SECONDA PROVA LICEO CLASSICO - TRADUZIONE Octavo decimo kalendas Februarias sacrificanti pro aede Apollinis Galbae haruspex Vmbricius tristia exta et instantis insidias ac domesticum hostem praedicit, audiente Othone (nam proximus adstiterat) idque ut laetum e contrario et suis cogitationibus prosperum interpretante. nec multo post libertus Onomastus nuntiat expectari eum ab architecto et redemptoribus, quae significatio coeuntium iam militum et paratae coniurationis convenerat. Otho, causam digressus requirentibus, cum emi sibi praedia vetustate suspecta eoque prius exploranda finxisset, innixus liberto per Tiberianam domum in Velabrum, inde ad miliarium aureum sub aedem Saturni pergit. ibi tres et viginti speculatores consalutatum imperatorem ac paucitate salutantium trepidum et sellae festinanter impositum strictis mucronibus rapiunt; totidem ferme milites in itinere adgregantur, alii conscientia, plerique miraculo, pars clamore et gladiis, pars silentio, animum ex eventu sumpturi. Il quindici gennaio (lett. il diciottesimo giorno prima delle calende di febbraio) l’aruspice Umbricio predice a Galba, mentre compie un sacrificio davanti al tempio di Apollo, che le viscere sono infauste, che vi sono agguati imminenti ed un nemico nella sua stessa casa; frattanto Otone ascolta (infatti si era messo accanto a Galba) e per contro interpreta il presagio come favorevole e propizio per i suoi piani. Non molto dopo, il liberto Onomasto gli annuncia che l’architetto e gli impresari lo stanno aspettando: questo era il segnale convenuto per indicare che i soldati si stavano radunando e che la congiura era pronta. Otone, a chi gli chiedeva il motivo della sua partenza, rispose con la scusa che stava acquistando una fattoria che suscitava dubbi per la sua vecchiaia e che per questo doveva prima esaminarla e, appoggiandosi al liberto, attraverso il palazzo di Tiberio si diresse al Velabro, e da lì al miliario aureo nei pressi del tempio di Saturno. Qui ventitré guardie del corpo, con le spade in pugno, lo acclamano imperatore e poi lo portano via, dopo averlo messo in tutta fretta sulla lettiga, timoroso per l’esiguità dei sostenitori; quasi altrettanti soldati si aggiungono lungo il cammino, alcuni per complicità, i più per curiosità, i primi gridando e sguainando le spade, gli altri in silenzio, pronti a prendere una decisione in base agli sviluppi. A cura del professor Luigi Pirovano Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica