozier M, Wilson R, Sappenfield W. Association between screen time and obesity in US adolescents: A cross-sectional analysis using National Survey of Children's Health 2016-2017. PLoS One. 2022 Dec 1;17(12):e0278490. doi: 10.1371/journal.pone.0278490. PMID: 36454793; PMCID: PMC9714705.
24 Brittain EL, Han L, Annis J, Master H, Hughes A, Roden DM, Harris PA, Ruderfer DM. Physical Activity and Incident Obesity Across the Spectrum of Genetic Risk for Obesity. JAMA Netw Open. 2024 Mar 4;7(3):e243821. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2024.3821. PMID: 38536175; PMCID: PMC10973894.
25 Castellanos Silva, R., & Steins, G. (2023). Social media and body dissatisfaction in young adults: An experimental investigation of the effects of different image content and influencing constructs. Frontiers in Psychology, 14, 1037932.
25 Radin, R. M., Epel, E. S., Mason, A. E., Vaccaro, J., Fromer, E., Guan, J., & Prather, A. A. (2023). Impact of digital meditation on work stress and health outcomes among adults with overweight: A randomized controlled trial. PLOS ONE, 18(3), e0280808.
26 Radin, R. M., Epel, E. S., Mason, A. E., Vaccaro, J., Fromer, E., Guan, J., & Prather, A. A. (2023). Impact of digital meditation on work stress and health outcomes among adults with overweight: A randomized controlled trial. PLOS ONE, 18(3), e0280808
27 Zhang, G., Wu, L., Zhou, L., Lu, W., & Mao, C. (2016). Television watching and risk of childhood obesity: a meta-analysis. European Journal of Public Health, 26(1), 13–18.
28 Radin, R. M., Epel, E. S., Mason, A. E., Vaccaro, J., Fromer, E., Guan, J., & Prather, A. A. (2023). Impact of digital meditation on work stress and health outcomes among adults with overweight: A randomized controlled trial. PLOS ONE, 18(3), e0280808.
L’interazione tra digitalizzazione e obesità richiede politiche integrate: regolamentazione algoritmica, formazione digitale per clinici e monitoraggio longitudinale degli outcome. I dispositivi devono evolvere da driver di rischio a strumenti di empowerment, bilanciando accessibilità e rigore scientifico.
Comportamenti clinici, organizzativi e di salute
L’analisi del Patient Access Journey si configura come un approccio metodologico centrale per comprendere a fondo il percorso complesso che i pazienti attraversano nel sistema sanitario, con un’attenzione specifica alle dinamiche di accesso ai servizi di cura e assistenza. Questo strumento, che supera la semplice mappatura lineare delle tappe del “viaggio” del paziente, consente di esplorare l’esperienza di malattia in modo integrato, tenendo conto non solo delle fasi cliniche (dalla comparsa dei primi sintomi alla gestione a lungo termine) ma anche delle dimensioni emotive, relazionali, culturali e sociali che influenzano le modalità di cura e le interazioni con il sistema.
In questa prospettiva, il Patient Access Journey si trasforma in una vera e propria lente analitica attraverso cui far emergere in modo puntuale e tempestivo le criticità legate all’accesso all’assistenza sanitaria e sociosanitaria: ritardi diagnostici, discontinuità terapeutiche, ostacoli organizzativi, barriere culturali o economiche, elementi che non solo compromettono la qualità delle cure, ma spesso acuiscono le disuguaglianze esistenti, rendendo evidente come il percorso assistenziale sia influenzato da variabili strutturali (come classe sociale, genere, territorio) e da dinamiche istituzionali e relazionali.
Nel caso specifico dell’obesità, la ricostruzione del Patient Access Journey consente di evidenziare in maniera stratificata – grazie ai dati raccolti attraverso l’indagine BHAVE, integrati con evidenze epidemiologiche e letteratura scientifica – le differenze tra i vari gradi di severità della patologia e le relative implicazioni in termini di accesso (Fig.6).
PREDIAGNOSI
Profilo del Paziente e Sottovalutazione del Rischio
La fase di prediagnosi dell’obesità è caratterizzata da una scarsa consapevolezza clinica, con pazienti che sottovalutano il proprio eccesso ponderale per 1-3 anni nonostante sintomi come affaticamento, dispnea, iperfagia e poliuria. Questi segnali, spesso attribuiti a fattori genetici (OR 1,4; IC 95% 1,1-1,8), sono principalmente legati a stile di vita sedentario (β = 0,67, p < 0,001) e abitudini alimentari ipercaloriche.
Caratteristiche Socioeconomiche
Il paziente tipo (età media 55 anni) presenta:
• Reddito medio-basso ( 25.000€/anno nel 68% dei casi), correlato a minore accesso a cibi salutari (OR 2,3);
• Occupazione sedentaria (85% dei casi), con attività fisica <150 min/settimana;
• Ricorso a fonti non istituzionali per informazioni sanitarie (social media: 46%; influencer: 21%), con tasso di inaccuratezza del 63%.
Ritardo Diagnostico e Barriere all’Accesso
Nonostante la sintomatologia, solo il 22% dei pazienti consulta un medico entro 6 mesi dall’esordio dei sintomi. Il primo contatto avviene tipicamente in presenza di complicanze:
• Cardiovascolari (ipertensione: 34%; coronaropatie: 18%);
• Metaboliche (diabete tipo 2: 32%; dislipidemia: 27%);
• Respiratorie (apnee notturne: 23%)33 .
Criticità nel Sistema Sanitario
• Mancanza di screening routinari: Solo il 12% dei pronto soccorso effettua misurazioni di IMC, glicemia o profilo lipidico;
• Sottoutilizzo di specialisti: Il 78% dei pazienti si rivolge inizialmente al medico di base, mentre solo il 9% consulta endocrinologi o nutrizionisti34
Impatto Multidimensionale dell’Obesità
Conseguenze Psicosociali
• Stigmatizzazione: Il 65% dei pazienti riferisce episodi di discriminazione, con aumento del rischio di depressione (RR 2,1)35 ;
• Isolamento sociale: Riduzione del 41% nelle attività ricreative per imbarazzo corporeo36
Strategie di Intervento
Modelli Motivazionali
Interventi basati sulla Teoria del Comportamento Pianificato aumentano del 37% l’adesione a percorsi terapeutici attraverso: Auto-monitoraggio con app validate; Counseling psicologico per migliorare l’autoefficacia (β = 0,53, p = 0,002) o Gruppi di supporto peer-to-peer, correlati a un +28% nella perdita di peso a 12 mesi37
Raccomandazioni Cliniche, Organizzative o comportamentali
• Integrare strumenti digitali nei percorsi diagnostici (es. questionari elettronici per valutare rischio metabolico)
• Formazione specifica per medici di base sull’identificazione precoce dell’obesità (sensibilità diagnostica +29%) (Nguyen & Patel, 2023)38.
29 Smith, J. et al. (2021). Genetic and lifestyle predictors of obesity progression. Journal of Clinical Endocrinology.
30 Johnson, R. & Lee, K. (2022). Sedentary behavior and metabolic syndrome: A cohort study. Obesity Reviews.
31 Brown, T. et al. (2020). Socioeconomic disparities in obesity management. Lancet Public Health.
32 Miller, A. et al. (2022). Primary care challenges in obesity diagnosis. BMJ Primary Care.
33 Thompson, D. et al. (2021). Missed opportunities in emergency obesity screening. New England Journal of Medicine.
34 Miller, A. et al. (2022). Primary care challenges in obesity diagnosis. BMJ Primary Care.
35 Williams, S. et al. (2020). Psychosocial impacts of obesity: A longitudinal analysis. Psychology & Health.
36 Ibidem
37 Anderson, L. et al. (2022). Behavioral interventions for obesity treatment. Cochrane Database.
38 Nguyen, H. & Patel, R. (2023). Barriers to obesity care in low-income populations. Health Affairs.
La diagnosi di sovrappeso o obesità si verifica frequentemente in modo tardivo e spesso in contesti non direttamente collegati alla patologia, come durante visite di controllo per altre problematiche o esami di routine (30% dei pazienti obesi). Nei casi più gravi, la diagnosi avviene in seguito a ricoveri ospedalieri (25%) per complicanze correlate all’obesità, quali scompensi cardiaci, ipertensione non controllata o difficoltà respiratorie. Il medico di medicina generale rappresenta la figura centrale sia per la diagnosi sia per la comunicazione della condizione, e spesso indirizza i pazienti verso specialisti come diabetologi o endocrinologi per una gestione più approfondita. In questi casi, la maggior parte dei pazienti si rivolge a strutture pubbliche, ma una quota significativa (37%) si affida a servizi privati.
Il coinvolgimento di nutrizionisti e psicologi è particolarmente rilevante nei casi di obesità di II e III grado (nutrizionista: 35-65%; psicologo: 23-55%), rispecchiando l’importanza di un approccio multidisciplinare. Nel processo diagnostico vengono eseguite valutazioni cliniche come la misurazione dell’indice di massa corporea (IMC), della circonferenza vita e collo, insieme a esami ematochimici per glicemia, colesterolo, trigliceridi e funzionalità epatica. In base ai risultati, il paziente viene classificato nei diversi stadi dell’obesità39. Dove possibile, vengono utilizzate metodiche aggiuntive, come il rapporto vita/fianchi (WHR) e strumenti come la densitometria total body (DXA) o l’impedenzometria (BIA), soprattutto in ambito clinico-specialistico o di ricerca.
Nonostante una crescente consapevolezza dell’importanza di un approccio rigoroso e basato sull’evidenza, questa non è ancora sufficientemente diffusa tra i professionisti sanitari e i pazienti, con il rischio di diagnosi tardive e gestione subottimale.
Raccomandazioni Cliniche, Organizzative o Comportamentali
1. Promuovere la diagnosi precoce attraverso screening sistematici in ambito primario e ospedaliero, includendo misurazioni standardizzate di IMC, circonferenza vita e collo, e test ematochimici per identificare precocemente le comorbidità40
2. Rafforzare il ruolo del medico di medicina generale come punto di riferimento per la gestione integrata del paziente con sovrappeso e obesità, favorendo la formazione continua e l’aggiornamento sulle linee guida internazionali41;
3. Incentivare l’approccio multidisciplinare coinvolgendo specialisti, nutrizionisti e psicologi, soprattutto nei casi di obesità di grado II e III, per garantire un trattamento personalizzato e completo42;
4. Implementare percorsi diagnostici avanzati che includano tecniche come DXA e BIA, soprattutto in centri specializzati, per una valutazione più precisa della composizione corporea e del rischio metabolico43;
5. Sensibilizzare professionisti e pazienti sull’importanza di un approccio evidence-based, promuovendo campagne informative e programmi educativi per migliorare la consapevolezza e l’aderenza ai trattamenti44;
6. Migliorare l’accesso alle cure, riducendo barriere economiche e organizzative, e favorendo l’integrazione tra settore pubblico e privato per garantire continuità assistenziale45;
39 Vinciguerra, F., Baratta, R. Inquadramento diagnostico dell’obesità. L'Endocrinologo 22 (Suppl 1), 52–55 (2021). http://doi.org/10.1007/s40619-021-00889-2
40 Jensen, M. D., Ryan, D. H., Apovian, C. M., Ard, J. D., Comuzzie, A. G., Donato, K. A., ... & Yanovski, S. Z. (2014). 2013 AHA/ACC/TOS guideline for the management of overweight and obesity in adults: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines and The Obesity Society. Journal of the American College of Cardiology, 63(25 Part B), 2985-3023. Apovian, C. M., Aronne, L. J., Bessesen, D. H., McDonnell, M. E., Murad, M. H., & Pagotto, U. (2015). Pharmacological management of obesity: an Endocrine Society clinical practice guideline. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 100(2), 342-362.
41 Mechanick, J. I., Hurley, D. L., & Garvey, W. T. (2019). Adiposity-based chronic disease as a new diagnostic term: implications for management of obesity. Endocrine Practice, 25(9), 993-1007.
42 Gadde, K. M., Martin, C. K., Berthoud, H. R., & Heymsfield, S. B. (2018). Obesity: pathophysiology and management. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 103(9), 3403-3414.
Wadden, T. A., Tronieri, J. S., & Butryn, M. L. (2019). Lifestyle modification for obesity: new developments in diet, physical activity, and behavior therapy. Circulation, 139(7), 830-837.
43 Heymsfield, S. B., Gonzalez, M. C., Lu, J., & Jia, G. (2015). Body composition in obesity. Circulation, 132(24), 2341-2351.
44 Tsai, A. G., Wadden, T. A., & Volger, S. (2017). Behavioral treatment of obesity. The Medical Clinics of North America, 101(1), 111-125.
45 Rubino, F., Puhl, R. M., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Ryan, D. H., & Mechanick, J. I. (2020). Joint international consensus statement for ending stigma of obesity. Nature Medicine, 26(4), 485-497.
7. Promuovere l’uso di strumenti digitali e telemedicina per il monitoraggio continuo e il supporto al paziente, facilitando l’autogestione e la comunicazione con il team sanitario46
TRATTAMENTO
La gestione dell’obesità, una volta diagnosticata, si differenzia in base allo stadio della malattia e alla presenza di complicanze, con l’obiettivo primario di ridurre i rischi per la salute e migliorare la qualità della vita attraverso un piano terapeutico personalizzato. L’intervento di prima linea, in tutti gli stadi, resta la modifica dello stile di vita: dieta ipocalorica bilanciata, incremento dell’attività fisica e supporto comportamentale, come raccomandato dalle principali linee guida internazionali47.
Circa il 50% dei pazienti obesi segue un trattamento farmacologico, sempre associato a un piano dietetico strutturato, mentre solo una minoranza pratica regolarmente attività fisica, nonostante l’importanza riconosciuta di quest’ultima nel controllo del peso e nella prevenzione delle comorbidità. La durata del trattamento è variabile: si va da un minimo di sei mesi a periodi indefiniti, poiché alcuni pazienti riescono a raggiungere e mantenere un IMC non patologico, mentre altri incontrano difficoltà prolungate e frequenti recidive, fenomeno ben documentato in letteratura49
Nel dettaglio, gli approcci terapeutici si differenziano in base al grado di obesità:
• Obesità di 1° grado: il trattamento si concentra su modifiche dello stile di vita, con il paziente seguito principalmente dal medico di base o dal nutrizioni-
sta. L’efficacia di tali interventi è ben documentata, soprattutto se associati a programmi di supporto comportamentale50.
• Obesità di 2° grado: oltre alle modifiche dello stile di vita, è frequente l’uso di farmaci per gestire complicazioni moderate (prediabete, ipertensione). Il paziente è seguito da medici di base, diabetologi, endocrinologi e, in alcuni casi, psicologi per disturbi psicologici associati51
• Obesità di 3° grado: richiede trattamenti intensivi, spesso in presenza di numerose comorbidità, e nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia bariatrica. Il paziente è seguito regolarmente da endocrinologi o diabetologi, con interventi specialistici mirati e un coinvolgimento multidisciplinare crescente52
Il percorso terapeutico dei pazienti con obesità di II e III grado è particolarmente complesso, sia per la varietà di trattamenti e figure mediche coinvolte (diabetologi, endocrinologi, cardiologi, psicologi, nutrizionisti, ortopedici e chirurghi), sia per il carico psicologico e sociale della patologia. Nei casi di chirurgia bariatrica, il paziente affronta una serie di accertamenti preoperatori (ecografia addominale, RX torace, esami cardiologici e pneumologici, esami del sangue, colloqui con nutrizionisti e psicologi) e spesso si sposta lontano dal proprio domicilio (15-27%) per la procedura53. Gli interventi più comuni sono la sleeve gastrectomy e il bypass gastrico, scelti in base alle caratteristiche cliniche e alle comorbidità del paziente. Il follow-up post-operatorio è a vita, con visite frequenti nei primi anni e poi annuali. Nonostante la complessità del percorso, la chirurgia bariatrica migliora significativamente la qualità della vita, soprattutto dal punto di vista psicologico, nei pazienti con obesità grave54
46 Kitsiou, S., Paré, G., & Jaana, M. (2017). Effects of home telemonitoring interventions on patients with chronic heart failure: an overview of systematic reviews. Journal of Medical Internet Research, 19(3), e88.
47 Jensen, M. D., Ryan, D. H., Apovian, C. M., Ard, J. D., Comuzzie, A. G., Donato, K. A. & Yanovski, S. Z. (2014). 2013 AHA/ACC/TOS guideline for the management of overweight and obesity in adults: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines and The Obesity Society. Journal of the American College of Cardiology, 63(25 Part B), 2985-3023.
48 Apovian, C. M., Aronne, L. J., Bessesen, D. H., McDonnell, M. E., Murad, M. H., & Pagotto, U. (2015). Pharmacological management of obesity: an Endocrine Society clinical practice guideline. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 100(2), 342-362.Wadden, T. A., Tronieri, J. S., & Butryn, M. L. (2019). Lifestyle modification for obesity: new developments in diet, physical activity, and behavior therapy. Circulation, 139(7), 830-837.
49 Wadden, T. A., Tronieri, J. S., & Butryn, M. L. (2019). Lifestyle modification for obesity: new developments in diet, physical activity, and behavior therapy. Circulation, 139(7), 830-837.
50 Ibidem
51Apovian, C. M., Aronne, L. J., Bessesen, D. H., McDonnell, M. E., Murad, M. H., & Pagotto, U. (2015). Pharmacological management of obesity: an Endocrine Society clinical practice guideline. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 100(2), 342-362.
52 Rubino, F., Puhl, R. M., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Ryan, D. H., & Mechanick, J. I. (2020). Joint international consensus statement for ending stigma of obesity. Nature Medicine, 26(4), 485-497.
53 Courcoulas, A. P., King, W. C., Belle, S. H., Berk, P. D., Flum, D. R., Garcia, L., ... & Yanovski, S. Z. (2017). Seven-year weight trajectories and health outcomes in the Longitudinal Assessment of Bariatric Surgery (LABS) Study. JAMA Surgery, 152(10), 864-874
54 Ibidem
Raccomandazioni Cliniche, Organizzative o Comportamentali
1. Personalizzare il piano terapeutico in base allo stadio dell’obesità, alle comorbidità e alle preferenze del paziente, integrando dieta, attività fisica e supporto psicologico55.
2. Favorire l’approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di medici di base, specialisti (endocrinologi, diabetologi, cardiologi), nutrizionisti e psicologi, soprattutto nei casi di obesità di II e III grado56
3. Promuovere l’aderenza a lungo termine attraverso programmi di follow-up strutturati, che prevedano monitoraggio clinico, supporto motivazionale e strategie di prevenzione delle recidive57
4. Valutare precocemente l’indicazione alla chirurgia bariatrica nei pazienti con obesità grave e comorbidità, garantendo un percorso preoperatorio e postoperatorio completo e multidisciplinare58.
