Puntoventiquattro Aprile

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anno 2 - numero 3 - aprile 2014

stampato in 100.000 copie, distribuito in Bergamo e provincia

Il futuro della sanità parte da Stezzano Il magùt scopre BravoBloc Da un’idea di Italcementi nasce il blocco di calcestruzzo che ingloba isolante hi-tech

F.S. Design sbarca in Giappone I fratelli Alborghetti realizzeranno gli allestimenti per due navi Mitsubishi

Corpore Sano Smart Clinic: il nome della sfida raccolta dal Gruppo San Donato e Le Due Torri, in partenza da maggio “E’ il primo poliambulatorio all’interno di un centro commerciale” Francesco Galli, AD degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi


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anno 2 - numero 3 - aprile 2014

Direttore Editoriale Giorgio CHIESA g.chiesa@puntoventiquattro.com Direttore Responsabile Stefano ZUCCHINALI s.zucchinali@puntoventiquattro.com Progetto Grafico e impaginazione Ivana CAPPELLO i.cappello@puntoventiquattro.com Progetto Web e social Roberto PANIGHI r.panighi@puntoventiquattro.com Amministrazione Vera ZUCCHINALI amministrazione@puntoventiquattro.com Il nostro Team Alberto Taiocchi, Luca Rota Nodari, Alessio Brembilla, Francesca Bellavita, Sergio Baccherini, Stefano Agliati, Angelo Caruso, Teo Roncalli, Catia Tramacere, Federica Sala Per segnalazioni, informazioni o per invio di CV redazione@puntoventiquattro.com Stampa: TIBER S.P.A. - Brescia Distribuzione: SANTINI S.R.L. - Mantova

Tiratura 100.000 copie

Certifichiamo stampa e distribuzione con un sistema di tracciabilità GPS: perché diamo garanzie sia ai nostri lettori, sia ai nostri inserzionisti Edito da: APS investments srl unipersonale piazza Libertà 4 24040 Canonica d’Adda (BG) tel. +39 02 / 909471 fax +39 02 / 90947222 www.puntoventiquattro.com info@puntoventiquattro.com p.iva 03893310163 c.f. e N.Reg Imprese di Milano 03893310163 - REA MI 2008600 Registrazione: Tribunale di Bergamo reg. nr 16/13 del 21/06/2013

La stagione del buon senso di Alessandro Rota Martir consulente del lavoro, con studio professionale in Brembate di Sopra La mia giornata si potrebbe dividere in due tempi. Al sorgere del sole dopo aver dato da mangiare a galline, cani e conigli, a seconda delle stagioni mi dedico alla semina o al raccolto nell’orto, all’innesto o alla potatura delle piante da frutto, alla cura del giardino e della vigna. Mentre sto dando il verde rame alla vite o recidendo il roseto, penso alle problematiche che andrò ad affrontare nel secondo tempo della mia giornata quando, tolti i panni della tradizione contadina, indosso giacca e cravatta d’ordinanza per recarmi in ufficio facendo tesoro delle ispirazioni e riflessioni fatte. Se pur all’apparenza così distanti, vivo con piacere entrambe le realtà che mi danno molte soddisfazioni, ma non sono esuli da delusioni. Buon senso: è la mia linea guida ed il consiglio che spesso do ai miei clienti, esortandoli a rischiare senza “fare il passo più lungo della gamba”, a fare investimenti che possano crescere la capacità produttiva delle proprie aziende ed allo stesso tempo tenere un po’ di fieno in cascina per far contro alla siccità. E’ inutile sperare che le imprese estere investano in Italia se il governo non toglie i paletti di un mondo rimasto solo nella nostalgia dei sindacati. La pioggia è necessaria affinché la pianta possa dare i suoi frutti mentre la tempesta, facendo cadere i boccioli, inficia il raccolto, così le leggi e le regole che sono vitali ma troppa burocrazia fa morire le aziende. E’ necessario ripristinare il vecchio apprendistato, riducendo al minimo indispensabile la burocrazia e i relativi oneri. Solo livellando il costo del lavoro tra i diversi Stati avremo un riequilibrio e prevarrà la qualità. Ancora più inutile è tentare di far rientrare i capitali dall’estero; in un mondo globalizzato dobbiamo pensare diversamente. Bando alle ideologie, facciamo resuscitare i capitali nascosti nel Bel Paese, sarebbero manna nel deserto. Dopo la quotidiana lettura delle informative e dei giornali economici, la mia giornata si chiude pensando che domani inizia la fase di luna calante e dovrò travasare il vino, figlio della gamba storta che sarà quel che mi conforta.

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EDITORIALI

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di Alberto Taiocchi

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Un bancario per amico

Il cambio generazionale che non possiamo fallire di Alessio Brambilla

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Dura lex, sed lex

Caro negozio, ma quanto mi costi? di Sergio Baccherini

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Notte da Oscar

La Grande Bellezza, perché non ci piace? di Catia Tramacere

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Toys for Girls IMPRESA

E’ il nome della sfida raccolta dal Gruppo San Donato e Le Due Torri Il primo poliambulatorio all’interno di un centro commerciale

Digital Start-ups, la grande bolla

EVENTI

Corpore Sano Smart Clinic

Vox Populi 2.0

La principessa delle scarpe pop di Francesca Bellavita

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GREEN ECONOMY

TAYLOR MADE

L’innovazione del LED? Un lavoro sartoriale

L’ultima applicazione di Essenzialed sono le gioiellerie e le boutique di moda con luci su misura per valorizzare i particolari di pregio e non alterare i colori dei prodotti

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I fratelli Alborghetti sbarcano in Giappone Da Treviolo al Sol Levante, grazie a maestranze qualificate lo studio F.S. Design realizzerà gli allestimenti interni per due navi da crociera della Mitsubishi puntoventiquattro.com

