CASA&CLIMA #75

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Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

CERTIFICAZIONE LEED PLATINUM PER IL PRYSMIAN HQ

ISSN: 2038-0895

N. 75 I Anno XIII I OTTOBRE 2018 I Bimestrale

NZEB IN ITALIA Pochi, ma buoni? CONTRATTI EPC Applicazione in ambito pubblico WORK IN PROGRESS Riflessioni di metà cantiere DENTRO L’OBIETTIVO Cinque piani di X-Lam SISTEMI FOTOVOLTAICI Minimizzare i rischi

E-MOBILITY Ricaricare in condominio

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010 Organo ufficiale

TAMPONATURE Progettazione antisismica e riqualificazione energetica



L’ACQUA È FONTE DI VITA. Basta questa ragione per fare dell’acqua sanitaria la nostra più grande priorità. L’acqua è il bene più prezioso sulla Terra. Ecco perché Viega accetta la propria responsabilità di leader del mercato ponendo l’igiene dell’acqua sanitaria al centro dei suoi obiettivi, affrontando ogni giorno le sfide per migliorare i sistemi di installazione. Attraverso un programma di formazione di altissimo livello Viega favorisce uno scambio di conoscenze specialistiche, sia in termini normativi sia di tecnica d’installazione. Viega. Connected in quality.

viega.it/Chi-siamo



BIMESTRALE Organo ufficiale di:

Comitato consultivo Carla Tomasi (Finco) Angelo Artale (Finco) Giorgio Albonetti (Quine) Marco Zani (Quine) Comitato scientifico Antonio Arienti (Aif) Cesare Boffa (Fire) Gianfranco Borsatti (Anfus) Sergio Fabio Brivio (Finco) Francesco Burrelli (Anaci) Paolo Cannavò (Fecc) Riccardo Casini (Unicmi) Davide Castagnoli (Anacs) Innocenzo Cipolletta (Aifi) Italo Cipolloni (Anisig) Daniela Dal Col (Anna) Gianluca De Giovanni (Assofrigoristi) Caterina Epis (Fondazione Promozione Acciaio)

Nicola Antonio Fornarelli (Acmi) Fabio Gasparini (Assites) Potito Genova (Assobon) Gabriella Gherardi (Aises) Donatella Guzzoni (Sismic) Iginio Lentini (Union) Giuseppe Lupi (Aipaa) Antonio Maisto (Assoverde) Carlo Miana (Assoroccia) Laura Michelini (Anfit) Fabio Montagnoli (Pile) Francesco Morabito (Assografene) Daria Pasini (Archeoimprese) Paolo Pastorello (Restauratori Senza Frontiere) Marco Patruno (Fisa) Massimo Poggio (Fias) Carmine Ricciolino (Aiz) Walter Righini (Fiper) Marcello Rossetti (Aicap) Kristian Schneider (Ari) Angelo Sticchi Damiani (Aci) Daniele Succio (Anipa) Paolo Taglioli (Assoidroelettrica) Eleonora Testani (Ancsa) Bruno Ulivi (Ait)

Fondata da Andrea Notarbartolo

IN QUESTO NUMERO

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Grafica e Impaginazione Grupo Asís

WORK IN PROGRESS

6 NOVITÀ PRODOTTI

36 Ri-costruire nel

Pubblicità Quine Srl 20141 Milano - Via G. Spadolini, 7 - Italy Tel. +39 02 864105 - Fax +39 02 70057190 - dircom@quine.it Traffico, Abbonamenti, Diffusione Rosaria Maiocchi Editore Quine srl - www.quine.it Presidente Giorgio Albonetti Amministratore Delegato Marco Zani Direzione, Redazione e Amministrazione 20141 Milano - Via G. Spadolini, 7 - Italy Tel. +39 02 864105 - Fax +39 02 70057190 e-mail: redazione@quine.it Servizio abbonamenti Quine srl, 20141 Milano – Via G. Spadolini, 7 – Italy Tel. +39 02 864105 – Fax +39 02 70057190 e-mail: abbonamenti@quine.it Gli abbonamenti decorrono dal primo fascicolo raggiungibile. Costo copia singola: euro 2,30 Stampa Aziende Grafiche Printing Srl - Peschiera Borromeo (MI) Casa&Clima è stampata su carta certificata Chlorine Free Iscrizione al Tribunale di Milano N.170 del 7 marzo 2006. Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010 Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n. 12191 Responsabilità Tutto il materiale pubblicato dalla rivista (articoli e loro traduzioni, nonché immagini e illustrazioni) non può essere riprodotto da terzi senza espressa autorizzazione dell’Editore. Manoscritti, testi, foto e altri materiali inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Tutti i marchi sono registrati. INFORMATIVA AI SENSI DEL D.LGS 196/2003 Si rende noto che i dati in nostro possesso liberamente ottenuti per poter e ettuare i servizi relativi a spedizioni, abbonamenti e similari, sono utilizzati secondo quanto previsto dal D.Legs.196/2003. Titolare del trattamento è Quine srl, via G. Spadolini 7, 20141 Milano (info@quine.it). Si comunica inoltre che i dati personali sono contenuti presso la nostra sede in apposita banca dati di cui è responsabile Quine srl e cui è possibile rivolgersi per l’eventuale esercizio dei diritti previsti dal D.Legs 196/2003.

© Quine srl - Milano Associato Anes Aderente

IN COPERTINA w w w. c a s a e c l i m a . c o m

costruito: riflessioni di metà cantiere

14 TECH

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Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE

CERTIFICAZIONE LEED PLATINUM PER IL PRYSMIAN HQ

di Davide Gigli

OSSERVATORIO NZEB

ISSN: 2038-0895

N. 75 I Anno XIII I OTTOBRE 2018 I Bimestrale

NZEB IN ITALIA Pochi, ma buoni? CONTRATTI EPC Applicazione in ambito pubblico WORK IN PROGRESS Riflessioni di metà cantiere DENTRO L’OBIETTIVO Cinque piani di X-Lam SISTEMI FOTOVOLTAICI Minimizzare i rischi

22 Nearly Zero Energy Building in Italia: pochi, ma buoni?

DENTRO L’OBIETTIVO

40 Cinque piani di X-Lam di Andrea Costa

a cura di Silvia Martellosio

44 Imparare dalla Terra stimola i sensi

MOBILITÀ ELETTRICA

26 E-mobility: ricaricare in condominio

di Maruska Scotuzzi

ENERGY PERFORMANCE CONTRACT

30 Contratti EPC, come vengono applicati nella Pubblica Amministrazione?

di Alfredo Ingletti, Stefano Luca Possati, Roberta di Stefano e Monica Veninata

E-MOBILITY Ricaricare in condominio

Poste Italiane Spa – Posta target magazine – LO/CONV/020/2010

Hanno collaborato a questo numero Andrea Costa, Roberta di Stefano, Davide Gigli, Alfredo Ingletti, Fabio Minchio, David Moser, Paolo Pinamonti, Stefano Luca Possati, Patrizia Ricci, Maruska Scotuzzi, Paolo Taglioli, Giuseppe Velluto, Monica Veninata, Giacomo Zennaro

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4 EDITORIALE

Direttore responsabile Marco Zani Redazione Alessandro Giraudi, Silvia Martellosio, Vanessa Martina, Federica Orsini, Eleonora Panzeri redazione.casaeclima@quine.it

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OTTOBRE 2018

TAMPONATURE Progettazione antisismica e riqualificazione energetica

Organo ufficiale

SERVIZIO A PAGINA

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CHIUSURE VERTICALI

CASE STUDY

54 Tamponature: soluzioni

48 La certificazione

LEED applicata alla progettazione del Prysmian HQ di Milano a cura della redazione

di Fabio Minchio, Giuseppe Velluto e Giacomo Zennaro

innovative per la protezione antisismica e la riqualificazione energetica di Patrizia Ricci

INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO

60 Minimizzare i rischi

dei sistemi fotovoltaici di David Moser

ASSEMBLEA ASSOIDROELETTRICA

68 Analisi costi-benefici connessi al settore idroelettrico italiano

54

60

a cura di Paolo Pinamonti e Paolo Taglioli


EDITORIALE

Alcune necessarie riflessioni sulla sorveglianza di mercato

ANGELO ARTALE, Direttore Generale Finco

Se il decreto sulla revisione delle detrazioni fiscali in edilizia fosse confermato verrebbero favoriti lavoro nero e prodotti low cost

A

lla luce degli obiettivi della SEN e della definitiva approvazione da parte del Parlamento europeo dell’Energy Performance of Building Directive (EPBD), con la quale vengono stabiliti gli obiettivi dell’Unione in termini di efficientamento delle prestazioni energetiche degli edifici e le modalità operative attraverso le quali gli Stati Membri dovranno perseguirli, non c’è dubbio che il tema dell’efficienza energetica è divenuto fondamentale. In questo quadro assume ulteriore importanza anche l’aspetto della sorveglianza di mercato, tema piuttosto latitante nel nostro Paese. Nel campo dei serramenti, ad esempio, le aziende produttrici dell’Est Europa godono di numerosi vantaggi rispetto alle imprese italiane, anche al netto di un costo della manodopera che risulta alquanto inferiore a quello pagato dai nostri produttori. Tra i vantaggi competitivi è nodale la detassazione sui prodotti esportati e installati in Italia presso i privati. Spesso tali produzioni dell’Est Europa sono situate nelle cosiddette ZES (Zone Economiche Speciali), dove usufruiscono di finanziamenti comunitari a fondo perduto e di considerevoli agevolazioni fiscali. Il risultato finale è un prezzo di prodotto molto attraente che invoglia il consumatore finale a scegliere un produttore estero dimenticando, tra l’altro, che è molto difficile intervenire in caso di problemi che possono verificarsi successivamente alla posa in opera. I prodotti esteri non sono soggetti alle stringenti normative cui sono invece sottoposti i serramenti prodotti in Italia. Pur essendo conformi alla marcatura CE, nella maggioranza dei casi, essi non soddisfano i requisiti delle prestazioni minime previste dalle norme in vigore in Italia. Un esempio per tutti è il mancato rispetto della norma sulla sicurezza dei vetri in edilizia, obbligatoria secondo il Codice del Consumo di cui al D.Lgs 206/2005. 4

n.75   www.casaeclima.com

Non solo. Sui bonifici relativi ai bonus fiscali (Ecobonus e Bonus casa) sui lavori effettuati da produttori e rivenditori nazionali viene applicata dalle Banche o dalle Poste una ritenuta d’acconto dell’8% (ritenuta non applicata ai produttori esteri che vendono direttamente in Italia e che ricevono i bonifici sui loro conti correnti in banche situate all’estero). Tale ritenuta d’acconto è estremamente penalizzante, poiché sottrae liquidità alle aziende. Questa asimmetria di trattamento è ritenuta correttamente molto ingiusta da produttori e rivenditori italiani. I limiti di prezzo massimo che dovrebbero essere poi imposti dalla bozza del decreto sulla revisione delle detrazioni fiscali in edilizia stabiliscono valori troppo bassi per i serramenti di qualità: 350 euro al Sud e 450 euro al Nord, tutto compreso (progettazione, eventuali opere murarie, serramenti, cassonetti, scuri, posa in opera, smaltimento dei vecchi serramenti, ecc.). Se la bozza di decreto dovesse essere approvata così com’è, essa favorirà i prodotti provenienti dai paesi dell’Est, molto meno cari, (ri)stimolando inevitabilmente il proliferare della vendita in nero per poter restare sul mercato. E questo senza contare l’illogico e controproducente abbattimento dal 65% al 50% dell’Ecobonus per serramenti e schermature solari. In questo quadro non confortante dobbiamo aggiungere un’ulteriore nota riguardante il GSE, che ha bloccato il meccanismo dei Certificati Bianchi (TEE) relativi alle RVC standard per tutte le ESCO del territorio nazionale. Una delle ragioni è la pretesa di materiale documentale mai richiesto in precedenza; richiesta che copre la mancanza di controlli in opera che il GSE doveva effettuare e che non ha mai effettuato.


Il sistema per il controllo a zone degli impianti radianti e di riscaldamento Termostati Airzone

Radiatori

Sia in riscaldamento che in raffrescamento

Pavimento radiante

Sistema RadianT365 Il sistema RadianT365 è stato sviluppato per il controllo a zone degli impianti di riscaldamento con radiatori o radianti sia in riscaldamento che in raffrescamento con gestione della deumidificazione.

Controllo totale sia da locale che da remoto grazie alla nostra gamma di termostati e al Webserver Airzone Cloud.

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info@airzoneitalia.it www.casaeclima.com    n.75

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NOVITÀ PRODOTTI

Cassonetti per avvolgibile con VMC Climapac ha sviluppato MyBox con VMC che, grazie alla sua capacità di isolamento, è in grado di migliorare l’efficienza energetica dell’abitazione e risultare ideale in interventi di riqualificazione. Grazie all’integrazione di un sistema di Ventilazione Meccanica Controllata, il cassonetto ricambia e purifica costantemente l’aria in casa, anche a finestra chiusa. Una tecnologia “due in uno” in grado di eliminare le dispersioni di calore e, al contempo, di migliorare il comfort abitativo e la salubrità dell’aria indoor.

Spifferi e muffe

Grazie al suo isolamento termico e acustico, MyBox elimina i ponti termici, gli spifferi e la condensa, contrastando le muffe e rendendo gli spazi domestici più sani e confortevoli. La trasmittanza termica certificata (con valori U=0,583 W/m2K) migliora inoltre l’efficienza dell’abitazione, contribuendo da un lato a ridurre le spese di riscaldamento e raffrescamento dell’edificio, e dall’altro a migliorare la classificazione energetica, con conseguente aumento del valore immobiliare.

Dal 17 al 20 ottobre BTicino partecipa all’edizione 2018 del Saie di Bologna con diverse novità che interessano la casa connessa, l’automazione dell’edificio e l’IoT. Prima di tutto la linea Living Now sarà presentata al pubblico dei professionisti dell’edilizia. Elegante e tecnologicamente avanzata, con pochi e semplici passi consente di trasformare un impianto tradizionale in un impianto smart senza cambiare le normali abitudini di cablaggio.

Programma per gli oggetti connessi

In ambito IoT BTicino presenta Eliot, il suo programma per lo sviluppo di soluzioni connesse e interoperabili, studiato per portare benefici agli utilizzatori, siano essi professionisti o consumatori. Eliot coinvolge numerose famiglie di prodotti, a partire dal termostato connesso Smarther, il videocitofono connesso Classe 300X o il Salvavita connesso. Quest’ultimo, con una semplice interazione con uno smartphone, consente di richiudere a distanza l’interruttore intervenuto in modo intempestivo per un fulmine o un disturbo sulla rete, essere informati ovunque sul funzionamento dell’impianto o comandare l’interruttore differenziale da remoto. Collegate al programma Eliot sono anche le nuove stazioni di ricarica dei veicoli elettrici Green’Up. Di particolare attualità, le colonnine sono ideali per ogni tipo di applicazione, dagli ambienti residenziali ai luoghi pubblici del terziario, e integrano la possibilità di controllare e gestire da remoto la ricarica del veicolo attraverso smartphone, tablet o PC, grazie all’applicazione dedicata.

Soluzioni per il terziario

Attraverso il filtro F7 in dotazione, il cassonetto permette inoltre di immettere continuamente aria nuova in casa, purificandola sia dalle sostanze nocive provenienti dall’esterno – pollini, batteri, polveri sottili PM10 e PM2,5 – sia da quelle che ogni giorno vengono prodotte all’interno degli ambienti domestici, come VOC o esalazioni di sostanze chimiche. Attraverso lo speciale scambiatore entalpico a doppio flusso controcorrente, infine, il cassonetto permette di recuperare fino al 90% del calore dell’aria in uscita, riducendo considerevolmente i costi in bolletta.

Il Saie è l’occasione per BTicino di presentare anche le interfacce touch per il mondo degli hotel, nate per ottimizzare e migliorare la gestione della camera da parte degli ospiti. Un attento studio delle modalità di utilizzo ha consentito di realizzare funzioni touch intuitive. Pannelli fuori porta, tasche per badge, sonde di temperatura, comandi scenari sono esteticamente trasversali alle serie Axolute, Livinglight e Living Now e ordinabili direttamente a catalogo nelle tonalità nero e bianco (altre tonalità e icone particolari sono ordinabili tramite il software di personalizzazione). Sempre nell’ambito del terziario, le soluzioni per il settore sanitario presenti presso lo stand, che spaziano dalle travi testaletto all’innovativo sistema di chiamata, permettono di realizzare impianti di gestione e supervisione con comunicazione visiva e acustica. Infine, per il monitoraggio e la supervisione degli impianti, il sistema EMS (Energy Management System) BTdin, consente di conoscere i consumi all’interno di un edificio per monitorare l’efficienza energetica. Tutti i dispositivi del sistema di supervisione EMS BTdin occupano un solo modulo (il modulo di stato è così compatto da avere un ingombro di soli 9 mm) e consentono quindi di limitare al massimo lo spazio nel quadro.

www.climapac.it

www.bticino.it

Aria pulita

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Infrastrutture elettriche e digitali per l’ambiente costruito 4.0

n.75   www.casaeclima.com


La prima pompa di calore aria-acqua monoblocco ad R32 THERMA V Monoblocco è una soluzione sostenibile per il riscaldamento grazie all’introduzione del refrigerante ecologico R32 e all’utilizzo di fonti rinnovabili come l’energia termica disponibile in ambiente. Il nuovo compressore Scroll ad iniezione di vapore garantisce elevatissime prestazioni in caldo: 65°C d’acqua in mandata e il 100% della potenza termica costante fino a -7°C esterni. Avanguardia tecnologica e sostenibilità per un’efficienza energetica in classe A+++* e un SCOP fino a 4,45

www.lgbusiness.it

*La classe di efficienza energetica A+++ (scala da A+++ a D) sarà disponibile dal 26 settembre 2019; pertanto, fino a quella data, dovrà essere considerata A++ (scala da A++ a G) come da standard attuali.


VMC

Il monoblocco che fa respirare la tua casa

NOVITÀ PRODOTTI

Analisi di combustione smart Il nuovo analizzatore di combustione testo 300 è caratterizzato dal display SmartTouch da 5” che permette un uso particolarmente intuitivo. Il display permette non solo di vedere in HD tutti i valori misurati in un grafico o in una tabella, ma facilita anche la documentazione. E, grazie alla tecnologia SmartTouch, quando si trova in modalità standby lo strumento testo 300 è operativo con la semplice pressione di un tasto.

Resistente

Per resistere anche alle condizioni più estreme, lo strumento è dotato di display antigraffio ribassato ed è ricoperto da una pellicola protettiva intercambiabile. Quattro calamite garantiscono un fissaggio sicuro. I sensori estremamente durevoli dispongono di una diluizione automatica opzionale fino a 30.000 ppm CO.

Menù di misura

I menù sono strutturati, chiari e includono tutte le tipiche applicazioni che richiede un impianto di riscaldamento: analisi gas, tiraggio, pressione differenziale, temperatura differenziale, CO ambiente, prova di tenuta impianti gas.

Invio dei protocolli via mail

Il blocco finestra Roverplastik integra l’unità di Ventilazione Meccanica Controllata VMC, single room, in grado di garantire negli ambienti un ricambio continuo dell’aria, senza dover aprire le finestre.

Con lo strumento, i protocolli di misura con tutti i dati dei valori misurati del cliente e dell’impianto di riscaldamento possono essere creati direttamente sul posto. Il report può essere completato con i propri commenti, la firma del cliente e una o più fotografie scattate direttamente dall’analizzatore. Inoltre, se è disponibile una rete WiFi, i protocolli possono essere inviati subito in ufficio o al cliente oltre che averli memorizzati nello strumento.

Configurazioni

I clienti infine possono scegliere i sensori dello strumento testo 300 con due o quattro anni di garanzia. I clienti che registrano il loro strumento su www.testo.it ottengono un anno di garanzia in più. Oltre al sensore O2 e CO, gli strumenti sono predisposti per un terzo sensore per la misura degli NOx. Inoltre sono disponibili numerosi kit con speciale configurazione degli strumenti e accessori individuali in grado di rispondere a qualsiasi esigenza di utilizzo.

www.testo.it

Una soluzione a basso impatto, adottabile facilmente anche in caso di ristrutturazione.

Soluzioni Prestazioni Qualità Roverplastik Spa Z.I., 10 38060 Volano (TN) Tel 0464.020101 info@roverplastik.it www.roverplastik.it


Drenaggio delle acque di scarico La stazione di pompaggio Aqualift F DN 600 di Kessel è la soluzione ideale come protezione contro il riflusso per i sistemi di separazione e per il drenaggio delle acque nere o grigie degli appartamenti o dei locali interrati al di sotto del piano di riflusso. Nel caso in cui il canale fognario si trovi a un livello superiore rispetto al piano di lavoro, il sistema pompa le acque reflue al di sopra del livello di ristagno. Le acque di scarico fluiscono naturalmente verso il pozzetto di raccolta e sono spinte dalle pompe integrate SPZ 1000 tramite la curva antiriflusso verso il canale fognario. Il sistema può essere installato anche all’esterno dell’edificio interessato.

Componenti

La stazione di pompaggio comprende un pozzetto Kessel interamente in materiale plastico di diametro 600 mm e una pompa integrata per le acque di scarico grigie o nere. La pompa è controllata usando un sensore di pressione: non appena il livello dell’acqua ha raggiunto una certa quota, la pompa inizia a operare e trasporta l’acqua nella canalizzazione attraverso un condotto di mandata. Grazie al rialzo regolabile in altezza, la regolazione del livello è possibile fino a 500 mm; questo permette al sistema di essere adattato senza sforzo al livello del suolo. Il sistema è disponibile in versione singola o doppia. Come tutte le stazioni di sollevamento anche Aqualift F DN 600 è concepito come un sistema modulare con blocchi tecnici componibili e da un pozzetto. Questo garantisce un assemblaggio e una installazione semplice e rapida. Le diverse componenti possono essere combinate a

aliseogroup.com

seconda del campo d’impiego e delle esigenze di installazione. Le altezze di azionamento della pompa sono regolabili in modo variabile da 100 a 600 mm. Per la pulizia ordinaria e la manutenzione la pompa può essere facilmente rimossa senza alcun utensile grazie alla leva mono-manuale.

www.kessel-italia.it


NOVITÀ PRODOTTI

Scaldabagni con ridotte emissioni inquinanti di ossidi di azoto Nel rispetto delle nuove Direttive Erp – Energy Related Products, Bosch lancia una nuova gamma di scaldabagni ancora più efficienti e sostenibili, rinnovati nelle prestazioni e nell’estetica. Oltre alla possibilità di abbinamento al sistema solare termico, la nuova gamma si distingue per le basse emissioni di NOx, decisamente inferiori rispetto ai limiti imposti dalla legge.

Modelli a camera stagna e tiraggio forzato

Quattro i modelli a camera stagna e tiraggio forzato. Nella fascia più alta si colloca il Therm 6700i S, in commercio da gennaio 2019, disponibile con il frontale in vetro titanio temperato bianco o nero. Munito di interfaccia semplice e intuitiva, è dotato di un modulo WiFi integrato che rende lo scaldabagno controllabile da remoto tramite l’App Bosch Water. Sinonimo di comfort è il Therm 5700 S che, grazie alla sonda di monitoraggio della temperatura, garantisce acqua calda costante, senza sbalzi né interruzioni, contribuendo così a ridurre i costi energetici. Anch’esso dotato di display con regolazione touch, con l’ausilio di un accessorio può essere controllato da remoto tramite la medesima App. Efficiente, conveniente e facile da usare, Therm 5600 S è, invece, estremamente compatto e dotato di controllo manuale della temperatura dell’acqua erogata. Come gli altri modelli della gamma, anche Therm 5600 S, con apposito accessorio, è controllabile da remoto. Da esterno è infine Therm 5600 O, resistente alle intemperie grazie al dispositivo antigelo di serie. Attraverso il nuovo regolatore in vetro nero con ampio display, è possibile controllare lo scaldabagno dall’interno dell’abitazione, mentre consumi, temperature e codici di errore sono sempre sotto controllo tramite l’apposita App.