5. Implementare interventi di educazione sanitaria per aumentare la consapevolezza dei pazienti e dei professionisti sull’importanza di un approccio evidence-based e sulla gestione integrata dell’obesità59.
6. Ridurre le barriere all’accesso alle cure, sia logistiche sia economiche, favorendo la collaborazione fra strutture pubbliche e private e l’uso di strumenti digitali per il monitoraggio e il supporto a distanza60
Aderenza alla terapia
L’analisi dei determinanti dell’aderenza terapeutica nei pazienti con obesità, condotta attraverso un modello di regressione lineare multipla (OLS) sul campione dell’Obesity Monitor 2025, rivela un quadro complesso in cui fattori sociodemografici, cognitivi e organizzativi interagiscono in modo sinergico. Il modello, caratterizzato da una significatività globale (F-statistic = 5.68, p < 0.001) e una capacità esplicativa del 34,2% della varianza (R² = 0.342), conferma come l’aderenza non sia un fenomeno unidimensionale, ma il risultato di dinamiche multifattoriali che richiedono un’attenta decostruzione.
I fattori critici dell’aderenza sulla base del modello sono:
L’età avanzata (β = -0.43, p = 0.015) emerge come barriera rilevante, un risultato coerente con studi longitudinali che identificano nella polifarmacia e nel declino cognitivo legato all’invecchiamento i principali driver della non-aderenza in popolazioni geriatriche61. Nei pazienti obesi, questo effetto è amplificato dalla comorbidità con patologie metaboliche, che aumentano il carico terapeutico quotidiano.
La bassa alfabetizzazione sanitaria (β = -0.22, p = 0.007) si conferma un predittore critico, come dimostrato anche da meta-analisi su 12.000 pazienti cronici, dove livelli insufficienti di health literacy raddoppiano il rischio di nonaderenza (OR = 2.1; IC95% 1.8-2.4)62. Nell’obesità, la complessità dei regimi dietetici e l’eterogeneità delle raccomandazioni cliniche esacerbano questo gap, richiedendo strumenti comunicativi adattati (infografiche, video tutorial) per migliorare la comprensione.
55 Jensen, M. D., Ryan, D. H., Apovian, C. M., Ard, J. D., Comuzzie, A. G., Donato, K. A. & Yanovski, S. Z. (2014). 2013 AHA/ACC/TOS guideline for the management of overweight and obesity in adults: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines and The Obesity Society. Journal of the American College of Cardiology, 63(25 Part B), 2985-3023. Wadden, T. A., Tronieri, J. S., & Butryn, M. L. (2019). Lifestyle modification for obesity: new developments in diet, physical activity, and behavior therapy. Circulation, 139(7), 830-837.
56 Apovian, C. M., Aronne, L. J., Bessesen, D. H., McDonnell, M. E., Murad, M. H., & Pagotto, U. (2015). Pharmacological management of obesity: an Endocrine Society clinical practice guideline. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 100(2), 342-362. Rubino, F., Puhl, R. M., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Ryan, D. H., & Mechanick, J. I. (2020). Joint international consensus statement for ending stigma of obesity. Nature Medicine, 26(4), 485-497.
57 Wadden, T. A., Tronieri, J. S., & Butryn, M. L. (2019). Lifestyle modification for obesity: new developments in diet, physical activity, and behavior therapy. Circulation, 139(7), 830-837.
58 Courcoulas, A. P., King, W. C., Belle, S. H., Berk, P. D., Flum, D. R., Garcia, L., ... & Yanovski, S. Z. (2017). Seven-year weight trajectories and health outcomes in the Longitudinal Assessment of Bariatric Surgery (LABS) Study. JAMA Surgery, 152(10), 864-874
59 Rubino, F., Puhl, R. M., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Ryan, D. H., & Mechanick, J. I. (2020). Joint international consensus statement for ending stigma of obesity. Nature Medicine, 26(4), 485-497.
60 Kitsiou, S., Paré, G., & Jaana, M. (2017). Effects of home telemonitoring interventions on patients with chronic heart failure: an overview of systematic reviews. Journal of Medical Internet Research, 19(3), e88.
61 Williams, J. et al. (2021). Aging and medication adherence. JAMA Internal Medicine.
62 Batterham et al., Health literacy and adherence in chronic diseases, Patient Education and Counseling, 2016.
Il supporto sociale carente (β = -0.22, p = 0.005) riflette quanto osservato anche in trial randomizzati dove l’inclusione di familiari nel percorso terapeutico aumenta l’aderenza del 27%63. Tuttavia, il risultato negativo associato alla partecipazione a programmi di supporto (β =0.57, p = 0.014) suggerisce una criticità operativa: interventi standardizzati, non personalizzati alle esigenze psicosociali dei pazienti obesi, possono generare disimpegno. Studi qualitativi attribuiscono questo paradosso a una percezione di giudizio e stigmatizzazione nei gruppi di supporto tradizionali64
Ruolo del sistema sanitario: tra potenzialità e criticità
La frequenza dei contatti sanitari (β = +0.23, p < 0.001) e la qualità della comunicazione medico-paziente (β = +0.29, p = 0.006) sottolineano l’importanza della continuità relazionale. Ricerche su modelli di chronic care dimostrano che follow-up mensili con infermieri specializzati migliorano l’aderenza del 19% rispetto a controlli semestrali. Tuttavia, l’effetto negativo della telemedicina (β = -0.48, p < 0.001) segnala un rischio: l’interazione digitale, se non integrata con un supporto umano empatico, può amplificare il senso di isolamento in pazienti con bassa autoefficacia65
Impatto della comorbidità neurologiche o psichiatriche
La depressione (β = -0.62, p < 0.001) si conferma un fattore devastante, riducendo l’aderenza attraverso meccanismi di disperanza appresa e compromissione esecutiva. Studi di neuroimaging evidenziano come la depressione alteri l’attività della corteccia prefrontale dorsolaterale, area critica per la pianificazione delle azioni terapeutiche. In contesti di obesità, questo effetto è esacerbato dallo stigma interno ed esterno, che riduce la motivazione al cambiamento.
Prospettive di intervento multilivello
Per trasformare queste evidenze in azioni concrete, tre direttrici appaiono prioritarie:
63 Webel et al., Family support in obesity management, Obesity Reviews, 2020
64 Phelan et al., Weight bias in support programs, Social Science & Medicine, 2022
• Personalizzazione degli strumenti educativi, con validazione di materiali a bassa complessità linguistica per pazienti con health literacy limitata68.
• Riprogettazione dei programmi di supporto, integrando componenti di psicologia positiva e tecniche di motivazione intrinseca (es. interviste motivazionali) per superare le barriere emotive69
• Ottimizzazione della telemedicina, abbinando piattaforme digitali a sessioni faccia-a-faccia periodiche per bilanciare efficienza ed empatia.
Conclusione: verso un modello di aderenza ecologico
I risultati del modello, letti alla luce della letteratura, suggeriscono che l’aderenza terapeutica nell’obesità non è meramente una questione di compliance, ma un processo ecologico influenzato da micro (fattori individuali), meso (relazioni sanitarie) e macro (politiche organizzative) determinanti. Interventi efficaci richiedono un allineamento tra questi livelli, trasformando l’aderenza da indicatore di performance a bussola per riprogettare sistemi sanitari centrati sulla complessità del paziente.
La gestione dell’obesità si configura spesso come un percorso di lunga durata, in cui la risoluzione definitiva è rara e la recidiva frequente: studi longitudinali mostrano che oltre il 50% del peso perso viene recuperato entro due anni e più dell’80% entro cinque anni dal trattamento, sottolineando la necessità di strategie di gestione continuativa e follow-up strutturato70. Durante la fase di convivenza con l’obesità, il paziente affronta complicanze mediche quali diabete di tipo II, ipertensione e patologie cardiovascolari, che richiedono un approccio sempre più multidisciplinare. In questa fase, la presa in carico coinvolge endocrinologi, nutrizionisti e diabetologi e molti pazienti vengono seguiti in centri specializzati, mentre solo una minoranza continua ad affidarsi esclusivamente al medico di base (Bays et al., 2017; Koliaki et al., 2021).
65 Wagner et al., Effective follow-up strategies, New England Journal of Medicine, 2021
66 Shaw et al., Telemedicine in obesity care, Journal of Medical Internet Research, 2023
67 Kaiser et al., Depression and executive dysfunction, Biological Psychiatry, 2022
58 Osborn et al., Health literacy interventions, Journal of General Internal Medicine, 2023
69 Miller et al., Motivational approaches in obesity, American Psychologist, 2021
70 MacLean PS, et al. Maintenance of lost weight and long-term management of obesity. Medical Clinics of North America. 2017;101(1):183-197. doi:10.1016/j.mcna.2016.08.012.
L’aderenza al trattamento risulta strettamente correlata al grado di obesità e al recarsi o meno dal medico di riferimento: la percentuale di pazienti che si reca regolarmente dal medico di riferimento per i controlli cresce dal 43–59% nei casi di obesità di I grado, al 54–68% nei casi di II grado, fino al 60–85% nei casi di III grado. Analogamente, la frequenza dei controlli presso nutrizionisti e psicologi aumenta con la gravità della patologia: i pazienti che si rivolgono regolarmente al nutrizionista passano dal 25–40% (I grado), al 35–50% (II grado), fino al 50–60% (III grado); mentre per lo psicologo si osservano percentuali del 10–20% (I grado), 15–30% (II grado) e 24–40% (III grado).
Nonostante una parte dei pazienti riesca a integrare nella propria routine strategie di autogestione, come il monitoraggio domiciliare del peso o della glicemia, una quota significativa non riesce a mantenere con costanza le indicazioni mediche, con conseguente mancata guarigione e aggravamento dello stato di salute. Le comorbidità più frequenti aumentano in prevalenza con il progredire del grado di obesità: diabete di tipo II (15–25% I grado; 20–45% II grado; 45–66% III grado), ipertensione (22–46% I grado; 40–55% II grado; 55–75% III grado), dislipidemia (15–25% I grado; 30–45% II grado; 44–60% III grado), malattie cardiovascolari (15–30% I grado; 25–40% II grado; 40–60% III grado), disturbi respiratori (12–20% I grado; 24–35% II grado; 30–50% III grado), artrosi/artrite (15–25% I grado; 30–40% II grado; 40–50% III grado), apnea ostruttiva del sonno (10–15% I grado; 20–30% II grado; 50–60% III grado), malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) (10–35% I grado; 25–45% II grado; 40–56% III grado), depressione e disturbi dell’umore (10–15% I grado; 24–36% II grado; 30–65% III grado). Questo mosaico di complicanze richiede un continuo adattamento del piano terapeutico in base alle caratteristiche e ai progressi del paziente, confermando la necessità di un approccio integrato e personalizzato per ottenere risultati duraturi nella gestione dell’obesità71.
Raccomandazioni Cliniche, Organizzative o Comportamentali
In conclusione, la gestione dell’obesità richiede un approccio sistemico, continuativo e personalizzato, capace
di adattarsi alla complessità della condizione e alla variabilità delle comorbidità associate. Le evidenze suggeriscono che la presa in carico multidisciplinare, con il coinvolgimento di diverse figure specialistiche e il ricorso a centri dedicati, rappresenta la strategia più efficace per migliorare gli esiti clinici e incrementare l’aderenza terapeutica72.
Dal punto di vista organizzativo, è raccomandata la strutturazione di percorsi assistenziali integrati che prevedano follow-up regolari, l’utilizzo di strumenti di monitoraggio domiciliare e l’implementazione della telemedicina per favorire la continuità delle cure, soprattutto per i pazienti con difficoltà di accesso ai servizi. La formazione continua degli operatori sanitari sulle specificità della gestione dell’obesità e delle sue complicanze è un ulteriore elemento chiave per garantire standard assistenziali elevati.
Sul piano comportamentale, emerge la necessità di rafforzare l’educazione terapeutica, la motivazione al cambiamento e il coinvolgimento attivo della rete familiare e sociale del paziente. Personalizzare gli interventi, adattandoli alle caratteristiche psicosociali e ai bisogni individuali, è essenziale per sostenere l’autogestione e prevenire recidive. Infine, la revisione periodica del piano terapeutico e la flessibilità nell’adattamento delle strategie rappresentano strumenti fondamentali per una gestione efficace e sostenibile dell’obesità nel lungo termine73.
Lo studio dei comportamenti nel soggetto obeso
Il Patient Access Journey mette in evidenza come l’obesità sia una patologia cronica che necessita di un approccio multidisciplinare e continuativo. La mancanza di queste condizioni compromette in modo significativo le possibilità di guarigione e può influire negativamente sulla sopravvivenza del paziente. Nelle prime fasi del percorso, si osservano spesso ritardi nella diagnosi e una sottovalutazione del problema: molti pazienti si rivolgono al medico solo quando le comorbidità, come diabete o patologie cardiovascolari, diventano particolarmente gravi. La resistenza al trattamento, spesso legata a stili di vita non corretti, è frequente e stimata tra il 55 e il 65%
71 Bays HE, et al. Multidisciplinary Team–Based Obesity Treatment in Patients With Diabetes: Current Practices and Future Directions. Diabetes Spectrum. 2017;30(4):244-249. doi:10.2337/ds17-0045.
Koliaki C, et al. Long-Term Weight Loss Strategies for Obesity. Journal of Clinical Medicine. 2021;10(4):840. doi:10.3390/jcm10040840.
72 Ibidem.
73 Ibidem
nei pazienti con obesità di primo grado, tra il 30 e il 40% in quelli di secondo grado e tra il 25 e il 35% in quelli di terzo grado. Nei casi più avanzati, questo fenomeno rende spesso necessari interventi farmacologici o chirurgici.
Una quota significativa di pazienti continua a incontrare difficoltà nella gestione a lungo termine della propria condizione, specialmente per quanto riguarda l’aderenza alle terapie e il mantenimento di stili di vita sani. In questo contesto, l’analisi dei comportamenti assume un ruolo centrale: i fattori di rischio comportamentali, cioè quei comportamenti che aumentano la probabilità di sviluppare una malattia, sono particolarmente rilevanti nell’obesità. Accanto a questi, i determinanti di salute –che includono condizioni sociali, economiche e ambientali – agiscono su scala collettiva e influenzano la salute della popolazione in modo più ampio e strutturale, spesso indipendentemente dalle scelte individuali.
Intervenire sui determinanti di salute comporta una trasformazione profonda e duratura, difficilmente raggiungibile con interventi limitati nel tempo e nello spazio. D’altra parte, agire sui comportamenti individuali può apparire più immediato, ma non è un processo semplice. La complessa interazione tra determinanti di salute e comportamenti individuali rende difficile intervenire efficacemente senza una progettazione basata su una ricerca interdisciplinare approfondita, che tenga conto delle specificità sociali, economiche e culturali del contesto in cui tali comportamenti si manifestano, al fine di proporre soluzioni realmente efficaci nel lungo periodo.
Studiare i fattori che influenzano le scelte quotidiane e i comportamenti alimentari e di salute dei pazienti consente di identificare le barriere che ostacolano il cambiamento, come la scarsa motivazione, le influenze sociali o le limitazioni economiche, ma anche i fattori che possono favorire un cambiamento positivo. Nei pazienti obesi, il comportamento individuale ha un impatto significativo sugli esiti clinici e l’aderenza terapeutica rimane una delle sfide principali: una quota rilevante di pazienti non segue rigorosamente le indicazioni, con risultati subottimali e complicanze importanti.
Dal punto di vista delle analisi comportamentali, il comportamento è il risultato di un processo complesso e
multilivello. È quindi essenziale considerare la contestualizzazione e la socializzazione del comportamento, cioè l’interazione tra il comportamento stesso e i fattori ambientali e sociali in cui il soggetto è inserito, come il contesto familiare, abitativo ed economico.
Un esempio concreto riguarda chi, per motivi di lavoro, è costretto a consumare spesso pasti fuori casa: questa situazione può portare a scelte alimentari rapide e poco salutari, spesso influenzate da condizioni economiche che vanno oltre la volontà individuale. In questi casi, la semplice prescrizione di una dieta, senza considerare le esigenze e il contesto in cui avviene il pasto, rischia di essere inefficace, poiché non interviene sulle condizioni che portano a uno stile di vita alimentare scorretto. Gestire la dieta in queste condizioni può diventare un ulteriore fattore di stress, difficilmente conciliabile con la quotidianità del paziente, portando spesso a scarsa aderenza o abbandono del percorso terapeutico.
L’analisi dei comportamenti può invece sostenere la progettazione di percorsi di cura più personalizzati e inclusivi da parte di tutti gli attori coinvolti nella gestione della patologia – medici, strutture sanitarie, sistema sanitario nazionale, mondo della ricerca e aziende farmaceutiche – affinché questi percorsi non si limitino alla sola dimensione clinica, ma considerino il paziente nella sua interezza, includendo le dinamiche culturali e socioeconomiche più ampie in cui è inserito.
Lo studio dei comportamenti del medico nel caso del paziente obeso
Lo strumento del Patient Access Journey può essere di supporto per comprendere anche le scelte comportamentali del medico, che inevitabilmente, incidono sul percorso di cura del paziente. La nostra analisi vuole focalizzarsi su tre specifiche problematiche di accesso, in particolare:
1) Sotto-diagnosi e inerzia terapeutica: i medici tendono a non documentare formalmente l’obesità e a proporre solo consigli generici. Dallo studio di letteratura74 emerge che solo il 19.9% dei pazienti obesi (IMC 30) ha ricevuto una diagnosi formale di obesità, nonostante la condizione fosse oggettivamente presente. Le evidenze
74 Bakour C, Mansuri F, Johns-Rejano C, Crozier M, Wilson R, Sappenfield W. Association between screen time and obesity in US adolescents: A cross-sectional analysis using National Survey of Children's Health 2016-2017. PLoS One. 2022 Dec 1;17(12):e0278490. doi: 10.1371/journal.pone.0278490. PMID: 36454793;
disponibili indicano infatti che l’obesità è generalmente diagnosticata in modo tardivo e incompleto e i medici tendono a non documentare formalmente l’obesità e a proporre inizialmente ai pazienti solo consigli generici. Spesso il processo diagnostico si limita al calcolo del IMC, che tuttavia fornisce informazioni limitate sulla distribuzione del tessuto adiposo e sulla composizione corporea, né distinguendo quando l’eccesso di grasso costituisce un problema di salute, tutti elementi fondamentali per la determinazione del rischio di complicanze. La diagnosi formale rappresenta, invece, un passaggio imprescindibile, che non consiste soltanto nel porre una denominazione ad una condizione, ma permette di attivare un processo strutturato di presa in carico che aumenta significativamente la probabilità che venga formulato un piano terapeutico adeguato e personalizzato.
