DISCOMATIC BOLERO: BENVENUTA FLESSIBILITÀ
Discomatic Bolero è la nuova arrivata del marchio svizzero Wetrok. È una lavasciuga 2 in 1 grazie ai 2 serbatoi di diverso formato: 10 L, per raggiungere e pulire con efficacia anche le superfici più nascoste e 20 L, ideale per aree più estese. Con un semplice switch del serbatoio, la mini lavasciuga diventa un formato maxi e risolve con intelligenza il dilemma di quale modello acquistare.
Bolero è efficienza e dettagli per prestazioni al massimo:
• dotata di batteria al litio, con una durata 4 volte superiore a quelle al piombo
• il nuovo attacco magnetico delle bocchette di aspirazione permette una manutenzione senza sforzi per l’operatore
• il sistema di illuminazione a LED, nella parte frontale, la rende ancora più efficace nella ricerca dello sporco e rivoluzionaria per il design.
MACCHINARI WETROK. POTENZA, RESISTENZA, INNOVAZIONE. VIENI A PROVARLI.
SIAMO PRESENTI ALLA FIERA PULIRE • DAL 21 AL 23 MAGGIO A VERONA • PAD. 2 STAND B6/1
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Direttore editoriale
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Fondatore Gabriele Marrazzini g.marrazzini@spaziotre.it
Direttore Responsabile Marco Zani
Coordinamento editoriale
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Consulente tecnico scientifico per la sezione Igiene&Ambiente Graziano Dassi
Ufficio traffico e Servizio abbonamenti
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Responsabile Commerciale
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Produzione&Stampa Walter Castiglione
Stampa
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Prezzi e abbonamenti
• Abbonamento annuale: 49 euro
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NUOVE TARIFFE INAIL
Firmato il decreto interministeriale Lavoro-Mef che abbassa in media del 32% le tariffe Inail. La revisione delle tariffe dei premi, in vigore dallo scorso primo gennaio come stabilito dalla legge di bilancio 2019, ha riguardato in particolare l’aggiornamento del nomenclatore, il ricalcolo dei tassi medi e il meccanismo di oscillazione del tasso per andamento infortunistico. Le voci tariffarie sono passate da 739 a meno di 595. I tassi medi per le imprese ridotti di quasi un terzo. Per la determinazione dei tassi medi nazionali sono stati presi in considerazione i dati relativi all’andamento nel triennio 2013-2015 e le retribuzioni soggette a contribuzione di competenza nello stesso periodo. Il risultato è la diminuzione del 32,72% dei tassi medi per le aziende, mentre il calo complessivo dell’onere finanziario per l’assicurazione che grava ogni anno sulle imprese in generale raggiunge l’importo di circa 1,7 miliardi di euro. I singoli tassi di premio non superano mai quelli previsti dalla Tariffa 2000, mentre in alcuni casi risultano inferiori anche di oltre il 50% rispetto a quest’ultima. I nuovi tassi, inoltre, anche per le lavorazioni più rischiose sono stati mantenuti entro il 110 per mille, rispetto al 130 per mille della Tariffa 2000. È stata infine confermata la riduzione del premio per gli interventi di prevenzione, volti al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza in ambito aziendale; come confermato risulta anche l’impegno per il sostegno dei progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, previsti dal decreto legislativo 81/2008, in linea con le risorse mediamente erogate nell’ultimo quinquennio.
FISCO
INVIO TELEMATICO DEI CORRISPETTIVI GIORNALIERI
Introdotto l’obbligo per i “commercianti al minuto” e i soggetti assimilati (art. 22 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633) di memorizzare elettronicamente e trasmettere telematicamente i dati dei corrispettivi giornalieri. L’obbligo (in G.U. 18 dicembre 2018, n. 293) decorrerà dal 1° luglio 2019 per i soggetti con volume d’affari annuo superiore a 400.000 euro. Per tutti gli altri soggetti scatterà dal 1° gennaio 2020. La trasmissione dovrà avvenire mediante i registratori telematici, che dovranno essere in grado di garantire gli standard stabiliti dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate. La trasmissione dei corrispettivi, al pari delle fatture elettroniche, avviene mediante la generazione di un file in formato XML, sigillato e trasmesso all’Agenzia delle Entrate in modalità telematica. Per effetto dell’introduzione di tale obbligo non ci sarà più la necessità di registrare i corrispettivi nell’apposito registro che, quindi, viene abolito. Inoltre, negli anni 2019 e 2020, per l’acquisto di un “Registratore Telematico” o per l’adattamento dell’attuale “Misuratore Fiscale” – mediante i quali effettuare la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi – alle imprese è riconosciuto un credito d’imposta per ogni apparecchio – complessivamente pari al 50% della spesa sostenuta – per un massimo di 250 euro in caso di acquisto di un nuovo “Registratore Telematico” e di 50 euro in caso di adattamento dell’attuale “Misuratore Fiscale”.
AGENZIA DELLE ENTRATE
FATTURA ELETTRONICA AL CONSUMATORE FINALE
L’Agenzia delle Entrate chiarisce che il consumatore finale che chiede la fattura non è obbligato a riceverla elettronicamente e ad avere e fornire un indirizzo PEC. Quando il consumatore finale chiede l’emissione della fattura, il fornitore (esercente o professionista), oltre a fornirne direttamente al cliente una copia su carta – ovvero in formato pdf tramite posta elettronica, deve provvedere a fare lo stesso con modalità elettronica, spedendo il documento al Sistema di Interscambio, che poi si occupa del suo recapito al destinatario. La fattura cartacea (o in pdf) è perfettamente valida e il cliente non è tenuto ad acquisire e gestire quella elettronica; pertanto, non è tenuto a fornire un indirizzo di posta elettronica certificata all’esercente o al professionista da cui acquista il bene o il servizio. Tuttavia, potrà comunque consultare il documento accedendo a un servizio messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, che sarà attivato nel secondo semestre del 2019.
NUOVA DIRETTIVA EUROPEA
La Direttiva (UE) 2018/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018 mira a modificare il precedente quadro normativo in tema di efficienza energetica. Tali modifiche dovranno essere recepite entro il 25 giugno 2020. Il provvedimento stabilisce un nuovo obiettivo comunitario di riduzione del 32,5% del consumo di energia primaria e/o finale per il 2030. Confermato il carattere non vincolante dell’obiettivo a livello di singoli Stati membri. Analogamente a quanto avvenuto per le fonti rinnovabili, il Governo, attraverso la proposta di piano nazionale integrato per l’energia e il clima, ha fissato in -43% la riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario Primes 2007. Nel raggiungimento dell’obiettivo dovranno essere garantiti, per l’intero periodo d’obbligo dal 2021 al 2030, nuovi risparmi annui pari allo 0,8% del consumo energetico annuo finale medio realizzato nel triennio precedente il 1° gennaio 2019. Tra le ulteriori modifiche apportate si evidenziano quelle in tema di “regimi obbligatori sull’efficienza energetica” di cui all’articolo 7-bis (es. certificati bianchi) e, in particolar modo, la previsione di una loro possibile estensione al settore della distribuzione carburanti.
ENERGIA
QUOTA OBBLIGATORIA DA FONTI RINNOVABILI
Pubblicata la Direttiva 2018/2001 che abroga – con effetto dal 1° luglio 2021 – la precedente Direttiva 2009/28/UE e che dovrà essere recepita dal nostro Paese entro il 30 giugno 2021. Il provvedimento stabilisce un nuovo obiettivo vincolante dell’Unione per il 2030 in relazione alla quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia dell’Unione. La quota obbligatoria, inizialmente prevista al 27%, è ora fissata al 32%. Ciascun Stato membro dovrà pertanto fissare il proprio contributo nazionale per conseguire collettivamente l’obiettivo vincolante complessivo dell’Unione per il 2030 come parte dei loro piani nazionali integrati per l’energia e il clima. Al riguardo, il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) ha pubblicato la proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima inviata alla Commissione europea. Nel documento è stata definita la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia per l’Italia: 30% nel 2030 (17% è la quota Italia al 2020). La nuova Direttiva 2018/2001 ricalca l’articolato della precedente e avvia un nuovo ciclo a sostegno delle fonti rinnovabili in considerazione dell’entità dell’obiettivo al 2030 considerata molto sfidante. Saranno pertanto riviste le misure a sostegno delle energie rinnovabili (es: scambio sul posto, ritiro dedicato, aste incentivanti, ammodernamento impianti esistenti). In evidenza, nel nuovo provvedimento, il cambiamento del contesto normativo riferibile al tema dell’autoconsumo di energia e delle comunità energetiche.
AMBIENTE
STOP ALLA PLASTICA MONOUSO
La direttiva votata dal Parlamento europeo, che entrerà in vigore a partire dal 2021, riguarda alcuni oggetti in plastica monouso che saranno banditi sul territorio Ue. “In questo modo anche l’Italia compie un passo in avanti per portare a casa la SalvaMare – commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa –. Adesso è nostro compito valutare con attenzione i parametri imposti dalla Direttiva Europea e applicarla nel più breve tempo possibile. La plastica monouso è dannosa, va abolita e messa al bando senza esitazione”.Tra gli oggetti banditi su territorio Ue posate e piatti in plastica, cannucce, bastoncini di cotone, contenitori per alimenti e coppe in polistirolo. Oltre a questo sono anche previsti incentivi al settore industriale per lo sviluppo di alternative meno inquinanti. Entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90 per cento delle bottiglie di plastica monouso per bevande, introducendo sistemi di cauzione-deposito. Gli Stati membri dovranno anche sensibilizzare i consumatori rispetto all’incidenza negativa della dispersione nell’ambiente dei prodotti.
PAGAMENTI
TEMPI PIÙ BREVI PER NON DANNEGGIARE LE IMPRESE
I termini di pagamento superiori ai 60 giorni, consentiti dalla direttiva 2011/7/Ue, rappresentano una lacuna che può far sì che siano concordati termini di pagamento lunghi suscettibili di danneggiare le imprese stesse, in particolare le PMI. Lo sottolinea la Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2019 sull’attuazione della direttiva 2011/7/Ue relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (2018/2056(INI)). Sebbene la direttiva sui ritardi di pagamento sia stata adottata nel febbraio 2011 e nonostante il nuovo meccanismo di tutela degli imprenditori recentemente istituito dal alcuni Stati membri, migliaia di PMI e start-up falliscono ogni anno in tutta Europa a causa dei ritardi nel pagamento delle rispettive fatture, anche da parte delle pubbliche amministrazioni nazionali. Si esorta pertanto la Commissione europea e gli Stati membri a considerare l’introduzione di forme obbligatorie e adeguate di compensazione, tra cui il risarcimento, e altre misure di sostegno, ad esempio fondi di garanzia per le PMI e factoring per le imprese che vantano crediti nei confronti di una pubblica amministrazione, affinché esse non siano costrette a fallire per tale ragione. Inoltre, la Risoluzione esorta gli Stati membri ad assumere piena responsabilità per quanto concerne l’esercizio dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione; invita gli Stati membri e la Commissione a promuovere “un passaggio deciso verso una cultura dei pagamenti rapidi”; sottolinea che le procedure di verifica per il controllo delle fatture o della conformità delle merci e dei servizi con le disposizioni contrattuali non dovrebbero essere utilizzate per estendere artificialmente i periodi di pagamento oltre i limiti previsti dalla direttiva. Invita infine la Commissione ad agevolare e promuovere l’accesso a linee di finanziamento adeguate per gli imprenditori europei.
ETICHETTATURA ENERGETICA
ETICHETTE PIÙ COMPRENSIBILI PER I CONSUMATORI
Per rendere le etichette di efficienza energetica più comprensibili per i consumatori e aiutarli a compiere scelte di acquisto più consapevoli, l’11 marzo 2019 la Commissione europea ne ha adottate di nuove per lavastoviglie, lavatrici e lavasciuga, frigoriferi, lampade, schermi elettronici, compresi i televisori, e apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta. A vent’anni dalla sua introduzione, il successo dell’etichettatura energetica ha favorito lo sviluppo di prodotti sempre più efficienti sotto il profilo energetico, ma l’attuale sistema di etichettatura è diventato troppo complesso. Nel 2017 l’Ue ha adottato norme più chiare in materia di etichettatura energetica, passando dall’attuale scala che va da A+++ a G a una scala da A a G, più semplice e comprensibile per i consumatori. Un prodotto classificato A+++ potrebbe ad esempio diventare di classe B secondo la nuova scala, pur continuando a consumare lo stesso quantitativo di energia. Questi cambiamenti garantiranno più spazio alle classi superiori per commercializzare modelli più efficienti dal punto di vista energetico. Le nuove etichette saranno utilizzate nei punti vendita e on-line dal 1° marzo 2021.
CONCORDATO IN BIANCOESCLUSIONE DALLE GARE PER LE IMPRESE
È compatibile con il diritto Ue il potere delle amministrazioni aggiudicatrici di escludere dalla procedura di gara le imprese che abbiano presentato domanda di concordato preventivo “in bianco”. Lo ha dichiarato la Corte di giustizia europea con la sentenza del 28 marzo 2019, causa C 101/18. Con questa sentenza la Corte Ue ha deciso la questione ad essa rimessa a seguito del rinvio pregiudiziale operato dal Consiglio di Stato (con ordinanza 2 febbraio 2018, n. 686) e ha ritenuto compatibile con il diritto dell’Unione il potere delle Amministrazioni aggiudicatrici di escludere dalla procedura di gara le imprese che abbiano presentato domanda di concordato preventivo “in bianco”. La vicenda in argomento coinvolge quegli operatori economici che, in stato di crisi o d’insolvenza, propongano al Tribunale fallimentare istanza di accesso al concordato “in bianco”, oggi disciplinato dall’art. 161 della Legge Fallimentare e confermato anche dal recente Codice delle crisi d’impresa (d.lgs. n. 14/2019, art. 44). Si tratta di una peculiare tipologia di concordato preventivo, caratterizzata da una notevole semplificazione procedurale: la domanda di accesso alla procedura non dev’essere immediatamente corredata dal “piano di rientro” dall’esposizione debitoria e dalla proposta per i creditori, ma questi ultimi documenti (pur sempre necessari) possono essere presentati anche successivamente, entro “un termine fissato dal giudice, compreso fra sessanta e centoventi giorni e prorogabile, in presenza di giustificati motivi, di non oltre sessanta giorni” (così l’art. 161, comma 6°, LF).L’istituto, consentendo al debitore di presentare il solo ricorso contenente la domanda per l’ammissione al concordato preventivo al manifestarsi dei primi segnali di criticità finanziaria e soltanto successivamente di predisporre e depositare il piano e la proposta, mira a far emergere tempestivamente lo stato di crisi.
Uso scorretto delle macchine
SE È VERO CHE I
Il primo passo che il fabbricante di una macchina è tenuto a effettuare, nel processo di valutazione dei rischi richiesto espressamente dalla Direttiva Macchine 2006/42/CE, è quello di determinare i limiti della macchina che comprendono l’uso previsto della stessa. Ai sensi del D. Lgs. n.17/2010, recepimento italiano della Direttiva Macchine 2006/42/CE, il fabbricante deve garantire che sia effettuata una valutazione dei rischi per stabilire i requisiti di sicurezza e di tutela della salute che concernono la macchina. Il fine della valutazione dei rischi è quello di dimostrare che la macchina è stata progettata in modo da soddisfare gli obblighi dei requisiti essenziali di sicurezza ad essa applicabili. La macchina deve quindi essere progettata e costruita tenendo conto dei risultati della valutazione dei rischi. Secondo la Direttiva Macchine 2006/42/ CE, la valutazione dei rischi è un processo iterativo in quanto ciascuna soluzione adottata per ridurre il rischio correlato ad un particolare pericolo deve essere valutata per verificare che sia adeguata e non dia luogo a nuovi pericoli. In caso contrario, il processo deve essere ricominciato. Ciò comporta che il processo di valutazione dei rischi debba essere eseguito in parallelo con il processo di progettazione della macchina. La valutazione dei rischi e i suoi risultati devono essere documentati all’interno del fascicolo tecnico della macchina stessa (allegato VII-A). Il primo step del processo iterativo della valutazione dei rischi è la definizione dei limiti della macchina, il che comprende l’uso previsto e l’uso scorretto ragionevolmente prevedibile. Con “limiti della macchina”, in accordo a quanto definito dalla norma armonizzata UNI EN ISO 12100: 2010, si intendono i seguenti concetti:
• Limiti di tempo: la scelta dei componenti utilizzati per la costruzione della macchina influisce sensibilmente sul risultato della valutazione dei rischi. In particolare le scelte progettuali e la scelta dei componenti (in particolare, elettromeccanici) devono essere tali da garantire una buona vita utile alla macchina riducendo gli interventi di manutenzione su di essa (riducendo, di conseguenza, l’esposizione del personale operativo ai pericoli intrinsecamente presenti sulla macchina e, di fatto, riducendo il rischio correlato);
• Limiti di spazio: la valutazione dei rischi è strettamente correlata ai punti di intervento dell’operatore sulla macchina e, conseguentemente, agli spazi a disposizione per il personale per eseguire le attività previste (in particolare durante le fasi di utilizzo e manutenzione);
FABBRICANTI DI MACCHINE DEVONO PREVEDERE ANCHE “L’USO SCORRETTO RAGIONEVOLMENTE
PREVEDIBILE”, A LORO VOLTA GLI OPERATORI DEVONO ESSERE CONSAPEVOLI DEI RISCHI E DELLE SANZIONI A CUI VANNO INCONTRO NEL CASO DI COMPORTAMENTI SCORRETTI LEGATI ALL’USO DELLA MACCHINA
Massimo Granchi, Christian Trinastich
• Limiti di uso. Nell’ambito della valutazione dei rischi è fondamentale individuare l’uso previsto che deve avere la macchina, così come quello che può essere l’uso scorretto ma ragionevolmente prevedibile. Infatti, la progettazione della macchina deve garantire la sicurezza dell’operatore durante l’uso previsto della macchina e impedirne, per quanto possibile, un utilizzo scorretto ragionevolmente prevedibile.
L’USO PREVISTO E QUELLO SCORRETTO RAGIONEVOLMENTE PREVEDIBILE
Al paragrafo 1.1.1. dell’allegato I della Direttiva Macchine 2006/42/ CE, nell’ambito delle definizioni, viene indicato cosa si intenda per uso previsto: “l’uso della macchina conformemente alle informazioni fornite nelle istruzioni per l’uso”. Infatti, il fabbricante della macchina è tenuto a progettare e costruire la macchina conformemente all’uso previsto e ad indicare espressamente l’uso previsto all’interno delle istruzioni per l’uso, come peraltro indicato chiaramente al requisito essenziale di sicurezza 1.7.4.2, relativo proprio al contenuto delle istruzioni per l’uso. Questa necessità deriva dal fatto che la macchina non necessariamente è sicura per tutti gli impieghi possibili: ad esempio, solitamente il fabbricante di una macchina destinata alla lavorazione dei metalli non la progetta perché possa essere impiegata per la lavorazione del legno in sicurezza e viceversa. La valutazione dei rischi del fabbricante, la progettazione e la costruzione della macchina devono
macchine
quindi basarsi sull’uso o gli usi specificati all’interno delle istruzioni per l’uso. Le specifiche dell’uso previsto della macchina devono coprire, laddove necessario, i vari modi di funzionamento (per esempio, utilizzo in produzione oppure in manutenzione con ripari esclusi) e le fasi d’utilizzo della macchina (per esempio manutenzione, pulizia, ecc.). All’interno delle istruzioni per l’uso, laddove si specificano le condizioni legate all’uso previsto della macchina, è necessario evidenziare i parametri e i limiti da cui dipende l’uso della macchina in sicurezza. Tali parametri comprendono, ad esempio, il carico massimo per le macchine di sollevamento; la pendenza massima su cui si può usare la macchina mobile senza perdita di stabilità; la massima velocità del vento consentita per l’uso sicuro della macchina all’esterno; le dimensioni massime dei pezzi e il tipo di materiale che può essere lavorato in sicurezza da una macchina utensile. Sempre al paragrafo 1.1.1 dell’allegato I, nelle definizioni, viene indicato cosa si intende - nella Direttiva Macchine - per uso scorretto ragionevolmente prevedibile: “l’uso della macchina in un modo diverso da quello indicato nelle istruzioni per l’uso, ma che può derivare dal comportamento umano facilmente prevedibile”. Nel processo di valutazione dei rischi, il fabbricante non deve tenere conto di tutti i possibili utilizzi scorretti della macchina. Tuttavia alcuni tipi di uso scorretto, che sia intenzionale o involontario, sono prevedibili sulla base dell’esperienza dell’uso passato dello stesso tipo di macchina o di macchine analoghe, delle inchieste su infortuni e delle conoscenze sul comportamento umano. Alcuni esempi di comportamenti umani facilmente prevedibili che portano ad un utilizzo
scorretto della macchina sono riportati all’interno della norma UNI EN ISO 12100: 2010 e si collegano ai seguenti casi: • manomissione dei dispositivi di protezione (microinterruttori sui ripari, barriere di protezione, ecc.), con il solo scopo di aumentare la produttività della macchina o semplificando le modalità di interfacciamento dell’operatore con la macchina stessa;
• manomissione del circuito elettrico e/o di comando;
• perdita di controllo della macchina da parte dell’operatore (in particolare, per le macchine mobili o a funzionamento manuale);
• reazione istintiva di una persona, in caso di guasto o malfunzionamento della macchina;
• comportamento derivante da mancanza di concentrazione o noncuranza;
• comportamento risultante da pressioni per tenere la macchina in esercizio in tutte le circostanze.
macchine
Tali comportamenti possono avere come risultato una serie di situazioni in cui si verifica un uso scorretto della macchina come, ad esempio, l’utilizzo di una gru o di una piattaforma di lavoro mobile elevabile senza impiegare gli stabilizzatori; due operatori al lavoro con una pressa progettata per essere utilizzata da una sola persona; manomissione dei microinterruttori sui portelli interbloccati
“
Il processo di valutazione dei rischi deve essere eseguito in parallelo con il processo di progettazione della macchina”
macchine
al fine di aumentare la produttività legata all’attività svolta sulla macchina. Il fabbricante deve progettare la macchina anche al fine di evitarne un suo utilizzo scorretto ragionevolmente prevedibile da parte dell’utilizzatore. Questo può essere ottenuto tramite scelte progettuali specifiche, adottando all’occorrenza anche mezzi tecnici, quali per esempio:
• fornitura di mezzi che circoscrivono la possibilità di azionare la macchina solo alle persone autorizzate
• (per esempio, selettori a chiave);
• la progettazione di macchine che non permettono errori di montaggio;
• la dotazione sulle macchine mobili di dispositivi per impedire lo spostamento quando il conducente non è ai comandi;
• dotare la macchina di dispositivi che impediscano il sovraccarico delle macchine di sollevamento.