Modelli a camera aperta e tiraggio naturale

La gamma di scaldabagni a camera aperta si compone del Therm 4300 e del Therm 4200. Il primo è dotato della tecnologia di accensione elettronica tramite generatore a turbina idrodinamico che permette di risparmiare fino al 25% di gas annuo rispetto agli scaldabagni tradizionali con accensione

Therm 5700 S

elettrica. Facile da installare, Therm 4300 non necessita né di collegamenti elettrici né di batterie aggiuntive e garantisce consumi ottimizzati grazie alla modulazione continua della fiamma che adatta i consumi di gas alle reali esigenze del consumatore. Come Therm 4300, anche Therm 4200 offre un design raffinato ed è inoltre sicuro grazie al triplo sistema di sicurezza composto dal sensore di scarico fumi, dal limitatore della temperatura e dal controllo per l’interruzione dell’afflusso di gas in caso di mancata accensione o spegnimento accidentale. I consumi risultano ottimizzati grazie alla modulazione continua della fiamma per un afflusso di gas adattato alle reali esigenze di chi utilizza l’apparecchio. Inoltre, Therm 4200 è estremamente flessibile in quanto, grazie all’alimentazione a batteria, non necessita di predisposizioni elettriche.

www.bosch.com

Catalogo professionista Airzone 2018/2019 Airzone lancia sul mercato il suo nuovo catalogo per la regolazione degli impianti in un formato interattivo di nuova concezione e con importanti novità su prodotti e servizi. Tra quelle più importanti le nuove interfacce di comunicazione con le macchine sviluppate in collaborazione con i principali costruttori, totalmente riprogettate con una nuova comunicazione bidirezionale per migliorarne le performance generali, e il lancio del sistema Airzone UNO, disegnato per il controllo di unità individuali tramite termostato o app Airzone Cloud. Il supporto tecnico continua l’evoluzione della gestione a distanza con Airzone Updater, uno strumento che permette ai tecnici e ai centri assistenza Airzone di accedere in modalità remota ai sistemi installati, rilevarne le anomalie e aggiornarne i protocolli. In ultimo, è da evidenziare il formato interattivo presentato dal documento. Grazie a questa nuova tipologia di documentazione digitale sarà possibile sfogliare l’intero catalogo con un solo click e accedere a schede tecniche e approfondimenti dedicati alle differenti sezioni con link diretti al sito aziendale e al portale tecnico Myzone.

www.airzoneitalia.it/pro/ 10

n.75   www.casaeclima.com



NOVITÀ PRODOTTI

Aspiratore elicoidale da muro Gli aspiratori elicoidali da muro della serie Punto Evo di Vortice sono disponibili in 5 versioni nei diametri nominali di 100 e 120 mm per un totale di 10 modelli, tutti di colore bianco, che si differenziano per le funzioni offerte. Sono ideali per installazioni su pareti, soffitti o controsoffitti di locali di piccole o medie dimensioni per l’espulsione diretta dell’aria all’esterno o in brevi canalizzazioni. La ridotta profondità di montaggio li rende ideali per adattarsi anche quando lo spazio di installazione è limitato per la prossimità di curve a gomito (90°).

Versioni

1. Base dotati di scheda elettronica a 2 velocità. 2. Timer (T) equipaggiati di scheda elettronica per lo spegnimento ritardato del prodotto. Il prodotto è preimpostato per un tempo minimo di funzionamento di 3 minuti. È possibile regolare il timer da 3 a 20 minuti circa. L’apparecchio si avvia automaticamente subito dopo l’accensione della luce e continua a funzionare per il tempo prefissato dopo lo spegnimento della luce stessa. 3. Sensore di presenza (PIR) caratterizzati da una scheda elettronica comprensiva di sensore infrarosso di presenza in grado di attivare automaticamente l’apparecchio in presenza di persone nel proprio raggio di azione. 4. Timer Evoluto (TP) equipaggiati di scheda elettronica che permette l’accensione e/o lo spegnimento ritardato del prodotto alla velocità min. max. L’apparecchio funzionante alla velocità minima, dall’accensione della luce passa alla velocità massima dopo un tempo prefissato, che va da 0” a 120”, e torna a funzionare alla velocità minima dopo un lasso di tempo prestabilito, che va da 6’ a 21’, dallo spegnimento della luce. Questi modelli, grazie alla possibilità di programmare il funzionamento, permette la corretta aerazione dei locali anche in prolungati periodi di non utilizzo.

5. Umidostato (TP-HCS) caratterizzati da una scheda elettronica comprensiva di Timer Evoluto e sensore di umidità in grado di attivare automaticamente l’apparecchio in presenza di valori ambientali di umidità relativa eccedenti una soglia impostabile dall’installatore su quattro valori: 60%, 70%, 80%, 90% UR (70% è il valore pre-impostato in fabbrica). La scheda permette inoltre l’accensione e/o lo spegnimento ritardato alla velocità Vmin o Vmax. I motori sono a due velocità e garantiscono ridotti consumi e ridotte emissioni sonore. L’apparecchio è garantito per un funzionamento continuo fino alle 30.000h senza problemi meccanici, assicurando il costante ricambio dell’aria. Il grado di protezione (IP45) è compatibile con l’installazione nella Zona 1 dei bagni.

www.vortice.it

Database per il calcolo dei ponti termici Per aiutare i progettisti a effettuare un calcolo accurato dei ponti termici, Schöck ha sviluppato un database importabile da IRIS che contiene tutti i valori di conducibilità termica degli elementi Isokorb con le specifiche dei prodotti dell’azienda e un file .iris in cui sono stati definiti alcuni schemi di nodi precompilati e modificabili selezionando materiali, spessori e condizioni al contorno per personalizzarli e adattarli al meglio al proprio progetto. Schöck e ANIT hanno unito le loro competenze per agevolare i professionisti nella correzione dei ponti termici grazie a un software che coniuga potenza di calcolo e velocità di inserimento dati. Il database .iris si interfaccia direttamente con i software IRIS della suite di ANIT, al fine di analizzare i ponti termici agli elementi finiti, in accordo con la norma UNI EN ISO 10211. I professionisti possono in questo modo implementare i modelli di calcolo richiesti e ottenere la certificazione energetica in modo facile, sicuro e immediato. IRIS permette di visualizzare e stampare l’esito della simulazione di calcolo dei singoli ponti termici o dell’intero progetto, sia in forma grafica per evidenziare la distribuzione della temperatura, del flusso e della concentrazione di umidità relativa, sia in forma tabellare con un riepilogo delle verifiche di rischio di condensazione superficiale, di rischio muffa e del calcolo della trasmittanza 12

n.75   www.casaeclima.com

SIMULAZIONE TRATTA DAL SOFTWARE IRIS. Esempio di nodo solaio/balcone con parete/serramento

lineica. Un bel vantaggio per i progettisti che possono contare non solo sulla competenza di Schöck, ma anche sulla facilità di utilizzo dei programmi ANIT che rendono immediato il calcolo analitico.

www.schoeck.it


DEMO-RICOSTRUZIONE DI UN FABBRICATO DANNEGGIATO DAL SISMA DI L’AQUILA

®

L’Aquila – Via Fontesecco

Si tratta di un intervento di demolizione e ricostruzione senza aumento di unità immobiliari. L’edificio è un fabbricato del 1942 di sei livelli in muratura con solai in latero cemento che fino ad oggi ha mantenuto le stesse caratteristiche di quando è stato costruito. La proposta progettuale prevede di intervenire sul fabbricato ripristinando l’agibilità sismica, applicando un adeguamento normativo e migliorando l’organizzazione funzionale dello stesso. Per gli elementi di parete è stata fatta la scelta di utilizzare un unico marchio. Ciò ha semplificato la gestione dei rapporti esecutivi e ha permesso di rispettare la reale normativa di prodotto che prevede l’utilizzo di sistemi completi e certificati. Per il tamponamento esterno è stato utilizzato il blocco YTONG CLIMAGOLD che ha garantito una trasmittanza termica U =0,17 W/m2K e una permeabilità pari a 32*10-12 kg/(m s Pa). Le tramezzature interne sono state fatte con le tavelle YTONG che oltre a essere state particolarmente apprezzate per la semplicità esecutiva hanno anche permesso una notevole pulizia nelle fasi di tracciatura degli impianti. Per l’eliminazione dei ponti termici è stato applicato il pannello Multipor. Infine, scegliendo il nuovo sistema di doppia parete Ytong, si sono raggiunte anche ottime prestazioni acustiche. Per tale sistema sono stati utilizzati il blocco Y-ACU, il Blocco Y-PRO e tra essi è stato inserito in intercapedine un pannello isolante in fibra minerale. La ristrutturazione del fabbricato è opera della ZED PROGETTI SRL ( www.zedprogetti.it ) Società di Ingegneria con sede all’Aquila con esperienza ventennale e particolarmente attenta all’andamento innovativo dell’edilizia.

MATERIALI UTILIZZATI • • • •

Blocco Climagold 40cm per le murature di tamponamento; Pannello Multipor 5cm per la risoluzione dei ponti termici; Tavelle YTONG 8 e 10 cm per tramezzature interne; Sistema di doppia parete YTONG Blocco Y-ACU 12 cm; Blocco Y-PRO 10 cm; Pannello isolante in fibra minerale.

Il nuovo sistema di pareti divisorie , studiato e testato in laboratorio da Ytong, prevede la massimizzazione dell’effetto “massa-molla-massa” mediante l’uso di due murature dotate di diverso spessore e diversa densità con interposizione di un pannello isolante in fibra minerale o in fibra poliestere. I risultati di tale sistema sono notevolmente superiori rispetto a quanto testato in passato sia sulle murature in laterizio sia su quelle in cartongesso.

Xella Italia Srl | www.ytong.it | 035 45 22 272 | ytong-it@xella.com


TECH

Le traverse ferroviarie sostenibili che producono energia elettrica rinnovabile Oltre a essere realizzata con una miscela di plastica e pneumatici riciclati, Greenrail consente di integrare dispositivi piezoelettrici e solari per la produzione di energia rinnovabile

D

a oltre un secolo il settore delle traverse ferroviarie non si evolve. Un’idea innovativa, e tutta italiana, viene da Greenrail, una startup fondata nel 2012 da Giovanni Maria De Lisi e incubata all’interno di Polihub, che ha sviluppato una soluzione di traversa ferroviaria che punta sulla sostenibilità.

RIVESTIMENTO DI PLASTICA E PNEUMATICI RICICLATI Le traverse Greenrail sono costituite da un nucleo interno in calcestruzzo rinforzato e un rivestimento esterno ottenuto da una miscela di gomma ricavata da pneumatici fuori uso e plastica riciclata. Una composizione che consente, stando ai dati dell’azienda, di riutilizzare fino a 35 tonnellate di questi materiali per ogni chilometro di linea ferroviaria, contribuendo quindi a una gestione più sostenibile dei rifiuti.

COSTI MANUTENTIVI RIDOTTI AL MINIMO Il prodotto è stato inoltre progettato con una particolare cura ai dettagli tecnici, a partire da un isolamento elettrico ottimizzato e una serie di soluzioni che consentono di ridurre le vibrazioni e il fenomeno di polverizzazione della massicciata. Tutto ciò comporta una maggiore durata della traversa e minori costi legati alle manutenzioni che, stando alle stime, possono essere ridotti del 200-250% rispetto alle tradizionali traverse in calcestruzzo.

LA VERA INNOVAZIONE: POSSONO PRODURRE ENERGIA ELETTRICA RINNOVABILE Ma non è tutto qui. Oltre ad essere sostenibili e resistenti, le traverse Greenrail possono anche contribuire alla produzione di energia rinnovabile. Come? Il prodotto può integrare nella propria struttura moduli piezoelettrici, pannelli solari e sensori intelligenti. Greenrail Piezo è infatti in grado di produrre elettricità, mentre Greenrail Solar può produrre e raccogliere energia solare. Grazie poi all’integrazione di sensori intelligenti, Greenrail LinkBox consente di comunicare dati diagnostici al fine di migliorare la sicurezza dell’infrastruttura. 14

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Smart Home, dispositivo per monitorare i consumi domestici Si chiama NED lo smart meter che controlla i consumi energetici degli elettrodomestici collegandosi al quadro elettrico

L

’efficienza energetica passa anche dal controllo dei consumi domestici e da una gestione integrata dei sistemi. Un’importante novità arriva da Midori, una start up nata all’interno dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, che ha sviluppato NED, uno smart meter che monitora i consumi degli elettrodomestici. Lo fa in modo semplice: il dispositivo è infatti in grado di connettersi contemporaneamente con tutti i dispositivi di casa, senza la necessità di installare numerosi, costosi e invasivi strumenti di misura. A differenza della maggiorparte delle soluzioni di monitoraggio energetico attualmente sul mercato, composte da strumenti di misura (Smart Plug) da collegare ad ogni elettrodomestico, NED si collega facilmente al quadro elettrico di casa e tramite una sola app per smartphone permette di accedere a un’intera gamma di servizi, per scoprire il reale utilizzo dell’energia, oltre a consigli su come ridurre i consumi in bolletta.

FRUTTO DI ANNI DI RICERCA NEI SETTORI DEL MACHINE LEARNING E DATA ANALYTICS NED nasce da anni di ricerca e sviluppo nell’ambito del machine learning e del data analytics e il suo vero valore è negli algoritmi proprietari della piattaforma cloud di riconoscimento dei carichi elettrici. NED infatti analizza il consumo dell’appartamento catturato dal dispositivo di misura e ricerca le impronte elettriche che i principali elettrodomestici lasciano sul tracciato elettrico mentre sono in funzione per scoprire quando vengono utilizzati e quanto consumano.

GUASTI, MALFUNZIONAMENTI E INFORMAZIONI UTILI NED è molto più di un semplice strumento di monitoraggio perché è in grado di segnalare consumi eccessivi e anomalie elettriche, avvertire di possibili guasti degli elettrodomestici, suggerire tariffe energetiche più convenienti sul mercato o modelli più performanti di elettrodomestici.


SISTEMA COSTRUTTIVO PONTAROLO Vespaio, muro, solaio e tetto in un unico Sistema

COMFORT RISPARMIO EFFICIENZA TEMPI RAPIDI SOSTENIBILITA’ SISMORESISTENZA Le Tecnologie innovative Pontarolo permettono di progettare e costruire edifici in classe A, NZEB e PASSIVI con un ’ unica soluzione di struttura e isolamento, riducendo in questo modo i costi dovuti alla presenza di lavorazioni distinte.

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TECH

Accumulo elettrico: le potenzialità delle batterie ad acqua Dalla Stanford University una batteria al manganese-idrogeno che ha grandi potenzialità per lo stoccaggio di energia elettrica, coniugando efficienza ed economicità

L

a partita delle rinnovabili, si sa, si gioca sul terreno dell’accumulo. E non è stata ancora vinta. Le batterie agli ioni di litio, la tecnologia attualmente più diffusa, sono in grado di stoccare elevati quantitativi di energia elettrica ma scontano un prezzo ancora eccessivamente elevato. Inoltre, ci sono alcune alternative molto più economiche, rappresentate dalle batterie al piomboacido o quelle a metallo liquido che però hanno prestazioni scadenti sotto il profilo della densità energetica. La soluzione potrebbe arrivare da una nuova batteria al manganese-idrogeno, soprannominata dal team di ricercatori della Stanford University che l’ha sviluppata, batteria ad acqua.

Il prototipo di batteria al manganeseidrogeno, illustrato nello studio “A manganese–hydrogen battery with potential for grid-scale energy storage” pubblicato sulla rivista Nature Energy, è alto solo 7,6 centimetri e genera 20 milliwattora di elettricità, paragonabile ai livelli di energia delle torce a LED appese a un portachiavi. Ma siamo solo all’inizio, e i ricercatori sono convinti di poter portare questa tecnologia a un livello industriale, realizzando una batteria che potrebbe scaricarsi e ricaricarsi fino a 10.000 volte per immettere energia in rete, con una durata utile ben superiore a decennio.

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La tecnologia delle batterie a idrogeno-manganese potrebbe essere un modo per stoccare l’energia eolica o solare in modo da ridurre la necessità di bruciare combustibili fossili affidabili. Quello che abbiamo fatto è buttare un sale speciale in acqua, farci cadere un elettrodo e innescare una reazione chimica reversibile che immagazzina elettroni sotto forma di gas idrogeno

POTENZIALITÀ DI UNA TECNOLOGIA ANCORA PROTOTIPALE

Yi Cui, professore di scienze dei materiali e ingegneria alla Stanford University e responsabile dello studio

COME FUNZIONA LA BATTERIA AD ACQUA? Nella fase di carica gli ioni di manganese passano dalla soluzione al catodo, combinandosi con l’ossigeno e trasformandosi in diossido di manganese solido. Allo stesso tempo, il platino sull’anodo catalizza la

reazione di produzione dell’idrogeno dall’acqua. Nella fase di scarica, il processo si inverte. Come abbiamo già detto, la ricerca è ancora nelle fasi iniziali e il team sta già lavorando su soluzioni ancor più economiche per stimolare il solfato di manganese e l’acqua nell’esecuzione dello scambio di elettroni reversibili.


Sistemi Idronici Olimpia Splendid La soluzione impiantistica rinnovabile per il comfort residenziale FUNZIONALITÀ D’IMPIANTO IRRAGGIAMENTO A BASSA TEMPERATURA

Classe energetica ErP(1):

65%

FILTRAGGIO DELL’ARIA

DETRAZIONE FISCALE

RISCALDAMENTO VENTILATO

ACS FINO A 75°C

RAFFRESCAMENTO

SUPERVISIONE IMPIANTO DA REMOTO

COP > 4

SHERPA SHW

DEUMIDIFICAZIONE

D1

2.0 CONTO TERMICO

Scaldacqua in pompa di calore

COP > 2,6*

ACS a 65°C

Classe energetica:

gamma TERMINALI D’IMPIANTO Bi2 2 VERSIONI:

- SHERPA SHW 200 Modello standard che prevede la pompa di calore e la resistenza elettrica con serbatoio da 200l

- SHERPA SHW 300S Modello con serpentino per pannelli solari con serbatoio da 300l e resistenza elettrica

SHERPA SHW

65%

DETRAZIONE FISCALE

2.0

®

Detrazione fiscale Sherpa SHW garantisce prestazioni tali da soddisfare i requisiti in termini di riqualificazione energetica degli edifici e da permettere di beneficiare della detrazione fiscale al 65% come previsto dal DL n. 63 4 Giugno 2013 (legge di conversione n. 90 del 3 agosto 2013) e successive proroghe previste dalla Legge di stabilità 2016. Conto termico 2.0 Sherpa SHW rispetta i requisiti prestazionali per beneficiare dell’incentivo del nuovo conto termico, come previsto dal D.M. 16 febbraio 2016.

wall

(2)

Ventilconvettore INVERTER A PARETE ultraslim

CONTO TERMICO

Scaldacqua in pompa di calore ad alta efficienza Pompa di calore aria acqua SPLIT

INTEGRAZIONE FOTOVOLTAICO

Contatto per integrazione con impianto fotovoltaico che forza l’accensione ed innalza il set point della macchina. Si realizza l’accumulo dell’energia prodotta dal fotovoltaico per abbatere i costi di produzione dell’ACS e massimizzare il risparmio energetico.

ALTA EFFICIENZA

Compressore ad alta efficienza con refrigerante R134a.

GESTIONE SOLARE

Compatibile con il solare termico: l’unità può lavorare con una seconda fonte di energia come pannelli solari (gestione circolatore solare).

SMART CONTROL

Il set effettivo della pompa di calore è regolato da una curva climatica, per impedire che, in caso di aria calda prelevata dall’esterno (oltre i 25°C con acqua a 65°C, oltre i 35°C con acqua a 55°C), si possano verificare allarmi di alta pressione. La resistenza elettrica integra in automatico la temperatura del serbatoio al set desiderato qualora il set effettivo venga regolato dalla curva climatica.

PRODUZIONE DI ACS FINO A -10°C

Produzione di ACS in pompa di calore con temperatura dell’aria fino a -10°C.

Ventilradiatore INVERTER e TOTAL FLAT con pannello radiante

* Valori ottenuti con temperatura dell’aria esterna 7 °C ed umidità relativa 87%, temperatura dell’acqua in ingresso 10 °C e temperatura impostata 55 °C (EN 16147).

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Pompa di calore aria acqua split POLIVALENTE

naked

Sistemi Idronici Olimpia Splendid

Ventilradiatore INVERTER DA INCASSO con pannello radiante

Pompa di calore aria acqua split POLIVALENTE con BOLLITORE 150 L INTEGRATO

AQUADUE® CONTROL APP

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SiOS

Pompa di calore aria acqua MONOBLOCCO

gamma POMPE DI CALORE SHERPA (1) Classe di efficienza energetica stagionale per zona climatica media per temperatura di mandata 55°C; varia a seconda del modello scelto (2) Compatibilità con sistema SiOS in fase di sviluppo (3) Compatibilità con sistema SiOS limitata, per ulteriori info contattare ufficio Servizio Clienti

www.olimpiasplendid.it

DTP0762

sistemi di CONTROLLO IMPIANTO


TECH

Calcestruzzo sostenibile grazie agli scarti di legno Incorporare gli scarti di legno ai composti cementizi li rende più resistenti e idrorepellenti. Il tutto a vantaggio dell’ambiente

L

a ricerca sul calcestruzzo non si ferma. Un’importante innovazione arriva da un team di ricercatori dell’Università Nazionale di Singapore (NUS) che ha sviluppato un nuovo processo per incorporare nelle miscele di cemento e malta gli scarti di legno, per rendere i blocchi più resistenti e impermeabili. Questa soluzione potrebbe risolvere in un colpo solo sia l’esigenza di produrre calcestruzzo sostenibile, che quella di riciclare e riutilizzare gli scarti prodotti dalle industrie produttive di mobili.

SFRUTTARE LE POTENZIALITÀ DEL BIOCHAR

CALCESTRUZZO PIÙ RESISTENTE E IDROREPELLENTE E’ nell’esplorare le potenzialità commerciali del biochar, caratterizzato anche da

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ottime proprietà idrorepellenti, che il team del NUS ha scoperto che bastava aggiungere un piccolo quantitativo del composto alle miscele cementizie per ottenere un calcestruzzo molto più resistente (del 20%) e a maggiore tenuta idraulica (del 50%) rispetto ai blocchi tradizionali.

INTRAPPOLARE IL CARBONIO NEGLI EDIFICI Oltre a migliorare la resistenza delle strutture in calcestruzzo e il processo di riciclo degli scarti di legno, che altrimenti verrebbero inceneriti o dismessi in discarica, il metodo ha un ulteriore vantaggio: immagazzinare il carbonio negli edifici. Incorporare il biochar

nelle costruzioni cementizie significa evitare che queste particelle nocive vengano disperse in atmosfera.

Si possono utilizzare quasi 50 kg di scarti di legno per ogni tonnellata di calcestruzzo fabbricato. Per una ‘costruzione tipo’ a Singapore vengono impiegati in media 0,5 metri cubi di calcestruzzo al mq, il che si tradurrebbe in circa 6 tonnellate di scarti di legno riciclati per costruire un’unità di 100 mq

La segatura può infatti essere trasformata in biochar, un carbone vegetale che si ottiene dalla pirolisi di diversi tipi di biomassa vegetale e che ha dimostrato di avere una serie di benefici ambientali. Mentre la maggior parte della biomassa si rompe in 10 o 20 anni, rilasciando carbonio in atmosfera, il biochar è un materiale incredibilmente stabile e in grado di trattenere il suo carbonio per migliaia di anni. Diversi studi hanno rivelato che l’aumento della produzione globale di biochar potrebbe compensare oltre il 10% delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo nel mondo.

Kua Harn Wei, ricercatrice del progetto


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TECH

Climatizzatore ad acqua senza compressore e refrigerante Dal NUS un sistema che utilizza l’acqua come refrigerante e una tecnologia a membrana che assorbe l’umidità senza rilasciarla nell’ambiente

I

climatizzatori consumano un ingente quantitativo di energia e sono in gran parte responsabili dell’inquinamento globale. Eppure dalla loro invenzione, che risale al 1902, non si è investito molto nel cercare di migliorarli da un punto di vista di impatto ambientale. A distanza di più di un secolo, i condizionatori d’aria usano ancora compressori, si servono di refrigeranti e il loro funzionamento prevede l’espulsione di aria calda all’esterno, mentre quella interna viene raffrescata.

CLIMATIZZARE SENZA UTILIZZARE REFRIGERANTI

CONSUMI ELETTRICI RIDOTTI DEL 40% L’acqua funge da refrigerante nel climatizzatore e un’innovativa tecnologia a membrana assorbe l’umidità. Il sistema consuma circa il 40% in meno di elettricità rispetto ai condizionatori a compressore che, secondo i ricercatori, si traducono in una riduzione di oltre il 40% delle emissioni di carbonio. E il sistema non rilascia aria calda, ma scarica una corrente d’aria fredda meno umida. Per ogni litro di acqua utilizzata possono essere raccolti fino a 15 litri di acqua potabile che, sempre secondo il team, risulta molto più pura dell’acqua che esce dai rubinetti delle abitazioni di Singapore.

FUNZIONAMENTO DEL CLIMATIZZATORE INNOVATIVO Come funziona il sistema nel dettaglio? La chiave risiede nel gestire ogni attività in modo separato e in sequenza. In primo luogo, l’aria passa attraverso dei filtri di carta rivestiti con sostanze chimiche superidrofiliche, che separano l’acqua dall’aria. L’aria secca viene quindi fatta passare attraverso un sistema di contro flusso costituito da coppie di canali bagnati e asciutti. Tra il 10 e il 20% dell’aria secca passa attraverso i canali mantenuti umidi, mentre l’aria rimanente passa attraverso i canali asciutti. L’aria nei canali bagnati fa evaporare l’acqua, utilizzando il calore dei canali asciutti. L’aria che esce dall’altra 20

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parte dei canali asciutti è sia asciutta che fredda. La parte che ha attraversato i canali bagnati (e che è stata riumidificata) viene espulsa ma è raffreddata, evitando in questo modo la creazione di microclimi riscaldati, tipici dei climatizzatori tradizionali. Ogni passaggio attraverso il sistema raffredda l’aria di circa 6°C e per abbassare ulteriormente la temperatura basta ripetere il processo. Poiché l’umidità e la temperatura vengono trattate separatamente, possono essere controllate con precisione, indipendentemente l’una dall’altra. L’umidità presente nell’aria calda che viene separata quando passa attraverso i filtri può essere raccolta e riutilizzata sotto forma di acqua potabile.

