Dimensione Pulito - Speciale sanità & RSA 2025

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PREVENZIONE

Strategie di lotta alle infezioni

IGIENE È SALUTE SANITÀ & RSA

FORMAZIONE

Il ruolo degli operatori delle pulizie

DISINFESTAZIONE

Analisi di un piano di controllo infestanti

GREEN

Lo speciale di DIMENSIONE PULITO per un cleaning evoluto

Tecnologie, prodotti e competenze, orientati alla sostenibilità.

Efficacia garantita, impatto ridotto. Il vero risultato si misura anche nel rispetto dell’ambiente.

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PULIZIA PROFESSIONALE SOSTENIBILE

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PULIZIA PROFESSIONALE SOSTENIBILE

ANNO34SUPPLEMENTO2DIDIMENSIONEPULITO N3|2025 ISSN2612-4068

PULIZIA PROFESSIONALE SOSTENIBILE GREEN

TECNOLOGIE Innovazione sostenibilealservizio delpulito

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Formuleefficaci, impattoridotto

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Testata Associata

Distribuzione Rivenditori, Imprese di servizi, Aziende alimentari, Sanità e RSA, Enti pubblici, Pubblici esercizi, Hotellerie, Lavanderie professionali, Disinfestazione e servizi ambientali, Grande distribuzione

Pulizia è salute

CRISTINA CARDINALI

La relazione tra igiene, professional cleaning e il settore sanitario e delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) non è solo una questione di pulizia, ma di salute e sicurezza. Quando la salute dei pazienti e degli ospiti delle RSA dipende dalla prevenzione delle infezioni, la pulizia professionale assume un ruolo cruciale. Investire in metodologie avanzate di sanificazione, formare il personale e sensibilizzare pazienti e ospiti è fondamentale per garantire ambienti sani e ridurre il rischio di infezioni. Non si tratta solo di mantenere ambienti visivamente puliti, ma di garantire standard di sanificazione elevati che riducano i rischi biologici e proteggano le persone più vulnerabili. Negli ambienti ospedalieri la presenza di virus, batteri e altri agenti patogeni è infatti inevitabile. Per questo motivo, una gestione efficace dell’igiene è essenziale per prevenire la diffusione di infezioni nosocomiali, ovvero quelle contratte durante la degenza. Un ambiente sanitario sporco può diventare un vettore di malattie, mettendo in pericolo pazienti, operatori sanitari e visitatori. Il comparto del cleaning negli ultimi anni ha introdotto tecnologie sempre più sofisticate e protocolli di sanificazione avanzati. Le aziende specializzate in pulizia professionale hanno iniziatyo ad adotttare metodi che vanno oltre la semplice rimozione dello sporco visibile, includendo tecniche di sterilizzazione e sanificazione profonda.

/ 2025

La disinfezione degli spazi comuni, delle stanze, dei dispositivi medici e degli indumenti è un’operazione che richiede protocolli rigorosi e l’uso di prodotti specifici. Grazie a macchinari all’avanguardia, come nebulizzatori per la sanificazione a secco e sistemi di purificazione dell’aria, è possibile abbattere significativamente la carica batterica presente negli ambienti ospedalieri e nelle RSA. La gestione delle emergenze sanitarie, come le epidemie stagionali o la presenza di batteri resistenti agli antibiotici, richiede un approccio flessibile e continuamente aggiornato. In questo la formazione del personale gioca un ruolo determinante: senza una corretta applicazione delle misure igieniche, anche i migliori prodotti per la pulizia rischiano di essere inefficaci. Infine, tra gli aspetti da considerare in quanto elementi chiave per garantire risultati ottimali: la sensibilizzazione del personale e degli ospiti. La pulizia professionale è efficace solo se accompagnata da comportamenti responsabili, come il rispetto delle norme igieniche personali e l’adozione di pratiche preventive.

Il futuro della sanità dipende anche dalla capacità di innovare nel settore della pulizia professionale. Le strutture sanitarie, dal canto loro, devono bilanciare attentamente il contenimento dei costi con la necessità di mantenere elevati standard qualitativi, con l’obiettivo di proteggere i più fragili e migliorare la qualità della vita di tutti.

IGIENE OSPEDALIERA

Per la lotta alle infezioni

correlate all’assistenza la cura rigorosa dell’igiene in ambito ospedaliero è fondamentale, ma la sua efficacia è massimizzata quando integrata in un sistema di prevenzione multifattoriale che include formazione del personale, sorveglianza epidemiologica, corretto uso degli antibiotici e strategie di isolamento

Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) costituiscono una delle principali sfide per i sistemi sanitari in Europa e in Italia. Ogni anno colpiscono milioni di pazienti, causando gravi complicazioni, prolungamenti dell’ospedalizzazione, un considerevole aumento della spesa sanitaria e, purtroppo, migliaia di decessi evitabili. Reagire a questo stato di cose, con il massimo impegno rappresenta, perciò, una sorta di imperativo categorico. La prevenzione è possibile e passa, fondamentalmente, dalla cura rigorosa dell’igiene in ambito ospedaliero.

LE CAUSE PRINCIPALI DEL FENOMENO

Le ICA possono essere provocate da numerosi fattori, fra cui: mancata aderenza ai protocolli di igiene delle mani; uso inappropriato o prolungato di dispositivi invasivi; contaminazione ambientale (superfici, attrezzature, aria, ecc.); uso improprio degli antibiotici e sviluppo di resistenze batteriche.

Le principali modalità di trasmissione includono dunque: mani contaminate del personale sanitario, superfici ambientali e strumenti sanitari non adeguatamente sanificati, aerosol e droplet nei reparti ad alta intensità assistenziale e inadeguata igiene del paziente e dei familiari in visita.

MAURIZIO PEDRINI

UNA MINACCIA CONCRETA IN ITALIA

500mila i casi l’anno 8% pazienti ricoverati contrae un’ICA

2,7 mio i posti letto l’anno occupati

5-10 i giorni di media di prolungamento degenza per queste patologie

2,4 mld impatto in euro sul conto economico del Servizio Sanitario Nazionale

11mila i morti l’anno, record europeo, un terzo di tutti i decessi (ISS)

Fonte dati: ECDC – Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie

Le ICA possono derivare da una combinazione di fattori legati al paziente (età, comorbilità, immunosoppressione), alla natura delle cure (uso di dispositivi invasivi, terapie antibiotiche) e soprattutto, a pratiche assistenziali non conformi agli standard igienico sanitari.

UNA RESPONSABILITÀ

SEMPRE PIÙ CONDIVISA

La prevenzione delle ICA non può prescindere da un approccio sistematico all’igiene ospedaliera. L’igiene in ambito sanitario, infatti, è uno degli strumenti più efficaci, semplici e a basso costo per prevenire la trasmissione delle infezioni. Numerosi studi dimostrano che una corretta igiene delle mani può ridurre l’incidenza

delle ICA fino al 50%. Eppure il tasso di aderenza alle pratiche igieniche tra il personale sanitario si attesta ancora sotto il 60%, secondo rilevazioni dell’OMS.

La cura dell’igiene negli ospedali include vari preziosi passaggi e rispetto di imprescindibili protocolli. Igiene delle mani: la misura più semplice e al contempo più efficace.

Deve essere rigorosamente rispettata da tutto il personale sanitario, ma anche promossa tra pazienti e visitatori; sanificazione degli ambienti: pulizia e disinfezioni devono seguire protocolli specifici, aggiornati e monitorati; formazione continua del personale con aggiornamenti periodici e sensibilizzazione sull’importanza delle pratiche igieniche sono a dir poco essenziali.

LE ICA IN NUMERI

L’IMPORTANZA DELLA

SANIFICAZIONE AMBIENTALE

Cerchiamo di approfondire gli elementi chiave di una strategia tesa ad affrontare efficacemente il problema. Anzitutto, come dicevamo, tutto ruota intorno all’igiene delle mani, con alcuni elementi fondanti: utilizzo di soluzioni idroalcoliche prima e dopo ogni contatto con il paziente o con l’ambiente circostante; adozione delle “% indicate dall’OMS” per l’igiene della mani; presenza capillare di dispenser facilmente accessibili in tutti i reparti. Un secondo delicato aspetto riguarda la sanificazione ambientale: piani di pulizia strutturati per frequenza, tipologia di superfici e prodotti impiegati; monitoraggio microbiologico periodico delle superfici ad alto contatto; impiego di tecnologie avanzate (es. luce UV-C, nebulizzazione automatica). Altro fattore importantissimo è la formazione e cultura della sicurezza: corsi obbligatori periodici per tutto il personale, inclusi gli operatori non sanitari; audit interni e fee-

dback sui comportamenti osservati; campagne di sensibilizzazione rivolte anche ai pazienti e familiari. Infine, la sorveglianza e il controllo con: sistemi di rilevazione precoce dei casi di ICA; tracciabilità degli eventi infettivi e dei potenziali focolai; attività dei Comitati per il Controllo delle Infezioni Ospedaliere (CIO).

UN AIUTO PREZIOSO

DALLA TECNOLOGIA

L’utilizzo di macchine per la pulizia delle superfici è cruciale per prevenire la diffusione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA), ma deve essere integrato con altre strategie di prevenzione e controllo delle infezioni. Le macchine moderne garantiscono uniformità e ripetibilità nei processi di sanificazione, riducendo comunque il margine d’errore umano. Questo è particolarmente importante in ospedale, dove la corretta igienizzazione delle superfici (letti, pavimenti, tavolini, ecc.) è essenziale per ridurre la contaminazione

crociata. Il loro impiego può consentire una migliore efficacia nella rimozione dei patogeni. Un traguardo raggiungibile innanzitutto grazie all’uso combinato di: vapore secco ad alta temperatura, ozono, luce UV-C, oppure, a disinfettanti nebulizzati a microgocce, macchine in grado di eliminare o inattivare una larga gamma di agenti patogeni, tra cui Clostridioides difficile, MRSA, VRE, Escherichia coli e virus respiratori, tutti responsabili delle ICA. Una seconda opportunità è legata alla riduzione dell’uso di sostanze chimiche aggressive: molte macchine moderne, infatti, utilizzano tecnologie ecologiche, come il vapore saturo o l’acqua ozonizzata, riducendo l’esposizione del personale e dei pazienti a sostanze chimiche potenzialmente irritanti o tossiche. Altro plus è la tracciabilità e il controllo. Le macchine più avanzate sono spesso dotate di: sistemi di registrazione digitale del lavoro svolto (utili per audit e qualità); sensori per rilevare la copertura delle superfici; report automatizzati, il

PERIODO DI PARTECIPAZIONE, HALT-4

#PREVENZIONE

I DATI ECDC CHE NON POSSIAMO IGNORARE

In occasione della Giornata mondiale dell’igiene delle mani, una nuova indagine dell’ECDC* rivela che il 3,1% dei residenti nelle strutture di assistenza a lungo termine aveva almeno un’infezione associata all’assistenza sanitaria al momento dello studio. Mentre alcune infezioni possono essere trattate facilmente, altre possono avere un grave impatto sulla salute delle persone colpite.

L’indagine, condotta nel 2023 e nel 2024, evidenzia gravi lacune nelle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, nonché nella gestione antimicrobica, nelle strutture che si occupano di alcuni dei cittadini più vulnerabili d’Europa, gli anziani.

Le infezioni più comuni riportate erano infezioni del tratto urinario, infezioni del tratto respiratorio e infezioni della pelle. Tra le infezioni confermate, Escherichia coli è stato il microrganismo più frequentemente identificato, seguito

Aprile-giugno 2023

Settembre-novembre 2023

Aprile-giugno 2024

Nessuna partecipazione

Non inclusi

Paesi non visibili nella mappa

Malta

Lussemburgo

Fonte: ECDC HALT-4

I confini e i nomi indicati in questa mappa non implicano l'approvazione o l'accettazione ufficiale da parte dell'Unione Europea. ECDC.

prodotta il 19 dicembre 2024

PPS
Mappa
CRISTINA CARDINALI

che consente agli ospedali di monitorare e documentare in modo oggettivo la qualità dell’igiene ambientale. Importante è pure l’aspetto connesso alla riduzione del carico di lavoro e alla maggiore rapidità. Queste macchine, infatti, possono sanificare aree più ampie in meno tempo, permettendo una maggiore rotazione dei letti e riducendo i tempi di attesa per il ricovero, senza compromettere l’efficacia. In definitiva, queste macchine non sostituiscono il lavoro umano, ma lo ottimizzano e lo integrano, soprattutto nelle aree critiche (terapie intensive, sale operatorie e reparti infettivi. In sostanza, l’introduzione e l’impiego sistematico di macchine per la pulizia moderne negli ospedali migliora significativamente il controllo delle ICA, contribuendo a creare ambienti più sicuri per pazienti e operatori sanitari. La loro efficacia è massimizzata quando integrata in un sistema di prevenzione multifattoriale che include formazione del personale, sorveglianza epidemiologica, corretto uso degli antibiotici e strategie di isolamento.

GLI ESPERTI HANNO

CALCOLATO CHE

IN ITALIA, CON UN

IMPEGNO RESPONSABILE

DI PREVENZIONE

MULTIFATTORIALE, SI

POTREBBE RIDURRE

DI ALMENO IL 30%

L’IMPATTO DELLE

INFEZIONI CORRELATE

ALL’ASSISTENZA CHE

OGNI ANNO MIETONO

11MILA VITTIME NEI

NOSOCOMI

da SARS-CoV-2, Klebsiella pneumoniae e Staphylococcus aureus Tuttavia, solo una infezione su cinque è stata confermata microbiologicamente, sollevando preoccupazioni circa la sottodiagnosi e il trattamento senza prove definitive.

Più del 4% dei residenti riceveva almeno un antimicrobico al momento dell’indagine, con quasi un terzo di queste prescrizioni date per scopi profilattici. Le infezioni del tratto urinario sono state la principale indicazione sia per il trattamento che per l’uso profilattico.

L’indagine ha anche valutato quanto bene le strutture sono state preparate per prevenire le infezioni e se hanno usato gli antibiotici con prudenza.

Sebbene quasi tutte le strutture disponessero di protocolli di igiene delle mani, una su cinque non disponeva di personale addestrato in prevenzione e controllo delle infezioni (IPC). Meno della metà aveva un comitato IPC e quasi il 40% non aveva componenti di un programma di stewardship antimicrobica. Inoltre, meno di uno su dieci ha fornito formazione sulle corrette pratiche di prescrizione di antibiotici.

Quattro strutture su cinque hanno riferito di utilizzare l’igiene delle mani a base di alcol come metodo principale per l’igiene delle mani, mentre una su cinque si basava principalmente sul lavaggio

RIDURRE LE ICA,

UN OBIETTIVO RAGGIUNGIBILE

Le infezioni correlate all’Assistenza rappresentano una minaccia costante, ma prevenibile.

L’igiene troppo spesso sottovalutata, è la prima linea di difesa contro la diffusione degli agenti patogeni.

Non si tratta solo di un dovere sanitario, ma di una responsabilità etica verso i pazienti, il personale e il sistema sanitario nel suo complesso.

Nel nostro Paese gli esperti hanno calcolato che, con un impegno responsabile su questo fronte, sarebbe possibile inaugurare un nuovo percorso, grazie al quale si potrebbe ridurre di almeno il 30% l’impatto di queste infezioni.

In un contesto in cui la resistenza antimicrobica è in costante aumento, ogni gesto di igiene conta: lavarsi le mani, sanificare correttamente una stanza, formare costantemente il personale, non rappresentano solo una buona prassi: possono essere fattori discriminanti per salvare vite umane.

con acqua e sapone. Tuttavia, quasi un terzo delle strutture non disponeva di un sistema regolare per monitorare l’igiene delle mani e fornire un feedback al personale.

In risposta a questi risultati, l’ECDC invita le autorità sanitarie nazionali e i gestori delle strutture di assistenza a:

• rafforzare l’IPC nei quadri di riferimento a lungo termine attraverso la formazione del personale, l’assegnazione di risorse aggiuntive, il miglioramento della sorveglianza e la promozione di orientamenti chiari e di una maggiore consapevolezza;

• stabilire la disinfezione delle mani a base alcolica come metodo primario per l’igiene delle mani;

• migliorare le pratiche di prescrizione antimicrobica concentrandosi sulla razionalizzazione dell’uso profilattico.

Queste azioni sono essenziali per proteggere la salute dei residenti dell’assistenza a lungo termine e frenare la diffusione della resistenza antimicrobica in tutta Europa.

*Quarta indagine sulla prevalenza delle infezioni associate all’assistenza sanitaria e dell’uso di antimicrobici nelle strutture di assistenza a lungo termine europee (HALT4). L’indagine ha raccolto dati da 1.097 strutture di assistenza a lungo termine in 18 paesi dell’UE e del SEE tra il 2023 e il 2024. Sono stati inclusi più di 66.000 residenti.

QUALITÀ DELL’ARIA E BENESSERE PERCEPITO

Negli ambienti sanitari, la cura dell’igiene passa anche attraverso elementi meno visibili, ma altrettanto cruciali: l’aria. Odori sgradevoli, seppur spesso innocui dal punto di vista igienico, influenzano negativamente la percezione di pulizia e accoglienza da parte di pazienti, visitatori e operatori. Per questo motivo, la gestione della profumazione e della qualità dell’aria sta diventando una componente strategica all’interno di strutture RSA, ambulatori, cliniche e ospedali.

In questo contesto, la linea OD-OFF di Hygenia rappresenta una soluzione concreta per chi cerca tecnologie efficaci nella sanificazione olfattiva degli spazi. I diffusori LX 100 e LX 300 Plus, progettati per ambienti ad alto traffico, uniscono design, funzionalità e controllo digitale per garantire un’aria sempre gradevole e priva di cattivi odori.

I due dispositivi coprono superfici diverse: LX 100 è ideale per ambienti fino a 100 m², mentre LX 300 Plus si adatta a spazi più ampi, da 300 a 500 m². Entrambi sono gestibili da remoto tramite connessione Wi-Fi (2G o 4G) grazie all’app dedicata Aromalink, che consente una programmazione dettagliata degli orari di diffusione, dell’intensità e della frequenza. Il cuore del sistema è una tecnologia brevettata che garantisce una dispersione uniforme e costante della fragranza. Non si tratta semplicemente di “coprire” gli odori, ma di neutralizzarli, migliorando al tempo stesso la qualità percepita dell’aria. Questo approccio attivo alla deodorazione ambientale si rivela particolarmente utile in aree come sale d’attesa, corridoi, bagni, spogliatoi e locali di degenza.

ESTETICA E INTEGRAZIONE NEGLI SPAZI

Uno dei punti di forza della linea OD-OFF è la capacità di integrarsi visivamente in qualsiasi ambiente. Il design sottile e discreto dei diffusori consente l’installazione anche in contesti dove l’e-

stetica ha un peso importante, come hall di ingresso o sale visita. Non sono necessari interventi strutturali e l’uso del timer programmabile permette una gestione efficiente dei consumi.

Un altro aspetto distintivo è la qualità delle fragranze utilizzate: formulate per essere fresche, moderne e non invasive, svolgono una doppia funzione—piacevolezza sensoriale e neutralizzazione attiva degli odori. Questo contribuisce a creare un ambiente più confortevole e professionale, migliorando l’esperienza degli utenti e la percezione generale dell’igiene. In ambito sanitario, ogni dettaglio che incide sul benessere dell’utente ha un valore. Il comfort olfattivo, spesso trascurato, può invece influenzare positivamente l’umore e la predisposizione delle persone, riducendo ansia e stress. Per il personale, lavorare in ambienti curati sotto tutti gli aspetti contribuisce a migliorare la qualità delle condizioni operative. Investire nella gestione dell’aria non è solo una scelta estetica o accessoria, ma una decisione funzionale alla qualità complessiva dell’assistenza. Con soluzioni come OD-OFF, le strutture sanitarie possono offrire spazi più puliti, accoglienti e sicuri.