Qualora sussista ancora un rischio residuo di uso scorretto prevedibile che non può essere completamente evitato con i mezzi tecnici (anche facendo riferimento alle norme tecniche relative), si dovranno riportare apposite avvertenze sulla macchina e all’interno delle istruzioni per l’uso. E’ giusto sottolineare come, in taluni casi, l’uso scorretto della macchina da parte dell’utilizzatore derivi in effetti da un’errata progettazione della macchina da parte del fabbricante. Un caso evidente può derivare da un’errata progettazione dei ripari mobili interbloccati presenti sulla macchina: infatti, se i microinterruttori di sicurezza sui portelli mobili non sono stati scelti correttamente e frequentemente vanno a rottura, è prevedibile che l’utilizzatore sia tentato di metterli fuori servizio. A riguardo, la norma UNI EN ISO 14119: 2013 specifica dei dispositivi di interblocco associati ai ripari mobili, definisce i criteri di scelta dei dispositivi di interblocco, non solo per garantire la sicurezza dell’operatore ma anche per garantire un semplice e duraturo interfacciamento dell’operatore con la macchina che possa evitare fenomeni di elusione. In definitiva, indicare nelle istruzioni per l’uso - in maniera chiara - qual è l’uso previsto della macchina, quali materiali può lavorare, quale posizione deve occupare l’operatore durante la lavorazione tutela il fabbricante e lo stesso utilizzatore rispetto a quello che potrebbe essere un uso scorretto della macchina. Il fabbricante, quindi, è tenuto ad indicare chiaramente come l’operatore finale si debba interfacciare in sicurezza con la macchina, in tutte le fasi di vita, al fine di garantire la sicurezza dello stesso operatore durante l’uso previsto della macchina e durante l’uso scorretto ragionevolmente prevedibile. L’utilizzatore finale, da parte sua, deve adottare le indicazioni relative all’utilizzo e all’interfacciamento con la macchina definite dal fabbricante. A questo punto è bene evidenziare le sanzioni a cui vanno incontro i lavoratori che dovessero rendersi protagonisti di comportamenti scorretti legati all’uso della macchina. Gli obblighi dei lavoratori sono oggetto dell’art. 20 del D. Lgs. 81/2008 e s.m.i. dove si riporta, tra le altre cose, che i lavoratori devono:
• utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto nonché i dispositivi di sicurezza;
• utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi
a loro disposizione;
• segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui ai punti precedenti, nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui al punto successivo per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;
• non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
• non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori.
In accordo a quanto definito dall’art. 59, comma 1, lettera a) del D. Lgs. 81/2008 e s.m.i., la sanzione in questo caso è di tipo penale ed equivale all’arresto fino ad un mese oppure ad una ammenda che varia da 219 fino a 657 euro.
CONCLUSIONI
Come evidenziato, il fabbricante - durante il processo di valutazione dei rischi - è tenuto a considerare anche i limiti di uso della macchina, specificamente l’uso previsto e l’uso scorretto ma ragionevolmente prevedibile. La progettazione della macchina da parte del fabbricante deve essere anche finalizzata ad evitare l’utilizzo scorretto ragionevolmente prevedibile da parte dell’utilizzatore finale, adottando accorgimenti progettuali e, dove necessari, anche specifici mezzi tecnici. Inoltre, l’uso previsto della macchina deve essere chiaramente specificato all’interno delle istruzioni per l’uso in modo da trasferire queste informazioni all’utilizzatore finale evidenziando come quest’ultimo è tenuto ad interfacciarsi con la macchina in tutte le fasi di vita previste. Del resto l’utilizzatore deve essere a conoscenza dell’uso previsto e, quindi, delle corrette procedure di intervento sulla macchina così come deve conoscere le conseguenze (quali sono le sanzioni) legate ad un uso scorretto della macchina da parte dell’operatore.
Sviluppo dell’export e detergenza sempre più green
Arco
ARCO Chimica, industria di Medolla (MO), si prepara per la Fiera Internazionale Pulire, in programma a Veronafiere dal 21 al 23 maggio, con tanti innovativi progetti per la detergenza professionale. L’AD Luca Cocconi fa il punto della situazione prima dell’importante kermesse. Quali sono i pilastri sui quali ARCO Chimica fonda la propria strategia nel 2019?
Oltre a un’organizzazione gestionale dal profilo e dalla vocazione internazionale, che si proietta con convinzione sul palcoscenico estero, stiamo puntando su produzioni sempre più mirate ed ecocompatibili, orientate a sviluppare la mission aziendale nell’ottica dell’economia circolare. Il traguardo che ci siamo posti è quello di sviluppare il concetto di ottimizzazione, sfruttando al massimo gli eventuali aumenti di listino, effettivamente praticati sul mercato. Com’è andato sotto il profilo del fatturato e dei volumi d’affari il 2018?
Il 2018 ha superato le più rosee aspettative: sono andati molto bene sia i progetti rivolti alla Gdo che il progetto Tailor. Si
A COLLOQUIO CON LUCA COCCONI, AD DI ARCO CHIMICA, ALLA VIGILIA DEL GRANDE APPUNTAMENTO ESPOSITIVO VERONESE
è affermata con successo la nostra concezione innovativa, che prevede un modo nuovo di fare pulizia consentendo al mercato di acquisire tutto il cleaning in formula controllata, conoscendo preventivamente il costo al metro quadro del pulito. Infine, si è sviluppato assai bene anche il marchio provate label.
Passiamo alle aspettative e alle previsioni per il 2019: sarà un anno di ulteriore espansione?
Desideriamo consolidare la nostra crescita rispetto allo scorso anno, puntando ad espanderci su alcuni mercati esteri con un’efficiente rete distributiva. Ci sono pervenute richieste di partnership assai interessanti e confidiamo sul fatto che i nostri nuovi distributori ci riconoscano il merito di aver lanciato sul mercato una quantità davvero notevole di prodotti, capaci di intercettare
al meglio le esigenze della clientela. Dunque, massimo impegno sul fronte delle esportazioni?
Crediamo che questa sia la via giusta da seguire. Ormai l’export assorbe il 21% del nostro fatturato, perciò abbiamo già superato il traguardo che ci eravamo posti solo cinque anni fa. Ma vogliamo fare di più. Per tale ragione abbiamo deciso di investire molto anche sulla nostra presenza a Fiere estere, come quelle di Berlino ed Amsterdam, due appuntamenti ai quali ci presenteremo con tante nuove proposte.
Veniamo a Pulire 2019: quali sono le vostre attese per questa edizione?
La Fiera Pulire rimane sempre una rassegna internazionale importantissima, alla quale le aziende italiane non possono assolutamente mancare. Noi ci saremo, puntando come sempre su una partecipazione qualificata e all’insegna dell’innovazione. Saremo presenti a Verona con tanti progetti innovativi, che proporremo in anteprima, convinti di avere molte novità interessanti capaci di catalizzare l’attenzione sui nostri prodotti. www.arcochimica.it
I 6 PRINCIPI DELLA PERSUASIONE NON HANNO A CHE FARE CON LE PAROLE CHE UTILIZZIAMO, MA PIUTTOSTO CON LE AZIONI CHE COMPIAMO E L’IMPATTO CHE ABBIAMO SUL NOSTRO INTERLOCUTORE. VEDIAMO QUALI SONO I PRIMI DUE PRINCIPI
La persuasione… che bella cosa!
Oggi inizia il nostro cammino alla scoperta dei meccanismi che guidano le persone a dire sì anziché no. I principi della persuasione. Siccome il cammino ci impegnerà per i prossimi numeri, è bene che vi attrezziate fin da subito di
buona pazienza perché il bello dell’integrazione delle leve del consenso lo troverete solo alla fine.
LA MECCANICA DELLA PERSUASIONE
Come avviene la dinamica decisionale nella testa del vostro interlocutore? Per dare una risposta a questa domanda imma-
i 6
ginate la seguente situazione: tre bacinelle d’acqua; la prima riempita con acqua bollente, la seconda con acqua a temperatura ambiente e la terza con acqua ghiacciata. Cosa succede se mettete la mano nella bacinella di acqua bollente e successivamente in quella a temperatura ambiente? Probabilmente la sentirete fredda. Cosa succede, invece, se mettete la mano nell’acqua ghiacciata e dopo in quella temperatura ambiente? La sentireste realmente tiepida. Questo semplice esercizio può mettere in evidenza la meccanica della persuasione: se volete influenzare – naturalmente in modo etico – i vostri interlocutori non dovete fare altro che seguire la regola delle bacinelle. Quello che dite o fate sarà presupposto per gli effetti che vorrete produrre nel vostro interlocutore.
Il professor Robert Cialdini ha pubblicato alcuni suoi studi che mettono in evidenza, attraverso sette meccanismi fondamentali, come avviene la dinamica del consenso e del dissenso. Cialdini è l’uomo della persuasione nel mondo, ovvero colui che da trent’anni si occupa di studiare come le persone reagiscono a determinati stimoli in termini di consenso o di dissenso. Vediamo quali sono i primi due principi della persuasione.
principi
PRINCIPIO DEL CONTRASTO
“Quando mettiamo a confronto due cose ne percepiamo maggiormente la differenza”
Questo principio è il primo a cui si ispirano tutti gli altri. Vi sarà senz’altro capitato di vedere delle offerte al supermercato (3x2), oppure delle proposte d’acquisto che poi si rivelano a un prezzo più basso solo perché avete chiesto un’alternativa e questa è sembrata particolarmente appetibile grazie alla precedente più esosa. Ebbene, quello che è stato attivato nella vostra mente è l’effetto persuasivo del contrasto. Se non aveste avuto il confronto del prezzo di tre prodotti (che invece pagate solo per due) o un benchmark di prezzo più alto per apprezzare l’offerta più bassa, non avreste avuto una motivazione forte per la decisione finale da prendere. In pratica? Ricordatevi che ciò che dite è presupposto di ciò che otterrete.
PRINCIPIO DEL CONTRACCAMBIO
“Quando qualcuno ci offre qualcosa, anche se di poco valore, nasce immediatamente in noi il
desiderio di contraccambiare”
Questo secondo principio è uno dei più noti e potenti meccanismi di consenso che ci troviamo sotto il naso quasi ogni giorno e che subiamo facilmente senza accorgercene. Questo principio in passato era noto come “do ut des”.
Vi sarà senz’altro capitato di sentirvi obbligati a restituire una cortesia a chi ve l’ha fatta. Ebbene, anche voi – come il sottoscritto in alcune circostanze – siete caduti nella trappola del contraccambio. Dopotutto, come dire di no a chi è stato cortese nei nostri confronti? Come potremmo sdebitarci nei confronti di chi si è esposto generosamente – magari anche gratuitamente – per la nostra causa? Dobbiamo in qualche modo ricambiare. Ecco: la leva del contraccambio è in azione.
Consiglio pratico: siate voi a pensare a una prima mossa, a un primo gesto che non vi costi troppo a favore di chi volete persuadere. In questo modo attiverete con quest’ultimo la leva del contraccambio che lo motiverà a sdebitarsi nei vostri confronti esprimendo il consenso che vi aspettate. È evidente che conoscere i meccanismi della persuasione etica significa avere in mano le regole del gioco che possono influenzare le scelte dei
vostri interlocutori, aiutando quest’ultimi a sbilanciare le proprie valutazioni a favore di una parte o dell’altra. Naturalmente la parte su cui si sbilanceranno, guarda caso, sarà quella che avevate previsto voi.
IN CONCLUSIONE
Proporre l’offerta 3×2, dare una disponibilità, anche se di poco valore, a una persona oppure fare un primo passo verso l’interlocutore per ottenere una risposta affermativa a una richiesta successiva non è altro che invitare – metaforicamente – il vostro interlocutore a mettere le mani nella bacinella di acqua calda per far sentire quella a temperatura ambiente più fredda di quello che è. Questa è la persuasione; questa è la manipolazione. So che la parola manipolazione suscita nei più una sensazione sgradevole, ma in realtà – nell’accezione che intendo io – è una cosa virtuosa: si manipola la creta per svelare uno splendido vaso.
Cari amici a questo punto è il momento di salutarci. Vi invito a prestare attenzione a questi primi due meccanismi a partire dalle offerte dei negozi che andrete a visitare e, perché no, provando a fare qualche primo passo anche con i vostri clienti per scoprire che il loro secondo passo sarà – casualmente – nella direzione da voi desiderata.
Oggi sul mercato
Detergente per bagni e cucine
Calcare, incrostazioni difficili, macchie, muffa e cattivi odori. Sono questi i peggiori nemici del pulito, all’interno di bagni e cucine di attività professionali. Eliminarli in maniera efficace e rapida, lasciando gli ambienti puliti, non è sempre facile, ma è fondamentale, per garantire sicurezza e igiene alla clientela e al personale. A risolvere questo problema, è ACRAF che, con il marchio Amuchina Professional, offre sul mercato il Detergente super rapido bagni e cucine. Si tratta di un prodotto pratico, di manutenzione di superfici quali acciaio inox, cucine, rubinetterie, ceramiche e sanitari. A esclusivo uso professionale, non produce schiuma, non contiene acidi, non graffia, non corrode, non usura, non aggredisce le cromature rendendole brillanti. Facile da risciacquare, è idoneo HACCP. Da usare puro, il suo uso giornaliero previene la formazione di incrostazioni di calcare. Pulisce lasciando splendente le superfici. Il Detergente super rapido bagni e cucine si applica direttamente sulla superficie da trattare con un panno, frangia o mop, strofinando sullo sporco più ostinato. www.amuchina.it
Schiuma
detergente
Itidet 40 spray professional è una schiuma detergente, sgrassante, brillantante per la pulizia di tutte le superfici lavabili e particolarmente efficace su vetri e specchi. Itidet 40 spray professional forma una schiuma attiva che aggrappandosi alle superfici verticali non cola, aumentando il tempo di contatto con la superficie. Questo permette di sciogliere ed eliminare ogni tipo di sporco. Evapora rapidamente senza lasciare traccia di aloni o striature. Il risultato è il massimo della resa con il minimo sforzo. www.itidet.it
La forza dei microrganismi benefici
Lavasciuga uomo a bordo
Con la lavasciuga TOPAZ, di Adiatek, dotata di motoruota in AC, si risparmia sulla manutenzione. Grandi serbatoi da 180l soluzione, e 190l recupero, con pista di lavoro da 900mm, basamento in versione lavante dotato di due motoriduttori, uno per spazzola. Adiatek ha pensato anche al benessere dell’operatore: sedile e cruscotto regolabile e pedana per piedi registrabile in altezza. TOPAZ nasce già con il 3S (Solution Saving System) di serie, sistema di risparmio dell’acqua. È disponibile anche con optional 3SD (Solution Saving System Dispencer) per il controllo non solo dell’acqua, ma anche del detergente utilizzato. È compatibile anche con Telematics. Prossimamente sarà disponibile anche la versione spazzante a rulli da 850mm. www.adiatek.com/it
ChimiClean presenta la nuova linea EDOX|Probiotic Bacteria Cleaner. I prodotti della linea sono composti da una miscela contenente microrganismi benefici che, attraverso un processo naturale, elaborano, metabolizzano ed eliminano la sostanza organica che genera lo sporco accelerando così la degradazione di macchie e residui organici incrostati che i tradizionali detergenti chimici non riescono a eliminare. Inoltre, anche dopo il lavaggio continuano a svolgere sulle superfici trattate la loro azione disgregante, detergente e igienizzante, facilitando, quindi, le successive operazioni di pulizia. I prodotti EDOX sono efficaci, sicuri ed ecosostenibili.
www.chimiclean.it
Trattamento Drone marmo
L’esperienza e la competenza nella produzione di monospazzole permettono, oggi, a Ghibli & Wirbel di offrire veri e propri sistemi di pulizia, come la nuova gamma di accessori Droni. In particolare, Drone 3 Disk Marble è il disco planetario con movimento libero pensato per il trattamento delle superfici in marmo, utilizzato insieme alla gamma completa di dischi diamantati (Drone Diamond), diametro 100 mm (4”), studiata appositamente per levigare, ripristinare e lucidare pavimenti in marmo e granito. Sette grane differenti, dalla più grossa ed aggressiva (grana 50) alla più fine (grana 3000), per eliminare con semplicità righe e graffi anche molto profondi. Per la lucidatura finale, la polvere Marmo Powder è l’ideale per donare un lucido duraturo e ripristinare la naturale bellezza del materiale. www.ghibliwirbel.com
Bombole a dosaggio
Generatore di vapore
GV Vesuvio di Lavor è un generatore di vapore saturo disponibile in 3 versioni con differenti potenze (10 kW, 18 kW o 30 kW). Il vapore si propone come alternativa ai sistemi di pulizia tradizionali, sostituendosi ai detergenti, solventi ecc., eliminando odori, germi e parassiti; indicato per pulire e sanificare superfici, attrezzature, ambienti indoor e outdoor, con assoluto rispetto per l’ambiente e l’operatore. Il consumo di acqua è minimo, il vapore penetra ovunque, scioglie sporchi grassi ed oleosi e ne facilita la rimozione. Inol tre ha un’autonomia illimitata grazie all’alimentazione in continuo della caldaia, che permette il rabbocco dell’acqua nel serbatoio senza dover fermare la mac china e interrompere il lavoro.