PROSSIMI PASSI: AGGIUNTA DI FUNZIONALITÀ SMART Secondo i ricercatori il sistema potrebbe essere prodotto a basso costo. In questo momento il team sta lavorando sul design del prodotto per migliorarne ulteriormente la facilità d’uso e punta anche ad integrare delle funzionalità intelligenti come il monitoraggio in tempo reale dell’efficienza energetica e dispositivi che consentano di programmare e gestire il funzionamento della macchina grazie a rilevatori di presenza.

La nostra tecnologia di raffreddamento può essere facilmente adattata in tutti i climi, da quelli umidi dei tropici a quelli aridi del deserto. E il sistema può essere prodotto sia in versione residenziale sia per servire spazi commerciali

Negli ultimi anni sono stati fatti sicuramente dei passi in avanti sul fronte dei refrigeranti, spingendo sulla ricerca di alternative a basso impatto ambientale. Ma forse non è sufficiente. A credere che sia necessario un cambiamento radicale nella tecnologia alla base dei climatizzatori è un team della facoltà di Ingegneria Meccanica della National University di Singapore (NUS), capitanato dal professor Ernest Chua, che ha sviluppato un nuovo climatizzatore che non utilizza clorofluorocarburi (CFC) e consuma pochissima energia rispetto ai sistemi tradizionali. In più, produce acqua potabile sanificata.

Ernest Chua, docente della facoltà di Ingegneria Meccanica della NUS


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OSSERVATORIO NZEB

K19B. Curato dallo studio di architettura LPzR di Milano, questo edificio residenziale di nuova costruzione situato nel cuore di Milano è stato progettato per essere un edificio a energia quasi zero: l’edificio ha soluzioni tecnologiche pensate per ridurre il consumo di energia non rinnovabile, un involucro ben isolato e progettato per rendere l’edificio particolarmente efficiente e un impianto geotermico per la produzione del riscaldamento e del raffrescamento

Nearly Zero Energy Building in Italia: pochi, ma buoni? Da Enea una panoramica sulla diffusione degli edifici NZEB e sui tipi di impianti utilizzati dai progettisti. Lo stato dell’arte di un settore ancora in crescita a cura di SILVIA MARTELLOSIO

M

algrado il numero ancora limitato (circa lo 0,005%) del totale del patrimonio edilizio complessivo, in Italia si sta verificando un rapido incremento di NZEB (Figura 1). Da una prima stima effettuata da Enea e diffusa sul 7° Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica (Raee), in base ai dati

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degli edifici NZEB certificati con APE in un campione di regioni (Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Marche), gli edifici a energia quasi zero costruiti in Italia nel biennio 2016-2017 sono circa 600 secondo gli standard del Decreto requisiti minimi. Di questi l’80% di nuova costruzione e l’88% a uso residenziale. Malgrado il numero ancora


PROGETTI EUROPEI RELATIVI A FORMAZIONE DI ARTIGIANI E TECNICI SU NZEB BRICKS Coordinatore: ENEA

RISULTATI CONSEGUITI Fonte: Elaborazione ENEA su dati dei catasti APE regionali

FIGURA 1. Percentuale di casi NZEB rispetto al numero di APE rilasciati negli anni 2016 - 2017 limitato, si constata un rapido incremento di NZEB, anche e soprattutto per effetto di obblighi imposti in anticipo rispetto alle scadenze del 2019 e 2021. Ad esempio, in Lombardia la data è stata anticipata al gennaio 2016; in Emilia Romagna al 2017 per gli edifici pubblici e al 2019 per gli altri; nella provincia di Bolzano a partire dal 1° gennaio 2015, secondo la normativa locale.

Diffusa a circa la metà dei casi la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore

Tra i risultati di progetto: ■■

norme tecniche nazionali allo studio presso il CTI, partner di progetto, relative alla qualifica di varie figure di installatori nei settori dell’isolamento termico, della geotermia, dell’automazione e controllo (BACs), delle biomasse legnose e degli impianti solari;

■■

un Position Paper per la formazione nel settore, firmato all’inizio del 2017 da una quarantina di soggetti, tra cui le Regioni Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto e la provincia autonoma di Bolzano.

Conclusosi nel 2016, ha coinvolto Regioni e Province autonome, contribuendo alla definizione di standard per le diverse figure impegnate nell’efficientamento delle strutture edili e proponendo lo sviluppo di un sistema nazionale di formazione professionale specialistica, che include tecnologie chiave per gli NZEB.

TECNOLOGIE UTILIZZATE E COSTI Dai risultati dell’Osservatorio emerge inoltre che la maggior parte degli NZEB applica un set ridotto di tecnologie: cospicuo isolamento di involucro, pompe di calore elettriche (per lo più aria-acqua) e impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. Questa è la combinazione più frequente, con la variante della caldaia a condensazione abbinata a impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria. Ne consegue che il vettore elettrico risulta prevalente. Diffusa a circa la metà dei casi la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore. Irrilevante appare invece la percentuale di teleriscaldamento e l’uso di biomasse rispettivamente in ambiente urbano e rurale, anche nei climi più freddi e in presenza dei soli servizi di riscaldamento e acqua calda sanitaria. Seppure nei limiti della disponibilità e della qualità dei dati del campione esaminato, sono solo due sono i casi (in Piemonte) di NZEB con impianto di teleriscaldamento, soluzione per cui non è obbligatoria la quota di rinnovabili ed economicamente più conveniente per l’utente laddove esista già l’infrastruttura. Ad oggi l’installazione di sistemi di automazione non è osservabile attraverso i dati degli APE. Regolazione, controllo e monitoraggio del calore, della ventilazione e dell’illuminazione sono presenti in circa 1/4 dei trenta edifici per cui si dispone di dati più dettagliati, forniti all’Osservatorio ENEA da progettisti e proprietari. Ricorrente, non solo per case passive o edifici monofamiliari, la tecnologia costruttiva in legno, che consente anche realizzazioni di strutture edilizie di dimensioni rilevanti con elevate prestazioni di involucro e tempi di montaggio ridotti.

iTown Coordinatore: FORMEDIL

RISULTATI CONSEGUITI Conclusosi nel 2017, ha sviluppato moduli formativi standard, di durata minima di 16 ore (4 moduli) e massima di 40 ore (10 moduli), utilizzabili su tutto il territorio nazionale per la qualificazione/certificazione di formatori, lavoratori e artigiani. La formazione i-Town si è SEGUE A PAGINA 24

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OSSERVATORIO NZEB rivolta ai formatori presso scuole edili e realtà produttive capaci di trasferire conoscenze per: ■■

operatore edile, su coibentazione termica e acustica, forniture energetiche da fonti rinnovabili e sistemi tradizionali integrati, installazione di elementi radianti e eliminazione dei ponti termici;

■■

operatore termo-idraulico, su impianti termici, sistemi termo-solari, pompe di calore, biomasse, energia geotermica, sistemi di ventilazione, cogenerazione e trigenerazione;

■■

operatore di impianti elettrici, su sistemi elettrici ottimizzati, fotovoltaici, sistemi di illuminazione, piccolo impianti eolici;

■■

operatore elettronico, su sistemi di automazione e monitoraggio smart;

■■

carpentiere per costruzioni in legno, su coibentazione termica ed acustica, sigillatura.

Nell’arco del progetto sono stati coinvolti formatori in 37 centri di formazione di 12 diverse regioni italiane, mentre sono stati svolti direttamente corsi pilota per operatori a Torino, Vicenza, Chieti, Brescia, Cuneo, Bari, Reggio Emilia, Mogliano Veneto e Roma. Il concetti di NZEB, Passivhaus e costruzione sostenibile sono inclusi tra i contenuti culturali dei corsi per tutti i tipi di formazione (di base, processo, prodotto). Workshop e costruzione di mock-up sui prodotti sono risultate attività preferite rispetto alle lezioni.

Prof-Trac Partner italiano: CNACCP

RISULTATI CONSEGUITI Terminato nel febbraio 2018, ha sviluppato una piattaforma aperta e uno schema di formazione e qualificazione volontario per lo sviluppo professionale continuo di tecnici, architetti e amministratori edilizi coinvolti nella progettazione, realizzazione e manutenzione degli nZEB, riconosciuto nell’ambito del sistema europeo di qualificazione e di SEGUE A PAGINA 25

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NORMATIVA DI RIFERIMENTO Il concetto di edifici Nearly Zero Energy Building (NZEB) è stato introdotto dalla Direttiva 2010/31/EU (EPBD) rifusa con la precedente 91/2002. Secondo la Legge 90/2013, che recepisce tale direttiva, un NZEB è un “edificio ad altissima prestazione energetica in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ ” (la definizione della EPBD comprende anche la produzione di energia da fonti rinnovabili nelle vicinanze - “nearby”). In Italia le caratteristiche di un “edificio a energia quasi zero” sono stabilite dal DM 26 giugno 2015, Requisiti minimi degli edifici. Sono NZEB gli edifici, sia di nuova costruzione che esistenti, per cui sono contemporaneamente rispettati i requisiti prestazionali del decreto stesso e gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili dettati dal D.Lgs 28/2011 sulle rinnovabili. Come transizione verso gli NZEB, il Decreto 2015 fissa già, per gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a ristrutturazione importante di 1° livello), requisisti di prestazione in termini di energia primaria più severi del 15% rispetto ai precedenti standard e progressivamente più severi al 2017, 2019 e 2021. Lo standard NZEB italiano prevede l’inclusione di altri requisiti minimi in aggiunta al limite complessivo sul consumo di energia primaria: gli indici di prestazione termica utile da confrontare con i valori limite dell’edificio di riferimento, il coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione, l’area solare equivalente estiva per unità di superficie utile, i rendimenti degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva e di produzione dell’acqua calda sanitaria, i limiti sulle trasmittanze degli elementi disperdenti. La definizione NZEB italiana è recente, ma non ultima nel recepimento della direttiva EPBD del 2010 in Europa: ad oggi il 25% dei paesi non ha ancora provveduto a tale obbligo.

SERRAMENTI con alto potere isolante permettono un’adeguata coibentazione dell’involucro dall’ambiente esterno


aggiornamento (EQFLL). Inoltre ha offerto una serie di rimandi a strumenti di autovalutazione sulle competenze NZEB, oltre che una serie di programmi e webinar per formatori in Europa, utili a sviluppare e armonizzare schemi di formazione nazionali sugli NZEB. La piattaforma servirà da database dei formatori e professionisti (individui o organizzazioni) qualificati secondo lo schema europeo comune del progetto. È stato inoltre prodotto un documento sui requisiti minimi di formazione in materia di NZEB, disponibile sul sito.

MEnS Coordinatore: ENERGIA-DA srl, Italia

RISULTATI CONSEGUITI

ISOLAMENTO TERMICO. I pannelli in lana di vetro o minerali hanno lo scopo di rallentare la dispersione del calore attraverso le chiusure opache, sia orizzontali che verticali

Riguardo ai costi degli NZEB, da una veloce analisi, gli studi finora condotti forniscono risultati contrastanti. È evidente tuttavia che, in assenza di un approccio nel ciclo di vita dell’edificio, i tempi di ritorno dell’investimento in NZEB sono troppo lunghi (oltre la vita utile dell’edificio, in molti casi) e i costi iniziali estremamente elevati. I dati sui costi sono al momento insufficienti e necessitano di una più capillare indagine; si sono rilevati costi di 3.000-3.500 euro/mq per residenze monofamiliari e di circa 1.500 euro/mq per edifici plurifamiliari.

FORMAZIONE DI PROFESSIONISTI E OPERATORI SU NZEB In materia di formazione i diversi attori del territorio si stanno adoperando per un aggiornamento delle professionalità e delle competenze. A riguardo, manca tuttavia un orientamento nazionale. Ordini professionali di ingegneri e architetti, federazioni e associazioni di imprenditori e artigiani hanno organizzato svariate iniziative di formazione sugli NZEB. Corsi ad-hoc sono inoltre organizzati in varie università, in altre il tema è generalmente affrontato nei corsi di Fisica tecnica o Tecnica del controllo ambientale, avvalendosi per lo più di esperienze NZEB in campo internazionale. Alcuni corsi sono accessibili anche online. Importante, inoltre, il ruolo di eventi periodici e dei premi per la promozione di edifici ad alta efficienza o sostenibilità, anche se non strettamente limitati a NZEB.

In assenza di un approccio nel ciclo di vita dell’edificio, i tempi di ritorno dell’investimento in NZEB sono troppo lunghi

Progetto in corso, intende fornire e migliorare le competenze sugli NZEB di amministratori e professionisti dell’edilizia, con una serie di attività di formazione sviluppate da 9 università e 3 attori di mercato in 11 Paesi diversi, con attenzione alle questioni di genere e all’occupazione. I programmi saranno accreditati e riconosciuti attraverso l’uso del sistema di riconoscimento europeo delle competenze ECTS. La piattaforma E-Learning MEnS utilizza moderni strumenti ICT che facilitano l’interazione tra professionisti in Europa. I programmi di formazione a livello internazionale mettono in valore casi studio esemplari e promuovono i professionisti accreditati verso possibili datori di lavoro.

Fit2NZEB Partner italiano: Zephir

RISULTATI CONSEGUITI Il progetto fornirà in tema di ristrutturazione NZEB corsi pilota, programmi per scuole tecniche, programmi di specializzazione, schemi di validazione delle competenze acquisite sul luogo di lavoro, programmi di formazione dei professionisti e di informazione del grande pubblico.

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MOBILITÀ ELETTRICA

E-mobility: ricaricare in condominio La nuova regolamentazione edilizia e l’obbligo di installazione di punti di ricarica per auto elettrica nei nuovi condomini e nelle ristrutturazioni di primo livello. Aspetti tecnici, normativi e opportunità MARUSKA SCOTUZZI

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a nuova regolamentazione edilizia e l’obbligo nei nuovi edifici di installare un punto di ricarica auto elettrica condominiale offrirà molte opportunità allo sviluppo della mobilità elettrica, ma determinerà anche diverse criticità. Le nuove norme infatti riguarderanno i nuovi condomini e le ristrutturazioni di primo livello che daranno accesso alla possibilità di creare un punto di ricarica auto elettrica condominiale che potrebbe, in un futuro abbastanza prossimo, causare nuovi contenziosi in condominio. Il diritto alla ricarica del singolo condomino potrebbe, infatti, andare a scontrarsi

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con l’occupazione esclusiva di una parte in comune degli spazi condominiali. “Soluzioni di ricarica per veicoli elettrici in condominio: criticità e opportunità” è stato il tema affrontato nel corso del workshop eV-Now! organizzato in occasione dell’evento That’s Mobility, dedicato alla mobilità sostenibile, messo a punto da Reed Exhibitions Italia, in partnership con l’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, lo scorso settembre nel capoluogo lombardo. Tra i relatori: Marco Bandini, Building Manager; Arveno Fumagalli, avvocato; Anna-


TIPOLOGIE DI RICARICA

In Italia si stimano oltre 10.500 punti di ricarica: di cui indicativamente 7.750 privati (circa l’80%) e 2.750 pubblici (circa il 20% - fonte E&S Group). Nella prima metà del 2018 sono state immatricolate più di 4.120 auto ovvero +89% rispetto al 2017

Annalisa Galante, architetto e docente presso il Politecnico di Milano

lisa Galante; architetto, docente presso il Politecnico di Milano; Daniele Invernizzi, presidente Fondazione eV-Now! Per la mobilità elettrica; Massimo Canavesi, AEVV Impianti (ACEL Energie).

“Non esiste una soluzione ottimale valida per tutte le esigenze; Possiamo indicare delle linee guida per consulenti superpartes in grado di individuare di volta in volta la tecnologia migliore”. E’ quanto dichiara Daniele Invernizzi. Varie le tipologie di ricarica che, secondo le necessità, potranno essere impiegate all’interno dell’edificio.

IL QUADRO: COLONNINE ELETTRICHE DAL 2018 Tutti i Comuni entro il 31 dicembre 2017 avevano l’obbligo di adeguare il regolamento edilizio, prevedendo che il conseguimento del titolo abilitativo per i nuovi edifici fosse vincolato alla predisposizione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli. Lo impone il D.Lgs 257/2016 pubblicato in Gazzetta il 13 gennaio che, andando a modificare il Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001), stabilisce i requisiti minimi per la costruzione di infrastrutture per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per i veicoli elettrici e i punti di rifornimento di gas naturale, liquefatto, idrogeno e GPL. Tale obbligo riguarda gli edifici di nuova costruzioni a uso non residenziale con estensione superiore a 500 metri quadrati; gli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative: in questo caso, il numero dei parcheggi e di box auto dotati di colonnina non deve essere inferiore al 20% del totale; edifici già esistenti su cui sia stata effettuata ristrutturazione edilizia di primo livello che coinvolga almeno il 50% della superficie lorda e l’impianto termico. “Ciò che davvero farà la differenza - sottolinea Marco Bandini - sarà l’obbligo sulle ristrutturazioni nel contesto dei condomini esistenti; in una realtà come quella italiana, che vede il 75% della popolazione abitare in condominio (dati ANACI), su 10 posti auto, 2 dovranno, quindi, prevedere la predisposizione delle stazioni di ricarica”.

Ricarica lenta, condominiale in box privato La ricarica all’interno dei condominii ideale è intesa come “ricarica di destinazione”, ovvero dove le potenze impegnate siano abbastanza limitate: un’auto rimane in garage mediamente 8 ore e una ricarica a soli 3kW AC Monofase consente di ripristinare circa 200 km di autonomia in quel lasso di tempo.

Ricarica lenta, condominiale in stallo comune Caso 1: potenze da oltre 3kW e fino a 22kW in AC. Diversi stalli di ricarica a lunga permanenza, regolati da sistemi di pagamento e accesso. Terminato il periodo di ricarica, se il veicolo non sarà spostato, scatterà un addebito. Questo tipo di colonnine solitamente vengono installate a costi prossimi ai 2.000 - 2.500 euro.

CREDIT: Prosiel

Caso 2: colonnine ULTRAFAST oltre 22kW DC. Salendo con i costi, che possono andare dai 10 ai 25mila euro, alcuni condomini potranno permettersi delle aree di ricarica estremamente veloce (15 minuti di ricarica per circa 400 km di autonomia), che consentono una turnazione rapida e continua. SEGUE A PAGINA 28

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MOBILITÀ ELETTRICA Ricarica su area condominiale comune

INCENTIVI AL VIA

L’area condominiale comune è attrezzata come una stazione di rifornimento e prevede diverse stazioni ultra rapide accessibili anche da esterni dove la potenza di ricarica è superiore (≥ 22kW) e il tempo di permanenza del veicolo sarà breve (1h-2h max). La tecnologia viene regolata da un sistema di pagamento e una app, da card o altri sistemi di autenticazione. La potenza è scalabile: diverse auto connesse ai diversi punti, faranno scendere la potenza di ricarica.

Il recente accordo di programma tra il Ministero delle Infrastrutture e Regioni per l’installazione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche - pubblicato il 22 giugno scorso – prevede interventi strutturali per 72,2 milioni di euro con un cofinanziamento del Ministero delle Infrastrutture di 27,7 milioni di euro. Le risorse saranno erogate alle Regioni e alle Province autonome, che le utilizzeranno per la realizzazione del Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica, adottato con il Dpcm 26 settembre 2014. Regioni e Province Autonome potranno poi coinvolgere altri Enti locali o soggetti privati per la realizzazione degli interventi. E’ stata la Lombardia ad aggiudicarsi il maggior numero di risorse. A fronte di interventi previsti per 134,4 milioni di euro, il Ministero delle Infrastrutture erogherà un cofinanziamento pari a 4,3 milioni.

Il condominio ideale Unisce la generazione elettrica all’autoconsumo condominiale, con un allacciamento trifase ad alta potenza dedicato alla sola ricarica dei veicoli elettrici (totale 100kW). L’allacciamento trifase è connesso a una generazione proveniente da impianti rinnovabili installati in condominio (fotovoltaico, eolico, biomassa). Negli spazi comuni possiede decine di stazioni di ricarica scalabili ad alta potenza, dove il condomino paga per il suo servizio ed è incentivato a spostare l’auto al termine della ricarica. “Solo una previdente pianificazione durante la costruzione di un nuovo edificio abitativo, così come una puntuale informazione in sede di assemblea condominiale, sapranno essere i reali propulsori per il cambiamento dell’approccio degli italiani alla mobilità elettrica – prosegue Invernizzi. Cogliere le opportunità offerte dalla normativa e anticipare le criticità con proposte corrette ed efficaci creerà vantaggi per tutto il settore”.

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Architetto Annalisa Galante

La normativa riguarda tutti i condomini coinvolti in ristrutturazioni importanti di primo livello, che secondo il succitato decreto sono gli interventi che oltre a interessare l’involucro edilizio con un’incidenza superiore al 50% della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio, comprende anche la ristrutturazione dell’impianto termico per il servizio di climatizzazione invernale e/o estiva asservito all’intero edificio.

DIMENSIONI E… COSTI “Un punto di ricarica domestica normalmente ha una taglia di potenza che si attesta dai 3 ai 7 kW, quindi una ricarica lenta tipica dello stazionamento oltre le 4 ore - dichiara Bandini. Nel caso di un condominio, si può ragionevolmente prevedere che nei prossimi 2 anni ci sarà una richiesta di allaccio al contatore condominiale (con opportuni contabilizzatori) abbastanza contenuta, che non preveda interventi strutturali di grande portata all’impianto esistente, considerando che normalmente i contatori esistenti hanno dei margini di potenza abbastanza ampi”. Secondo Galante, l’installazione chiavi in mano di una wall box (stazione di ricarica a parete) per il garage ha costi medi che variano tra i 1.000 e i 2.000 euro. Se si considera, invece, una


RICARICA CONDOMINIALE E OPPORTUNITÀ DI ACQUISTO I risultati di un sondaggio condotto da Energy&Strategy Group che ha raccolto circa 300 risposte di utilizzatori di vetture elettriche e di persone interessate a diventarlo evidenziano come ad oggi, nel mercato italiano, la disponibilità di un punto di ricarica domestica o sul luogo di lavoro sia condizione quasi indispensabile per vincere la range anxiety e convincere un privato all’acquisto di un’auto elettrica. Soprattutto perché la rete di ricarica pubblica è considerata adeguata solo dal 10% del campione, contro il 30% che la ritiene adeguata in parte e il 60% che pensa non lo sia affatto”.

(fonte: E-Mobility Report 2018, presentato lo scorso 25 settembre dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano durante il convegno “L’Italia alla sfida della mobilità elettrica”, che ha aperto i lavori di THAT’S MOBILITY)

stazione da parcheggio esterno condominiale, dotata di un minimo di intelligenza per riconoscere chi sta facendo la ricarica (e quindi autorizzare l’erogazione dell’energia) la spesa si attesta intorno ai 3.000 euro. Le spese vengono imputate a chi usufruisce del servizio attraverso un contabilizzatore, nel caso della wall box da garage, e una bolletta diretta, nel caso di una stazione da terra su parcheggio condominiale con accesso con chiave elettronica. Il condomino che intende installare una wall box nel suo garage di proprietà privata, comunica all’Amministratore che ne prende atto e, attraverso un contabilizzatore a monte dell’impianto, determina le spese relative, compreso l’aggiornamento del Certificato di Prevenzione Incendi e ogni altro intervento che possa essere richiesto ai fini della sicurezza per i VVFF. Caso diverso per le stazioni da installare nel parcheggio condominiale. Non essendoci una legislazione di riferimento precisa occorrerà verificare caso per caso e dopo le prime esperienze in merito. Altri incentivi si avranno dai costi di una ricarica di energia. Da stime di Qualenergia, considerando un consumo medio attorno ai 14,10 kWh/100 km e utilizzando il costo al kWh dell’energia elettrica aggiornato all’ultimo trimestre così come determinato dall’AEEGSI, il calcolo è semplice: un’auto elettrica costa, solo di componente luce, 0,88 €/100 km (tariffa monoraria di 0,06243 €/kWh) o 0,84 €/100 Km (tariffa bioraria fascia F2, F3 per la ricarica notturna). Tali costi presuppongono la piena efficienza della batteria e del sistema di ricarica, senza dispersioni. Un’auto alimentata a benzina ci costa dai 5 ai 10 €/100 Km.

ECOSTAZIONE: AGEVOLARNE LA DIFFUSIONE L’intervento per consentire la ricarica elettrica dei veicoli si deve inquadrare tra le innovazioni agevolate dal legislatore grazie al D.lgs. 257/2016. “Il problema della loro installazione - precisa Galante - deve essere affrontato in modo da agevolarne la diffusione senza incorrere in meccanismi ostruzionistici che potrebbero bloccarne lo sviluppo sul nascere”. Sottolinea Galante: “La volontà e, di conseguenza, la richiesta

di uno o più condomini di collocare in condominio la stazione di ricarica va vista alla luce del combinato disposto degli art. 1102 c.c. e 1121 c.c. Il condomino o i condomini interessati dovranno sottoporre all’Assemblea condominiale la richiesta di installazione della stazione di ricarica. L’assemblea sarà tenuta a deliberare in riferimento alla concessione a loro favore di questa facoltà con la maggioranza prevista dall’art. 1136 C.C. comma 2 (maggioranza qualificata ovvero 500 millesimi e maggioranza degli intervenuti). Resta inteso che la delibera di autorizzazione implicitamente prevede la facoltà di utilizzo dell’impianto da parte degli altri condomini che vogliono aderire in un secondo tempo, partecipando alla spesa, così come previsto dall’art. 1121 c.c. comma 3. Questo caso prende in considerazione la collocazione della sola stazione di ricarica, senza che si renda necessario regolare o organizzare la sosta del veicolo che deve rifornirsi. In altre parole: i parcheggi presenti in condominio sono sufficienti a soddisfare le esigenze di tutti. Nel caso in cui, invece, si decidesse in sede collegiale di realizzare tutte le strutture cioè di destinare una parte dell’area comune per realizzare una vera e propria stazione di eco-rifornimento (completa magari anche di una tettoia fotovoltaica), si potrebbe rientrare nell’ipotesi di cui all’art. 1117 ter c.c. Questo perché parte dell’area comune precedentemente altrimenti destinata cambierebbe destinazione, assumendo la natura di ‘stazione di eco-rifornimento condominiale’. Anche in questo caso, comunque, si dovrebbe regolarne l’utilizzo attuando un sistema che dia la possibilità a tutti di usufruirne. Alla luce dell’evoluzione in corso e degli evidenti vantaggi che la e-mobility saprà introdurre, la vera questione non sarà di ordine tecnico, ma si rivela essere quella del possibile contenziosi tra il diritto alla ricarica del singolo condominio e l’occupazione esclusiva di una parte comune. Tuttavia, con regole chiare e condivise la questione saprà trasformarsi da criticità a opportunità”.