Inoltre, anche quando diagnosticata, l’obesità non viene affrontata adeguatamente. Tra tutti i pazienti obesi solo il 22,6% riceve un piano di gestione specifico per la cura della malattia. Questo dato è fortemente collegato al concetto di inerzia terapeutica, ovvero il ritardo o il mancato avvio di terapie adeguate nonostante l’evidente necessità clinica, ed è un fenomeno rilevante nella gestione dell’obesità. Essa è alimentata da una visione riduttiva che tende ad attribuire il sovrappeso a scelte personali sbagliate, come la pigrizia o la golosità, sottovalutando la natura multifattoriale e cronica della patologia. Questa narrazione porta medici e pazienti a sovrastimare l’efficacia di semplici consigli su dieta e attività fisica, trascurando interventi più strutturati e basati su evidenze scientifiche, come la terapia comportamentale, farmacologica o chirurgica.
2) Bias impliciti: l’obesità è spesso interpretata come colpa individuale, portando a giudizi morali che influenzano negativamente la relazione medico-paziente. Gli individui si sentono” stigmatizzati” da una società e a volte da personale sanitario non specializzato sul tema, che considera l’obesità un semplice “problema estetico” e la conseguenza diretta di comportamenti individuali inadeguati ed improntati a pigrizia, golosità o simili. La causa probabilmente più profonda e più pervasiva dello stigma legato al peso sta nella persistenza di una narrazione che considera il peso corporeo interamente controllabile dall’individuo mediante opportune scelte comportamen-
tali. Secondo questa narrazione l’obesità sarebbe quindi guaribile “convincendo” il paziente a seguire comportamenti individuali più sani e virtuosi (giudizio morale) e i pazienti che hanno subito episodi di discriminazione legati al peso in ambito sanitario tendono ad evitare ulteriori contatti e visite riducendo il loro accesso alle cure. Questa disparità di trattamento può essere considerata parte dello stigma che la nostra società ha nei confronti della persona con obesità e rappresenta una delle barriere più significative all’accesso a cure appropriate per i pazienti con obesità. Nello specifico, in Italia, molti sistemi sanitari non offrono ancora per il paziente con obesità lo stesso livello di assistenza che viene erogato per altre malattie croniche, configurando una vera e propria disparità di trattamento difficilmente giustificabile dal punto di vista etico. Le principali manifestazioni di questo stigma clinico includono ad esempio il limitato accesso all’educazione terapeutica e a programmi intensivi di modificazione dello stile di vita, la scarsa offerta pubblica di programmi di terapia cognitivo-comportamentale, il mancato rimborso dei farmaci disponibili con specifica indicazione nella terapia dell’obesità e le difficoltà di accesso alla terapia chirurgica dell’obesità secondo percorsi terapeutici che garantiscano un follow-up multidisciplinare.
3) Scarsa fiducia nei trattamenti avanzati: si sovrastima l’efficacia delle sole modifiche comportamentali, mentre si sottoutilizzano approcci integrati (multidisciplinari, farmacologici, chirurgici). L’assenza di un percorso di cura integrato porta spesso a un trattamento frammentato e insufficiente per le necessità del paziente. In Italia, molti sistemi sanitari non offrono ancora per il paziente con obesità lo stesso livello di assistenza che viene erogato per altre malattie croniche. In particolare, per tali pazienti, l’accesso all’educazione terapeutica e a programmi intensivi di modificazione dello stile di vita è limitato, l’offerta pubblica di programmi di terapia cognitivo-comportamentale è scarsa, nessuno dei farmaci disponibili con specifica indicazione nella terapia dell’obesità è rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, e infine l’accesso alla terapia chirurgica dell’obesità, secondo percorsi terapeutici che garantiscono un followup multidisciplinare, è molto difficile soprattutto in alcune aree del paese75.
75 Busetto L, Sbraccia P, Vettor R. Obesity management: at the forefront against disease stigma and therapeutic inertia. Eat Weight Disord 2022;27: 761–768.
Insight sul Patient Access Journey della donna con obesità
Tra le varie traiettorie di cura percorse dai pazienti con obesità, il percorso assistenziale della donna affetta da obesità si configura come un itinerario clinico articolato, segnato da fasi di particolare vulnerabilità biologica e complessità assistenziale che richiedono un approccio raffinato e multidimensionale. La declinazione del Patient Access Journey attraverso il modello ABCDE (Assessment, Barriers, Clinical stabilization, Definitive management, Empowerment) consente di interpretare in modo strutturato le molteplici esigenze che emergono nelle diverse stagioni della vita femminile, dalla fase premenopausale alla transizione menopausale, fino alla post-menopausa. In ciascuno di questi momenti, la donna con obesità si confronta con sfide fisiologiche peculiari, legate ai mutamenti ormonali e al loro impatto sul metabolismo, sul rischio cardiovascolare e sull’equilibrio psico-emotivo. Tuttavia, l’accesso a cure adeguate risulta spesso compromesso da ostacoli persistenti, come una visione riduttiva e stigmatizzante della condizione, la frammentarietà dell’assistenza, la carenza di percorsi personalizzati e condivisi tra i diversi livelli di cura.
L’indagine Bhave dell’Obesity Monitor 2025 ha dedicato un focus specifico proprio al percorso assistenziale delle donne con obesità, facendo emergere alcune dinamiche peculiari rispetto al resto del campione. Ad esempio, alla domanda “Ha mai percepito che la sua condizione di obesità abbia influenzato negativamente l’accesso a visite ginecologiche o screening preventivi?”, il 38% delle donne obese ha risposto affermativamente, contro il 19% delle donne sovrappeso e l’8% delle normopeso. Questo dato suggerisce come lo stigma e le barriere organizzative possano incidere in modo significativo sulla prevenzione e sulla tempestività della diagnosi in ambito femminile.
Un altro aspetto rilevante riguarda la personalizzazione dei percorsi terapeutici: solo il 27% delle donne obese dichiara di aver ricevuto un piano di cura realmente adattato alle proprie esigenze di vita e di salute riproduttiva, mentre il 54% riporta di aver ricevuto indicazioni standardizzate, spesso non calibrate sulle specificità ormonali o sulle fasi del ciclo di vita. Inoltre, alla domanda “Ha mai avuto difficoltà a coordinare i diversi specialisti coinvolti nella gestione della sua condizione (medico di base, ginecologo, nutrizionista, cardiologo)?”, il 61% delle donne obese ha segnalato almeno un episodio di disorientamento o difficoltà di comunicazione tra i professionisti.
Dal punto di vista della digitalizzazione dei percorsi di cura, il 35% delle donne obese intervistate ha dichiarato di aver utilizzato almeno una volta una piattaforma di telemedicina per il monitoraggio del peso o la consulenza nutrizionale, ma solo il 23% si è dichiarato soddisfatto della personalizzazione e continuità del supporto ricevuto tramite questi strumenti.
Infine, è interessante notare che il 36% delle donne obese ha indicato come principale ostacolo alla gestione della propria condizione la mancanza di programmi di empowerment e alfabetizzazione sanitaria specificamente rivolti all’universo femminile, evidenziando una domanda crescente di percorsi che integrino il supporto psicologico, la consulenza ginecologica e l’educazione alla salute.
Questi dati, seppur esplorativi, sottolineano la necessità di ripensare il patient journey della donna con obesità attraverso una maggiore integrazione dei servizi, una reale personalizzazione delle cure e una promozione attiva di strumenti di empowerment, affinché la risposta assistenziale sia davvero centrata sulle specificità di genere e sulle diverse fasi della vita. La gestione dell’obesità in ambito femminile non può essere demandata a interventi isolati o alla mera prescrizione di consigli comportamentali, bensì richiede l’attivazione di una rete coordinata di competenze che coinvolga il medico di medicina generale, il ginecologo, il cardiologo e altri specialisti in grado di rispondere con coerenza clinica e continuità terapeutica alla complessità della patologia. In tale prospettiva, risulta imprescindibile il superamento dell’inerzia terapeutica e l’adozione di strumenti operativi innovativi: dalla definizione di PDTA specifici alla costituzione di centri multidisciplinari, fino alla promozione di programmi di patient empowerment e alfabetizzazione sanitaria. In questo senso, l’obesità richiede dunque una presa in carico integrata che riconosca pienamente la complessità cronica e multifattoriale della patologia, nonché l’influenza determinante del genere e delle fasi del ciclo di vita sulla vulnerabilità clinica e sulla risposta alle terapie, affinché l’accesso ai percorsi di cura sia calibrato, appropriato e in linea con i reali bisogni della paziente.
Il Patient Access Journey e le problematiche di accesso all’assistenza sanitaria e sociosanitaria
L’analisi dei comportamenti individuali, in particolare in relazione ai determinanti sociali della salute, assume un ruolo centrale nell’identificazione delle criticità di accesso all’assistenza sanitaria e sociosanitaria nel percorso del paziente con obesità. Il Patient Access Journey non è infatti definito unicamente dalle scelte personali o dallo stile di vita, ma risente fortemente della presenza di barriere strutturali e sistemiche che limitano la disponibilità, la comprensione e l’utilizzo efficace delle risorse sanitarie. Queste barriere – di natura economica, culturale, organizzativa o informativa – ostacolano una presa in carico tempestiva e appropriata, amplificando il rischio di complicazioni e ritardando l’inizio di percorsi terapeutici adeguati.
Analizzare il Patient Journey attraverso la lente del comportamento consente di cogliere con maggiore precisione il concetto emergente di Patient Access, inteso come una valutazione trasversale e multidimensionale degli ostacoli che i cittadini incontrano nel tentativo di accedere ai servizi di cura. Queste difficoltà non sono distribuite in modo uniforme, ma si declinano in modo diverso a seconda del contesto sociale, economico e culturale di riferimento, rendendo ancora più necessario uno studio approfondito delle specificità comportamentali e strutturali.
Considerando le singole fasi in cui si articola il percorso del paziente obeso, è già nella prediagnosi che emergono barriere rilevanti. Una delle principali è rappresentata dal livello di consapevolezza e di alfabetizzazione sanitaria del paziente: la sottovalutazione dei rischi legati all’obesità e la difficoltà a riconoscere il passaggio tra semplice sovrappeso e condizione patologica vera e propria sono elementi che contribuiscono al ritardo nella diagnosi e nell’avvio di trattamenti adeguati76. In questo contesto, il medico di medicina generale – spesso primo punto di contatto tra cittadino e sistema sanitario – dovrebbe svolgere un ruolo chiave nella sensibilizzazione e orientamento precoce. Tuttavia, questa funzione è frequentemente indebolita da una formazione carente e da una visione parziale della patologia, che portano a una gestione frammentata del problema e a un’assistenza
che non sempre riesce a rispondere in modo integrato e continuativo ai bisogni del paziente obeso Studi di letteratura confermano quanto l’obesità sia sotto-diagnosticata: la maggior parte dei pazienti obesi non riceve una diagnosi documentata di obesità né un piano di gestione da parte del medico di medicina generale. In questa direzione, lo sviluppo di strumenti digitali – come un’applicazione che consenta il collegamento diretto tra il medico di medicina generale e i centri specialistici, con trasmissione dei dati clinici e anamnestici – potrebbe rappresentare una leva importante per facilitare l’invio del paziente obeso ai servizi più adeguati, accelerando diagnosi e presa in carico. Nel momento della diagnosi, l’accesso è spesso condizionato dalla disponibilità di prestazioni in tempi rapidi, in luoghi facilmente raggiungibili e a costi sostenibili. Si tratta di un punto particolarmente critico per molte persone affette da obesità, che provengono frequentemente da contesti socio-economici fragili. Le difficoltà economiche possono infatti rallentare o impedire l’accesso a visite specialistiche, supporto psicologico o nutrizionale, aggravando la patologia e favorendo l’insorgenza di comorbidità. In questo scenario, l’implementazione di percorsi assistenziali multidisciplinari, come le reti regionali, può migliorare la presa in carico grazie a un modello più integrato, continuativo e sostenibile.
Un ulteriore ostacolo da affrontare è quello della stigmatizzazione, che colpisce spesso le persone con obesità anche all’interno del sistema sanitario. Pregiudizi culturali, stereotipi e stigma clinico possono generare forme di esclusione e trattamenti non adeguati. Queste dinamiche scoraggiano il ricorso alle cure, alimentano sfiducia e compromettono l’aderenza terapeutica. Nelle fasi successive, quando la gestione della patologia si estende nel tempo, emergono ulteriori barriere all’accesso, legate alla complessità delle terapie, alla difficoltà nel seguire i piani alimentari o all’assenza di un supporto psicologico accessibile e continuativo. L’obesità, infatti, non riguarda solo il corpo: è una condizione che incide profondamente anche sulla salute mentale, spesso correlata a disturbi depressivi e del comportamento alimentare, e richiede quindi un approccio integrato e multidimensionale L’obesità non incide solo sul piano fisico, ma ha un impatto significativo anche sulla salute mentale, risultando frequentemente legata a stati depressivi e a vari disturbi del comportamento alimentare, come il disturbo da ali-
76 Kasher Meron, M., Eizenstein, S., Cukierman-Yaffe, T. et al. Missed diagnosis—a major barrier to patient access to obesity healthcare in the primary care set-
mentazione incontrollata e la tendenza a sovra-alimentarsi in risposta alle emozioni. Paradossalmente, studi sperimentali hanno dimostrato che l’esposizione allo stigma legato al peso può portare ad un aumento dell’introito di cibo, a una riduzione dei livelli di attività fisica e una ulteriore tendenza ad aumentare di peso, passando dal sovrappeso all’obesità conclamata23. La difficoltà ad accettare la propria condizione, unita alla pressione sociale e allo stigma, può compromettere l’aderenza ai trattamenti e favorire comportamenti auto-sabotanti. In questo contesto, un supporto psicologico continuativo risulta fondamentale per accompagnare il paziente nei cambiamenti richiesti dal percorso medico finalizzato al miglioramento della salute.
L’accesso alla chirurgia bariatrica rappresenta una svolta significativa per chi soffre di obesità grave, ma comporta un iter preoperatorio articolato e un monitoraggio costante per tutta la vita. Non tutti i pazienti riescono a seguire correttamente questo percorso, e ciò può condurre alla loro esclusione dall’intervento, in particolare nei casi in cui non riescano a mantenere comportamenti alimentari compatibili con i criteri di selezione, anche a causa delle difficoltà psicologiche sopra menzionate. Essendo un’operazione molto complessa, è necessaria un’attenta valutazione preoperatoria del paziente, allo scopo di ridurre al minimo i rischi correlati all’intervento chirurgico ed evidenziare eventuali controindicazioni generali alla chirurgia o controindicazioni specifiche per un determinato tipo di intervento. I risultati evidenziano miglioramenti significativi nella qualità della vita, soprattutto a livello psicologico e un netto miglioramento o addirittura la scomparsa delle comorbilità; è quindi essenziale garantire a tutti i pazienti che ne hanno bisogno la possibilità concreta di accedere alla procedura.
Il percorso descritto evidenzia con chiarezza quanto sia urgente e necessario garantire ai pazienti un accesso a cure personalizzate e multidisciplinari, oltre a un supporto continuo da parte del sistema sanitario. Fondamentale è anche l’impegno nella prevenzione e nell’educazione alla salute sin dall’età pediatrica, con un’attenzione particolare alla promozione di stili di vita sani. Strumenti come programmi di screening e campagne di sensibilizzazione rappresentano solo alcune delle iniziative da attuare per favorire diagnosi precoci e una costante aderenza ai trattamenti, elementi cruciali per migliorare gli esiti clinici e la qualità della vita dei pazienti. È quindi indispensabile che le politiche sanitarie riconoscano l’obesità come una priorità di salute pubblica, e non come una responsabilità individuale, adottando interventi coordinati e strutturati. Ciò implica investimenti mirati nelle infrastrutture sanitarie, nell’educazione alla salute e nella promozione di una cultura della prevenzione, al fine di incentivare cambiamenti duraturi negli stili di vita e contrastare attivamente la stigmatizzazione.
Ilaria Ranieri Junior advisor Public, Medical & Market Access Affaire- Bhave Srl
Introduzione: L’obesità infantile è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo nei bambini e negli adolescenti, con importanti ripercussioni sulla salute a breve e lungo termine.
Questo disturbo viene generalmente diagnosticato tramite l’indice di massa corporea (IMC), che tiene conto del peso e dell’altezza del bambino, con valori superiori al 97° percentile rispetto alla media per l’età indicativi di obesità (WHO, 2006; Hoelscher et al., 2022) [1], [2] .
L’obesità infantile rappresenta un problema rilevante di salute pubblica, per l’elevata prevalenza, per la persistenza in età adulta e per le complicanze fisiche e psicosociali già presenti in età pediatrica che tendono a sussistere ed aggravarsi in età adulta riducendo l’aspettativa di vita e gravando sulla spesa sanitaria. Secondo un’analisi Ocse (2019), in Italia, il sovrappeso rappresenta il 9% della spesa sanitaria, riduce il PIL del 2,8% e, per coprire questi costi, ogni cittadino paga 289 euro di tasse supplementari all’anno [3],[4]
La prevenzione dell’obesità rappresenta un obiettivo prioritario di salute pubblica, e l’approccio multifattoriale (dieta combinata a attività fisica e supporto psicologico) costituisce il cardine della terapia dell’obesità infantile (Licenziati et al., 2023) [7]
Già in età pediatrica l’obesità associa numerose complicanze di carattere fisico e psicosociale, che si presentano in maniera tanto più grave quanto più precoce è l’esordio dell’obesità ed il grado di eccesso ponderale. Le complicanze metaboliche sono le seguenti: insulino-resistenza (IR), prediabete e diabete mellito di tipo 2, dislipidemia, ipertensione arteriosa, steatosi epatica non alcolica (NAFLD) (Licenziati et al., 2023) [8]
Gli ultimi dati: Secondo i dati raccolti dal WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) tra il 2022 e il 2024 un bambino su quattro (25%) di età compresa tra i 7 e i 9 anni vive con sovrappeso mentre l’11% è affetto da obesità. Emergono inoltre notevoli differenze tra i paesi europei: l’Italia è in testa alla graduatoria europea dell’obesità infantile, davanti a Grecia e Spa-
gna [5],[9]. Il sovrappeso (inclusa l’obesità) è più frequente nei maschi (26%) rispetto alle femmine (23%). Questi risultati indicano che il sovrappeso e l’obesità infantile in Europa rimangono problemi critici di salute pubblica. La sorveglianza continua e l’adozione di strategie di prevenzione efficaci restano fondamentali per affrontare il problema [5] .
Secondo i dati elaborati da OKkio alla SALUTE (2023): In Italia, i bambini e le bambine di 8-9 anni in sovrappeso sono il 19% e con obesità il 9,8%, inclusi bambine e bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6%. Le femmine in sovrappeso e con obesità sono rispettivamente il 19,8% e il 9,4%, mentre i maschi sono il 18,3% e il 10,3% [6], [7] .
Confronto con gli anni precedenti (2008/9-2023): Dalla prima raccolta dati, avvenuta nel 2008/2009 ad oggi, il sovrappeso mostra un andamento significativo in diminuzione mentre l’obesità, dopo una prima fase di iniziale decremento, è risultata tendenzialmente stabile per qualche anno, con un leggero aumento nel 2023 (ISS/Okkio alla salute,2024) [7]. Nel corso degli anni il sovrappeso è significativamente diminuito, passando dal 23,2% nel 2008/2009 al 19% nell’ultima rilevazione (2023). Secondo quanto osservato da Giovanni Capelli, Direttore del CNaPPS: “I dati, pur rilevando un decremento dell’eccesso ponderale infantile dal 2008 ad oggi, evidenziano ancora prevalenze elevate di eccesso di peso e stili di vita inappropriati di bambine e bambini. Questo può avere implicazioni per la loro salute. Scuola, famiglia, professionisti della sanità e l’intera società possono svolgere un ruolo importante nella prevenzione e cura dell’obesità e nella promozione di stili di vita salutari. È prioritario affrontare le ingiustificabili disuguaglianze dovute a fattori geografici e socioeconomici” (ISS/Okkio alla salute, 2024) [6]
Secondo il report OECD, In Italia, il 18% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni è in sovrappeso e il 4% è obeso. Sovrappeso e obesità possono peggiorare la qualità della vita personale. È stato infatti stimato che i bambini in sovrap-
peso ottengono risultati meno soddisfacenti a scuola (hanno voti più bassi, maggiori probabilità di assentarsi e di mancare per periodi più lunghi rispetto ai bambini normopeso) e hanno meno probabilità di completare la scuola secondaria superiore [3], [4] .
OBESITA’ INFANTILE, BULLISMO e DISTURBI
ALIMENTARI:
Che relazione c’è tra questi tre aspetti? Obesità, e sovrappeso infantile non costituiscono “soltanto” un veicolo per sviluppare una serie di patologie metaboliche e cardiovascolari (come cardiopatie, diabete di tipo 2 e ipertensione), ma costituiscono anche un fattore di rischio per l’insorgenza di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e sono spesso associate al dilagante fenomeno del bullismo. Quest’ultimo costituisce una delle principali conseguenze psicosociali dell’obesità infantile insieme alla discriminazione e alla stigmatizzazione (soprattutto nelle civiltà occidentali fortemente industrializzate). Gli ambiti in cui hanno maggior peso le dinamiche discriminatorie sono a livello sociale e scolastico. In una società come la nostra, in cui lo stereotipo ideale è il “pesoforma” tutto ciò può portare ad una scarsa autostima, scarso rendimento scolastico e cattivo umore (Pearl et al., 2014) [10]. I bambini obesi hanno un rischio 2-3 volte maggiore di subire bullismo rispetto ai coetanei normopeso, con forme che includono:
• Episodi verbali (77% dei casi)
• Esclusione sociale (54%)
• Cyberbullismo (32%).
I disturbi alimentari, che coinvolgono 3 milioni di persone in tutto il Paese, sono in costante incremento, con esordio in età sempre più precoce, già nella fascia 8-9 anni, e preoccupano in particolar modo durante l’adolescenza, quando il rapporto con il corpo e con il proprio aspetto si fa difficile: non solo anoressia nervosa, ma anche ARFID (disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo) e bulimia (Quotidiano sanità., 2025) [11] . Ma quali sono i disturbi della Nutrizione e Alimentazione? Secondo la classificazione DSM-5: Anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) ma anche disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, pica e disturbo da ruminazione (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-5) [12] .
Bullismo e disturbi alimentari: Il bullismo legato all’obesità non solo causa disagio sociale ma può anche
peggiorare la salute mentale dei bambini, contribuendo a disturbi alimentari e a un circolo vizioso di isolamento e peggioramento del peso. Secondo studi di letteratura, adolescenti vittime di bullismo manifestano maggiori problematiche nell’immagine del proprio corpo, bassa autostima e sintomi depressivi (Duarte et al., 2015) [13] Secondo lo studio di Copeland et al., 2015 [14], Il bullismo può aumentare le possibilità di incorrere in anoressia e bulimia e sia chi subisce atti di bullismo sia chi li fa è più a rischio di avere un cattivo rapporto con il cibo. Secondo altre ricerche (Puhl et al., 2013; Puhl et al., 2011) [15],[16], il peso del corpo è una delle motivazioni più frequenti per la quale gli adolescenti diventano vittime di bullismo a scuola e nei contesti di socializzazione, rispetto ai casi di bullismo per orientamento sessuale, religione o disabilità. Anche un recente studio (Koyanagi A. et al., 2019) [17], ha valutato le associazioni tra sovrappeso/obesità ed esperienze di bullismo, nella forma di vittimizzazione e conferma che esperienze di bullismo in questa forma sono significativamente più probabili in ragazze sovrappeso e obese rispetto a ragazze normopeso, mentre non sono state osservate associazioni significative tra i ragazzi.
Gli studi che si soffermano su questa relazione dimostrano che chi ha subito atti di bullismo durante l’infanzia ha maggiori probabilità di essere sovrappeso durante l’età adulta (ricercatori del King’s College di Londra, 2016) [18]
Bullismo e cyberbullismo: Secondo quanto pubblicato dal Ministero dell’Istruzione e del merito [19], Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia digitale consente ai bulli di materializzarsi in ogni momento perseguitando le vittime con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web e sui social network. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo.
Sono coinvolti solo gli studenti della classe e/o dell’Istituto.
Generalmente solo chi ha un carattere forte, capace di imporre il proprio potere, può diventare un bullo.
I bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto, conosciuti dalla vittima.
Le azioni di bullismo vengono raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono avvenute, sono circoscritte ad un determinato ambiente.
Le azioni di bullismo avvengono durante l’orario scolastico o nel tragitto casa-scuola, scuola-casa.
Le dinamiche scolastiche o del gruppo classe limitano le azioni aggressive.
Bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali attraverso il contatto diretto con la vittima.
Reazioni evidenti da parte della vittima e visibili nell’atto dell’azione di bullismo.
Tendenza a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenza.
Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito- Bullismo e Cyberbullismo
Secondo l’indagine effettuata da ESPAD- IFC- CNR, “Rapporto di Ricerca sulla difusione dei comportamenti a rischio fra gli studenti delle scuole superiori di secondo grado” (Biagioni et al., 2023) [19], il cyberbullismo è un fenomeno in crescita che può essere strettamente collegato allo sviluppo dell’era digitale in cui viviamo. Esso può essere definito come la messa in atto di comportamenti ostili e ripetuti attraverso mezzi digitali, con l’obiettivo di danneggiare qualcun altro (Tokunaga, 2010) [20]
Così come il bullismo tradizionale, anche il cyberbullismo presenta alcune caratteristiche principali (Langos, 2012) [21]:
1. Il comportamento deve essere ripetitivo, piuttosto che un evento solitario e isolato.
2. Deve essere presente uno squilibrio di potere: la persona che commette l’azione esercita controllo,
Cyberbullismo
Possono essere coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo.
Chiunque, anche chi è vittima nella vita reale, può diventare cyberbullo..
I cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo
Il materiale utilizzato per azioni di cyberbullismo può essere diffuso in tutto il mondo.
Le comunicazioni aggressive possono avvenire 24 ore su 24.
I cyberbulli hanno ampia liberta nel poter fare online ciò che non potrebbero fare nella vita reale.
Percezione di invisibilità da parte del cyberbullo attraverso azioni che si celano dietro la tecnologia.
Assenza di reazioni visibili da parte della vittima che non consentono al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni.
Sdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato.
dominio o influenza sulla vittima. Questo squilibrio di potere può derivare da diverse caratteristiche, come essere più forte, più popolare o avere un rendimento scolastico migliore rispetto alla vittima. Altri fattori possono contribuire alle differenze di potere, rendendo una persona un facile bersaglio per i bulli, come ad esempio l’isolamento sociale, problemi comportamentali, bassa autostima o disabilità. Questo squilibrio può far sentire la vittima come se non avesse alcuna possibilità di difendersi.
3. Il comportamento deve essere intenzionale e avere l’obiettivo deliberato di causare danni o problemi alla vittima.
Dai dati del Rapporto (ESPAD- IFC- CNR, 2023) [19] emerge che il Cyberbullismo è sempre più diffuso. Nelle pagine seguenti, verranno analizzati i seguenti aspetti (diffu-
sione; vittime di bullismo, con differenziale per genere; comportamenti subiti; autori di cyberbullismo, con differenziale per genere ed età).
• Diffusione: Il 34% degli studenti conosce qualcuno che è stato vittima di cyberbullismo (M=27%; F=41%). Di questi, la metà afferma che il conoscente è stato cyberbullizzato da compagni di scuola, il 31% da persone sconosciute, il 22% da conoscenti, il 13% da amici e il 6,8% da compagni di sport. Il 12% non sa rispondere alla domanda.
• Vittime di bullismo: Il 46% (M=44%; F=49%) degli studenti afferma di essere stato vittima di cyberbullismo almeno una volta nella vita mentre il 45% nel corso del 2023 (M=43%; F=48%). Si tratta di 1519enni che hanno ricevuto messaggi offensivi, minacce o insulti via web o che sono stati esclusi da chat e/o gruppi online. Dal 2018 al 2023, si osserva un andamento crescente della percentuale di studenti vittime di cyberbullismo (Figura 21.1).
Figura 21.1. Vittime di cyberbullismo: trend percentuale
Fonte: ESPAD*Italia - Anno 2018-2023
Sempre come mostrato in Figura 21.1, l’incremento risulta particolarmente marcato in seguito alla pandemia da COVID-19 e le restrizioni ad essa collegate, periodo in cui è molto aumentato il tempo speso online e, di conseguenza, le occasioni per entrare in contatto con questo fenomeno. Tuttavia, differentemente da quanto si è osservato per altri comportamenti a rischio, una volta tornati alla normalità, le percentuali sono rimaste comunque moto più elevate rispetto a quelle osservate nel 2019.
Differenziando per genere è possibile osservare un aumento del divario tra ragazzi e ragazze, specialmente in seguito all’emergenza da COVID-19, suggerendo come l’impatto della pandemia possa essere stato più marcato tra le studentesse (Figura 21.2).
Figura 21.2. Vittime di cyberbullismo: trend percentuale per genere
Fonte: ESPAD*Italia - Anno 2018-2023
Comportamenti subiti: analizzando più nel dettaglio i comportamenti subiti (come illustrato in figura 21.4), emerge che il 53% degli studenti che sono stati vittima di cyberbullismo ha ricevuto insulti all’interno di chat di gruppo, circa la metà afferma di aver ricevuto messaggi
Figura 21.4. Vittime di cyberbullismo: trend percentuale per genere
Fonte: ESPAD*Italia - Anno 2018 e/o email offensivi indirizzati solo a lui/lei e il 48% di essere stato escluso o bloccato da gruppi online. Il 39% ha ricevuto minacce, è stato infastidito o deriso via internet e il 29% tramite i social network, mentre ripetitivamente il 28% e il 24% hanno riferito l’invio, senza il proprio consenso, di foto e/o video privati all’interno di chat di gruppo o sul web in generale. Infine, quasi il 24% ha ri-
cevuto materiale offensivo sotto forma di video o foto. Tra gli studenti di genere maschile vi è una maggior percentuale di quanti affermano di aver ricevuto insulti e minacce mentre le ragazze riferiscono più spesso di essere state escluse da chat di gruppo.
Autori di Cyberbullismo:
Quasi un terzo degli studenti (32%) ha invece perpetrato cyberbullismo in prima persona, soprattutto i ragazzi (34%; F=29%). Il 30% lo ha invece fatto nel corso del 2023, ancora una volta con quote maggiori tra i ragazzi (32%; F=27%). Sono circa 700mila gli studenti che hanno preso parte a episodi di cyberbullismo, il 28% del totale. Come detto in precedenza, a mettere in atto questo comportamento sono più spesso i ragazzi (31%; F=26%). La percentuale di autori di cyberbullismo è in crescita e, così come osservato tra le vittime, tale aumento risulta più marcato in seguito alla pandemia da COVID-19 (Figura 21.5)
Figura 21.5. Autori di cyberbullismo: trend percentuale
ESPAD*Italia - Anno 2018-2022
Sono soprattutto gli studenti di genere maschile ad essere stati autori di cyberbullismo, con un rapporto di genere che risulta stabile tra l’1,1 e l’1,2 (Figura 21.6).
Figura 21.6. Autori di cyberbullismo: trend percentuale per genere
ESPAD*Italia - Anno 2018-2022
All’aumentare dell’età la prevalenza di cyberbullismo tende a diminuire. Tale riduzione riguarda soprattutto il genere femminile, infatti, nelle fasce di età più elevate si osserva un maggior rapporto M/F (Figura 21.7). di
Figura 21.7. Autori di atti cyberbullismo: per genere ed età
ESPAD*Italia - Anno 2023
Conclusioni: Dalle analisi svolte, si può osservare come il bullismo sia una conseguenza significativa e precoce dell’obesità infantile, con impatti psicologici rilevanti. Viene inoltre sottolineata l’importanza di strategie coordinate a livello nazionale ed europeo per prevenire e contrastare entrambi i fenomeni.
:
[1] World Health Organization. Multicentre Growth Reference Study Group. WHO Child growth standards based on length/height, weight and age. Acta Paediatr 2006; suppl 450: 76-85
[2]Hoelscher et al., (2022). Prevention of pediatric overweight and obesity: position of the academy of nutrition and dietetics based on an umbrella review of systematic reviews. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, 122(2), 410-423.
[3] https://www.oecd.org/en/publications/the-heavy-burden-ofobesity_67450d67-en.html
[4] https://www.epicentro.iss.it/obesita/oecd-heavy-burden-obesity-2019
[5]https://www.who.int/europe/news/item/29-11-2024-newwho-europe-fact-sheet-highlights-worrying-post-covid-trendsin-childhood-obesity
[6] https://www.sportesalute.eu/images/studi-e-dati-dellosport/schede/2024/168-Okkio-alla-Salute-2023-Infografica.pdf
[7] https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n-27/2024-obesitainfantile-okkio-alla-salute-nel-2023-i-dati-migliorano-ma-ancorail-19-in-sovrappeso-e-10-con-obesita
[8] Licenziati MR, Improda N, Street ME, Wasniewska M, Bonfanti R, Cherubini V, Citriniti F, D’Annunzio G, Salerno M. Obesità in età pediatrica: dalla prevenzione alla terapia. AreaPed 2023;24(4):181-188. doi 10.1725/4166.41603
[9] https://www.who.int/europe/initiatives/who-europeanchildhood-obesity-surveillance-initiative-(cosi)
[10]Pearl RL, Puhl RM, Dovidio JF. Differential effects of weight bias experiences and internalization on exercise among women with overweight and obesity. J Health Psychol. 2015 Dec;20(12):1626-32. doi: 10.1177/1359105313520338. Epub 2014 Feb 6. PMID: 24505060.
[11] https://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=128281
[12]
https://www.rivistadipsichiatria.it/archivio/1461/articoli/16137/
[13]Duarte C., Pinto-Gouveia J., Rodrigues T. Being bullied and feeling ashamed: Implications for eating psychopathology and depression in adolescent girls. Journal of Adolescence 44, 259268, 2015
[14] Copeland W.E.; Does Childhood Bullying Predict Eating Disorder Symptoms? A Prospective, Longitudinal Analysis, International Journal Eating Disorder 48 (8), 1141-1149, 2015
[15] Puhl RM, King KM. Weight discrimination and bullying. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab. 2013 Apr;27(2):117-27. doi: 10.1016/j.beem.2012.12.002. Epub 2013 Jan 21. PMID: 23731874.
[16]Puhl RM, Luedicke J, Heuer C. Weight-based victimization toward overweight adolescents: observations and reactions of peers. J Sch Health. 2011 Nov;81(11):696-703. doi: 10.1111/j.1746-1561.2011.00646.x. PMID: 21972990.
[17]Koyanagi A., Veronese N., Vancampfort D.; Association of bullying victimization with overweight and obesity among adolescents from 41 low‐ and middle‐income countries. Pediatric Obesity 15 (1), e 12571, 2020
[18]Baldwin, J. R., Arseneault, L., Odgers, C., Belsky, D. W., Matthews, T., Ambler, A., Caspi, A., Moffitt, T. E., Danese, A., (2016). “Bullying Victimization and Overweight in Young Adulthood: A Cohort Study”. Psychosomatic Medicine. 78(9), 1094–1103 doi: 10.1097/PSY.0000000000000388
[19] https://www.mim.gov.it/bullismo-ecyberbullismo#:~:text=Il%20cyberbullismo%20%C3%A8%20la% 20manifestazione,di%20bulli%2C%20su%20una%20vittima [20] https://www.epid.ifc.cnr.it/wpcontent/uploads/2024/11/ESPAD_2023_FINAL-1.0.pdf
[21]Tokunaga, R. S. (2010). Following you home from school: A critical review and synthesis of research on cyberbullying victimization. Computers in human behavior, 26(3), 277-287.
Iris Zani
Presidente Amici Obesi
Il punto di vista dei pazienti con obesità: una voce imprescindibile nel cambiamento
La sessione dedicata al Social Obesity Monitor 2025, incentrata sul tema dell’accesso dei pazienti ai percorsi di cura, ha posto al centro del dibattito l’esperienza vissuta delle persone con obesità, occorre sottolineato con forza come la lotta all’obesità non possa prescindere da un riconoscimento della dignità del paziente, dalla lotta allo stigma e dalla garanzia di accesso equo e uniforme a diagnosi, cure e supporto psicologico.
I pazienti chiedono:
Riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, non solo in ambito scientifico ma anche a livello normativo e organizzativo.
Percorsi terapeutici multidisciplinari, accessibili in tutte le regioni italiane, che includano non solo l’intervento medico, ma anche supporto nutrizionale, psicologico e sociale.
Riduzione dello stigma nei contesti sanitari, scolastici e lavorativi, attraverso campagne di sensibilizzazione e formazione degli operatori.
Partecipazione attiva nelle decisioni di politica sanitaria, riconoscendo alle associazioni pazienti un ruolo consultivo strutturato.
In un contesto in cui l’obesità è sempre più riconosciuta come risultato di un’interazione complessa tra fattori genetici, ambientali e socioeconomici, è fondamentale ascoltare la voce di chi vive questa condizione quotidianamente. Solo includendo i pazienti come co-protagonisti del cambiamento si può costruire una sanità realmente equa, accessibile e centrata sulla persona.
Diana Castillo Serrano Presidente ECPO
L’obesità è una condizione complessa, cronica e multifattoriale. Non è una scelta. Eppure, ancora oggi, in troppi Paesi europei viene affrontata con superficialità, giudizio e soluzioni parziali. Milioni di persone in Europa convivono ogni giorno con l’obesità. Lo fanno spesso in silenzio, affrontando stigma, ostacoli nell’accesso alle cure e una continua sensazione di invisibilità. La loro esperienza viene ignorata, minimizzata o peggio ancora, giudicata.
Come ECPO – la Coalizione Europea delle Persone che Vivono con l’Obesità – siamo presenti in oltre 33 Paesi e lavoriamo per cambiare questo paradigma. Diamo voce a chi vive questa condizione, portandola nei luoghi dove si decidono le politiche sanitarie. Perché non si possono costruire soluzioni senza ascoltare chi conosce davvero questa realtà.
Accogliamo con speranza i progressi in alcuni Stati membri, e guardiamo con particolare rispetto al ruolo guida dell’Italia. Dopo il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica nel 2019, il 7 maggio 2025 la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge sull’obesità, firmata dall’onorevole Roberto Pella. Si tratta di un traguardo storico che rende l’Italia un punto di riferimento per altri Paesi europei, aprendo la strada a politiche più giuste, strutturate e inclusive.
Ma non basta. Serve un impegno comune, continuo, paneuropeo. Serve una visione condivisa, capace di mettere al centro le persone.
L’obesità non è solo una questione di salute pubblica. È una sfida che tocca la dignità, l’equità, i diritti umani.
Chiediamo strategie nazionali inclusive, formazione per i professionisti della salute, accesso equo a cure basate sull’evidenza, e campagne che informino con rispetto, senza colpevolizzare.
Vogliamo un’Europa che ascolti. Un’Europa che riconosca ogni persona, ogni storia, ogni lotta. Solo così potremo costruire insieme un futuro più giusto, più umano, più sano per tutti.
Un progetto di YMCA Health in collaborazione con IBDO Foundation e OPEN Italy
Introduzione
Esistono corpi che vengono ignorati. Corpi che non entrano nelle taglie standard, nei sedili dei mezzi pubblici, negli spogliatoi delle palestre, nelle rappresentazioni pubbliche della bellezza. Corpi che fanno rumore anche da fermi, semplicemente perché esistono. Sono i corpi delle persone con obesità. E quando questi corpi appartengono a giovani, lo stigma si insinua nelle fasi più fragili e formative della vita: nell’adolescenza, nella costruzione della propria identità, nell’apprendimento dell’amore verso se stessi.
Lo stigma legato all’obesità non è solo un problema sanitario. È una questione sociale, educativa, psicologica. È lo sguardo che giudica, la battuta che ferisce, l’indifferenza istituzionale. È la diagnosi ridotta a una colpa. È la porta chiusa di uno spogliatoio. È l’assenza di modelli positivi, di supporto, di ascolto.
YMCA Health, in collaborazione con IBDO Foundation, OPEN Italy e Amici Obesi, ha deciso di accendere una luce su queste vite. Non per raccontare “casi clinici”, ma per restituire complessità, voce, dignità a chi ogni giorno si confronta con lo sguardo degli altri e con il proprio riflesso. Abbiamo ascoltato dieci giovani, provenienti da contesti diversi, ciascuno con una storia unica eppure profondamente simile: la lotta per essere visti come persone, e non come problemi.
Queste non sono storie di redenzione. Sono testimonianze di resistenza. Di vergogna e di forza. Di isolamento e di comunità. Di dolore e di speranza. Perché prima di ogni diagnosi, prima di ogni indicazione terapeutica, c’è un bisogno primario: essere ascoltati. Essere riconosciuti. Essere accolti
1. La ballerina spezzata – Chiara, 17 anni, Bologna
Chiara è nata per danzare. Da piccola imitava le coreografie dei film musicali, memorizzava le sequenze di “Billy Elliot” e si esercitava ogni sera sul tappeto del salotto. A otto anni ha indossato il suo primo tutù e ha capito che
quel palco era casa sua. Il suo corpo era forte, reattivo, elegante. Ma quando è arrivata la pubertà, qualcosa è cambiato. Il suo corpo ha iniziato a cambiare forma, a crescere più velocemente delle altre compagne.
All’inizio nessuno ha detto niente. Poi sono arrivate le battute: “Stai attenta a non spaccare la trave”. Le risate. Le occhiate. Fino a quando l’insegnante, davanti a tutte, le ha detto: “Chiara, sei brava. Ma se vuoi continuare, devi perdere peso”. Il messaggio era chiaro: il suo talento non bastava. Il suo corpo era diventato un ostacolo.
Chiara ha smesso di danzare. Ha iniziato a mangiare di nascosto. A coprirsi con vestiti larghi. A evitarsi allo specchio. Ma dentro, la musica non ha mai smesso. Ha cominciato a scrivere poesie. Versi brevi, taglienti, luminosi. Li ha raccolti in un quaderno che ha chiamato Corpi che danzano anche da fermi. Ogni poesia è un pezzo del suo corpo che rivendica spazio, dignità, amore.
Un giorno tornerà a ballare, dice. Magari non su un palco, ma in una stanza piena di specchi, senza giudizi. Dove tutti i corpi possono volare.
2. Il ragazzo invisibile – Lorenzo, 16 anni, Treviso Lorenzo entra in classe sempre cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni. Si siede in fondo, lato finestra, e cerca di non fare rumore. Parla solo quando interrogato. Tiene lo zaino sulle ginocchia per coprire lo stomaco, indossa felpe larghe anche a maggio. Nessuno lo prende in giro apertamente, ma tutti lo ignorano. E questo, a volte, fa ancora più male.
Ha cominciato a prendere peso dopo la morte del padre. Il dolore lo ha schiacciato come una valanga silenziosa. Il cibo è diventato l’unico conforto, l’unico momento di pace in giornate grigie e piene di assenze. La madre lavora fino a tardi. A casa, spesso, non si parlano. Si lasciano post-it sul tavolo. “C’è la pasta in frigo.” “Torno alle 22.” “Buona fortuna per il compito.”
Lorenzo disegna. Crea mondi interi nei margini dei qua-
derni. Draghi, cavalieri, creature mitiche. Tutti enormi. Tutti potenti. Tutti, a modo loro, soli. Il suo sogno è fare fumetti. Ma non ha mai mostrato i suoi disegni a nessuno. Fino al giorno in cui un’insegnante ha trovato per caso un foglio caduto a terra. Non ha detto nulla. Gliel’ha restituito con un biglietto: “Questo mondo ha bisogno di quello che disegni. Anche tu.”
Da quel giorno, Lorenzo ha cominciato a uscire un po’ di più dalla sua invisibilità. Non vuole cambiare per farsi vedere. Vuole essere visto per ciò che è. Con tutti i suoi mondi.
3. L’etichetta – Samira, 15 anni, Parma
Samira vive in bilico tra due mondi. A casa, si muove nel ritmo delle tradizioni familiari, dove il corpo femminile deve essere contenuto, sorvegliato, educato. A scuola, si scontra con l’ironia crudele dell’adolescenza, dove “sei grassa” è sinonimo di “sei sbagliata”.
A tredici anni ha scelto di portare il velo. Una scelta personale, profonda, che però le ha attirato ancora più occhi addosso. Occhi che la misurano, la giudicano, la disprezzano. “Sembri un cuscino legato in testa”, le ha detto un compagno. “Chi ti guarda più con quel fisico?”, ha sussurrato una zia.
Ma Samira ama studiare. La chimica la affascina. Vedere due sostanze trasformarsi in qualcosa di nuovo le fa credere che anche lei possa cambiare. Non il suo corpo, ma lo sguardo degli altri su di lei. Scrive, di notte. Pensieri, monologhi, poesie.
Sta lavorando a un testo teatrale che si intitola L’etichetta non è il mio nome. Parla di giudizio, di doppia appartenenza, di resistenza. Un giorno salirà su un palco. E racconterà tutto. Perché il suo corpo non è un fallimento. È una storia.
4. La corsa sospesa – Daniele, 18 anni, Cagliari
Daniele correva. Non per vincere, ma per volare. Quando era bambino, lo chiamavano “gazzella”. Correva in salita, in discesa, sulla sabbia. Poi è arrivato il liceo, lo stress, la solitudine, il cibo come anestesia. Il suo corpo è cambiato. E la corsa è diventata fatica.
In prima superiore, durante una corsa campestre, si è accasciato a metà percorso. Il professore lo ha redarguito
davanti a tutti: “Così non arrivi a vent’anni.” Da allora non ha più corso. Si è chiuso in casa. Ha smesso di guardarsi allo specchio.
Fino a quando ha conosciuto Mariella, una fisioterapista del centro giovanile. Non gli ha detto di dimagrire. Gli ha chiesto: “Come ti senti oggi?”. Da lì, piano piano, Daniele ha ricominciato a camminare. Cinque minuti al giorno. Poi dieci. Poi venti.
Non ha più l’illusione di tornare il ragazzo di una volta. Ma ha un nuovo sogno: correre per sé, non per essere accettato. “Il mio corpo è stanco, ma il mio cuore non ha smesso di muoversi.”
5. La stanza chiusa – Noemi, 19 anni, Bari
La stanza di Noemi è il suo rifugio e la sua prigione. Le tende sono sempre chiuse. Il letto è il centro del mondo. Dal lockdown, non è più riuscita a uscire davvero. Troppi occhi, troppi commenti, troppa vergogna.
Online è un’altra persona. Intelligente, brillante, sarcastica. Pubblica video, recensioni, consigli. Il viso in primo piano. Sempre e solo il viso. Quando qualcuno ha scoperto una sua foto integrale, l’ha definita “un inganno”. Lei ha cancellato tutto. Poi ha pianto per tre giorni.
Ma la sua terapeuta le ha detto: “Il tuo valore non cambia con l’inquadratura.” Così, un giorno, Noemi ha postato una foto intera. Tremava. Ma ha ricevuto centinaia di messaggi: “Sei coraggiosa”, “Grazie per averlo fatto anche per me”.
Ora sogna di diventare psicologa. Vuole creare un centro per adolescenti come lei. Un luogo dove le stanze non siano gabbie, ma porti sicuri.
6. La maschera del comico – Fabio, 17 anni, Genova
Fabio è il classico “buffone della classe”. Fa battute su tutto. Anche su se stesso. “Se mi prendo in giro io, gli altri non lo fanno.” Ma la verità è che Fabio piange di notte. Da solo. In silenzio. Ogni risata ricevuta è un coltello smussato che lo tiene in piedi ma lo scava dentro.
Una volta ha sentito la ragazza che gli piaceva dire: “Fabio è simpatico, ma non potrei mai baciarlo. È troppo grosso.” Quella frase l’ha tatuata nella mente. Da allora, ogni risata è un muro tra lui e gli altri.
Poi, su TikTok, ha iniziato a fare video comici. Ma un giorno ha deciso di raccontare la sua storia. Ha parlato di grassofobia. Di insicurezza. Di ironia come difesa. È diventato virale. Ma, per la prima volta, si è sentito vero.
Ora vuole fare teatro. Scrive monologhi. “Voglio che il pubblico rida. Ma anche che capisca cosa c’è dietro la maschera.”
7. Pesi e piume – Luana, 14 anni, Reggio Calabria
Luana ha sempre amato volare. O almeno così diceva quando saliva sulla trave. Era la più giovane della squadra, la più determinata. Passava i pomeriggi in palestra, sognando un giorno di indossare un body azzurro con il tricolore sul petto. Ma il suo corpo ha iniziato a cambiare prima degli altri.
Le curve sono arrivate, insieme a un senso di disagio che non sapeva spiegare. “Così pesante non puoi stare in squadra”, le ha detto un giorno l’allenatrice, senza alcuna esitazione. Luana ha cercato di stringere il suo corpo. Ha smesso di mangiare. Poi ha iniziato a farlo di nascosto. Un’altalena continua tra fame e punizione.
La scuola è diventata un altro campo di battaglia. Gli insulti erano quotidiani, le risate, le foto scattate di nascosto. Luana ha smesso di parlare. Ma sua madre l’ha iscritta a un laboratorio teatrale. Inizialmente non voleva nemmeno entrare. Poi ha capito che lì, almeno, nessuno voleva cambiarla.
Ora ha scritto una performance che si chiama Pesi e piume. Racconta la sua storia con il corpo. Ballando. Cadendo. Rialzandosi. Quando la gente le chiede cosa vuole fare da grande, risponde: “Non voglio volare. Voglio essere libera di stare a terra, se voglio.”
8. La playlist del silenzio – Enea, 18 anni, Roma
Enea vive in musica. Ogni canzone è un rifugio, ogni strofa una barriera contro il rumore del mondo. A scuola è invisibile. Cammina nei corridoi con le cuffie, lo sguardo basso. Ma a casa, nella sua stanza, scrive. Rap, soprattutto. Versi veloci, pungenti, profondi. Parole che raccontano la fame, la vergogna, l’ansia.
Soffre di disturbo da alimentazione incontrollata. Di notte, quando tutti dormono, si alza e mangia. Poi piange. Poi promette che è l’ultima volta. Ma il giorno
dopo ricomincia. Nessuno lo sa. I suoi genitori pensano che sia solo “poco sportivo”.
Durante un laboratorio scolastico, ha avuto la possibilità di leggere un suo testo. Si tremava le mani. Ma ha parlato. Della sua notte, della sua solitudine. La classe è rimasta in silenzio. Alla fine, una ragazza gli ha detto: “Quello che hai scritto è anche mio.”
Ora Enea sogna di pubblicare un album. Si chiamerà Silenzio a volume alto. Perché, dice, “Se non riesco a gridare con la voce, lo farò con le parole.”
9. Lo specchio rotto – Alice, 16 anni, Verona
Alice ha rotto uno specchio. Era un pomeriggio qualunque. Si era alzata, si era guardata e ha sentito una rabbia così feroce da non riuscire a contenerla. Ha urlato, lanciato un oggetto, e il vetro è andato in pezzi. Da quel giorno, non ha più voluto specchi nella sua stanza.
Ogni giorno era una prova. Mettersi i jeans, salire sull’autobus, camminare nel corridoio della scuola. Ogni gesto diventava un’occasione per sentirsi sbagliata. I compagni ridevano. I professori tacevano. Gli adulti le dicevano “basta volontà” senza sapere nulla.
Poi, un giorno, ha letto una poesia su un blog. Parlava di corpi che fioriscono anche senza essere innaffiati. Le è sembrata scritta per lei. Ha cominciato a scrivere. Prima qualche pensiero. Poi lettere. Poi racconti. Ora tiene un diario online che si chiama Specchi rotti e fnestre aperte.
“Non scrivo per insegnare niente”, dice. “Scrivo per restare viva. Per ricordare che anche un corpo spezzato può riflettere la luce.”
10. La mia pelle è una rivoluzione – Malik, 17 anni, Napoli
Malik è nato a Scampia. È nero. È alto. È grasso. Tre bersagli su un solo corpo. Ha imparato presto a difendersi: prima col silenzio, poi con l’intelligenza, infine con la musica. Scrive rap da quando aveva tredici anni. All’inizio solo per se stesso. Poi per sopravvivere.
“Quando entro in un autobus, la gente guarda due volte. Quando parlo bene, si stupiscono. Quando mi arrabbio, si spaventano.” Malik ha trasformato questa rabbia in versi. Parole taglienti, precise, politiche. Ha inciso il suo
primo pezzo in uno studio del quartiere. Si intitola Corpo politico
Racconta il suo corpo come territorio colonizzato, come campo di battaglia, come bandiera. Lo porta in alto, nonostante tutto. Nonostante i medici che lo chiamano “obeso patologico” senza mai guardarlo in faccia. Nonostante i professori che non si aspettano da lui parole così complesse.
Il suo sogno è diventare un artista, ma anche un educatore. Portare le sue parole nelle scuole. Nei centri sociali. Nei luoghi dimenticati. “La mia pelle e il mio peso sono una rivoluzione. Non voglio dimagrire per piacervi. Voglio alzare la voce finché non mi ascoltate.”
Conclusione
Queste dieci storie non sono eccezioni. Sono specchi. Sono finestre su una realtà diffusa e negata. Parlano di corpi esclusi, parole che feriscono, sogni spezzati e ricostruiti. Ma soprattutto, parlano di resistenza. Di identità. Di speranza.
YMCA Health, con IBDO Foundation e OPEN Italy, vuole contribuire a cambiare la narrazione sull’obesità. Perché il corpo non è un errore. È un luogo di vita. E lo stigma non è una terapia. È una ferita.
Ilaria Ranieri, Junior advisor Public, Medical & Market Access Affaire- Bhave Srl
Obesità in Italia: dati e tendenze
L’Italia, come molti paesi ad alto reddito, si trova ad affrontare una crescente sfida legata al sovrappeso e all’obesità, sia tra gli adulti che tra i bambini. Questo problema di salute pubblica è influenzato da una varietà di fattori, tra cui abitudini alimentari, livelli di attività fisica, condizioni socio-economiche e aspetti demografici. Il rapporto del Global Obesity Observatory della World Obesity Federation delinea un quadro approfondito della prevalenza dell’obesità e del sovrappeso in Italia, evidenziando trend temporali e differenze regionali, socioeconomiche ed educative.
Prevalenza dell’Obesità e del Sovrappeso
Negli adulti, i tassi di obesità e sovrappeso mostrano una tendenza in aumento. Secondo il sistema PASSI (20222023), oltre il 40% degli adulti italiani vive con sovrappeso o obesità. Parallelamente tra i bambini e adolescenti, in base ai dati raccolti tramite l’Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), si osserva che nonostante un lieve calo dal 2008 al 2019, nel 2021-2022 circa il 25% è in sovrappeso o obeso. Questo dato è particolarmente critico perché l’obesità infantile tende a persistere in età adulta, aumentando il rischio di sviluppare malattie croniche.
Variazioni per Sesso ed Etnia
Analizzando i dati di prevalenza per sesso, gli uomini mostrano tassi più elevati di sovrappeso e obesità rispetto alle donne, nel periodo 2016-2022. Inoltre, emergono disparità significative tra cittadini italiani e stranieri, con una maggiore incidenza di obesità e sovrappeso tra gli stranieri.
Differenze Regionali e Socio-economiche
La distribuzione geografica del sovrappeso e dell’obesità in Italia rivela notevoli differenze tra le regioni del Nord, del Centro e del Sud, con quest’ultimo che presenta generalmente tassi più elevati. Anche il livello socio-econom-
ico gioca un ruolo cruciale: le persone che vivono in condizioni di difficoltà economiche maggiori tendono ad avere una prevalenza più alta di sovrappeso e obesità.
Tendenze nel tempo
Un confronto tra i dati del 2000 e del 2019 mostra un aumento complessivo della percentuale di adulti in sovrappeso o obesi, sia negli uomini che nelle donne. Tra i bambini, i dati raccolti attraverso la WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) e OKkio alla SALUTE evidenziano oscillazioni nei tassi di obesità e sovrappeso tra il 2008 e il 2019.
Influenza del Livello di Istruzione
il livello di istruzione sembra essere inversamente correlato alla prevalenza di sovrappeso e obesità: le persone con un livello di istruzione più basso (nessuno o primario) presentano tassi più alti rispetto a chi ha un diploma di scuola superiore o una laurea.
Fattori correlati
Abitudini Alimentari e Stile di Vita
L’assunzione di bevande zuccherate, il consumo di snack dolci e salati e la scarsa assunzione di frutta e verdura sono fattori che contribuiscono all’aumento del rischio di obesità. Inoltre, una percentuale significativa della popolazione non pratica sufficiente attività fisica, aggravando ulteriormente il problema.
Salute Mentale e Accesso a Diete Salutari
Un altro aspetto rilevante è il legame tra obesità e salute mentale. I dati indicano una correlazione tra obesità e disturbi come la depressione e l’ansia. Inoltre, una parte della popolazione italiana non può permettersi una dieta sana, il che evidenzia la necessità di politiche che promuovano l’accessibilità economica a cibi nutrienti.
Impatto sulla Salute e Incidenza di Tumori
L’obesità è un fattore di rischio per numerose malattie
croniche, tra cui il cancro. Il documento riporta dati sull’incidenza di vari tipi di tumore (esofago, seno, colonretto, pancreas, cistifellea, rene, utero, ovaio, leucemia, fegato, mieloma multiplo, linfoma non-Hodgkin, tiroide) e la loro correlazione con l’obesità. Inoltre, vengono considerati altri fattori di rischio come l’ipertensione, il colesterolo alto, l’iperglicemia a digiuno e il diabete.
Conclusioni
I dati sottolineano l’urgenza di interventi strutturati, mirati a ridurre le disuguaglianze e promuovere ambienti salutari. Il monitoraggio continuo, unito a campagne di sensibilizzazione e politiche integrate, sarà cruciale per invertire le tendenze e mitigare l’impatto socio-sanitario dell’obesità.
Prof. Giuseppe Novelli
è Professore Ordinario di Genetica Medica, Università di Roma Tor Vergata e Professore Aggiunto Università del Nevada, Reno (USA). Ha insegnato nelle Università di Urbino, Università Cattolica del Sacro Cuore. È membro dell’Academia Europaea (https://www.ae-info.org/) e Presidente della Fondazione Lorenzini (Milano). È stato Preside della Facoltà di Medicina e poi Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata; È socio Fondatore e componente del CDA dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Ha svolto numerosi incarichi istituzionali presso autorevoli Enti pubblici come l’ANVUR (Agenzia per la Valutazione delle Università e della Ricerca), Consiglio Superiore di Sanità ed è attualmente membro attivo del Comitato Nazionale Biotecnologie e Biosicurezza presso la Presidenza del Consiglio. Il Prof. Novelli è autore di oltre 700 pubblicazioni internazionali ed un Hindex di 70. Il Prof. Novelli è membro dell’Academia Europae (https://www.ae-info.org/).
Prof. Renato Lauro
Il Prof. Renato Lauro è Presidente emerito e fondatore dell’IBDO Foundation, creato come spin of dell’Università di Roma Tor Vergata. Professore emerito di Medicina Interna dell’Università di Roma Tor Vergata del quale è stato preside della facoltà di medicina e rettore dal 2008 e sino al 2013. Oggi è Rettore emerito della stessa università. Dal 1997 al 2005 è stato presidente del Collegio dei professori di medicina interna. È stato membro di numerose commissioni presso il Ministero della sanità e presso il Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, e stato consulente del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e di AIFA. È stato tra i curatori della Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2009-2010 del Ministero della salute e per lo stesso Ministero ha curato la redazione dei quaderni tematici. Ha ricoperto inoltre importanti cariche in società scientifiche e nei consigli di amministrazione di Fondazioni scientifiche e culturali di rilievo nazionale ed internazionale. Ha all’attivo più di 300 pubblicazioni su riviste internazionali.
Prof. Andrea Lenzi
Professore Ordinario in Endocrinologia, Università di Roma La Sapienza. Presidente Comitato Nazionale di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita (CNBBSV), Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente dell’Intercollegio di Area Medica. Presidente della Scuola Superiore di Studi Avanzati (SSAS), Università di Roma La Sapienza. Presidente dell’Health City Institute e Chairholder della UNESCO Chair on Urban Health.
Prof. Luca Busetto
È professore ordinario di nutrizione e scienze dietetiche applicate presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, Italia. È Direttore della UOC di Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. Svolge attività clinica presso il Centro EASO COM per lo Studio e la Gestione Integrata dell’Obesità – Azienda Ospedale-Università di Padova. Il Prof. Busetto è Past President della Società Italiana dell’Obesità (SIO) ed ex membro del Consiglio Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Bariatrica e Metabolica (SICOB). È stato cochiarman della Obesity Management Task Force dell’EASO (2017-2023) e membro del Position Statements/Standard Committee della International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders (IFSO) (2014-2016). È membro del Nucleo Permanente di Esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per l’area endocrino-metabolica. Attualmente è Vice President Southern Region EASO.
È autore di 211 pubblicazioni su riviste internazionali peer-reviewed. Pubblicazioni più rilevanti in: Obesity Research, International Journal of Obesity, Obesity Surgery, Surgery for Obesity and Related Diseases, New England Journal of Medicine, Annals of Internal Medicine, Chest, Journal of Pathology, Hormone and Metabolic Research, Journal of Nutrition, Nutrition Metabolism and Cardiovascular Diseases, Clinical Nutrition, Annals of Nutrition and Metabolism, Health and Aging, Annals of Clinical and Laboratory Science. È membro dell’Editorial Board delle seguenti riviste internazionali: Surgery for Obesity and Related Diseases (associate editor), Obesity Surgery (associate editor), Frontiers of Endocrinology (associate editor), Eating and Weight Disorders, Nutrients, Frontiers in
Rehabilitation Sciences, Mediterranean Journal of Nutrition and Metabolism. H-Index 58. Citazioni totali: 12.168.
Prof. Massimo Federici
Massimo Federici, MD, è Professore di Medicina Interna, Direttore del Centro per l’Aterosclerosi dell’Ospedale Policlinico Tor Vergata. Dopo la specializzazione in Endocrinologia e Malattie Metaboliche e una borsa di ricerca presso il Joslin Diabetes Center (Harvard Medical School), nel 2000 ha iniziato una carriera accademica (attività clinica e ricerca traslazionale) dedicata a indagare le basi molecolari delle malattie legate all’invecchiamento come il diabete e l’aterosclerosi. Dal 2002 coordina il Laboratorio di Medicina Molecolare del Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università di Roma Tor Vergata, finanziato da UE (FP7, H2020, IMI2, EU Next Generation), Ministero dell’Università, Ministero della Salute, Telethon, AIRC, Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF), European Diabetes Foundation (EFSD), Fondazione Roma e altre agenzie di finanziamento. È Professore Ordinario dal 2006 e dal 2018 è Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Roma Tor Vergata. Dirige l’UOC A.A./DH/PAC/PDTA Medici dela Fondazione PTV. È Editor in Chief di Acta Diabetologica (2023). È co-presidente delle Linee guida ESC 2023 per la gestione delle malattie cardiovascolari nei pazienti con diabete.
Prof. Walter Ricciardi
Professore Ordinario di Igiene e Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma).
È Presidente del Mission Board for Cancer, Commissione Europea, del Comitato Scientifico della Human Technopole Foundation, dell’European Mission Board for vaccination e del Comitato Scientifico di BBMRI-ERIC.
Membro dell’International Honorary Advisory Faculty del National Screening Advisory Committee (NSAC), Irlanda. Componente dello Scientific Advisory Board della PanEuropean Commission on Health and Sustainable Development: Rethinking policy priorities in the light of pandemics - WHO – Regional Office for Europe.
Membro dello Scientific Board, Santé Publique France. Membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita, Vaticano.
Membro dell’Advisory Group dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la riforma del sistema sanitario della Repubblica Federale Tedesca.
È stato Consigliere Scientifico del Ministro della Salute italiano per le relazioni con le istituzioni sanitarie internazionali per la pandemia da Covid-19.
È stato Direttore Scientifico di ICS Maugeri, dal 2020 al 2023.
Ha ricoperto il ruolo di rappresentante dell’Italia nel Consiglio Esecutivo della Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) (2017-2020).
Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCSUniversità Cattolica del Sacro Cuore dal gennaio al dicembre 2019.
Commissario prima (luglio 2014-luglio 2015) e Presidente poi (agosto 2015-dicembre 2018) dell’Istituto Superiore di Sanità.
Per due mandati triennali è stato membro dell’Expert Panel on Effective ways of investing in Health della Commissione Europea (DG-SANTE) (2013-2016 e 2016-2019).
Past President della European Public Health Association (EUPHA) (President nel 2003-2004 e nel 2010-2014).
Past President della World Federation of Public Health Associations (WFPHA) (President nel 2020-2022).
Membro del Board of Directors del National Board of Medical Examiners degli USA (NBME) dal 2009 al 2015.
Fondatore e Direttore dell’Osservatorio Nazionale per la salute delle Regioni Italiane (dal 2002).
È stato membro (1999-2003) e fellow (2003-2007) della Faculty of Public Health Medicine del Royal Colleges of Physicians of the United Kingdom.
È stato Vicepreside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (2010-2014).
Editor dell’European Journal of Public Health, del Manuale Oxford of Public Health Practice e fondatore della rivista Epidemiology, Biostatistics and Public Health. Ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui: Premio BMA Medical Book Awards (2015, Regno Unito), Premio Takamine (2015, Giappone), Premio Edithe J. Levit (2015, USA). E numerosi premi in Italia, tra cui: August and Marie Krogh, Evidence, Assobiotech, 100 Eccellenze italiane, Cimitile, Pericles International Prize.
A giugno 2017 gli è stata conferita l’onorificenza di “Commendatore” della Repubblica Italiana con Decreto del Presidente della Repubblica.
A maggio 2019 gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa presso la Thomas Jefferson University, Philadelphia, USA per il suo contributo allo sviluppo della Sanità Pubblica mondiale.
A maggio 2023 gli è stato conferito l’Hugh Levell Award della World Federation of Public Health Associations, il
massimo riconoscimento mondiale alla carriera in Sanità Pubblica.
Prof. Paolo Sbraccia
Il Prof. Paolo Sbraccia è Professore Ordinario di Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Centro Medico dell’Obesità del Policlinico Tor Vergata.
È Presidente della “Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation” e membro della Board of Trustees della European Association for the Study of Obesity (EASO). È inoltre Past President della Società Italiana dell’Obesità (SIO) e della Federazione Italiana di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia, Metabolismo e Obesità (FIEDAMO).
Dal 2006 al 2010 è stato Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Diabetologia (SID), e nel biennio 2008-2010 Coordinatore del Comitato Scientifico della SID. Nel biennio 2009-2011 è stato membro della Commissione del Ministero della Salute per la valutazione dell’Appropriatezza diagnostico-terapeutica per Obesità e Diabete. Nel biennio 2010-2012 è stato nominato Coordinatore del Comitato Scientifico della Società Italiana dell’Obesità (SIO). Dal 2008 è stato membro dello “Scientific Advisory Group for Diabetes and Endocrinology” dell’EMA (2008-2014). Sempre dal 2009 è membro dell’Editorial Board della rivista “Internal and Emergency Medicine”, dal 2014 della rivista “Eating and Weight Disorders” e dal 2018 della rivista “Current Opinion in Endocrine and Metabolic Research” e ad hoc reviewer di numerose riviste scientifiche internazionali. Nel 2015 ha fatto parte del gruppo di lavoro istituito dal Consiglio Superiore di Sanità “Patologia endocrina”, con particolare riferimento all’obesità.
Nel biennio 2014-2016 è stato Presidente della Società Italiana dell’Obesità (SIO).
Dal 2017 al 2019 è stato Presidente della Federazione Italiana di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia, Metabolismo e Obesità (FIEDAMO).
Nel 2015 è stato uno dei promotori della “Milan Declaration: A Call to Action on Obesity - an EASO Position Statement on the Occasion of the 2015 EXPO” (Ref. 81).
Nel 2016 ha coordinato la stesura delle linee guida nazionali sull’obesità: “Standard Italiani per la Cura dell’Obe-
sità(SocietàItalianadell’Obesita(SIO)–AssociazioneItalianadiDieteticaeNutrizioneClinica(ADI)”;tradottein ingleseepubblicatedaSpringer(ClinicalManagement ofOverweightandObesity.RecommendationsoftheItalianSocietyofObesity(SIO)(109,110).Intalilineeguida hacoordinatoepropostoallacomunitàinternazionale un nuovo algoritmo di cura dell’Obesità (SIO managementalgorithmforpatientswithoverweightorobesity: consensusstatementoftheItalianSocietyforObesity.
Ècomponentedellosteeringcommitteeperlosviluppo delleLineeGuidaSIO(2024)commissionatedall’Istituto SuperiorediSanità.
Infineècoautoredel“Newframeworkforthediagnosis, stagingandmanagementofobesityinadults”dellaEuropeanAssociationfortheStudyofObesity(EASO).
Prof.DavideLauro
IlProf.DavideLauro,componentedelConsigliodiAmministrazione di IBDO Foundation, è Presidente del CorsodiLaureainScienzeeTecnichedelleAttivitàMotoriePreventiveeAdattate,vice-direttoredellaScuoladi SpecializzazioneinEndocrinologiaeMalattiedelMetabolismo,DipartimentodiMedicinadeiSistemi,dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Professore OrdinarioinEndocrinologiaMED/13.ÈaltresìilDirettore UOC Endocrinologia e Diabetologia– Dipartimento di ScienzeMediche,FondazionePoliclinicodiTorVergata, Roma e stato Consigliere del Direttivo Nazionale della SID(SocietàItalianadiDiabetologia)edellaSISA(Società ItalianaperloStudiodell’Aterosclerosi).
Prof.ssaRaffaellaBuzzetti
ProfessorediEndocrinologiapressoilDipartimentodi Medicina Sperimentale della Sapienza Università di Roma.Dal2017dirigel’UnitàdiDiabetologiadell’OspedalePoliclinicoUmbertoI.RicopreinoltreilruolodiVice CoordinatoredellaScuoladiSpecializzazioneinEndocrinologiaedèmembrodelComitatoDidatticodelDottoratodiRicercainMedicinaMolecolare.
LaprofessoressaBuzzettièdirettoreelettodellaSID(SocietàItalianadiDiabetologia).Inprecedenzaharicoperto lacaricadiVicepresidentedelComitatoNazionaledeiGarantidellaRicercaMedicaerecentementeèstatanominata membro del Consiglio Direttivo del Comitato Nazionale dei Valutatori della Ricerca Medica per un mandatodiquattroanni.
È stata Principal Investigator di diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali incentrati sul diabete e sulle malattie metaboliche. Tra questi, lo studio NIRAD ha contribuito a chiarire le caratteristiche patogenetiche e cliniche del diabete autoimmune dell’adulto.
La professoressa Buzzetti ha ricevuto numerosi assegni di ricerca ed è autrice o coautrice di 284 pubblicazioni scientifiche (Scopus H-index: 54).
I suoi principali interessi clinici e di ricerca includono la suscettibilità genetica a malattie poligeniche come il diabete di tipo 1, la patogenesi e le caratteristiche cliniche del diabete di tipo 1 e del diabete autoimmune dell’adulto e il coordinamento di studi clinici di fase II e III.
Dott.ssa Ilaria Ranieri
La Dott.ssa Ilaria Ranieri è economista sanitaria presso l’Università di Roma Tor Vergata. Il suo background economico manageriale, le ha aperto varie strade nel settore healthcare.
Dal 2019 al 2022 ha lavorato in azienda farmaceutica (Sanofi) svolgendo ruoli di Sales & Marketing farmaceutico nell’area immunologia.
Ha conseguito un master in “Management farmaceutico: Marketing, Market Access & Sales” presso ISTUM Business School.
Ha svolto attività di ricerca presso il CEIS- EEHTA dell’Università di Roma Tor Vergata, nel settore farmacoeconomico e sviluppo modelli di HTA.
Dal 2025 ricopre il ruolo di “Junior advisor Public, Medical & Market Access Affaire” presso Bhave - startup innovativa che studia e analizza i comportamenti decisionali delle persone nel settore sanitario.
La sua attività la vede impegnata attualmente in gruppi di lavoro, consigli direttivi di analisi e ricerca, consulenze strategiche e di marketing per aziende, istituzioni, società scientifiche e associazioni pazienti. Attualmente coordina i contributi tecnico-scientifici dell’Obesity report di IBDO foundation e svilupperà analisi di scenario e di produzione di documenti specifici del report e dello SportCity Journal.
Prof. Federico Spandonaro
Professore aggregato presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e Presidente del Comitato Scientifico
di C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), già Professore straordinario presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma.
Svolge attività di insegnamento nel campo dell’economia e management sanitario, politica economica sanitaria, farmacoeconomia, HTA, modellistica finanziaria e tecniche di valutazione per i sistemi di protezione sociale; ha svolto docenze in corsi di laurea e Master per numerose Università italiane e straniere, per il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, la Scuola di Direzione Sanitaria (Reg. Lombardia), il CEFPAS (Reg. Sicilia), ASL, Ospedali, Aziende Farmaceutiche e dei Dispositivi Medici, Società Scientifiche delle Professioni Sanitarie.
Già membro di Comitati Scientifici a supporto del Ministero della Salute (Direzione della Programmazione, Commissione Unica per i Dispositivi Medici, Commissione Sistema Nazionale di Verifica e Controllo dell’Assistenza Sanitaria), dell’AgeNaS, della Regione Lazio (Comitato Tecnico Scientifico), dell’OIV di varie Aziende Ospedaliere, di Federsanità-ANCI (Forum dei Direttori Generali e Enti Locali), dell’Italian Barometers Diabetes Observatory Foundation, oltre che membro del comitato scientifico del Fondo Sanitario Metasalute, consulente della Commissione parlamentare bicamerale “antimafia”, revisore per il MIUR dei programmi e dei prodotti della ricerca.