La pulizia a vapore è efficace in quanto gli agenti patogeni non sono resistenti allo shock termico; con sente un’efficiente sanificazione di aree che difficili da raggiungere con i metodi tradizionali e il vapore non essendo abrasivo è adatto alle superfici delicate. Inoltre, con la pulizia a vapore si riduce notevolmente l’utilizzo di detergenti. www.lavorhyper.com
ORMA presenta le bombole a dosaggio della serie Aircontrol. Aircontrol S è la bombola aerosol insetticida a base di estratto di Piretro ad elevato potere repellente, per una protezione totale e sicura degli ambienti interni, per avere un ambiente libero da mosche e zanzare Aircontrol deodorante Classic e Plus è la gamma di bombole aerosol profumate in 26 profumazioni differenti uniche ed avvolgenti, per ogni ambiente e per ogni periodo dell’anno tutte adatte per uso automatico o manuale. Entrambi i prodotti sono a dosaggio controllato e garantiscono una durata fino a 3 mesi con un funzionamento di 8 ore al giorno, all’interno dell’apposito dispenser automatico. www.ormatorino.it
Detergente profumato
Medusa, azienda specializzata nella produzione di detergenti professionali e industriali, si contraddistingue per la flessibilità e per l’am pia gamma di referenze. All’interno della nuova Linea CAM, caratterizzata da formulati conformi ai Criteri Ambientali Minimi, si distingue CAM Multigiene, un detergente igienizzante profumato alle gemme di pino, a base di Clorexidina. L’azione congiunta di questo agente antimicrobico e dei tensioattivi contenuti, per mette di rimuovere lo sporco più ostinato sviluppando contemporaneamente un’efficace azione igieniz zante ed eliminando i cattivi odori. CAM Multigiene è estremamente versatile e risolve tutti i problemi delle pulizie quotidiane, anche in ambienti delicati come quello alimentare. Il prodotto garantisce una pulizia rapida, efficace, senza risciacquo. www.medusasrl.com
Disco di lana d’acciaio
Parodi&Parodi presenta Dok Inox Fibra, disco di lana d’acciaio, ideale per ripristinare il lucido sui pavimenti. Usato regolarmente mantiene i pavimenti sempre puliti e brillanti con il minimo sforzo e dispendio di energie, come se fosse stato appena levigato. Può essere utilizzato con tutte le monospazzole su pavimenti in marmo, graniglia, cemento, terrazzo. Dok Inox Fibra consente di ripristinare e mantenere lucide nel tempo le pavimentazioni senza modificare la normale routine di manutenzione. Si ottiene il massimo della brillantezza se dopo il procedimento si effettua un’ultima lucidatura con il disco Duplolana. Indicato per mantenere la brillantezza. www.parodiprofessional.it
Detergenti professionali
MK presenta una linea di detergenti professionali specifici per la pulizia delle superfici orizzontali e verticali, anche nell’ambiente bagno: Marka Red’s BH Gel e Marka Red’s Sanigel Bath. La caratteristica di questi prodotti è la formulazione in gel, che consente di accelerare e rendere più performante l’azione di detergenza. La formulazione in gel consente infatti al formulato di non colare sulla superficie di utilizzo come un prodotto schiumogeno, quindi di aumentare il tempo e la superficie di contatto, consentendo una pulizia più mirata e profonda. BH Gel, a PH neutro, è specificatamente formulato per tutte le superfici lavabili, e trova il suo campo ottimale di utilizzo in caso di superfici anche vetrate esposte all’esterno, quindi con esigenze di pulizia più complesse. Per l’ambiente Bagno è stato invece formulato Sanigel Bath, un gel anticalcare acido a PH 2, con un forte potere detergente, igienizzante e deodorante per tutte le superfici ed elementi dell’ambiente di riferimento, con una profumazione delicatamente fruttata. www.marka.biz
Lavasciuga compatta
Robusta ma compatta, Mira, la nuova lavasciuga 4cleanpro, è una macchina pensata per le pulizie di fondo nei locali più piccoli e pieni di ostacoli. Grazie al suo timone snodato permette di accedere sotto tavoli, mobili e scaffali. Vanta un telaio inox AISI 304 con 410 mm di larghezza di lavoro e offre 3 litri di capacità serbatoio soluzione ma con una capacità di pulizia di 100 mq grazie alla sua funzione ‘eco’, che gestisce la distribuzione dell’acqua in maniera temporizzata. Le batterie al lithio ione di 13 Ah a 36 volt garantiscono un’ora di autonomia per 800 mq circa. Mira ha il timone snodato, diversi tipi di spazzole o dischi trascinatori ed è una macchina polivalente: infatti, grazie al tergitore che si solleva e alla ridotta pressione a terra, è indicata anche per trattamenti specifici, per decerare o lucidare, proprio come una monospazzola. Elevate prestazioni sono assicurate anche dalla velocità di rotazione variabile delle spazzole: due spazzole controrotanti di 210 mm di diametro, da 140 giri/min a 210 giri/min.
www.4cleanpro.com
Bathroom Tissue
Dall’esperienza Paperdi nasce Monodì Bathroom Tissue, la nuova linea di carta igienica destinata alle strutture ricettive più esigenti. Un prodotto esclusivo, con una innovativa goffratura, confezionato singolarmente per garantire il massimo dell’igienicità e della praticità. Prevede inoltre un packaging particolare, studiato per personalizzare le camere da bagno e soddisfare i gusti dei clienti più attenti ai particolari. www.paperdi.it
Sgrassatore ecologico multiuso
Nuovo pulitore pronto all’uso a base esclusivamente di ingredienti naturali non pericoloso per gli operatori, per le superfici e rispettoso dell’ambiente. Mac Plus è ideale per la pulizia di tutte le superfici dure lavabili, pareti, macchinari, attrezzature, arredi, nelle cucine, bagni, uffici, industrie, comunità. Contiene particelle nano-tecnologiche che agiscono rompendo le molecole di olio, grasso, sporchi e polvere e rimuovendole a fondo dalle superfici, che risultano pulite e igieniche. Idoneo anche per piani d’igiene HACCP. Lo sgrassatore è disponibile in cartone da 6 x 750 ml + 2 trigger e in versione concentrata in cartone da 2 x 5 l.
www.polychim.it
Profumatore per bucato
Biolà Essenzassoluta Professional di Rubino Chem è un prodotto di nuova concezione, un profumatore per bucato super concentrato da utilizzare insieme al classico detersivo per lavatrice. Durante i lavaggi, aggiungere 1-2 sprilli nella vaschetta dell’ammorbidente. Grazie alla sua azione antinfeltrente, dona ai capi un effetto morbido e setoso e ne agevola lo stiro.
Innovativo è il suo effetto fissatore che garantisce una lunga durata del profumo sia sui capi che negli ambienti dove vengono riposti. I capi lavati e riposti a fine stagione, conserveranno freschezza e profumo pari ai capi appena lavati. www.rubinochem.it
Pulizia professionale
La società Synclean è da 25 anni nel settore della pulizia professionale e partner delle migliori case produttrici di macchine e accessori. È un’azienda moderna e dinamica ma con un’esperienza di alto livello e un know-how specifico nel mondo delle macchine per la pulizia industriale.
Nel suo listino, è possibile trovare: motori aspirazione diretti/periferici/ tangenziali (l’azienda è distributrice ufficiale Ametek); motori per aspirapolveri e impianti centralizzati; turbine soffianti; gomme tergipavimento e paraspruzzi; dischi abrasivi; batterie e caricabatterie; accessori per aspirapolvere; spazzole per lavasciuga, spazzatrici e monospazzole; ricambi originali. www.syncleanservice.com
Asciugamani compatti
Vama rinnova la gamma di asciugamani di fascia premium con il nuovo modello eco-jet X Dry Compact, superveloce e ad inserimento verticale delle mani. Rivoluzionario per quanto riguarda design e compattezza delle dimensioni, inferiori del 30% rispetto alla maggioranza dei modelli esistenti. Vero punto di svolta in termini di igiene grazie all’azione integrata di doppia lampada UV (per la sanificazione del blocco motore) e di doppio filtro antibatterico (per la sanificazione del flusso d’aria), come dotazioni di serie. Massima sicurezza grazie al serbatoio interno che raccoglie le gocce d’acqua. Risparmio energetico: consumi massimi pari a soli 1450 W, con resistenza regolabile ON-OFF. www.vama.it
Carrelli di pulizia
Magic è l’esclusiva linea di carrelli di pulizia progettati da TTS, i cui tratti distintivi sono funzionalità, modularità e sostenibilità. L’intera gamma è certificata Plastica Seconda Vita in quanto realizzata con alte percentuali di plastica riciclata, la quale rende i carrelli particolarmente robusti, duraturi nel tempo e completamente riciclabili a fine vita, contribuendo concretamente a salvaguardare l’ambiente. Inoltre, dal 2012 TTS utilizza esclusivamente plastica riciclata premium, l’unica che permette di mantenere inalterate le tradizionali
per lavaggio dei pavimenti
Temotex propone la Garza Verde per il lavaggio monouso dei pavimenti.
Grazie al suo alto spessore riesce, anche bagnata,a scivolare adeguatamente sul pavimento. È composta da fibre sintetiche e polipropilene, misura 125x420 mm e ha una grande capacità di assorbimento.
Modalità d’uso: immergere nelle normali vasche di impregnazione il numero di panni necessari per effettuare le operazioni di lavaggio; prendere un panno alla volta e applicare sotto l’attrezzo a velcro con il lato verde rivolto verso il pavimento. Ciascuna garza lava fino a circa 20/25 mq. La Garza verde è fornita in un cartone da 10 confezioni, ognuna da 25 fogli.
www.temotex.com
Una guerra senza esclusione di colpi
Il servizio di pulizia e sanificazione in ospedale, e nelle strutture sanitarie in generale, ha un ruolo fondamentale, in quanto supporta, in maniera imprescindibile, l’attività clinica. La salute dei degenti è tutelata anche da una impeccabile igiene ambientale (si pensi solo al gravoso problema delle Infezioni Correlate all’Assistenza). Pertanto, nel corso degli anni, la sanificazione ambientale ospedaliera si è costantemente evoluta, nelle metodiche e, soprattutto, nell’adozione di nuovi materiali, sempre più tecnologici, per combattere la guerra della contaminazione batterica. Nemici invisibili e abilissimi, i batteri patogeni, che costringono gli avversari a schierare un vero e proprio esercito addestrato ad hoc e sempre pronto a modificare strategie e interventi. Ma un esercito deve essere dotato di armi efficaci, e pertanto i plotoni degli addetti alle operazioni di pulizia e sanificazione nelle strutture sanitarie, i fanti, devono essere dotati delle attrezzature più tecnologicamente avanzate per vincere non solo le singole battaglie, ma la guerra, senza, peraltro, causare danni collaterali. Le attrezzature che possono essere considerate vere e proprie “armi” nella infinita guerra contro le contaminazioni ospedaliere sono senza dubbio quelle di Falpi, l’azienda che ha radicalmente modificato l’approccio alla sanificazione, diventando un sicuro punto di riferimento, per quanto riguarda efficienza, qualità e sicurezza in ambito sanitario. La batteria che viene messa in campo, la linea Hospital, si compone di carrelli, telai, frange, che consentono interventi mirati, nell’assoluto rispetto dell’ambiente. I “pezzi forti” sono, senza dubbio, i carrelli della serie Microrapid e Microtech, rea-
FALPI, UN SICURO PUNTO DI RIFERIMENTO PER QUANTO RIGUARDA QUALITÀ E SICUREZZA
Falpi
lizzati in acciaio inox alsi 304, praticamente indistruttibili (l’azienda li garantisce per due anni, ma sono molto più longevi), modulabili a seconda delle specifiche esigenze, equipaggiati con contenitori robusti, capienti e realizzati in materiale riciclabile, di facile
manutenzione e di effettiva usabilità. Inoltre, i carrelli Microrapid e Microtech sono certificati EPD, che testimonia il loro altissimo livello di compatibilità ambientali. I carrelli sono solo una delle componenti che costituiscono un vero e proprio sistema di lavaggio: gli altri elementi che concorrono alla definizione di un metodo di intervento di massima efficacia sono i telai e le frange, la cui realizzazione è frutto di attento studio e ricerca di materiali di altissima qualità. I telai, in alluminio, fibra di vetro e nylon, sono leggeri, perfettamente bilanciati, quindi assicurano condizioni di lavoro ottimali, sia dal punto di vista ergonomico, sia per quanto riguarda la maneggevolezza e, quindi, la rapidità delle operazioni. Ai telai si abbinano le frange in microfibra di elevatissima qualità, realizzate utilizzando una matrice bi componente di poliestere e nylon. La loro struttura aumenta la “superficie utile” della fibra, consentendo allo sporco di penetrare all’interno ed esserecatturato e trattenuto. Il plotone Falpi ha un’altra arma a disposizione, i panni per lo spolvero delle superfici. L’operazione di spolveratura non è sempre considerata nella sua effettiva importanza. In realtà è essenziale per garantire una igiene ambientale davvero eccellente. Tra i panni della linea Hospital, spicca il Micropanno Hospital in microfibra e certificato Ecolabel. La certificazione Ecolabel per i panni (ben cinque famiglie) è un traguardo che Falpi ha conseguito con un iter lungo, complesso e impegnativo, ma voluto con tenacia e determinazione, per confermare l’attenzione a tutto tondo verso la tutela dell’ambiente.
E allora, à la guerre comme à la guerre! www.falpi.com
SPECIALE TRATTAMENTI
M12
APPROFONDIMENTI
Pavimenti a confronto
M16
COTTO
Interventi: gli errori da evitare
M22
PARQUET
Villa Borromeo. Pavimento antico, come intervenire
M28
PARQUET
L’attacco dei tarli. Cosa fare?
M32
CANTINE
Il valore della pulizia nella produzione del vino
LIBERATI DALLA POLVERE!
Non lasciare che i tuoi polmoni facciano da filtro
Un professionista dovrebbe lavorare sempre in un ambiente salubre. Anche se impercettibile, la polvere derivante dalle lavorazioni in ambito edile si deposita nei polmoni e può provocare seri danni alla salute. Gli aspiratori Kärcher della serie NT TACT sono dotati di un filtro che trattiene efficacemente polveri nocive come amianto, quarzite, gesso, oltre che una serie di allergeni.
Scopri la differenza con Kärcher.
Parquet di legno massiccio naturale
Non importa che si tratti di un pavimento di legno per un rustico cottage o per una fredda struttura in calcestruzzo: il vero legno naturale sta bene in tutti i tipi di ambienti di vita.
Trattamento Avvertenze
Parquet, tavole e liste di legno massiccio naturale hanno una lunga durabilità, sia che vengano incollati che saldamente inchiodati. Rinverdirli è semplice perché si possono levigare più volte e, se opportunamente trattati, resistono anche a usi esterni. Un tocco di olio, cera o vernice, inoltre, può farli ritornare come nuovi.
Se bello e robusto, nei formati medio-grandi, il legno massiccio non è sempre il materiale più economico. Evitare di lavare con abbondante acqua; evitare tempi di contatto prolungati con le soluzioni detergenti; utilizzare sistemi di scopatura a umido e lavaggio con frange o mop appena inumidite.
Parquet stratificato
È conosciuto con il termine prefinito e si differenzia dai naturali perché è composto da uno strato superiore di legno nobile di spessore minimo 2,5 mm, con il rimanente spessore minimo di 8 mm costituito da un qualsiasi tipo di pannello ligneo, preferibilmente idrofugo, oppure da segati o tavolette.
Nella maggior parte dei casi è prelevigato e verniciato quindi non è necessario far altro che posarlo.
A differenza del parquet e pavimento di legno naturale, lo stratificato può essere levigato meno volte.
Laminato e nobilitato
I pavimenti di laminato plastico hanno un ampio mercato e si caratterizzano dal fatto che la superficie di calpestio non è rivestita da legno ma da una speciale carta melaminica su cui si è fotografato il tipo di texture desiderata: simile al legno, alla ceramica o a una qualunque altra trama. Una variante è il nobilitato, che solitamente ha il decorativo di spessore inferiore.
Rispetto ad altri tipi di pavimenti, il laminato necessita di meno cure. Presenta una superficie particolarmente liscia per cui basta poco per pulirla. Utilizzare la scopatura a umido e lavaggio con detergente neutro.
Il pavimento si presenta spesso liscio, duro, scivoloso e rumoroso (isolamento anticalpestio limitato). Non utilizzare prodotti detergenti contenenti ammoniaca; evitare l’uso di abbondante acqua. Non necessita di trattamenti protettivi.
Gomma
Termine che indica genericamente un gruppo di sostanze, naturali o sintetiche, elastiche, impermeabili e isolanti. E’ adatta per i luoghi di grande traffico.
Il rivestimento può essere fabbricato sia con gomma naturale (lattice estratto dalla corteccia di piante tropicali), sia con gomma sintetica (di origine petrolifera).
La flessibilità della gomma non consente la protezione con emulsioni (ceranti) troppo rigide. Le gomme nuove, spesso trattate con paraffina, devono essere lavate, prima della ceratura, con opportuni detergenti sgrassanti.
pavimenti
La gomma teme i prodotti alcalini come la soda o la varechina, in quanto la induriscono. Teme anche i prodotti a base solvente, perché la sciolgono.
Linoleum
È un pavimento che nel passato ha avuto un grande lustro, ma che ora è quasi dimenticato, seppure il mercato lo offra in tantissime versioni che mettono in risalto gli illimitati colori.
Vinile
Il policloruro di vinile (PVC) è uno dei rivestimenti più pratici ed economici. E’ un derivato del petrolio al quale si aggiungono sostanze plastificanti, riempitivi inerti e pigmenti colorati.
Trattamento Avvertenze
È un rivestimento naturale con superficie gradevole che non richiede cure particolari. Per permettere la durata nel tempo e una facile pulizia va protetto con emulsioni polimeriche e/o poliuretaniche.
Richiede poche cure ed è molto resistente. Si pulisce senza problemi e non restano macchie. Inoltre è molto elastico. Va protetto con con emulsioni polimeriche e/o poliuretaniche.
Teme i prodotti chimici molto alcalini come la soda, la varechina e la saponaria, che lo decolorano e lo essiccano. Effettuare le decerature con prodotti specifici. Non teme i prodotti a base solvente.
È bene informarsi sulla composizione del polimero che lo costituisce perché potrebbe comportare alcuni rischi per la salute. Qualora sia presente un substrato di paraffina, effetuare un lavaggio con detersolvente prima di incerare.
Moquette
Fino a pochi decenni fa risultava il tipo di rivestimento più adottato per rivestire ambienti di vita privata e pubblica, anche perché nessun altro materiale si posa così facilmente.
La parte superficiale, il velour, può essere costituito da fibre naturali o artificiali. Le moquette di fibra naturale si lavano con prodotti dedicati; per la smacchiatura si utilizza la shamponatura a secco. Le moquette in fibra artificiale sono resistenti all’usura; possono essere lavate con il metodo a iniezione/estrazione e con la shamponatura a secco.
Non è assolutamente adatta per ambienti umidi. Le moquette di fibra naturale temono l’acqua calda che ne provoca l’infeltrimento; temono i detergenti alcalini, l’ammoniaca, la candeggina. Le moquette in fibra artificiale sono molto sensibili a tutti i coloranti in soluzione alcolica; accumulano l’elettricità statica.
pavimenti
Piastrelle, Gres, Klinker
Sotto il generico nome “piastrelle” rientra la vastissima gamma che il mercato offre. Tutte però hanno in comune l’utilizzo in bagni e cucine. Il motivo è la grande resistenza all’acqua che non le danneggia grazie ai trattamenti particolari e le smaltature a cui le superfici sono sottoposte.
Marmi e graniti
Possono avere un’infinità di disegni e colorazioni, ma, essenzialmente, presentano venature con colori contrastanti e tipici per questi materiali che ne facilitano l’individuazione. Altra particolarità che li caratterizza è la presenza, totale o parziale, soprattutto per i marmi, del carbonato di calcio.
Cotto
Il cotto non è altro che argilla cotta e formattata in mattonelle.
È un materiale facilmente riconoscibile e si presenta in genere di colore rossastro. Lo si usa da secoli, per cui ci si può imbattere facilmente in pavimenti anche molto vecchi, spesso antichi.
Trattamento Avvertenze
Pavimenti molto resistenti, necessitano di poche cure e resistono anche in caso di acqua stagnante, purché le fughe siano eseguite a regola d’arte.
Prima di ogni lavaggio, effettuare una prova di resistenza al detergente. Data la loro struttura compatta i grès presentano difficoltà di ancoraggio dei film protettivi.
La naturalezza dei disegni e la lucentezza delle superfici, accompagnata dalle più che diversificate sfumature, rendono il pavimento sempre signorile ed elegante. La finitura può essere effettuata con tre tipi di trattamento: piombatura, cristallizzazione, inceratura.
È un materiale naturale assorbente con qualità eccezionali. La sua porosità fa si che abbia bisogno di essere “protetto” con prodotti naturali adeguati che ne mantengono inalterata la naturalità e che ne assicurano l’idrorepellenza e l’oleorepellenza.
Il lavaggio con detergenti acidi provoca corrosione. Se il granito è grezzo, tollera lavaggi di natura acida e alcalina se piombato, evitareil lavaggio con detergenti acidi.
Se il trattamento di protezione non è ben condotto si macchia e rimane irregolare, inoltre la superficie diventa fragile e friabile se il processo di cottura e fabbricazione non è adeguato.
cottoNuova vita al cotto
DA SEGUIRE PER LA DECERATURA DEI MATERIALI ASSORBENTI: COTTO, TERRECOTTE, PIETRE
Costantino ZanattaOperare il ripristino di un vecchio trattamento protettivo degradato sulle superfici in materiali naturali è cosa completamente diversa che decerare una superficie in pvc, in linoleum, una graniglia o un marmo levigato lucido. Su tali superfici si agisce con uno specifico decerante e si riesce a togliere il vecchio trattamento in tempi tecnici brevi perché i materiali non assorbono i liquidi e si riesce a riportare a nudo le superfici senza complicazioni. Cosa completamente diversa è operare su materiali assorbenti e sui quali le aziende produttrici si sono sbizzarrite nel tempo a proporre imbrattamenti di tutti i tipi, compresi quelli che potevano sembrare eterni e senza usura o invecchiamento. In questo panorama vi sono: cere cremose in pasta, cere liquide rilucidabili, cere metallizzate, emulsioni acriliche o polimeriche, resine all’acqua, resine al solvente, olio di lino crudo o cotto, vernici o resine poliuretaniche ed epossidiche, ecc… Come si possono conciliare allora le lavorazioni e i prodotti per l’asporto radicale dei prodotti invecchiati? Per prima cosa bisognerebbe capire su quali materiali si opera e di quale natura è il vecchio trattamento, ma molte volte questo è difficile anche a causa delle manutenzioni assenti o eccessive e con prodotti sconosciuti che vengono presentati come miracolosi nella grande distribuzione. Nel passato è successo che, pensando di poter asportare un qualche tipo di prodotto applicato ci si fosse affidati ai comuni deceranti alcalini usati anche molto concentrati, con il risultato finale che si
approssimava sempre al 60-70% di asporto del prodotto. Esaminando le componenti dei costi delle opere, vediamo che emerge sempre per primo il costo della mano d’opera e quindi è giocoforza scegliere i prodotti più idonei per poter effettuare le lavorazioni nel minor tempo possibile, anche se questi costano a volte molto di più.