Hygenia Digital Service è una piattaforma digitale, accessibile via web, modulabile in base alle necessità e alle criticità da risolvere, che ti permette di monitorare in maniera puntuale e precisa il tuo team e il tuo business, attraverso un’interfaccia user friendly.

Area Control Dispenser è il nuovo sistema posizionato all’interno del Dispenser Surf mani che permette la rilevazione costante del benessere dell’ambiente bagno.

Hy-genio è un componente hardware che trasforma il Mop in un sistema in grado di catturare l’effettiva attività di pulizia svolta all’interno di una struttura.

I sistemi di dosaggio diluiscono in modo automatico e preciso la giusta dose di acqua e detergente chimico per ottenere il prodotto più efficace con minori sprechi.

Misure di sicurezza per le infezioni nelle aree critiche in sanità: tecnologie avanzate per l’impiego continuo di dispositivi di protezione individuale a norma di legge

GLI STRUMENTI PER RIDURRE I RISCHI

CRISTINA CARDINALI

Le infezioni contratte negli ambienti delle strutture sanitarie correlate alle attività che si eseguono è da qualche anno un problema sempre più emergente in ambito internazionale ed anche in Italia.

Gli esperti dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) in un autorevole articolo su Lancet pubblicato nel 2019 avevano evidenziato che l’Italia era il Paese della UE con il più alto numero di decessi da infezione contratte in ambito nosocomiale, ovvero 10.000/anno.

Il Ministero della Salute già nel 2022 sottolineava che “le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) sono infezioni acquisite che costituiscono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria e possono verificarsi in ogni ambito assistenziale, incluso gli ospedali per acuti, il day-hospital/ day-surgery, le strutture di lungodegenza, gli ambulatori, l’assistenza domiciliare, le strutture residenziali territoriali”. Sempre il Ministero indicava la possibile trasmissione delle infezioni “da persona a persona o tramite gli operatori e l’ambiente. Le persone a maggior rischio di contrarre una

ICA sono gli assistiti; tuttavia, sono esposti e possono essere colpiti anche il personale e i visitatori.

Come le altre infezioni, a seconda del microrganismo, le ICA si possono trasmettere per contatto diretto, da persona a persona (soprattutto tramite le mani) o per via aerea (goccioline emesse durante la fonazione, gli starnuti o i colpi di tosse) o per via indiretta, mediante oggetti contaminati (come strumenti diagnostici o assistenziali, oggetti comuni)” e tra le cause “la scarsa applicazione di misure di igiene ambientale e di prevenzione e controllo delle infezioni in ambito assistenziale”.

Per quanto riguarda le aree critiche in sanità un rapporto dell’ECDC (ECDC, 2023) evidenzia che i pazienti che permangono per più di due giorni in terapie intensive hanno una significativa probabilità di contrarre una ICA prevalentemente inerente alle infezioni polmonari, del torrente ematico e del tratto urinario.

L’attuale legislazione di tutela della salute in ambito occupazionale, i.e. d.lgs. 9 aprile 2008 n. 81 e s.m.i., recepisce nell’ordinamento nazionale le Direttive UE in materia di igiene e sicurezza in ambiente di lavoro. In particolare, la Direttiva 2000/54 CE, recepita al Titolo X “Esposizione ad agenti biologici” del citato atto normativo, evidenzia la necessità di attuare tutte le misure di prevenzione e protezione quale garanzia di tutela per operatori ed utenti nei confronti di un’esposizione ad agenti infettivi. Chiaramente l’attuazione degli interventi, prevista dalla menzionata normativa, è estremamente significativa nelle aree critiche in sanità.

MODALITÀ ESPOSITIVE

E MISURE DI SICUREZZA

Per quanto attiene specificamente le modalità espositive intrinseche del personale dedicato all’assistenza e degli utenti delle aree critiche, quali ad esempio la rianimazione, le terapie intensive, alcuni ambulatori specialistici, il Pronto Soccorso, si

individuano in particolare: il contatto con materiali biologici, il possibile inquinamento ambientale (aereo e delle superfici), la manipolazione di strumentazione, oggetti e materiali potenzialmente contaminati. In alcuni casi le manovre invasive che si effettuano richiedono maggior attenzione per quanto concerne le misure di prevenzione/ protezione in ragione di una più elevata contaminazione con sangue e liquidi biologici rispetto ad altre attività, poiché si svolgono procedure lavorative caratterizzate da un più frequente contatto diretto e da una più rilevante manipolazione di strumenti taglienti contaminati con liquidi biologici (bisturi, aghi, cannule, pinze, ecc.).

In base alla legislazione sopra citata diventa indispensabile, quindi, per garantire l’integrità della salute degli operatori e di qualsiasi utente presente nella struttura sanitaria, la definizione accurata dei requisiti degli ambienti di lavoro, delle protezioni collettive, delle procedure, dei dispositivi e/o accessori strumentali e di tutti i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) necessari. Tali misure devono essere scelte, eseguendo la valutazione del rischio, esaminando la specifica attività espletata e devono possedere specifiche caratterizzazioni tecniche per la tutela dall’interazione con gli agenti che determinano il rischio di esposizione. Tale scelta secondo la legislazione deve essere attuata dal datore di lavoro tenendo conto delle indicazioni formulate dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione del nosocomio sentiti i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), dal Medico Competente, nonché considerando sempre attentamente le particolarità delle attività lavorative evidenziate dai Dirigenti/Responsabili delle menzionate aree critiche che comportano specifiche condizioni di rischio di esposizione. La scelta deve derivare anche da una attenta mediazione fra le misure di sicurezza da realizzare e la possibilità di eseguire agevolmente le varie attività assistenziali, diagnostiche, terapeutiche, ecc.

ICA IN EUROPA

16 mio le giornate aggiuntive di degenza

37mila decessi attribuibili 110mila decessi per i quali l’infezione rappresenta una concausa

7 mdl i costi diretti stimati in euro

(Ministero della Salute 2022)

TECNOLOGIE INNOVATIVE

Per contrastare il manifestarsi di infezioni nelle aree critiche in sanità, è importante usufruire dell’offerta di tecnologie avanzate per alcune particolari misure di sicurezza. È infatti una concreta realtà dotare l’operatore che lavora in queste aree di DPI specialistici, con specifiche caratteristiche tecnico-funzionali di barriera in grado di evitare l’esposizione ad agenti infettivi e di conseguenza anche di chi è

destinatario dell’attività assistenziale-terapeutica, nonché di tecniche innovative per eseguire un’ottimale disinfezione di tutte le superfici ambientali e di qualsiasi dispositivo-impianto presente anche mediante apparecchiature automatizzate di nuova concezione.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) tra i fattori da considerare per un uso appropriato dei DPI indica la “trasmissione dell’agente patogeno”. Infatti, l’utilizzo di DPI oltre a rientrare nelle precauzioni standard (pratiche minime di prevenzione delle infezioni che si applicano durante la cura del paziente), fa parte del secondo livello del controllo delle infezioni da utilizzare in aggiunta alle precauzioni standard per i pazienti che possono essere infettati da determinati agenti infettivi per i quali sono necessarie ulteriori precauzioni.

Nelle aree critiche in sanità gli indumenti che indossano gli operatori e le semi-maschere filtranti per le vie respiratorie dovrebbero consentire, se realizzati con appropriate caratteristiche tecnico funzionali di barriera, la loro protezione durante lo svolgimento dell’attività assistenziale ed impedire che tali dispositivi diventino veicolo di diffusione di agenti infettivi per i destinatari di tale attività. Quanto evidenziato è oggi reso possibile usufruendo dell’attuale offerta tecnologica che consente di rendere disponibili per il personale DPI di nuova concezione da indossare nell’intero turno lavorativo.

I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

INDIVIDUALE

Divisa dell’operatore

La divisa dell’operatore deve avere appropriate caratteristiche tecnico funzionali in grado di evitare l’esposizione ad agenti infettivi dello stesso e degli utenti di tali aree. I componenti della divisa sono classificati come “DPI riutilizzabili nella foggia di casacca e pantalone”. In particolare devono essere riutilizzabili mediante numerosi lavaggi e consentire di svolgere agevolmente in comfort l’attività assistenziale.

In base all’attuale offerta tecnologica le divise sono disponibili con caratteristiche tecniche comprensive dei Requisiti Essenziali di Salute e Sicurezza (RESS) atti a garantire comfort nell’indossarli e la migliore protezione da agenti infettivi.

Protezione del corpo

Per la protezione del corpo da agenti infettivi è necessario indossare una tuta completa monouso idrorepellente in tessuto non tessuto che abbia le maniche con polsino e cuciture realizzate con tecnologia tale da garantire in ogni sua parte elevate proprietà di barriera sia per la permeazione, sia per la penetrazione. Deve essere indossata correttamente per tutto il tempo necessario allo svolgimento dell’attività, ed è assolutamente da evitare il suo utilizzo dopo precedenti esposizioni.

Raccomandata la sigillatura per polsi e/o caviglie con idoneo nastro di chiusura, fermo restando il principio sancito all’Allegato II del Regolamento (UE) 2016/425 di “Compatibilità tra tipi diversi di DPI destinati ad essere utilizzati simultaneamente”, quali ad esempio tra tuta e guanti e/o sovrascarpe.

Nel contesto delineato di procedure sanitarie che si considerino ad evidente rischio di esposizione tale tuta deve essere in classe 6B per garantire un’idonea protezione anche da virus (test eseguiti con 20 kPa) e deve avere una grammatura < 60 g/m2. In alternativa alle tute, è possibile utilizzare camici per la protezione da agenti infettivi (non sterili o sterili). I camici da adottare sono quelli di tipo monouso, idrorepellente, in tessuto non tessuto, con allacciatura posteriore, maniche lunghe con polsino di elastico e cuciture realizzate con tecnologia tale da evidenziare, per l’intero camice, elevate proprietà di barriera. Il camice deve essere dotato, come accessorio, anche di idoneo nastro di chiusura per polsi. I camici non vanno utilizzati fuori dalle aree di esposizione ed è assolutamente da evitare il loro impiego dopo precedenti esposizioni. Deve essere in classe 6PB, per l’adeguata protezione da virus (se da usare anche

Staphylococcus aureus

resistenti alla meticillina (MRSA)

Enterococcus spp. resistenti ai glicopeptidi, E. coli

resistenti alle cefalosporine di terza generazione

Klebsiella spp. resistenti ai Carbapenemi

Enterobacter spp. resistenti ai Carbapenemi

P. aeruginosa resistenti ai Carbapenemi

Acinetobacter baumannii resistenti ai Carbapenemi

per protezione da agenti chimici essere di Tipo3/4), lungo almeno 150 cm, allacciato dietro e con polsino elastico.

Protezione dei piedi

Per la protezione dei piedi è necessario indossare sovrascarpe o calzari monouso con chiusura mediante elastico o in alternativa stivali in gomma.

Protezione delle mani

La protezione delle mani, nel caso di rischio microbiologico, si attua con guanti non sterili o sterili. I guanti devono avere le seguenti caratteristiche: resistenza all’abrasione, al taglio, allo strappo e alla perforazione. Questi dispositivi sono generalmente realizzati in nitrile oppure in lattice e neoprene (riutilizzabili o monouso) con esterno antiscivolo finemente increspato o con altre finiture per favorire la presa ed interno floccato o felpato, polso lungo (lunghezza totale superiore a 30 cm) ben rifinito, spessore tale da garantire sufficiente destrezza nella manualità delle operazioni, ma non inferiore a 0,35 mm.

Attualmente non esistono in commercio

guanti efficaci in assoluto per la protezione contro tagli ed abrasioni, tuttavia sono disponibili guanti realizzati con una formulazione di disinfezione immessa nella matrice polimerica in grado di abbattere considerevolmente il rischio di infezione (circa 80%) in caso di lacerazione; questi si qualificano quindi come misura di sicurezza che garantisce una migliore tutela della salute in relazione ad un’appropriata esecuzione della valutazione del rischio.

Protezione delle vie respiratorie

Nelle aree critiche il dispositivo più comunemente usato è la semimaschera filtrante. Preferibilmente, per facilitare la funzione respiratoria degli operatori, la maschera filtrante deve essere dotata di una valvola di espirazione e corredata di istruzioni in lingua italiana per l’uso, la manutenzione e la conservazione.

Per procedure sanitarie ad elevato rischio di esposizione si può anche considerare l’adozione di una maschera a pieno facciale. Generalmente questo dispositivo è realizzato in gomma siliconica anallergica con visiera che garantisce una buona visibilità

e assenza di distorsioni, infrangibile e antigraffi o con sistema di antiappannamento. La bardatura della maschera deve essere con cinghie morbide, ben regolabili a rapido slacciamento, dotata di possibilità di posizionamento di filtro centrale.

Protezione del volto e degli occhi

Nel caso di procedure nelle quali sia necessaria la protezione del volto da schizzi e/o sversamenti è necessario indossare visori o schermi facciali. Generalmente sono raccomandati gli schermi facciali per evitare contaminazione del volto soprattutto quando si eseguono attività che possono produrre schizzi di particelle, anche provenienti dal basso, contenenti materiale biologico. Quando vi è la possibilità che si producano aerosol o nebbie, è opportuno indossare anche una semi-maschera filtrante, che può essere del tipo con o senza valvole, mentre gli occhiali, che possono essere con o senza ripari laterali, sono più indicati in caso di schizzi. Questi dispositivi devono essere dotati di lenti antigraffi o, incolore, otticamente neutre che non producano distorsioni (Classe ottica 1), montatura resistente, comoda e ben posizionabile sul volto dell’operatore. Devono essere resistenti all’impatto (almeno simbolo F sia per la montatura che per le lenti), antiappannanti (simbolo N). Per gli operatori che utilizzano sistemi di correzione, i DPI devono essere compatibili con l’uso degli occhiali o con le lenti a contatto. Tali DPI sono per lo più riutilizzabili e di conseguenza è necessario disinfettarli dopo ogni utilizzo; deve essere quindi indicata la resistenza ai disinfettanti e per quanti cicli senza che gli stessi perdano le proprietà ottiche di classe.

Fonte: Inail - Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici. “Misure di sicurezza per gli agenti infettivi del gruppo 3 nelle attività sanitarie” (2020); “Misure di sicurezza per le infezioni nelle aree critiche in sanità: tecnologie avanzate per l’impiego continuo di dpi e di disinfezione di nuova concezione” (2024).

Fonte: Inail

L’IMPORTANZA DELLE MISURE DI PREVENZIONE E SANIFICAZIONE

Negli ambienti destinati alla cura degli anziani e nelle strutture ospedaliere, l’adozione di misure di prevenzione e sanificazione rappresenta un elemento fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere di pazienti, operatori sanitari e visitatori. Questi contesti ospitano spesso persone fragili, con difese immunitarie compromesse o affette da patologie croniche, che risultano particolarmente esposte al rischio di infezioni e contaminazioni. Una corretta sanificazione degli ambienti, unita a pratiche di igiene costanti e protocolli di prevenzione rigorosi, contribuisce a ridurre significativamente la diffusione di agenti patogeni, come batteri, virus e funghi. Le infezioni correlate all’assistenza (ICA), infatti, rappresentano una delle principali problematiche sanitarie, ma possono essere efficacemente prevenute attraverso interventi strutturati e continui.

Le ICA sono infezioni che i pazienti contraggono durante il percorso di assistenza sanitaria, in ambienti come ospedali, residenze sanitarie assistenziali (RSA), ambulatori e strutture riabilitative. Non sono presenti né in incubazione al momento dell’ingresso nella struttura, e insorgono tipicamente dopo 48 ore dal ricovero.

Tra le principali forme di infezioni correlate all’assistenza (ICA)

rientrano le infezioni del tratto urinario, frequentemente associate all’utilizzo di cateteri, le infezioni del sito chirurgico, le polmoniti, che colpiscono in modo particolare i pazienti intubati, e infine le sepsi e le infezioni del sangue, spesso legate alla presenza di dispositivi invasivi.

L’impatto delle ICA è significativo: aumentano la durata della degenza, comportano costi elevati per il Servizio Sanitario Nazionale e, soprattutto, mettono a rischio la salute dei pazienti, con un aumento della morbilità e mortalità.

La prevenzione delle ICA è un obiettivo prioritario per il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, che promuovono l’adozione di strategie basate su evidenze scientifiche e il rafforzamento della sorveglianza epidemiologica.

Tra le misure più efficaci rientrano: la pulizia e disinfezione regolare delle superfici, la gestione corretta dei rifiuti, la sanificazione dell’aria, la sterilizzazione degli strumenti medicali e la promozione dell’igiene delle mani.

La formazione continua del personale è altresì fondamentale: solo attraverso la consapevolezza e l’aggiornamento professionale è possibile garantire il rispetto delle procedure e la creazione di una cultura della sicurezza condivisa.

ASCIUGARE BENE LE MANI È PREVENZIONE

Un recente studio della Westminster

University mette in evidenza come l’uso della carta monouso per asciugare le mani riduca i batteri presenti sulle dita del 76%, facendolo risultare il metodo di asciugatura preferibile a quelli ad aria calda o con tecnologia a lama d’aria

CRISTINA CARDINALI

Lo scorso 25 marzo, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, a Roma, si è tenuta la conferenza “L’igiene delle mani e dell’aria indoor nelle strutture sanitarie: il ruolo dei sistemi di asciugatura e della gestione della qualità dell’aria indoor per la prevenzione della salute del cittadino e degli operatori”, organizzata con la collaborazione di Assocarta e AFIDAMP. «L’igiene delle mani è imprescindibile per salvaguardare la salute delle persone. Ovviamente lo è ancora di più all’interno delle strutture ospedaliere - ha dichiarato Francesco Pasquini presidente del Gruppo di settore carte per usi igienico-sanitari di Assocarta e neo eletto presidente di Afidamp nell’introdurre la conferenza stampa - per questo essere qui oggi, insieme, a parlare di igiene e asciugatura delle mani, ha una grande rilevanza. È la testimonianza della volontà delle associazioni, che ho l’onore di rappresentare, di lavorare in maniera congiunta per la divulgazione di informazioni corrette per la tutela dell’igiene e della salute delle persone e per la diffusione di buone pratiche proprio a partire dalle strutture sa-

PERIODI DI CAMPIONAMENTO

SITO

BAGNO A

ASCIUGAMANO DI CARTA

BAGNO B

MONITORAGGIO ON OFF

ASCIUGATORE A GETTO D’ARIA

ASCIUGATORE A GETTO D’ARIA

ASCIUGAMANO DI CARTA

ASCIUGAMANO DI CARTA

ASCIUGATORE A GETTO D’ARIA

Mark Wilcox MD, OBE, Head of Research & Development in Microbiology at Leeds Teaching Hospitals, Professor of Medical Microbiology, University of Leeds, and National Clinical Director in Infection Prevention & Control (NHS England)

nitarie. Perché anche gesti apparentemente semplici possono fare la differenza sulla strada della prevenzione». Il tema dell’igiene delle mani ha assunto un ruolo importante nella prevenzione delle infezioni, tanto da essere al centro delle iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con la Giornata Mondiale per l’Igiene delle Mani. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente evidenziato l’importanza di questa pratica quotidiana per la tutela della salute pubblica. AFIDAMP, da sempre impegnata nella promozione delle buone pratiche igieniche, continua a sottolineare quanto il corretto lavaggio e asciugatura delle mani siano fondamentali per ridurre la diffusione di agenti patogeni.

Nell’ambito della conferenza il professor Mark Wilcox ha presentato le evidenze più recenti emerse dalla ricerca scientifica in materia.

«Sono lieto di avere l’opportunità di parlare al Senato italiano. Lavarsi le mani è fondamentale per una vita sana - ha dichiarato Mark Wilcox, - tuttavia è altrettanto fondamentale che il lavaggio delle mani non venga compromesso da scelte sbagliate in fase di asciugatura (quando si tratta di asciugarle). A differenza degli asciugamani di carta, gli asciugamani elettrici possono letteralmente schizzare goccioline potenzialmente contaminate sulle persone presenti in un bagno e nell’ambiente circostante. È importante tenere conto di questi

rischi quando si decide il modo migliore per asciugarsi le mani» ha sottolineato Wilcox.

L’INDAGINE

L’igiene delle mani è universalmente riconosciuta come uno dei fattori decisivi per la prevenzione delle infezioni. Tuttavia, mentre esistono linee guida ben definite per il lavaggio, poca attenzione è stata finora riservata all’asciugatura, un passaggio apparentemente banale che potrebbe invece influenzare la diffusione microbica nell’ambiente. Un ampio studio multicentrico condotto in tre Paesi europei (Regno Unito, Francia e Italia) ha indagato proprio questo aspetto, confrontando due metodi di asciugatura delle mani - asciugamani di carta (PT) e asciugatori a getto d’aria (JAD) - per misurarne l’impatto sulla contaminazione ambientale nei bagni ospedalieri.

L’indagine si è svolta in tre ospedali: il Leeds General Infirmary (Regno Unito), l’Ospedale Saint-Antoine (Francia) e l’Ospedale di Udine (Italia). In ciascuna struttura sono stati selezionati due bagni, simili per dimensioni e utilizzo, nei quali sono stati alternati i metodi di asciugatura per con-

BATTERI AEROBI TOTALI

(SITI AMBIENTALI) NEI

IN FUNZIONE DEL METODO

DI ASCIUGATURA DELLE MANI

frontarne gli effetti sulla contaminazione ambientale. Il disegno dello studio prevedeva un sistema “crossover”, in cui ciascun bagno ha ospitato, in periodi diversi, sia PT che JAD, con fasi di “washout” intermedie per evitare interferenze tra i due cicli. Durante un periodo di monitoraggio di 12 settimane, i ricercatori hanno effettuato 120 sessioni di campionamento per ogni ospedale, per un totale di 360. I campionamenti includevano analisi dell’aria, superfici frequentemente toccate e polvere ambientale, con particolare attenzione alla presenza di batteri resistenti come MRSA (Staphylococcus aureus meticillino-resistente), VRE (enterococchi resistenti alla vancomicina), enterobatteri produttori di ß-lattamasi a spettro esteso (ESBL), Escherichia coli, Klebsiella spp. e Clostridium difficile

RACCOLTA DEI DATI

Sono stati selezionati due bagni diversi per i test in ciascuna delle tre sedi ospedaliere (Regno Unito, Francia e Italia). Nel Regno Unito, due bagni adiacenti (ciascuno di circa 15 m²) del Leeds General Infirmary erano accessibili da un ampio atrio d’ingresso situato in un ingresso principale dell’ospedale e in una via di passaggio. All’interno di ciascun atrio erano presenti altri servizi, tra cui un punto di ristoro. I bagni maschili e femminili erano utilizzati dal personale ospedaliero, dai pazienti e dai visitatori. Il bagno A conteneva sette cabine separate per WC, sei lavabi, due asciugatori a getto d’aria (JAD) a parete e un dispenser di asciugamani di carta (PT). Il bagno B conteneva tre cabine separate per WC, sei lavabi, quattro orinatoi, due asciugatori a getto d’aria (JAD) a parete e un dispenser di asciugamani di carta (PT). Entrambi i bagni erano dotati di lavatesta portatili e lavatesta portatili equidistanti tra la porta e i lavandini. In Francia, due bagni sono stati utilizzati presso l’Ospedale Saint-Antoine. I bagni A e B avevano rispettivamente una

superficie di circa 4 e circa 9 m². Il bagno A aveva un lavandino e un WC; Il bagno B era dotato di due lavandini e due WC. Entrambi i bagni erano dotati di un asciugatore a getto d’aria (JAD) a parete e di un dispenser di asciugamani di carta (PT). Entrambi i bagni erano accessibili da una reception e da una sala d’attesa per pazienti ed erano utilizzati da pazienti, operatori sanitari e visitatori, ma si trovavano in edifici diversi.In Italia, presso l’Ospedale di Udine erano presenti due bagni. Entrambi i bagni avevano una superficie di circa 10 m² e disponevano di due lavandini e due WC, un dispositivo a getto d’aria (JAD) a parete e un dispenser di asciugamani di carta (PT).

I bagni erano adiacenti, accessibili da una galleria vicino alle sale d’attesa pazienti ed erano utilizzati da operatori sanitari, pazienti e visitatori. Nessun bagno era dotato di finestre o aria condizionata.

Per ciascun bagno, è stato registrato il numero di utenti al fine di escludere che eventuali differenze di contaminazione fossero dovute all’affluenza. I campionamenti dell’aria sono stati effettuati in bagni vuoti, utilizzando dispositivi ad alta precisione che raccoglievano l’aria in apposite fiale. I batteri venivano poi identificati tramite coltura su piastre selettive.

Per le superfici, i ricercatori hanno usato spugne sterili per prelevare campioni da aree strategiche come lavandini, piastre delle porte, pavimenti e l’esterno dei dispositivi di asciugatura. È stata inoltre aspirata la polvere da superfici elevate e aree più nascoste con aspirapolveri ad alta efficienza. Tutti i campioni sono stati processati in laboratorio per valutare la presenza e la concentrazione dei patogeni.

LO STUDIO

La ricerca si è svolta in sei bagni ospedalieri (due per ciascun Paese), tutti accessibili a personale sanitario, pazienti e visitatori. Utilizzando un disegno sperimentale cros-

DEL FLUSSO D’ARIA DI UN ASCIUGAMANI ELETTRICO

sover, i ricercatori hanno alternato nei bagni l’uso di asciugamani di carta e asciugatori elettrici, raccogliendo campioni da superfici, aria e polvere in più periodi distinti. L’obiettivo era rilevare la presenza di batteri comuni, tra cui Staphylococcus aureus, enterococchi ed enterobatteri resistenti agli antibiotici.

Campionamenti standardizzati hanno previsto la chiusura temporanea dei bagni per circa dieci minuti, ogni giorno, prima della

pulizia, con analisi effettuate in 120 sessioni per ospedale. I siti campionati includevano lavandini, pavimenti, porte, asciugatori, dispenser e superfici elevate, mentre la polvere è stata raccolta con aspiratori ad alta efficienza.

I RISULTATI

L’analisi condotta assume particolare rilevanza nel contesto ospedaliero, dove la presenza di pazienti immunocompromes-

si rende necessario limitare ogni possibile fonte di infezione. Le linee guida del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito, ad esempio, già vietano l’uso di JAD nelle aree cliniche proprio a causa del potenziale rischio igienico e del rumore, ritenuto disturbante per i pazienti e i risultati dello studio confermano la fondatezza di queste restrizioni, suggerendo che l’utilizzo di asciugamani di carta possa essere una scelta più sicura nelle strutture sanitarie, anche se comporta costi logistici e ambientali maggiori. La prevenzione delle infezioni ospedaliere, soprattutto da batteri multiresistenti, richiede infatti una strategia globale che includa anche aspetti apparentemente secondari come l’asciugatura delle mani.

In tutti i Paesi coinvolti, l’uso degli asciugatori a getto d’aria ha mostrato una maggiore contaminazione ambientale rispetto agli asciugamani di carta. Nei bagni JAD, le superfici asciutte, i pavimenti e la polvere presentavano mediamente concentrazioni batteriche più elevate (fino a 300 cfu), soprattutto nel Regno Unito e in Francia. Nei bagni con PT, invece, l’aria e le superfici vicine ai dispenser risultavano meno contaminate, con conteggi batterici spesso inferiori a 13 cfu.

In Italia, dove i livelli complessivi di contaminazione sono risultati più bassi, si è comunque confermato un recupero batterico significativamente inferiore nei bagni con asciugamani di carta. Nei bagni JAD italiani, ad esempio, le superfici dei dispositivi presentavano una mediana di 100 cfu contro 0 nei PT, con una differenza statisticamente significativa. La gamma di batteri isolati in Italia è stata inoltre più limitata: rari i casi di enterobatteri o enterococchi, e nessun isolamento di MSSA o MRSA. Il motivo è stato chiarito: il getto d’aria dei JAD non si limita ad asciugare, ma agisce come una piccola tromba d’aria che solleva gocce e germi dalle mani e li trasferisce nell’aria e sulle superfici. Diversi

PAVIMENTO

L’ASCIUGATURA

DELLE MANI

È UN PASSAGGIO

APPARENTEMENTE

BANALE CHE POTREBBE

INVECE INFLUENZARE

LA DIFFUSIONE

MICROBICA

NELL’AMBIENTE

studi hanno misurato come gli asciugatori elettrici possano mantenere in sospensione l’80% dei batteri presenti nelle gocce d’acqua proprio durante i momenti centrali di utilizzo – un dato che il presente studio potrebbe aver sottostimato, visto che il campionamento è avvenuto qualche minuto dopo l’uso.

Al di là dei numeri, la portata finale dello studio è chiara e preoccupante: i JAD non sono compatibili con la sicurezza igienica richiesta in ambienti sensibili come le

aree cliniche. Le autorità sanitarie dovrebbero tenerne conto: non basta lavare bene le mani, occorre anche asciugarle in modo adeguato. La prevenzione delle infezioni ospedaliere non tollera scorciatoie, ed è evidente che lo studio rappresenti il più ampio confronto finora prodotto su questo tema, conducendo osservazioni reali in contesti reali.

IMPLICAZIONI

PER LA SALUTE PUBBLICA

I dati suggeriscono che gli asciugatori a getto d’aria, pur rapidi ed efficienti, potrebbero agire come veicolo di diffusione batterica, disperdendo nell’ambiente microrganismi residui dalle mani bagnate. Questo fenomeno appare particolarmente rilevante in contesti sanitari ad alta frequentazione, dove la presenza di patogeni è più probabile. La dispersione aerea di batteri può rappresentare un rischio aggiuntivo durante focolai stagionali di norovirus o influenza. Le conclusioni dello studio, coerenti con precedenti indagini e con i risultati di uno studio pilota, rafforzano l’idea che gli asciugamani elettrici non siano adatti agli ambienti clinici. Già il Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito, come abbiamo

visto, sconsiglia il loro impiego nelle aree cliniche a causa del rumore e del possibile disturbo per i pazienti. Ora, però, emerge anche una motivazione legata al rischio microbiologico.

RIVEDERE LE LINEE GUIDA

Molto si è discusso di sapone, gel alcolici, tempi di strofinamento, ma poco si è indagato su quello che succede dopo: quando le mani, pur tecnicamente “pulite”, restano umide. È quel momento di passaggio tra la disinfezione e l’asciugatura che può determinare la propagazione di germi potenzialmente pericolosi nell’ambiente ospedaliero. Alla luce dei risultati dello studio, gli autori chiedono una revisione delle raccomandazioni attuali, suggerendo di privilegiare l’uso di asciugamani di carta negli ambienti clinici. Pur riconoscendo che un lavaggio delle mani efficace è essenziale, lo studio dimostra che la fase di asciugatura rappresenta un anello critico nella catena della prevenzione. Serve un aggiornamento delle linee guida che, al di là dei costi o della sostenibilità, dia priorità all’efficacia preventiva. È necessario informare operatori sanitari e utenti sulle differenze tra i metodi di asciugatura, anche attraverso campagne educative semplici ma incisive: lavaggio accurato e asciugatura corretta sono due momenti complementari e fondamentali per arginare la diffusione di patologie, soprattutto in un’epoca in cui le infezioni resistenti agli antibiotici rappresentano una delle sfide più delicate per la sanità pubblica.

La sfida si compone dunque di tre atti: raccontare, aggiornare e agire. Raccontare cosa significa davvero asciugarsi le mani in ospedale; aggiornare le norme sanitarie includendo questa fase nel protocollo; agire barrierando efficacemente spazi e sistemi contro i germi. Perché, come dimostra questo studio, dietro un gesto apparentemente semplice si nasconde un mondo complesso e una grande responsabilità sanitaria.

Contrastare virus e batteri

La pulizia degli ambienti sanitari rappresenta un punto cardine nel prevenire la diffusione di virus e batteri, l’attrezzatura utilizzata deve quindi essere all’altezza del delicato compito che è chiamata a svolgere. Per questo motivo Filmop ha fatto testare a laboratori esterni indipendenti la capacità di rimozione batterica e virale di differenti tipologie di panni.

Le microfibre per pavimenti Rapido, Rapido Super Extra, A-B Plus, Micro-Activa, Wash Basic e Active-Fur, la microfibra monouso Mono-Tex e la microfibra per superfici Eco Multi-T hanno superato a pieni voti il rigoroso test di rimozione virale: l’analisi ha infatti rilevato un’elevata efficacia da parte di tutti i prodotti tessili testati, inumiditi con sola acqua sterile prima del loro utilizzo. Nello specifico, il test ha evidenziato una rimozione del Coronavirus umano 229E dalle superfici in acciaio fino al 99,9%, decretando l’indubbia capacità delle microfibre Filmop di contrastare efficacemente la diffusione dei virus.

Micro-Activa e Mono-Tex sono stati sottoposti anche al test di rimozione dei batteri Staphylococcus aureus ATCC 6538, Pseudomonas aeruginosa ATCC 15442 ed Enterococcus hirae ATCC 10541, ottenendo ottimi risultati nell’utilizzo a umido. Nello specifico, Mono-Tex rimuove fino al 94,2% dei microrganismi presenti sulla superficie mentre Micro-Activa arriva al 96,6%, entrambi senza l’utilizzo di soluzione detergente.

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IGIENE CHE PROTEGGE, RICERCA CHE INNOVA

Per poter garantire ai propri pazienti servizi di alta qualità in ambito sanitario e assistenziale non si possono trascurare elevati livelli di igiene e disinfezione ambientale. Nelle strutture sanitarie di vario genere – ospedali, cliniche, RSA o ambulatori – è fondamentale l’applicazione di protocolli di disinfezione dedicati non solo a strumentazione chirurgica e attrezzature ma anche alle superfici ambientali, come pavimenti e arredi.

Gli interventi di pulizia e disinfezione ambientale possono prevenire la trasmissione di agenti patogeni e ridurre le infezioni correlate all’assistenza (ICA). Le superfici frequentemente toccate – le cosiddette frequently hand touched – sono veri e propri punti critici. Contatti diretti e indiretti con il paziente possono trasformare ogni oggetto o superficie in un potenziale veicolo di contaminazione, in quanto tutte gli ambienti sono dei veri e propri reservoir per i microrganismi. In questo contesto, la prevenzione passa anche da una pulizia mirata e regolare.

Da oltre vent’anni, Amedics opera nel settore della disinfezione professionale offrendo soluzioni su misura per ogni tipo di ambiente sanitario. L’azienda propone prodotti testati secondo gli standard europei, garantendo sicurezza, efficacia e affidabilità. La qualità è certificata da studi e pubblicazioni scientifiche sull’azione disinfettante dei suoi prodotti, in particolare contro il biofilm – una delle forme batteriche più resistenti e complesse da eliminare. L’impegno di Amedics nella ricerca è concreto e continuo. Collabora da anni con università italiane, sostenendo la crescita del set-

tore anche attraverso borse di studio destinate a progetti di ricerca. L’azienda dispone di un laboratorio interno di Ricerca e Sviluppo, affiancato da un Ufficio Regolatorio, elementi cruciali per affrontare le evoluzioni normative in materia di biocidi e dispositivi medici. Ogni fase della produzione è attentamente monitorata. Amedics segue un processo rigoroso, dal controllo qualità fino alle analisi microbiologiche su ciascun lotto, per assicurare che ogni prodotto soddisfi i requisiti più severi.

Un altro punto di forza è la formazione. Amedics affianca i propri clienti offrendo corsi tecnici e aggiornamenti costanti. La formazione, secondo la visione dell’azienda, non è solo un supporto alla vendita, ma un pilastro fondamentale per proporre soluzioni efficaci e mirate, realmente in grado di rispondere alle esigenze di chi opera sul campo.

Amedics non si limita a fornire prodotti, ma costruisce veri e propri percorsi di partnership con strutture sanitarie pubbliche e private. Questo approccio consente di personalizzare le soluzioni, ottimizzare i protocolli di disinfezione e ridurre il rischio clinico, contribuendo così a migliorare l’esperienza complessiva del paziente e la qualità del lavoro degli operatori.

In un settore dove l’attenzione al dettaglio può fare la differenza tra rischio e sicurezza, Amedics si conferma un partner affidabile, capace di unire ricerca, competenza tecnica e supporto operativo per migliorare la qualità dell’assistenza e tutelare la salute di operatori e pazienti.

Negli ambienti dedicati all’assistenza sanitaria e terapeutica di varia tipologia è doverosa un’appropriata disinfezione delle superfici ambientali e delle superfici dei dispositivi medici, come misura adeguata di tutela della salute

ATTIVITÀ DI DISINFEZIONE

CRISTINA CARDINALI

In tutti gli ambienti dedicati all’osservazione, gestione e assistenza di soggetti potenzialmente infetti, nonché in quelli deputati all’erogazione di cure sanitarie e terapeutiche, anche diversificate per intensità e specializzazione, l’attività di disinfezione riveste un ruolo essenziale. In quest’ottica, risulta imprescindibile garantire una disinfezione appropriata e sistematica delle superfici ambientali, nonché di quelle dei dispositivi medici, delle apparecchiature e degli strumenti, tramite l’impiego di processi come l’aerosolizzazione, riconosciuti come misure adeguate per la tutela della salute, in conformità con

quanto previsto dal d.lgs. 81/2008, dal d.lgs. 46/97 e dal Regolamento (UE) 2017/745.

Per quanto riguarda i requisiti fondamentali legati all’attività di disinfezione, questi sono dettagliatamente descritti nel documento Inail intitolato “La disinfezione ambientale e di superfici diversificate come misura di sicurezza nelle strutture sanitarie ed in quelle ad esse assimilabili” (Ledda et al., 2022), che rappresenta una fonte di riferimento tecnico-scientifico per il settore. Per ogni attività riconducibile alla disinfezione, oltre al documento Inail, è possibile far riferimento anche alle indicazioni

contenute nel Documento del Ministero della Salute, per quanto riguarda gli aspetti di specifico interesse. Inoltre, è opportuno segnalare che il CEN (Comitato Europeo di Normazione) ha elaborato una serie di norme tecniche europee che regolano l’approccio metodologico alla disinfezione nei confronti di diversi agenti patogeni, quali batteri, funghi (inclusi i miceti), virus e spore.

EFFICACIA DEI PROCESSI

Relativamente alla necessaria dimostrazione dell’efficacia dei processi di disinfezione, ciascuna norma tecnica prevede una precisa sequenza di test sperimentali da applicare ai vari agenti biologici. Ne consegue che, per ciascun prodotto destinato alla disinfezione, l’efficacia microbicida deve essere rigorosamente dimostrata secondo quanto previsto dalle normative tecniche comunitarie di riferimento, come ad esempio la norma EN 14476 per l’attività virucida. Tali dimostrazioni devono avvenire mediante l’esame delle evidenze sperimentali prodotte da laboratori terzi indipendenti, come quelli afferenti a centri universitari altamente qualificati e riconosciuti a livello disciplinare.

La validazione e l’approvazione delle formulazioni disinfettanti, così come delle apparecchiature per l’aerosolizzazione, devono essere affidate a organismi terzi indipendenti, come i laboratori universitari accreditati nel settore. Tali validazioni devono avvenire in conformità con le norme tecniche di riferimento (es. EN 13727, EN 14561, EN 14348, EN 14476, EN 14347), tenendo in considerazione, per le tecnologie di più recente concezione, anche la nuova norma tecnica EN 17272:2020, specificamente sviluppata per le disinfezioni effettuate mediante aerosolizzazione.

Di conseguenza, le operazioni di disinfezione di superfici e strumenti, eseguite con l’ausilio di disinfettanti diffusi per via aerosolica in strutture sanitarie, sociosanitarie e a esse assimilabili, devono essere realizzate

NORME TECNICHE

DI RIFERIMENTO

EN 13727

per l’attività battericida di prodotti disinfettanti chimici e antisettici

EN 14561 per l’attività battericida di prodotti disinfettanti chimici

EN 14348

per l’attività mico-battericida (o tubercolicida) di disinfettanti chimici

EN 14347 per l’attività sporicida di prodotti chimici disinfettanti e antisettici

EN 14476 per l’attività virucida

EN 17272:2020

per la determinazione dell’attività disinfettante dei processi

con sistematicità e soggette a un monitoraggio continuo, al fine di garantire livelli costanti di efficacia e sicurezza operativa.

MONITORAGGIO

Nel contesto delle operazioni di disinfezione ambientale delle superfici tramite aerosolizzazione, assume un’importanza centrale la tracciabilità delle attività svolte, così come il monitoraggio continuo e in tempo reale dei processi. Ciò deve essere

realizzato attraverso l’adozione di sistemi tecnologici innovativi di comunicazione e gestione dei dati, capaci non solo di registrare l’esecuzione di ogni singola operazione ma anche di restituirne l’esito - sia esso positivo o negativo - in modo tempestivo e consultabile.

Tali sistemi devono poter garantire una visione sempre aggiornata delle attività in corso, fornendo informazioni strutturate, eventualmente accompagnate da alert e promemoria (reminders), qualora vengano riscontrate anomalie, omissioni o necessità operative. In questo modo, è possibile assicurare una supervisione costante del ciclo di disinfezione, contribuendo al mantenimento di elevati standard di sicurezza e alla prevenzione di eventuali situazioni di rischio. L’interoperabilità e l’affidabilità di questi strumenti rappresentano quindi elementi fondamentali per la corretta gestione delle tecnologie di disinfezione per aerosolizzazione.

DISINFEZIONE/ DECONTAMINAZIONE

DELL’IMPIANTO IDRICO

Per quanto riguarda la disinfezione e decontaminazione dell’impianto idrico, è necessario fare riferimento alla pubblicazione Inail “La disinfezione di dispositivi ed impianti come misura di sicurezza negli ambienti sanitari ed in quelli ad essi assimilabili” (Ledda et al., 2022b), che fornisce indicazioni tecniche e operative aggiornate. Inoltre, si richiama l’attenzione sulla necessità che l’acqua distribuita dagli impianti idrici soddisfi pienamente i requisiti di qualità stabiliti dal nuovo d.lgs. 23 febbraio 2023, n. 18, che recepisce la direttiva (UE) 2020/2184 in materia di acqua potabile destinata al consumo umano. In ambienti a rischio elevato, come le aree critiche, è considerato prioritario adottare misure protettive che prevedano l’installazione di dispositivi filtranti ai terminali o agli snodi dell’impianto idrico. Tali dispositivi, configurabili come Dispositivi di

Protezione Collettiva (DPC), contribuiscono concretamente alla riduzione dell’esposizione a patogeni idrotrasportati, in linea con le misure di tutela previste dal d.lgs. 81/2008 e successive modifiche.

I sistemi filtranti devono essere dotati di membrane con grado di filtrazione assoluto e realizzati mediante processi controllati che ne garantiscano l’integrità al 100% lungo tutta la produzione. Devono inoltre essere sottoposti a verifica da parte di organismi terzi indipendenti, secondo standard tecnici internazionali, per accertarne l’idoneità nel bloccare ogni tipo di agente biologico, compresi i virus. In particolare, sono di particolare interesse quei sistemi filtranti innovativi che, oltre alla capacità fisica di trattenere i patogeni, dimostrano anche proprietà antibatteriche e antivirali certificate secondo norme tecniche europee settoriali. Queste soluzioni, se verificate da organismi competenti, si qualificano a tutti gli effetti come misure di sicurezza per agenti biologici, ai sensi della normativa vigente.

Infine, risulta imprescindibile dotare tali dispositivi di sistemi di tracciabilità che consentano il monitoraggio continuo, preferibilmente in tempo reale. Tecnologie come l’identificazione in radiofrequenza (RFID) o altri sistemi di comunicazione avanzati rappresentano strumenti efficaci per il controllo sistematico e l’elaborazione puntuale dei dati rilevati, favorendo così un approccio proattivo alla gestione del rischio biologico.

SERVIZI DI PULIZIA E DISINFEZIONE

Per quanto concerne i servizi di pulizia e disinfezione, in particolare nelle aree classificate come critiche, le attività assumono un rilievo ancora maggiore in relazione agli obblighi previsti dal d.lgs. 81/2008 in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In tali contesti, devono essere rigorosamente seguite le indicazioni contenute nel già citato documento Inail “La disinfezione ambientale e di superfici diversificate come misura di sicurezza nel-

EN 14476 FOCUS SULLA NORMA

La norma specifica un metodo di prova e i requisiti minimi per l’attività virucida di disinfettanti chimici e antisettici che formano un preparato stabile, fisicamente omogeneo, quando diluito in acqua dura o - nel caso di prodotti pronti all’uso, ovvero di prodotti non diluiti in acqua durante l’applicazione - in acqua. I prodotti possono essere sottoposti a prova solo alla concentrazione dell’80% o inferiore (al 97%, con un metodo modificato in casi specifici), poiché una certa diluizione è sempre necessaria a causa dell’aggiunta dei microrganismi di prova e della sostanza interferente. Questa norma europea si applica a prodotti che sono utilizzati in area medica per l’applicazione come handrub,

“handwash, disinfezione degli strumenti per immersione, disinfezione delle superfici con rimozione meccanica per mezzo di salviette, disinfezione per mezzo di spray, flooding o altri mezzi, disinfezione dei tessuti. Si applica ad aree e situazioni dove la disinfezione è indicata per motivi medici. Questo avviene nella cura dei pazienti, per esempio: in ospedali, in altre istituzioni cliniche, presso istituti per la cura dei denti, in cliniche scolastiche, di asili e di case di cura; può anche avvenire sul posto di lavoro e a casa.

Può anche includere servizi come lavanderie e cucine che forniscono prodotti direttamente ai pazienti

(fonte: UNI Ente italiano di Normazione)

le strutture sanitarie ed in quelle ad esse assimilabili”, che costituisce una guida operativa qualificata.

In queste aree sensibili, risulta essenziale garantire il monitoraggio continuo delle attività svolte e l’implementazione di sistemi di controllo della qualità condotti in contraddittorio tra le parti coinvolte. Ciò significa che devono essere verificati sia i risultati ottenuti sia la corretta esecuzione dei processi, al fine di assicurare un’effettiva aderenza agli standard prefissati. L’intero processo di verifica dovrebbe essere supportato da strumenti informatici avanzati, preferibilmente residenti su piattaforme Cloud nazionali di proprietà di enti terzi, che garantiscano imparzialità e trasparenza nella gestione e nell’analisi dei dati raccolti. Un ulteriore elemento di rilievo riguarda la possibilità di impiegare, per la disinfezione delle superfici ambientali, sistemi basati sull’uso di acqua ozonizzata stabilizzata, generata direttamente in situ. Tali sistemi rappresentano una soluzione efficace per l’attività microbicida, ma è fondamentale

che l’adozione di questa tecnologia avvenga nel rispetto delle disposizioni legislative vigenti. In particolare, è necessario verificarne l’efficacia disinfettante, come descritto nel documento Inail sopra menzionato, e assicurarsi che i generatori impiegati non comportino rischi di esposizione a livelli tossici di ozono, mediante studi specifici e certificazioni di sicurezza. L’uso di acqua ozonizzata, laddove validato, comporta anche significativi benefici ambientali, in quanto riduce l’impiego di agenti chimici tradizionali. Inoltre, questa soluzione può rispondere ai criteri previsti per l’ottenimento del marchio Ecolabel, garantendo così anche la sostenibilità ambientale delle operazioni di disinfezione.

Fonte: Inail - Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici. La disinfezione ambientale e di superfici diversificate come misura di sicurezza nelle strutture sanitarie ed in quelle ad esse assimilabili (2022)

I VANTAGGI DEI DISPENSER NO-TOUCH

Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano una delle principali sfide per le strutture sanitarie e assistenziali, incluse le RSA, dove i rischi sono elevati anche a causa dell’alto numero di contatti tra ospiti, operatori e visitatori. Lavorare su prevenzione e controllo non solo riduce l’impatto di possibili infezioni, ma contribuisce a limitare la diffusione di microrganismi antibiotico-resistenti, un problema sempre più rilevante nel settore. L’approccio integrato tra corrette pratiche di igiene e assistenza, impiego appropriato di prodotti sanificanti e gestione attenta degli ambienti è dunque essenziale per garantire la sicurezza degli ospiti e degli operatori.

Tra le misure chiave da adottare, il lavaggio corretto delle mani rimane una delle più importanti ed efficaci. Batteri e virus, spesso veicolati proprio attraverso le mani, possono persistere a lungo sulle superfici e nei locali, rappresentando una pericolosa fonte di contagio. Industrie Celtex risponde a queste esigenze con una gamma completa di soluzioni professionali: sistemi di dispensazione per l’area bagno e articoli monouso in tissue, pensati per l’igiene e la cura della persona.

A partire da Megamini E-Control, l’innovativa linea di dispenser elettronici no-touch per carta asciugamani, saponi, gel igienizzanti mani e per la sanificazione dell’asse del WC, in grado di contenere il rischio di contaminazione crociata. L’utente che necessita del prodotto, infatti, non entra mai in contatto con il dispenser, ma solo con quanto erogato, grazie a un sensore che si attiva automaticamente al passaggio della mano. Questa tecnologia migliora l’igiene e al contempo consente di promuovere l’autonomia degli ospiti, facilitando l’uso dei servizi igienici anche a chi ha una forza limitata e troverebbe difficoltoso azionare leve o strappare con vigore un

asciugamano. Oltre ai benefici per gli ospiti, l’adozione di sistemi di dispensazione rappresenta un supporto concreto per la struttura e il personale sanitario. L’erogazione controllata evita sprechi e ottimizza i costi, grazie all’uso razionalizzato dei consumabili: la gestione delle ricariche diventa più efficiente, con una migliore organizzazione delle attività quotidiane. In un contesto in cui rapidità di intervento e attenzione alla cura dell’ospite sono fondamentali, poter contare su soluzioni affidabili e semplici da utilizzare significa migliorare il servizio e ridurre il carico di lavoro degli operatori. I dispenser Megamini E-Control sono compatibili con carta e sapone certificati e dermatologicamente testati, a tutela dell’ambiente e della salute della pelle.

La sicurezza degli ospiti e il supporto agli operatori passano anche dalla qualità dei prodotti utilizzati ogni giorno: scegliere tecnologie avanzate per la dispensazione significa investire in un ambiente più sicuro, pulito e organizzato. Industrie Celtex si conferma così un alleato strategico in campo sanitario, offrendo soluzioni innovative che combinano igiene, efficienza e sostenibilità.

LAVAGGIO, ASCIUGATURA E SANIFICAZIONE UV-C

Negli ambienti sanitari la pulizia e la sanificazione sono aspetti fondamentali per garantire la sicurezza di ospiti e operatori. Le LW44 e LW52 Flexy di Lindhaus sono state progettate per rispondere in modo specifico alle esigenze di questi contesti, combinando tecnologie avanzate e una maneggevolezza superiore. LW44 Flexy è una macchina interamente progettata e realizzata da Lindhaus a Padova, in stretta collaborazione con Rotafil, azienda consociata specializzata nella produzione di motori. Questa partnership ha permesso di sviluppare motori innovativi e altamente

efficienti, tra cui il motore aspirante Brushless By-Pass ad altissima efficienza, capace di garantire una potente aspirazione con soli 120W, anche con il massimo dosaggio di acqua previsto. Inoltre, i due motoriduttori autoventilati ad alta coppia assicurano una rotazione ottimale delle spazzole, per una pulizia profonda e uniforme. Un aspetto distintivo di LW44 Flexy è l’integrazione delle lampade UV-C, che permettono di sanificare le superfici durante il lavaggio. La barra con 9 lampade LED UV-C, con lunghezza d’onda tra 270-280 nm, è progettata per inattivare virus, batteri e funghi, riducendo il rischio di contaminazione. Test interni hanno dimostrato una riduzione del 60% della carica batterica già dopo un solo passaggio, rendendo questa tecnologia particolarmente utile nelle RSA, dove la protezione degli ospiti fragili è prioritaria.

Il sistema di filtraggio di LW44 Flexy è un altro elemento chiave per gli ambienti sanitari. Il filtro HEPA H11 trattiene fino al 99,97% delle particelle sottili, inclusi allergeni e microrganismi, garantendo un’aria più pulita e sicura.

Oltre alla potenza e all’efficienza, LW44 Flexy è progettata per essere pratica e sicura. Il serbatoio di recupero completamente apribile permette una pulizia profonda a fine giornata, evitando la proliferazione di batteri e muffe. Questa caratteristica assicura un’igiene superiore rispetto ai tradizionali sistemi di lavaggio, un aspetto essenziale in contesti come gli ambienti sanitari, dove la prevenzione delle infezioni è una priorità assoluta.

La struttura ergonomica e compatta della macchina facilita l’utilizzo anche in spazi ristretti e garantisce una maneggevolezza ottimale per gli operatori, riducendo la fatica e aumentando l’efficienza delle operazioni di pulizia.

Le RSA sono ambienti in cui il rischio di infezioni e contaminazioni è elevato. LW44 Flexy rappresenta una soluzione innovativa e altamente performante per garantire pulizia, sanificazione e sicurezza in modo efficace e rapido. Grazie alle sue tecnologie avanzate, alla sua efficienza e alla sua praticità, questa macchina si conferma la scelta ideale per chi opera nel settore dell’assistenza sanitaria e desidera elevare gli standard di igiene e sicurezza.

SICUREZZA E COMFORT PER GLI ANZIANI

A colloquio con Cristina Faccioli, responsabile dei servizi generali della Pia Opera Ciccarelli, che ci racconta il protocollo di igienizzazione previsto per la struttura: una procedura strutturata in più fasi, tutte essenziali per garantire una sanificazione efficace

A una decina di chilometri da Verona, nella cittadina di San Giovanni Lupatoto, si trova la Fondazione Pia Opera Ciccarelli che ha quale “fiore all’occhiello” il Centro residenziale Monsignor Ciccarelli, una moderna struttura multiservizio di proprietà della Fondazione stessa, organizzata in quattro residenze con nuclei assistenziali diversificati: Residenza Arcobaleno, Residenza Roseto, Residenza Tre Fontane e Residenza Mimosa. La storia di questa istituzione, sorta grazie al parroco del paese, Monsi-

MAURIZIO PEDRINI

gnor Giuseppe Ciccarelli, che nel 1885 provvide con i propri mezzi alle necessità dei più bisognosi, è legata anche alle reverende Suore della Misericordia che, fino al 1996, hanno prestato la loro attività fedeli ai principi del fondatore. La Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus si presenta oggi come una realtà con ampie finalità caritative, assistenziali, di educazione e di promozione umana e sociale, che ha saputo mantenere nel tempo il “carisma fondativo” di Monsignor Ciccarelli, proponendosi come attenta lettrice dei tempi e personalizzando le attività sociali e sanitarie, nel rispetto della dignità dell’uomo. Accanto all’attività assistenziale la Fondazione è anche un Ente accreditato per la formazione superiore, e da oltre vent’anni promuove corsi per la formazione di Operatori Socio Sanitari (OSS).

Abbiamo incontrato la dottoressa Cristina Faccioli, responsabile dei servizi generali, per conoscere come viene garantita la massima igienizzazione e sanificazione di questa delicata struttura, per assicurare al meglio la salute delle anziane persone accolte e degli operatori addetti alla loro cura e assistenza.

Come siete organizzati e quali servizi di assistenza socio sanitaria offrite ai vostri anziani ospiti presso la struttura di San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona?

Il Centro Servizi Mons. Ciccarelli è una realtà autorizzata e accreditata per un totale di 182 posti letto, suddivisi in quattro residenze. Il nostro obiettivo è offrire una presa in carico globale e personalizzata

IL PROTOCOLLO

DI IGIENIZZAZIONE

PREVEDE INTERVENTI

QUOTIDIANI IN TUTTI

GLI AMBIENTI, SIA

RESIDENZIALI CHE

DI SERVIZIO, PER

UNA SANIFICAZIONE

EFFICACE

agli ospiti per garantire una qualità della vita rispettosa della loro dignità e dei bisogni individuali. L’assistenza copre tutte le attività della vita quotidiana, con una presenza infermieristica costante, sia diurna che notturna, e un’assistenza medica di base assicurata da medici convenzionati con l’ULSS. A questa si affianca il contributo di specialisti interni - tra cui neurologo, psichiatra, podologo e dentista

- che rendono possibile una gestione multidisciplinare della fragilità. Offriamo inoltre servizi riabilitativi, come fisioterapia e logopedia, supporto psicologico, attività educative e servizi per la cura della persona (parrucchiere/barbiere, estetista). La ristorazione è gestita internamente grazie a una cucina presente nella struttura, mentre i servizi alberghieri - pulizie, guardaroba/ lavanderia - e la manutenzione degli ambienti concorrono a garantire igiene, sicurezza e comfort. Un’attenzione particolare è dedicata anche alla dimensione religiosa e spirituale, una componente essenziale del nostro approccio alla cura e all’assistenza.

Quali protocolli standard di igiene sono applicati per garantire la massima sicurezza e la salute degli anziani? Il nostro protocollo di igienizzazione prevede interventi quotidiani in tutti gli ambienti, sia residenziali che di servizio, secondo una procedura strutturata in più fasi, tutte essenziali per garantire una sanificazione efficace. La prima fase riguarda la pulizia e la disinfezione dei cosiddetti “punti ad alto contatto”, ovvero interruttori, maniglie, pulsanti, sponde dei letti, telecomandi. In contemporanea si procede con la spolveratura delle superfici alla portata dell’ospite. Segue la pulizia dei pavimenti, che avviene prima con la scopatura ad umido e poi con il lavaggio, effettuato manualmente o tramite macchina lavapavimenti, a seconda delle caratteristiche dell’ambiente. Un’attenzione particolare è riservata ai servizi igienici. Anche qui si interviene seguendo una logica che parte dagli elementi più puliti per arrivare a quelli potenzialmente

più contaminati, come bidet e wc. Ogni passaggio è svolto con materiali e prodotti specifici, nel rispetto delle normative vigenti e con l’obiettivo di garantire massima sicurezza e comfort agli ospiti.

Come sono organizzati i servizi di pulizia delle superfici, delle stanze e dei bagni? In particolare, quante persone vi si dedicano sia nell’ambito delle pulizie ordinarie che straordinarie?

In ogni residenza, il servizio di igiene ambientale è affidato stabilmente a un team composto da tre o quattro operatori, in base alla metratura degli spazi. Si tratta di una scelta organizzativa ben precisa: affidare in modo continuativo gli stessi ambienti alle stesse persone favorisce un legame di fiducia e familiarità con gli ospiti e permette agli addetti di conoscere a fondo le esigenze specifiche del contesto in cui operano. Ne deriva un servizio più attento, personalizzato e di qualità. Oltre alle pulizie quotidiane, ogni addetto si occupa anche di interventi periodici a rotazione: dalla pulizia dei vetri alla spolveratura delle superfici alte, dalla smacchiatura degli arredi alla lucidatura delle rubinetterie. Sono attività che contribuiscono non solo all’igiene, ma anche a rendere gli ambienti visivamente ordinati e gradevoli, migliorando il benessere percepito dagli ospiti. Le pulizie straordinarie di fondo, invece, sono affidate a una squadra specializzata, dotata di attrezzature professionali e formata all’uso di prodotti specifici. Si tratta di interventi più intensivi, che richiedono competenze tecniche dedicate e tempi di esecuzione adeguati.

Come viene formato il personale addetto, in tema di sicurezza, uso di prodotti chimici detergenti, attrezzature e macchine?

La formazione del personale addetto all’igiene ambientale è un passaggio fondamentale per noi. Al momento dell’assunzione, ogni nuovo operatore viene affiancato attraverso un percorso strutturato in tre mo-

LA NOSTRA PRIORITÀ È LIMITARE

IL PIÙ POSSIBILE

OGNI RISCHIO

DI CONTAMINAZIONE

menti distinti, pensati per offrire una preparazione completa e multilivello. Per una settimana, la nuova risorsa lavora al fianco di un collega già inserito nello stesso reparto, che le trasmette non solo il metodo operativo, ma anche le particolarità e le routine della residenza: dagli orari da rispettare alle abitudini degli ospiti, fino alla conoscenza degli spazi e delle dinamiche quotidiane. Segue un turno di affiancamento con un operatore esterno inviato dalla ditta che ci fornisce prodotti e attrezzature. Questo momento ha lo scopo di verificare l’apprendimento tecnico: l’utilizzo corretto di macchinari e detergenti, l’applicazione delle procedure per la pulizia ordinaria e per gli interventi periodici. Infine, la Responsabile dei Servizi Generali accompagna il nuovo assunto in un turno specificamente dedicato alla parte documentale e organizzativa. In questa fase vengono illustrati i piani di lavoro, le schede di sicurezza dei prodotti, le modulistiche interne da compilare, e si fa una verifica finale per colmare eventuali lacune informative. A questa formazione tecnica si aggiunge, come per ogni altra figura professionale all’interno della Fondazione, una formazione generale condotta dal Coordinatore della Residenza. Vengono trattati temi fondamentali come la sicurezza sul lavoro, la gestione delle emergenze e il funzionamento del sistema organizzativo dell’ente.

Come avete operato e quali misure di sicurezza e prevenzione avete adottato all’insorgere della pandemia da SarsCoV-2?

L’emergenza pandemica ha profondamente trasformato la nostra quotidianità, a partire dall’utilizzo delle mascherine, diventate un presidio fondamentale di protezione personale e collettiva. Quello che inizialmente era percepito come un fastidio si è rivelato, con il tempo, uno strumento imprescindibile per tutelare la salute di operatori e ospiti. Parallelamente, l’uso corretto di tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI) è diventato una priorità. Seguendo le linee

guida ministeriali, abbiamo introdotto procedure precise di vestizione e svestizione, pensate per evitare ogni rischio di contaminazione e per garantire i più alti standard di sicurezza nei diversi momenti della giornata lavorativa. Sempre nel rispetto delle normative sanitarie, abbiamo rafforzato le misure legate all’igiene delle mani: sono stati installati dispenser automatici di gel igienizzante in prossimità degli ingressi e in altri punti strategici, e abbiamo promosso attivamente il lavaggio frequente delle mani, come gesto quotidiano di responsabilità e prevenzione.

In questa complessa fase, certamente il vostro primo obiettivo è stato quello di proteggere al meglio gli ospiti e il personale: come ci siete riusciti? Per tutelare la salute di ospiti e operatori, la nostra priorità, durante la pandemia e ancora oggi, è limitare il più possibile ogni rischio di contaminazione. Questo significa interrompere ogni possibile trasferimento dell’agente patogeno-infettivo da una superficie all’altra e quindi da un ospite all’altro, riducendo anche il rischio che il personale possa infettarsi durante le operazioni di assistenza o di pulizia. Uno strumento particolarmente efficace in tal senso è stato l’introduzione di panni e frange monouso, impregnati con prodotti disinfettanti a base di cloro, riconosciuti come presidi medico-chirurgici. Dopo l’uso, questi materiali vengono eliminati immediatamente, evitando ogni contatto con superfici o attrezzature pulite e contribuendo in modo significativo all’abbattimento del rischio microbiologico.

Inoltre, i piani di lavoro sono stati riorganizzati secondo sequenze operative ben definite, che prevedono di iniziare dalle camere di ospiti non infetti, per poi passare a quelle con casi sospetti e, infine, a quelle con infezione da Covid conclamata. Questo ordine operativo si è rivelato essenziale per contenere la diffusione del virus. Durante le fasi più critiche della pandemia, sono stati allestiti specifici punti di vesti-

zione e svestizione: spazi attrezzati con tutti i dispositivi necessari per l’assistenza in sicurezza degli ospiti infetti e predisposti per lo smaltimento immediato del materiale utilizzato. Un altro elemento centrale è stata la creazione di “percorsi puliti” all’interno delle strutture, pensati per garantire il transito sicuro di persone e materiali non contaminati. Questi percorsi erano distinti da quelli a rischio e sono stati fondamentali anche per la gestione dei flussi di familiari, fornitori e visitatori. Infine, nel rispetto delle indicazioni ministeriali, abbiamo potenziato tutte le misure legate all’igiene delle mani, installando dispenser automatici di gel igienizzante agli ingressi e promuovendo con forza il lavaggio frequente delle mani, come gesto quotidiano di prevenzione e cura.

Quali criticità e problematiche avete dovuto affrontare e risolvere in questo periodo così difficile? Soprattutto per le pulizie e l’igienizzazione dei locali? Come vi avete fatto fronte? Durante la pandemia abbiamo affrontato sfide impreviste e complesse. La difficoltà nel reperire attrezzature, materiali e prodotti ha reso necessario rivedere completamente i nostri protocolli interni, le istruzioni operative e persino quelle abitudini di lavoro che, fino a quel momento, rappresentavano la nostra quotidianità. Una scelta strategica che si è rivelata vincente è stata quella di affidarci ai nostri fornitori storici. Questo ci ha permesso non solo di garantire continuità negli approvvigionamenti, ma anche di ricevere un’assistenza completa: abbiamo organizzato momenti formativi online per il personale, testato insieme i prodotti in conformità con le direttive ministeriali e ci siamo assicurati costantemente la disponibilità di tutto il materiale necessario per garantire pulizia e sicurezza. Un’altra risorsa fondamentale è stata la stretta collaborazione con la direzione, il coordinamento sanitario e il servizio di prevenzione e protezione: grazie alle loro indicazioni puntuali e aggiornate, siamo ri-

usciti ad affrontare con competenza tutte le misure richieste per contenere il contagio. Questo supporto ci ha dato gli strumenti per lavorare con maggiore consapevolezza e serenità. Abbiamo quindi aumentato il numero di interventi di pulizia soprattutto nelle aree promiscue - scale, ascensori, salette di attesa - e abbiamo posto particolare attenzione ai punti a più alto contatto, come maniglie, interruttori, corrimano. Spolverature e igienizzazioni erano già parte della nostra routine, ma in quel periodo è cresciuta la consapevolezza del loro valore: ogni gesto, anche il più semplice, è diventato un atto di cura e di protezione, per noi stessi e per chi ci è affidato.

Quanto conta l’aspetto della preparazione psicologica degli operatori addetti alle pulizie in un contesto così delicato?

I nostri operatori delle pulizie lavorano in un contesto molto particolare. Pur non essendo sempre a diretto contatto con gli ospiti, vivono quotidianamente le residenze in modo attivo e partecipe. Per questo, è per noi fondamentale che tutto il personale della Fondazione si senta pienamente inserito nell’équipe di lavoro, così da costruire una rete di supporto solida anche per chi non ha una formazione specifica in ambito psicologico, ma si trova comunque a operare in una realtà delicata come quella delle strutture per anziani. Il sostegno del gruppo di lavoro è essenziale. Dalla collaborazione con gli operatori socio-sanitari ai coordinatori, fino a tutte le altre figure professionali presenti in struttura, lavoriamo ogni giorno per favorire un clima di condivisione e cooperazione. Questo approccio permette a ciascuno di cogliere in modo più profondo le dinamiche che si sviluppano quotidianamente all’interno della residenza.

A rafforzare questo sistema di cura c’è anche la presenza della psicologa, che rappresenta un punto di riferimento trasversale. Oltre a lavorare con gli ospiti e i loro familiari, si confronta regolarmente con il personale, offrendo uno spazio di ascolto

Mi raccomando, vogliate bene agli anziani.
Mons. Giuseppe Ciccarelli

I

NUMERI

FONDAZIONE PIA

OPERA CICCARELLI

ONLUS

7 CENTRI SERVIZI PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI A VERONA E PROVINCIA 14 residenze assistite 591 posti letto

1 RSA PER ADULTI CON DISABILITÀ 30 posti letto

2 CENTRI DIURNI PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI 40 posti, capienza complessiva

1 CONDOMINIO, PER UN ABITARE INDIPENDENTE

6 unità abitative

1 RETE DI SERVIZI DOMICILIARI (assistenza diretta, riabilitazione, consegna pasti)

1 AMBULATORIO SPECIALISTICO di medicina fisica e riabilitazione

e riflessione su casi specifici, dinamiche relazionali o eventuali situazioni di affaticamento emotivo, personali o di gruppo. Un lavoro prezioso che contribuisce al benessere complessivo dell’ambiente di cura.

Vi siete posti concrete prospettive di miglioramento progettuale dei servizi? A quali progetti state lavorando o lavorerete?

Per continuare a lavorare in un’ottica di miglioramento continuo, ritengo che la formazione sia la strada più efficace da percorrere.

Un gruppo di lavoro in costante aggiornamento è un gruppo reattivo, capace di mantenere alta l’attenzione sul metodo corretto, sull’applicazione delle procedure e, soprattutto, sulla comprensione profonda del perché certe indicazioni siano fondamentali. Seguire le regole non deve essere solo un atto di obbedienza, ma il risultato di una consapevolezza condivisa. Per questo motivo, i nostri momenti formativi non saranno

limitati alla teoria: grazie alla collaborazione con i tecnici delle aziende fornitrici, organizzeremo veri e propri laboratori pratici. In queste occasioni sarà possibile testare direttamente nuovi prodotti o attrezzature, per valutarne l’efficacia e rispondere in modo sempre più mirato alle esigenze specifiche delle varie residenze. Un ulteriore progetto a cui stiamo lavorando riguarda l’estensione del nostro servizio di pulizia al settore domiciliare della Fondazione. Sempre più spesso, dal territorio, ci arrivano richieste per intervenire in abitazioni in condizioni igienico-sanitarie critiche. Stiamo quindi costituendo una squadra dedicata, in grado di occuparsi dello sgombero, della pulizia di fondo e dell’igienizzazione di ambienti domestici. L’obiettivo è chiaro: permettere a persone fragili o anziani, dopo un periodo trascorso in strutture di accoglienza o cura, di rientrare nelle proprie case in un ambiente sano, sicuro e dignitoso, recuperando così autonomia e qualità della vita.

Elevati standard igienici

In particolar modo negli ambienti sanitari, l’igiene riveste un ruolo chiave in termini di prevenzione delle infezioni e controllo della contaminazione crociata. Dosely e Pockety rendono realmente igienico l’intero processo di pulizia, dalla preparazione dei ricambi alla loro dismissione, rappresentando la soluzione ideale per questi delicati contesti.

La stazione di impregnazione on demand Dosely permette di preparare al momento e direttamente sul carrello i ricambi necessari, assicurando la massima efficacia della soluzione detergente. Quest’ultima è contenuta in una tanica ermetica che preserva i principi attivi e può essere regolata da 50 a 350 ml assicurando la saturazione ottimale per ogni tipo di ricambio e ogni ampiezza della superficie da pulire. La chiave per la regolazione impedisce la discrezionalità nel dosaggio, prevenendo dosi non adeguate. Il sistema di sgancio touch-free Pockety consente invece di dismettere i ricambi usati senza alcun contatto con le mani, evi-

tando così la trasmissione di batteri e virus. È sufficiente sfilare il telaio dall’apposito coperchio per rimuovere il ricambio che viene raccolto nel secchio. Quest’ultimo è predisposto per l’utilizzo con l’apposito sacco a rete, pensato per rendere ancora più igienico lo svuotamento e le operazioni in lavanderia . Pockety è compatibile con l’intera gamma di ricambi TTS con tasche e, come Dosely, può essere usato in abbinamento ai carrelli della linea Magic

Quanto è realmente igienico il tuo processo di pulizia?

TTS ti assicura la massima igiene Dall’inizio alla fine.

Impregna on demand regolando la soluzione detergente

Sgancia i ricambi senza contatto con sporco, virus e batteri

La prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza passa da un controllo rigoroso dei processi e dall’evoluzione delle competenze, rafforzando la formazione degli operatori e promuovendo il confronto tra sanità e imprese

L’IMPORTANZA DI FORMAZIONE E CONTROLLO

Fare in modo che gli ospedali siano ambienti sani e sicuri per i pazienti, i visitatori e il personale che ci lavora è un aspetto cruciale. Questo obiettivo si ottiene primariamente con accurate pratiche di pulizia e sanificazione, fondamentali anche per la prevenzione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA), una problematica già presente ma emersa con forza durante il periodo della pandemia. Ne abbiamo parlato con Antonio Montanile, già direttore dell’ospedale di Brindisi e specialista in Medicina del lavoro ed in Igiene e medicina preventiva, intervenuto al convegno digitale CleaningPiù, moderato dal giornalista Maurizio Pedrini, per parlare delle buone pratiche di pulizia per la massima igiene ospedaliera. «La drammatica esperienza del Covid ha riportato alla luce in maniera impetuosa le problematiche relative all’igiene ospedaliera in senso lato e in particolare quelle legate alla prevenzione delle ICA - spiega Montanile - l’affidamento in outsourcing di determinate funzioni classiche dell’ospedale fra cui la pulizia e la sanificazione ambientale ha fatto perdere alle direzioni mediche di presidio e alle figure di coordinamento infermieristico, con l’andare degli

anni, determinate conoscenze. In senso ancora più ampio, esiste purtroppo un ritardo storico da parte degli istituti di igiene delle università ad approfondire problematiche connesse alle direzioni, che vengono poco studiate nei corsi di specializzazione, così come non viene abbastanza approfondito il tema dell’igiene. Le direzioni di presidio stanno inoltre perdendo con il tempo la capacità di valutare e gestire le situazioni connesse all’igiene, non soltanto dal punto di vista del controllo della pulizia, ma ancora prima dal punto di vista della definizione del capitolato, sede nella quale devono già essere rappresentate le varie responsabilità e funzioni. Se guardiamo agli stanziamenti previsti dal PNRR, sono stati messi a disposizione circa 80 milioni di euro per quanto riguarda l’adeguamento dell’igiene ospedaliera, con l’obiettivo di formare 290.000 dirigenti medici sulla problematica specifica delle ICA. Il problema quindi esiste, è sentito, ma avverto un distacco da parte delle direzioni mediche di presidio verso queste problematiche che vengono sempre più fatte gestire alle strutture in outsourcing che servono gli ospedali, senza alcun tipo di controllo».

SIMONE CIAPPARELLI
“IL RAPPORTO TRA AZIENDA SANITARIA E IMPRESE DI PULIZIA DOVREBBE ESSERE

PIÙ COLLABORATIVO

APPLICARE LE NORME

Il problema centrale è quindi rappresentato da appalti, procedure e controlli. Le normative si sono evolute, ma all’atto pratico sembra non si riesca a creare uno strumento di effettiva collaborazione sul campo fra le direzioni mediche e le aziende preposte agli interventi di pulizia.

«Bisogna migliorare la formazione - prosegue Montanile - non soltanto del personale della struttura sanitaria deputato ai controlli, ma anche del personale delle stesse ditte che eseguono il servizio. Non basta definire la categoria di rischio dei vari ambienti, bisogna verificare le attrezzature, i prodotti utilizzati, le modalità di controllo, che devono essere applicate realmente. Qui entra in gioco anche il tema della formazione del personale sanitario non deputato ai controlli, in modo che chiunque possa segnalare, qualora vengano notate, eventuali inefficienze».

I numeri delle ICA a livello europeo aumentano in modo preoccupante, non solo in termini di vittime ma anche di costi sociali. «Questa problematica non riceve l’attenzione che meriterebbe -

spiega Montanile - i contenziosi relativi alle ICA stanno aumentando in maniera sensibile. La mancanza di formazione va a cozzare con capitolati molte volte formulati soltanto a livello amministrativo, senza il coinvolgimento delle direzioni sanitarie. Questo crea una forbice tra i desiderata degli ospedali e ciò che viene offerto a livello di gara».

MIGLIORARE LA FORMAZIONE

Il futuro richiede una maggiore sensibilizzazione da parte di tutta la filiera. In Italia non c’è forse un numero abbastanza elevato di imprese in grado di occuparsi di una pulizia specializzata come quella ospedaliera, che richiede un alto livello di competenza. Senza dimenticare che, oltre l’igiene degli ambienti, è di fondamentale importanza anche quella delle condotte aerauliche. Per migliorare l’efficienza della pulizia, come le criticità attuali ci richiedono, è necessario investire in formazione in modo da poter contare su operatori preparati e specializzati.

«La formazione è senz’altro indispensabile, come è indispensabile l’aggiornamento - prosegue Montanile - la suddivisione in aree a basso, medio e alto rischio lascia un po’ il tempo che trova, perchè il problema non è rappresentato solo dall’area, ma anche dal paziente che sosta in quell’area. Le tecniche di pulizia e sanificazione adottate devono essere modificate anche in questo senso. Se non ci si adegua, gli ospedali rischiano di dover pagare danni dal costo elevatissimo per quanto riguarda le problematiche connesse alle infezioni ospedaliere».

Non bisogna dimenticare il ruolo che anche i visitatori possono avere nella diffusione degli agenti patogeni all’interno degli ambienti ospedalieri: «Oggi c’è una ridotta attenzione riguardo ai percorsi ospedalieri, cioè il tragitto che i visitatori dovrebbero seguire per spostarsi in ospedale - spiega Montanile - questo porta a un via vai senza controllo di persone con necessità completamente diverse che passano senza impedimenti da ambienti ad altissimo rischio ad altri a basso rischio e viceversa senza delle regole volte a impedire le contaminazioni».

Per una crescita in ottica di cultura del pulito nella sanità, è importante il dialogo tra le aziende che producono soluzioni per la pulizia e il mondo ospedaliero. «Le aziende hanno fatto negli anni molti passi avanti nell’offrire soluzioni innovative e all’avanguardia - conclude Montanile - Il rapporto tra l’azienda sanitaria e le imprese della pulizia professionale dovrebbe diventare più collaborativo, volto a scambiarsi informazioni preziose e know how. Sarebbe importante anche avere dei referenti sanitari all’interno delle aziende, cosa che aiuterebbe molto la crescita professionale reciproca.»

sanità e RSA intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale migliora tracciabilità e controllo nel cleaning sanitario, ma resta essenziale la presenza di operatori formati e consapevoli per garantire efficacia e sicurezza

AI E CLEANING SANITARIO

Garantire ambienti sicuri, privi di agenti patogeni, non è solo una questione di buona prassi, ma una condizione indispensabile per ridurre il rischio clinico, tutelare pazienti e operatori, rispondere ai requisiti normativi e accreditativi. In questo scenario, l’introduzione di sistemi robotici dotati di intelligenza artificiale sta trasformando profondamente la gestione delle attività di cleaning. L’automazione intelligente promette tracciabilità, precisione e ottimizzazione delle risorse. Ma la presenza e il giudizio dell’operatore restano ancora oggi un pilastro insostituibile.

AUTOMAZIONE E DATI

I robot professionali di nuova generazione sono progettati per operare in autono-

mia grazie all’integrazione tra AI, visione artificiale e sensoristica ambientale. Sono in grado di mappare digitalmente gli spazi, adattare il tipo di intervento in funzione della destinazione d’uso dell’area, rilevare la presenza di ostacoli e ottimizzare i percorsi di lavoro. Alcuni modelli sono equipaggiati con sistemi di rilevamento multispettrale che permettono di individuare residui organici, polveri o zone non trattate in modo uniforme. Attraverso algoritmi di machine learning, i robot possono apprendere dai dati storici, analizzare i flussi di traffico nei corridoi, anticipare i punti critici e gestire l’intensità degli interventi in base al reale utilizzo delle aree. L’intervento non è quindi statico, ma dinamico e contestualizzato. Tutti i dati raccolti vengono

registrati in tempo reale e inviati a software di gestione centralizzata, che restituiscono report dettagliati utili per la validazione interna, la programmazione degli interventi e le eventuali ispezioni. In molte strutture, questi sistemi sono già integrati nei flussi di lavoro del facility management sanitario, generando benefici sia in termini di performance che di accountability. La possibilità di disporre di evidenze oggettive, confrontabili con gli standard previsti, consente un controllo sistematico del servizio e un supporto concreto alla direzione sanitaria nella valutazione della qualità.

PRESIDIO UMANO

Tuttavia, l’intelligenza artificiale non è in grado di sostituire il presidio umano. L’e-

CRISTINA CARDINALI

TECNOLOGIA E PERSONE. DUE PRESIDI UN UNICO OBIETTIVO

IL CONTRIBUTO DELL’AI

Navigazione autonoma e ottimizzata degli ambienti

Capacità di leggere il contesto oltre i parametri

Report immediati e integrazione con i sistemi di tracciabilità

Presenza consapevole e responsabilità diretta

Uso mirato di prodotti e risorse, con impatto più sostenibile

Interventi rapidi, costanti e misurabili

laborazione algoritmica restituisce risultati precisi, ma è vincolata alla qualità dei dati disponibili e alle regole preimpostate. L’operatore esperto, invece, è in grado di riconoscere situazioni non standard, leggere segnali deboli, intervenire in modo mirato anche quando gli strumenti non rilevano anomalie. In ambienti clinici, infatti, la sanificazione è spesso soggetta a variabili non programmabili: cambi di destinazione d’uso degli spazi, urgenze mediche, accessi imprevisti, contaminazioni accidentali. In tutti questi casi, la flessibilità, la sensibilità e il giudizio umano diventano elementi decisivi. Non solo per eseguire, ma per decidere. Il personale addetto alla sanificazione diventa così parte attiva del processo clinico-logistico della struttura, contribuendo in modo diretto alla sicurezza complessiva.

COMPETENZE NUOVE

La diffusione delle tecnologie intelligenti richiede una profonda evoluzione nelle competenze del personale. Non si tratta solo di imparare a utilizzare una macchina, ma di acquisire una cultura nuova del

IL VALORE DELL’UMANO

Necessità costante di supervisione umana

Limitata capacità di valutare situazioni non standard

Complessità nella formazione del personale

Dipendenza da dati e parametri preimpostati

Adattamento flessibile a situazioni impreviste

Giudizio critico, esperienza e supervisione operativa

lavoro. Gli operatori devono essere formati alla lettura dei dati, all’uso consapevole delle dashboard, alla gestione degli alert, alla collaborazione con i tecnici e i referenti clinici. Serve quindi una formazione specifica, pensata non solo in funzione tecnica, ma anche organizzativa. Occorre trasmettere non solo le nozioni operative, ma la capacità di interpretare e adattare. In questo senso, i percorsi formativi devono essere continuativi, modulari, tarati sui livelli di responsabilità, con momenti di aggiornamento in linea con l’evoluzione degli strumenti. Il rischio, altrimenti, è quello di una dipendenza cieca dalla macchina, senza controllo consapevole né capacità di intervento in caso di errore o malfunzionamento.

SOSTENIBILITÀ E GESTIONE

DELLE RISORSE

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la sostenibilità. I sistemi intelligenti possono infatti contribuire alla riduzione degli sprechi, all’uso mirato di prodotti chimici, alla razionalizzazione dei consumi ener-

getici e idrici. La possibilità di calibrare le operazioni in base alla reale esigenza dell’ambiente evita trattamenti inutili e riduce l’impatto ambientale. Inoltre, l’analisi dei dati raccolti permette di monitorare l’uso delle risorse nel tempo, individuare aree di miglioramento, pianificare gli approvvigionamenti in modo più efficace. In un contesto dove il contenimento dei costi è una priorità, anche questi aspetti diventano parte integrante del valore aggiunto offerto dall’AI applicata al cleaning.

TECNOLOGIA E RESPONSABILITÀ

È importante però non cadere nella trappola della delega totale alla tecnologia. L’intelligenza artificiale non sostituisce il senso critico, la responsabilità, la capacità di interpretare una situazione nella sua complessità. L’affidabilità del sistema dipende dalla qualità dell’interazione tra uomo e macchina, dalla corretta gestione dei dati, dall’attenzione al contesto operativo.

Anche gli audit e le certificazioni, oggi, richiedono la presenza di figure in grado di spiegare il processo, giustificare le scelte, validare i risultati. La tecnologia, per quanto evoluta, non può rispondere da sola. È il personale, adeguatamente formato e consapevole, che mantiene il controllo.

L’intelligenza artificiale applicata al cleaning sanitario rappresenta una risorsa preziosa per rendere il servizio più efficace, sicuro e misurabile. Ma il vero salto di qualità si raggiunge solo se l’adozione tecnologica è accompagnata da una crescita culturale e organizzativa.

In ambienti ospedalieri, dove l’errore non è un’opzione e ogni dettaglio conta, la macchina è un alleato potente, ma non autosufficiente. La qualità nasce dall’integrazione. Dall’interazione virtuosa tra automazione e competenza, tra dati e interpretazione, tra standard e capacità di adattamento. È su questo equilibrio che si gioca oggi il futuro del cleaning sanitario.

MONOSPAZZOLA PER OGNI TIPO DI PULIZIA E LUCIDATURA

Makita progetta e sviluppa sistemi con tecnologie evolute che consentono lavorazioni di pulizia sia in ambiti privati che commerciali, a tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo. Aspiratori a traino, a zaino e scope elettriche rappresentano una soluzione facilmente fruibile per le imprese operative su strutture ricettive, condomini, hotel, uffici, showroom, autobus e mezzi di linea come treni e aerei. Grazie all’assenza del cavo elettrico, ai motori brushless alimentati con batterie agli ioni di litio e alla ricercata ergonomia, Makita garantisce agli operatori del settore un utilizzo confortevole, rapido ed efficiente. Gli aspiratori Makita sono dotati di sacco filtro ed unità finale HEPA per rilasciare in ambiente aria perfettamente filtrata. La gamma Cleaners di Makita, progettata specificamente per il settore delle pulizie professionali, si arricchisce con l’introduzione della nuova Monospazzola PS001GM101. Questa macchina innovativa è alimentata da una potente batteria 40Vmax XGT e da BL Motor ad alte prestazioni. Con un design leggero ed ergonomico, è la soluzione ideale per chi cerca una macchina facile da manovrare senza compromettere l’efficacia nelle operazioni di pulizia. Una delle caratteristiche più apprezzate è la sua versatilità, in quanto è compatibile con una vasta gamma di spazzole e platorelli che permettono di pulire un’ampia varietà di superfici, tra le quali legno, resina, pietra, piastrelle e laminato. Inoltre, è perfetta per la lucidatura della cera. In entrambi i casi, l’utilizzo è indicato con prodotti senza o a basso risciacquo. Tra le sue caratteristiche principali troviamo una testa flessibile, che si adatta facilmente alle diverse inclinazioni, il controllo della velocità costante e il paraspruzzi elastico regolabile in altezza (0 oppure 7 mm). Un altro punto di forza della Monospazzola PS001G è il sistema di sostituzione delle spazzole che avviene senza contatto diretto con le mani e senza necessità di attrezzi, semplicemente premendo leggermente l’utensile sul pavimento e azionando l’interruttore. Questa funzione riduce al minimo il rischio di contami-

nazioni e facilita il cambio degli accessori. La presenza di un LED d’illuminazione permette di lavorare in ambienti poco illuminati, migliorando la visibilità delle superfici da trattare. Il coperchio di protezione della batteria protegge quest’ultima durante l’utilizzo della macchina. L’asta telescopica (estendibile da 1.081 a 1.435 mm) consente di adattare la Monospazzola alle esigenze dell’operatore. Infine, la tecnologia XPT di Makita protegge l’utensile da polveri e acqua. Con queste caratteristiche avanzate, la Monospazzola PS001G rappresenta una soluzione professionale efficace e versatile per ogni tipo di pulizia e lucidatura.

C LE AN E R S CLEANERS

TECNOLOGIA AVANZATA PER PULIZIE PROFESSIONALI

La

più ampia gamma di prodotti a batteria per interni ed

Lo sviluppo tecnologico dei prodotti Makita si distingue per soluzioni sempre più orientate al minimo impatto ambientale e sicure per gli operatori. Le batterie agli ioni di litio consentono di lavorare in assoluta assenza di gas di scarico e riducono significativamente il rumore , un aspetto particolarmente apprezzato in ambienti sensibili come le RSA in cui il benessere e la tranquillità degli ospiti sono di primaria importanza.

La gamma Cleaners di Makita offre un’ampia scelta di prodotti specificamente progettati per rispondere a diverse esigenze di utilizzo, dalle operazioni di pulizia quotidiana e profonda degli spazi , come scope elettriche, battitappeto, monospazzola, aspiratori a traino con filtri di classe L , M , H e aspiratori a zaino dotati di performanti motori brushless e filtri HEPA . Gli aspiratori a zaino, in particolare, oltre a essere dotati di svariati accessori, combinano un’ergonomia avanzata ad un comfort d’uso impareggiabile.

Makita offre anche soluzioni per la pulizia e il trattamento di ambienti esterni come la spazzatrice, i soffiatori e l’atomizzatore a zaino. Questi dispositivi, estremamente silenziosi, possono essere utilizzati in qualsiasi orario della giornata e rappresentano una scelta vincente per chi desidera coniugare efficienza , prestazioni , sicurezza e rispetto per l’ambiente.

esterni

MAKITA ONE FOR ALL

Gli utensili Makita sono totalmente compatibili con batterie e caricabatterie della stessa gamma CXT 12Vmax, LXT 18V e XGT 40Vmax

Con l’aumento dei casi nel nostro Paese torna attuale il tema delle strategie da mettere in atto per controllare questo subdolo batterio

LEGIONELLA, PERICOLO SILENTE

La Legionella è un batterio presente in ambienti acquatici che, a temperature comprese tra i 20°C e i 50°C, può proliferare e diventare un pericolo per la salute. In Italia, nonostante l’aumento dei casi di legionellosi negli ultimi anni, il problema è ancora sottovalutato. Il Decreto Legislativo 18/2023 ha rafforzato la normativa, imponendo misure preventive specifiche per ridurre il rischio di contaminazione. «Le infezioni da Legionella pneumophila sono un rischio troppo spesso ignorato e rappresentano una sfida concreta per la salute pubblica - afferma Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano - Il batterio può causare infezioni respiratorie gravi, simili a una polmonite severa, che, in alcuni casi, possono avere complicazioni fatali.»

Nel 2022 sono stati registrati circa 3.111 casi di legionellosi in Italia, con una media di 51,9 casi per milione di abitanti, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. La maggior parte dei casi è concentrata in sei Regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lazio e Piemonte. La fascia di età più colpita è quella over 60, con un’incidenza che aumenta significativamente tra gli over 80. «Le persone anziane o con malattie croniche sono particolarmente vulnerabili, ma una volta diagnosticata la legionellosi, l’infezione può essere trattata con antibiotici specifici e supporto respiratorio», aggiunge Pregliasco.

LEGIONELLOSI

NEGLI AMBIENTI SANITARI

Nei contesti sanitari, la Legionella può diffondersi tramite la produzione di aerosol, come nei trattamenti inalatori o nella ventilazione assistita. L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 2,9% dei casi di legionellosi sia di origine nosocomiale. «In ambienti ospedalieri e nelle strutture per anziani, il rischio di legionellosi è elevato, poiché i pazienti fragili sono più suscettibili alle infezioni - spiega Riccardo Tartaglia, professore presso l’Università G. Marconi e presidente dell’Italian Network for Sa-

/ 2025

fety in Healthcare - Le Direzioni Sanitarie devono essere responsabili della gestione e prevenzione del rischio Legionella, identificando operatori responsabili e applicando protocolli specifici. Inoltre, è essenziale condurre analisi microbiologiche per monitorare e mantenere gli impianti idrici sicuri.»

OBBLIGHI NORMATIVI

E PREVENZIONE

Il Decreto Legislativo 18/2023 e le Linee Guida del Ministero della Salute del 2015 stabiliscono obblighi precisi per la prevenzione e il controllo della Legionella in tutti i contesti a rischio, non solo nelle strutture sanitarie, ma anche in edifici civili come hotel, uffici e fabbriche.

Le aziende sono tenute a garantire che l’acqua distribuita per uso umano sia sicura e a implementare Piani di Sicurezza dell’Acqua, che includono la valutazione del rischio specifica e il monitoraggio continuo. «Con l’aumento dei casi, il monitoraggio e la prevenzione sono fondamentali per le aziende - afferma Maria Francesca Torriani, Marketing & Sales Excellence Manager Hygiene Division di Initial Italia - La valutazione del rischio, prevista dalla normativa, aiuta a garantire la qualità dell’acqua e a prevenire la contaminazione da Le -

gionella. Initial offre il servizio LFree, un supporto completo per la gestione del rischio Legionella, combinando consulenza tecnica, analisi, sanificazioni e formazione attraverso diversi step».

UN RISCHIO

DA NON SOTTOVALUTARE

La Legionella rappresenta un rischio nascosto che necessita di attenzione e prevenzione. Le aziende devono adottare strategie mirate per garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro. Un’analisi completa, che include sopralluoghi, redazione di piani di monitoraggio e manutenzione, nonché campionamenti regolari, è essenziale per mantenere al sicuro le persone. In caso di contaminazione, interventi mirati di sanificazione sono necessari per ripristinare la sicurezza degli impianti.La prevenzione della Legionella è fondamentale per proteggere la salute e garantire ambienti sicuri. Implementare misure preventive adeguate e monitorare costantemente i sistemi idrici è la chiave per ridurre il rischio di legionellosi e proteggere la salute pubblica. Articolo tratto dal convegno “Legionella e Legionellosi: cosa sono e come si controllano per la sicurezza della salute e dell’ambiente” organizzato da Initial, Milano 31 marzo 2025.

Fabrizio Pregliasco
direttore sanitario dell'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio di Milano
Riccardo Tartaglia
Maria Francesca

I DISTRIBUTORI SONO PARTNER STRATEGICI

Giorgio Luviè sul valore della rete di vendita

VDM è un’azienda presente sul mercato delle attrezzature professionali per la pulizia da oltre 40 anni. Specializzata nello studio e nella progettazione di soluzioni altamente performanti per una vasta gamma di settori, tra cui sanità, horeca e servizi pubblici, VDM si distingue per la sua attenzione alla qualità, all’affidabilità dei propri prodotti e, soprattutto, alla formazione dei propri distributori e dei loro clienti.

Spiega Giorgio Luviè, sales area manager dell’azienda: «Da sempre VDM si contraddistingue per la durabilità dei propri prodotti

offerti in una gamma tra le più complete e ampie sul mercato, apprezzata anche per l’ottimo rapporto qualità prezzo. I distributori rappresentano una figura fondamentale nel successo dell’attività di vendita di VDM. Essi non solo fungono da canale di distribuzione per le nostre attrezzature professionali per la pulizia, ma sono anche veri e propri partner strategici che contribuiscono attivamente alla crescita e alla diffusione dei nostri prodotti sul mercato. Proprio in collaborazione con i distributori, offriamo un servizio gratuito che consiste nel testare i nostri prodotti in ambienti sensibili direttamente presso le strutture sanitarie e le imprese di settori quali l’Alimentare e l’Horeca, dove l’aspetto della pulizia e dell’igiene è di fondamentale importanza».

La formazione nel settore del cleaning professionale è fondamentale per garantire elevati standard di igiene e sicurezza, oltre a migliorare l’efficienza operativa. In un contesto in cui la pulizia e la sanificazione sono cruciali per la salute e il benessere delle persone, è essenziale che i professionisti del settore acquisiscano competenze specifiche e aggiornate.

«Sul fronte della formazione, VDM è stata la prima azienda ad avere degli ambienti simulati all’interno della nostra Academy della sede principale di Arese in cui vengono riprodotte una camera di degenza di ospedale, una camera di hotel, un ufficio tipo per le pulizie civili e dei bagni a disposizione esclusivamente alla formazione degli operatori - venditori e utilizzatori - che potranno effettuare test pratici di utilizzo dei prodotti».

Con VDM, quindi, ogni cliente non solo acquista un prodotto, ma accede a un supporto continuo che garantisce prestazioni elevate, sicurezza e una gestione impeccabile delle proprie attrezzature.

APPROCCIO SINERGICO

PER SODDISFARE IL CLIENTE FINALE

I distributori VDM affrontano quotidianamente diverse sfide legate alla gestione del prodotto e alla soddisfazione del cliente finale. «Sempre nell’ottica di supportare i nostri distributori a redigere l’offerta più adatta, li affianchiamo nel loro approccio con le imprese di servizi, che sono poi gli utilizzatori finali, già in fase di sopralluogo dell’ambiente dove sono richieste le attività di pulizia. Insieme, prepariamo report tecnici personalizzati, individuando i prodotti più adeguati a pulire quel determinato luogo di lavoro».

Poiché la produzione, lo sviluppo e la ricerca della qualità si fondano sul rispetto per l’ambiente e sulla gestione responsabile delle risorse naturali, VDM è stata la pioniera nel settore delle attrezzature professionali, ottenendo per prima le certificazioni UNI EN ISO 9001 e UNI EN ISO 14001.

«Le certificazioni - conclude Luviè - sono un elemento cruciale per accedere agli appalti nel settore delle pulizie professionali, specialmente per ambienti come ospedali, scuole e strutture sanitarie. Esse garantiscono che le aziende operino secondo standard di qualità elevati, rispettando normative specifiche in termini di igiene, sicurezza e sostenibilità».

TOUCH FREE

LA GAMMA VDM

Materie prime di alta qualità, progettazione e produzione sostenibile sono le basi della proposta VDM. Il design dalle caratteristiche uniche e inconfondibili è la punta dell’iceberg di un grande lavoro in cui emerge con decisione la forza del made in Italy. La gamma di prodotti dell’azienda di Arese è estremamente vasta e completa e include:

• carrelli strizzatori;

• carrelli portasacco;

• multiuso plastica carenati, aperti, cromati, con protezione rilsan, acciaio inox;

• strizzatori;

• secchi e componenti in plastica;

• contenitori plastica;

• telai e frange scopatura;

• telai e frange di lavaggio;

• mop e pinze;

• manici e aste telescopiche;

• prodotti vari professionali;

• linea vetri e spingiacqua.

TOUCH FREE SYSTEM

La soluzione vincente contro le infezioni ospedaliere, in 3 semplici mosse!

NOBATTERI

LAVAGGIO E SANIFICAZIONE

I tessuti rappresentano potenziali vettori di agenti patogeni se non correttamente trattati. La loro sanificazione non è una semplice attività di pulizia, ma rappresenta un punto cardine della prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA).

In ambito ospedaliero si usano diversi tipi di tessuti, sia monouso che riutilizzabili, a seconda della funzione, delle esigenze igieniche e delle normative sanitarie.

I tessuti riutilizzabili rappresentano una scelta sostenibile e affidabile per molte applicazioni. Utilizzati per lenzuola, divise, camici e teli operatori, questi materiali sono solitamente realizzati in cotone, poliestere o in una miscela dei due, per garantire resistenza ai frequenti lavaggi ad alte temperature e ai trattamenti di sterilizzazione.

Alcuni tessuti sono trattati con finiture antimicrobiche o ignifughe per migliorare la sicurezza del paziente e del personale sanitario. A differenza dei materiali monouso, i tessuti riutilizzabili offrono vantaggi economici e ambientali, riducendo

GIACOMO TORRENZI

la produzione di rifiuti sanitari. Tuttavia, richiedono una gestione accurata in termini di lavaggio, igienizzazione e tracciabilità.

TECNICHE DI LAVAGGIO E SANIFICAZIONE

I tessuti riutilizzabili impiegati negli ospedali sono progettati per resistere a numerosi cicli di lavaggio ad alte temperature e all’uso di disinfettanti chimici. Sono diverse le tipologie di tessuto adottate in contesto ospedaliero.

Il cotone 100%, usato soprattutto per lenzuola, federe e camici, ha ottima traspirabilità, ma può restringersi e degradarsi se sottoposto a trattamenti aggressivi. Il misto cotone-poliestere è più resistente rispetto al cotone puro e viene impiegato per divise, camici e tende. È meno assorbente ma più durevole.

I tessuti barriera (in microfibra o TNT - tessuto non tessuto) sono resistenti ai liquidi e ai microrganismi e vengono utilizzati per teli chirurgici e camici sterili. Infine, i tessuti tecnici trattati contengono fibre con trattamento antibatterico o antifungino, impiegati per ambienti ad alta criticità come sale operatorie o reparti infettivi.

La gestione del lavaggio dei tessuti ospedalieri segue normative rigorose, come la UNI EN 14065:2016 (Sistema RABC –Risk Analysis and Biocontamination Control). Le tecniche di lavaggio più comuni includono il lavaggio ad alta temperatura (60 - 90 °C) che ha una durata di 15 - 20 minuti, si applica principalmente a lenzuo-

TECNICHE DI LAVAGGIO

E SANIFICAZIONE DEI TESSUTI

Lavaggio ad alta temperatura

Effettuato a 60 - 90 °C, ha una durata di 15 - 20 minuti e serve ad abbattere la carica microbica e rimuovere lo sporco organico

Lavaggio chimico-termico

Effettuato a 40 - 60 °C in combinazione con disinfettanti chimici, è adatto a tessuti delicati o tecnici

Lavaggio con ozono

Impiega ozono disciolto in acqua, ha grandi qualità biocide e tutela la durata dei tessuti

Sterilizzazione

Effettuata con cicli di autoclave oppure ossido di etilene o plasma di perossido di idrogeno

la, federe, camici in cotone e ha lo scopo di abbattere la carica microbica e rimuovere lo sporco organico.

Il lavaggio chimico-termico, invece, utilizza temperature più basse (40 - 60 °C) in combinazione con disinfettanti chimici (perossido d’idrogeno, cloro attivo, acido peracetico) ed è adatto a tessuti delicati o tecnici che non sopportano temperature elevate.

Il lavaggio con ozono è una tecnologia emergente che impiega ozono disciolto in acqua, e vanta un’alta efficacia battericida, fungicida e virucida. Inoltre, ha un minore impatto ambientale e garantisce una maggiore durata dei tessuti.

Quando necessaria, si utilizza anche la sterilizzazione, che viene impiegata su teli chirurgici e camici barriera, i quali vengono sottoposti a cicli di autoclave (vapore saturo a 121 - 134 °C) o a sterilizzazione con ossido di etilene o plasma di perossido di idrogeno. Dopo l’uso questi tessuti vengono smaltiti oppure rigenerati attraverso processi validati.

RISCHI

La mancata corretta sanificazione dei tessuti comporta gravi rischi per la salute pubblica e la sicurezza del personale sanitario, come la diffusione di infezioni nosocomiali. Patogeni come Staphylococcus aureus, Clostridium difficile, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Candida auris possono sopravvivere per giorni su tessuti non disinfettati. Il contatto diretto con pazienti o personale può inoltre portare a

NORMATIVA

UNO STANDARD PER IL SETTORE SANITARIO

La norma UNI EN 14065:2016 definisce i requisiti del sistema RABC (Risk Analysis and Biocontamination Control), progettato per garantire che i tessuti trattati nelle lavanderie destinate a strutture sanitarie siano microbiologicamente sicuri. Questo sistema si basa su un’analisi dei rischi legati alla contaminazione biologica durante tutto

il processo di lavaggio, dalla raccolta della biancheria sporca fino allo stoccaggio di quella pulita. L’approccio RABC prevede il controllo puntuale di ogni fase produttiva, la separazione fisica tra aree “sporche” e “pulite”, la tracciabilità dei cicli e la formazione del personale. L’obiettivo è prevenire infezioni nosocomiali e garantire un alto standard igienico, tutelando pazienti e operatori sanitari. La UNI EN 14065 è oggi uno standard di riferimento essenziale per tutte le lavanderie industriali che operano in ambito sanitario.

Il carico adeguato delle lavatrici, evitando sovraccarichi che riducono l’efficacia del lavaggio e della disinfezione. L’asciugatura controllata, da effettuarsi in ambienti chiusi, con temperatura e umidità regolata.

Lo stoccaggio in ambienti puliti e separati della biancheria pulita, che deve essere conservata in armadi chiusi o aree dedicate. Il controllo visivo e manuale dei tessuti, per verificare l’assenza di residui, odori anomali o difetti.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

infezioni cutanee, urinarie, respiratorie o sistemiche.

Un altro rischio è rappresentato dalla contaminazione crociata: il trasporto o lo stoccaggio improprio della biancheria pulita vicino a quella sporca può facilitare la contaminazione. Questo rischio può essere aggravato dall’uso di carrelli non sanificati o dalla presenza di personale non formato. Infine, un lavaggio inadeguato favorisce il rischio di resistenza microbica, andando a selezionare batteri resistenti e rendendo le infezioni più difficili da trattare. La sopravvivenza di ceppi patogeni può anche essere favorita da residui di detergenti o da una dose insufficiente di disinfettante.

PROTOCOLLI DI SICUREZZA E CONTROLLO QUALITÀ

Le lavanderie ospedaliere devono attenersi a standard igienici elevati, certificati e periodicamente verificati. La separazione tra il materiale pulito e quello sporco è fondamentale e deve essere rispettata lungo l’intera filiera logistica, dai reparti alla lavanderia e viceversa. I tessuti sporchi devono essere raccolti in sacchi resistenti e impermeabili, trasportati in carrelli chiusi, sani-

ficati regolarmente. Quelli puliti, una volta lavati e disinfettati secondo protocolli certificati, vengono confezionati e conservati in ambienti controllati, asciutti e ben puliti, con temperature e umidità sotto controllo. I locali di stoccaggio devono essere separati da quelli di raccolta dello sporco e accessibili solo a personale autorizzato. L’esecuzione di test microbiologici post-lavaggio periodici su tessuti è fondamentale per monitorare la presenza di microrganismi. Infine, la tracciabilità dei lotti e la formazione del personale completano un sistema che, se ben gestito, riduce il rischio infettivo e garantisce qualità e sicurezza.

In particolare, la formazione prevede, per chi gestisce il lavaggio, deve includere la conoscenza dei protocolli RABC e le linee guida sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale.

BUONE PRATICHE DI LAVAGGIO

Per garantire la sicurezza igienico-sanitaria, si raccomandano alcune buone pratiche consolidate: il pretrattamento delle macchie, soprattutto sangue e fluidi corporei, da effettuare con prodotti specifici prima del lavaggio.

Il settore della sanificazione tessile in ambito ospedaliero è in continua evoluzione. Tra le innovazioni più promettenti figurano i sensori intelligenti per la tracciabilità RFID, che permettono di monitorare l’uso e i cicli di lavaggio di ogni singolo capo. A questa tecnologia si aggiungono le lavanderie automatizzate, che riducono l’intervento umano, limitando gli errori e aumentando la sicurezza.

Infine, i tessuti antimicrobici evoluti, che incorporano nanoparticelle d’argento o zinco per inibire la proliferazione batterica.

La pulizia e la sanificazione dei tessuti ospedalieri non rappresentano quindi un semplice adempimento operativo, ma un pilastro fondamentale nella prevenzione delle infezioni e nella protezione di pazienti e operatori.

Attraverso l’applicazione rigorosa di protocolli certificati, l’adozione di tecnologie avanzate e la formazione continua del personale, è possibile garantire elevati standard di sicurezza e qualità. In un contesto sanitario sempre più attento alla gestione del rischio biologico, ogni dettaglio - anche quello apparentemente più ordinario - può fare la differenza.

COME CAMBIANO LE RSA E CHI LE SUPPORTA

Il ruolo delle RSA negli ultimi anni è mutato evolvendosi da soli centri di accoglienza in realità specializzate nella gestione di tutti gli aspetti della vita di un anziano. Questa evoluzione porta con sé diverse necessità: da un lato aumenta l’esigenza di competenze specialistiche e un’elevata preparazione del personale, dall’altro comporta una maggiore attenzione ai temi di igiene e sanità per ridurre i rischi per la salute pubblica ed individuale.

Queste esigenze sono lette con attenzione da Paperdi che quotidianamente si impegna per proporre soluzioni altamente performati come, ad esempio, i sistemi di erogazione controllata, i lenzuolini medici e gli asciugamani monouso.

L’adozione di asciugamani monouso a strappo, ad esempio, rappresenta una soluzione particolarmente efficace per queste realtà grazie alle loro caratteristiche di praticità, convenienza e sicurezza igienica.

Gli asciugamani di carta assorbente a marchio Pannotto sono un prodotto Paperdi nato dalla necessità di offrire una soluzione al contempo pratica ed economica, garantendo un’elevata capacità di

resistenza e assorbenza e azzerando del tutto il rilascio di residui di carta all’utilizzo.

I vantaggi degli asciugamani di carta assorbente Pannotto sono molteplici: alla garanzia di igiene si associano l’elevata assorbenza, la resistenza e la morbidezza che li rendono una soluzione versatile e pratica adatta a svarianti ambienti e a diversi utilizzi.

L’asciugamano monouso elimina il rischio di contaminazione incrociata e garantisce un’igiene ottimale, inoltre, grazie al formato a strappo, prelevare un singolo asciugamano è facile e agevole, evitando così gli sprechi.

Realizzati in carta di alta qualità, ogni strappo offre un’elevata assorbenza in grado di catturare rapidamente l’umidità lasciando la pelle asciutta e senza residui. Morbidi e delicati, gli asciugamani garantiscono al contempo un’ottima resistenza e un’elevata versatilità per diversi utilizzi: per asciugare le mani, il viso e altre parti del corpo, ma anche per la pulizia di superfici e attrezzature.

Realizzati in pura cellulosa, ogni asciugamano Pannotto è confezionato singolarmente per preservare il contatto con agenti esterni fino all’apertura per le necessità d’uso. Con i suoi 150 strappi per confezione, offre una lunga durata riducendo la frequenza di sostituzione.

Nelle RSA questi asciugamani a strappo si configurano come una valida soluzione per le esigenze sia del personale che degli ospiti e, pertanto, possono essere posizionati in vari punti come i bagni delle camere o in quelli comuni, nelle aree dedicate al personale e nelle sale comuni.

Pannotto rappresenta una soluzione igienica, pratica e versatile per le RSA, contribuendo a migliorare la qualità della vita degli ospiti e a semplificare il lavoro del personale.

BIOTECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA SANITÀ

Paredes è da anni un punto di riferimento nella fornitura di soluzioni monouso per il lavaggio e l’asciugatura professionale delle mani in ambito sanitario. Attualmente serve circa 200 ospedali, garantendo standard elevati di igiene e affidabilità, con prodotti progettati per rispondere alle esigenze delle strutture sanitarie più complesse.

L’impegno dell’azienda si riflette in un percorso di sviluppo costante, che porta con sé innovazioni di prodotto e nuove collaborazioni strategiche, sempre con un focus preciso: alzare l’asticella dell’igiene professionale nel settore sanitario – e non solo. Tra le novità più recenti, spicca l’evoluzione della linea di dispenser Paredis Style. Il reparto Ricerca e Sviluppo ha introdotto una nuova versione, Paredis Style Intense, pensata per le aree ad alta frequentazione. Entrambi i modelli sono ora dotati di una chiusura rinforzata per prevenire usi impropri e utilizzano esclusivamente nottolini in 100% cellulosa, eliminando la plastica e generando un unico rifiuto riciclabile a fine utilizzo, certificato Ecolabel. Sul fronte delle collaborazioni, Paredes ha rafforzato la propria offerta con due partnership di rilievo. Con Decitex, l’azienda entra nel campo della pulizia professionale a base di microfibre evolute: un sistema che, grazie alla struttura del tessuto, permette una pulizia profonda e un’azione battericida utilizzando la sola acqua, senza additivi chimici. Una soluzione efficace per ambienti sensibili come ospedali e strutture socio-sanitarie, che riduce drasticamente l’uso di detergenti e l’impatto ambientale.

La seconda partnership strategica è con InnuScience, realtà specializzata in prodotti di detergenza biotecnologica. Insieme, lanciano una nuova gamma perfetta per il settore sanitario che vuole accelerare la transizione ecologica. Questi prodotti, 100% di origine naturale, offrono performance elevate, garantendo al contempo sicurezza per operatori e pazienti e un impatto ambientale minimo. Queste soluzioni si inseriscono perfettamente nella missione di Paredes: accompagnare i professionisti nella costruzione di ambienti più puliti, più sicuri e più sostenibili.

Infine, prosegue a ritmo sostenuto il progetto di integrazione con Orapi, acquisita nel 2023 con un’operazione da oltre 400 milioni di euro. Groupe Paredes detiene ora il 91% del capitale e ha avviato un’OPA sul restante 9%, con l’obiettivo di ritirare l’azienda dalla Borsa a difesa delle sue origini e libertà di governance. Con questa acquisizione, il gruppo – già leader in Francia – punta ora alla leadership anche a livello europeo.

LOTTA ALLE ICA IN OSPEDALE

Nel contesto sanitario ospedaliero, i prodotti tessili monouso in microfibra si sono affermati come una soluzione efficace e sicura. La loro capacità di garantire igiene, ridurre il rischio di contaminazioni e semplificare la gestione operativa li rende una scelta sempre più diffusa nei sistemi di pulizia professionale.

In primo luogo, l’utilizzo della microfibra, oltre che richiesto nei CAM, consente di ottenere una elevata efficacia pulente dei tessili. La microfibra, infatti, grazie alla sua particolare struttura, è in grado di catturare efficacemente lo sporco e i microrganismi che vi proliferano, garantendo una pulizia profonda e accurata: un primo passo essenziale verso la migliore igienizzazione possibile delle superfici.

Dal punto di vista della sicurezza poi, l’adozione di prodotti tessili usa e getta offre una sicurezza igienica significativa poiché questi tessili sono utilizzati una sola volta e poi eliminati. Con i tessili monouso non vi è alcun rischio di contaminazione incrociata o di trasporto di agenti patogeni da una superficie all’altra. Questo è particolarmente importante in ambienti ospedalieri, dove la prevenzione delle infezioni (ICA) è fondamentale per la sicurezza dei pazienti e del personale.

Tuttavia, l’aspetto più sorprendente riguarda l’impatto ambientale di un sistema di pulizia ospedaliero che impiega prodotti tessili usa e getta, a condizione che sia gestito correttamente. Contrariamen-

te a quanto si potrebbe pensare, in determinate condizioni, questo tipo di sistema può essere più vantaggioso dal punto di vista ambientale rispetto a uno che utilizza tessili riutilizzabili.

Studi condotti da Falpi, ben conosciuta nel settore sanitario, hanno dimostrato che con il sistema di pulizia Monorapid, grazie ai moderni processi di lavorazione dei materiali impiegati nei tessili usa e getta, e ai più aggiornati protocolli di impiego, è possibile garantire oltre alla qualità del livello microbiologico anche un considerevole vantaggio dal punto di vista del relativo bilancio ambientale. In ultimo, ma non meno importante, eliminando la necessità di lavare e asciugare i tessili riutilizzabili, si azzera la dispersione di microplastiche nell’ambiente acquatico.

In sintesi, un sistema di pulizia ospedaliero che utilizza prodotti tessili usa e getta in microfibra, si rivela una scelta efficace, sicura e, se gestita correttamente, anche vantaggiosa dal punto di vista ambientale.

e RSA

Per comprendere meglio il ruolo fondamentale

della pulizia negli ospedali, abbiamo deciso di parlare di chi in prima linea si occupa della pulizia e sanificazione delle strutture sanitarie

CRISTINA CARDINALI

MA CHI FA LE PULIZIE?

La gestione degli appalti per le pulizie ospedaliere è un tema sempre più dibattuto, soprattutto in un’epoca in cui le infezioni nosocomiali rappresentano una minaccia concreta per la sicurezza dei pazienti. L’affidamento degli appalti per i servizi di pulizia riveste quindi un ruolo strategico per garantire ambienti sicuri e igienizzati. La gestione di questi contratti, sia nel pubblico che nel privato, segue procedure precise che coinvolgono regolamenti, gare d’appalto e valutazioni sulla qualità del servizio offerto.

Negli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche, l’affidamento dei servizi di pulizia avviene principalmente attraverso gare d’appalto. Questi bandi, pubblicati dalle amministrazioni competenti, seguono le normative nazionali ed europee per garantire trasparenza e concorrenza. Le aziende interessate devono soddisfare specifici requisiti, tra cui esperienza nel settore, certificazioni di qualità e offerte economicamente competitive.

Uno degli aspetti più critici è l’equilibrio tra costi e qualità: mentre l’obiettivo è ottenere il miglior servizio al prezzo più

vantaggioso, il rischio di appalti assegnati a ribasso può compromettere gli standard igienici. A questo si aggiunge la necessità di monitorare l’operato delle ditte vincitrici, verificando che rispettino gli obblighi contrattuali.

Nel settore privato, la gestione degli appalti segue criteri più flessibili rispetto al pubblico. Le strutture sanitarie private hanno autonomia nella selezione delle imprese di pulizia, basandosi su contratti diretti o procedure interne di selezione. In questi casi, la reputazione delle aziende e la qualità dei servizi offerti assumono un peso determinante. Tuttavia, anche qui il tema economico riveste un ruolo importante: molte strutture cercano di ridurre i costi, talvolta affidandosi a fornitori che praticano prezzi bassi, ma con standard qualitativi inferiori. La sfida per le cliniche e gli ospedali privati è mantenere elevati livelli di igiene senza compromettere il bilancio.

Investire nella qualità dei servizi di sanificazione, monitorare i fornitori e garantire condizioni di lavoro adeguate agli operatori del settore sono aspetti fondamentali per migliorare l’intero sistema sanitario.

In questo contesto per il futuro sarebbe auspicabile vedere un maggiore utilizzo di tecnologie avanzate per il controllo della pulizia, nonché una regolamentazione più severa per evitare offerte al ribasso che rischiano di compromettere l’igiene nelle strutture.

FORMAZIONE

Nelle strutture sanitarie, accanto a medici e infermieri, emerge quindi una categoria di professionisti spesso invisibile agli occhi del pubblico, ma essenziale per garantire la sicurezza dei pazienti: gli operatori specializzati nella sanificazione ospedaliera. Questi lavoratori hanno la responsabilità di mantenere gli ambienti ospedalieri privi di agenti patogeni, riducendo il rischio di infezioni e contribuendo direttamente alla salute pubblica. Ogni giorno, seguono protocolli rigorosi per igienizzare sale operatorie, stanze di degenza, corridoi e ambulatori, assicurando che ogni superficie sia trattata con prodotti specifici e tecniche all’avanguardia.