Si ringrazia per la collaborazione Annalisa Galante – architetto, docente presso il Politecnico di Milano

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ENERGY PERFORMANCE CONTRACT

Contratti EPC, come vengono applicati nella Pubblica Amministrazione?

Mentre nel precedente fascicolo di Casa&Clima ci siamo concentrati sui principi generali e gli elementi chiave dei contratti EPC, in questo articolo analizzeremo il loro inquadramento giuridico nell’ambito del Codice appalti e la loro applicazione in ambito pubblico ING. FABIO MINCHIO*, AVV. GIUSEPPE VELLUTO** E AVV. GIACOMO ZENNARO**

*Studio 3F-Engineering | **Studio Legale Gianni Origoni Grippo Cappelli Partners - Milano

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onostante richiami la tutela dell’efficienza energetica tra i propri principi fondamentali, il Codice Appalti (D.Lgs. n. 50/2016) non offre un inquadramento specifico dei contratti EPC, né della relativa modalità di affidamento. Pertanto, per poter inquadrare tale contratto in ambito pubblicistico, occorre far riferimento alla definizione prevista dal D.Lgs. n. 102/2014 e dai contenuti minimi di cui all’Allegato VIII del medesimo D.Lgs. richiamati nel paragrafo precedente. Per quanto concerne le relative modalità di affidamento, invece, occorre tenere in considerazione innanzitutto l’art. 15 del D.Lgs. 115/2008, che stabilisce il principio – condivisibile - secondo cui i contratti in esame devono essere affidati secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Come noto, i contratti EPC prevedono lo svolgimento di diverse attività e prestazioni di natura “mista”, tra cui la realizzazione di lavorazioni, la forni-

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tura di materiali e l’erogazione di servizi. Di conseguenza, per poter qualificare tale tipologia contrattuale tra le figure tipiche del Codice Appalti e definire le principali regole di affidamento dei medesimi, occorre focalizzarsi sulla tipologia di prestazione che caratterizza l’oggetto principale del contratto, con particolare riguardo non solo all’aspetto economico, ma soprattutto all’aspetto qualitativo – funzionale del medesimo. I contratti EPC prevedono tipicamente l’espletamento congiunto di prestazioni diverse, ma tutte funzionalmente volte all’erogazione del servizio di prestazione energetica e, in particolare, al raggiungimento dell’obiettivo principale del miglioramento delle prestazioni energetiche e dell’ottenimento di risparmi energetici (verificabili e misurabili). Sul punto, pertanto, vista la chiara prevalenza funzionale del predetto servizio, la dottrina maggioritaria è concorde nell’inquadrare i contratti EPC come contratti di appalto di


LE ATTIVITÀ DI PROGETTAZIONE Un tema critico legato ai Contratti EPC in campo pubblicistico è quello della progettazione. Come noto, infatti, il Codice Appalti ha sostanzialmente sancito il divieto del c.d. “appalto integrato”, stabilendo - salvo eccezioni - che nei contratti di appalto tutti i livelli di progettazione vengano predisposti dall’Amministrazione. Il recente decreto correttivo (maggio 2017) al medesimo Codice Appalti, inoltre, parrebbe aver introdotto anche con riferimento ai contratti di PPP, tra cui rientrano le menzionate concessioni di servizi, la regola secondo cui le stazioni appaltanti provvedono direttamente alla predisposizione dei primi due livelli di progettazione da porre a base di gara (progetto di fattibilità e progetto definitivo). Al privato spetterebbe quindi il compito di predisporre la (mera) progettazione esecutiva, senza poter invece predisporre, come era previsto espressamente in precedenza, anche la progettazione di fattibilità e quella definitiva (rif. artt. 180 e 181 del Codice Appalti). Tuttavia, come meglio si dirà in seguito, una restrizione di tale portata - pensata per fattispecie diverse rispetto alle iniziative in ambito EPC potrebbe paradossalmente impedire alle Amministrazioni di favorire il miglior perseguimento dell’interesse pubblico e dei risultati conseguibili nelle iniziative volte al miglioramento dell’efficienza energetica dei propri beni. Invero, ferma restando la necessità di un accurato Audit energetico da parte dell’Amministrazione, capace di definire l’ambito degli interventi e le esigenze della medesima, nel caso in cui il privato possa individuare e progettare autonomamente le soluzioni tecnologiche si potrebbe: (i) massimizzare gli interventi e i risparmi ottenibili (posto che le ESCo farebbero ragionevolmente offerte più cautelative in caso di interventi progettati da altri soggetti) (ii) evitare il dispendio di risorse da parte dell’Amministrazione (specie se si consentisse di proporre interventi alternativi in sede di gara) (iii) favorire una migliore allocazione dei rischi tra le parti e (iv) ridurre eventuali contestazioni o contenziosi derivanti dalle performance degli interventi. Pertanto, come peraltro condiviso da diversi stakeholder del settore, si reputa che sussistono adeguate ragioni, sia giuridiche che tecniche, per consentire alle Amministrazioni di prevedere, nei casi di PPP, che il partner privato provveda alle attività di progettazione, sulla base degli input e degli Audit energetici forniti dalle stesse Amministrazioni.

servizi, o, a seconda dei casi, come si dirà meglio infra, concessione di servizi.

IL PPP E LO SCHEMA CONCESSORIO Una corretta e completa assunzione in capo al partner privato (ad es. una ESCo) del rischio legato all’ottenimento del risparmio energetico, con conseguente assunzione altresì del rischio di non riuscire a recuperare gli interventi effettuati e a coprire i costi sostenuti, permette di qualificare i contratti in esame come partenariati pubblico privati (“PPP”), tra cui rientrano le concessioni di servizi. Tale argomento meriterebbe interi approfondimenti dedicati, ma, provando a sintetizzare, ci si può limitare ad osservare (senza alcuna pretesa di esaustività) che, per poter qualificare correttamente un contratto

Da un punto di vista prettamente giuridico, preme innanzitutto richiamare i principi di cui al citato Art. 15 del D.lgs. n. 115/2008, il quale, con riferimento ai contratti EPC, oltre a ipotizzare fisiologicamente un’attività di progettazione degli interventi in capo al privato, stabilisce espressamente che nelle gare per l’affidamento di tali contratti si applica il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa “anche in mancanza di progetto preliminare redatto a cura dell’Amministrazione”. In aggiunta a quanto sopra, sempre da un punto di vista giuridico, si osserva che: (a) la menzionata regola che pone, di regola, i primi due livelli di progettazione in capo all’Amministrazione è dettata per i PPP aventi ad oggetto l’esecuzione di lavori, mentre l’articolo 179, comma 3, del Codice Appalti specifica espressamente che le disposizioni previste per i lavori sono applicabili ai servizi (solo) “in quanto compatibili”, disponendo, quindi, una prima eccezione di carattere generale; (b) inoltre, anche a valle del Decreto Correttivo, è possibile rinvenire nel Codice Appalti diverse forme di PPP in cui più livelli di progettazione continuano ad essere, di regola, posti in capo agli operatori economici privati (si pensi (i) alla concessione di lavori, ex art. 3, comma 1, lettera uu, o (ii) alla la procedura di project financing ad iniziativa pubblica, ex art. 183, commi 2 e ss), o addirittura forme di PPP in cui tutti i livelli di progettazione continuano ad essere previsti in via ordinaria a carico del privato (si pensi (i) al contratto di disponibilità, ex art. 188 o (ii) alla procedura di project financing ad iniziativa privata, ex art. 183, comma 15). Dunque, alla luce delle predette considerazioni, si auspica che possa intervenire un chiarimento a livello normativo con riferimento ai contratti EPC, che permetta, una volta per tutte, di superare le predette criticità e prevedere che nei casi di PPP, secondo lo schema di concessione di servizi, sia possibile lasciare in capo agli operatori privati l’onere di individuare le misure di miglioramento dell’efficienza energetica e di curarne la relativa progettazione.

secondo lo schema concessorio (in luogo dell’appalto), è necessario allocare in capo al partner privato (i) il rischio di costruzione (i.e., il rischio legato alla corretta e tempestiva realizzazione dell’opera) e almeno uno tra (ii) il rischio di domanda (i.e., il rischio legato alla domanda del servizio da parte dell’utenza) e (ii) il rischio di disponibilità (i.e., il rischio legato alla capacità di erogare il servizio secondo i parametri qualitativi e quantitativi pattuiti). Tali principi sono stati stabiliti innanzitutto da Eurostat con la propria Decisione datata 11 febbraio 2004, in seguito sono stati progressivamente recepiti nel nostro ordinamento e, da ultimo, cristallizzati nel recente Codice Appalti (Art. 180, comma 3). I contratti EPC con le Amministrazioni si caratterizzano generalmente per l’assenza del rischio di domanda, in quanto l’Amministrazione è l’unico payer (si pensi ad esempio alla riqualificazione energetica www.casaeclima.com    n.75

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ENERGY PERFORMANCE CONTRACT

e gestione di un impianto di illuminazione pubblica) e, pertanto, occorre prestare particolare attenzione alla corretta ed effettiva allocazione del rischio di disponibilità in capo al partner privato. A tal fine, occorre quindi prevedere specifiche clausole contrattuali, in modo da assicurare che il canone versato dall’Amministrazione sia (i) retributivo dell’effettivo ottenimento dei risparmi energetici prestabiliti e della effettiva funzionalità del servizio e, di conseguenza, (ii) non dovuto in caso di totale disservizio o proporzionalmente ridotto in caso di parziale disservizio, attraverso l’applicazione di penali automatiche, che implichino il rischio per il privato di non riuscire a recuperare gli investimenti effettuati. Pertanto, in conformità al principio “no service, no fee”, nel caso ipotetico di assenza di risparmi energetici, l’Amministrazione non dovrebbe corrispondere il canone al partner privato, nonostante gli interventi di riqualificazione da quest’ultimo effettuati. Ovviamente, per poter operare in conformità ai predetti principi, occorre prestare attenzione altresì alle clausole che garantiscono una periodica e puntuale verifica dei consumi effettuati e della misurazione dei risparmi energetici generati. L’effettiva allocazione dei predetti rischi in capo al partner privato, oltre a permettere di qualificare correttamente il contratto secondo lo schema della concessione di servizi, assume particolare rilevanza (specie nell’attuale contesto economico), in quanto, secondo i principi stabiliti da Eurostat nella sopra richiamata Decisione, permette alle Amministrazioni di non iscrivere sul proprio bilancio i costi di investimento relativi agli interventi sostenuti (c.d. capex), in quanto tali costi vengono iscritti sul bilancio del partner privato, proprio in virtù della maggioranza (e rilevanza) dei rischi sostenuti dal medesimo.

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Lo schema concessorio (rispetto all’appalto), consente quindi alle Amministrazioni di effettuare interventi ed investimenti di maggiore importanza, ricorrendo a capitali privati e liberando, al contempo, eventuali risorse disponibili per effettuare interventi o investimenti diversi, ivi inclusi quelli che non consentono un’adeguata remunerazione del capitale investito per eventuali partner privati. Il tema, in ogni caso, è di assoluta rilevanza e attualità, tanto che la stessa Eurostat ha di recente pubblicato delle Linee Guida per il Trattamento Statistico degli EPC, in cui, oltre ad effettuare precisazioni importanti sulla durata e su altre caratteristiche dei Contratti EPC, ai fini di una corretta contabilizzazione degli interventi in capo al partner privato, ha ribadito la necessità che il canone versato al medesimo sia collegato al livello di prestazione energetica raggiunta.

EPC IN AMBITO PUBBLICO Un settore in cui i contratti EPC giocano un ruolo chiave è senza dubbio quello pubblico, caratterizzato specialmente in Italia dalla costante assenza di capitali ed al tempo stesso da un parco edilizio o impiantistico obsoleto. L’implementazione tuttavia dei contratti in ambito pubblico è molto complessa, perché le competenze richieste sul piano tecnico e legale richiedono sovente una struttura di supporto agli uffici delle PA (specialmente per quelle meno strutturate) che non tutti possono permettersi di attivare. La diffusione di veri contratti EPC in ambito pubblico presenta alcune criticità fondamentali legate anche alla pubblicazione del nuovo Codice Appalti, che non consentono ad oggi di classificarlo in modo definito.


Un aspetto centrale è legato all’attività di progettazione e alla sua inclusione o meno nelle attività della ESCo. Tralasciando le problematiche giuridiche sul tema, già trattate, è importante soffermarsi sul principio che sottende la stessa definizione di contratto EPC e soprattutto sulla garanzia prestazionale. E’ evidente che se una ESCo deve operare al fine di massimizzare la prestazione energetica e garantire una performance sulla quale è misurato il suo compenso, sia necessario - oltre che logico - che l’attività di progettazione definitiva ed esecutiva sia sviluppata dalla ESCo stessa. E’ vero che in questo senso parrebbe venir meno uno strumento di indirizzo e di decisione da parte della PA, ma, a ben vedere, nella procedura di gara ad evidenza pubblica si devono porre a base di gara Audit energetici specifici che delimitano il perimetro di intervento e si possono altresì fornire indicazioni su eventuali preferenze o necessità di interventi specifici da parte dell’Amministrazione. In ogni caso conta la performance garantita ed è su questo parametro che viene misurata la ESCo, la quale non opera quindi in modo incontrollato. Diversamente se la ESCo è chiamata ad operare con garanzia prestazionale secca sulla base di un progetto altrui, risulta limitata nell’esprimere la sua professionalità della massimizzazione dei risparmi, opera sulla base di valutazioni effettuate da terzi che non conoscono le capacità di investimento che il mercato può esprimere, e si trova costretta a formulare offerte cautelative. Inoltre, in caso di inadeguatezza delle soluzioni tecnologiche individuate e progettate dall’Amministrazione, con conseguenti problematiche nell’esercizio successivo delle medesime e/o under-performance, la ESCo avrebbe facile sponda per avviare contenziosi sulla base di presunti errori o mancanze progettuali purtroppo difficilmente assenti. Di fronte a questi aspetti la scelta del proporre a base di gara un progetto, oltre a snaturare di per sé lo strumento del contratto EPC, ha molti più svantaggi che vantaggi. Ciò che andrebbe in primis compreso è che sono la struttura contrattuale, i meccanismi di M&V e di calcolo del canone, oltre ad una gara ben delineata a fare la differenza nell’effettivo risultato conseguibile da un EPC. Ad oggi due sono i settori principali di applicazione dei contratti EPC in ambito pubblico: ■■ Edifici pubblici ■■ Impianti di pubblica illuminazione

Edifici pubblici Oggetto dei contratti sono riqualificazioni energetiche degli edifici (a livello impiantistico, più spesso e involucro edilizio) e la riqualificazione degli impianti di pubblica illuminazione. In entrambe i casi i contratti prevedono sempre l’attività di manutenzione e gestione oltre alla manutenzione straordinaria (sugli interventi realizzati) per tutta la durata del contratto di quanto realizzato, inclusa nel contratto. Si tratta in realtà di due fattispecie molto diverse come riscontrabile anche sul mercato. Senza dubbio gli interventi sugli edifici sono l’elemento più critico, poiché da un lato si riscontra un parco immobili obsoleto che richie-

derebbe importanti interventi a livello involucro edilizio anche per ragioni di sicurezza, senza contare le problematiche legate agli aspetti sismici e strutturali. Dall’altro tuttavia il contratto EPC si sostiene sul potenziale di risparmio a partire da baseline di consumo energetico che non sono mai elevatissime, in ragione anche delle economie di gestione e ottimizzazione dell’utilizzo degli impianti diffusesi negli anni, anche a discapito delle condizioni di comfort degli occupanti. Per questo per ottenere interventi anche sull’involucro edilizio è necessario aumentare la durata dei contratti fino a 15 anni anche, sfruttando al contempo incentivi compatibili come il conto energia termico 2.0. Sul fronte edifici le gare strutturate nella forma di EPC puro in realtà non sono così diffuse perché le amministrazioni generalmente o prediligono per molte ragioni convenzioni CONSIP (es. SIE3) oppure si affidano a schemi contrattuali, quali i contratti “servizio energia” o “servizio energia plus”, che per quanto consolidati non assicurano gli stessi risultati misurati di un EPC, lasciando molte meno capacità di controllo alle pubbliche amministrazioni. Anche queste soluzioni spesso prevedono degli investimenti all’interno del perimetro contrattuale, ma la differenza sostanziale rispetto ad un EPC è che in questi contratti il risparmio energetico è un elemento accessorio, mentre la gestione e (spesso) la fornitura del vettore costituiscono gli le prestazioni centrali del contratto; in un EPC invece è proprio la prestazione energetica il cuore del contratto stesso.

Pubblica illuminazione Il settore della pubblica illuminazione, invece, in questa fase storica è caratterizzato da una fervente attività sul fronte degli interventi di privati, solo in misura modesta tuttavia quest’ultimi si configurano correttamente in modalità EPC. In questi anni, infatti, si sta assistendo alla progressiva riconversione tecnologica degli impianti di pubblica illuminazione dalle tecnologie tradizionali (vapori di mercurio ma anche SAP) a LED. La trasformazione è in atto nel giro di qualche anno probabilmente la gran parte del patrimonio impiantistico sarà stato trasformato. Lo stato di obsolescenza degli impianti spesso comporta la necessità di intervenire in modo importante sia sul piano della messa a norma e messa in sicurezza elettrica, sia sull’adeguamento alla legislazione in tema di inquinamento luminoso. Tali investimenti aggiuntivi possono in qualche misura rendere più complesso strutturare un EPC, poiché si tratta di investimenti che solo in quota parte influiscono sul risparmio energetico. Intervenire oggi su un impianto di pubblica illuminazione che ancora deve essere convertito a LED offre fortunatamente margini di risparmio, nel rispetto delle norme tecniche e utilizzando moderne tecnologie di regolazione, che raggiungono anche il 60-70%, garantendo al contempo con la manutenzione una redditività più elevata e quindi contratti potenzialmente più brevi o proprio i margini economici per consentire di associare alla riqualificazione energetica anche investimenti sulla riqualificazione prettamente impiantistica e/o interventi di smart-cities. Tale contesto dovrebbe essere terreno fertile per la diffusione di contratti EPC puri. Sul mercato nazionale, tuttavia, si sta assistendo ad un fiorire di numerosi project financing a iniziativa privata (art. 183 del www.casaeclima.com    n.75

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ENERGY PERFORMANCE CONTRACT

nuovo Codice Appalti), sui quali occorre prestare particolare attenzione (così come sottolineato dalla stessa ANAC nel proprio comunicato del 16 settembre 2016), in quanto sovente sono solo in apparenza attrattivi e non prevedono invece una corretta allocazione dei rischi in capo agli operatori privati, né gli elementi di garanzia tipici che una buona gara con contratto EPC potrebbe invece assicurare. Le bozze di convenzione proposte infatti, sono spesso sbilanciate a vantaggio del proponente privato e diverse amministrazioni (magari poco strutturate) non sono in grado di cogliere tali aspetti, al pari del fatto che sottoscrivendo simili contratti rinunciano a vantaggi potenzialmente molto superiori. Inoltre, le amministrazioni si espongono molto altresì a rischi di natura contabile, sottoscrivendo contratti sulla carta ascrivibili alla categoria del PPP, ma nella realtà privi della menzionata corretta allocazione dei rischi, che consente di considerare off-balance l’investimento. Spesso infatti si sono verificati casi di contratti con canone fisso “a forfait”, con penali solo vagamente definite e con rischi praticamente inesistenti per il proponente.

INIZIATIVE VIRTUOSE Le prime e più virtuose esperienze in ambito EPC sono nate in Italia attraverso iniziative connesse a progetti che hanno coinvolto più enti pubblici generalmente sotto il cappello di progetti Europei (fondi ELENA in particolare) o grazie all’intervento di Fondazioni Bancarie che hanno promosso direttamente queste iniziative, come ad esempio avvenuto in Lombardia con Fondazione Cariplo o hanno sostenuto l’implementazione di progetti ELENA, come avvenuto a Padova con Fondazione Cariparo. Il comune denominatore di queste iniziative è il fatto che i fondi erogati hanno fornito la copertura finanziaria per la realizzazione di attività propedeutiche all’indizione di gare per l’affidamento di contratti su base EPC, quali: ■■ Predisposizione delle diagnosi energetiche, poste a base di gara; ■■ Advisory tecnica, giuridica e finanziaria per la costruzione della gara e la successiva gestione della sottoscrizione dei contratti. Grazie alla copertura finanziaria offerta da questi meccanismi, erogati in presenza della possibilità di attivare importanti livelli di investimento, è possibile per i Comuni in forma aggregata, o per importanti realtà metropolitane, avvalersi di consulenze qualificate ed altamente specialistiche, che altrimenti farebbero molta fatica a procurarsi in modo autonomo. La maggioranza delle gare espletate a partire dal primo progetto ELENA dell’allora Provincia di Milano è stata strutturata nella forma di concessione di servizi, nell’ambito del Partenariato Pubblico Privato (PPP), nel rispetto dei principi EUROSTAT e dell’allocazione dei rischi in capo al partner privato, anche al fine di garantire l’allocazione off balance degli investimenti. Si tratta di norma di gare senza fornitura di vettore energetico, nella forma di EPC puro, con canone proporzionalmente ridotto o annullato in assenza di una reale performance, strutturate con adeguato piano di M&V. Altri progetti invece hanno operato nella forma dell’Appalto di servizi. 34

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La partecipazione del mercato delle ESCo alle procedure è andato via via aumentando grazie anche alle condizioni favorevoli nel caso della pubblica illuminazione. Gli operatori, grazie al diffondersi di questi progetti, hanno imparato a familiarizzare con queste procedure, certamente impegnative e sicuramente meno attrattive di contratti di altra tipologia, ma comunque sfidanti. Anche nell’ambito degli interventi sugli edifici, sicuramente più critici come già descritto, dopo le prime aggiudicazioni sul progetto di Milano, ma anche dopo diverse difficoltà negli anni passati, nell’ambito del Progetto 3L della Provincia di Padova si sono ottenuti risultati importanti e difficilmente pensabili in passato. Oltre al progetto originario di Milano si sono poi conclusi positivamente altri progetti ELENA, come quelli promossi dall’Agenzia per l’Energia di Modena e dalla Provincia di Chieti (il primo con la pubblica illuminazione). A titolo di esempio il progetto Less energy, less impact, less costs (Progetto 3L) della Provincia di Padova (che interessa alcuni comuni della provincia, la stessa Provincia, alcuni comuni della provincia di Rovigo, la Provincia di Belluno e alcuni comuni della Provincia di Belluno), avviato a fine 2013 e concluso ai primi del 2018, ha permesso di aggiudicare investimenti per edifici e pubblica illuminazione per oltre 45 milioni di €, ai quali si potranno aggiungere i risultati di ulteriori due procedure in corso di aggiudicazione. Interessanti prospettive hanno anche i progetti in corso della Città Metropolitana di Venezia (Amica-E), della città metropolitana di Genova (GEN-IUS) così come ha ottenuto risultati importanti anche il Consorzio Energia Veneto C.E.V. con il Progetto M.E.L. dedicato alla sola pubblica illuminazione. Lo stesso C.E.V. ha bandito ed aggiudicato gare con accordi quadro per la riqualificazione delle centrali termiche e riqualificazione impianti di illuminazione interna basati su struttura contrattuale EPC. Attualmente sono in corso progetti ELENA anche in Provincia di Bergamo e Provincia di Savona, CCIAA di Foggia. Con schemi simili sono stati sviluppati progetti da Fondazione Cariplo (100 Comuni efficienti e sostenibili, Territori Virtuosi) o altre iniziative a valere su fondi europei di altra tipologia (Enershift a Genova, Together 2020 a Torino, Marte per la Regione Marche ecc.) Senza voler dimenticare qualche iniziativa, è evidente che le iniziative portate avanti da alcuni pionieri a partire dal 2010, e via via più diffuse, hanno avuto una valenza importante, visto che il mercato ha risposto positivamente e sta familiarizzando con strumenti innovativi e diversi rispetto a quelli proposti nella contrattualistica tradizionale. L’esperienza di questi progetti insegna come un corretto ed organico approccio sia fondamentale per la crescita di un sano mercato dei servizi energetici, e quanto sia importante per le Amministrazioni Pubbliche essere supportate a livello regionale o nazionale per poter accedere ad assistenza tecnica, legale e finanziaria che consenta loro di massimizzare i risultati e, al tempo stesso, interfacciarsi con discipline complesse sia da un punto di vista giuridico (con particolare riguardo alla materia degli appalti), sia da un punto di vista tecnico.