IL TRATTAMENTO
Fatta questa analisi, siamo sul cantiere, abbiamo una superficie in materiale naturale e abbiamo un vecchio trattamento da asportare per poterne applicare uno nuovo e magari con un risultato che porti le superfici più vicino possibile alle tinte originali del materiale stesso. La scelta del prodotto dissolutore del vecchio trattamento, escluso il campo delle resine epossidiche e poliuretaniche per le quali vi è una sola soluzione drastica, si sposta sempre su specifiche miscele solvente con tensioattivi valide per quasi tutti i tipi di cere ed emulsioni presenti sul mercato. Tale dissolutore si può applicare anche un giorno prima, naturalmente compatibilmente con la situazione di cantiere. In questo caso è il prodotto che lavora per noi, facendoci risparmiare tempo con gli eventuali inutili ripetuti passaggi con la macchina monospazzola e con l’uso di un banale decerante alcalino (foto 1).
La mattina successiva si passa alla monospazzola e all’asporto di quanto il prodotto sia riuscito a sciogliere nel tempo in cui ha potuto agire (foto 2). Per quanto il prodotto abbia potuto agire e per quanto si sia accorti e curati nelle lavorazioni, è matematicamente sicuro che rimarrà sempre un po’ di residuo del vecchio trattamento e qualche nostra impronta involontaria di prodotto sciolto, calpestato e portato nelle zone già lavorate (foto 3 e foto 4). A questo punto, dopo il primo passaggio su tutta la superficie, si procederà a un
Speciale Trattamenti
PAVIMENTI NATURALI
secondo passaggio partendo dai bordi delle stanze. Dato il tipo di prodotto utilizzato, è opportuno prendere le dovute precauzioni come guanti, mascherine e protezione per gli occhi e locali ben aerati oltre naturalmente a paraspruzzi per la monospazzola e le dovute protezioni per muri, arredi e porte. Il secondo passaggio, si inizierà applicando per piccole porzioni lungo i bordi e angoli delle stanze il prodotto dissolutore e con il classico tampone marron si andrà a togliere quello che è stato sciolto e diventato asportabile. Si agisce per piccole porzioni sulle superfici per creare una situazione di lavorazione omogenea e con gli stessi tempi sia per i bordi stanza che per la porzione di superficie ( mai tutta una stanza…) sulla quale agiremo poi con la monospazzola e disco marron, di modo che non vi siano zone su cui il prodotto dissolutore agisce pochi minuti ed altre su cui persiste molto più tempo (foto 5). Naturalmente in questa fase è molto importante non tornare a calpestare la zona lavorata con i piedi sporchi, altrimenti si dovranno ripetere ancora altri passaggi.
POTERLO ASPIRARE?
Con della semplice acqua, poiché il detergente decerante è già pre sente nel dissolutore applicato, quindi nel serbatoio della macchina va messa sola acqua e nessuna altra soluzione detergente: è molto utile comunque qualche ulteriore risciacquo per ogni zona lavorata. Poiché operiamo su superfici assorbenti, se dovesse capitare la clas sica telefonata lunga o la pausa pranzo, non bisogna dimenticare la macchina ferma e disco intriso di soluzione detergente sulla superfi cie (foto 6) e prendere nel caso alcune precauzioni quali, un cartone e pulire bene cavi, macchine, dischi e attrezzature con acqua aspirando bene il tutto (foto 7).
LE FUGHE DELLE SUPERFICI
Una particolare attenzione va data alle fughe delle superfici in quanto essendo molto più porose dei materiali assorbono molto più sporco nel tempo e una parte dei prodotti sciolti durante le fasi della dece ratura (foto 8). E’ molto importante passarle tutte con una spazzola di acciaio a mano sciacquando poi bene con acqua dopo il lavaggio acido per poterle uniformare e portarle allo stato originale: non possiamo consegnare una superficie con le mattonelle in ordine e le fughe ancora mezze sporche, non è professionale…
Se siamo stati accorti nelle fasi precedenti e il lavoro si è concluso anche con il lavaggio con una soluzione acida leggera e relativo risciacquo, abbiamo completato il ciclo della deceratura: non è necessario in queste fasi utilizzare detergenti acidi strani o forti e in concentrazioni elevate, ma è sufficiente eseguire un piccolo lavaggio acido ed i risciacqui accurati solo per togliere piccoli residui di deter gente alcalino eventualmente rimasti sulle superfici.
A questo punto vorrei battere forte sul tamburo per far capire a quelle aziende, che formulano prodotti che alcuni detergenti deceranti non sono idonei par lavorare su superfici assorbenti e lasciano a volte nei materiali tracce di prodotto difficilmente asportabili (foto 9). Questo sistema di lavoro non ha mai lasciato sulle superfici resi dui consistenti del vecchio trattamento: si può accettare che possa esserci ancora una percentuale dello 0,5% che non va assolutamente a inficiare il nuovo trattamento. Per la mia personale esperienza posso affermare che qualche volta è stato un po’ più difficoltoso, ma che alla fine il risultato si è sempre ottenuto combinando nella giusta maniera prodotti ad azione manuale e meccanica con la ferma volontà di consegnare sempre comunque un lavoro eseguito a regola
Bordi e superficie dopo secondo passaggio
parquet
Situata nella cittadina di Arcore, in Brianza, Villa Borromeo d’Adda è uno splendido complesso residenziale risalente al 1550/1600 circondato da un enorme parco aperto in gran parte al pubblico. Al suo interno, sono presenti varie pavimentazioni in legno risalenti alla metà dell’800 e ai primi del ‘900, già oggetto nel corso degli anni di alcuni interventi di riparazione e costituite da ben nove specie legnose. L’immobile è stato purtroppo abbandonato a se stesso per alcuni decenni, tanto che alcuni tratti del tetto erano crollati. Di conseguenza, numerose erano le infiltrazioni di acqua che si sono riversate all’interno di alcuni vani. Questo ha richiesto un significativo intervento di ristrutturazione edile, durato quasi 3 anni, che ha interessato in pratica tutto l’immobile – dalle fondamenta al tetto – con un dispendio di energie e un investimento economico alquanto notevole.
Nel 1980 le proprietà della Famiglia Borromeo d’Adda, a eccezione della sola Cappella Vela, sono state acquistate dal Comune di Arcore. Soltanto nel 2016 è stato possibile iniziare i lavori di restauro della villa nel suo complesso. L’intervento rigenerativo è stato condotto dalla S.E.A. srls (servizi di eccellenza artigiana) in sinergia con la Rangoni Basilio S.r.l., storica struttura fiorentina di falegnameria specializzata nel ripristino di arredi e infissi. Per intervenire su pavimenti in legno che hanno decine di anni di vita – se non qualche secolo – serve personale dotato di una vera esperienza manuale; molte sono le nozioni che si devono conoscere come, per esempio, quelle relative alle varie specie di legno e alla composizione dei prodotti che si intendono utilizzare nel contesto.
PAVIMENTAZIONI IN LEGNO
Le pavimentazioni in legno, posizionate quasi interamente al piano terra, ovvero nel salone centrale chiamato anche “giardino d’inverno”, erano costituite da piastrelle rotonde in rovere intersecate da quadrati in acacia, con una fascia di rigiro in noce nazionale e un bindello di padouk. Vi era poi un disimpegno di passaggio dal salone a un’altra sala in marmo, dove il pavimento era costituito da assi con disegno geometrico in legno di rovere con fascia di ciliegio. Nella cosiddetta “sala della biblioteca”, la pavimentazione era rappresentata da piastrelle in noce nazionale, sagomate geometricamente con una fascia perimetrale alle medesime in legno di acero; in altri due grandi ingressi e corridoi di accesso alla sala da pranzo, il pavimento era costituito da piastrelle rettangolari in mogano intersecate tra di loro, con fascia di rigiro sempre in mogano e bindello di acero. Nella “sala da pranzo” la pavimentazione era posizionata con disegno geometrico e costituita da assi di ciliegio con una fascia perimetrale e bindello in noce nazionale; per finire, al primo piano esistevano due vani in quadri di larice sagomati con fasce perimetrali per ognuno in rovere e quadretto angolare in noce e fascia perimetrale in rovere. Anche la scala centrale era costituita da singoli gradini con alzata e pedata in noce nazionale, così come i due pianerottoli presenti, sia quello centrale sia quello di sbarco al primo piano.
RESTAURO
Il degrado causato dal passare del tempo e diversi crolli di parti di tetto avevano danneggiato seriamente porzioni di pavimento in legno. Diverse zone erano praticamente rovinate in maniera irrecuperabile, altre del tutto scomparse sotto residui di detriti e resti di materiale inorganico. Gli interventi di lavoro programmati e concordati con la Direzione Architettonica del Restauro, sono iniziati con la rimozione manuale dei depositi incoerenti e dei detriti presenti e con la pulizia delle zone interessate. Successivamente, si è passati alla verifica dello stato di degrado del legno, eliminando ogni porzione ormai marcita
Prove di pulizia Stato della superficie prima dell’inizio lavori Stesura cera liquidae/o distrutta dalla presenza di funghi e muffe, fino a ritrovare, come si dice, il buono. Si è poi contabilizzato quanto materiale nuovo ci fosse da recuperare dalla lavorazione di specie legnose simili, per poi reinserirle dove erano mancanti.
PULIZIA
Una volta reintegrate le porzioni di legno mancante, si è passati alla fase di pulizia generale delle superfici in legno con detergenti neutri attraverso l’impiego di stracci in microfibra inumiditi con soluzioni specifiche di prodotti. In pratica si è pulita la superficie delle pavimentazioni intervenendo per rimuovere depositi organici come anche residui di adesivi e depositi inorganici come sabbia, terra e quant’altro rimasto nel corso degli anni inglobato sul legno.
TRATTAMENTI
Le varie parti di legno mancanti venivano “rincollate” al proprio posto con adesivi specifici, in maniera tale da ricomporre il disegno originale, rispettando quindi fedelmente le dimensioni di ogni singolo
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Le monospazzole orbitali O 143 U sono adatte a lavorare in modo facile e veloce su ogni tipo di superficie, anche su pavimentazioni irregolari, grazie al movimento oscillatorio ad alta frequenza. Il manico ergonomico, combinato con il telaio robusto e compatto, le grandi ruote ed il peso ridotto rendono queste monospazzole delle macchine resistenti e ideali per trattamenti lunghi e gravosi, ma allo stesso tempo facili da utilizzare e trasportare.
pezzo mancante; terminata l’opera di ricucitura delle superficie e rieseguita una nuova pulizia, sempre non meccanica ma con stracci e spugne, si è passati alla stesura di un trattamento preservante.
Il trattamento preservante è stato condotto con prodotto a base di permetrina, in almeno due successive volte con pennello e vaporizzatore; un intervento atto a prevenire l’insorgere di eventuali insetti nel legno, il quale sia pure oramai centenario, non può permettersi di essere eventualmente attaccato da qualche tarlo specifico.
Terminata l’opera di ripristino ed eseguita nuovamente un’altra passata di pulizia con i detergenti, si è passati all’intervento di tonalizzazione di ogni singolo legno nuovo inserito nel contesto già presente, al fine di uniformare al meglio la visione d’insieme delle superficie pavimentate. Anche se i legni reintrodotti erano della medesima specie, chiaramente non potevano avere la stessa tonalità di colore data dal passare del tempo e quindi si rendeva necessario intervenire con prodotti specifici per colorare i pezzi nuovi per avvicinarli a quelli esistenti. Finito il lungo lavoro di coloritura, una nuova fase di pulizia della superficie è stata condotta con stracci di tessuto in vetro imbevuti di acqua demineralizzata; è seguita poi la fase di aspirazione e stesura del trattamento prescelto dal team di responsabili della Sovrintendenza alle Belle Arti di Milano.Per il trattamento finale protettivo era necessario usare prodotti che lasciassero quanto più naturale la superficie lignea, ma al contempo fossero anche di facile manutenzione e non richiedessero interventi di levigatura meccanica, dato che non si poteva e non si potrà “consumare” lo spessore del legno meccanicamente. Escluse quindi fin da subito le vernici, anche quelle naturalizzanti, ecco che la scelta dei responsabili tecnici si è indirizzata verso prodotti a base di olio naturale e soluzioni di cere liquide vegetali e minerali in solventi alifatici. Il trattamento prescelto ha donato grande lucentezza e capacità di idrorepellenza a tutta la superficie trattata. Dopo decenni di abbandono, l’antico fascino dei pavimenti in legno è riemerso in tutto il suo splendore.
parquet
Se il legno è tarlato?
TAPPA DOPO TAPPA, IL RESTAURO DI UN VECCHIO PAVIMENTO COMPOSTO DA QUADRI DI ROVERE E NOCE, DANNEGGIATO DALL’ATTACCO DEI TARLI di Mauro Errico
L’
intervento di restauro di un vecchio parquet, mi fornisce l’occasione per affrontare il problema dei tarli, quei piccoli animaletti, quasi invisibili, che tanto danno arrecano al legno.
Partirò cercando di spiegare, in sintesi, cos’è un tarlo e cos’è un fungo del legno. In effetti, un’impresa che fosse chiamata al ripristino di un pavimento in legno degradato, dovrebbe in primo luogo tentare di identificare se le cause del degrado sono da attribuire agli insetti o ai funghi.
GLI INSETTI CHE ATTACCANO IL LEGNO
Iniziamo col dire che per la maggior parte degli insetti il ciclo vitale si suddivide in quattro fasi: uovo, larva, crisalide, insetto.
Gli insetti causano i maggiori danni al legno nel momento della fase larvale ovvero quando la larva si trova proprio all’interno del legno. Il ciclo vitale dell’insetto varia, chiaramente, a seconda della specie di appartenenza.
Gli insetti lignivori più diffusi sono:
• Anobium Punctatum o comune tarlo dei mobili: è il più diffuso e di norma è attivo nel legno posto in opera da 20/30 anni;
• Xestobium Rufovillosum e Hylotrupes Bajulus (conosciuto anche come tarlo dalle lunghe corna): possono causare danni molto rapidamente a causa delle dimensioni della larva e della capacità di scavare gallerie di ampio diametro nel legno;
• Hyctus Brunneus;
• Ernobius Mollis;
• Europhrum Confine.
Il legno che rimane infestato da insetti si riconosce da alcuni elementi oggettivi: perdita di peso, presenza di fori di uscita delle larve, presenza di polvere del legno medesimo, friabilità e tendenza allo sbriciolamento.
È bene ricordare che la presenza di insetti nel legno non è un fatto che ricorre facilmente, inoltre, il legno stesso non è ugualmente predisposto all’insorgere e alla proliferazione di insetti.
Esistono infatti due parti ben distinte nel legno: una interna, denominata “durame”, e l’altra esterna, denominata “alburno”; la prima parte è generalmente molto più resistente al degrado rispetto alla seconda.
Sostanzialmente ciò avviene perché nel durame, legno morto, si accumulano i prodotti di rifiuto dell’albero, risultando così tossico per molti organismi; l’alburno, che rappresenta tutta la porzione del tronco predisposta al trasporto della linfa grezza, nonché al deposito delle riserve nutritive, proprio per questo motivo diviene spesso oggetto di attacchi e proliferazione di microrganismi come insetti.
I FUNGHI
Per quanto riguarda i funghi, questi sono capaci di rapide proliferazioni, arrecando non pochi danni al legno. I funghi hanno la capacità di nutrirsi di materiale organico, alcune specie in particolare, se lasciate proliferare all’interno di strutture portanti (travi), sono causa diretta di degrado profondo delle medesime strutture. Per quanto attiene il settore delle costruzioni, i più diffusi sono:
• Serpula Lacrymans;
• Poria Vaillantii;
• Coniophora Puteans;
parquet
• Lentinus Lepideus.
Il Coniophora Puteans è quello più diffuso, ma allo stesso tempo il meno pericoloso, in quanto è molto sensibile alle variazioni della percentuale di umidità, che ne condiziona la sopravvivenza.
Al fine di proliferare, i funghi hanno necessità di ambienti con presenza di sostanze nutritive (materiale organico) e con temperatura e percentuali di umidità relativa costanti, in simbiosi con substrati umidi.
Ci sono funghi che, per proliferare, necessitano di ambienti con umidità costante del 60-70%: per eliminarli basta sopprimere la fonte dell’umidità, impedendo così la loro riproduzione.
Il legno che viene infestato da questa tipologia di funghi appare di colore bruno scuro, nelle travi appaiono crepe longitudinali e anche cavità a forma cubica.
Esistono anche dei funghi che possono proliferare in ambienti moderatamente umidi (30-40%) e possono apportare gravi e consistenti danni al legno; sono in grado di diffondersi anche attraverso materiali non lignei, alla ricerca di legno ancora sano.
Pensiamo, per esempio, al classico tubo di scarico dell’acqua rotto: in prossimità della perdita il legno rimane ovviamente danneggiato e, con il passare del tempo (solitamente in un’abitazione non accade), in prossimità della zona colpita i funghi possono proliferare, aggiungendo altri danni al legno stesso, sia nella porzione interessata che nelle immediate vicinanze.
Stiamo descrivendo naturalmente condizioni “estreme”, molto particolari, che male si accompagnano a un ambiente indoor, ove viene inserita una pavimentazione di legno, ecco perché, quasi sempre, le segnalazioni di presunte presenze di funghi nei pavimenti di legno si rivelano un falso allarme.
IL RESTAURO DEL PARQUET A QUADRI
Dopo questa doverosa premessa, cercherò di descrivere un inter vento recentemente condotto su una pavimentazione di legno non eccessivamente vecchia: un parquet degli anni ‘50, di ottima fat tura strutturale, inserito nel contesto di un appartamento di pregio, situato lungo i viali della città di Firenze. Si tratta di una pavi mentazione lignea costituita da singoli quadri di 3 cm di spessore, composti da due specie legnose: Rovere per la cornice e Noce per il campo centrale.
La quasi totalità dei quadri che componevano il pavimento presen tava la chiara e manifesta azione dell’attacco del tarlo: sia sul Rovere che sul Noce i segni del passaggio degli insetti erano inequivocabili. Una soluzione semplice ed efficace sarebbe stata l’asportazione del pavimento e la relativa sostituzione, la proprietà, però, non voleva assolutamente privarsi della pavimentazione.
Inizio della ripulitura dei quadri danneggiati in laboratorio.Il pavimento come si presentava dopo il ripristino di tutte le parti danneggiate.
Sostituzione del riquadro centrale in Noce direttamente in cantiere.
Vero è che non sussisteva traccia di “operatività” di insetti, non vi era infatti presenza di polvere di legno o altri segnali che potessero far pensare a un’attività ancora in corso.
Certo, non mi era possibile dare alcuna garanzia: sappiamo benissimo che basta la presenza di un solo insetto per compromettere un lavoro.
Comunque, di comune accordo con la direzione lavori e la committenza, si è optato per un intervento di “risanamento localizzato”.
LE OPERAZIONI DI “RISANAMENTO LOCALIZZATO”
Prima si è proceduto a una ripulitura meccanica della superficie lignea, per portare alla luce il reale stato della superficie dei quadri. Dopo una ricognizione, una volta individuate le zone del pavimento dove risultavano maggiori i danni nei singoli quadri, si è proceduto al loro smontaggio, asportandoli con cura, in modo da non danneggiarli ulteriormente.
I quadri sono stati portati in un laboratorio, dove si è proceduto a una sorta di “autopsia” (se mi consentite di prendere in prestito il termine dal mondo medico-legale): dopo aver ripulito singolarmente i quadri, le parti di Rovere o Noce danneggiate dalla presenza degli insetti sono state asportate.
Successivamente, sono state riposizionate le nuove parti asportate, chiaramente della stessa specie legnosa, ottenendo un primo risultato abbastanza soddisfacente.
IL LAVORO IN CANTIERE
Questa è stata solo la prima fase, in effetti anche direttamente in cantiere sono state eseguite delle sostituzioni di parti danneggiate, soprattutto per quanto riguarda i riquadri centrali in Noce.
Dopo avere prelevato il materiale da quadri provenienti da zone soggette a modifiche strutturali (inserimento di armadi a muro e conseguente asportazione di quadri sottostanti), con l’aiuto di un pantografo si è proceduto ad asportare la parte centrale dei quadri individuati, incidendo per il solo spessore che di volta in volta veniva deciso. In questo modo si è potuta mantenere la stessa tonalità del manufatto originario. Una volta creato l’alloggio per il nuovo quadro
“La parte interna del legno, denominata durame, generalmente è più resistente al degrado ”Prove di finitura.
vini
Pulizia profonda per vini d’eccellenza
La Braccesca è un pittoresco vigneto che si trova nel sud della Toscana in una delle migliori regioni vinicole d’Italia, a mezz’ora di distanza dalle città medievali di Montepulciano e Cortona. Il vino è coltivato fin dal Medioevo in questo luogo magico: La Braccesca è unica poiché l’azienda produce vini di qualità in due regioni di provenienza designate che, nonostante siano così vicine, sono completamente diverse. L’ex area centrale della tenuta si estende per oltre un centinaio di ettari a Montepulciano. I pendii toscani producono il Vino Nobile di Montepulciano dal tradizionale vitigno Sangiovese, che si fregia dell’ambita classificazione DOCG. Nella zona di Cortona, si coltiva invece il Syrah, una varietà aromatica non originaria di questa zona. Piantando vitigni internazionali sulle colline italiane, La Braccesca è in grado di produrre un vino pregiato dalla qualità unica.