CONTENUTI SITO WEB Puoi leggere gli approfondimenti

INNOVAZIONE

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INCHIESTE & EDITORIALI

CARTE BOLLATE

A Chieti si corre sul made in Bergamo

Il Tar boccia il ricorso dei costruttori abruzzesi che volevano annullare la gara indetta dall’amministrazione comunale, vinta dalla Tipiesse di Villa d’Adda

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IN SELLA

La rivoluzione del ciclismo parte da Lallio

Si chiama “Racer” e nasce dalla ricerca del Santini Maglificio Sportivo: è un calzoncino privo di cuciture, tagliato a mano per dare l’effetto “seconda pelle”

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PARLA COME MANGI

Agricom, mangimi su misura per nuovi allevamenti modello

Concentrazione di tutte le attività a Pognano, chiusura della sede storica di Bergamo e un nuovo e moderno impianto di produzione per l’azienda della famiglia Callioni

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@FLuccisano Francesco Luccisano, bergamasco, presidente di Rena (network di giovani impegnati in progetti innovativi) è il nuovo capo della segreteria tecnica al Miur. Classe 1982, nato a Treviglio, ha lavorato dal 2011 al 2013 all’Enel. Nel 2008-2009 è stato membro dell’ufficio Sherpa G8 della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

(le nostre notizie in breve)

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Chiude l’ex Capriolo-Venturini e trasloca a Bergamo. Il gruppo Pozzoni di Cisano Bergamasco ha deciso di razionalizzare la propria rete, accorpando le lavorazioni dello stabilimento di San Martino in Rio a quelle di Bergamo. Nei prossimi mesi ci sarà il trasferimento delle macchine e delle lavorazioni, fino al termine del periodo di cassa integrazione previsto per il prossimo dicembre. Per i lavoratori interessati, l’accordo prevede la possibilità di trasferirsi volontariamente nella nuova sede di Bergamo, alle medesime condizioni contrattuali praticate nello stabilimento di San Martino. Per coloro che non sono disponibili a seguire l’attività produttiva a Bergamo, al termine del periodo di cassa integrazione potrà essere attivata la mobilità incentivata

Inizia la nuova stagione di Leolandia, il parco divertimenti di Capriate, con 38 attrazioni e tante novità. La prima riguarda Cowboy Town, l’area del parco popolata da indiani e cowboy, che quest’anno ospiterà scenari e personaggi del western all’italiana. Ad attendere grandi e piccini 4000 ore di nuove animazioni.

Un pensionato di 73 anni di Antegnate è stato denunciato dai carabinieri di Vedelago (Treviso) per truffa e ricettazione. Dalla ditta DBR Tuning ha acquistato quattro cerchioni in lega del valore di 850 euro, pagando alla consegna con un assegno insoluto. L’assegno, infatti, si riferiva al conto corrente di una ditta estinto da tempo di cui, però, l’anziano conservava ancora un carnet di assegni.


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High quality, smart price

Il futuro della sanità parte da Stezzano Corpore Sano Smart Clinic è il nome della sfida raccolta dal Gruppo San Donato e Le Due Torri Francesco Galli, AD degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi “E’ il primo poliambulatorio all’interno di un centro commerciale, qui confluirà la nostra esperienza”

Da sinistra: Francesco Galli - AD degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi - e Roberto Speri, direttore del centro commerciale Le Due Torri

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aggio 2014: data spartiacque per la sanità nazionale. Verrà inaugurato il primo centro medico italiano all’interno di un centro commerciale. Protagonisti il Gruppo San Donato e la proprietà francese Altarea dello shopping center Le Due Torri, pronti ad intraprendere insieme una nuova sfida a dir poco affascinante. Precursori del tempo in un progetto che anticipa il futuro e che in Europa ha già fatto breccia. Si chiamerà “Corpore Sano Smart Clinic”, si estenderà su una superficie di circa 1000 metri quadrati con la presenza di un pool di specialisti pronti ad accogliere e a rispondere alle diverse esigenze dei clienti. “Nel centro - spiega Francesco Galli, amministratore delegato degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi - saranno presenti 11 ambulatori, una sala radiografica tradizionale, una risonanza magnetica, una palestra di fisioterapia e box per la terapia fisica. Offriremo tutte le specialità mediche “tradizionali” (cardiologia, oculistica, urologia, ginecologia, gastroenterologia, fisiatria etc.) oltre ad un ventaglio di offerte e prestazioni al confine tra l’ambito medico puro e tutto ciò che concerne il “medical wellness”. Ci sarà anche un centro prelievi convenzionato. Significativo lo sforzo del centro commerciale perché l’orario di apertura verrà anticipato (dalle 7.45, n.d.r.) e un servizio di bus navetta coinvolgerà numerosi comuni della Bergamasca”.

Come si strutturerà l’offerta? “Non sarà un centro ambulatoriale tradizionale in quanto non ci saranno solo i protocolli diagnostici e terapeutici propri della medicina tradizionale, ma proporremo un ventaglio nuovo di offerte. Dal punto di vista strettamente medico il livello sarà altissimo, tutto il know-how del Gruppo San Donato confluirà, di fatto, nella nuova struttura. La Smart Clinic non è solo autorizzata ma anche accreditata dal sistema sanitario nazionale. Risponde a tutte le norme di sicurezza e igienico/sanitarie dettate dalla normativa”. Come saranno, invece, i prezzi? “Le visite costeranno dai 40 ai 60 euro, per cui Smart Clinic equivale a smart price. Funzionerà su prenotazione e per alcune specialità - a fasce d’orario ben definite - ci potrà essere un accesso diretto”. E’ corretto definirla una clinica low-cost? “No. Low-cost è ormai diventato sinonimo di bassa qualità mentre noi offriamo hi-quality al giusto prezzo. Siamo consapevoli di potercelo permettere in virtù dell’esperienza maturata nel corso degli anni dal Gruppo San Donato”. Non si corre il rischio di svilire la professione sanitaria? “A nostro avviso è la qualità e la professionalità a fare la differenza. Oltre all’alta qualità medica, abbiamo altresì curato l’estetica, dedicando particolare attenzione anche ad aspetti come l’insonorizzazione o la cromoterapia, solo per fare alcuni esempi, tutto per offrire anche un ospitality di altissimo livello. La collocazione all’interno del centro commerciale, inoltre, è perfetta, oltre che discreta”.