La pulizia ospedaliera non è semplice igiene, ma una vera e propria misura di preven-

IDENTIKIT

CONOSCE PROTOCOLLI

DI SANIFICAZIONE

OSPEDALIERA

UTILIZZA PRODOTTI

SPECIFICI IN MODO

SICURO ED EFFICACE

APPLICA TECNICHE

AVANZATE DI PULIZIA

E DISINFEZIONE

SA LEGGERE

E RISPETTARE

LE SCHEDE TECNICHE

CONOSCE NORMATIVE E REGOLAMENTI

IGIENICO-SANITARI

È FORMATO SU DISPOSITIVI

E METODI AGGIORNATI

INTERVIENE

IN AMBIENTI CRITICI, COME SALE OPERATORIE

zione sanitaria. Un ambiente contaminato può mettere a rischio la vita di persone già vulnerabili. Ecco perché il lavoro degli operatori richiede precisione, attenzione e formazione continua.

La pandemia ha evidenziato ancora di più il ruolo fondamentale di questi professionisti, sottolineando quanto una corretta sanificazione possa fare la differenza nella lotta contro la diffusione di virus e batteri. Formare gli operatori della sanificazione significa dunque investire nella sicurezza dei pazienti e nel benessere generale delle strutture sanitarie. Investire nella formazione e valorizzare questi lavoratori significa infatti rafforzare l’intero sistema sanitario, perché dietro ogni intervento medico di successo, c’è un ambiente sicuro che lo rende possibile. Un ruolo silenzioso, ma essenziale: senza di loro, l’ospedale non potrebbe garantire la sua missione principale, quella di curare senza rischi.

Gli operatori addetti alla sanificazione devono essere formati con competenze specifiche, e a occuparsi della loro preparazione sono preposti enti specializzati, aziende del settore e istituzioni pubbliche. Nel settore pubblico, la formazione degli operatori della sanificazione è regolamentata da normative nazionali e regionali. Organismi come le ASL, enti sanitari locali e istituti specializzati offrono corsi mirati che coprono aspetti come l’utilizzo corretto dei prodotti disinfettanti, le tecniche di sterilizzazione avanzate e il rispetto delle procedure igienico-sanitarie. In molti casi, i corsi sono riconosciuti da ministeri e associazioni di settore, garantendo agli operatori una certificazione valida per lavorare in ospedali, ambulatori e altre strutture sanitarie pubbliche. Inoltre, le stesse aziende che gestiscono gli appalti per la pulizia ospedaliera spesso erogano corsi di

aggiornamento per mantenere gli standard elevati. Le strutture sanitarie private adottano spesso un approccio alla formazione diverso, organizzando percorsi interni per il proprio personale. Ospedali e cliniche si affidano a società specializzate nella sanificazione, le quali garantiscono che i propri dipendenti abbiano le competenze necessarie per operare in ambienti sensibili.

In questi casi molti operatori vengono formati direttamente dalle aziende di pulizia attraverso programmi certificati, che possono includere l’utilizzo di nuove tecnologie, come macchinari di sterilizzazione e metodologie per la decontaminazione.

Inoltre, alcune strutture sanitarie private collaborano con esperti del settore per fornire aggiornamenti periodici al personale.

COMPETENZE NECESSARIE

Gli operatori specializzati nella sanificazione ospedaliera devono possedere una serie di competenze tecniche e pratiche.

Ecco le principali:

Conoscenza delle normative sanitarie: devono essere aggiornati sulle regolamentazioni in materia di igiene e sicurezza, comprese le direttive ministeriali e le procedure ospedaliere specifiche.

Utilizzo corretto dei prodotti: è fondamentale conoscere le proprietà e gli effetti dei diversi disinfettanti e detergenti, nonché il loro impiego sicuro per evitare contaminazioni o danni alle superfici.

Tecniche di sanificazione avanzate: oltre alla pulizia tradizionale, gli operatori devono padroneggiare metodi come la steriliz-

zazione con dispositivi a vapore, l’uso di lampade UV e la sanificazione ad alto livello per aree critiche come sale operatorie. Attenzione ai dettagli: la precisione è essenziale per evitare errori che potrebbero compromettere l’igiene del reparto o la sicurezza dei pazienti. Resistenza fisica e gestione dello stress: il lavoro può essere fisicamente impegnativo e svolto sotto pressione.

Capacità di collaborazione: gli operatori lavorano a stretto contatto con personale medico e infermieristico, quindi devono saper comunicare e coordinarsi efficacemente.

Discrezione e senso di responsabilità : operando in un ambiente sanitario, è fondamentale rispettare la privacy dei pazienti e avere un forte senso etico.

IL DOVUTO RICONOSCIMENTO

Concludo questo articolo con un’intervista “immaginaria” che ha l’obiettivo di mettere in luce il valore di chi lavora dietro le quinte, garantendo a tutti noi, ogni giorno, sicurezza e igiene.

Il suo lavoro è spesso invisibile agli occhi dei pazienti, ma è essenziale per la sicurezza di tutti. Qual è la sua principale responsabilità?

Il nostro ruolo passa spesso inosservato, ma è vitale per la prevenzione delle infezioni ospedaliere. La mia responsabilità principale è garantire che ogni ambientedalle sale operatorie alle stanze dei pazienti - sia perfettamente igienizzato. Lavoriamo

con protocolli rigorosi per eliminare germi e batteri, contribuendo alla salute di chi è ricoverato.

Quali sono le principali sfide che affronta quotidianamente?

La più grande sfida è rispettare gli alti standard di igiene richiesti, specialmente in un contesto dove i tempi sono stretti e i reparti devono essere sempre operativi. Inoltre, il rischio di contaminazione è sempre presente, quindi dobbiamo essere estremamente attenti e precisi. Un’altra difficoltà è il carico di lavoro, che può essere intenso, ma sappiamo di essere una componente chiave del sistema sanitario.

Quanto è importante la formazione per il suo lavoro?

La formazione è un aspetto fondamentale. Siamo costantemente aggiornati sulle nuove tecniche di sanificazione e sull’uso corretto dei prodotti. La formazione ci aiuta a prevenire rischi e a garantire un ambiente sicuro per tutti. Non si tratta solo di pulire, ma di farlo con un metodo che assicuri la massima sterilità possibile.

C’è qualcosa che vorrebbe far sapere alle persone sul suo mestiere?

Vorrei che si comprendesse quanto il nostro lavoro sia importante per il benessere di tutti. Spesso si pensa solo a medici e infermieri, ma senza una pulizia accurata, l’ospedale non sarebbe un luogo sicuro. Siamo parte di un team che, insieme, lavora per proteggere la salute dei pazienti.

PULIZIA VETRI SENZA SFORZO

Pulire i vetri in modo semplice ed efficace è possibile grazie al vello vetri in microfibra proposto da Essecinque. Ideale per superfici come finestre, specchi e vetrate, questo strumento si utilizza insieme a un telaio in plastica o a uno snodabile in alluminio. La microfibra garantisce un risultato senza aloni né pelucchi, scivola con facilità e non graffia, anche sulle superfici più delicate. Il vello può essere usato con qualsiasi detergente per vetri ed è dotato di una chiusura a strappo che assicura stabilità e aderenza perfetta al supporto. Oltre al classico telaio in plastica, è disponibile un’alternativa in alluminio leggero con snodo girevole, pensata per seguire i movimenti dell’operatore e rendere la pulizia più agile. L’impugnatura è comoda, sicura e compatibile con aste telescopiche, permettendo di raggiungere anche le superfici più alte senza sforzo. Il vello è disponibile nel colore bianco e blu e nella misura standard di 35 cm. Con questo sistema, la pulizia delle vetrate diventa veloce, pratica ed estremamente efficace.

Analisi degli aspetti organizzativi di un Piano di disinfestazione relativo a un presidio ospedaliero costituito da due padiglioni e alcune strutture minori

CONTROLLO INFESTANTI IN REPARTO

Nell’esporre i dettagli relativamente alla stesura di un Piano di disinfestazione al quale ho partecipato tempo fa, inizio specificando che i primi interventi vertevano sui criteri di valutazione dei prodotti, sul

loro destino ambientale e se, per ogni entità bersaglio, sussistevano risorse alternative a quelle indicate nel precedente capitolato. Per la precisione, le entità bersaglio erano, in ordine di importanza stimata dalle la-

mentele: zanzare, blatte, formiche, qualche piccione. Non è stata fatta alcuna segnalazione per quanto riguarda i roditori. Quando intervenni, esordii prendendo a prestito l’incipit di un amico ingegnere che sottolineava il fatto che ognuno di noi giudica la qualità di un volo aereo da tanti aspetti: servizio a bordo, comodità di imbarco, rispetto degli orari, pulizia di bordo, cortesia degli assistenti e via discorrendo, ma dà per scontato che i piloti siano all’altezza delle loro mansioni, che l’aereo sia in perfette condizioni di volo, che i serbatoi abbiano il carburante necessario per la tratta da percorrere e che i pneumatici siano alla giusta pressione. Perciò va dato per scontato che i tecnici coinvolti siano tecnicamente preparati e ci si è limitati in questo contesto ad analizzare i flussi di informazione, il rafforzamento dell’immagine professionale del team addetto alla disinfestazione e gli aspetti organizzativi, qui di seguito elencati: • itinerari di lavoro;

• giorni, orari e tempi di percorrenza e tempi di lavorazione;

• programmi di lavoro chiaramente esplicitati in una modulistica semplice consultabile dagli interessati;

• un coordinatore reperibile dei servizi e il referente della direzione sanitaria e del provveditorato;

• flussi di informazione in tempo reale compresi i risultati di autocontrollo - monitoraggio ed eventuali segnalazioni;

• proposte migliorative in corso d’opera fornite al solo referente della direzione sanitaria in modo riservato e all’ufficio del provveditorato per le verifiche contrattuali;

• protocolli per la gestione delle emergenze.

Esaminiamoli a volo radente: gli itinerari di lavoro con indicazione dei giorni, degli orari e dei tempi di percorrenza e di lavorazione stimati sono parametri di valutazione di un’offerta misurabili e quindi mi sembra indispensabile definirli nel capitolato e/o disciplinare.

I programmi di lavoro dovrebbero contemplare dei planning con gli sviluppi temporali annuali con un delta settimanale e un codice alfa-numerico abbinato a un colore in grado di indicare il parassita bersaglio e la tipologia di intervento, il che rende facile la rendicontazione dei lavori svolti e il punto nave. Una formalizzazione simile potrebbe sinteticamente dare indicazione dei risultati degli autocontrolli. In questo caso potrebbe essere utile impostare un delta temporale settimanale.

RIDURRE LA BUROCRAZIA

Io suggerii di semplificare al massimo i dati dei monitoraggi e controlli. Non tutti furono d’accordo e la tesi della precisione burocratica prevalse, per cui i report restarono zeppi di dati. Non voglio sembrare esageratamente critico nei confronti di tale metodo, ma io credo

ENTITÀ INFESTANTI RILEVATE

INFESTANTE TIPOLOGIA DI INFESTAZIONE

Zanzare Nessuna identificazione entomologica ufficiale. Dato il periodo di attività, concentrato nelle ore serali, si è supposto trattarsi di Culex sp

Blatte Blattella germanica concentrata nelle aree alimenti e Blatta orientalis nelle aree dei rifiuti provenienti dalle tombinature

Formiche Presenze nelle aree alimentari (probabilmente Linepithema humile) e alcuni formicai nella aree a verde

Piccioni Voli occasionali senza aree di nidificazione

nella leggibilità dell’informazione in tempi brevi. Ricordo il cruscotto di una mia automobile in cui torreggiava un enorme cerchio rosso che in caso di anomalia grave lampeggiava accompagnato da un cicalino d’allarme. Se ciò fosse accaduto avresti dovuto fermarti e successivamente indagare sulla natura del guasto.

A sostegno della mia tesi riportai anche, in maniera rimaneggiata, una massima di Giuseppe Mazzini: “Le informazioni sono come certe piante che danno veleno o rimedi a seconda di come si utilizzano”. Nemmeno Mazzini riuscì a vincere la burocrazia. Ho insistito nel dire che i funzionari addetti ai controlli avevano altri compiti oltre quello di leggere i report, ma non c’è stato niente da fare.

Un buon modo per semplificare i moduli e renderli di più efficace e facile consultazione consiste nel segnalare i soli punti fuori norma che necessitano di interventi complementari e nel riportare i dettagli che spiegano i motivi per cui sono fuori norma. Seguendo questo mio ragionamento sottoposi una mia proposta che suscitò non poche perplessità sia nelle funzioni ospedaliere sia in chi rappresentava le ditte concorrenti e riguardava l’aggiornamento dei servizi anno per anno. Da notare che l’affidamento era pluriennale ma la realtà era soggetta alle modifiche in relazione allo

svolgimento dei servizi contemplati dallo stesso capitolato. Questa tesi era avvalorata da una mia corretta interpretazione del sistema HACCP anche fuori dalla filiera alimentare che contempla e sottolinea l’importanza degli aggiornamenti. Affermavo la necessità di adeguare i disciplinari e i programmi della ditta aggiudicataria ai risultati ottenuti rispettando il montante ore, ma aggiustando il tiro e raffinando i trattamenti. Questa proposta piacque, ma dati i tempi stretti fu deciso di metterla all’ordine del giorno alla successiva riunione (quindi allo scadere del mandato).

L’IMPORTANZA DELLA ROTAZIONE

Colgo l’occasione per sottolineare due aspetti, il primo è l’adozione di trappole per zanzare da utilizzare nelle realtà alberghiere dell’ospedale a rotazione e il corretto uso di un monitoraggio murino con postazioni di sicurezza caricate con esca virtuale. Anche questa tecnica contemplava la rotazione dei punti esca nelle aree ritenute di volta in volta sensibili.

Quanto ipotizzato può valere per ogni tipo di servizio, ma in un complesso ospedaliero mi sembra particolarmente adatto sia perché il committente è costituito da personale di particolare preparazione sia perché il contesto in cui si opera ha delle implicazioni igienico-sanitarie assai delicate.

La presenza di questi infestanti nel contesto sanitario, pur non rappresentando un’emergenza medica grave, va combattuta attraverso misure preventive efficaci per un ambiente ospedaliero sicuro per tutti

PIDOCCHI E PIATTOLE

Nonostante l’immaginario collettivo associ queste infestazioni a contesti di marginalità o scarsa igiene, pidocchi e piattole possono rappresentare una minaccia anche all’interno degli ospedali, ambienti che dovrebbero garantire alti standard di pulizia e sicurezza sanitaria. La presenza di questi parassiti in strutture sanitarie è un problema ancora poco affrontato, ma non per questo trascurabile.

Secondo i dati pubblicati da alcuni studi epidemiologici europei, le infestazioni da pidocchi del capo (Pediculus humanus capitis) in contesti sanitari si presentano in circa lo 0,5-1% dei ricoveri di lunga durata, soprattutto nei reparti geriatria, psichiatria e assistenza a lungo termine. I pidocchi del pube, anche detti piattole (Pthirus pubis), meno comuni, ma altrettanto problematici, vengono riscontrati in ambienti dove i pazienti condividono biancheria, letti o hanno

contatti ravvicinati con altre persone infestate.

FATTORI DI RISCHIO

Le strutture sanitarie sono ambienti complessi in cui convivono pazienti, operatori, visitatori e personale ausiliario. Sebbene non siano ambienti “tipici” per le infestazioni da ectoparassiti, diversi fattori possono aumentare il rischio di trasmissione: i pazienti ospedalizzati per lunghi periodi in ricoveri prolungati, specialmente se anziani o non autosufficienti, possono essere meno in grado di curare la propria igiene personale. La promiscuità e condivisione di oggetti personali come pettini, asciugamani, cuscini o lenzuola non adeguatamente disinfettati può facilitare la trasmissione dei parassiti.

I contatti ravvicinati tra pazienti e personale in alcune unità, come quelle psichiatriche o

per disabili gravi, nelle quali il contatto fisico è frequente e necessario, aumentano le possibilità di infestazione.

Persone immunodepresse, con scarsa igiene o senza fissa dimora (spesso ricoverate in reparti d’urgenza) possono essere inconsapevoli portatori di pidocchi o piattole. Infine, anche una scarsa sorveglianza e prevenzione può favorire l’infestazione: in molte strutture non è prevista una regolare ispezione del cuoio capelluto o del corpo, se non in presenza di sintomi evidenti.

DIFFERENZE E CARATTERISTICHE

I pidocchi sono insetti di piccole dimensioni (2,5 - 3,5 mm), la femmina è leggermente più grande del maschio. Sono di colore marroncino - grigiastro chiaro, non presentano le ali, hanno le zampe corte e modificate con unghie a uncino per potersi attaccare ai peli e ai capelli. Presentano

GIACOMO TORRENZI

un apparato boccale pungente succhiante come del resto le forme giovanili. Le infestazioni da pidocchi si manifestano principalmente con prurito intenso, dovuto alla reazione allergica alla saliva del parassita. In alcuni casi, possono esserci escoriazioni cutanee, infezioni secondarie e, nei soggetti con infestazioni croniche, linfoadenopatie. Per quanto riguarda le piattole, gli esemplari adulti sono grandi 2 - 3 mm. La forma del corpo è arrotondata, con sei zampe uncinate, testa ovaloide con due grandi antenne laterali e corpo munito di escrescenze pelose. Il colore è biancastro, quasi vetrificato. Sono state notate varianti cromatiche di “adattamento” alle varie etnie della specie umana.

Il prurito si localizza soprattutto nella regione pubica, ma può estendersi ad altre aree pilifere. La diagnosi si effettua visivamente, cercando i parassiti adulti o le lendini (uova) attaccate ai peli o ai capelli.

TECNICHE DI LOTTA

I pidocchi possono sopravvivere per 2448 ore lontano dal corpo umano; perciò, è fondamentale impiegare tecniche di sanificazione ambientale per eliminare questi infestanti da lenzuola, vestiti, asciugamani, federe, che vanno lavati in lavatrice ad almeno 60 °C. Spazzole e pettini devono essere immersi in acqua calda (almeno 60 °C) per 10 - 15 minuti.

Gli oggetti non lavabili devono essere sigillati in sacchetti di plastica per 2 settimane, tempo sufficiente perché pidocchi e lendini muoiano.

La rimozione dei pidocchi dal corpo avviene tramite trattamenti farmacologici topici o orali. I principali principi attivi includono: permetrina 1%, il trattamento più comune per pidocchi del capo e del corpo, che viene applicata localmente e lasciata agire per circa 10 minuti prima del risciacquo; Malathion 0,5%, un insetticida

organofosforico efficace anche in presenza di resistenza alla permetrina; Ivermectina (orale o topica), utile nei casi resistenti o nelle infestazioni massicce; piretrine naturali + piperonil butossido, disponibili in shampoo e lozioni, sono efficaci ma meno raccomandate in caso di resistenza.

Dopo il trattamento, è importante rimuovere manualmente le lendini con un pettine a denti fitti e ripetere l’applicazione dopo 7 - 10 giorni.

Da sottolineare come sia fondamentale il ruolo della prevenzione, adottando protocolli specifici per la sorveglianza delle infestazioni. Questi dovrebbero includere valutazioni dermatologiche all’ingresso per i pazienti a rischio, procedure rapide di isolamento e trattamento, formazione del personale sanitario per il riconoscimento precoce, collaborazione con i servizi igienico-sanitari per garantire la disinfezione degli ambienti.

GEAM Gestione Ecologica Ambientale

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