UN PROCESSO DELICATO
Ad aprire la porta della cantina, è l’enologo Fiamma Cecchieri, l’e-
sperta che ha guadagnato rapidamente la stima nel settore della viticoltura in cui lavorano prevalentemente uomini. Infatti, i suoi colleghi la chiamano scherzosamente “la Regina delle cantine”. Fiamma trascorre la maggior parte del tempo nelle cantine con le grandi vasche di acciaio inox o nella “barriccaia”, la cantina dei barrique dove i vini pregiati maturano in botti di rovere. Per prima cosa al mattino, controlla le condizioni dei vini più giovani, testa ogni campione, fa le sue valutazioni e decide come procedere. Quando le uve fresche vengono scaricate, le operazioni diventano frenetiche. Le prime ore sono estremamente importanti e influenzano tutti i processi successivi. Le botti speciali di rovere, barriques e tonneaux svolgono un ruolo fondamentale. La Braccesca, che appartiene alla famiglia Antinori - una delle più antiche famiglie enoiche del mondo - da quasi 30 anni, utilizza botti di rovere francese per il Syrah e rovere ungherese per il Sangiovese.
Oltre all’origine, le dimensioni e l’età delle botti influenzano anche lo stile e il gusto dei vini. Soprattutto, la quercia deve essere accuratamente pulita per evitare che i microrganismi nocivi possano interrompere il processo di maturazione dei vini.
LA PULIZIA DELLE BOTTI...
La pulizia gioca un ruolo importante nella produzione del vino. Tutti i contenitori di trasporto e i serbatoi che entrano in contatto con le uve o
il vino devono essere assolutamente privi di particelle e residui. A La Braccesca, questo è assicurato dall’uso di macchine e dispositivi Kärcher, come le idropulitrici ad acqua calda e fredda dotate di accessori speciali, come il pulitore per botti BC 14/12. Quest’ultimo è uno speciale dispositivo ad alta pressione che viene quindi inserito nel foro della botte. Una testina rotante pulisce l’interno della botte in modo uniforme e completo. Il dispositivo, a spruzzo è indicato per la pulizia di recipienti con cocchiume realizzati a norma DIN, nonché di altri contenitori e fusti, soprattutto botti in rovere con una capacità compresa tra 225 e 600 litri.
La testa di pulizia viene posizionata nel serbatoio attraverso un’apertura di diametro minimo corrispondente. Una pompa ad alta pressione separata viene collegata al dispositivo per pulizia interna tramite un flessibile per alta pressione. L’acqua viene quindi estratta dalla botte tramite l’idropulitrice a caldo e motore raffreddato ad acqua di Kärcher HDS 9/18-4 M. La macchina ha prestazioni di pulizia altamente efficienti, garantite dalla tecnologia brevettata degli ugelli, pistoni in ceramica, turbocompressore e maggiore efficienza della pompa. L’esclusiva modalità eco!efficiency, la progettazione ottimizzata del bruciatore e altre caratteristiche come l’interruttore per la regolazione della durezza dell’acqua garantiscono il giusto equilibrio tra le prestazioni di pulizia richieste e la massima protezione ambientale. Il pannello di controllo è intuitivo ed ergonomico, proprio come i vani porta accessori. HDS 9/18-4 M risulta anche comoda da utilizzare: la pistola ad alta pressione EASY!Force, grazie a una speciale tecnilogia, minimizza gli sforzi dell’operatore attenuando gli effetti del contraccolpo dovuto all’alta pressione, mentre i raccordi a sgancio rapido EASY!Lock agevolano i collegamenti velocizzandoli di cinque volte rispetto ai tradizionali sistemi a vite.
… E QUELLA DELL’AREA ACCOGLIENZA
Nell’area di accoglienza del vignetonella quale si accolgono i clienti e si ospitano degustazioni di vini -, lo staff utilizza invece una lavasciuga Kärcher per garantirne un aspetto ordinato e pulito. La referenza è una delle Lavasciuga Pavimenti Compatte BD 50/50 C Bp Classic. Si tratta di una lavasciuga a batteria, senza trazione, con spazzola a disco. Il serbatoio acqua sporca -di grande capacità, con galleggiante di chiusura aspirazione a serbatoio pieno- ha il tubo di svuotamento controllato e risulta facile da pulire. Il Serbatoio acqua pulita è nel corpo macchina: questo garantisce stabilità anche a inizio lavoro. La lavasciuga presenta chassis fonoassorbente, potente turbina per un’ottima aspirazione, barra d’aspirazione con inclinazione regolabile e sostituzione labbra senza attrezzi. Il pannello di comando è semplice e intuitivo, così come l’operazione di riempimento dell’acqua pulita, che avviene sul fronte macchina.
COSÌ, NASCE UN VINO PREGIATO
L’interno della spaziosa cantina Barriccaia è fresco e l’umidità viene regolata automaticamente. Il Vino Nobile trascorre la maggior parte del tempo nelle botti di legno. Viene solo decantato in bottiglie dopo un anno, dopo di che invecchia per altri dodici mesi in cantina. La variante più lunga, etichettata con il suffisso “Riserva”, viene lasciata invecchiare per almeno 24 mesi. La scelta della quercia è molto importante per mantenere il carattere toscano dei vini: “dovrebbe parlare da sé” dice Fiamma. “Rosso rubino ed equilibrato, i vini pregiati dell’ultima vendemmia conserveranno solo una leggera nota di quercia quando saranno gustati tra circa due o tre anni, una volta maturati nella tranquillità della cantina.”
“
Dopo la raccolta, sembra di essere sulla cima di una montagna dove puoi fermarti un attimo e goderti la magnifica vista ”GRAVOSI Domenico Demuro
Una macchina, tante funzioni
La prima dotazione di una nuova impresa di pulizia è sempre stata caratterizzata da carrello, mop, aspiratore e monospazzola. Quest’ultima, è una macchina che può vantare una lunga storia; nasce come lucidatrice ma si trasforma rapidamente in una macchina capace di lavare - anche a fondo -, decerare, lucidare, cristallizzare, pulire la moquette e rifinire il parquet. Per costruzione e apparente semplicità, la monospazzola dura negli anni ma da’ poco spazio alla fantasia nel campo delle possibili invenzioni migliorative. Come fare, quindi, per introdurre sul mercato una macchina innovativa, che si distingua dalle altre? A fornire una valida risposta a questo quesito, è TMB, con la nuova monospazzola TOR43, caratterizzata dal movimento roto-orbitale, che ne amplifica la resa.
UN’UNICA SOLUZIONE A DIVERSI PROBLEMI
L’azienda, nella fase progettuale, ha lavorato sui limiti delle macchine tradizionali, cercando di eliminarli. Per fare questo, ha analizzato alcuni punti critici, ponendosi alcune domande: di quante macchine ci si deve servire, se per ogni applicazione sono necessari un diverso peso, numero di giri e potenza? Quanto è difficile mantenere la macchina stabile? I cavi elettrici si aggrovigliano sulla spazzola e sul mozzo del motore? Quante volte capita di incorrere in un sovraccarico di corrente? A ogni problema, una soluzione: per rendere molto più semplice, pra -
tico e veloce il trattamento di qualsiasi tipo di pavimentazione, l’azienda ha introdotto la monospazzo la roto-orbitaleTOR43.
DUE MOVIMENTI IN UNO
Contemporaneamente al movimento rotatorio naturale del disco, che può variare da 0 a 90 giri al minuto, il sistema genera un’orbita costante che permette di passare tante volte sullo stesso punto molto rapidamente. Su pavimenti duri, resilienti, in legno, resine e moquette, crea movimenti rotatori di circa 1 centimetro, con1400 passaggi al minuto. Questo garantisce una performance straordinaria e rapida in tutti i trattamenti, che si tratti di lavare, lucidare o cristallizzare, e una pulizia intensa e delicata. Inoltre l’area di lavoro è sempre costante e la spazzola o il disco rimangono sempre in piano rispetto alla superficie, aderendovi perfettamente.
MINOR CONSUMO E GRANDE VERSATILITÀ
Il movimento orbitale trattiene all’interno del disco l’acqua utilizzata, che non viene spinta verso l’esterno, quindi non schizza. Grazie a questa tecnologia si riducono drasticamente i consumi di acqua e di detergente. Il sistema roto-orbitale permette di effettuare diverse tipologie di interventi su varie superfici, grazie alla sua versatilità e alla disponibilità di specifici accessori che rendono la macchina polivalente.
RISPARMIO ENERGETICO
Grazie all’innovativo movimento, la monospazzola orbitale lavora assorbendo poca energia, solo 3 A, anche sottosforzo. Questa caratteristica le permette di operare contemporaneamente a grossi
o medi aspiratori, senza causare lo stacco del fatidico contatore. Inoltre se dovesse entrare in contatto con la spazzola, il cavo non viene attratto, ma spinto verso l’esterno, aumentando la sicurezza in uso.
GRANDE SEMPLICITÀ D’USO
La straordinaria semplicità d’uso salta subito all’occhio. Operatori poco esperti o addirittura al primo impiego, anche senza formazione specifica, sono in grado di utilizzare al meglio una monospazzola orbitale, senza fatica. L’insieme di queste caratteristiche innovative, permette un guadagno nei consumi dell’acqua e dei detergenti, dell’energia, della manodopera e di conseguenza portano a un maggior guadagno economico.
cere I “difetti” delle cere metallizzate
effettuare la scopatura antistatica con prodotti in base solvente. Questi residui possono non essere stati rimossi lavando i pavimenti con un normale decerante.
c) Quando si usano cere metallizzate concentrate o, in generale, cere metallizzate con un elevato contenuto di sostanze attive, si può verificare che il pavimento “risucchi” rapidamente la poca acqua presente nella formulazione. Ciò determina una perdita di fluidità alla cera, che ha difficoltà ad autolivellarsi, mostrando righe di stendibilità. Quando si applica questo tipo di cera, nel caso di pavimenti porosi, è necessario preinumidire la superficie prima della stesura. Questo fenomeno si può manifestare su linoleum porosi o graniglie porose, nonché sul cotto e sul cemento. Normalmente questo problema non si verifica su PVC omogenei in buone condizioni, su PVC eterogenei, o su graniti.
2. OPACIZZAZIONE DELLA SECONDA MANO
Le cere metallizzate di alta gamma sono formulate perché assicurino un elevato grado di lucido, la massima resistenza e durata, si adeguino facilmente alla macchina ad alta velocità, siano facilmente rimovibili con il decerante, resistano allo sporco, ai segni neri dei tacchi eccetera. Rispondano, insomma, alle aspettative dei clienti più esigenti. Se non si ottengono queste performance, è più probabile che le cause siano da ricercarsi nelle modalità di applicazione piuttosto che in errori di produzione o nel deterioramento del prodotto. Caso, quest’ultimo, che si può verificare a fronte di uno stoccaggio prolungato a temperature sotto zero. Allora si riscontrerebbe una sensibile diminuzione del grado di lucentezza o una formazione di piccoli grumi. Se, invece, il prodotto non fosse stato applicato correttamente, o in presenza di particolari situazioni ambientali, si potrebbero riscontrare particolari difetti, che ora vedremo nel dettaglio spiegandone anche le cause.
1. SCARSA STENDIBILITÀ
a) La cera è stata applicata su pavimenti con residui di decerante, che non sono stati rimossi con un buon risciacquo. b) La cera è stata applicata su pavimenti che hanno residui di cera al solvente, o altri residui di natura idrofobica come, per esempio, oli di paraffina o siliconici utilizzati per spolverare i mobili o per
a) La cera è stata applicata su pavimenti con residui di decerante, che non sono stati rimossi con un buon risciacquo. b) Il fenomeno si verifica nel caso in cui la seconda mano sia stata applicata troppo presto, quando la prima mano non è ancora completamente filmata. I problemi possono sorgere su pavimenti con difficoltà di ancoraggio, come marmi o graniti compatti. La seconda mano va applicata almeno un’ora dopo l’applicazione della prima. Nel caso di graniti, la seconda mano va stesa almeno tre ore dopo la prima, quando risulti ben asciutta.
3. EFFETTO A PELLE DI ELEFANTE
a) La cera è stata applicata su pavimenti che hanno residui di cera al solvente, o altri residui di natura idrofobica come, per esempio, oli di paraffina o siliconici utilizzati per spolverare i mobili o per effettuare la scopatura antistatica con prodotti in base solvente. Questi residui possono non essere stati rimossi lavando i pavimenti con un normale decerante.
b) Nel caso di lavaggi di fondo effettuati con detersolventi, se il risciacquo non è stato ben eseguito e se non si è attesa l’evaporazione dei solventi (2-3 ore), si può avere un effetto di repulsione della cerase questa è applicata subito dopo la deceratura.
4. SCARSA RESISTENZA AL LAVAGGIO DURANTE LA MANUTENZIONE, CON OPACIZZAZIONE DELLA CERA, SCARSA RESISTENZA AL TRAFFICO
a) La cera è stata applicata su pavimenti con residui di decerante, che non sono stati rimossi con un buon risciacquo. b) L’applicazione di cere metallizzate direttamente su pavimenti in cemento o graniglie può provocare una sensibilizzazione del film quando viene successivamente lavato. Questo perché la calce presente nell’impasto sensibilizza il film della cera metallizzata. E’ necessario applicare prima un sigillante acrilico.
c) La durata delle cere metallizzate per effetto del traffico e una scarsa resistenza al lavaggio sono fattori legati soprattutto all’ancoraggio. In particolare si verifica sui pavimenti in gres. In questo caso è necessario applicare un sigillante acrilico che è più compatibile con il gres.
5. PUNTINI, TRACCE DI SPORCO, ALONI, RIGHE
Una cattiva riuscita dell’applicazione può essere dovuta alla stesura con stracci o mop
utilizzati per altri usi e mal risciacquati. L’applicazione va fatta con gli appositi spandicera, versando il prodotto direttamente dalla tanica. Quando si utilizza un secchiello nel quale si mette la cera e la si va a prelevare con lo spandicera o mop si possono avere dei problemi, perché è possibile siano rimaste nel secchiello tracce di sporco che, accumulandosi, determinano incerte zone delle impurezze nel film, come peli, puntini, granuli eccetera.
6. SCARSO GRADO DI LUCIDO
Kemika: Prodotti Chimici e Sistemi di Pulizia
Kemika sviluppa, produce e distribuisce specialità chimiche per le pulizie professionali, per il mercato delle imprese di servizi, delle convivenze e del settore Ho.Re. Ca. L’azienda è particolarmente specializzata nel trattamento dei pavimenti nonché nei prodotti per l’igiene delle cucine, degli ospedali, delle case di riposo, e con la consociata Controlchemi delle piscine. La protezione di tutti i tipi di pavimenti quali cotti, cementi, PVC, linoleum, gomma, parquet, marmi, graniglie, graniti, è effettuata con formulati ad alto livello tecnologico risultato di cinquant’anni di esperienza nel settore. Tra i prodotti più famosi si ricorda la cera metallizzata con struttura polimerica a doppia reticolazione Mega, leader nel trattamento dei pavimenti resilienti (PVC, linoleum, e gomme dure) nonché i cristallizzatori per marmo e graniglia della gamma Magic Suelo, la vernice all’acqua per parquet Country, le resine epossidiche bicomponenti per la protezione dei cementi Eposil e Prepox, gli antimacchia a effetto naturale per cotti e pietre Oleo-Idro. Sono circa un migliaio i formulati disponibili per coprire tutte le esigenze delle pulizie professionali per superfici, tessuti, disinfezione, deodorazione ambientale, trattamenti acque e piscine.
Il fenomeno si verifica nel caso in cui la seconda mano sia stata applicata troppo presto, quando la prima mano non sia completamente filmata. I problemi possono sorgere su pavimenti con difficoltà di ancoraggio, come marmi o graniti compatti. La seconda mano va applicata almeno un’ora dopo l’applicazione della prima. Nel caso di graniti, la seconda mano va stesa almeno tre ore dopo la prima, quando risulti ben asciutta.
7. DIFFICOLTÀ DI DECERABILITÀ
Una scarsa decerabilità può essere dovuta all’uso di un decerante non idoneo, ma, soprattutto, è legata al fatto che i sigillanti acrilici non metallizzati non possono essere rimossi con i normali deceranti per cere metallizzate. È necessario usare i detersolventi.
8. SCARSO RISULTATO CON LA MACCHINA AD ALTA VELOCITÀ. NON SI OTTIENE
L’EFFETTO BAGNATO
Dipende dalla qualità della cera. I migliori prodotti in commercio hanno una capacità di risposta alla lucidatura con macchine ad alta velocità (800-1500 giri) mediante spray buffing, mentre cere di basso valore non riescono a raggiungere gli stessi livelli di lucido. Anche l’uso del disco non adatto al sistema ad alta velocità può essere causa di uno scarso risultato. Usare dischi specifici per alta velocità, quali il disco crema e il disco in fibra naturale. I fornitori possono consigliare il disco più adatto.
9. LA CERA DURA POCO
La durata delle cere metallizzate per effetto del traffico e una scarsa resistenza al lavaggio sono fattori legati soprattutto all’ancoraggio. In particolare si verifica sui pavimenti in gres. In questo caso è necessario applicare un sigillante acrilico che è più compatibile con il gres.
10. LA CERA È SCIVOLOSA
I problemi di scivolosità delle cere possono essere dovuti a più cause. Una è l’uso di prodotti a base di silicone e oli per la pulizia e lucidatura dei mobili, che può provocare, specie se usati in versione aerosol, la caduta sul pavimento di questi prodotti. Altro problema può essere la polvere e, in particolari situazioni, abbinata ad ambienti molto secchi. In molti casi, poi, la cera viene “rasata” dal traffico. Oppure la quantità applicata è stata molto scarsa. In questi ultimi casi una mano di cera in più può risolvere il problema.
marmo
Nuova luce a Singapore
estinazione imperdibile in Asia, Marina Bay Sands di Singapore è uno dei più grandi, lussuosi e affollati casinò resort al mondo. Situato sul lungomare della Baia che gli dona il nome, il Marina Bay Sands presenta tre torri di hotel a cascata ed è sormontato da una piattaforma sospesa a forma di nave denominata “SkyPark”, di 340 metri. Padiglioni di cristallo “galleggianti”, un museo, negozi al dettaglio con marchi di lusso internazionali, ristoranti alla moda, teatri, night club e un casinò in stile
DLas Vegas. All’altezza di 200 m, si trova poi una piscina “a sfioro”, la più alta del mondo, lunga 150 m. Il raffinato complesso ospita anche The SHOPPES at MARINA BAY SANDS, imponente centro commerciale: con i suoi 120000 mq di pavimenti in marmo, travertini e limestone, offre una raffinata selezione di marchi di lusso provenienti da tutto il mondo e centinaia di negozi, ristoranti esclusivi, caffè, bar e attrazioni.
Il ripristino e la manutenzione dei pavimentiA causa dell’elevato traffico di visitatori, le pavimentazioni del centro commercialeinaugurato solo nel 2010 - necessitavano di un ringiovanimento e ripristino, oltre che di un programma di manutenzione idoneo
e specifico. Per questo intervento, il management dell’ housekeeping si è rivolto a Klindex, azienda nota a livello internazionale per la qualità di prodotti e trattamenti, per ricevere una consulenza e individuare la soluzione ideale per i pavimenti.
IL SOPRALLUOGO
Il responsabile tecnico Klindex si è recato a Singapore per valutare insieme ai responsabili delle manutenzioni del Mall lo stato dei pavimenti e per capire quali sistemi avessero utilizzato fino a quel momento. Il sopralluogo ha evidenziato lo stato di usura delle pavimentazioni, che erano anche prive di lucido. Inoltre apparivano come se fossero “plastificate” e ingiallite:
marmo
questo, probabilmente, a causa dell’uso di cere e cristallizzanti applicati in più mani - una sopra l’altra - negli anni passati che ormai avevano cambiato del tutto l’aspetto del pavimento, complicando anche le operazioni di pulizia.Inoltre i cristallizzanti, nel tempo, avevano creato un rivestimento che non permetteva più al pavimento di “respirare”, trattenendo di contro l’umidità all’interno del materiale, nel quale si erano già manifestati i primi accenni di spalling . La spalling ( rottura del materiale e/o apertura delle venature) può verificarsi per diversi motivi. Di solito si crea quando l’umidità rimane intrappolata sotto la superficie. Cercando di evaporare, crea una pressione idrostatica, dal basso verso l’alto: è proprio questa pressione che provoca la rottura o l’apertura delle venature nei marmi. A causare questo fenomeno, sono spesso cere o cristallizzanti per marmo che non consentono alla pietra di far evaporare l’umidità dalla superficie. Inoltre l’umidità stessa può contenere minerali disciolti che, quando raggiungono la superficie della pietra, cristallizzano oppure formano un’efflorescenza che si espande e crea una spaccatura.
I PROBLEMI DA RISOLVERE
Si rendeva necessario trovare una soluzione per ripristinare il pavimento ormai graffiato, usurato e ricoperto da vari strati di cere. Questo, tenendo in conto il grande lavoro da svolgere, il tempo necessario, il costo al mq e il fatto che questo lavoro potesse essere fatto solo per poche ore di notte e solo per zone delimitate e che tale lavoro sarebbe stato fatto da personale con poca esperienza. Si sareb-
bero potute usare solo macchine 220V - da collegare alla rete elettrica normale -, caratterizzate da silenziosità ma rendimento elevato. Si rendeva necessario anche impiegare il il numero minore possibile di operatori e un sistema ecologico ed economico, con solo uso di acqua. Bisognava puntare su un trattamento innovativo ed ecologico, che potesse anche garantire la manutenzione dei pavimenti e che avesse il più basso impatto ambientale possibile, senza ricorrere a prodotti chimici, cere e cristallizzanti.
LA SOLUZIONE ADOTTATA
Grazie alla grande esperienza accumulata negli anni, Klindex è stata in grado di proporre un piano adeguato per il ripristino del lucido naturale dei pavimenti e per la loro conservazione e mantenimento, KLINDEX Stone Care system. Per prima cosa si è reso necessario levigare nuovamente il pavimento
in modo da eliminare sia gli strati di cera applicati negli anni sia i graffi e le irregolarità presenti a causa dell’usura elevata e della non corretta manutenzione passata. Si è optato per la levigatura con Hercules 601 VS munita di ELICA Diamond PAD nelle grane 0 e 2. Gli Abrasivi diamantati ELICA, grazie al design e al supporto flessibile che segue la pavimentazione, permettono di di levigare e lucidare velocemente le superfici lasciando una finitura omogenea,, senza nessun effetto “Orange Peel”, e di lavorare con molta meno acqua rispetto ai normali dischi diamantati, quindi creando meno sporco e velocizzando il lavoro. Grazie alle elevate performance della Hercules, si sono potuti levigare fino a 40 mq per ora e, considerando l’utilizzo di 3 macchine, si sono potuti trattare oltre 1000 mq per notte. Passati gli ELIKA pad con la HERCULES, il lavoro ha previsto la finitura del pavimento con l’utilizzo della TRIPLE
I protagonisti dell’intervento
HERCULES 601 VS : le vigatrice planetaria monofase. Grazie al DCS “Double Cutting System” , innovazione KLINDEX , con il semplice inserimento di un perno è possibile bloccare la rotazione del piatto e permettere la sola rotazione dei Diamanti. Ecco che la nuova Hercules si trasforma da una levigatrice planetaria contro-rotante ideale per la levigatura e la lucidatura a una performante macchina per la rimozione di resine o preparazione di pavimenti industriali.
TRIPLE K : monospazzola a 3 teste, mac -
china monofase a velocità variabile. Grazie all’estrema maneggevolezza, è una soluzione adatta anche all’uso di un opera tore inesperto, la cui produttività è triplicata grazie alle 3 teste oscillanti. Soluzione ideale per lucidare grandi superfici, la Nuova Triple K esegue una levigatura al diamante e una lucidatura con polish. Montando ruote regolabili che poggiano a terra la cristallizzazione è eseguita senza sforzo, mentre spostare la macchina da un ambiente all’altro è semplice. Infatti, è ripiegabile e attraversa le normali porte di case e uffici.
ELICA : Diamond PAD per la levigatura dei pavimenti in marmo.
SuperShine Soft : pad diamantati per la rifinitura.
Spongelux PAD : disco brevettato per la lucidatura a specchio dei marmi e per la manutenzione ordinaria dei pavimenti in marmo lucidati.
STONE SOAP : speciale manutentore per pavimenti lucidi che lava, protegge e impermeabilizza contemporaneamente.
K e i SUPERSHINE SOFT nelle grane 4 e 5. Supershine pad SOFT con supporto morbido tipo “floor pads” contiene una elevata quantità di “abrasivo diamantato” che garantisce efficacia, rapidità e durata, oltre a un eccezionale risultato e a una brillantezza dei pavimenti, perchè rimuove anche i micro graffi. Questi passaggi rendono le pavimentazioni già molto lucide ma quello finale, con la TRIPLE K e i dischi SPONGELUX, è quello che regala alla pavimentazione il classico effetto a specchio naturale. Il
disco SPONGELUX è il risultato di anni di ricerca KLINDEX: è uno speciale disco lucidante, molto simile a una spugna che, grazie alla sua composizione, permette di svolgere in un solo passaggio sia un’azione pulente sia un’azione lucidante, solo con l’aggiunta di acqua e senza prodotti chimici o lucidanti in polvere. Inoltre SPONGELUX si è rivelato la soluzione ideale per la manutenzione ordinaria di tutte le superfici lucidate. Il suo uso, insieme a quello di STONE SOAP garantisce risultati sorprendenti, mantiene
i pavimenti incredibilmente brillanti, protetti e impermeabilizzati. I vantaggi legati al trattamento effettuato al The Shoppes sono molteplici: è stata usata solo acqua, i costi dovuti al consumo di abrasivi sono stati minimi e la pavimentazione è diventata facilissima da tenere pulita e brillante. Di conseguenza, si sono ridotti i costi e le ore di lavoro necessarie alla manutenzione. Da circa 2 anni, grazie a Klindex, i marmi risplendono di una naturale lucentezza, senza cere e cristallizzanti.
C85 La pulizia meccanizzata
COMAC PRESENTA LA NUOVA LAVASCIUGA PAVIMENTI UOMO A BORDO IPER TECNOLOGICA C85-100
Erede di una grande tradizione e di uno storico modello che ha decretato il successo internazionale di Comac, la versione rinnovata della lavasciuga C85-100 rappresenta oggi uno degli orgogli della vasta gamma offerta al mercato dall’azienda capitanata da Giancarlo Ruffo.
“Quando, diversi anni orsono, progettammo la C85”, afferma Ruffo, AD di Comac, “puntammo a dare un inequivocabile messaggio di forza e potenza, che venne perfettamente veicolato e colto dalla nostra clientela. Ora, con il nuovo modello, a questa idea guida si è felicemente abbinata quella di ‘intelligenza’”.
Si tratta di una macchina performante a 36 V e da 160-170 litri, caratterizzata da una piacevole linea estetica e da soluzioni tecnologiche particolarmente avanzate. La versione più accessoriata è proposta al mercato del professional cleaning con display touchscreen, telecamera posteriore, sensore anticollisione posteriore, light pack, pistola per la pulizia dei serbatoi e lancia di aspirazione. Un punto cardine che ne ha guidato la progettazione è stato quello di rendere l’operatore sempre più protagonista nel processo di interazione con la macchina, capace di sfruttarne al meglio le mol-
teplici funzioni, in una prospettiva di ottimizzazione sia dei tempi di intervento che dei costi. Pensando all’addetto e al suo comfort è stata creata una posizione di guida ispirata a quella automobilistica, con l’obiettivo di permettergli di lavorare in condizioni comode e confortevoli, potendo contare su un’ottima visibilità. Un altro elemento è l’attenzione alla sicurezza.
VERSIONI
La lavasciuga C85/100 è realizzata in due versioni: Essential e Bright. La prima con una veste essenziale, indispensabile per gli interventi di pulizia incentrati su ottime prestazioni, mentre la seconda con una veste più ricca, capace di offrire ottime prestazioni unite a elevati livelli di tecnologia.
VERSATILITÀ D’USO
C85/100 è una macchina adatta a lavorare in grandi spazi, capace di affrontare qualsiasi condizione di sporco, anche la più difficile e pesante. Il suo impiego è ottimale in luoghi dove le superfici da pulire sono impegnative, come magazzini, reparti di produzione, centri commerciali, supermercati e centri logistici. La nuova lavasciuga, inoltre, si adatta alle specifiche esigenze poste dagli utilizzatori finali: le configurazioni, gli optional e gli accessori disponibili offrono la possibilità di proporre la macchina con la massima flessibilità, rendendola aderente alle diverse necessità di pulizia.
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IV INDAGINE
Rapporto sui ricoveri ospedalieri 2017 Cristina Cardinali VIII
SANIFICAZIONE
Vincere la sfida dell’antibioticoresistenza con la pulizia Mauro Miserendino XII INTERVISTA
Igiene e sterilizzazione: l’impegno dello IEO di Milano Maurizio Pedrini
XVI INNOVAZIONE
Cyber-sicurezza nell’ambiente sanitaro Massimo Capponi XXII
DISINFESTAZIONE
Lotta ai parassiti Chiara e Graziano Dassi
Speciale Sanità
Speciale sanità
Indagine
Rapporto sui ricoveri ospedalieri 2017
Il Decreto ministeriale 7 dicembre 2016, n. 261 ha notevolmente ampliato il contenuto informativo del flusso SDO (schede di dimissioni ospedaliere). Le nuove informazioni rilevate consentiranno di effettuare analisi più dettagliate sull’appropriatezza organizzativa e clinica dell’assistenza sanitaria erogata nel setting ospedaliero
Cristina Cardinaliel 2017 si osserva una generale diminuzione del volume di attività erogata dagli ospedali italiani: il numero complessivo di dimissioni per acuti, riabilitazione e lungodegenza e il corrispondente volume complessivo di giornate si riducono, entrambi, di circa il 2% rispetto al 2016. È quanto si legge nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero (Dati SDO 2017), a cura della Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute.
La riduzione più consistente delle dimissioni si osserva (tabella 1) nell’attività per acuti in regime diurno (dimissioni - 6,7%, giornate -13,1%); seguono la lungodegenza (dimissioni - 5,4%, giornate - 17,5%) e la riabilitazione in regime diurno (dimissioni - 4,6%, giornate – 3,1%).
TASSO DI OSPEDALIZZAZIONE STANDARDIZZATO
Rispetto al 2016, nel 2017 il tasso di ospedalizzazione per acuti, standardizzato per età e sesso, si riduce da 126 a 123,2 dimissioni per 1.000 abitanti, suddiviso in 94,2 dimissioni (per 1.000 abitanti) in regime ordinario e 29 in regime diurno (nell’anno precedente i valori erano, rispettivamente, 95 e 31 dimissioni per 1.000 abitanti); si rileva, inoltre, una discreta variabilità regionale (grafico 1).
Il trend del tasso di ospedalizzazione, standardizzato per età e sesso, mostra un andamento decrescente, che interessa sostanzialmente l’attività per acuti, sia in regime ordinario che diurno: si passa, rispettivamente, da 115,8 e 48,8 per 1.000 abitanti nel 2010 a 94 e 29 per 1.000 abitanti nel 2017. Il tasso di ospedalizzazione complessivo si riduce da 171,9 per 1.000 abitanti nel 2010 a 129,4 nel 2017 (grafico 2).
NAPPROPRIATEZZA ORGANIZZATIVA
L’appropriatezza del setting assistenziale del ricovero ospedaliero migliora ulteriormente. In particolare, confrontando i dati dell’anno 2017 con quelli dell’anno precedente, si osserva un aumento della percentuale di regime diurno in 33 dei 108 DRG a rischio inappropriatezza; inoltre, fra i restanti 75, ulteriori 41 DRG, pur presentando una quota di regime diurno inferiore rispetto al 2016, sono caratterizzati da una riduzione del volume di ricoveri ordinari: in media la riduzione è pari a 6,8%. Infine, 80 DRG mostrano una riduzione del numero totale di ricoveri erogati rispetto al 2016. Presumibilmente, ciò sta ad indicare il trasferimento della casistica dal setting ospedaliero al setting ambulatoriale: il numero totale di ricoveri afferenti ai 108 DRG a rischio inappropriatezza si riduce di circa il 6,3%, passando da 2.314.129 a 2.167.274 unità. Complessivamente, quindi, per i 108 DRG LEA si osserva una significativa deospedalizzazione, con un miglioramento
ATTIVITÀ
Ministero della Salute
DIMISSIONI
2016 2017 var % 2016 2017 var %
Acuti - Regime ordinario 6.286.272 6.255.055 -0,5 43.160.653 43.342.042 0,4
Acuti - Regime diurno 1.951.015 1.820.536 -6,7 5.348.182 4.647.249 -13,1
Riabilitazione - Regime ordinario 318.359 315.955 -0,8 8.213.676 8.057.699 -1,9
Riabilitazione - Regime diurno 31.931 30.450 -4,6 471.111 456.716 -3,1 Lungodegenza 104.794 99.118 -5,4 2.890.779 2.385.927 -17,5
TOTALE 8.692.371 8.521.114 -2,0 60.084.401 58.889.633 -2,0
dell’appropriatezza organizzativa e dell’efficienza nell’uso delle risorse ospedaliere.
MOBILITÀ INTERREGIONALE
La percentuale di ricoveri in mobilità per ciascun tipo di attività e regime di ricovero, pur con qualche leggera variazione, si mantiene sostanzialmente costante: essa è pari a circa l’8% per l’attività per acuti in regime ordinario e diurno, il 15% per l’attività di riabilitazione in regime ordinario, il 10% per l’attività di riabilitazione in regime diurno e il 5% per l’attività di lungodegenza (grafico 3).
Più in dettaglio, si osserva che dal 2010 al 2017 la mobilità per acuti in regime ordinario passa dal 7,4% all’8,3%, mentre in regime diurno passa dal 7,4% al 9,3%, la mobilità per riabilitazione in regime ordinario passa dal 14,7% al 16,4%, quella in regime diurno è pari al 9,2% nel 2010, tocca un massimo di 11,8% nel 2012 e si attesta al 9,8% nel 2017. Infine, la
Ministero della Salute
ATTIVITÀ
Acuti - Regime ordinario
GIORNATE / ACCESSI 2016 2017 var % 2016 2017 var %
DIMISSIONI
6.286.272 6.255.055 -0,5 43.160.653 43.342.042 0,4
Acuti - Regime diurno 1.951.015 1.820.536 -6,7 5.348.182 4.647.249 -13,1
Riabilitazione - Regime ordinario 318.359 315.955 -0,8 8.213.676 8.057.699 -1,9
Riabilitazione - Regime diurno 31.931 30.450 -4,6 471.111 456.716 -3,1
Lungodegenza 104.794 99.118 -5,4 2.890.779 2.385.927 -17,5
TOTALE 8.692.371 8.521.114 -2,0 60.084.401 58.889.633 -2,0
Tabella 1 - Dimissioni e giornate per tipo attività e regime di ricovero, confronto anni 2016-2017
Tabella 1 – distribuzione delle dimissioni e delle giornate per tipo attività e regime di ricovero – confronto anni 2016-2017
Rispetto al 2016, nel 2017 il tasso di ospedalizzazione per Acuti, standardizzato per età e sesso in Italia si
-
Speciale sanità
Indagine Ministero della Salute
mobilità per lungodegenza è pari al 4,7% nel 2010 e, con piccole oscillazioni, si attesta al 5,2% nel 2017.
REMUNERAZIONE TEORICA
Analizzando il trend della remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero a carico del SSN negli anni 2010-2017, si registra una graduale riduzione: si passa da 30,9 miliardi di euro nel 2010 a 28,2 miliardi nel 2017 (grafico 4). In particolare, si osserva una diminuzione
Il trend del tasso di ospedalizzazione, standardizzato per età e sesso e interessa sostanzialmente l’attività per Acuti, sia in regime ordinario che diurno, che passano, rispettivamente, da 48,8 per mille abitanti nel 2010 a 94 e 29 nel 2017. Il tasso di ospedalizzazione complessivo si riduce da 171,9 mille abitanti nel 2010 a 129,4 nel 2017 (cfr. Grafico 2).
Grafico 3 - Trend mobilità interregionale per tipo attività e regime di ricovero – Anni 2010-2017
Ministero della Salute
Grafico 2 - Trend del Tasso di ospedalizzazione per tipo attività e regime di ricovero, standardizzato per età e sesso – Anni 2010 – 2017
Grafico 3 - Trend mobilità interregionale per tipo attività e regime di ricovero – Anni 2010 - 2017
2017, la cui remunerazione teorica complessiva è determinata per 25,8 miliardi di euro dall’attività per acuti (di cui 23,5 in regime ordinario e 2,3 in regime diurno), per circa 2 miliardi di euro dall’attività di riabilitazione (di cui 1,9 miliardi in regime ordinario e 88,8 milioni in regime diurno) e per circa 354,3 milioni di euro dall’attività di lungodegenza, per un totale di circa 28,2 miliardi di euro.
RILEVAZIONE 2017
Il Decreto ministeriale 7 dicembre 2016, n. 261 ha notevolmente ampliato il contenuto informativo del flusso SDO, con l’introduzione di numerose nuove variabili a partire dall’anno 2017.
Le nuove variabili raccolgono importanti informazioni sia di carattere amministrativo/organizzativo, sia di carattere clinico; in particolare:
• unità operativa di ammissione, unità operative di trasferimento interno/esterno e data/ora trasferimento;
• rilevazione della presenza di una diagnosi già al momento dell’ammissione del paziente;
per tipo attività e regime di ricovero, standardiz zato per età e sesso – Anni 2010 -
• ora di ricovero e ora di dimissione;
• ora inizio intervento principale, data e ora inizio interventi secondari;
• identificativi dei chirurghi e degli anestesisti che hanno effettuato le procedure chirurgiche;
• ampliamento del numero di interventi secondari rilevati nella scheda di dimissione ospedaliera;
• interventi in service;
• rilevazione del dolore, stadiazione condensata, pressione arteriosa sistolica, creatinina serica, frazione di eiezione, lateralità.
Grafico 6 - Trend remunerazione teorica per tipo attività e regime di ricovero – Anni 2010-2017
Grafico 4 – Trend remunerazione teorica per tipo attività e regime di ricovero – Anni 2010 - 2017
L’appropriatezza , come indica l’andamento dei ricoveri afferenti ai DRG a rischio di inappropriatezza se erogati in Regime di ricovero ordinario 1: in particolare, confrontando i dati dell'anno 2017 con quelli dell'anno precedente, si osserva un aumento della percentuale di regime diurno in 33 dei 108 DRG a rischio inappropriatezza; inoltre, fra i restanti 75 DRG, ulteriori 41 pur presentando una quota di egime diurno inferiore rispetto al 2016, sono caratterizzati da una riduzione del di ricoveri ordinari: in media la riduzione osservata è pari a 6,8%; infine, si può osservare che 80 DRG ano una riduzione del numero totale di ricoveri erogati rispetto all'anno precedente. Presumibilmente ciò sta ad il trasferimento della casistica dal setting ospedaliero al setting ambulatoriale: il numero totale di ricoveri ai 108 DRG a rischio inappropriatezza si riduce di circa il 6,3%, passando da 2.314.129 unità a 2.167.274 lista dei DRG a rischio inappropriatezza se erogati in modalità di ricovero ordinario si guardi il Patto per la Salute 2010-2012 e Patto per la 2014-2016.
Le nuove informazioni rilevate consentiranno di effettuare analisi più dettagliate sull’appropriatezza organizzativa e clinica dell’assistenza sanitaria erogata nel setting ospedaliero, di definire con maggior precisione i percorsi diagnostico/ terapeutici nel corso degli episodi di ricovero, nonché di valutare meglio la complessità della casistica, effettuare analisi di risk adjustment per le valutazioni di efficacia e di esito e valutare la correlazione fra esiti e volume di procedure per singolo operatore (chirurgo/anestesista).
QUANDO LA DISINFEZIONE DIVENTA IMPORTANTE
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Leggere attentamente le istruzioni d’uso. Autorizzazione ministeriale del 08/09/2017
Sanificazione
Speciale sanità
Si stima che nel 2050 batteri e virus torneranno ad essere prima causa di morte: l’abuso di antibiotici in questi anni ha selezionato ceppi invincibili. Due i rimedi: tornare indietro lesinando questi farmaci dove possibile e cambiare il volto dei luoghi di cura per consentire una disinfezione totale. Se n’è parlato al Forum Pulire 2018
Mauro MiserendinoVincere la sfida dell’antibioticoresistenza con la pulizia
n ospedale il fenomeno dei batteri multiresistenti sta cambiando il modo di concepire la sanificazione. Ieri si distingueva l’intervento in base alla tipologia dei luoghi: massima attenzione da dedicare alla sala operatoria, e poi approcci diversi a seconda degli ambienti, dalle sale di degenza alle sale d’attesa. Oggi questo criterio è da considerare troppo rigido. Specie se c’è un paziente portatore di batteri resistenti che transita per tutto l’ospedale,
“ I
bisogna alzare i livelli di attenzione ovunque”. Nelle parole di Gaetano Privitera, medico igienista e docente all’Università di Pisa, pronunciate al Forum Pulire a Milano c’è un cambio di rotta in corso, che interessa la pulizia ospedaliera in tutti i suoi aspetti: progettazione degli interventi, uso dei prodotti, formazione del personale, forme più avanzate di condivisione dei dati. Il motivo si chiama antibioticoresistenza, cioè batteri che non vengono uccisi dalla terapia o dalla profilassi. Ceppi sviluppati da un uso esagerato degli antibiotici, contro cui si sono attrezzati biologicamente, contribuiranno nel 2050 a riportare le infezioni in vetta alla classifica delle cause di morte, dopo un secolo in cui le avevamo credute in fase di declino. Per questo l’Europarlamento ha emanato una raccomandazione per i 27 Stati comunitari a settembre: “One health”, unire le forze ma anche contra -
stare i problemi sanitari con un occhio, in contemporanea, all’ambiente e alla sostenibilità.