Quali sono i motivi che vi hanno spinto ad aprire la prima Smart Clinic italiana all’interno de Le Due Torri? “Siamo il primo gruppo ospedaliero in Italia e il quarto in Europa, ci siamo semplicemente chiesti quali potessero essere gli sbocchi futuri del sistema sanitario. La prima risposta ha coinvolto il lato ambulatoriale, su spinta di Regione Lombardia che ha espresso delle linee guida ben precise: rendere la sanità sempre più accessibile ai cittadini. In questo senso, i centri commerciali stanno diventando centri di servizio, visto anche con il successo delle esperienze odontoiatriche”. Come si traduce la parola accessibile per l’utenza finale? “Servizi fruibili, rapidi, puntuali e comodi. Pensiamo solo al problema del parcheggio che spesso si pone anche nella scelta della struttura a cui rivolgersi”. Perché avete scelto Le Due Torri di Stezzano? “Oltre alla vicinanza dell’autostrada, Le Due Torri si sono affermate negli anni come un centro a misura di famiglia, con la presenza di negozi qualificati. In questo contesto noi possiamo dare il nostro contributo per alzare ancor più l’asset dei servizi. Lo abbiamo fatto investendo una cifra che sfiora il milione di euro, con una pianificazione pluriennale”.

La galleria superiore dove ci sarà l’ingresso della policlinica

“Saranno presenti 11 ambulatori, una sala radiografica tradizionale, una risonanza magnetica, una palestra di fisioterapia e alcuni box per la terapia fisica Offriremo tutte le specialità tradizionali e un ventaglio di prestazioni al confine tra l’ambito medico puro e il medical wellness” 11


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“Siamo il primo gruppo ospedaliero in Italia e il quarto in Europa, ci siamo chiesti quali potessero essere gli sbocchi futuri del sistema sanitario. Entrare nella Smart Clinic vorrà dire essere trasportati su un altro piano dello shopping center, senza essersi spostati”

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In esclusiva la planimetria della nuova Corpore Sano Smart Clinic L’ingresso sarà al secondo piano tra Caredent e il negozio H&M in una posizione discreta All’interno, la Smart Clinic si sviluppa su una superficie di circa 1000mq

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“La sanità abbraccerà le persone” E’ la considerazione di Andrea D’Alessio, primario di oncologia del Policninico San Marco “Non sarà più l’individuo a cercarmi all’interno della struttura sanitaria, ma quest’ultima che gli va incontro”

“L’esperienza della nuova Corpore Sano Smart Clinic è molto interessante” secondo Andrea D’Alessio, primario di medicina onco-ematologica del Policninico San Marco di Zingonia/Osio Sotto (appartenente al Gruppo San Donato) che riflette sul rapporto medico/paziente. “La professione medica negli anni è cambiata così come il rapporto tra il professionista e la persona. Il medico si dovrà misurare con una capacità diversa di accoglienza e presa in carico del paziente, nella quale nessuno dei due sarà protagonista. In una struttura come il Corpore Sano Smart Clinic oltre al malato si andrà incontro anche alla sua famiglia. Non è più l’individuo che va alla ricerca del medico all’interno della struttura sanitaria ma sarà il contrario. In altre parole: la sanità abbraccerà le persone e non si isolerà più nelle grandi strutture”.

Come si sta trasformando la professione medica? “Il paziente ha bisogno di essere visitato, la tecnologia non potrà strumentalizzare tutto il processo. Generalmente possiamo dire che c’è un ritorno alla medicina olistica, la schizofrenia della “mono-disciplina” - secondo cui per ogni sintomo esiste una scienza e uno specialista - sta scomparendo in virtù di un approccio d’insieme che sarà ben rappresentato dalla nuova struttura”.

Quali sono i vantaggi per i pazienti? “Prima di tutto locali estremamente funzionali. Ambienti spaziosi e comodi grazie anche al fatto che il centro Le Due Torri è posizionato su un’importante arteria di comunicazione, è facilmente accessibile, ha parcheggi gratuiti e ascensori. Andare in centro a Bergamo, ad esempio, spesso significa subire file di traffico e disagi. I parenti che aspettano nella nuova Smart Clinic possono invece usufruire di numerosi servizi accessori”. Come verrà recepita dai clienti un’esperienza di questo genere? “Se la piazza, dal paese, si sposta all’interno di un centro commerciale, è giusto che il sistema sa-nitario la segua. Dal punto di vista deontologico il medico può svolgere la professione ovunque, purché tutto sia organizzato nel modo corretto. E’ chiaro che ci possono essere dei pregiudizi, anche da parte degli stessi professionisti, ma la qualità altissima della nuova Smart Clinic li farà ricredere”. La Smart Clinic può considerarsi la prosecuzione della sua esperienza al Policlinico San Marco? “Semplificare la vita al paziente: è la mission del reparto di oncologia che dirigo da otto anni. Col tempo siamo riusciti a sviluppare agende personalizzate, partendo da una serie di attività di segre-teria così da far sentire il malato sempre meno in ospedale e sempre più a casa”.