ISOLANTI

INFORMAZIONE DALLE AZIENDE

Lana minerale di roccia con ECOSE Technology®: l’evoluzione vincente A quasi 10 anni dal lancio di ECOSE Technology® nella produzione della lana minerale di vetro, Knauf Insulation conferma il proprio ruolo pionieristico e la propria leadership nel settore, applicando questa tecnologia anche alla produzione degli isolanti in lana minerale di roccia. Nasce così la migliore e più completa risposta possibile alla crescente domanda di prodotti sostenibili, sicuri e performanti. La nuova gamma in lana minerale di roccia con ECOSE Technology®, grazie all’innovativo legante derivato da materie prime di origine vegetale, senza formaldeide aggiunta, offre soluzioni di isolamento altamente sostenibili, mantenendo invariate le elevate performance isolanti e di resistenza al fuoco rispetto ai prodotti in lana di roccia della gamma tradizionale.

Con l’applicazione della tecnologia ECOSE® alla produzione della lana minerale di roccia, Knauf Insulation ha completato l’innovazione della propria gamma, mettendo a disposizione soluzioni innovative, altamente prestazionali ed eco-sostenibili, ideali per tutte le applicazioni di isolamento indoor. La lana minerale con ECOSE Technology® è caratterizzata da ridottissime emissioni di VOC, per la realizzazione di ambienti indoor che possono fregiarsi di una elevatissima qualità dell’aria, come dimostrato dalla prestigiosa certificazione Eurofins Indoor Air Comfort livello GOLD riconosciuta a Knauf Insulation. L’impiego di prodotti con ECOSE Technology® all’interno di progetti sottoposti a certificazioni ambientali volontarie quali LEED, BREEAM, HQE, DGNB, WELL e LBC, può contribuire a migliorare la valutazione complessiva con crediti aggiuntivi, in virtù della loro sostenibilità e del basso impatto sull’ambiente.

Le lane minerali con ECOSE Technology® presentano un alto valore aggiunto in termini di sostenibilità ambientale a cui concorrono l’origine naturale e facilmente rinnovabile delle materie prime impiegate, l’elevato livello di contenuto riciclato, l’assenza di coloranti artificiali o acrilici e di formaldeide aggiunta, la conformità al regolamento REACH, il basso impatto ambientale del processo produttivo sostenuto da tecnologie all’avanguardia.

PERFORMANCE ELEVATE, QUALITÀ CERTIFICATA

Francesco Cavicchioli, Public Affairs & Technical Marketing Manager di Knauf Insulation Italia

SOLUZIONI DI ALTA GAMMA PER L’ISOLAMENTO TERMOACUSTICO

Gli isolanti termoacustici con ECOSE Technology® costituiscono soluzioni evolute, ad elevata sostenibilità e tecnologicamente avanzate per l’isolamento professionale di alta qualità. Il nuovo packaging di fornitura presenta confezioni ancora più robuste, che offrono una protezione ottimale al prodotto durante lo stoccaggio e ne salvaguardano la durata nel tempo. Dopo aver rivoluzionato il mercato della lana minerale di vetro, ECOSE Technology® si conferma ancora oggi tecnologia leader e, implementata per la produzione dei pannelli in lana minerale di roccia, dimostra la forte spinta tecnologica di Knauf Insulation nel cogliere nuove sfide e guardare al futuro. www.knaufinsulation.it


WORK IN PROGRESS

Ri-costruire nel costruito: riflessioni di metà cantiere Un progetto di risanamento energetico con abbattimento delle barriere architettoniche di una costruzione monofamiliare a Bolzano. Nel corso del 2018 sulla nostra rivista verranno pubblicati diversi articoli che ci racconteranno l’evoluzione del cantiere attualmente in corso d’opera (da ottobre 2017). Questa quinta parte tratterà dei progressi di metà cantiere DAVIDE GIGLI*

*Davide Gigli Studio d’Architettura

N

ei numeri precedenti abbiamo visto parte dell’intervento energetico, di cui vi daremo un ampio resoconto una volta completato. Il cantiere in questi mesi ha subito un rallentamento dovuto alle innumerevoli scelte e variazioni che la delicatezza dell’obiettivo del progetto richiede. In questo numero perciò, oltre a descrivere i progressi fatti, mi permetto di raccontare alcune riflessioni nate in questi mesi di lavoro. E’ un modo per “prendere tempo”, non previsto (me ne scuso), ma ogni progetto ha le sue contingenze. Piuttosto che scrivere in maniera meccanica, sfrutto questo spazio per dare una mia personale visione rispetto ad alcuni aspetti di questa professione. Condivisibili, in parte, o per niente, spero possano comunque essere uno spunto di riflessione. Iniziamo a descrivere i - relativamente pochi - progressi del cantiere.

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FIGURA 1 - 2 - 3. Cassonetti


CASSONETTI Sono stati predisposti dei cassonetti isolati per avvolgibili e raffstore: lo spessore complessivo equivale a quello delle pareti in cui vengono inseriti (includendo lo spessore del futuro cappotto), di fatto riducendo al minimo il ponte termico che si può creare a causa dello spazio vuoto, sede degli elementi oscuranti. Per completare quest’opera sarà necessario lavorare bene con le rete porta intonaco. Anche se può sembrare un elemento piuttosto semplice, il cassonetto e il relativo ponte termico (risolto) sono uno dei progressi incontrovertibili degli ultimi 10 anni. Chi vive in una casa tradizionale potrà testimoniare che questa affermazione è reale.

ELEVATORE Sono iniziate - e sono a buon punto - le operazioni di montaggio dell’elevatore interno di collegamento tra i piani. Elemento essenziale per la distribuzione verticale, la scelta di un elevatore (differente dall’ascensore) deriva dalla necessità di contenere la dimensione del

sistema di elevazione (fossa e parte superiore del vano) e i consumi di picco del sistema, che potranno essere coperti dalla produzione fotovoltaica prevista in copertura.

PREDISPOSIZIONE IMPIANTI Siamo nella fase calda del cantiere, anche se poco interessante da un punto di vista costruttivo. E’ la fase delle tracce per l’impianto elettrico-domotico, per l’impianto di riscaldamento e per quello idro-sanitario. Siamo quindi al punto in cui ogni giorno si valuta una posizione, una modifica o un’ottimizzazione e, come da copione, si manifesta la legge di Murphy. Parte degli scarichi e degli sfiati si trova nella parte di muratura originale, in pietra e ciottoli di fiume. Realizzare una traccia in questo tipo di materiale è ovviamente impresa titanica, soprattutto per l’irregolarità e la durezza delle pietre. Le tracce che si generano sono enormi; non è facile controllare la dimensione dell’apertura. Soprattutto credo sia importante evidenziare che, senza tutto il lavoro strutturale preparatorio precedente, gli spezzoni di muro liberati non riuscirebbero a stare in piedi. La distribuzione interna è

FIGURA 4 - 5. Elevatore

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WORK IN PROGRESS

FIGURA 6. Traccia in muro di pietra

però la più funzionale per le esigenze del progetto, di conseguenza questa operazione è inevitabile. In questa fase di cantiere sono state quasi completate le tracce che saranno sede delle canalizzazioni elettriche e idrauliche. Sarà importante verificare gli accorgimenti acustici delle tubazioni idrauliche e degli scarichi, oltre all’isolamento degli stessi tubi.

RIFLESSIONI: “ELOGIO ALLA LENTEZZA?!”

FIGURA 7. Tubazioni isolate 38

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A ben guardare, rispetto all’inizio dell’estate, i progressi fatti non sembrano molti in effetti. A parte alcuni elementi tecnici che sono proseguiti in maniera autonoma, il lavoro si è rallentato. Quanto vale un metro quadrato nel mercato edilizio? Quanto vale mezzo metro di spazio in più o in meno in una stanza? Per noi valgono, soprattutto in termini economici: per formare il prezzo di vendita. per trattare sul prezzo di acquisto, per vedere se ci sta il comò della nonna che vogliamo valorizzare. Per altre persone, dieci o più centimetri, possono fare e fanno la differenza. Non per vezzo, ma per necessità. Misure così piccole non solo determinano un valore economico o catastale, ma stabiliscono anche una maggiore e migliore fruibilità di spazio, soprattutto per chi tale spazio è costretto a viverlo in maniera non convenzionale. Quanto vale allora il tempo che un professionista dedica ad affrontare queste infinite piccole variazioni e ottimizzazioni? Domanda spinosa. Da un lato siamo tenuti a fornire mezzi e competenza, dall’altro il lavoro extra dovrebbe essere in qualche modo riconosciuto. Ritengo che risolvere progetti come questo sia opera di


sartoria raffinata, non si tratta di grandi magazzini. Per cui il valore del progetto e del suo continuo adattamento è opera necessaria per diventare un sarto raffinato. Un’esperienza così profonda va oltre il mero valore economico; la ricchezza di un professionista sta anche nell’imparare a superare i propri limiti e raggiungere un nuovo livello di competenza. Il problema si presenta invece quando la competenza di un professionista viene messa in dubbio per sentito dire, per i consigli di riviste di glamour letti in sala d’attesa, per la convinzione che l’architetto sia un mero esteta, privo di competenza ingegneristica o energetica. Oppure si presenta quando ci sia malafede in qualcuno degli attori in gioco. Una situazione che si diffonde nella convinzione che il detto “less is more” sia applicabile anche alla qualità della progettazione e realizzazione: alla fine è lo stesso, ma ci è costato poco.

MATERIALI Spesso ho criticato quei cantieri dove sono presenti molti materiali, patchwork di isolanti diversi, strutture composite o altro. Ho sempre pensato - in parte continuo a farlo - che siano un sintomo di poca chiarezza nelle scelte progettuali o il tentativo di ottimizzare costi e prestazioni, a volte riusando anche giacenze. Sono costretto a fare parziale ammenda, in quanto mi ritrovo in una situazione simile. Molto dipende dalle peculiarità del cosiddetto “risanamento” dove ci si deve confrontare con le caratteristiche dei materiali e delle soluzioni tecnologiche pre-esistenti. La necessità di contenere spessori e peso, l’esigenza di garantire solidità strutturale e il bisogno di mantenere allineamenti o realizzare luci notevoli condizionano inesorabilmente la scelta e la varietà dei materiali. Soluzioni “certe” in fase di progetto possono essere sconfessate dalle contingenze del cantiere. Un esempio. In questo progetto è previsto un cappotto esterno in lana di roccia da 18 cm con attacco a terra e isolamento sottostante in XPS. Verificando centimetro per centimetro gli spazi interni, nonché le distanze urbanistiche, la posizione dell’elevatore ha costretto la riduzione dello spazio disponibile per il cappotto sul lato verso nord. Risultato: cappotto da 8 cm in XPS; compensato da un isolamento interno, sui setti in c.a. del vano ascensore, spessore 5 cm. Due isolanti, tre spessori, laterizio, legno e cemento in pochi metri. Scelte dettate da alcune necessità specifiche e da correzioni poste in corso d’opera, sempre cercando

FIGURA 8. Accostamento materiali

di mantenere una logica unitaria del progetto. Così come in altre situazioni, il risanamento costringe a uscire dalla logica dell’integralismo energetico e a utilizzare una maggiore flessibilità. Questo naturalmente significa che non si deve smettere di ricercare la migliore sintesi possibile, però a volte è molto complicato. Quello che al contrario non si può tollerare è un utilizzo sconsiderato di giacenze e fondi di magazzini, ritagli e risulte. In diverse occasioni ho potuto osservare alchimie incredibili di materiali isolanti, di dimensioni e colori estremamente variegati. Se anche le prestazioni possono essere assimilabili (nel rapporto spessore/conducibilità), i rischi di una “posa” debole, con scarsa tenuta al vento, di infiltrazioni di aria e acqua, di crepe nell’intonaco dovute a differenti moduli elastici non valgono veramente la pena. Il problema nasce anche nella difficile reperibilità di alcuni materiali, o di piccole quantità di questi: a volte si traduce nel dover progettare secondo i materiali disponibili a stock o a richiedere quantità minime ben superiori alle esigenze di progetto. Problema difficilmente risolvibile viste le logiche moderne del mercato, a meno di ottimizzare le scelte dei materiali su pacchetti di progetto (potrebbe essere una logica interessante soprattutto in caso di risanamenti condominiali). Nei grandi agglomerati urbani la possibilità di accorpare tipologie uguali di intervento potrebbe consentire notevoli economie di mercato, soprattutto se imprenditori illuminati destinassero tali misure alla riduzione dei costi e non alla massimizzazione del margine di profitto. Per concludere, nel prossimo numero spero di essere finalmente in grado di illustrare la realizzazione del cappotto, per cui è stato richiesto di seguire (e superare) le indicazioni del Manuale Cortexa per la posa di qualità. www.casaeclima.com    n.75

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DENTRO L’OBIETTIVO

Cinque piani di X-Lam Il Biocondominio “Gli Aceri” è stato concepito e sviluppato coniugando l’utilizzo di materiali naturali con sofisticate tecnologie. Il risultato? Un’abitazione efficiente sia per il livello energetico che per il comfort abitativo ANDREA COSTA

I

l settore delle strutture di legno è in continua crescita, tanto da consentire agli investimenti privati e pubblici ampi margini di convenienza e guadagno. In questo ambito, l’impiego dei pannelli XLam - pannelli multistrato in tavole di legno massiccio - permette di ottenere, grazie a costi competitivi e a una progettazione architettonica e strutturale integrata con gli elementi tecnologici, un edificio con elevate performances in termini di sicurezza strutturale, sismica, risparmio energetico e comfort abitativo.

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È questo il caso del Biocondominio “Gli Aceri” di Piossasco (TO), nato dalla convinzione che oggi si può realizzare un’abitazione energeticamente efficiente, confortevole e salutare da abitare con dei costi di gestione e manutenzione ridotti e a un prezzo assolutamente competitivo. Una sfida che parte da una progettazione attenta, dove la casa è stata concepita e sviluppata per integrare armonicamente strutture, impianti e architettura.


COSTRUIRE IN X-LAM

CARATTERISTICHE ORIENTAMENTO Prima costruzione multipiano in Piemonte completamente realizzata in bioedilizia e certificata in classe energetica A+, l’edificio è stato realizzato pensando prima di tutto al suo orientamento. Da qui una soluzione architettonica che ha previsto il posizionamento della zona giorno, caratterizzata da ampie logge e balconi, sul lato sud e la possibilità di creare opportune ombreggiature fra i vari piani per attutire il riscaldamento solare nella stagione estiva.

FONDAZIONI Le fondazioni e il seminterrato sono stati realizzati con struttura portante in calcestruzzo armato. L’elemento strutturale delle fondazioni crea gli spazi per l’area interrata dove trovano posto le cantine e i garages di generose dimensioni. Botole di aerazione e intercapedini lungo le pareti controterra garantiscono una costante aerazione naturale.

STRUTTURA X-LAM I cinque piani fuori terra sono stati realizzati completamente in X-Lam, senza opere strutturali di cemento armato o acciaio. Questa tecnologia, oltre a fornire un ottimo isolamento termico, consente di assorbire l’umidità in eccesso per rilasciarla quando necessario. Inoltre, la struttura garantisce elevata resistenza antisismica e ottime prestazioni antincendio (da rei 60 a 90 a seconda dello spessore).

Con i nuovi obblighi normativi imposti dalle N.T.C. (D.M. 17/01/2018) è diventato necessario produrre calcoli strutturali per le strutture di legno, al pari degli altri materiali. L’X-Lam è per i professionisti una grande occasione per rilanciare la professionalità in un settore che riconosce e premia le competenze specifiche. L’utilizzo dell’X-Lam si è esteso dai tradizionali chalet di montagna, alle più recenti realizzazioni, dove dimostra di essere un materiale assolutamente all’avanguardia nelle tipologie edilizie contemporanee. Ville, case plurifamiliari, ristrutturazioni e sopraelevazioni, edifici industriali e commerciali: in ogni situazione la struttura X-Lam rappresenta una soluzione ecologica, salubre, confortevole e conveniente. Ma, se fino a qualche tempo fa, era l’impresa a stabilire molti degli aspetti costruttivi, il più delle volte con cognizione di causa e grande professionalità, adesso le conoscenze si sono diffuse tra i professionisti che, al pari degli altri materiali, hanno le competenze - oltre che la prerogativa - per definire in maniera chiara i criteri costruttivi. Una volta scelto il partner incaricato della fornitura dei pannelli X-Lam, il tecnico professionista dovrà successivamente condividere i dettagli costruttivi: se da una parte non può essere solo il centro di taglio a decidere le lavorazioni da effettuare sul materiale, dall’altra il tecnico non può dare specifiche troppo vincolanti, al limite SEGUE A PAGINA 42

CAPPOTTO L’elemento di isolamento termico verso l’esterno è realizzato con pannelli di fibra di legno da 10 cm di spessore che garantiscono ottimo isolamento e sfasamento dell’onda termica di oltre 12 ore.

CONTROPARETE INTERNA All’interno della parete portante di X-Lam è stata realizzata una controparete in fibrogesso coibentata con lana di roccia, nella quale sono posati gli impianti elettrici.

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DENTRO L’OBIETTIVO

LE SINGOLE UNITÀ ABITATIVE SONO DOTATE DI: ■■ ■■ ■■ ■■ ■■ ■■ ■■ ■■

dell’irrealizzabile. È quindi necessaria una forte collaborazione e sinergia tra il committente e l’impresa. Solo attraverso una profonda comunicazione tra progettista e centro di taglio sarà possibile realizzare un progetto esecutivo di qualità, in grado di consentire una realizzazione a regola d’arte e con le ottimizzazioni che si traducono in risparmio economico. È molto importante non confondere il ruolo del centro di taglio, il cui compito principale è quello di tagliare travi di legno lamellare e pannelli X-Lam, con il ruolo del progettista, il quale deve invece dettagliare a livello esecutivo il proprio progetto, determinando in maniera puntuale la discretizzazione degli elementi costruttivi dandoli come indicazione per il centro di taglio. Un altro elemento molto importante è la standardizzazione del dettaglio costruttivo che consente una maggiore leggibilità del progetto da parte delle squadre di posatori e una maggiore rapidità nella fase di verifica del lavoro eseguito da parte della direzione dei lavori. Oltre alle basilari verifiche di resistenza, deformazione e vibrazioni, il tecnico progettista dovrà anche progettare la logistica del cantiere, il trasporto, gli approvvigionamenti del materiale, l’assemblaggio, il rapporto con gli altri materiali e la manutenzione. Il discorso vale in realtà per tutti i materiali, ma per il legno è una sorta di strada obbligata, poiché il processo industriale che precede e accompagna la realizzazione dell’opera, non può prescindere da un approccio sistemicoolistico alla progettazione.

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elevata coibentazione termica ed acustica; riscaldamento a pavimento; ventilazione meccanica controllata con recupero del calore; centralina di controllo domotico; sistema di oscuramento comandato elettricamente; predisposizione impianto antifurto; predisposizione impianto TV satellitare; posto auto di pertinenza esterno e box interrati.

TETTO VENTILATO Realizzato con travi di legno lamellare, il tetto è stato isolato con fibra di legno di 20 cm, mentre un’intercapedine sotto il manto di copertura assicura un ottimo isolamento termico. La copertura in lastre di acciaio preverniciato garantisce una tenuta all’acqua efficace e un’eccezionale durata nel tempo senza manutenzioni.

PERSONALIZZAZIONI La struttura portante delle pareti permette di personalizzare la suddivisione degli spazi interni di ogni singolo appartamento in base ai propri gusti e alle necessità.

COMFORT ABITATIVO La qualità dell’ambiente interno di un edificio è condizionata da: calore, umidità e costante ricambio dell’aria. Questi elementi sono regolati da un sistema integrato che permette la gestione costante e automatica di questi parametri, ottimizzando i consumi ed evitando dispersioni e inefficienze. Il sistema è composto da due pompe di calore per la produzione di riscaldamento e raffrescamento e da un sistema radiante a pavimento per la diffusione del calore in modo omogeneo. Il trattamento e la deumidificazione dell’aria sono invece


garantite da un sistema automatico che ne assicura il ricircolo costante, recuperando il calore (o il fresco) in uscita dall’aria viziata sino all’85%. I frangisole invece sono orientabili e permettono di ombreggiare opportunamente gli ambienti d’estate, mentre d’inverno permettono l’irraggiamento solare per contribuire al riscaldamento naturale degli ambienti. Tutta la gestione della climatizzazione è infine comandata da un sistema elettronico che attraverso un’interfaccia estremamente semplice e intuitiva fornisce informazioni costanti e permette inoltre di attivare tutti i servizi collegati come: videocitofono, sistema di allarme, accensione e spegnimento luci interne/esterne e, volendo, consente di comandare e sorvegliare a distanza l’abitazione attraverso un cellulare o iPad.

COSTI DI CLIMATIZZAZIONE I costi di gestione della propria abitazione sono contabilizzati singolarmente e controllabili. L’entità dell’energia richiesta è minima e legata comunque alle proprie abitudini. Si può ipotizzare per un appartamento tipo di 100 mq un fabbisogno per riscaldamento, raffrescamento e acqua sanitaria compreso fra i 280 e 350 € annuali.

Due ascensori con motori a risparmio energetico servono lo stabile. Luci locali comuni e ascensori sono serviti principalmente dall’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici installati sul tetto.

ILLUMINAZIONE A LED

VERDE E PARCHEGGI

Tutti i locali comuni interni ed esterni sono serviti da sistema di illuminazione a Led che garantisce consumi ridotti e spese di manutenzione e sostituzione lampade del 50% inferiore alle normali lampade a risparmio energetico.

Le aree verdi, sia condominiali che private, sono servite da un sistema di recupero acque piovane per irrigazione gestito dal sistema domotico. La struttura prevede per ogni appartamento un posto auto esterno, garages privati e cantine.

Il risultato è un edificio che ha bisogno di pochissima energia per garantire il massimo comfort

ASCENSORI

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CREDIT: Alessandro Peralta

DENTRO L’OBIETTIVO

Imparare dalla Terra stimola i sensi La scuola “Sandro Pertini” di Bisceglie è un esempio di edilizia educativa sostenibile inserita da Legambiente tra le dieci best practice italiane ALFREDO INGLETTI, STEFANO LUCA POSSATI, ROBERTA DI STEFANO E MONICA VENINATA 3TI PROGETTI

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rogettata dalla ATI Luca Peralta Studio & 3TI Progetti e recentemente inaugurata a Bisceglie, la scuola “Sandro Pertini” annovera tra i suoi punti di forza la cura degli aspetti energetici. L’istituto scolastico è un vero e proprio modello di sostenibilità, non solo perché rispetta i parametri di edificio a energia quasi zero in classe energetica A4, ma soprattutto per la forte sensibilità ambientale che coinvolge ogni singolo aspetto progettuale a cominciare dalla scelta del sistema costruttivo, in setti portanti in muratura armata di laterizio porizzato, selezionato in base alle caratteristiche di isolamento termico, inerzia termica e isolamento acustico, a cui vanno ad aggiungersi le eccezionali prestazioni in zona sismica e l’assoluta sicurezza al fuoco. Ricordiamo che già nel 2009 il progetto – denominato “Terra Madre” – si è aggiudicato il concorso internazionale “Scuola in piazza a Levante”, mentre nel 2016 è stato finalista all’ “ABB Leaf Award 2016” nella categoria “Best Future Building of the Year – In costruzione”.

per le attività ordinate nei volumi più alti e gli spazi per le attività pratiche nelle stecche di servizio. L’area esterna di pertinenza della scuola è pensata come ideale prosecuzione del giardino pubblico presente nella piazza con una doppia fila di alberi ai suoi lati al fine di aumentare la superficie alberata complessiva, generando zone di ombra anche per gli attigui marciapiedi pubblici, e creando una fitta barriera verde tra la scuola e la recinzione di confine. Il progetto prevede sei grandi aule che comunicano non solo fisicamente, ma anche visivamente: da una parte con il corridoio anulare

CREDIT: Alessandro Peralta

INNOVATIVA E SOSTENIBILE

CREDIT: Alessandro Peralta

L’edificio è stato concepito per evocare un legame profondo, metaforico ed estetico con Madre Natura e per essere uno strumento didattico di apprendimento che invita i bambini a ritrovare la sensibilità verso tutte quelle esperienze sensoriali che sono fondamentali per conoscere il mondo esterno. A livello architettonico la celebrazione di questo legame comincia dalla distribuzione planimetrica degli ambienti, che veicola un significato fortemente simbolico. L’alternanza di locali serviti e di servizio (sei spaziose sezioni, ciascuna munita di propri spogliatoi e servizi igienici, e ampie zone comuni), rigidamente scandita da pareti ortogonali e parallele, viene interrotta dalla forma fluida del corridoio anulare che racchiude una sinuosa corte interna, concepita come una vera e propria aula a cielo aperto a forma di grembo materno. L’edificio scolastico, dimensionato per un massimo di 180 alunni e corrispondente a sei sezioni didattiche, è costituito essenzialmente da un blocco unico a un solo piano, formato da un’alternanza di spazi di due altezze diverse. Al suo interno ospita una corte aperta, dalla forma curvilinea irregolare, delimitata da uno spazio anulare che ha la duplice funzione di corridoio di distribuzione e di ambiti didattici e ludici per le attività libere degli alunni. Tale corridoio fuoriesce sulla piazza “invadendo” l’ambito urbano con uno spazio semiellittico vetrato che consente un doppio ingresso alla scuola. La corte interna, delimitata da un ritmo alternato di infissi a tutta altezza e muratura con specchiature finestrate ad altezze differenti, divide la pianta in due settori funzionali contrapposti: ■■ la parte prospiciente la piazza, più pubblica ed esposta agli stimoli sonori dell’esterno, ospita la mensa, lo spazio flessibile destinato alle attività libere, gli spazi per l’assistente didattico e i servizi della mensa e degli insegnanti; ■■ la parte posteriore, invece, che gode dell’esposizione privilegiata a sud-ovest, e della accessibilità diretta agli spazi attrezzati all’aperto, è esclusivamente destinata alle sei sezioni didattiche, con le aule www.casaeclima.com    n.75

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centrale e dall’altro con il giardino posto nella parte posteriore dell’area, tramite grandi vetrate. Questa configurazione consente di avere spazi chiusi e distinti compatibili con le attività svolte e, allo stesso tempo, di mantenere sempre un collegamento diretto con gli spazi comuni della scuola e quelli all’aperto, consentendo ai bambini di accedervi facilmente e favorendo, in parallelo, un continuo controllo da parte dell’assistenza senza dover necessariamente entrare nelle aule.