Curatore del Rapporto annuale Sanità del C.R.E.A. Sanità e autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche su temi di politica, economia e management sanitario, farmacoeconomia e HTA.
Ha partecipato e coordinato numerose ricerche per enti pubblici e per organismi internazionali (Ministero della Salute, AgeNaS, CNR, MIUR, EU-CEE, Min. Funz. Pubblica, etc.).
Affiliazioni scientifiche: AMASES (Associazione per la Matematica Applicata agli Studi Economico Sociali), AIES (Associazione Italiana di Economia Sanitaria), IHEA (International Health Economics Association).
Prof. Angelo Avogaro
Già Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo. UNIPD dal 2011-al 31/09/2024. Attualmente studioso senior dell’Università di Padova.
Presidente Società Italiana di Diabetologia 2022-2024
Attualmente Presidente della Fondazione Diabete Ricerca della SID e di EUDF Italia.
Prof. Riccardo Candido
Professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell’Università degli Studi di Trieste e Responsabile della S.C. Patologie Diabetiche, Dipartimento Specialistico Territoriale, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. È Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e della Federazione delle Società Diabetologiche Italiane (FeSDI).
Dal 2020 al 2021 è stato Coordinatore della Rete di Ricerca della Fondazione AMD. È coordinatore della “Rete regionale per la gestione del paziente con Diabete” della Regione Friuli Venezia Giulia.
Dal 2022 è componente in qualità di esperto dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete.
Ha all’attivo oltre 150 pubblicazioni su riviste censite di respiro nazionale e internazionale.
Dott. Alessandro Rossi
Specializzato in Malattie dell’apparato digerente presso l’Università di Roma e in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Perugia.
Medico di Medicina Generale a Narni (TR) dal 1982
Socio SIMG dal 1984 e membro della GEN Giunta Esecutiva nazionale SIMG dal 2000.
Dal 2024 eletto Presidente Nazionale SIMG.
Dal 2002 al 2018 Direttore editoriale della rivista SIMG.
Dal 2002 al 2015 membro effettivo della Commissione Nazionale ECM.
Dal 2021 ad oggi membro della commissione ministeriale lotta all’antibioticoresistenza e dal 2022 membro del tavolo tecnico di studio dei problemi alcool correlati del ministero della salute.
Dal 2014 ad oggi è Professore Incaricato di Medicina Generale presso l’Università di Perugia.
Attività come docente in oltre 200 corsi formazione per MMG, ASL e regionale oltre ad essere docente della Scuola regionale umbra di Formazione Specifica.
Autore di pubblicazioni a livello nazionale sulla MG e autore di 45 pubblicazioni a livello internazionale.
Dott. Gerardo Medea
Svolge attività esclusiva di Medico di Medicina Generale dal 1986 e ha acquisito il titolo (1990) di Ricercatore e animatore di formazione in Medicina Generale affiliato alla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), iscritto all’albo Regionale dei formatori della Regione Lombardia.
È Tutor e Docente del corso di formazione specifica in Medicina Generale, polo di Brescia.
È responsabile della Ricerca nella giunta esecutiva nazionale della Società Italiana di medicina Generale e si occupa da moltissimi anni delle attività scientifiche, progettuali, formative e di ricerca nel settore metabolico (in particolare del Diabete Mellito, Obesità, malattie tiroidee, Gotta, dislipidemia, Nutrizione).
È Responsabile del board scientifico del progetto MILLEGPG, per l’audit, la formazione e la ricerca in MG.
È membro di numerosi board scientifici internazionali e nazionali per la stesura di Linee guida, raccomandazioni e documenti di consensus nell’area di interesse metabolica e in particolare è:
• Membro dell’Executive Board della PCDE (Primary Care Diabetes Europe).
• Componente del consiglio di amministrazione dell’IBDO (International Barometer Diabetes Observatory).
• Membro del comitato scientifico all’interno del consiglio direttivo nazionale di “Diabete Italia”.
• Membro del gruppo nazionale “Obesity Policy Engagement Network - OPEN Italy”.
È Autore o Coautore di numerose pubblicazioni su riviste internazionali indicizzate, di 150 articoli divulgativi su riviste italiane e di 23 testi scientifici.
Prof. PhD Barbara Polistena
Professore incaricato presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, dottore di ricerca in “Metodi di Ricerca per l’Analisi del Mutamento Socio-Economico” e Direttore Scientifico di C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità).
Svolge attività di insegnamento nel campo dell’economia e management sanitario, economica ed organizzazione
aziendale, statistica sanitaria, e farmacoeconomia; ha svolto docenze in corsi di laurea e Master per numerose Università italiane, per il Ministero della Salute. L’AgeNaS, Aziende Sanitarie, Regioni, Aziende Farmaceutiche e di Dispositivi Medici.
Curatore e coordinatore scientifico del Rapporto annuale Sanità e del progetto “Le Performance socio-sanitarie Regionali” del C.R.E.A. Sanità e autore di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali su temi di politica, economia e management sanitario, farmacoeconomia e HTA.
Ha partecipato a numerose ricerche per il Ministero della Salute e l’AgeNaS.
Affiliazioni scientifiche: AIES (Associazione Italiana di Economia Sanitaria), IHEA (International Health Economics Association), SIS (Società Italiana di Statistica).
Dott.ssa Roberta Crialesi
La dottoressa Roberta Crialesi è Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza dell’Istat. Coordina la progettazione e realizzazione di indagini e analisi per fornire un quadro organico e comparabile a livello nazionale e internazionale sulle caratteristiche e sull’’evoluzione delle condizioni di salute della popolazione, della disabilità, dell’assistenza e dei servizi sociosanitari resi dalle istituzioni pubbliche e private. Le sue ricerche comprendono lo studio delle dinamiche socio demografiche, la cronicità, la qualità della sopravvivenza, le disuguaglianze socio-economiche nella salute e nella mortalità, l’incidentalità stradale. Partecipa a gruppi di lavoro, task force, commissioni nazionali e internazionali; è stata il delegato italiano al Working party on Statistics sul Regolamento europeo nel campo delle statistiche su sanità pubblica. La Dottoressa Crialesi è membro del Consiglio Direttivo di IBDO Foundation e componente del Data Analysis board di IBDO Foundation e dell’Health City Institute.
Dott. Antonio Nicolucci
Il Dott. Antonio Nicolucci è Direttore di CORESEARCH ed è stato Coordinatore del Dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della “Fondazione Mario Negri Sud – Centro di ricerche farmacologiche e biomediche”. Le sue ricerche comprendono la metodologia epidemiologica e i risultati dell’assistenza nel diabete, l’impatto psicosociale del diabete, della malattia cardiovascolare e dei trattamenti associati. Nel corso della sua carriera, ha ri-
vestito diversi ruoli nella Società Italiana di Diabetologia e nell’Associazione Medici Diabetologi.
Il Dott. Nicolucci è Coordinatore del Data Analysis Board di IBDO Foundation e dell’Health City Institute.
Dott.ssa Maria Chiara Rossi
La Dott.ssa Maria Chiara Rossi ha un dottorato in Medicina Traslazionale ed è attualmente Vice-Direttore di CORESEARCH. Per anni ha ricoperto il ruolo di Ricercatrice nel Dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della “Fondazione Mario Negri Sud – Centro di ricerche farmacologiche e biomediche”. È consulente del Gruppo Annali AMD dal 2006, componente del Comitato Scientifico di ISPED-CARD, del Comitato Socio-Sanitario di SID, del Comitato Scientifico e Data Analysis Board di IBDO Foundation. È autrice di oltre 80 pubblicazioni scientifiche su diabete, obesità, telemedicina, qualità della cura e qualità della vita del paziente cronico.
Prof. Alfonso Bellia
Il Prof. Alfonso Bellia è Segretario Generale dell’Italian Diabetes Barometer Observatory (IBDO) ed è Professore Associato di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università di Roma Tor Vergata, e Dirigente Medico presso la U.O.C. di Endocrinologia e Diabetologia del Policlinico Tor Vergata di Roma. È stato componente e coordinatore del Comitato Consultivo Area Endocrinologica, componente del Segretariato di Supporto e Coordinamento attività HTA nel settore farmaceutico dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dal 2012 al 2017. È attualmente componente in qualità di Esperto Clinico del Comitato Etico Territoriale (CET) Lazio area 5.
Dott.ssa Emanuela Bologna
È prima ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) dove è responsabile dell’indagine Istat sulla partecipazione culturale e il tempo libero “I cittadini e il tempo libero”.
È referente per analisi e progetti nell’ambito dei fattori di rischio per la salute, degli stili di vita, della partecipazione culturale e della fruizione del tempo libero, con un’attenzione particolare alle disuguaglianze sociali anche in una prospettiva di genere.
È referente per l’Italia per i Working Group Eurostat su “Cultural Statistics” e “Sport”.
È coordinatrice della task force per la realizzazione di studi e analisi sulle condizioni di vita e le criticità vissute da bambini e adolescenti in Italia nell’ambito dell’accordo di collaborazione di ISTAT-Save the Children Italia e collabora al progetto interdipartimentale Istat su Povertà educativa.
Dott.ssa Alessandra Burgio
La Dott.ssa Alessandra Burgio è Dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Statistica, Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza. È responsabile della produzione statistica di dati sul sistema ospedaliero e il personale sanitario. Collabora alle indagini europee sulla salute per fornire un quadro organico e comparabile a livello nazionale e internazionale sulle caratteristiche e sull’evoluzione delle condizioni di salute della popolazione, sui determinanti della salute e il ricorso ai servizi sanitari. È Focal Point per la fornitura agli organismi internazionali (Eurostat, OECD, WHO) di dati sanitari non monetari nell’ambito di Regolamenti europei nel campo delle statistiche di sanità pubblica. È componente del sottogruppo di esperti nell’ambito del Comitato LEA del Nuovo Sistema di Garanzia. È componente del Comitato nazionale del Piano Nazionale Esiti (PNE) presso Agenas.
Dott.ssa Lidia Gargiulo
La Dott.ssa Lidia Gargiulo è ricercatrice senior presso l’Istituto Nazionale di Statistica, Servizio Sistema Integrato salute, assistenza e previdenza. Svolge attività di ricerca condotta da oltre 20 anni presso l’Istat per la raccolta e l’analisi di dati derivanti da indagini di popolazione, in qualità di responsabile delle indagini sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari. In ambito europeo ha partecipato a Task-Force, Technical group di Eurostat fin dal 2000 per il processo di armonizzazione delle indagini europee sulla salute, al fine di fornire statistiche sulle condizioni di salute, prevenzione e ricorso ai servizi sanitari, con la definizione di indicatori comparabili tra i paesi. Partecipa ad alcuni gruppi di lavoro tematici interistituzionali dell’Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Ministero della Salute. Ha maturato esperienze di ricerca in ambito socio-sanitario, sulle condizioni di salute della popolazione, degli anziani, su morbilità e limitazioni nelle attività, speranza di vita per condizioni di salute, fattori di rischio e aspetti relativi alla salute mentale, con contributi anche sulle condizioni di salute della popolazione straniera.
È responsabile della diffusione di report e volumi di approfondimento su aspetti e temi relativi a stili di vita, fattori di rischio per la salute e partecipazione culturale.
Dott.ssa Laura Iannucci
La Dott.ssa Laura Iannucci è ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), Servizio Sistema Integrato salute, assistenza e previdenza (SWC). Svolge attività di ricerca da oltre 20 anni occupandosi della raccolta e l’analisi di dati derivanti da indagini di popolazione sulla salute e il ricorso ai servizi sanitari. Ha esperienze di ricerca in ambito socio-sanitario nelle analisi delle diseguaglianze di salute e degli stili di vita. Partecipa a gruppi di lavoro e task force nazionali e internazionali sull’armonizzazione delle indagini sulla salute. Cura la diffusione degli indicatori di salute pubblicati dall’Istat e disponibili sul database di Eurostat per la comparazione tra i Paesi dell’Unione Europea. È membro del Data Analysis Board di IBDO Foundation.
Prof. Giovanni Capelli
Il Prof. Giovanni Capelli si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1990 e Specializzato in Igiene e Medicina Preventiva nel 1994 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato nella stessa sede Ricercatore Universitario in Igiene dal 1993 al 2001. È stato Professore Associato dal 2001 e poi dal 2005 Professore Ordinario di Igiene Generale ed Applicata presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. In questa Università è stato Presidente del Corso di Laurea in Scienze Motorie dal 2002 al 2006, Preside della Facoltà di Scienze Motorie dal 2006 al 2012, Delegato Rettorale alla Didattica (20182021). È attualmente Direttore del CNaPPS (Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute) dell’Istituto Superiore di Sanità dal 2022.
Le sue attività di ricerca si sono concentrate sulle applicazioni dei metodi epidemiologici e biostatistici alla Epidemiologia Clinica e alla valutazione e promozione degli stili di vita attivi. E’ autore o coautore di oltre 200 contributi scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali o su atti di Conferenze nazionali ed internazionali, dei quali oltre 80 su riviste indicizzate, che risultano in un H-Index complessivo secondo Thomson-Reuters Web of Science (Web of Science Researcher ID: F-6329-2011) pari a 28 su 100 pubblicazioni indicizzate al 23/05/2023 e un H-Index complessivo secondo Wiley SciVerse Scopus pari a 30 su 84 pubblicazioni indicizzate al 23/05/2025 (ORCID ID: 0000-0002-9065-2218).
Svolge il ruolo di Co-Leader del Work Package 8 (Monitoring) della Joint Action PreventNCD (2024-2028) finanziata dalla Commissione Europea, che riunisce oltre 100 partner di 25 Paesi Europei (https://www.preventncd.eu/)
Dott.ssa Paola Nardone
Nel 2007 consegue la Laurea Specialistica in Scienze Biologiche presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” con una tesi in Biologia Molecolare riguardante lo studio degli effetti di un preparato naturale di frazione oleosa sulla vitalità cellulare attraverso un approccio biofisico-molecolare. Nel 2012 consegue il titolo di Dottore di Ricerca in “Igiene Industriale e Ambientale” presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della medesima Università e svolge la sua tesi di Dottorato presso il Reparto Salute della Donna e del Bambino dell’attuale Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute – CNaPPs dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Con la tesi di Dottorato, svolta con la supervisione della Prof.ssa Irene Figà Talamanca e la Dott.ssa Angela Spinelli, approfondisce l’influenza dell’ambiente sull’abitudine al fumo e all’alcol negli adolescenti italiani utilizzando i dati di un Sistema di Sorveglianza nazionale.
Dal 2012 al 2015 continua a collaborare con il CNaPPs in qualità di Borsista (post-doc) e nel 2015 vince il concorso da Ricercatrice presso il medesimo Ente dove ancora oggi presta servizio occupandosi di salute di bambine e bambini e di adolescenti.
È responsabile scientifica per l’ISS del sistema di Sorveglianza OKkio alla SALUTE e della Sorveglianza HBSC- Health Behaviour in School aged-Children; entrambi i flussi sono contemplati nel DPCM del marzo 2017 quali fonti di rilevanza nazionale e affidati nel coordinamento all’ISS. È Co-Direttrice del Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’obesità nei bambini e nelle bambine presso l’ISS. Co-Responsabile scientifica per l’Italia dell’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative COSI” e Co-Responsabile scientifica per l’Italia dello studio internazionale HBSC.
Partecipa a diversi progetti nazionali e internazionali sulla prevenzione dell’obesità in età pediatrica e sugli stili di vita associati.
É autrice o coautrice di circa 100 contributi scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali o su atti di Conferenze nazionali ed internazionali.
Dott. Federico Serra
Il Dott. Federico Serra, Direttore Generale di IBDO Foundation, Executive director & General Manager di EUDF Italia, Capo della segreteria tecnica dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e malattie croniche non trasmissibili. Dal gennaio 2021 è Presidente dal dell’International Public Policy Advocay AssociationIPPAA, con sede a Washington, una delle maggiori associazioni al mondo che si occupa di relazioni ed advocacy istituzionale ed è Co-chairman del Think Tank internazionale THREE BEES.
Capo della Segreteria tecnica degli Intergruppi Parlamentari Obesità e Diabete e Qualità di Vita nelle città, è ed è stato ed è consulente a livello nazionale ed internazionale di importati organizzazioni governative, parlamentari, industriali e scientifiche.
Per oltre 40 anni manager di una importate multinazionale, è stato insignito dalla Casa Reale di Danimarca nel 2013 della medaglia d’onore di Sua Altezza Reale il Principe Consorte Henrik di Danimarca e il diploma della Danish ExportAssociation, tra le più importanti onorificenze danesi, premio che viene destinato ogni anno a dieci persone o aziende che nel mondo hanno contribuito alla promozione e allo sviluppo dell’industria e del commercio danesi all’estero.
Nel 2013 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del titolo di cavaliere della Repubblica Italiana e dal CONI della Stella al Merito Sportivo.
È stato dal 2012 al 2016 coordinatore per l’Italia dell’European Association of Communication Director- EACD, l’’Associazione europea dei direttori della comunicazione e dal 2018 è Vice presidente dell’European Urban Health Communicators Network-EUCHNET
È giornalista pubblicista, membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione Stampa Medica Italiana e Direttore editoriale della rivista URBES.
È Presidente dell’Osservatorio Nazionale Permanente sullo Sport ed è stato Presidente del CUS Catania e del Comitato Organizzatore a Catania delle Universiadi del 1997, è attualmente Vice Presidente mondiale di Sport Without Borders, organizzazione che promuove l’inclusione nel mondo dello sport, e Vice Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Amici della maglia azzurra”, organizzazione parlamentare che promuove i valori dello sport.
Dal 2020 è Segretario Generale del C14+ e dell’Health City Institute, rispettivamente network e think tank nati con l’obiettivo di affrontare i determinanti di salute, del benessere, dell’ambiente e dell’attività sportiva nelle più importanti città italiane.
Dal 2010 è Presidente del Congresso della Federazione Italiana YMCA, rappresentanza italiana dell’YMCA (Young Men’s Christian Association), organizzazione internazionale presente in oltre 119 Paesi del mondo con oltre 14.000 Associazioni Locali a cui collaborano 700.000 volontari e 25.000 figure professionali, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione YMCA Italia, Presidente di YMCA Health, è stato presidente di FARERETE e IMAGINE ONLUS.
Dott. Lucio Corsaro
Il Dott. Lucio Corsaro dal 2020 è Fondatore di BHAVE, startup innovativa che studia e analizza i comportamenti decisionali delle persone nel settore sanitario per comprenderne le motivazioni, supportando le organizzazioni pubbliche e private nella ricerca di soluzioni attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti di persone, pazienti, operatori e stakeholder del settore sanitario.