Andrea D’Alessio, primario di medicina onco-ematologica al Policlinico San Marco

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Navigar m’è dolce

I fratelli Alborghetti sbarcano in Giappone Da Treviolo al Sol Levante, grazie a maestranze qualificate lo studio F.S. Design realizzerĂ gli allestimenti interni per due navi da crociera della Mitsubishi

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talia, popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e trasmigratori” campeggia sul Palazzo della Civiltà italiana all’Eur di Roma, ma la citazione andrebbe rivista, aggiungendo “e di allestitori di navi”. Anzi, allestitori d’interni per navi da crociera, significa essere un po’ artisti, eroi, pensatori, scienziati, navigatori e trasmigratori. La riprova viene da F.S. Design dei fratelli Alborghetti, lo studio di progettazione, realizzazione e riparazione di allestimenti interni per yachts e navi da crociera di Treviolo che realizzerà gli ambienti per due navi da crociera di nuova generazione, per la Mitsubishi Heavy Industries presso il cantiere navale

Da sinistra: Fabio e Sebastiano Alborghetti, titolari dello studio F.S. Design di Treviolo

Per un’intera settimana un armatore giapponese, uno studio finlandese e due architetti di uno studio tedesco hanno ispezionato i mockup, manufatti a grandezza naturale degli interni per due navi da crociera

giapponese di Nagasaki Shipyard & Machinery Works. Con una capacità di circa 3.300 passeggeri ed una stazza lorda di 124.500 tonnellate la consegna avverrà, rispettivamente, la prima nella primavera del marzo 2015 e la seconda nel 2016. “Siamo specializzati in refitting - spiegano i fratelli Alborghetti -. Durante il drydock, quando la nave da crociera viene rinnovata nel suo arredamento interno, noi progettiamo e forniamo nuovi manufatti come banconi per reception, bar, bagni, pavimentazioni, tavoli e anche i rivestimenti delle pareti”. Nella ricerca di materiali innovativi e all’avanguardia c’è tutto il design italiano “che ci permette di superare la concorrenza di paesi stranieri con prezzi più bassi, senza tralasciare la qualità”. 15


Artisti. Le aree pubbliche che verranno rimodernizzate sono il Beach Club ed il Water Fun Park. Prima che le stesse possano essere allestite a bordo, l’armatore e una commissione di architetti visiona i cosiddetti mock-up (porzioni di nave a grandezza reale). “Abbiamo realizzato diciannove elementi per l’interno delle due sale in una nostra struttura adibita – continua Fabio -. Sono stati visionati pezzo per pezzo e la commissione ha potuto valutare e verificare la qualità, le finiture e i dettagli”.

Scienziati. “Oltre alla qualità, gli armatori chiedono il rispetto della tempistica”. Rigoroso, quindi, anche il cronoprogramma: le consegne inizieranno da metà giugno fino a novembre con uno scadenzario settimanale.

Navigatori e Trasmigratori. “Collaboriamo abitualmente con persone che parlano lingue diverse - concludono i fratelli Alborghetti -, a volte anche con idee diverse”. Tra le garanzie che la F.S. Design deve dare è richiesta l’assistenza nel cantiere giapponese. Per cinque mesi, invece, un responsaEroi. Eroi nel senso di coraggiosi ma, più che altro, bile della Mitsubishi Heavy Industries si fermerà a precursori. “Sulle navi da ristrutturare - ricorda Bergamo e verificherà i container, ispezionerà tutti i Sebastiano - siamo stati i primi a fare questi tipi pezzi e, prima della spedizione, li controfirmerà.

di interventi, mettendoci in gioco e rischiando. A partire dal 2000 sono diverse le ristrutturazioni eseguite e ad oggi il nostro studio vanta un ottima esperienza. Siamo cresciuti, imparando a gestire l’impossibile e le emergenze, rispettando sempre i tempi concordati e realizzando qualsiasi tipo di richiesta”. Pensatori. “La nostra forza - continua Sebastiano - sono le competenze tecniche maturate. Già dal primo incontro siamo in grado di dire se un manufatto è realizzabile o meno, quali sono i materiali più idonei e quantificarne i costi”. Per realizzare gli ambienti delle navi sono stati assunti dalla F.S. Design quattro tecnici, tre gli ingegneri impegnati e 19 le aziende qualificate coinvolte, di cui 13 italiane e le altre straniere, accomunate dalla stessa passione per il lavoro e per il mare. 16


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Edilizia&Futuro

Tradizione e innovazione il magùt scopre BravoBloc Frutto della ricerca, si chiama BravoBloc l’idea di Italcementi: inglobare in un unico blocco di calcestruzzo dell’isolante hi-tech ad alte prestazioni, con benefici per l’intera filiera edile

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er chi ha un’impresa edile il dilemma è semplice: costruire una casa coi “lego di calcestruzzo” per arrivare alla Classe A è possibile? Risposta affermativa, ci ha pensato Italcementi assieme a Sacme, quando hanno alzato il velo su BravoBloc. Parliamo di “lego di calcestruzzo speciali” capaci assieme naturalmente all’ottimizzazione di tutta la filiera - di accontentare l’esigente accademia della Classe A per lasciare spazio, come accadeva un tempo, al crudo sudore e alla passione del costruire propria del magùt. Perché, inutile negarlo, da piccoli ci siamo sentiti un po’ tutti muratori alle prime armi usando i mattoncini colorati più famosi del mondo. Ma è chiaro, in edilizia serve ben altro: competenze tecniche e organizzative, oltre che - come dicevamo - la fatica del “tirare su” una casa. Lo sapevano bene i magùt bergamaschi prima che il loro antico mestiere diventasse la scienza della certificazione. Classe A quindi, uno spauracchio difficilmente affrontabile se mancano i soldi, il tempo e forse, per un certo periodo, anche la voglia di mettersi in gioco. Il cerchio dunque si chiude, visto che ancora non mancano aziende capaci di ricucire lo strappo della crisi a colpi d’idee. Italcementi ne è l’esempio: con il mattone BravoBloc è riuscita ad inglobare in un unico blocco di calcestruzzo dell’i-