LE “COLPE” DEI MANAGER. E DEI POLITICI
In Italia il problema delle resistenze pare più trascurato che negli altri Stati europei. Spesso sono proprio i manager sanitari a non attribuire un ruolo chiave alla sanificazione degli ambienti. O i politici. “Tempo fa un ministro andava dicendo che per garantire le cure agli italiani avrebbe tagliato i servizi aggiuntivi. E tra questi inseriva la pulizia. Che invece è un servizio core business per la salute del paziente”, dice Privitera che è anche risk manager e responsa -
Sanificazione
Speciale sanità
bile sicurezza del paziente dell’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa, ospite della sessione del Forum sull’Health cleaning con l’allora presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi e Antonio Gaudioso segretario di Cittadinanzattiva.
ITALIA FRA I PEGGIORI
Gli antibiotici da “amici” ci sono quindi diventati “nemici”, perché non solo li usiamo male, per curare i virus (che in genere passano da soli) ma li sfruttiamo, sempre gli stessi in agricoltura, veterinaria e nella conservazione degli alimenti, moltiplicando la probabilità di non “sorprendere” più i batteri nocivi e di consentirne la proliferazione con effetti devastanti. Come indicato da Ricciardi questi effetti sono diversi da un paese all’altro. La resistenza alla penicillina ad esempio varia da zero al 51% tra i Paesi segnalanti e cresce in proporzione all’abuso di antibiotici. “L’Italia è tra i paesi dove iper-uso e abuso stanno facendo danni in questi anni. Siamo lo Stato membro dove si osservano più alti livelli di resistenza: lo stafilococco resiste alla meticillina, Escherichia coli a fluorchinolonici e cefalosporine, Klebsiella pneumoniae alle cefalosporine e ora pure ai carbapenemici”. Risultato? “Il 33% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva contrae un’infezione nosocomiale e tutto questo sembra accettato in modo quasi rassegnato”. La commissione UE sulle resistenze, in visita, ha riscontrato che in Italia diamo poco senso di urgenza alla situazione attuale. “Non vengono coordinate attività di prevenzione com’è invece stato fatto negli ultimi 10 anni da altri paesi europei; e ci sono persino medici che non si vaccinano”. La cosa fa ancor più rabbia in quanto, sottolinea Ricciardi, “il valore dei ricercatori e degli igienisti italiani e dei loro dati è riconosciuto al punto che l’Italia e l’ISS coordinano i 28 paesi membri della comunità europea nel progetto di sorveglianza sulle antibioticoresistenze”. IMMAGINE DA PDF pag.20 (la pressione selettiva)
SENZA PULIRE SI SPENDE DI PIÙ
L e strutture it aliane sviluppano dati su dati. Inclusi quelli sui costi: curare uno
Infezioni nosocomiali: i numeri
In Europa, le infezioni da batteri farmaco-resistenti causano circa 25.000 decessi l’anno, con un costo pari a 1,5 miliardi di euro. I dati del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità parlano di 7 mila morti nel 2016 in Italia, per infezioni che ricorrono nel 5-8% dei ricoveri, in tutto 600-700 mila casi di cui 100-200 mila prevenibili con corrette pratiche assistenziali e contenendo i giorni di degenza. Quasi tutte le infezioni nosocomiali sono rilevate sui pazienti ricoverati e sono imputabili a come vengono gestite le strutture. Meno ricorrente è l’errore del sanitario, che può avvenire nella disinfezione della cute del paziente, o nella corretta bonifica dei siti chirurgici, opeggio - nella cattiva igiene delle mani che rappresenta la precauzione standard per impedire la trasmissione di un’infezione.
stafilococco resistente costa in media 36mila euro, il doppio di quanto costano in un anno due unità di personale addetto alla sanificazione. “In Italia in cure con antibiotici il Servizio sanitario spende il 100% in più di molti altri paesi, tre volte in più dell’Olanda, e il medico di medicina generale è tra gli artefici di questa prescrizione; ma anche in ospedale il consumo è elevato. Mentre all’estero il fenomeno è stato gestito, e il calo della pressione selettiva degli antibiotici ha ripristinato la situazione batterica precedente ai fenomeni di resistenza, qui sempre più ceppi hanno sviluppato resistenze”.
DISINFEZIONE 4.0
I batteri resistono molto a lungo nell’ambiente inanimato, anche in quello secco. Sono nei dispositivi medici, nelle piastrelle. “Si può dire che ogni ospedale abbia depositata una sua flora batterica - dice Privitera - ma con le nuove tecnologie mappiamo geneticamente ogni microrganismo. Sappiamo che lo stesso batterio che si deposita sul comodino può causare una sepsi e uccidere un uomo, e aumentare il rischio
di infezione. Ma se si pulisce bene l’infezione non si propaga e se riduciamo la selezione antibiotica diminuisce la resistenza dei batteri. Possiamo dunque migliorare le pratiche di sanificazione pianificando gli interventi, definendo bene i prodotti da utilizzare, le cadenze della pulizia”. “Deve cambiare la categorizzazione dei locali. Ieri si distingueva l’intervento di sanificazione in base alla tipologia dei luoghi, ma è un criterio troppo rigido. Abbiamo l’esigenza di espandere la pulizia a tutti gli elementi della filiera di cura dove il paziente è passato, strutture per le cure intermedie e tutta la filiera assistenziale”. L’obiettivo è però anche avere riscontri sull’utilità dell’operazione. Privitera sottolinea: “Va inserito nei contratti con le imprese di pulizie che i dati di esito siano utilizzati in un eventuale contraddittorio sui risultati del servizio”.
I PRODOTTI
“A monte va fatta una valutazione sui materiali introdotti in ospedale, sia edilizi – la piastrella - sia medical device o altro, come il laptop, lo schermo del cellulare con cui si interagisce spesso tra un atto medico e l’altro. Le Austra-
lian Infection Control guideline dicono di non comperare attrezzi difficili da pulire”. La Simpios, società scientifica che ha tra i fondatori lo stesso Privitera, ha definito protocolli con Ministero della Salute e società scientifiche. A maggio 2018 ha presentato la Carta di Bergamo, con nuove linee guida a supporto dei temi principali: appunto, la formazione, ma anche la verifica dei processi, la lotta alle resistenze, la sicurezza degli operatori. “Valutiamo l’impatto di ogni innovazione e di ogni modello organizzativo”.
IL FUTURO
Tra le nuove tecnologie abbiamo strumenti semplici come i wipes, i panni e le salviette monouso in microfibra che però in relazione al detergente utilizzato si comportano in modo diverso; ma anche i radiatori a raggi ultravioletti a luce pulsata per la pulizia degli ambienti ad alto rischio o difficili da raggiungere; e la tecnologia plasma a
freddo che riduce le contaminazioni batteriche. Si stanno facendo avanti anche i prodotti probiotici, potenzialmente più mirati contro le colonie batteriche, che per Ricciardi sono una grande scommessa, anche se Privitera ammette ancora qualche dubbio sulle prove di efficacia, “i dati certi si riferiscono finora a un solo studio”.
“È in ogni caso importante che le aziende ospedaliere capiscano che la pulizia non è solo un costo aggiuntivo. Il ruolo del personale, il cui costo impatta per il 95% in questi servizi, è fondamentale. La formazione in particolare offre agli operatori competenze tecniche, gli fa capire che il loro lavoro è importante e gli dà dei parametri anche per chiedere un giusto compenso. Posto che la sanificazione non sempre è un servizio appaltato a esterni, ma quasi sempre ci sono aree ‘strategiche’ dove provvede personale interno all’azienda sanitaria”.
Igiene e sterilizzazione: l’impegno dello IEO di Milano
A colloquio con il dottor Fabrizio Mastrilli, direttore sanitario della preziosa struttura all’avanguardia nella ricerca avanzata e nella cura dei tumori, nato nel 1994 da un’idea del prof. Umberto Veronesi
Maurizio PedriniIstituto Europeo di Oncologia, ospita l’unico corso in Italia per operatori di Centrale di Sterilizzazione, che è strutturato con lezioni frontali in aula, tenute da esperti nel campo, ed ore di tirocinio pratico; il personale operante in Centrale è stato selezionato tra coloro che hanno seguito il corso, quale garanzia di uniformità di comportamento che si attiene alle più recenti linee guida di settore. “In tutti i lavori di progettazione e di ristrutturazione dello IEO – spiega il dottor Fabrizio Mastrilli, direttore sanitario dello IEO – viene sempre coinvolta attivamente l’area igienico-sanitaria per una valutazione e una scelta, condivisa con la Direzione Tecnologie, delle migliori tecnologie disponibili sul mercato e per la definizione e il rispetto dei percorsi del pulito e dello sporco”.
L’
lotta al cancro a livello nazionale e internazionale, avvicinando in modo significativo il traguardo del controllo della malattia. Da un lato ha ideato e promosso un nuovo modo di curare il malato, che tiene conto, oltre che dell’efficacia della cura, anche della qualità della vita; dall’altro ha generato innovazioni che hanno cambiato o stanno cambiando la pratica clinica in oncologia. In un contesto così attento alla cura mirata, alla medicina personalizzata con al centro la “persona” e al benessere globale del malato, un occhio di grande riguardo è dedicato alla massima igiene.
Per la cura dei pazienti, i servizi di pulizia e sanificazione sono assai rilevanti e delicati sia per il buon funzionamento dell’ospedale che ai fini della prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA). Come sta portando avanti questi obiettivi la Direzione Sanitaria dell’Istituto Europeo di Oncologia?
In poco più di vent’anni lo IEO ha contribuito a cambiare la
La sanificazione ambientale rappresenta uno dei pilastri nella prevenzione delle ICA, soprattutto tenendo conto delle capacità di persistenza dei microrganismi nell’ambiente anche in condizioni non favorevoli, laddove la pulizia non venga eseguita con la giusta tecnica e sequenza. Per quanto riguarda i prodotti utilizzati per la sanificazione, la insoluta questione: se siano più
efficaci i disinfettanti dei detergenti nella sanificazione, laddove la tecnica impiegata sia corretta e se essi siano coinvolti nello sviluppo di una resistenza crociata agli antibiotici nei microrganismi, è stata risolta in IEO con una differenziazione delle aree per livello di rischio infettivo: alto, medio e basso, secondo le quali il prodotto utilizzato, la formazione del personale addetto e il controllo della sanificazione sono diversificati.
Nella progettazione e realizzazione della ristrutturazione di questa prestigiosa struttura sanitaria si è tenuto conto dell’esigenza di igiene e sanificazione dei locali?
In tutti i lavori di progettazione e di ristrutturazione dello IEO viene sempre coinvolta attivamente l’area igienico-sanitaria per una valutazione e una scelta, condivisa con la Direzione Tecnologie, delle migliori tecnologie disponibili sul mercato e per la definizione e il rispetto dei percorsi del pulito e dello sporco.
La Direzione Sanitaria, inoltre, conoscendo i processi in essere nei vari setting assistenziali, grazie al suo costante rapporto con gli operatori coinvolti, può essere di grande aiuto nella identificazione di criticità e di proposte di miglioramento strutturale. Un esempio per tutti è la realizzazione di aree pazienti e comuni molto ampie che facilitano assolutamente la sanificazione ambientale.
Speciale sanità
Veniamo al nodo critico delle infezioni nosocomiali e alla loro prevenzione: qual è il trend all’interno del vostro Istituto IEO? Quali strategie di prevenzione vengono messe in atto? Quali obiettivi vi siete dati?
Il trend delle infezioni ospedaliere in IEO si mantiene mediamente al di sotto dei benchmark esterni presi di riferimento, da dati di letteratura per tipologia di interventi e contesti sanitari comparabili col nostro. Qualsiasi situazione nella quale l’incidenza di un’infezione superi tale livello viene approfondita, al fine di identificarne le potenziali cause e gli eventuali correttivi da attuare secondo procedure recentemente verificate anche dalla Joint Commission Institute che ha accreditato lo IEO per la sesta volta dal 2002. Le nostre strategie di prevenzione passano in primis dall’educazione e dalla restituzione dei dati di sorveglianza al personale sanitario coinvolto, al fine di rendere consapevoli e formati gli operatori sanitari, quali principali protagonisti del miglioramento e della qualità del servizio offerto. Gli obiettivi che ci siamo dati sono di raggiungere il target 0 per molte infezioni correlate all’assistenza, come le batterie CVC-correlate, che secondo la Evidence-Based Medicine sono evitabili con interventi sul campo su operatori e pazienti.
Attualmente come sono organizzati i servizi di pulizia dei locali dello IEO? Vi servite di un operatore esterno? Quali sono i protocolli di formazione in materia di igiene e pulizia? In IEO il servizio di pulizia è dato in appalto a una ditta esterna. La formazione del personale coinvolto nella sanificazione di superfici e dispositivi, interno ed esterno, viene effettuata attualmente ad opera dei coordinatori di unità assistenziale e dei capotecnici, attenendosi alle procedure emanate dall’area igienico-sanitaria. Al fine di uniformare il grado di conoscenza, a partire da settembre, i corsi introduttivi per il personale esterno saranno tenuti dal personale afferente all’area
igienico-sanitaria della Direzione Sanitaria, mentre rimarrà in carico a coordinatori e capotecnici la formazione on the job.
Per quanto riguarda le procedure di sterilizzazione e smaltimento dei rifiuti, come siete organizzati?
Lo IEO ospita l’unico corso in Italia per operatori di Centrale di Sterilizzazione, che è strutturato con lezioni frontali in aula, tenute da esperti nel campo, ed ore di tirocinio pratico; il personale operante in Centrale è stato selezionato tra coloro che hanno seguito il corso, quale garanzia di uniformità di comportamento che si attiene alle più recenti linee guida di settore. Le attività principali della Centrale di Sterilizzazione sono proceduralizzate e le procedure sono periodicamente aggiornate al fine di incorporare le più recenti indicazioni legislative e scientifiche, e revisionate ad opera dell’area igienico-sanitaria della Direzione Sanitaria. Il processo di smaltimento dei rifiuti è certificato secondo la ISO 9001:2015 ed è gestito da personale della Direzione Sanitaria, nello specifico dal medico che riveste il ruolo di responsabile ambientale dello IEO. Anche in questo caso, le principali attività sono riportate in specifiche procedure, periodicamente aggiornate. In entrambi i casi, i processi sono oggetto di registrazione di non conformità rispetto a quanto previsto nelle procedure e di audit interni programmati. Ogni non conformità rilevata prevede un’analisi delle cause e l’attuazione di un progetto di risoluzione della stessa.
Come sono effettuati i controlli sugli interventi di pulizia? Quali standard di qualità vengono perseguiti? In particolare, per quanto concerne le sale operatorie e i reparti a maggior rischio infezioni?
I controlli sull’esecuzione delle pulizie viene effettuato con delle schede di tipologia diversa a seconda del differente livello di rischio infettivo, compilate dal coordinatore infermieristico;
le sale operatorie, l’Unità Operativa di Oncoematologia e la Terapia Intensiva rientrano nelle aree ad alto rischio e prevedono l’utilizzo di prodotti disinfettanti e di processi di sanificazione, potenziati (per esempio ulteriori ripassi nella giornata) nel caso di pazienti colonizzati o infetti con microrganismi multiresistenti. La progettazione delle schede è il risultato del lavoro di un gruppo multidisciplinare, coordinato dall’area igienico-sanitaria della Direzione sanitaria, e tiene conto non solo di raccomandazioni sulla sanificazione riportate in documenti internazionali (linee guida australiane e canadesi) ma anche della tipologia di contratto esistente con la ditta in appalto, che sono gli standard di qualità ai quali ci atteniamo. La raccolta delle schede e l’analisi dei dati è in capo all’infermiere addetto al controllo delle infezioni di Direzione Sanitaria.
È previsto l’impiego di moderne tecnologie (lavasciuga pavimenti, aspiratori ecc.) per la pulizia e igienizzazione delle superfici?
No, attualmente in IEO viene unicamente utilizzato il bioluminometro come controllo periodico del processo di sanificazione ambientale nelle camere di degenza sulle superfici altamente toccate, come definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Che importanza attribuisce alla necessità di una progettazione ospedaliera che tenga conto, tra i vari fattori e le indicazioni dei criteri guida obbligatori, anche della necessità di facilitare al massimo la pulizia, igiene, sanificazione e sterilizzazione dei locali?
Una progettazione per essere funzionale deve attenersi sicuramente alle normative vigenti e ai requisiti di accreditamento e tenere conto delle attività e del numero di persone e macchinari che abitualmente dovrà ospitare. Nella progettazione, ovviamente, non si può prescindere dalla valutazione della complessità e delle criticità legate alla sanificazione degli ambienti, visto che la sicurezza del paziente viene sempre al primo posto, nonché all’impatto anche economico che una manutenzione ordinaria, come la sanificazione, può avere sul budget ospedaliero. È, dunque, essenziale che in questa fase vengano analizzate tutte le potenziali migliorie e criticità in ambito di rischio infettivo da parte di un’équipe multidisciplinare della quale, imprescindibilmente, deve far parte la Direzione Sanitaria.
Speciale sanità
Cyber-sicurezza nell’ambiente sanitario
La convergenza di reti, tecnologie informatiche e software ha comportato una crescente connessione, integrazione e interazione tra l’Hospital Enterprise Systems/Information Technology (IT), l’Ingegneria Clinica (CE: Clinical Engineering) e i Fornitori di hardware e software a scopo sanitario. Ciò sarà ancor più rivoluzionato dall’adozione dei servizi basati su Cloud e dall’utilizzo dei “Big Data” per l’inevitabile crescita della mole di informazioni circolanti e disponibili. Negli ultimi anni c’è stata inoltre una crescita esponenziale nella disponibilità di apparati medici in grado di collegarsi a dispositivi intelligenti come cellulari, tablet, PC e dispositivi indossabili che eseguono applicazioni software anche a
scopo di indagine medica. Nell’attuale realtà operativa del settore sanitario, i sistemi informatici e i dispositivi medici sono sempre più interconnessi tra loro per registrare i dati vitali dei pazienti, aggiornare le cartelle cliniche sanitarie e per migliorare il coordinamento generale dell’assistenza: nelle organizzazioni sanitarie, nelle istituzioni e nei produttori di dispositivi medici, cresce quindi la preoccupazione per il potenziale impatto di attacchi informatici sull’assistenza clinica e sulla incolumità del paziente nel caso in cui venissero compromessi il funzionamento ed il controllo dei dispositivi e dei sistemi a essi connessi. Una simile eventualità comporterebbe il rischio di gravi danni per la salute del paziente e/o del personale sanitario e per questo vengono sistematicamente adottate contromisure al fine di incrementare la sicurezza informatica dei sistemi.
SICUREZZA DELLE INFORMAZIONI E PROTEZIONE DEL PAZIENTE
Tradizionalmente, l’ingegneria dei dispositivi medici si è concentrata sui temi di protezione mirati a tutelare l’incolumità dei pazienti da rischi di tipo fisico senza affrontare in maniera altrettanto attenta la loro sicurezza informatica nella fase progettuale.
Gli incidenti informatici derivanti da potenziali attacchi ostili sono notevolmente aumentati negli ultimi anni e la sicurezza dei dispositivi medici è diventata la preoccupazione principale poiché un dispositivo infetto da malware può potenzialmente arrestare le operazioni ospedaliere, esporre a rischio di appropriazione indebita delle informazioni sensibili dei pazienti, compromettere altri dispositivi connessi fino ad arrivare al caso limite a poter nuocere ai pazienti stessi. L’aumento della connettività, la
La crescente possibilità di connettere i dispositivi medici con altri computer tramite le reti di comunicazione –sia locali che remote, sia cablate che wireless – e la convergenza delle relative tecnologie, hanno esposto i dispositivi e le applicazioni software a nuove vulnerabilità Massimo Capponi - CEO and Cofounder IoT S.r.l. (Italy Internet of Things)
disponibilità di tecnologie wireless e l’iper-connettività dei sistemi offrono oggi da un lato, nuove opportunità per erogare servizi evoluti, il monitoraggio e la diagnostica da remoto, ma dall’altro possono comportare anche conseguenze impreviste. Anche se la convergenza tecnologica sta offrendo interessanti opportunità operative, le nuove modalità di attacco e l’utilizzo delle tecnologie emergenti stanno creando ulteriori rischi per la sicurezza informatica: ad esempio, una delle principali vulnerabilità è rappresentata dai dispositivi medici più datati che continuano a essere utilizzati all’interno del sistema informatico ospedaliero nonostante non siano più sicuri (dal punto di vista informatico) e soprattutto, spesso vengano mal gestiti. All’interno dell’organizzazione, nell’ambito della sicurezza e privacy, è determinante stabilire una chiara definizione dei
ruoli e delle responsabilità per il sistema interno di controllo e gestione dei rischi di cui l’ente si è dotato o intende dotarsi, nel rispetto dei princìpi di segregazione funzionale dei compiti. La gestione della sicurezza e delle conformità alla privacy necessita di competenze distintive, di leve gestionali e anche della corretta assegnazione delle funzioni agli opportuni livelli gerarchici affinché i soggetti preposti possano prendere decisioni consapevoli ed essere efficaci nelle azioni da perseguire, rispettando le prerogative assegnate, le disposizioni regolamentari e quelle interne.