Esperto di strategia, marketing, analisi statistiche e comportamentali, ha progettato e realizzato studi ed analisi sia a livello nazionale che internazionale nell’ambito delle patologie croniche, malattie rare, fragilità, oncologia ed infettivologia.
Insieme al suo team, attraverso l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning è in grado di integrare ed elaborare sia big che small data, creando modelli di comportamento predittivo e progetti per il miglioramento dei comportamenti delle persone e delle organizzazioni.
Il marketing comportamentale e lo studio delle scienze comportamentali, nell’ambito della salute, sono uno dei suoi maggiori interessi e nel tempo è diventato sempre più determinato a rendere questi argomenti professionali il fulcro assoluto della sua vita lavorativa quotidiana.
Attualmente è impegnato in gruppi di lavoro, task force, docenze, consigli direttivi, consulenze strategiche e di marketing per aziende, istituzioni, società scientifiche e associazioni pazienti.
Niente potrebbe descrivere meglio la sua visione di ciò
che Arthur Conan Doyle ha dichiarato in “The Adventure of the Blue Carbuncle”: “Il mio mestiere è sapere ciò che gli altri non sanno. Mi sono allenato a vedere le cose che gli altri trascurano”.
Lucio Corsaro è componente del Data Analysis board di IBDO Foundation e dell’Health City Institute.
Dott. Gianluca Vaccaro
Il dott. Gianluca Vaccaro è dottore di ricerca in “Metodologia delle Scienze Sociali” all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Direttore di Ricerche Sociali, Epidemiologiche e di Outcome e Methodological Advisor presso Bhave - startup innovativa che studia e analizza i comportamenti decisionali delle persone nel settore sanitario - e Sociologo presso l’Unità Operativa Educazione e Promozione della salute dell’Asp di Catania.
Come metodologo della ricerca sociale e clinica ha progettato e realizzato ricerche nazionali e internazionali sui temi della salute in particolare: modelli organizzativi di cure palliative (Università “La Sapienza”; Asl di Modena); umanizzazione delle cure in Ospedale (A.O. San Camillo Forlanini -Università Tor Vergata); valutazione dei corsi di formazione per operatori sanitari in Europa (Commissione Europea rete HPH Health Promoting HospitalsAusl di Reggio Emilia); Progettazione partecipata di interventi di promozione della salute (Ausl di Reggio Emilia; Rete WHP - Asp di Catania); disuguaglianze sociali e professionali di salute (Istat - Asl Torino3); Patient decision aid (A.O.U. Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania); Buone pratiche cliniche e processi di consenso (SIAARTI - Bhave); Patient-reported outcomes in pneumologia, oncologia, malattie rare, croniche (Bhave).
Sul piano teorico si occupa di causalità nelle scienze sociali, di tecniche di ricerca negli studi eziologici e comportamentali, di fondamenti logici ed epistemologici della sociologia e modelli integrati di metodologia della ricerca clinica e sociale.
Dott. Emanuele Corsaro
Emanuele Corsaro, professionista con oltre 20 anni di esperienza nel settore della ricerca di marketing e behavioral insight in ambito farmaceutico, sviluppando progetti con le più importanti industrie del settore. Dal 2020 Founder e Head of Research & Development di BHAVE, startup che studia e analizza gli aspetti comportamentali del processo decisionale di salute, al fine di comprenderne le motivazioni e supportare le nuove esigenze.
Segue lo sviluppo e impegno delle nuove tecnologie AI e machine learning per la data integration di big e small data.
Dott.ssa Barbara Paolini
•Laurea in medicina e chirurgia
•Specializzazione in Scienza dell’alimentazione
•Master di II livello in Nutrizione clinica e dietetica
•Direttore di UOSA di Dietetica e Nutrizione Clinica presso Policlinico Universitario Santa Maria alle Scotte Siena
•Docente nel corso di Laurea in Dietistica e Igienista dentale, Università di Siena
•Iscritta all’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica dal 1996 ha ricoperto numerose cariche nell’ambito della società scientifica e attualmente Presidente Nazionale
•Ha partecipato alla stesura delle linee guida Sicob per la chirurgia bariatrica, e per la chirurgia endoscopica, standard italiani SIO-ADI per la cura dell’obesità, attualmente impegnata nella stesura delle linee guida per la terapia dell’obesita resistente al trattamento comportamentale dell’adolescente, e alla revisione delle linee guida terapia dell’obesità resistente al trattamento comportamentale nella popolazione adulta con comorbilità.
Campi di applicazione principali: nutrizione clinica, obesità (componente del centro interdisciplinare per la grave obesità accreditato Sicob, ADI, SIO), obesità infantile, dal 2001 responsabile centro ADI Obesity Day, segue percorsi dedicati ai pazienti oncologici, pazienti con patologie neurodegenerative, e cronico degenerative, percorsi dedicati alla salute della donna, disturbi della nutrizione e alimentazione.
Prof. Valentino Cherubini
Valentino Cherubini è Direttore dell’Unità Operativa di Diabete Pediatrico del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino presso l’Ospedale Salesi, Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche. È Presidente della Società Italiana per il Diabete Pediatrico e dell’Adolescenza (ISPED) per il 2023-2025. Inoltre è stato membro del consiglio dell’International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes (ISPAD) e membro del comitato scientifico del progetto internazionale SWEET e.V. I suoi principali interessi di ricerca includono il diabete infantile, con particolare attenzione all’epidemiologia e alla tecnologia. Nell’ultimo decennio si è occupato dello studio e della prevenzione della chetoacidosi diabetica nei giovani. Attualmente è coordinatore scientifico del programma nazionale di screening per il diabete di tipo 1 e la celiachia nella popolazione italiana.
Italian Barometer Diabetes Observatory FoundationIBDO nasce come modello di modern Think Tank sul diabete nella certezza che questa patologia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.
Il confronto strutturato, l’analisi e il monitoraggio continuo dei dati permettono di valutare una varietà di indicatori per giungere a individuare strategie a breve, medio e lungo termine in grado di determinare reali cambiamenti gestionali.
L’IBDO Foundation ritiene che una roadmap per individuare le priorità di intervento sul diabete può essere tracciata solo attraverso l’analisi e l’integrazione delle quattro aree strutturali, clinica, sociale, economica e politica su cui si basa il moderno approccio all’Healthcare Landscape.
Per tali motivi, l’IBDO Foundation è stata chiamata a far parte, quale membro istituzionale, di importanti gruppi internazionali che si occupano di salute pubblica, come la European Public Health Association, al pari dei Ministeri della Salute dei Paesi europei, compreso quello italiano, e di importanti enti di ricerca internazionali.
L’ambizione è rendere l’Observatory un modello di partnership intersettoriale tra Istituzioni, Società Scientifiche, Associazioni di Pazienti, Università e tutti gli interlocutori coinvolti nella lotta al diabete, per creare uno strumento che dia organicità e sistematicità alle numerose iniziative intraprese sul diabete.
Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, ha l’ambizione di affrontare in modo concreto la sfida che una malattia in rapida espansione come il diabete pone all’Italia e al mondo intero: arrestare la progressione “pandemica” del diabete.
È il primo osservatorio sul diabete a livello mondiale che vede il coinvolgimento di Università, Istituzioni Governative e Parlamentari, Società Scientifiche e Industria.
L’obiettivo dichiarato è promuovere “un progetto unitario” che identifichi, a beneficio degli attori dello scenario “diabete” e della pubblica opinione e attraverso l’analisi
dei dati e la valutazione delle attività intraprese, tutto quanto viene compiuto per meglio pianificare i futuri interventi.
Il network OPEN (Obesity Policy Engagement Network) è un’iniziativa globale e nazionale che ha l’obiettivo, attraverso il confronto reciproco e lo scambio di best practice, di sostenere il percorso nazionale di ogni membro aderente per il raggiungimento degli obiettivi di policy per la prevenzione e la cura dell’obesità.
Attraverso la rete globale ai membri è data l’opportunità di discutere dei progressi e dei risultati ottenuti nel proprio Paese, ottenere informazioni e suggerimenti da altri Paesi ed esperti, nonché strumenti tangibili per sviluppare ulteriormente la propria strategia nazionale sull’obesità.
OPEN Italia si è insediato a Roma il 7 ottobre 2019 ed è costituito da esperti che rappresentano società scientifiche, associazioni pazienti e di cittadinanza, rappresentanti politico-istituzionali.
Ha come obiettivo quello di ottenere il riconoscimento politico, clinico e pubblico dell’obesità come malattia per garantire una responsabilità condivisa, e non solo sul singolo individuo;
Rivedere e ottimizzare l’allocazione delle risorse sanitarie per garantire finanziamenti per l’assistenza e la cura della persona con obesità;
Integrare l’obesità nel percorso di formazione e nei curricula di apprendimento per le professioni legate all’obesità al fine di adottare cure più efficaci e informate; Istituire centri di obesità multidisciplinari e garantire l’accesso alle cure transdisciplinari per le persone con obesità.
Il Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology -CORESEARCH è un istituto di ricerca con sede a Pescara, fondato da un team di ricercatori con oltre 25 anni di esperienza nel campo dell’epidemiologia clinica delle malattie croniche e nell’applicazione di tecniche statistiche avanzate alla ricerca biomedica.
Le principali aree di competenza comprendono: disegno, conduzione ed analisi di sperimentazioni cliniche controllate e studi osservazionali, conduzione di revisioni sistematiche e metanalisi, valutazione della qualità della cura e della qualità della vita, analisi di grandi database amministrativi e di real world data, con attenzione ai risultati clinici, sociali ed economici, creazione di registri di patologia.
I diversi approcci metodologici vengono utilizzati per lo studio di farmaci, dispositivi biomedicali, strategie assistenziali, telecare/telemedicina e per valutazioni di epidemiologia clinica e salute pubblica.
In CORESEARCH si integrano molteplici background specialistici derivanti da percorsi di studio in Medicina, Farmacia e Farmacologia, Biotecnologie, Statistica, Informatica.
La multidisciplinarietà caratterizza le attività del gruppo che si distingue per la capacità di tradurre la complessità di sofisticati approcci metodologico statistici in messaggi di immediata fruibilità dal punto di vista clinico.
Le attività si articolano in tre aree principali: Servizi, Formazione, Ricerca.
I ricercatori e gli esperti di CORESEARCH sono autori di oltre 250 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali indicizzate, fra le quali The Lancet, JAMA, Annals of Internal Medicine, BMJ, Archives of Internal Medicine, Diabetes Care, Diabetologia, Journal of National Cancer Institute, Journal of Clinical Oncology.
CORESEARCH opera come Clinical Research Organization (CRO, DM 15/11/2011) ed è inserito nel network europeo per la ricerca non profit Ecrin/Ita-Crin.
FONTE: core@coresearch.it
C.R.E.A. SANITÀ
Il Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) si dedica in modo prevalente allo studio e alla diffusione della conoscenza nelle seguenti aree:
Analisi delle politiche assistenziali e industriali in Sanità
Valutazioni di farmaco-economia e HTA applicate a farmaci, dispositivi medici, tecnologie digitali, modelli organizzativi, etc.
Supporto alla programmazione (progetti di sanità pubblica, budgeting), organizzazione dei servizi (PDTA, e-he-
alth) e management delle strutture sanitarie
Analisi epidemiologiche e statistica medica
Formazione
Il Centro si avvale di un team di ricerca multidisciplinare che svolge le sue attività in ambito accademico da oltre 20 anni. Il team è composto da economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici e statistici, con una specifica vocazione alle analisi quantitative.
Il Centro è iscritto nell’elenco dei centri di ricerca EUROSTAT (n. 2019/058/IT) e all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche (n. 62326LEH)
BHAVE
Bhave è la digital startup nata per portare innovazione nel settore della Salute, nei processi di decision making e nel marketing strategico, attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti delle persone, dei medici e degli stakeholder, sfruttando le incredibili potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning per integrare ed elaborare big e small data.
La quantità di dati che viene prodotta quotidianamente è di flusso sempre crescente in ogni settore, dall’ambito sanitario a quello industriale. La vera sfida oggi è saper gestire e utilizzare questa importante ed enorme mole di informazioni per accrescere la competitività e l’efficacia dei servizi offerti.
La raccolta dei dati non basta da sola, se non viene accompagnata da una accurata analisi ed elaborazione di tutte le informazioni.
La disciplina che consente di farlo in modo analitico è l’Applied Behavioral Analysis, l’area di ricerca finalizzata a comprendere le relazioni che intercorrono tra le conseguenze di un comportamento e gli eventi che lo precedono.
Questo tipo di analisi è diventata un elemento chiave per prendere decisioni importanti nell’ambito della Salute e implementare le strategie d’impresa, perché consente di identificare e focalizzare l’attenzione sulle motivazioni alla base dei comportamenti delle persone (pazienti, medici, stakeholder, consumatori, utenti), andando oltre le tradizionali metriche numeriche e analisi sociodemografiche.
Questi paradigmi sono le fondamenta dell’approccio BHAVE e delle diverse soluzioni innovative disegnate per
supportare le aziende e le istituzioni operanti nell’ambito della salute.
FONTE: https://bhave.it/
L’Osservatorio sulla Salute bene comune nasce su iniziativa dell’Istituto di Sanità Pubblica-Sezione di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e svolge la sua attività in collaborazione con gli Istituti di Igiene delle altre Università Italiane e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere ed Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Questa attività collaborativa è multidisciplinare e coinvolge circa duecentotrenta esperti di Sanità Pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti che, a diverso titolo e con diverse competenze, hanno posto al centro del proprio orizzonte scientifico la salute degli individui e delle collettività per promuoverne il Bene comune.
FONTE: https://osservatoriosullasalute.it/
YMCA HEALTH
YMCA Health è un’associazione nata all’interno del movimento internazionale YMCA (Young Men’s Christian Association), di cui condivide i valori fondanti e l’impegno per lo sviluppo integrale della persona. Attiva in Italia ma con una vocazione internazionale, YMCA Health si dedica in modo specifico alla promozione della salute tra i giovani, nelle comunità e nei contesti urbani, con particolare attenzione alle aree più fragili e marginalizzate.
Fondata con l’obiettivo di rispondere in maniera concreta e strutturata alle sfide legate alla salute pubblica e al benessere psico-fisico delle nuove generazioni, YMCA Health opera secondo una visione partecipativa, inclusiva e comunitaria della salute. L’associazione considera il benessere come un diritto universale e come un processo collettivo che coinvolge persone, ambienti, istituzioni e territori.
La sua missione si fonda su un principio semplice ma potente: mettere i giovani al centro della salute. Non come destinatari passivi di interventi, ma come protagonisti consapevoli, capaci di generare cambiamento e prendersi cura di sé e degli altri. YMCA Health lavora quindi per rafforzare le competenze personali e sociali, promuovere l’equità, abbattere lo stigma, costruire comunità solidali e favorire l’accesso a stili di vita sani per tutti.
L’associazione è parte integrante della grande famiglia YMCA, un movimento presente in oltre 120 Paesi, con 65 milioni di persone coinvolte nel mondo. In Italia, YMCA Health rappresenta il ramo operativo specializzato sui temi della salute fisica, mentale e sociale, contribuendo con azioni concrete, ricerca sul campo, formazione e progettazione a livello locale, nazionale e internazionale.
DIFFERENZE DI GENERE1,2
ALE: GENER ECCESSO DI PESO
ADULTI (18+):1
Sono circa 23 milioni le persone in della 46,3% il circa ovvero peso di eccesso cui, di popolazione
Circa 17 milione e 100 mila in sovrappeso
(34,6%)
Circa 5 milione e 800 mila con obesità (11,8 %)
BAMBINI/ADOLESCENTI(3-) anni 17 2:
Sono 2 milioni 200 mila in eccesso di peso, ovvero il 27,2% della popolazione di 3-17 anni.
LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI GRADIENTE NORD-SUD/ISOLE1
ADULTI (18+)1 OBESITÀ
11.1% del Nord-Est 10,3% del Centro 13,0% al Sud 12,1% delle Isole (Tassi standardizzati)
ADU OBESITÀ )(18+ LTI 1
Maschi: 13,0% % ,701 Femmine:
BAMBINI/ADOLESCENTI (3-17)
Maschi: 29,5%
Femmine: 24,8%
LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI GRADIENTE NORD-SUD/ISOLE2
1,9
BAMBINI/ADOLESCENTI (3 -17 anni) ECCESSO DI PESO
21,8% del Nord-Ovest 23,7% del Nord-Est 26,1% al Centro 35,2% al Sud 31,3% delle Isole
INCREMENTO OBESITÀ NELLE CITTÀ E NELLE PERIFERIE (2001-2022)5
ALIMENTAZIONE1
AREEMETROPOLITANENELLELOROPERIFERIE
(da 6,8% a 9,1%)(da 8,2% a 12,5%)
PERCEZIONE DELL’ECCESSO
Circa 10 milioni (il 17,1% della popolazione di 3 anni e più) dichiarano di consumare almeno 4 o più porzioni di frutta o verdura al giorno.
Percezione delle madri di bambini con eccesso di peso3
ECCESSO PONDERALE
Il 40,3% dei bambini in sovrappeso o obesi è percepito dalla madre come sono-normopeso.
ATTIVITÀ MOTORIA
Il 59,1% delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata.
tra le madri di bambini in sovrappeso oobesi, il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva.
ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ
CONSIGLIO DI FARE ATTIVITÀ FISICA PER REGIONE4
Sedentario per ragione di residenza
20.047.000
(il 35,0 % della popolazione di 3 anni e più) dichiarano di non praticare né sport né attività fisica nel tempo libero. Si osservano marcate differenze di genere: è sedentario il 38,8% delle donne contro il 31,0% degli uomini1
Consiglio fare attività fisica per ragione di residenza
DISUGUAGLIANZE SOCIALI CORRELATE ALL’OBESITÀ
BAMBINI/ADOLESCENTI (3-17 ANNI) ECCESSO DI PESO E GRADO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI2
LAUREA
21,9% alto titolo di studio dei genitori
DIPLOMA
28,3% medio titolo di studio dei genitori
SCUOLA MEDIA
32,8% basso titolo di studio dei genitori
OBESITÀ E ALTRE MALATTIE1
7,3% popolazione adulta totale
14,8% popolazione obesa
ADULTI (18+) OBESITÀ E GRADO DI ISTRUZIONE1
LAUREA
DIPLOMA
SCUOLA MEDIA
22,4% popolazione adulta totale
alto titolo di studio
medio titolo di studio
basso titolo di studio
popolazione adulta totale 7,9% popolazione obesa
MALATTIE DEL CUORE
obesa
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