solante ad alte prestazioni. Il risultato? Un’ottimizzazione del processo di costruzione su più fronti: materiali da utilizzare, tempi di progettazione e personale da impiegare. Non cadiamo però nell’equivoco di pensare che l’innovazione sia pensata e studiata per sottrarre il lavoro dei progettisti e parte di quello dell’impresa costruttrice. Al contrario, i benefici investono tutta la filiera, e al magùt, se così vogliamo continuare a chiamarlo, è permesso di tornare a lottare per le proprie passioni antiche. A questo proposito abbiamo ascoltato diversi progettisti che ci hanno confermato come sia finalmente possibile recuperare tempo ed energie a favore della fase creativa e acquisire un più efficace controllo sull’intero processo costruttivo. Stesso discorso per le aziende intervistate, ora capaci di riportare all’interno del proprio know-how una serie di fasi di cantiere che prima venivano “delocalizzate”. E in un periodo nel quale le marginalità sono ridotte all’osso, i costi e i tempi di costruzione vengono drasticamente ridotti. Va poi considerato l’effetto “green”, dato che Bravobloc è un’interfaccia ad elevate prestazioni sotto il profilo della sicurezza, dell’isolamento termo-acustico e dell’efficenza energetica. Cosa da far spuntare un sorriso anche al più esigente dei magùt.

Una rivoluzione per il settore: i progettisti guadagnano tempo in favore della fase creativa la tecnologia inglobata nel prodotto permette alle imprese di recuperare marginalità

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Taylor made

L’innovazione del LED? Un lavoro sartoriale L’ultima applicazione di Essenzialed sono le gioiellerie e le boutique di moda con luci su misura per valorizzare i particolari di pregio e non alterare i colori dei prodotti

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uanti di noi, entrando in una boutique, sono rimasti abbagliati dai classici faretti ed hanno avuto difficoltà a riconoscere i colori dei capi? Quanti commercianti e clienti si lamentano per il troppo calore emesso dalle luci nei negozi? E tutto a caro prezzo dell’energia. Cominciamo subito col dire che con i LED il problema del surriscaldamento è risolto perché il LED non emette calore. Continuiamo poi dicendo che con l’evoluzione tecnologica dei LED, ad alti standard qualitativi, l’indice di resa cromatica ha raggiunto quello della luce del sole. E finiamo con l’assenza dei raggi UV che non scoloriscono i capi o deteriorano le opere d’arte esposte. E in più con oltre il 70% di risparmio di energia.

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Gioielleria Cornali, Bergamo


FALSI MITI Ma tanto, quello che si dice in giro, è che il LED “serve solo a risparmiare qualche euro sulla bolletta della luce”. “Emette una luce fredda e non direzionabile”. “Non illumina a sufficienza”. “Non dona atmosfera agli ambienti”. Facendo però visita all’azienda Essenzialed di Stezzano si fa fatica a non farsi coinvolgere dall’energia della famiglia che la gestisce: Marino Bertazza, Grazia Fuselli e la figlia Stefania. Uniti e concordi sui valori imprenditoriali, con la certezza confermata dai numeri che l’innovativo prodotto sul quale hanno puntato è il futuro dell’illuminazione a 360°.

FUTURO Innovazione perché quello che maggiormente preme comunicare è che proprio il LED è una tecnologia in continua evoluzione, in periodico sviluppo. La dimostrazione? Sta tutta nei lavori che l’impresa bergamasca è in grado di realizzare. Non parliamo di Ferragamo, il quale vuole per i suoi negozi nel mondo, solo ed esclusivamente luci su misura “Made in Essenzialed”, ma delle infinite applicazioni che dallo studio e dalla passione per il led si possono sviluppare. Proprio qui entrano in gioco i valori di creatività e di flessibilità che solo poche realtà sanno offrire e che consentono la realizzazione di prodotti innovativi, di soluzioni personalizzate con tempistiche di produzione ridotte.

APPLICAZIONI Luce calda, fredda, diretta o indiretta, diffusa o direzionale, che sappia mette in risalto tanto un gioiello quanto una bistecca. Proprio così, con il LED si possono creare luci adatte ad ogni prodotto. Che esaltino l’oro o l’argento, che sappiano farti rilassare, specifiche per gli uffici aziendali o per i ristoranti. Non vogliamo annoiarvi ma le applicazioni del LED sono ormai infinite. E tornando ad Essenzialed, le lavorazioni sono studiate chiavi in mano, progetto dopo progetto, da una realtà che con la sua struttura dinamica è in grado di esaltare le potenzialità della tecnologia Light Emitting Diode, creando innovazione, benessere e innalzando la qualità della vita di tutti con un semplice clic.

Da sinistra: Stefania Bertazza, la nuova generazione dell’azienda, con a fianco i genitori Grazia Fuselli e Marino Bertazza

La Bibbia del LED Elevata resa cromatica Accensione immediata Dimensioni e peso ridotti Assenza di raggi UV e IR Nessuna emissione di calore Lunga durata Ridotta manutenzione Risparmio energetico

Hai ancora qualche dubbio sul LED? Leggiti la Bibbia del LED approfondita sul sito di Puntoventiquattro. Un particolare del Duomo

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Vox Populi 2.0

Digital Start-ups, la grande bolla

Sono 1525 quelle nate negli ultimi 12 mesi Meno del 2% considerando le società di capitali registrate nel 2013 Ma gli investimenti diventano più consapevoli