I DISPOSITIVI MEDICI ATTIVI
Come dettagliato nel citato Allegato IX del D.lgs. 97/46, il dispositivo medico attivo è un: “Dispositivo medico dipendente, per il suo funzionamento, da una fonte di energia elettrica o di altro tipo di energia, diversa da quella generata direttamente dal corpo umano o dalla gravità e che agisce convertendo tale energia… Il software indipendente (stand-alone) è considerato un dispositivo medico attivo.”
Quindi nell’analisi dei rischi connessi ai dispositivi medici, non dovranno essere presi in considerazione solo quelli destinati ad essere impiantati nel corpo umano (i c.d. impiantabili) ma includere nella denominazione di dispositivi attivi anche parte dei generici e dei diagnostici in vitro qualora questi, così come gli impiantabili, siano dotati di elettronica di memorizzazione e di elaborazione interna, interfacce di acquisizione, attuazione e di canali di comunicazione verso l’esterno che consentono loro di interagire fisicamente e/o trasferire informazioni con l’ambiente (informatico) in cui essi operano oltre che con il paziente e con gli operatori sanitari.
La sicurezza del software dipende prima di tutto dalla sicurezza del dispositivo su cui esso è installato e questo concetto diventa fondamentale nel caso dei dispo-
sitivi medici connessi in rete, situazione che rappresenta anche uno degli scenari tipici dell’Internet of Things attuale e ancor più di quelli futuri. Un software affetto da vulnerabilità che controlli un dispositivo connesso alla rete ma considerato a basso rischio (Classe I), potrebbe essere sottovalutato (se non ignorato) nell’analisi dei rischi e diventare così il punto di accesso per gravi azioni malevole contro l’intero sistema. Le classi di dispositivi biomedicali connessi in rete, ormai spaziano dai prodotti consumer tipicamente connessi tramite Bluetooth o NFC (i.e. dispositivi indossabili), ai cosiddetti “wearable external device” (i.e. pompe da insulina portatili) che solitamente utilizzano protocolli di comunicazione wireless proprietari, ai dispositivi “internally embedded” (i.e. pacemaker) che utilizzano protocolli Bluetooth o proprietari, fino ai cosiddetti “stationary medical device” (i.e. postazioni di cardio-monitoraggio o di erogazione chemioterapica), che utilizzano le reti Wi-Fi delle strutture sanitarie o delle abitazioni dei pazienti stessi. In risposta alla crescente diffusione delle minacce collegate all’IoT e alla richiesta di elaborare standard per il settore delle infrastrutture critiche, è stata sviluppata la Raccomandazione ITU-T Y.4806() “Security capabilities supporting safety of the Internet of Things”, con lo scopo di determinare quali siano le funzionalità di sicurezza specifiche che supportano l’esecuzione sicura delle applicazioni IoT.Le vulnerabilità più comuni del sistema cyber-fisico includono:
1. protezione insufficiente nelle applicazioni web (embedded web server);
2. utilizzo di crittografia proprietaria di scarsa efficacia;
3. credenziali “Built-In” (memorizzate nel firmware del dispositivo) che consentono l’accesso non autorizzato, nascosto, da remoto e con privilegi elevati;
4. esecuzione di codice dannoso;
Innovazione
Speciale sanità
5. modifica (escalation) dei privilegi concessi.
Anche il personale operativo, nel caso di attacchi non mirati, può inavvertitamente introdurre malware su sistemi scarsamente protetti se questi sono privi di patch o non sono in grado di eseguire strumenti anti-malware (in conformità con le istruzioni del produttore) e/o utilizzano software non aggiornato.
Per contrastare queste vulnerabilità e altre minacce alla sicurezza meno frequenti per l’IoT, si deve procedere partendo dall’analisi dei tipi di impatto sul sistema cyber-fisico fino all’analisi e alla modellizzazione delle minacce alla sicurezza funzionale per individuare quelle misure di sicurezza che consentano quanto meno di mitigarne
il rischio. Per esempio, alcuni accorgimenti utili potrebbero essere:
• implementare infrastrutture di comunicazione e meccanismi di monitoraggio affidabili e resistenti agli attacchi, nonché imporre la mutua autenticazione e l’autorizzazione di adeguati privilegi per la gestione e il controllo;
• effettuare periodicamente audit delle procedure di gestione e controllo e dei meccanismi di rilevamento degli attacchi;
• implementare un meccanismo per monitorare il carico su apparecchiature e canali di comunicazione, compresa la rilevazione di sovraccarichi non intenzionali e attacchi Denial of Service (DoS).
Focus Caratteristica Descrizione
Controllo d’accesso alle operazioni di sistema
Qualità e validità dell’informazione e delle configurazioni di sistema
CONVERGENZA TRA PROTEZIONE E SICUREZZA
Le priorità della sicurezza informatica per i sistemi medici sono molteplici e dipendono dal contesto: la riservatezza è una priorità per i sistemi ospedalieri al fine di prevenire violazioni dei dati o ransomware (i quali possono influire anche sulla disponibilità dei sistemi se resi inutilizzabili dalla crittografia) mentre la protezione dell’individuo è una priorità quando i pazienti dipendano da dispositivi medici, inclusi i dispositivi impiantabili, come parte integrante della loro cura (fig.3). In quest’ultimo caso, la vera priorità è la corretta funzionalità operativa dei dispositivi.
Continuità operativa e garanzia della sicurezza di persone e beni
Riservatezza controllo e prevenzione d’accesso non autorizzato a sistemi, informazioni o dati;
Controllo (o Possesso) progettazione, implementazione, funzionamento e manutenzione di sistemi e processi associati in modo da impedire controlli, manipolazioni o interferenze non autorizzati;
Integrità
Autenticità
mantenimento della consistenza e della coerenza delle informazioni e della configurazione dei sistemi, prevenendo modifiche non autorizzate;
garanzia che input e output, stato del sistema e di tutti i processi, informazioni o dati associati, siano legittimi e non siano stati manomessi o modificati;
Utilizzabilità garanzia che il sistema e qualsiasi informazione o dato rimangano utili e usabili per tutto il loro ciclo di vita e laddove appropriato, possano essere trasferiti verso qualsiasi altro sistema;
Disponibilità
Le metodologie di protezione nei dispositivi medici generalmente riguardano i guasti e come questi possono essere evitati o mitigati per renderli non dannosi (per il paziente, il sistema, la rete, ecc.); per far ciò, si valuta la probabilità che si verifichi un evento (in termini di frequenza o di durata) e la gravità dell’incidente che ne deriva. I dispositivi o i sistemi che attuano funzioni di protezione agiscono sul processo sotto controllo per evitare che si verifichino eventi pericolosi ben identificati.
garanzia che sistemi, informazioni o dati e processi associati siano costantemente accessibili e utilizzabili in modo appropriato e tempestivo. Il grado di disponibilità dipende da un adeguato e proporzionato livello di resilienza;
Resilienza capacità dei sistemi e delle informazioni o dei dati di trasformarsi, rinnovarsi e recuperare tempestivamente in risposta ad eventi avversi;
Protezione progettazione, implementazione, funzionamento e manutenzione di sistemi e processi correlati in modo da impedire la creazione di stati dannosi che possono causare lesioni, morte o danni all’ambiente operativo.
L’eventualità che un errore non previsto comporti la mancata esecuzione di una funzione di protezione quando invece sarebbe richiesta, è quindi probabilistica, quantitativa e cambia raramente.
Viceversa, la sicurezza
affronta scenari di attacchi intelligenti e dannosi al sistema identificando gli avversari, le loro capacità, intenzioni e risorse, i metodi e le vulnerabilità che possono essere sfruttate. Quindi si valuta la probabilità che una minaccia possa sfruttare una vulnerabilità che comporti un impatto/ conseguenza per l’operatività (i. e. aziendale). Il risultato è qualitativo e cambia dinamicamente in funzione dei potenziali avversari, delle loro intenzioni o dell’evoluzione delle loro capacità man mano che vengono scoperte nuove vulnerabilità e sviluppati metodi per sfruttarle. I sistemi aziendali (IT) vengono valutati principalmente per i rischi relativi alla sicurezza della riservatezza delle informazioni che elaborano (i.e. informazioni contrattuali, dati dei pazienti, proprietà intellettuale, ecc.). Viceversa, per i dispositivi medici e i sistemi (embedded) con funzionalità di controllo fisico, le priorità sono il funzionamento affidabile, evitare lesioni o decesso del paziente, la disponibilità del sistema o del dispositivo (si pensi ai dispositivi di Classe III come i pacemaker o le pompe per infusione), la protezione del dispositivo stesso dai guasti, le caratteristiche di funzionamento e la sua reattività in condizioni operative critiche (i.e. sistemi di controllo in tempo reale). I dispositivi medici automatizzati (i.e. robot chirurgici) sono dispositivi di controllo che hanno il maggior impatto possibile nel caso di errore/perdita del controllo. Il tradizionale approccio di sicurezza delle informazioni, riservatezza/integrità/disponibilità (Confidentiality–Integrity–Availability, CIA) rispetto all’ambiente operativo clinico, non enfatizza questi fattori. Per i dispositivi medici, in particolare i Sistemi Cyber Physical (CPS), è necessario considerare anche la salvaguardia/ affidabilità/disponibilità (Safety–Reliability–Availability, SRA) dei processi, della rete di comunicazione, dei dispositivi stessi e dei sistemi a loro connessi.
Il nuovo approccio deve inoltre includere tutte le funzioni di protezione e valutare le conseguenze di guasti e/o malfunzionamenti con impatto sulle persone, apparecchiature e ambiente operativo, consapevole della responsabilità legale dei produttori, degli integra-
Figura3 – Relazioni tra sicurezza e incolumità
tori, dei fornitori ICT e delle organizzazioni sanitarie per tutto il ciclo di vita del sistema. Questa diversità di visione del dominio operativo, evidenzia come le medesime parole possano essere usate riferendosi ad obiettivi differenti; quando il team di sicurezza IT considera i rischi (i.e. della disponibilità), generalmente si riferisce alle informazioni da una prospettiva di sicurezza informatica o di sicurezza ICT mentre per l’ingegneria clinica e per la funzionalità dei dispositivi medici, la disponibilità si riferirà ai sistemi/dispositivi medici, ai processi e alle funzioni di protezione potenzialmente utilizzate per prevenire operazioni pericolose e controllare i rischi che comportino danni fisici. Partendo da quanto definito in ambito legislativo si dovrebbe attribuire ad ogni apparecchiatura o dispositivo medico, una valutazione del relativo livello di sicurezza nelle condizioni d’uso tipiche (IVR: Indice di Valutazione del Rischio) tenendo conto sia dei temi tipici dell’ingegneria clinica (i.e. documentazione e manutenzione delle apparecchiature, rischi collegati al paziente, ecc.) sia degli aspetti infor-
matici solitamente trascurati nell’analisi del rischio delle tecnologie biomediche. Questo parametro, ottenuto attraverso metodi statistici e la stima oggettiva dei pesi che renda il modello consistente e ripetibile, potrebbe essere poi inserito nel contesto più ampio di valutazione del livello di sicurezza dell’intera struttura sanitaria. L’ulteriore estensione del suo utilizzo a livello territoriale permetterebbe di centralizzare l’archiviazione dei dati relativi ai dispositivi medici delle strutture ospedaliere e, tramite l’aggregazione di una grande quantità di questi dati, consentirebbe di applicare il modello al dominio dei Big Data ottenendo risultati dell’IVR sempre più attendibili e un sensibile miglioramento nell’attività decisionale. Attraverso lo studio di una adeguata mole di dati si potrebbero poi analizzare le variazioni dell’IVR e individuare quei fattori che permettano di prevenire i guasti, garantendo un ciclo di vita più lungo delle macchine e/o inviare avvisi alle ASL interessate prima che la criticità diventi rilevante. Tutto ciò consentirebbe anche di ottenere notevoli benefici dal punto di vista economico (costi legali, risarcimento danni, protezione degli investimenti, manutenzione preventiva ecc.).Un metodo per l’analisi approfondita delle caratteristiche di cyber sicurezza che combina buone tecniche ingegneristiche con metodologie di sicurezza delle informazioni, è rappresentato dal modello Parkerian Hexad modificato che estende gli obiettivi di cyber-security per i sistemi fisici cibernetici oltre la tradizionale CIA per la sicurezza delle informazioni, include i requisiti di protezione e di resilienza e sottolinea come la disponibilità includa l’affidabilità (fig.4).Il modello è costituito da otto aspetti caratterizzanti che indirizzano i temi relativi alla sicurezza e alla protezione da tre punti di vista.
Speciale sanità
Soluzioni
Controllo delle infezioni
Hygenia, da sempre all’avanguardia in tutto quello che riguarda le risposte concrete ai bisogni di igiene e sicurezza nell’ambito del cleaning professionale, con la sua linea di prodotti SURF è diventata oramai un interlocutore completo e adeguato per soddisfare le diverse esigenze del mercato
Ultima novità in arrivo, che verrà presentata allo stand (E2/1 Hall 6) Hygenia in occasione della Fiera Internazionale PULIRE dal 21 al 23 maggio a Verona, c’è l’igienizzante mani SURF, disponibile in doppia versione: sia da muro, che da tavolo che a piantana, è dotato di tecnolo gia a sfioramento, che permette di igienizzare le mani in ogni luogo preposto al passaggio senza contatto con il dispenser.
PULIZIA DELLE MANI
La pulizia igienica delle mani è infatti probabilmente l’azione singola più importante per evitare la diffu sione di infezioni e malattie, soprattutto in ambito sanitario, dove oltre alle normali circolazioni da
contatto con virus e batteri, non bisogna sottovalutare la presenza dei fenomeni di contaminazione incrociata: dal paziente, attraverso le mani dell’operatore, i microorganismi possono essere trasferiti sulle più disparate superfici; tavoli, maniglie ecc., che diventano così, una volta toccate da altre persone, veicoli molto efficaci per la diffusione delle infezioni. L’igiene delle mani è quindi uno strumento fondamentale per il controllo delle infezioni
Il dispenser Surf è disponibile nella versione da tavolo, da muro e con piantana; eroga la giusta quantità di igienizzante ed è facile da utilizzare e ricaricare. Dà infine la garanzia di sicurezza ed igiene, grazie alla tecnologia a sfioramento che riduce il contatto delle mani con le sue superfici, diminuendo in modo proporzionale la probabilità di contaminazione con microrganismi patogeni e consentendo di pulire in maniera rapida e senza risciacquo le mani. L’installazione delle piantane, inoltre è particolarmente indicata in zone ad alta affluenza come stazioni ferroviarie, centri
disinfestazione
Speciale sanità
Lotta ai parassiti
Chiara e Graziano Dassia cosa ci appare fantascientifica alla luce del fatto che per noi è necessaria un’oretta per una identificazione entomologica di media difficoltà. In un altro presidio ospedaliero leggiamo che ci sono 55.000 ricoveri all’anno più 15.000 day hospital. Non abbiamo voluto indagare sul numero di pasti erogati, ma a occhio e croce in un ospedale di medie dimensioni si servono qualcosa come 1.000.000 di pasti all’anno.
E quale sarà il montante ore per le pulizie? E per le manutenzioni ordinarie? Nel rileggere questi numeri confessiamo che approcciarci a una valutazione critica delle risorse tecniche per i servizi di disinfestazione ci pone in una prospettiva di nicchia, ma per quanto piccola è pur sempre di grande importanza igienico-sanitaria. Per cui merita tutta la nostra attenzione.
LI PARASSITI
Una elencazione completa non rientra nelle nostre finalità ma ci limitiamo a indicare fra i vertebrati: Rattus norvegicus, Rattus rattus, Mus domesticus e Columba livia (varietà domestica) e fra gli invertebrati le blatte (Blattella germanica, Blatta orientalis, Periplaneta americana, Supella longipalpa, con segnalazioni di Ectobius spp e di Polyphaga aegyptiaca, quest’ultima da confermare). Egual rigore sistematico dovrebbe essere riservato alle zanzare (soprattutto in funzione del loro aumentato peso come vettori di virus e la presenza di specie esotiche), alle formiche, alle vespe, ai ragni, eccetera. Ma per restare “realistici” basterebbe ogni anno migliorare i nostri monitoraggi e relative indagini.
LE ATTREZZATURE
È nostra convinzione che l’utilizzo di attrezzature per la distribuzione di PMC e Biocidi meriterebbe maggiore attenzione. Solo con attrezzature in grado di garantire portate rigorosamente regolabili e costanti nel tempo si possono garantire dosaggi unitari coerenti con le specifiche necessità localizzate precisione.
“Si fa presto a dire ospedale”, ma in una realtà ospedaliera bolognese si effettuano in media ogni anno 18 milioni di analisi cliniche (poco meno di 50.000 al giorno festività comprese)
disinfestazione
Speciale sanità
LAMPADE
In commercio si trovano molti modelli di trappole in grado di poter effettuare sia interventi di trap test sia di mass trap per determinare (chi <> quanti <> dove) da cui derivare interventi di lotta mirata e calendari di lotta guidata. Ricordiamo che il mass trapping è utilizzato posizionando un numero di trappole adeguato a diminuire l’infestazione in modo statisticamente significativo.
ATTREZZATURE COMPLEMENTARI
Ci limitiamo a indicare per gli insetti le zanzariere e le barriere a frange, le spazzole da applicare alle porte per impedire il passaggio dei parassiti e i sigillanti (dal semplice stucco francese alle più sofisticate resine; l’importante è che asciugandosi non diminuiscano di volume). Per entrambe queste categorie vi sono innumerevoli modelli non tutti professionali. Inoltre, soprattutto per le zanzariere, i disciplinari devono contemplare la loro corretta manutenzione. Per i roditori si segnalano gli innumerevoli modelli di mangiatoie (la vastità dell’offerta comporta scelte oculate), trappole a scatto e trappole a cattura multipla (da preferirsi quelle con gestione del funzionamento in remoto). Anche per i piccioni vi è un’of-
ferta di dissuasori dalle numerose fogge (sottolineiamo che queste risorse rappresentano una percentuale di costo irrisoria rispetto alla loro messa in opera per cui scegliere materiali di basso costo non è sicuramente una scelta economica!). A complemento dei dissuasori vi sono reti, fili ballerini, sistemi elettrostatici (molto efficaci), l’uso di mais addizionato con Nicarbazina (il principio attivo farmacologico che interferisce sulla schiusa delle uova, registrato come specialità veterinaria) che troverebbe in alcuni casi particolari un utile abbinamento alle Torri piccionaie.
PMC E BIOCIDI
Sovente, per questa classe merceologica, viene indicata nei capitolati il principio senza un’adeguata specificazione del tipo di formulazione. È nostro convincimento invece che il tipo di formulazione abbia pari importanza rispetto al p.a. A supporto della nostra tesi ricordiamo che un principio attivo privo di azione residuale possa avere efficacia per più giorni se in formulazione microincapsulata. Che un principio attivo ad azione residuale possa perdere la sua efficacia se pur microincapsulato venga utilizzato in un ambiente pulverulento.
Che un qual si voglia principio attivo riesca ad esplicare meglio la sua azione se distribuito su una superficie molto assorbente in formulazione flowable. Che in certe condizioni limite l’uso delle polveri secche sia la più adeguata alla bisogna. Terminiamo rimarcando (soprattutto per i rodenticidi) che un fattore fondamentale è l’appetibilità dell’esca soprattutto se posizionata in aree dove esiste una competizione alimentare. Vale anche per i gel antiblatte e le esche anti-formiche.
Un breve accenno ai nuovi formulati a base di piretrine naturali (piretro) prive di PBO (l’antiossidante-stabilizzante): queste formulazioni sono all’avanguardia, ma presuppongono specifiche istruzioni operative. Cosa che ci consente di ribadire il dover rispettare le istruzioni riportate in etichetta.
Si sono elencati a volo radente le classi merceologiche che costituiscono le fondamenta di una buona disinfestazione. Non vi era la volontà e neppure la possibilità di fare una elencazione esaustiva, vale però il principio generale che i criteri esposti entrino nei capitolati e/o nelle offerte di servizio affinché i contratti che ne derivano siano veritieri e adeguati alle necessità.