CREDIT: Luigi Filetici

MATERIALI SOSTENIBILI E TECNOLOGIE INNOVATIVE L’evidente attenzione all’ambiente si ritrova anche nell’impiego di materiali sostenibili e nell’adozione di sistemi di edilizia passiva. Il corretto orientamento dell’edificio e degli spazi, la sua stessa forma peculiare, la presenza della corte centrale che favorisce illuminazione e ventilazione naturali, l’adozione di soluzioni opache di involucro molto prestazionali dal punto di vista dell’isolamento termico, così come le ampie vetrate delle aule rivolte a sud, e quelle del corridoio anulare rivolte sulla corte interna dotate di vetro-camera e schermature solari, sono tutti aspetti che consentono di contenere i fabbisogni energetici dell’edificio, sia in fase esecutiva che nella gestione dell’opera. A tutto ciò si uniscono l’utilizzo di lampade a Led installate sia all’interno della scuola che nella vicina piazza comunale, l’inserimento di un sistema di raccolta e stoccaggio delle acque meteoriche, da riutilizzare per l’irrigazione del giardino didattico di pertinenza, e l’impiego di energia proveniente da fonti rinnovabili. Una pompa di calore ad alta efficienza e 40 kW di pannelli fotovoltaici installati sul tetto consentono, infatti, di rendere autosufficiente la scuola dal punto di vista energetico, producendo energia elettrica che, se in eccesso, può anche essere immagazzinata in batterie di accumulo per poi essere utilizzata nei giorni di maltempo o per l’illuminazione notturna della piazza, dei giardini e delle strade adiacenti. L’uso dei materiali sostenibili, il basso consumo energetico, la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua piovana per irrigazione del giardino, la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili per l’elettricità (pannelli fotovoltaici) fanno della “Sandro Pertini” il più recente esempio di edilizia educativa sostenibile.

CREDIT: Alessandro Peralta

PRESTAZIONI ENERGETICHE: UNA SCUOLA NZEB

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La scuola risponde ai requisiti di “edificio a energia quasi zero”, concetto introdotto dal D.Lgs. 4 giugno 2013, n. 63 (convertito con Legge 3 agosto 2013, n. 90) che ha recepito le disposizioni urgenti contenute nella Direttiva 2010/31/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia. In particolare, il D.Lgs. prevede che a partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime debbano essere edifici a energia quasi zero e che dal 1° gennaio 2021 queste prescrizioni vengano applicate a tutti gli edifici di nuova costruzione. L’ampio ricorso al laterizio, sia nelle chiusure verticali sia orizzontali dell’involucro della scuola, rientra nell’ambito legislativo


descritto grazie ai componenti strutturali e non impiegati nella costruzione. Lo spessore totale dell’involucro opaco verticale risulta rispettivamente di 47 e 42 cm, e la trasmittanza termica totale rispettivamente di 0,21 W/mqK e di 0,22 W/mqK. Nei locali di servizio con solai da 3 metri circa è stata adottata la stessa tipologia stratigrafica utilizzata per l’involucro opaco orizzontale (vedi Box 2), ma con pignatte in laterizio da 16 cm anziché da 20 cm, per uno spessore totale di 48 cm circa anziché 52 cm, come nel primo caso. Per entrambi i solai si è raggiunta una trasmittanza termica di circa 0,18 W/mqK. Il corridoio anulare centrale prevede la stessa stratigrafia degli altri solai, ma con una soletta piena da 16 cm in calcestruzzo armato a piastra. Sono state eseguite verifiche puntuali dei ponti termici, in relazione ai fenomeni di muffa e condensa interstiziale così come prescritto dal D.M. del 26 giugno 2015, che ne impone il calcolo in base alla norma UNI EN ISO 137882. Il progetto ha previsto, ben integrati nella copertura, il posizionamento di sei gruppi, ciascuno costituito da 20 pannelli fotovoltaici (per un totale 120 pannelli), con una potenza nominale 335 Wp cadauno, in grado di definire un impianto da 40,2 kW in totale. Il tutto è stato dimensionato per soddisfare il fabbisogno diretto e assicurare durante la stagione estiva – quando la scuola è chiusa – un guadagno attraverso lo scambio sul posto. E stato previsto, inoltre, un sistema di accumulo da circa 30 kW con batterie al litio, in modo da stoccare e poi utilizzare anche l’energia che non viene direttamente consumata per illuminare, ad esempio, le aree esterne e la piazza pubblica adiacente. Le soluzioni tecniche di involucro scelte, oltre a essere estremamente performanti dal punto di vista del contenimento dei consumi energetici in fase invernale, risultano particolarmente valide per l’ottenimento del comfort abitativo estivo essendo caratterizzate da importanti masse inerziali. La qualità progettuale ed esecutiva della scuola per l’infanzia di Bisceglie è stata di recente riconosciuta anche da Legambiente, che ha scelto la scuola pugliese come ‘best practice’ da seguire nella progettazione di edifici scolastici innovativi e sostenibili.

STRATIGRAFIA DELL’INVOLUCRO OPACO VERTICALE

BOX 1

La stratigrafia dell’involucro opaco verticale è composta, dall’esterno verso l’interno, da: ■■

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un rivestimento a cappotto con isolante di spessore 8 cm (con conducibilità termica λ = 0,031 W/m°C); una muratura armata in laterizio porizzato di dimensioni (LxSxH) 24x35x19 cm o in taluni casi 24x30x19cm (con trasmittanza rispettivamente U = 0,57 W/m2K e U = 0,61 W/mqK); intonaco di finitura.

STRATIGRAFIA DELL’INVOLUCRO OPACO ORIZZONTALE

BOX 2

La stratigrafia dell’involucro opaco orizzontale in corrispondenza delle aule con solaio di luce 6 m circa e costituita da:

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CREDIT: Alessandro Peralta

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strato di 5 cm di ciottoli di fiume; doppia guaina bituminosa; massetto delle pendenze isolante in calcestruzzo cellulare; strato di scorrimento; pannello isolante da 9 cm (con conducibilità termica λ = 0,026 W/m°C); barriera al vapore; solaio in laterocemento da 24 cm, con blocchi in laterizio da 20 cm; intonaco di finitura.

CREDIT: Alessandro Peralta

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CASE STUDY

CREDIT: Stefano Goldberg

PRIMA

La certificazione LEED applicata alla progettazione del Prysmian HQ di Milano

a cura DELLA REDAZIONE 48

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DOPO

CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

L’edificio, ex stabilimento Pirelli e già ristrutturato nel 2001 con l’obiettivo di preservare la memoria del suo passato industriale, è stato oggetto di una riconversione sostenibile molto ambiziosa che gli ha permesso di ottenere il livello Platinum


P

rogettata dall’architetto Maurizio Varratta, la nuova sede direzionale di Prysmian Group a Milano è un esempio di come la certificazione LEED abbia consentito di poter quantificare i propri obiettivi di prestazione e monitorarli durante tutto il processo di progettazione e costruzione all’interno del budget prestabilito. Prysmian ha incaricato SCE Project della progettazione strutturale e Manens Tifs della progettazione di tutta l’impiantistica, del lighting design e della consulenza per l’ottenimento della certificazione LEED. Se utilizzato sin dalle prime fasi e se supportato da software di simulazione, il processo di progettazione prestazionale integrata favorito da LEED incentiva la ricerca di soluzioni progettuali tra loro sinergiche e interconnesse per raggiungere prestazioni ambientali e di benessere a costi comparabili a edifici tradizionali. In particolare, le simulazioni energetiche in regime dinamico e le simulazioni di illuminazione naturale dell’intero edificio sono state utilizzate per valutare i benefici derivanti da diverse opzioni di involucro e impiantistiche in un processo iterativo di ottimizzazione delle prestazioni. Si è ad esempio proceduto all’analisi delle nuove serre bioclimatiche interposte tra i corpi di fabbrica a uso uffici che riprendono la forma dell’edificio preesistente. Operando in modo iterativo si è raggiunta una soluzione progettuale che ha consentito a Prysmian di avere uno spazio fruibile non solo come zona di passaggio ma anche come zona plurifunzionale per meeting informali con un costo energetico previsto sostanzialmente analogo all’assenza delle serre stesse. Un approccio simile è stato impiegato per l’intero edificio nella scelta dei vetri, delle schermature, delle tende, così come delle macchine frigorifere, nella dislocazione dei diffusori dell’aria di climatizzazione, dei corpi illuminanti e nella scelta dei materiali fonoassorbenti.

La sostenibilità del sito è caratterizzata dalla localizzazione del nuovo edificio nel sedime e nel sistema infrastrutturale preesistente, caratterizzato dalla vicinanza ai servizi e al servizio di trasporto pubblico. La presenza di colonnine di ricarica per auto elettriche, parcheggi preferenziali per car-sharing e rastrelliere per biciclette consentono assieme alla localizzazione di ridurre di molto l’impatto ambientale del traffico veicolare privato. Il progetto prevede inoltre aree verdi e parcheggi a raso permeabili che, insieme a una vasca di raccolta delle acque meteoriche, consen-

CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

I BENCHMARK LEED

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CASE STUDY

tono una riduzione del 26% del volume di deflusso di acqua piovana superficiale rispetto alla configurazione pre-intervento. La sostenibilità del trattamento delle acque è caratterizzata dall’installazione di servizi igienici e rubinetterie efficienti, da piantumazione di tipologie vegetative native e/o adattative che non richiedono irrigazione permanente (se non per il periodo di attecchimento iniziale), e dalla presenza di una vasca di raccolta delle acque meteoriche. Tali soluzioni concorrono alla riduzione di oltre il 50% dell’uso di acqua potabile per usi indoor, del 100% dell’uso di acqua potabile per irrigazione, del 50% del convogliamento delle acque reflue. I benefici si traducono per Prysmian in riduzione di costi di approvvigionamento di acqua potabile e di manutenzione del verde, e per la città di riduzione dei costi e impatto ambientale legati alla depurazione.

DESCRIZIONE D’INSIEME Lo studio dell’architetto Maurizio Varratta, affiancato da SCE Project e Manens Tifs, si è occupato del recente progetto di riconversione dell’area “ex Ansaldo”, in zona Bicocca a Milano. L’edificio originario, risalente al 2001, aveva una impostazione prettamente legata alla produzione industriale e, nel 2011, la Prysmian Group ha deciso di trasformare il complesso industriale nel proprio quartier generale.

CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

L’edificio di base era composto da una serie di capannoni accostati l’uno all’altro, con evidenti problemi nel far giungere la luce naturale in tutti gli ambienti che da lì a poco sarebbero diventati degli uffici. I progettisti hanno così previsto di eliminare due corpi di fabbrica in modo da eseguire dei tagli netti che consentissero l’ingresso della luce nelle costruzioni rimanenti.

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La volumetria eliminata è stata poi ridistribuita nei nuovi corpi di fabbrica, evitando una ulteriore occupazione di suolo e, anzi, riuscendo a reimpiegare le fondazioni esistenti dopo averle rinforzate quando necessario. Nell’impostazione definitiva, la nuova sede è composta da tre corpi di fabbrica destinati a uffici, intervallati da due serre bioclimatiche con funzione di distribuzione interna e di ausilio alla regolazione climatica. A queste costruzioni si affiancano un auditorium da 180 posti, un’annessa serra foyer e alcuni edifici esistenti costituiti da una torre di filatura e da una “Energy house”. I corpi di fabbrica contenenti le aree uffici e l’auditorium sono composti quasi sempre da tre livelli fuori terra, mentre le serre bioclimatiche sono a tutt’altezza. Per quanto riguarda l’esistente torre di filatura, essa presenta otto piani fuori terra, mentre l’Energy house si ferma ad appena due. Per quanto riguarda l’esistente torre di filatura, essa rappresenta l’unico elemento identificativo rimasto del passato industriale dell’area, diventando un landmark di riferimento oltre che il simbolo della nuova sede Prysmian. Presenta otto piani fuori terra, mentre l’Energy house si ferma ad appena due. La superficie totale del complesso edilizio ammonta a 13.200 mq, di cui circa 1.200 mq dedicati esclusivamente alle serre. Gli uffici occupano attualmente i primi due livelli dei corpi di fabbrica in cui sono inseriti, mentre l’ultimo livello è destinato agli archivi. Le serre vengono impiegate anche con funzioni di “smart working”, consentendo ai dipendenti di lavorare in maniera più informale e fuori dagli schemi tradizionali. La schermatura degli spazi di riunione e di eventuale relax è conseguita mediante l’impiego di piante basse ad altezza variabile. Essenze arboree più alte sono state invece utilizzate per caratterizzare i volumi nel loro insieme.


CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

La sostenibilità energetica è caratterizzata innanzitutto da un involucro molto performante, dotato di schermature esterne ove opportuno, componenti opachi e vetrati con trasmittanze termiche inferiori del 40% e del 70% rispetto al benchmark, vetrazioni con fattori solari inferiori al 30% e trasmissioni luminose superiori al 50%. La generazione termofrigorifera per riscaldare e raffrescare l’edificio avviene tramite il sistema di teleriscaldamento cittadino e macchine frigorifere elettriche condensate tramite torri evaporative. I terminali d’impianto scelti sono dei pannelli radianti a soffitto ed aria primaria nelle zone uffici, pannelli radianti a pavimento ed aria primaria nelle serre, tutta aria nell’auditorium, e nelle sale meeting. Il trattamento dell’aria avviene attraverso UTA dotate di recuperatori entalpici. Gli impianti di illuminazione artificiale sono dotati di corpi illuminanti ad alta prestazione (LED) e regolazione automatica secondo illuminazione naturale e sensori di presenza. Negli spazi a uso uffici si hanno valori di densità di potenza installata per l’illuminazione artificiale inferiori del 25% rispetto al benchmark, mentre per le sale riunioni si arriva a oltre il 50% in meno.

Il risparmio energetico dell’edificio di progetto (Figura 1) è dovuto soprattutto all’energia termica per riscaldamento (-79%, grazie alla presenza di recuperatori entalpici assenti nell’edificio benchmark) e a quella dovuta all’illuminazione artificiale (-54%, grazie alla maggiore efficienza dei corpi illuminanti e ai sistemi di regolazione automatica assenti nell’edificio benchmark). Riportando gli indici all’energia primaria, si ottiene un miglioramento complessivo dei consumi energetici del 50% rispetto al benchmark LEED, e che diventa dell’80% se confrontato con dati ENEA di uffici esistenti. Se si considerano le sole voci che concorrono alla definizione di un nZEB si ottiene una copertura da fonte rinnovabile in sito del 78% dell’energia primaria consumata.

© Manens Tifs

Oltre a utilizzare in modo intelligente le risorse naturali e basarsi su un sistema architettonico a basso consumo energetico per rendere più confortevole l’ambiente lavorativo, la nostra nova sede aiuta a migliorare il lavoro e promuove il senso di comunità, attraverso rete di sale riunioni studiate con attenzione, open-space e aree comuni

FIGURA 1. Indici di consumo energetico dell’edificio Prysmian Group. Confronto tra Baseline e Proposed Building. La sostenibilità dei materiali è caratterizzata da: un contenuto di riciclato di post-consumo e pre-consumo stimato in oltre il 20% sul costo totale dei materiali, sostanzialmente ottenuto grazie all’alto contenuto di riciclato (oltre il 90%) dell’acciaio strutturale e carpenteria metallica; da più del 20% dei materiali con provenienza “locale” (materiali estratti, lavorati e prodotti a una distanza inferiore a 800 km dal sito di progetto); da legno che per più del 50% del totale è certificato FSC in quanto proveniente da foreste gestite in modo responsabile. www.casaeclima.com    n.75

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CASE STUDY

La sostenibilità in termini di benessere degli occupanti è caratterizzata ad esempio dalla scelta di materiali eco-compatibili per le finiture di legno, gli adesivi, le pitture e le pavimentazioni con emissioni contenute di VOC (Composti Organici Volatili). I pannelli radianti e la ventilazione meccanica controllata garantiscono la neutralità termica per gli occupanti e riducono notevolmente il rischio di effetti locali di discomfort (asimmetrie radianti e correnti d’aria). Inoltre, la scelta dei vetri e dei sistemi di schermatura esterna (brise soleil) e interna (tende interne) garantiscono ottimi livelli di illuminamento naturale per più del 75% degli spazi regolarmente occupati e minimizzano il fenomeno dell’abbagliamento dovuto a eccessivi valori di luminanza delle superfici ed eccessivi contrasti di luminanza tra superfici (Figure 2 e 3).

STRUTTURA PORTANTE La struttura portante dell’intero centro direzionale è costituita principalmente da telai in carpenteria metallica controventati con vani scala e setti in c.a. Relativamente all’area uffici, ogni corpo di fabbrica presenta dimensioni di 13m x 121m e relativa maglia strutturale di 10m x 12m, con pilastri in acciaio Φ273 aventi spessore di 20mm. Gli uffici e le serre presentano un’unica copertura a falde inclinate che si estende per circa 62m x 121m. Questa è sostenuta da una serie di capriate poste ad un passo di 1,66m, costituite da profili scatolari in acciaio da 200x100x6mm, quando ubicate in corrispondenza delle zone opache, e da doppi piatti in acciaio 200x15mm calastrellati, nel caso in cui superiormente la copertura sia trasparente. L’auditorium presenta un’estensione in pianta pari a 13,50m x 40m, e la trasmissione verticale dei carichi è affidata a colonne in acciaio Φ273 con spessore di 20mm. La copertura è anche qui costituita da capriate metalliche realizzate con profili scatolari chiusi da 200x100x6mm.

© Manens Tifs

IL RISULTATO FINALE

FIGURA 2. 21 Giugno, ore 12:00, cielo sereno con sole | Soluzione A | Vista interna corpo centrale P01 | Gradiente di colori luminanza in cd/m2

L’edificio sta perseguendo il livello Platinum della certificazione LEED. Questo obiettivo è indice di un alto livello di sostenibilità dell’edificio, valutato secondo un sistema internazionalmente riconosciuto, che protegge il valore dell’immobile nel tempo, in un momento in cui le normative europee evolvono rapidamente verso edifici sempre più sostenibili. Nell’immediato, Prysmian ha beneficiato di uno strumento quantitativo per definire, comunicare e monitorare l’ottenimento dei propri obiettivi e potrà occupare un edificio dotato di prestazioni quantificate e concordate a priori.

SCHEDA DI PROGETTO ANNO DI PROGETTAZIONE: 2012/2013 COSTRUZIONE: 2014/ 2016 LUOGO: Via Chiese, 6 - 20126 Milano SUPERFICIE: 13200 mq

© Manens Tifs

PROGETTO ARCHITETTONICO: Maurizio Varratta Architetto

FIGURA 3. 21 Giugno, ore 12:00, cielo sereno con sole | Soluzione B | Vista interna corpo centrale P01 | Gradiente di colori luminanza in cd/m2 52

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PROGETTAZIONE STRUTTURALE PRELIMINARE, DEFINITIVA ED ESECUTIVA, DIREZIONE LAVORI DELLE STRUTTURE: SCE Project PROGETTAZIONE IMPIANTISTICA: Manens Tifs IMPRESA DI COSTRUZIONE: Italiana Costruzioni SpA COSTO: 30 milioni di euro


SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Dal punto di vista impiantistico, gli uffici presentano un sistema di climatizzazione centralizzato al pari delle serre, e queste ultime presentano un sistema di riscaldamento radiante a pavimento per i camminamenti. Il raffrescamento, al loro interno, avviene attraverso delle griglie poste ad altezza d’uomo e, grazie allo sfruttamento dei moti convettivi, si assicura la circolazione dell’aria nella parte alta della costruzione. Le serre bioclimatiche costituiscono un elemento di grande aiuto per il controllo del microclima interno degli edifici e vedono l’impiego, al loro interno, di una vegetazione di tipo idroponico e di una serie di vasche d’acqua. Fondamentale, in questo caso, è il controllo della quantità di raggi solari che penetrano all’interno degli spazi lavorativi. L’irraggiamento solare in copertura è modulato attraverso una serie di lamelle frangisole orientabili: queste possono essere gestite sia in maniera centralizzata, mediante opportuni algoritmi di controllo, sia in maniera

autonoma, quando necessario. Ulteriori elementi di modulazione delle radiazioni solari sono costituiti da una serie di tende poste sulle falde a sud, sulle falde a nord e sulle vetrate delle testate delle serre. In questo modo, oltre a evitare il surriscaldamento degli edifici nei mesi caldi, si evitano fenomeni di abbagliamento verso le zone degli uffici quando l’angolazione dei raggi solari risulta sfavorevole. Analoghi elementi di controllo dei raggi luminosi sono presenti in corrispondenza delle chiusure verticali trasparenti dei vari corpi di fabbrica, mentre un sistema meccanico di apertura di elementi di copertura si occupa di realizzare un’opportuna ventilazione naturale quando necessario. L’illuminazione artificiale è controllata dinamicamente in funzione dei valori di luminosità ambientale registrati dal sistema di gestione, consentendo un considerevole risparmio di energia rispetto a un impianto di illuminazione tradizionale. Anche la scelta dei materiali è stata indirizzata alla riduzione dell’impatto ambientale dell’intervento di riqualificazione. È stata usata, ad esempio, un’essenza locale come il larice per i pannelli in legno dislocati all’interno delle serre, mentre per gli spazi esterni sono state impiegate delle essenze arboree tipiche della regione, come gli aceri. A questo si aggiunge la presenza di 3.700 mq di pannelli fotovoltaici, dieci stazioni di ricarica per auto elettriche e venti postazioni per la raccolta differenziata.

CREDIT: SCE Project / Cristiano Bendinelli

Gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale sono indubbiamente quelli che connotano maggiormente questo intervento di riconversione edilizia. Innanzitutto, i materiali costituenti l’edificio preesistente, che è stato demolito, sono stati avviati al completo riciclo. Le fondazioni originarie, avendo scelto di perseguire la strada del minor impatto ambientale anche dal punto di vista strutturale, sono state reimpiegate per integrarsi con la struttura in acciaio dei nuovi corpi di fabbrica, evitando così ulteriori interventi di scavo.

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CHIUSURE VERTICALI

Tamponature: soluzioni innovative per la protezione antisismica e la riqualificazione energetica Sebbene siano tante le proposte avanzate, sembra non esistere ancora una soluzione tecnica e di dettaglio costruttivo giudicata economicamente sostenibile e in grado di ridurre le problematiche dei pannelli murari soggetti ad azioni sismiche, garantendo anche sufficienti prestazioni termo-acustiche e di durabilità PATRIZIA RICCI 54

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L

a muratura di tamponamento riveste un ruolo fondamentale di chiusura tra spazio interno ed esterno, oltre che di separazione degli spazi interni, regolando l’interscambio tra i due ambienti che separa. La tamponatura e la sua sicurezza sono argomenti che stanno ricevendo crescente attenzione all’interno della Normativa Nazionale a partire dalla O.P.C.M. 3274 del 2003. Le NTC 2018 trattano l’argomento degli elementi non strutturali al § 7.2.3 per ciò che concerne i “criteri di progettazione”, al § 7.3.6 e 7.3.6.2 per quel che riguarda le “verifiche di stabilità (STA)” e indirettamente al § 7.3.6.1 con riferimento alle “verifiche di rigidezza (RIG) degli elementi strutturali”. Secondo quanto indicato al § 7.2.3 delle NTC 2018, “Per elementi costruttivi non strutturali s’intendono quelli con rigidezza, resistenza e massa tali da influenzare in maniera significativa la risposta strutturale e quelli che, pur non influenzando la risposta strutturale, sono ugualmente significativi ai fini della sicurezza e/o dell’incolumità delle persone”. Per quanto riguarda i criteri di progettazione di elementi strutturali secondari e di quelli non strutturali, il D.M. 17/01/2018 introduce, in merito alla loro progettazione, la valutazione della capacità di tali elementi costruttivi. La capacità degli elementi non strutturali, compresi gli eventuali elementi strutturali che li sostengono e collegano tra loro e alla struttura principale, deve essere maggiore della domanda sismica corrispondente a ciascuno degli stati limite da considerare (v. § 7.3.6). Le nuove norme introducono quindi un’esplicita “verifica di stabilità (STA)”, come meglio specificato poi nel seguente § 7.3.6.2 “Elementi non strutturali (NS)”, in cui si riporta che “Per gli elementi non strutturali devono essere adottati magisteri atti ad evitare la possibile espulsione sotto l’azione della Fa (v. § 7.2.3) corrispondente allo SL e alla CU considerati”. D’altra parte la normativa esplicita la procedura per il calcolo della sollecitazione, ma non quella per il calcolo della resistenza fuori piano; inoltre i magisteri che vengono richiesti dalle NTC 2018 e che la Circolare 617 del 02/02/2009 propone, certamente sono migliorativi, ma non è possibile valutarne l’esatto livello di sicurezza in relazione anche al costo del magistero. Rispetto alle NTC 2008 non viene specificata la metodologia di calcolo per definire la Sa e scompare la Tabella 7.2.I (NTC2008), in cui erano indicati i valori di qa per gli elementi non strutturali. La norma specifica che, in assenza di specifiche determinazioni, per Sa e qa si può fare riferimento a documenti di comprovata validità (NTC 2008 o Eurocodice 8). In generale dunque, il metodo progettuale

BOX 1

EVOLUZIONE NORMATIVA

Per colmare le lacune attualmente presenti nelle norme, è necessario uno sforzo ulteriore, anche per evitare scenari come quelli visti in seguito al terremoto del 2009 a L’Aquila, del 2012 in Emilia Romagna o del 2016 nel centro Italia, che non ha fatto altro che confermare quanto già osservato in terremoti precedenti. La fase di ricognizione dei danni post-terremoto, ha infatti evidenziato come l’espulsione fuori piano delle tamponature possa essere causa di danni a cose, ferimento di persone ed intralcio delle vie di fuga come documentato in Figura 1. Gli studi condotti in seguito alla ricognizione dei danni de L’Aquila hanno sottolineato anche un altro aspetto che spesso viene trascurato. Si è verificato come costruzioni prive di danni strutturali avessero diffusi danneggiamenti agli elementi non strutturali, tali da non permettere l’agibilità della costruzione e condurre a elevati costi di riparazione. Questo ha portato in alcuni casi a rendere vantaggiosa la demolizione e ricostruzione piuttosto che la riparazione di alcuni edifici. Negli ultimi decenni dunque il comportamento antisismico delle tamponature in muratura e la loro interazione con la struttura in cemento armato è stato oggetto di numerosi studi e ricerche sia numeriche che sperimentali. Tuttavia, sebbene diversi autori abbiano cercato di definire principi base di sistemi potenzialmente efficaci a ridurre la vulnerabilità sismica di tali elementi, non è stata ancora individuata una soluzione tecnica e di dettaglio costruttivo economicamente sostenibile che risolva, o quantomeno riduca, le problematiche connesse al danneggiamento e alla stabilità laterale dei pannelli murari soggetti ad azioni sismiche e che garantisca al contempo adeguate prestazioni termo-acustiche e di durabilità. D’altra parte parlare di efficienza energetica e di comfort indoor senza porre l’attenzione alla qualità strutturale del nostro patrimonio edilizio ed al suo grado di sicurezza nei confronti degli eventi naturali (sisma, trombe d’aria, ecc.) risulta un controsenso. Nonostante ciò, risulta non semplice coordinare la progettazione e soprattutto la realizzazione degli interventi sull’esistente, integrando aspetti termici e acustici con quelli a valenza strutturale e quindi di sicurezza passiva. Tuttavia i risultati di questi studi oggi sarebbero senz’altro adatti a diventare regole di progetto, colmando così la lacuna normativa lamentata anche da molti strutturisti che con difficoltà svolgono le verifiche sismiche di strutture a telaio in calcestruzzo armato tamponate.

FIGURA 1. Espulsione tamponature esterne

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CHIUSURE VERTICALI

da imputare a diversi aspetti, in parte legati all’intrinseca vulnerabilità delle murature di tamponamento aderente non connesse al telaio, in parte dovuti ad altri aspetti quali la cattiva realizzazione dei dettagli costruttivi, l’utilizzo di materiali con scarse qualità meccaniche, un’impropria progettazione delle tamponature; tra l’altro, come già detto, quest’ultimo aspetto è spesso riconducibile ai limiti presenti nelle attuali normative antisismiche italiane (NTC 2018) ed europee (EC8) relativamente alla progettazione e alla realizzazione delle tamponature. Risulta dunque fondamentale implementare e verificare soluzioni innovative che permettano, nel rispetto dei requisiti termo-acustici, un danneggiamento nel piano più controllato, una riduzione dell’interazione negativa locale e globale con la struttura in c.a. e un’adeguata resistenza alle azioni dirette ortogonalmente al piano. Di seguito vengono brevemente presentate alcune possibili soluzioni che sono state, o sono al momento, oggetto di ricerca.

SOLUZIONI INNOVATIVE DI TAMPONATURA Soluzione «con incremento di resistenza» proposto dalla normativa presenta delle lacune che non permettono di valutare il reale livello di sicurezza delle tamponature in relazione alle diverse zone sismiche e tipologie edilizie. L’importanza della sicurezza degli elementi non strutturali, dunque anche delle tamponature, emerge chiara dalla normativa, che sta dedicando sempre più spazio a tale argomento (Vedi BOX 1).

TAMPONATURE TRADIZIONALI I maggiori danni riscontrati nei condomini della periferia de L’Aquila, come anche delle cittadine dell’Emilia-Romagna colpite dal terremoto del 2012, sono dovuti al danneggiamento delle tamponature esterne. Nelle soluzioni costruttive tradizionali le tamponature in muratura sono normalmente realizzate in completa aderenza al telaio in c.a. e successivamente alla sua completa maturazione, senza connessioni con gli elementi che confinano il pannello. Tali sistemi costruttivi hanno tuttavia manifestato una serie di criticità legate alla risposta sismica nel piano e fuori piano, più volte riscontrate a seguito di rilievi post-sismici e di prove sperimentali. Queste si sono verificate non solo negli edifici storici, ma anche in quelli di recente costruzione, esibendo un comportamento sismico inadeguato, spesso (ma non solo) riconducibile all’intrinseca vulnerabilità sismica dei pannelli in muratura rigidamente collegati al telaio. In particolare, in quelli più recenti, si sono riscontrati crolli sui paramenti a doppio strato dove quello esterno risultava completamente scollegato da quello interno a cui era interposto l’isolante. Questa soluzione, ottima dal punto di vista termico, non garantisce una staticità della parete, in particolare su edifici pluripiano dove la snellezza diventa elevata. Le problematiche riscontrate nei rilievi post-sismici e nei test sperimentali sulle tamponature di tipo “tradizionale” soggette ad azioni sismiche sono 56

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Una prima possibile soluzione alle problematiche sopra esposte è rappresentata da sistemi in cui la tamponatura incrementa la propria resistenza nel piano/fuori piano attraverso, per esempio, l’inserimento di armature verticali e/o orizzontali (siano esse barre o tralicci) nel corpo murario, reti metalliche o in fibre di diverso tipo nell’intonaco, materiali compositi quali CFRP (“Carbon Fiber reinforced Polymer”) o sistemi in FCRM (“Fiber Reinforced Cementitius Matrix”). Tuttavia, l’incremento della resistenza nel piano e fuori piano non limita l’interazione telaio/tamponatura che, in alcuni casi, può risultare dannosa nei confronti della risposta sismica della struttura in c.a.

Soluzione «svincolata» dalla struttura La soluzione svincolata dal telaio mediante giunti o intercapedini riduce sensibilmente, in via teorica, l’interazione e il danneggiamento nel piano del pannello. Il sistema svincolato può presentare però problematiche tecnologiche e progettuali che lo rendono complesso da realizzare. Per esempio, uno dei possibili problemi riguarda il dimensionamento della larghezza del giunto di separazione e il materiale con cui realizzarlo, soprattutto nel caso di spessori significativi, dovendo garantire sufficienti prestazioni termo/acustiche; inoltre, risulta complesso il controllo del danneggiamento nel caso di chiusura repentina del giunto. Infine, si possono presentare difficoltà tecnologiche nell’implementazione del dettaglio che sia in grado di garantire il libero movimento nel piano ma, al contempo, vincolare l’inflessione fuori piano.

Il progetto «Insysme» Nell’ambito di un progetto di ricerca Europeo FP7, avviato nell’ottobre del 2013, denominato Insysme [1] “Innovative systems for earthquake resistant masonry enclosures in rc buildings”, il cui scopo è lo studio di soluzioni innovative di tamponatura antisismica e il miglioramento degli attuali criteri progettuali, i ricercatori italiani


hanno lavorato a due sistemi innovativi in collaborazione con ANDIL. Le Università di Padova e Pavia, partner scientifici del progetto, hanno analizzato e verificato le prestazioni dei nuovi sistemi attraverso campagne sperimentali e studi numerici paralleli, validandone la costruzione attraverso prototipi applicativi. I sistemi sono stati progettati per garantire tutti i requisiti tecnici caratterizzanti le pareti da tamponamento. Entrambe le soluzioni costruttive possono essere utilizzate sia per edifici in calcestruzzo armato nuovi sia per la riqualificazione sismica di quelli esistenti, quando le tamponature devono essere sostituite. Il tutto ha condotto alla redazione di “Raccomandazioni per la progettazione sismica di edifici in c.a. con tamponature in laterizio”, un documento tecnico rivolto agli stutturisti a cui viene proposto un efficace approccio progettuale che integra i principi disciplinati nelle normative vigenti. Le tipologie di tamponamento a cui è possibile applicare le “Raccomandazioni” sono le murature non strutturali ordinarie in laterizio, monostrato o pluristrato, sia in soluzione “leggera” (elementi con foratura elevata e spessori modesti) sia in quella “robusta” (foratura <60% e spessore medio-grandi), racchiusa nella cornice del telaio strutturale in calcestruzzo armato.

Soluzione a «giunti deformabili» L’Università di Padova (C. Modena, F. Da Porto, G. Guidi e N. Verlato) e ANDIL hanno proposto un sistema denominato DRES “Damage Reduction Enclosure System” che consiste in una tamponatura monostrato di muratura in laterizio per fabbricati con struttura principale in calcestruzzo armato che può essere impiegata nelle zone soggette a terremoti di medio-alta intensità sismica. La terza soluzione è composta da blocchi in laterizio a fori verticali e introduce in alcuni dei letti di malta speciali giunti orizzontali in gomma. Gli elementi resistenti presentano caratteristiche tali da garantire robustezza rispetto

ai carichi di progetto nel piano e fuori piano. La presenza dei giunti in gomma nel nuovo sistema costruttivo consentirà alle pareti in muratura di tamponamento di assorbire i movimenti imposti dal telaio, quando questo è sottoposto a una significativa azione sismica, minimizzando così i danni alla parete. Inoltre, il sistema prevede due giunti verticali di gomma fra la tamponatura in muratura e le colonne in calcestruzzo armato, caratterizzati da una rigidezza bassa a compressione per ridurre le richieste di spostamento della parete ed evitare sollecitazioni eccessive che potrebbero danneggiare le colonne del telaio e la parete tamponatura stessa.

Soluzione «a giunti scorrevoli» L’Università di Pavia (G. Magenes, P. Morandi e R. Milanesi) ha sviluppato l’innovativo sistema di tamponamento in muratura con “giunti scorrevoli” insieme ad ANDIL e Ruredil. La quarta soluzione (Figura 2) prevede la suddivisione della tamponature in quattro strisce orizzontali per mezzo di giunti scorrevoli realizzati in materiale plastico e annegati nei letti di malta in modo da concentrare la deformazione, e di conseguenza il danno, in alcuni piani “di sacrificio” preferenziali mantenendo però integre le restanti parti del pannello murario. Inoltre sono previsti giunti deformabili all’interfaccia tamponatura-telaio. Un materiale deformabile con ottime caratteristiche di isolamento termico e acustico è stato appositamente ideato per essere posto all’interfaccia tamponatura/telaio al fine di ridurre la concentrazione di sforzi e le conseguenti rotture e danneggiamenti locali. La suddivisione in strisce murarie consente di evitare l’instaurarsi di un unico puntone diagonale nella tamponatura, forzando invece lo scorrimento lungo piani predefiniti a causa del basso coefficiente di attrito. Grazie alla soluzione sviluppata si dovrebbe ottenere, sia per bassi che per alti livelli di spostamento, una maggiore capacità dissipativa da parte del singolo telaio tamponato, una ridu-

FIGURA 2. Sistema Insysme a giunti scorrevoli: modello e componenti

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CHIUSURE VERTICALI

zione della rigidezza e della resistenza nel piano e un controllo del danneggiamento con fessurazioni localizzate in corrispondenza dei piani di scorrimento. Inoltre, si dovrebbe verificare una riduzione del taglio locale sulle colonne in c.a. del telaio per via della distribuzione più uniforme delle spinte dei puntoni compressi della muratura sugli elementi del telaio dovuta alla suddivisione su più strisce. Il comportamento fuori piano è governato dalla resistenza flessionale orizzontale delle fasce murarie, a cui viene aggiunto il contributo di un intonaco fibro-rinforzato e dell’ingranamento meccanico trasversale dei giunti scorrevoli corrugati. La stabilità alle azioni fuori piano del tamponamento è garantita inoltre per mezzo di chiavi di taglio in acciaio opportunamente vincolate ai pilastri e da blocchi di estremità in laterizio sagomati con forma a “C” [2].

Il «kit antisismico» dell’ENEA ENEA ha brevettato un sistema antisismico applicabile sia su edifici nuovi che esistenti, ideale per rinforzare le tamponature, coniu-

gando sicurezza, risparmio energetico e sostenibilità. Consiste in un kit prefabbricabile e modulare composto da piani cordati e pannelli in fibra di canapa che, opportunamente combinati tra loro, sono in grado di contenere gli effetti espulsivi provocati dalle scosse sismiche e garantire al tempo stesso un elevato comfort termoacustico e isolante. I test numerici e sperimentali effettuati sulle corde hanno dimostrato notevole resistenza e buona deformabilità. Studi recenti sulla canapa condotti da ENEA hanno evidenziato buone capacità isolanti e durabilità, oltre a una buona traspirabilità e una limitata velocità di propagazione delle fiamme in caso di incendio. Grazie all’elevata resistenza della fibra di canapa, i piani cordati del kit si oppongono agli effetti espulsivi delle tamponature, mentre l’azione termoisolante nei pannelli garantisce una buona riduzione della trasmittanza termica. Non richiedendo l’impiego di malte e presentando un ridotto effetto coprente, tale soluzione appare poco invasiva e quindi particolarmente adatta anche qualora s’intenda conservare visibile l’originale tessitura muraria. Le diverse compo-

COMPORTAMENTO SISMICO DELLE TAMPONATURE Tali elementi, che nelle condizioni ordinarie, in assenza di sisma, svolgono un ruolo statico generalmente modesto o che almeno non comporta conseguenze rilevanti se viene trascurato, nel caso delle sollecitazioni orizzontali indotte da un terremoto, assumono una rilevanza sostanziale nel determinare il comportamento laterale globale dell’edificio. I pannelli di tamponamento in laterizio, se distribuiti in maniera adeguata e progettati correttamente in chiave antisismica, possono avere effetti positivi sul comportamento dell’intero edificio. Infatti, sono in grado di incrementare la rigidezza della struttura, che si traduce in una riduzione della domanda di spostamento e, nello stesso tempo, di amplificare la capacità dissipativa, apportando un significativo aumento di resistenza al taglio, preservando così il più delle volte l’integrità della struttura principale stessa. Se si considerassero separatamente i comportamenti del telaio e della tamponatura si otterrebbero risultati tra loro nettamente differenti. ■■

Il telaio, più deformabile, giungerebbe al collasso per la formazione di cerniere plastiche agli estremi delle aste, sotto l’azione di forze relativamente modeste, ma con un comportamento alquanto duttile.

■■

Il pannello murario, molto rigido nel proprio piano, collasserebbe per forze molto più elevate e con spostamenti piccoli, presentando un comportamento alquanto fragile.

■■

Nella struttura composta, la tamponatura interviene efficacemente fin dalle prime fasi sopportando una grande aliquota della forza orizzontale applicata, mentre l’effetto di contenimento del telaio ne migliora la capacità di resistenza soprattutto quando in essa cominciano a manifestarsi fenomeni di fessurazione.

Per piccole deformazioni, la resistenza della tamponatura e delle connessioni al telaio garantisce il comportamento elastico dell’insieme telaio-tamponatura. All’aumentare delle deformazioni si produce il distacco

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della tamponatura dai pilastri nelle zone in cui l’interazione richiederebbe tensioni di trazione. In queste condizioni, la tensione trasmessa da uno spigolo all’altro della maglia di telaio è quasi esclusivamente di compressione (lungo la diagonale compressa). Le tensioni prodotte al bordo della trave inducono: sforzo di taglio nella trave, momento flettente nella trave, sforzo normale nel pilastro. Le tensioni prodotte al bordo del pilastro inducono: sforzo di taglio nel pilastro, momento flettente nel pilastro, sforzo normale nella trave. All’aumentare delle deformazioni il pannello può giungere a: 1. rottura per scorrimento orizzontale dovuta alle tensioni tangenziali agenti nella zona centrale della tamponatura; 2. rottura diagonale per trazione dovuta alle tensioni di trazione inclinate agenti nella zona centrale della tamponatura; 3. rottura per schiacciamento locale degli spigoli della tamponatura dovuta alla concentrazione delle forze orizzontali di interazione trasmesse dal telaio. In strutture intelaiate soggette ad azione sismica, le tamponature si danneggiano prima degli elementi strutturali perché hanno minore resistenza e deformabilità degli elementi strutturali. Usualmente, esse si lesionano lungo le diagonali del pannello e dissipano una grande quantità di energia. La fessurazione del pannello conduce a una riduzione della resistenza e della rigidezza della tamponatura e a un trasferimento di carico dalle tamponature al sistema strutturale. Pertanto, nelle strutture intelaiate, le tamponature agiscono come una prima linea di difesa dell’edificio. Più flessibile è il sistema strutturale, maggiore è l’effetto della tamponature. Più tozzo è il sistema strutturale, maggiore è l’effetto della tamponature.


nenti del kit, sebbene pensate per svolgere compiti dichiaratamente diversi, consentono nell’insieme di ottimizzare i vantaggi derivati dall’applicarle singolarmente. Utilizzare la canapa per realizzare sia elementi con funzione di rinforzo sia elementi con funzione termoisolante significa migliorare gli effetti complessivi: i pannelli, essendo leggeri, non comportano pericolosi incrementi di masse sismiche e le corde, essendo in fibra naturale, non determinano l’insorgenza di dannosi ponti termici.

CONCLUSIONI Le tamponature, spesso trascurate nelle valutazioni di sicurezza degli edifici, rappresentano il fulcro su cui si stanno sempre più concentrando gli interventi di efficienza energetica. Come gli ultimi eventi sismici evidenziano, ciò non solo ha comportato frequenti casi di inagibilità pur in assenza di danni strutturali ma ha anche vanificato le spese sostenute per l’efficentamento. La differente attenzione posta

La presenza delle tamponature modifica la risposta strutturale perché aumenta la rigidezza dell’edificio, riduce il periodo di vibrazione e quindi può far incrementare il taglio alla base dovuto all’azione sismica. Tuttavia, la presenza delle tamponature aumenta la resistenza del sistema (parte dell’azione sismica è portata dalle tamponature) e aumenta la capacità dissipativa dell’edificio. L’effetto delle tamponature sull’analisi deve essere valutato tenendo conto dell’alto grado di incertezza relativo al loro comportamento, dovuto alla variabilità delle proprietà meccaniche delle tamponature; alla condizione di vincolo al telaio circostante; alla potenziale modifica della loro integrità durante l’utilizzo dell’edificio; al grado non uniforme di danno durante l’evento sismico. In virtù delle incertezze di comportamento delle tamponature, la sicurezza della struttura non può far fede su queste e solo la loro probabile influenza negativa deve essere presa in considerazione in fase di progetto. In generale, l’analisi è eseguita sulla struttura nuda, cioè priva di tamponature. Tale approccio può funzionare in condizione di carichi statici verticali, quando invece interviene uno scuotimento indotto da un terremoto, anche la muratura non strutturale entra in gioco opponendosi alla deformazione del telaio e partecipando in modo significativo alla rigidità laterale e resistenza dell’intera costruzione, modificandone la risposta sismica. Il reale comportamento di un edificio in calcestruzzo armato con tamponature di muratura per effetto dell’azione sismica risulta così completamente differente da quanto assunto nella fase progettuale. La presenza delle tamponature può modificare negativamente la risposta strutturale perché: 1. la distribuzione della rigidezza laterale dell’edificio in elevazione risulta diversa da quella della struttura nuda; 2. la distribuzione della rigidezza laterale dell’edificio in pianta risulta diversa da quella della struttura nuda.

al medesimo oggetto ha quindi amplificato le perdite economiche, problema che si acuisce quando il crollo diventa causa di danno non solo alle cose ma anche alle persone. È quindi fondamentale che tali parti non strutturali siano analizzate nella loro interezza per essere sottoposte a interventi di rinforzo ed efficientamento realmente integrati.

BIBLIOGRAFIA [1] Insysme: «INnovative SYStems for earthquake resistant Masonry Enclosures in rc buildings», progetto di ricerca Europeo finanziato dalla Commissione Europea, grant FP7-SME-2013-2-GA606229, 2013-2016. www.insysme.eu [2] P. Morandi, R. Milanesi, G. Magenes, Structural 205 – maggio 2016 – paper 12 – ISSN 2282-3794 | © DELETTERA WP

EFFETTI DEL SISMA sulle costruzioni in cemento armato. Crollo e danneggiamento delle strutture non portanti

Le NTC 2018 prescrivono le regole da seguire per alcuni casi non del tutto ordinari nella prassi costruttiva. In particolare l’attenzione è rivolta a pareti non strutturali: a) con una distribuzione in pianta fortemente irregolare, i cui gli effetti devono essere valutati e tenuti in considerazione, incrementando di un fattore 2 l’eccentricità accidentale; b) con una distribuzione fortemente irregolare in altezza, per cui deve essere considerata la possibilità di forti concentrazioni di danno ai livelli caratterizzati da significative riduzioni degli elementi non strutturali rispetto ai livelli adiacenti. Questo requisito si intende soddisfatto qualora si incrementi di un fattore 1,4 la domanda sismica sugli elementi verticali (pilastri e pareti) dei livelli con significativa riduzione degli elementi non strutturali.

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Minimizzare i rischi dei sistemi fotovoltaici Nel corso della sua vita, un impianto fotovoltaico può presentare costi imprevisti. Eurac Research ha realizzato un pacchetto di strumenti e linee guida per gestire meglio i rischi e i guasti, arrivando a ridurre l’entità economica del danno, ovvero i costi sostenuti per le riparazioni e la perdita di produttività DAVID MOSER

N

egli ultimi anni la tematica legata alle prestazioni e all’affidabilità dei sistemi FV è diventata sempre più prominente. In termini generali si è cominciato a parlare di qualità dei progetti FV coinvolgendo tutti gli attori implicati e tutte le fasi di progetto. La tematica è affrontata da vari soggetti (Solar United, IRENA, ETIP PV, PVQAT, etc) che in parallelo hanno preparato o stanno mettendo a punto documenti che hanno l’ambizione di elevare la qualità dei progetti futuri e di sensibilizzare il settore. In particolare IRENA ha prodotto un report indirizzato ai nuovi mercati, che possa essere un tassello importante nella creazione di ciò che è stato definito come Quality Infrastructure. ETIP PV ha dedicato alla tematica la conferenza 2018 “Quality and Sustainability of PV Systems”. Nel periodo 2015-2017, EURAC Research ha coordinato il progetto H2020 Solar Bankability, in partenariato con TÜV Rheinland, Accelios Solar, Solarpower Europe e 3E, interamente focalizzato sull’impatto della qualità dei progetti FV sulla bancabilità dei progetti stessi.

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CONTESTO Il tema della qualità nei progetti fotovoltaici sta diventando sempre più importante per riuscire a garantire una vita utile adeguata, una produzione media che degrada meno nel tempo, unita a strategie efficaci di Operation & Maintenance. Varie iniziative stanno producendo documenti e linee guida per aumentare la qualità dei progetti FV lungo tutte le fasi di processo e lungo tutta la catena di valore. Il termine “solar bankability” viene definito come un processo attivo per la gestione della qualità dove tutti gli attori coinvolti cercano di identificare, valutare e gestire potenziali rischi legali, tecnici e economici lungo tutta la vita di un progetto fotovoltaico. E’ importante che ogni attore coinvolto sviluppi pertanto una propria strategia per la valutazione del rischio. Nel progetto Solar Bankability, coordinato da Eurac Research, sono stati pubblicati report, linee guida e strumenti informatici per sviluppare tale strategia. Il materiale è disponibile su www.solarbankability.org Il progetto ha ricevuto il finanziamento dall’Unione Europea con il progetto H2020 con grant agreement No 649997.