Alberto Taiocchi Ingegnere Informatico Irriverente

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un anno di distanza da quando l’ex ministro dello sviluppo economico Corrado Passera istituiva il registro delle start-up, è tempo di fare un primo bilancio. Ora conta 1525 “nuove imprese innovative”, la metà delle quali è di estrazione digital ed è nata solo negli ultimi 12 mesi. Se si considera che in totale le società di capitali registrate nel 2013 sono state 83.972, se ne deduce che le start-up sono quindi meno del 2%. Tradotto in posti di lavoro significa che solo il 3% dell’occupazione nazionale è impegnata nelle startup. E l’ultimo numero che daremo è anche il più importante: il 75% di queste iniziative imprenditoriali termina con fallimento, triste epilogo che non si limita a spegnere i sogni di gloria dei soli startupper e che anzi, spesso e volentieri, si riverbera sui numerosi professionisti che, a vario titolo, vi hanno prestato servizio e la cui capacità di incassare questo tipo di colpi ovviamente non è illimitata. La buona notizia è che gli arditi finanziatori di questi tentativi sfortunati di fare impresa avviati da brave persone purtroppo prive di quel sano mal di 22

stomaco che deve accompagnare ogni vero imprenditore, sono da un lato sempre più attenti ai risultati economici effettivamente perseguiti e dall’altro sempre meno disposti a bruciare i propri capitali là dove di fatto non si crea valore. Lo dimostra il fatto che, sempre nel 2013, il flusso economico che alimentava le start-up nostrane ha fatto registrare una decisa frenata riducendo da 136 a 28 milioni di euro il totale investito, pari a -79% rispetto all’anno precedente. Naturalmente le start-up italiane di successo sono talmente note e celebrate che è perfino inutile citarle anche per ricordarci che sono solo eccezioni a conferma della regola. Con il senno di poi potremmo fantasticare su quali e quanti piccoli e grandi risultati industriali avremmo potuto ottenere se quei milioni andati in fumo nelle start-up fossero invece stati investiti in progetti concreti all’interno di contesti d’impresa strutturati e solidi. Ma si tratta di un esercizio che quotidianamente viene fatto trovando esempi eccellenti per tutti i settori. Abbiamo capito che il sogno americano non ci appartiene, se non in scala

molto ridotta rispetto alle storie da film che arrivano dalla Silicon Valley (Google, Facebook, Amazon). Il fatto è che questa presa di coscienza è il punto di partenza per una nuova storia, destinata ad avere un lieto fine. Sarà una storia scritta da una nuova brillante generazione di creativi imprenditori fallita come startupper e risorta dalle proprie ceneri come l’araba fenice, per guardare con maggiore concretezza e senso del limite al futuro, capace di concepire nuovi prodotti e servizi in grado di risollevare la domanda interna con una credibilità di cui nessuna start-up è, per definizione, dotata. L’innovazione vera sta quindi nel saper rinnovare il proprio modo di fare impresa, ripartendo dalle nostre storiche capacità professionali, dai nostri numerosi distretti manifatturieri d’eccellenza, ricordandoci innanzitutto ciò che sappiamo fare bene. Da sempre un patrimonio palpabile, tutt’altro che effimero, nel quale investire la nostra verve imprenditoriale per sfruttarne i grandi spazi di miglioramento, certamente prima di andare a cercare o vendere la luna.


L’infografica del mese

Il Gruppo Pozzoni ha creduto in questa iniziativa investendo 250 mila euro I.C.


High-tech life

Samsung Galaxy S5, l’innovazione è qui Batteria maggiorata e ottimizzata, messa a fuoco da 0,3 secondi e un nuovo sensore per il battito cardiaco Non ci siamo azzardati. La recensione di uno degli smartphone più attesi del momento - in uscita nel mese di aprile - è materiale da chiedere ad esperti del settore. Stiamo parlando del nuovo Samsung Galaxy S5, un prodotto a dir poco innovativo che proprio in questi giorni sta riempiendo gli scaffali dei negozi di tecnologia. Per non incappare in tecnicismi da “nerd”, ci siamo affidati al commento di Luca Viscardi, direttore di Radio Number One (oltre che curatore del portale mistergadget.net e della trasmissione omonima in onda alle 13 e alle 20). Quali sono le peculiarità del nuovo Galaxy S5? “In primo luogo l’autonomia della batteria maggiorata rispetto al passato. A questo proposito è stato inserito un sistema chiamato “ultra power saving mode” che permette, con il 10% di autonomia, di utilizzare lo smartphone ancora per 30 ore. Naturalmente, la funzionalità disabilita una serie di altre componenti e riduce la velocità del processore”. Un altro aspetto apprezzato dai consumatori riguarda la fotocamera. “Molti produttori, specialmente negli ultimi mesi, tendono a vendere i megapixel. A mio parere, e probabilmente anche secondo gli ingegneri di Samsung, non sono fondamentali. Con l’S5 si è infatti puntato sulla velocità di messa a fuoco, ridotta a 0,3 secondi, praticamente il livello di un’ottica professionale. Infine, anche a livello di post-produzione delle immagini, le innovazioni introdotte sono notevoli e permettono una grande libertà d’azione sulle immagini”. L’S4 interagiva con l’utente grazie a una serie di sensori di prossimità. Vale lo stesso per l’S5? “Molti dei sensori vecchi, che non reputo utili, sono stati eliminati. Parlo di quelli capaci di catturare i movimenti degli occhi e della testa. Interessante, invece, l’introduzione del rilevamento del battito cardiaco, che apre tutta una serie di funzionalità nel panorama del wellness”. L’aspetto estetico è stato più curato rispetto al passato? “L’aspetto che Samsung non ha cambiato riguarda i materiali. Ma il telefono è certamente più bello dal vivo che in fotografia. L’alternativa interessante riguarda tutti i componenti rimovibili, come la batteria e l’espansione di memoria”. 24

Il volto di Mister Gadget è quello di Luca Viscardi, direttore di Radio Number One



Carte bollate

A Chieti si corre sul made in Bergamo Il Tar boccia il ricorso dei costruttori abruzzesi che volevano annullare la gara indetta dall’amministrazione comunale, vinta dalla Tipiesse di Villa d’Adda, per il rifacimento della pista di atletica, invocando la necessità di privilegiare le aziende locali

“Moglie e buoi dei paesi tuoi” recita un famoso detto contadino per esprimere una certa diffidenza verso tutto ciò che è straniero, lo stesso non vale per le imprese. A stabilirlo non è la tradizione popolare ma il Tar di Pescara che, riconoscendo all’amministrazione comunale di Chieti la regolarità nell’aggiudicazione dei lavori di rifacimento della pista di atletica leggera dello stadio Angelini (della stessa città) ha sentenziato come, nell’affidare i lavori pubblici ad un’impresa “straniera” (nel senso di fuori provincia) -in questo caso la Tipiesse di Villa D’adda- non siano stati penalizzati i costruttori locali (nel senso della stessa provincia che ha indetto la gara) e non ci sia stato nessun tipo di discriminazione. I lavori sono stati vinti dall’impresa bergamasca in maniera del tutto regolare come pure non è stato riscontrato «alcun comportamento illecito da parte dell’amministrazione», ma l’Ance (associazione costruttori edili) ha ritenuto che il principio dell’incentivazione alla partecipazione delle imprese locali, principio a cui la normativa è ispirata, non sia stato rispettato. Nella sentenza del Tar, che mette la parola fine ad una polemica innescata lo scorso anno tra l’Ance 26

Alla ditta bergamasca Tipiesse, che ha offerto un ribasso del 29,09% corrispondente ad un importo di euro 307.160 sono stati aggiudicati i lavori di rifacimento della pista di atletica presso lo Stadio Angelini di Chieti

di Chieti presieduta dal costruttore Angelo De Cesare e l’amministrazione comunale, si legge che «se da parte del Comune non si è ignorata l’imprenditoria locale, è stata questa che non ha dato molta considerazione agli inviti ricevuti». I giudici del Tribunale amministrativo regionale, presieduti da Michele Eliantonio, (giudice estensore Dino Nazzaro, consigliere Massimiliano Balloriani) hanno respinto il ricorso congiunto promosso da stati generali dell’edilizia, Cogepri srl, Sm sud srl, Rocco e Domenico Di

Marzio srl che hanno impugnato il provvedimento con il quale il Comune ha affidato alla Tipiesse di Villa d’Adda (iscritta all’Ance di Bergamo) il rifacimento della pista di atletica leggera, lamentando «una non adeguata ricognizione del mercato, la mancanza di trasparenza e di pubblicità», praticamente il fatto di aver perso «una chance». Provincia a parte, l’Ance ha fatto ricorso anche se una sua iscritta ha partecipato alla gara. Oltre al possesso dei requisiti richiesti, su un appalto da 390 mila euro la società


bergamasca ha proposto un ribasso del 29,09%, corrispondente ad un importo di 307 mila euro. Nel ricorso «quel che viene contestato non è la procedura per l’assegnazione dell’appalto, bensì l’aver trascurato le imprese edili locali». Di diverso avviso il Tar. Per riqualificare la pista dello stadio, ricordano i giudici nella sentenza, il Comune ha invitato otto ditte, (numero superiore alle 5 imposte per la procedura negoziata), 3 della zona Chieti-Pescara, 4 del centronord (tra cui la vincitrice). «Delle otto ditte invitate, hanno risposto all’appello l’Alma Cis, l’Olimpia, la Sartori e la Tipiesse», tre del nord e una sola di Chieti: l’Ati Alma Cis, di cui faceva parte anche il presidente dell’Ance Angelo De Cesare. Titolare di una delle ditte invitate non ha presentato ricorso come impresa, ma come

Battaglia a colpi di carte bollate tra l’Ance di Chieti e l’amministrazione comunale per una presunta preferenza di ditte non del territorio nell’aggiudicazione degli appalti pubblici

associazione costruttori teatini di Confindustria, organismo esponenziale della categoria e nell’interesse di questa. I giudici hanno rimarcato, in altre parole, il doppio ruolo dell’imprenditore De Cesare: costruttore e presidente dell’Ance. In questa ultima veste ha presentato ricorso (nell’interesse della categoria), ma lo ha fatto dopo che la gara è stata aggiudicata. L’azione dell’Ance «avrebbe potuto avere un effettivo valore -ha concluso il Tar-, se azionato “ex ante” (prima), fornendo al Comune un congruo numero di imprese locali qualificate per quei lavori da appaltare». Nessuna discriminazione, quindi, ma una battaglia a carte bollate tra le imprese per accaparrarsi gli appalti, conseguenza della perdurante crisi nell’edilizia. 27


In sella

Da Lallio il via alla rivoluzione del ciclismo Si chiama “Racer” e nasce dalla ricerca di Santini Maglificio Sportivo: è un calzoncino privo di cuciture e tagliato a mano per una vestibilità aerodinamica ed un effetto “seconda pelle”

Da sinistra: Paola Santini, responsabile marketing, con Pietro Santini, presidente, e Monica, direttore generale

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i scrive “Racer”, si legge comfort, si percepisce come seconda pelle. E’ il calzoncino del futuro, che farà felici migliaia di ciclisti perché praticamente privo di cuciture, in assoluta anteprima solo per il mese di aprile alla Santini Maglificio Sportivo. Totalmente “made in Italy” - come vuole la tradizione dell’azienda di Lallio - i materiali e la tecnologia impiegati per costruirlo sono totalmente innovativi. In un periodo storico come questo, infatti, probabilmente hanno ragione quelli che li chiamano semplicemente i “puristi”, forse perché dal 1965 producono capi d’abbigliamento esclusivamente nel Bel Paese. Ma a noi piace definirli “storici innovatori” di un settore a dir poco martoriato nei decenni, quello tessile. Una sorta di esempio da seguire di come si possa fare impresa,

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Bretelle anatomiche con taglio a “T” e vita bassa. Vestibilità perfetta, massima traspirazione

Il fondello NAT con cuore in gel “Next Thermoshock” permette di percorrere lunghe distanze senza problemi perché stimola la micro-circolazione e garantisce una sensazione di freschezza

Grazie alla tecnologia Onda inventata all’interno del maglificio - si è riusciti a realizzare un calzoncino ancora più comodo, composto da un solo pannello

di come si gestiscono i passaggi generazionali e di come, vogliamo evidenziarlo, le donne sappiano essere manager e professioniste d’incredibile valore. Basti pensare alle giovani Paola e Monica Santini, rispettivamente responsabile marketing e direttore generale dell’azienda, assieme alla guida del padre e presidente Pietro.