CREDIT: Eurac Research/Ivo Corrà

INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO


GESTIONE DEI RISCHI TECNICI Il termine “solar bankability” è stato definito come un processo gestionale della qualità dove tutti i soggetti coinvolti nel processo di approvazione di un progetto FV cercano di identificare potenziali rischi legali, tecnici ed economici lungo tutta la vita utile del progetto. Questi rischi devono essere valutati, gestiti e controllati in modo qualitativo e quantitativo. Nonostante un alto grado di sovrapposizione in questo processo di gestione della qualità, il focus e i criteri per la valutazione variano a seconda che il soggetto coinvolto rappresenti un investitore, una banca, una compagnia di assicurazioni o un’autorità di gestione, come rappresentato in Figura 1. Per la standardizzazione e il de-risking del settore FV sono necessari vari step per assistere ogni soggetto coinvolto nello sviluppare la propria strategia individuale di gestione del rischio. Queste fasi possono essere divise in: identificazione del rischio, valutazione del rischio, gestione del rischio e controllo del rischio (Figura 2).

FIGURA 2. Piano per la gestione dei rischi tecnici

FIGURA 1 . Valutazione del concetto di “Solar Bankability” dalla prospettiva di vari soggetti

IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO Nella modellazione finanziaria di progetti FV, input poco accurati portano inevitabilmente a calcoli incorretti di guadagni, costi, flussi di cassa ecc, con il rischio di avere una valutazione economica poco accurata dell’investimento. Gli input utilizzati nei modelli economici sono fortemente influenzati dalle supposizioni tecniche. Nel progetto Solar Bankability è stata creata una Matrice di Rischio dove sono elencati per componente e fase di progetto tutti i principali rischi tecnici.

Supposizioni sbagliate in modelli economici In termini generali non esiste una metodologia unifica e nemmeno una pratica comunemente accettata per tradurre i rischi tecnici nei modelli economici di progetti FV. Le cause di rischio possono essere introdotte durante lo sviluppo del progetto o durante la fase operativa.

Guasti durante la vita utile del progetto Nel progetto sono stati analizzati più di 1 milione di guasti da molteplici database che comprendono più di 750 impianti e circa 2.4 milioni di componenti (2 milioni di moduli e circa 12.000 inverwww.casaeclima.com    n.75

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INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO

ters); questo portafoglio corrisponde a circa 442 MWp in termini di potenza nominale. Tutte le casistiche di guasto sono state assegnate a livello di componente e fase di progetto. In totale, più di 140 tipi di guasti e/o rischi tecnici sono stati identificati e documentati nella matrice di Rischio. Nella Tabella 1 si possono trovare alcuni esempi.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO Una volta identificati i rischi, la casistica raccolta è stata utilizzata per: suggerire delle linee guida per la categorizzazione dei guasti, introdurre una metodologia per il calcolo dell’incertezza nella piani-

TABELLA 1 . Esempio di Matrice di Rischio per moduli e inverters A. MODULES

B. INVERTERS

Product testing / development ■■ ■■ ■■ ■■ ■■

Failed insulation test Incorrect cell soldering Undersized bypass diode Junction box adhesion Etc.

■■ ■■

Inverter derating issue Maximum power point tracker issue

PV plant planning / development ■■ ■■ ■■ ■■ ■■

Soiling losses Shadow diagram issue Modules’ mismatch Uncertified modules Etc.

■■ ■■ ■■ ■■ ■■

Inverter wrongly sized Incorrect IP rating Inverter cabinet inadequately ventilated Inverter exposed to sunlight Etc.

Transportation / installation ■■ ■■ ■■ ■■

Module mishandling (Glass breakage) Module mishandling (Cell breakage) Module mishandling (Defective backsheet) Etc.

■■ ■■ ■■ ■■

Inverter configuration incorrect Missing contact protection Inverter has no surge protection Etc.

Operation / maintenance ■■ ■■ ■■ ■■ ■■ ■■

Improperly installed Hotspot Delamination Glass breakage Snail trails Etc.

■■ ■■ ■■ ■■ ■■

Fan failure and overheating Theft or vandalism Grounding fault Firmware issue Etc.

Decommissioning No product recycling procedure defined or implemented 62

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Inverter size and weight issue

ficazione di progetti FV e come questa è collegata ai valori economici e sviluppare una metodologia per la valutazione dell’impatto economico dei rischi tecnici.

Rischi nella stima della producibilità Alcuni dei rischi contenuti nella Matrice di Rischio hanno un impatto economico nella stima della producibilità dell’impianto. Le incertezze sono legate principalmente alla stima dell’irraggiamento, al calcolo delle perdite dovute alla temperatura, alle degradazioni delle prestazioni negli anni, ecc. Queste incertezze sono poi utilizzate per il calcolo dei parametri P50 e P90 che rappresentano la probabilità di ottenere valori superiori a quelli forniti.

La metodologia CPN: strumento per calcolare l’impatto economico dei rischi La metodologia CPN sviluppata all’interno del progetto assegna un “cost priority number” (CPN) a ogni rischio tecnico/guasto e come impatta sui costi di funzionamento di un impianto FV o di un portafoglio di impianti. L’impatto è diviso in una componente dovuta al tempo fuori servizio (parziale o totale) e una dovuta al costo per la riparazione e/o sostituzione dei componenti, espressi in Euro/kWp o Euro/kWp/anno. La somma totale dei CPN per i vari componenti e guasti corrisponde quindi ai costi operazionali veri.

Impatto dei rischi tecnici sul CPN I rischi vengono quindi classificati in ordine di CPN per capire quale abbia il maggiore impatto economico. Per valutare l’impatto in varie strategie di Operation & Maintenance, sono stati introdotti due scenari estremi. Nel primo i guasti non vengono mai rilevati, scenario “never detected”; nel secondo si assume che i guasti vengono rilevati ed il componente interessato viene riparato o sostituito dopo un mese. L’analisi dei CPN per i moduli FV per tutti i segmenti di mercato viene riassunta in Figura 3. Le barre rosse rappresentano lo scenario “never detected” con perdite dovute alla ridotta produzione, in quanto parzialmente fuori servizio, mentre le barre blu rappresentano lo scenario dove i guasti vengono risolti. Come si può vedere i rischi tecnici più rilevanti per i moduli FV variano da problemi legati all’installazione a difetti di materiale/processo, fino a problemi di manutenzione. I rischi dominanti sono legati alla scarsa qualità dell’installazione, alla rottura del vetro e al PID. Altri rischi presenti sono lo sporcamento e l’ombreggiamento. La categoria legata alla scarsa qualità dell’installazione (improperly installed) comprende vari tipi di problematiche quali: la movimentazione errata dei moduli, danni alla cornice, sistemi di aggancio non idonei, ecc. L’apporto all’impatto economico dovuto alla ridotta produzione sembrerebbe minimo con il costo di sostituzione dominante. Ciò è dovuto al fatto che solo in pochissimi casi si possono riparare i guasti ai moduli fotovoltaici per non invalidare la garanzia del prodotto. In ogni caso, è importante evidenziare che il valore basso di CPN per i guasti nello scenario “never detected” non significa che questa strategia sia la migliore dal punto di vista economico rispetto a risolvere


FIGURA 3. CPN, costi di riparazione/sostituzione e perdite di produzione per i principali 10 rischi tecnici legati ai moduli FV per tutti i settori di mercato

il problema. Perdite di produzione aumentano di fatto negli anni e il guasto esistente può anche portare a problemi legati alla sicurezza. Se si analizzano solo gli impianti residenziali, i guasti dominanti sono quelli riscontrabili con ispezioni visive. Difetti e guasti che richiedono tecniche diagnostiche avanzate non vengono riscontrati non perché non presenti, bensì per il non utilizzo di tali tecniche nella manutenzione di piccoli impianti. I guasti e i difetti più importanti negli inverter classificati in ordine di CPN sono mostrati nella Figura 4. E’ evidente, anche per gli inverter, che molti difetti sono legati alla bassa qualità dell’installazione e mostrano in molti casi la mancanza di esperienza da parte di alcuni soggetti attivi nel settore FV. Il guasto specifico più importante è legato al surriscaldamento degli inverter dovuto principalmente a problematiche legate ai sistemi di raffreddamento (ventola). Al contrario di ciò che abbiamo visto per i moduli, le problematiche hanno un impatto evidente nella riduzione della produzione (barre rosse) che superano i costi legati alla risoluzione del problema (barre blu).

Impatto dei rischi tecnici sui modelli di business Per modellare l’impatto economico dei rischi tecnici sul flusso di cassa di progetti FV si deve definire il modello di business, selezionare i rischi tecnici associati, gli scenari di rischio e le assunzioni legate ai costi. Per valutare l’impatto di ogni scenario di rischio è stata introdotta una classificazione che misura l’impatto economico in relazione alle entrate generate durante i primi 12 mesi di funzionamento dell’impianto (Figura 5). L’effetto sul flusso di cassa è mostrato in Figura 6.

GESTIONE DEL RISCHIO La struttura per la valutazione dell’impatto economico dei rischi tecnici permette di analizzare come questi possono essere gestiti, mitigati o trasferiti ad altri soggetti. L’efficacia delle misure di mitigazione è stata valutata sia in termini di più accurate stime di producibilità che di riduzione del CPN.

FIGURA 4. CPN, costi di riparazione/sostituzione e perdite di produzione per i principali 10 rischi tecnici legati agli inverter per tutti i settori di mercato

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INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO

FIGURA 5. Categorie per misurare l’impatto di rischi tecnici nel flusso di cassa di un progetto FV

Mitigazione dei rischi dovuti all’incertezza della producibilità

FIGURA 6. Impatto dei rischi tecnici sul flusso di cassa di un modello di business

Nel progetto si è andati a identificare misure di mitigazione dei rischi per minimizzare l’incertezza delle componenti utilizzate per il calcolo della producibilità. L’analisi mostra che il dato di insolazione è il fattore più importante nella stima della producibilità con la possibilità di ottenere valori bassi di incertezza nel range di 4.55%-8.70%. Questo range si riferisce all’uso di serie temporali lunghe per la stima dell’insolazione (da dati satellitare o misurati sul campo). Tra gli scenari analizzati (Figura 7), il migliore corrisponde all’uso di 20 anni di misurazione di valori di irraggiamento con la stessa inclinazione dei moduli da installare. Inoltre, bassi livelli di incertezza sono assicurati se a) misure sul campo validate sono utilizzate invece di dati satellitari e b) si utilizzano misure su piani inclinati come i moduli evitando l’uso di modelli di trasposizione. Altri parametri che influiscono sono legati all’ombreggiamento e sporcamento. L’incertezza finale della producibilità può di fatto raggiungere valori molto elevati fino al 17% se si hanno a disposizione le informazioni di qualità peggiore. Ciò comporta una riduzione del rapporto P90/P50 di circa il 20%.

FIGURA 7. Impatto delle misure di mitigazione sull’incertezza legata alle stime di producibilità

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Mitigazione di rischi nella fase operative e l’impatto sul CPN Le misure di mitigazione devono essere identificate lungo tutta la catena del valore per essere poi assegnate ad i vari rischi tecnici. Alcuni guasti possono essere prevenuti o mitigati attraverso azioni specifiche in diverse fasi progettuali. Per esempio, il monitoraggio delle prestazioni o le ispezioni visive possono essere considerate misure generiche di mitigazione che possono avere un impatto positivo sulla riduzione del CPN di molte tipologie di guasto. E’ quindi importante capire come le misure di mitigazione possono essere considerate nella loro interezza per riuscire a calcolarne l’impatto e quindi valutarne l’efficacia. In Solar Bankability sono state identificate otto misure di mitigazione per la gestione del rischio tecnico. Le misure preventive vengono applicate prima che il rischio si materializzi. Nello specifico sono: test dei componenti, review del progetto e monitoraggio della fase di costruzione, e qualificazione degli installatori (EPC). Queste misure possono avere un impatto sui costi CAPEX. Misure correttive sono misure di mitigazione con lo scopo di ridurre le perdite ed i costi quando il rischio si è materializzato (guasti, malfunzionamenti, etc). Nello specifico sono monitoraggio di base e avanzato, ispezione visiva e avanzata, gestione dei pezzi di ricambio. Le misure correttive hanno prevalentemente un impatto sui costi operativi OPEX. L’analisi del costo beneficio include varie combinazioni di misure di mitigazione e fornisce indicazioni sulla migliore strategia a seconda della fase progettuale e del segmento di mercato. E’ inoltre importante che venga individuato chi è responsabile dei rischi e dei costi derivati all’interno del valore totale di CPN. Le misure di mitigazione hanno impatto diverso sui costi associati alla perdita di producibilità e a quelli legati alla sostituzione o riparazione. Il nuovo valore CPN deriva dall’analisi costi benefici aggiungendo al valore CPN post mitigazione il costo della misura di mitigazione stessa.

La Figura 8 mostra i risultati dell’impatto delle varie combinazioni di misure di mitigazione sugli scenari descritti in precedenza. L’analisi mostra che nel 99% dei casi il nuovo valore di CPN risulta inferiore rispetto a quello iniziale (105 €/kWp/year). Una riduzione pari a 90 €/kWp/year è possibile quando si seleziona la combinazione migliore. Inoltre, le misure di mitigazione che riducono il parametro legato al la frequenza dei guasti sono quelle più efficaci. Di fatto, la riduzione più elevata viene raggiunta in presenza delle tre misure di mitigazione preventive. Quindi solo in presenza di impianti con componentistica testata, progetto revisionato e utilizzo di installatori qualificati, l’utilizzo di misure correttive ha un beneficio importante, pari a 3 €/kWp/year che possono fare la differenza nei costi di operation and maintenance che sono sotto pressione nel mercato attuale.

Trasferimento dei rischi tecnici Oltre alla mitigazione dei rischi, una efficace strategia di gestione del rischio prevede il trasferimento dei rischi stessi ad altri attori. Il suggerimento è di trasferire i rischi a chi è posizionato meglio nel gestirli e controllarli (Figura 9). Un trasferimento effettivo della proprietà del rischio dipende dalla comprensione di tutti i documenti legali come contratti, garanzie, polizze di assicurazione e le relative durate. Gli installatori o EPC sono responsabili per il materiale e il lavoro durante la costruzione degli impianti. L’operatore O&M è responsabile per il materiale e il lavoro legato ai propri servizi. Il costruttore di componenti deve fornire la garanzia sul materiale, sul corretto smaltimento e sulle prestazioni. Assicurazioni obbligatorie e opzionali possono coprire i rischi finanziari causati da fattori interni o esterni. Tutti i rischi non coperti dalle misure descritte ricadono tra le responsabilità del proprietario / operatore del progetto FV che quindi risponderà con il proprio capitale. Le banche sono alla fine della catena del trasferimento del rischio e vengono coinvolte solo in caso di default del creditore.

FIGURA 8. CPN post misure di mitigazione

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INVESTIRE NEL FOTOVOLTAICO

FIGURA 9. Potenziale piano di trasferimento del rischio in un progetto FV

CONTROLLO DEL RISCHIO Il controllo dei rischi tecnici in caso di grandi impianti è spesso trasferito a tecnici qualificati. Assicurano infatti una supervisione durante le fasi di pianificazione e costruzione e provvedono a monitorare il rischio durante la fase operativa. Per sistemi residenziali, il proprietario è responsabile per la gestione del rischio. Molti sistemi residenziali e di media/piccola taglia non sono coperti da un servizio di manutenzione. Pertanto si raccomanda un controllo periodico ogni paio d’anni a seconda della disponibilità o meno di un sistema di monitoraggio. Anche i proprietari di impianti di piccolo/media taglia sono quindi invitati a seguire una versione semplificata della strategia di gestione dei rischi.

CONSIDERAZIONI FINALI ■■

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Rischi tecnici possono avere un impatto importante sul risk rating del progetto. La frequenza e impatto dei rischi tecnici variano a seconda del modello di business e dipendono dalla taglia del sistema, dalla tecnologia, dalla posizione geografica e dale condizioni climatiche. La frequenza dei rischi tecnici seguono una curva a forma di vasca da bagno con alta frequenza all’inizio e alla fine del ciclo di vita. Rischi tecnici possono essere organizzati in modo sistematico in una Matrice di Rischio. I rischi tecnici devono essere definiti usando una nomenclatura standardizzata. I rischi tecnici possono avere un impatto economico in termini di incertezza sulla producibilità o in termini di CPN o possono essere precursori di guasti che avvengono in un momento successivo. n.75   www.casaeclima.com

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Misure di mitigazione che prevengono i rischi o permettono di rilevare guasti in tempi brevi sono le più efficaci. Misure di mitigazione correttive in impianti dove le misure preventive che sono state considerate possono avere un impatto importante. Una strategia professionale di gestione dei rischi deve diventare parte integrante di ogni investimento legato a progetti FV.

PER INFORMAZIONI PIÙ DETTAGLIATE SI RIMANDA A: C. Tjengdrawira and M. Richter, “Review and Gap Analyses of Technical Assumptions in PV Electricity Cost - Report on Current Practices in How Technical Assumptions are Accounted in PV Investment Cost Calculation,” Solar Bankability WP3 Deliverable D3.1, Jul. 2016. David Moser et al., “Technical Risks in PV Projects - Report on Technical Risks in PV Project Development and PV Plant Operation,” Solar Bankability WP1 Deliverable D1.1 and WP2 Deliverable D2.1, Mar. 2016. M. von Armansperg, D. Oechslin, and M. Schweneke, “Financial Modelling of PV Risks.” 2016. Caroline Tjengdrawira, Mauricio Richter, and Ioannis-Thomas Theologitis, “Best Practice Guidelines for PV Cost Calculation: Accounting for Technical Risks and Assumptions in PV LCOE,” Public report Solar Bankability WP3 Deliverable D3.2, Dec. 2016. U. Jahn et al., “Minimizing Technical Risks in Photovoltaic Projects.” Aug-2016. M. von Armansperg, D. Oechslin, and M. Schweneke, “Technical Bankability Guidelines - Recommendations to Enhance Technical Quality of PV Investments,” Public report, Feb. 2017.

Tutti i deliverables sono disponibili sul sito www.solarbankability.eu


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ASSEMBLEA ASSOIDROELETTRICA

Analisi costi-benefici connessi al settore idroelettrico italiano In occasione della gremitissima Assemblea Assoidroelettrica, svoltasi a Desenzano del Garda lo scorso 21 settembre, è stato presentato lo studio “Analisi costi-benefici di natura economica, sociale e ambientale connessi al settore idroelettrico italiano” commissionato dall’Associazione al Politecnico di Milano a cura di PAOLO PINAMONTI* E PAOLO TAGLIOLI** *Presidente Assoidroelettrica **Direttore generale Assoidroelettrica

A

ssoidroelettrica, associazione che rappresenta la categoria dei produttori idroelettrici in Italia, vista la grave crisi che sta colpendo il settore idroelettrico, ha commissionato al Politecnico di Milano - Energy & Strategy Group uno studio con l’obiettivo di quantificare l’incidenza sul settore del sistema di canoni/sovraccanoni per l’uso delle acque, nonché per individuare una tariffa incentivante opportuna a sostegno del settore. Stando al rapporto statistico del GSE per l’anno 2016, ricordiamo che tra le fonti rinnovabili italiane l’idroelettrico è ancora la maggiore, sia per potenza che per produzione annua, e ha dei vantaggi specifici che lo rendono di particolare interesse pubblico e cioè: ■■ PRODUCE DI PIÙ: a parità di potenza installata e di incentivo erogato produce più energia rispetto ad altre fonti, perché la sua vita utile è molto più lunga.

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È PIÙ EFFICIENTE: il rapporto tra l’energia prodotta nel corso della vita utile e quella consumata per costruirlo, installarlo e dismetterlo a fine vita, è di un ordine di grandezza superiore a quello delle altre tipologie di fonte rinnovabile. È UNA FONTE PROGRAMMABILE/PREVEDIBILE, GARANTISCE QUINDI LA SICUREZZA DELL’APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO: l’idroelettrico è l’unica fonte rinnovabile programmabile. Gli impianti a serbatoio producono solo quando è necessario, rendono stabile la Rete di Trasporto Nazionale e consentono al sistema elettrico italiano di adattarsi ai nostri consumi ora per ora. Persino gli impianti ad acqua fluente hanno una produzione ottimamente prevedibile sul breve periodo e quindi una produzione qualitativamente migliore degli impianti eolici o fotovoltaici. SI INTEGRA NEL PAESAGGIO: gli impianti idroelettrici più moderni hanno un minimo impatto ambientale e paesaggistico, possono anche essere realizzati o spostati in sotterraneo, lasciano il nostro paesaggio inalterato. È ITALIANO: notoriamente i componenti delle turbine eoliche e dei pannelli fotovoltaici provengono in gran parte dall’estero e devono essere importati. Si veda all’occorrenza la recente decisione della Commissione di non estendere più le misure di anti-dumping e anti-sussidi contro i pannelli solari cinesi. Al contrario, gli impianti idroelettrici sono, per almeno il 90%, di costruzione nazionale: tecnologia, indotto industriale e valore aggiunto restano ad arricchire l’Italia. Inoltre, i cantieri idroelettrici (in gran parte composti da lavori civili) sono ad alta intensità di manodopera e perciò generano maggiore occupazione. PREVIENE IL RISCHIO IDROGEOLOGICO, intervenendo attivamente in un settore dove i fondi statali scarseggiano: l’idroelettrico dà luogo ad una costante, continua, manutenzione delle opere idrauliche site negli alvei attivi (briglie esistenti/difese spondali etc.), il cui ruolo di regimazione delle acque risulta preziosissimo ai fini


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della tutela dal rischio idrogeologico. Dove insistono le predette unità produttive viene inoltre garantita la regimazione delle acque piovane nei versanti spondali, in quanto negli stessi insistono solitamente condotte forzate e strade di accesso il cui buono stato, nell’interesse ed a carico dei produttori, deve essere garantito. Ciò contrasta in maniera determinante il rischio di frane e smottamenti diffusi, i cui effetti, in taluni casi, potrebbero avere conseguenza devastanti sia per l’uomo che per l’ambiente, causando vittime innocenti, spazzando via strade, ponti e intere porzioni di borgate. SUPPORTA LA PROTEZIONE CIVILE: Durante eventi di piena avviene frequentemente che le autorità di protezione civile chiedano agli operatori idroelettrici di utilizzare le loro opere per la laminazione delle piene o il bypass di aree in frana. Anche nei periodi di siccità il ruolo degli impianti idroelettrici rappresentano un indispensabile strumento a servizio della Protezione Civile, a disposizione delle squadre antincendio aeree e di terra. É infatti sufficiente una vasca di carico di poche decine di metri cubi a garantire il prelievo di acqua dolce da parte di elicotteri piuttosto che di autobotti, andando peraltro ad evitare gli effetti della dispersione di acqua salata sul terreno. Diversamente reperire l’acqua sarebbe molto più difficoltoso, dispendioso in termini economici ed anche di tempo con negative ripercussioni sul progredire di incendi e sullo stato del soprassuolo eventualmente irrorato con acqua salata.

D’altro canto, l’operatore idroelettrico deve fronteggiare due aspetti che minano l’economicità di un nuovo investimento, criticità che non devono fronteggiare gli operatori di altre fonti rinnovabili, e precisamente: ■■ PAGANO LA FONTE RINNOVABILE CHE UTILIZZANO: per motivi sostanzialmente storici, l’acqua pubblica si paga, mentre sole e vento sono gratuiti. Se da un lato questo è un beneficio per i percettori dei canoni (Regioni, Consorzi B.I.M., Comuni rivieraschi), d’altro conto appesantisce i bilanci e i piani industriali degli operatori idroelettrici. Si consideri che per alcune categorie di impianti, comprese le imposte, i 2/3 del fatturato (!) sono retrocessi alla comunità. Di questo duplice aspetto (maggior valore per la comunità / minore competitività) si deve ovviamente tenere conto quando si confrontano diverse fonti rinnovabili e le si mette in concorrenza. ■■ NON GODONO DI ECONOMIE DI SCALA ED UTILIZZANO UNA TECNOLOGIA MATURA: essendo realizzati su misura per i rispettivi siti, gli impianti idroelettrici non godono di economie di scala e, anche in considerazione della maturità della tecnologia, non ci si può attendere una riduzione del costo specifico di costruzione (e quindi di produzione). Al contrario, i crescenti vincoli ambientali che giustamente – richiedono realizzazioni sempre più sofisticate, rendono difficile persino mantenere stabili tali costi. [...]

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SISMIC Associazione Tecnica per la Promozione degli Acciai Sismici per il Cemento Armato Presidente: Donatella Guzzoni Direttore: Roberto Treccani

AIF – FIAS Associazione Imprese Fondazioni consolidamenti - indagini nel sottosuolo Presidente: Antonio Arienti

UNICMI (Acai+Uncsaal) Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei Serramenti Presidente: Riccardo Casini Vice Presidente Vicario: Donatella Chiarotto Direttore Generale: Pietro Gimelli UNION Unione Italiana Organismi Notificati Presidente: Iginio S. Lentini

ANIG HP – FIAS Associazione Nazionale Impianti Geotermia – Heat Pump Presidente: Gabriele Cesari

UNIONE ENERGIA ALTO ADIGE – SEV Federazione dell’Energia Raiffeisen e Consorzio Biomassa Alto Adige Presidente: Fuchs Hanspeter Direttore: Rudi Rienzner

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FIRE Federazione Italiana per l’Uso Razionale dell’Energia Presidente: Cesare Boffa Vice Presidente: Giuseppe Tomassetti Direttore: Dario Di Santo

Caseitaly Srl Presidente: Laura Michelini GRID PARITY 2 SRL Presidente: Giovanni Simoni Vice Presidenti: Vito Umberto Vavalli, Luciano Brandoni Direttore: Vito Umberto Vavalli

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Per ulteriori informazioni sulle Associazioni federate potete consultare il sito Finco www.Fincoweb.org - Area associate

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