Onde. Ma andiamo con ordine e parliamo del prodotto, perché con “Racer” è stata applicata una filosofia molto semplice a parole, ma difficile nei fatti: meno cuciture quindi maggior comfort. Ed è solo grazie alla esclusiva tecnologia Onda - studiata e disegnata da Santini - che si è riusciti a realizzare un calzoncino ancora più comodo, composto da un solo pannello. Il tessuto è stato sviluppato seguendo una serie di Onde che lavorano sul muscolo offrendo una leggera compressione e garantiscono un effetto anti-scivolo senza compromettere la traspirabilità del tessuto. Anche per il fondello l’idea è al servizio dell’atleta. Il fondello NAT, con cuore in gel “Next Thermoshock”, permette di percorrere lunghe distanze senza problemi. NEXT garantisce una sensazione di freschezza anche dopo molte ore in bicicletta, e grazie ai piccoli cilindri in rilievo aiuta a migliorare la micro-circolazione. Innovazione. Facile dunque parlare di innovazione del settore con prodotti alla mano che rivoluzionano il comparto. Più impegnativo e senz’altro più appassionante capire la genesi di determinate scelte imprenditoriali, che portano benessere, ottimismo, slancio ed entusiasmo. Forse perché la Santini Maglificio Sportivo arriva a produrre 3000 capi al giorno esportando il 75% della produzione. Da Lallio al resto del mondo, un passo costruito in mezzo secolo di passione. E non è un caso se sul sito ufficiale si legge “non sono i numeri a muoverci ma la passione, quella vera, incontrollabile, che ci rende orgogliosi ogni volta che un nostro atleta taglia il traguardo. Forse perché quel qualcuno non sa che siamo alla costante ricerca di materiali innovativi e di nuove metodologie produttive e che ogni giorno lavoriamo per migliorare i nostri prodotti. Quasi certamente perché ci piace sudare per arrivare al top, per ottenere la leadership, proprio come i nostri atleti. Abbiamo fatto una scelta. Fatto in Italia (Made in Italy). Fatto con Passione (Made with Passion). Chi ci conosce lo sa. È la scelta giusta”.

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Un bancario per amico

Il cambio generazionale che non possiamo fallire

Non aspettiamoci nulla dalla politica Smettiamola di cercare leader Basta dare il buon esempio per cambiare le cose, perché l’Italia è la più grande start-up del mondo

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di Alessio Brembilla Gestore di relazione, UBI Banca Popolare di Bergamo

na volta smaltita la sbornia da Renzi, contro il quale non ho nulla e che personalmente stimo come stimo tutti coloro i quali hanno il coraggio di essere ambiziosi (e di mettere al mondo tre figli), gli italiani torneranno a confrontarsi con uno dei temi più cari al giornalismo, la distanza incolmabile tra politica e società civile. Cosa sia poi quest’ultima, a mio parere, non l’ha capito nessuno; immagino sia un modo forbito per definire i non-politici. Ma è una mia idea. Posto che chi sembrava finalmente deputato ad un vero cambio di passo nell’avvicinare la cosa pubblica alla cosa privata ha miseramente fallito, la frattura prima o poi dovrà essere ricomposta. Ma a Bergamo veniamo chiamati “crapù”. Ecco perché penso sia davvero difficile immaginare che la politica debba trovare la soluzione ai nostri problemi e, con un minimo di onestà intellettuale, che essa sia la causa delle nostre disgrazie. L’italiano medio, viceversa, dal 1948 ad oggi, ha sempre ragionato in senso opposto. Se 30

guadagno poco a fine mese è colpa di Andreotti, e ad aumentarmi lo stipendio ci deve pensare Berlusconi, non sono io che devo lavorare più sodo. Noi italiani abbiamo perennemente bisogno di una figura materna che ci guidi lungo la via, perché da soli proprio non ce la facciamo. Trovo che sia arrivato il momento di quel cambio di passo strutturale che soltanto le nuove generazioni possono mettere a terra. Non c’è bisogno di comizi, di leader carismatici, né di moti rivoluzionari. E’ sufficiente dare il buon esempio, senza paura, Hungry e Foolish quanto basta, e saranno loro che dovranno venire a cercarci per capire il nostro linguaggio. Una generazione di giovani donne e giovani uomini consapevoli di avere il famoso coltello dalla parte del manico. Avere quindi il coraggio di separare la carta dalla plastica e di incazzarci con chi non lo fa, di fatturare e di chieder fattura, di mettere la moneta nel parchimetro, di non sostare sul posto degli handicappati, di usare la bicicletta, di non litigare al semaforo,

di rallentare alle strisce pedonali, di mettere la cintura anche se ci sediamo dietro, di accettare un lavoro lontano da casa. L’Italia è la più grande start-up del mondo in attesa soltanto di una generazione ambiziosa che abbia il coraggio di amministrarla a dovere. L’economia non è fatta di complesse formule matematiche, bensì di buone (o cattive) abitudini. Il volano di un paese non è la politica, non nel 2014, ed un operaio, così come un amministratore delegato, ha ampi spazi di manovra per cambiare lo stato dell’arte. Per concludere, se c’è un costume che detesto degli utenti di facebook è quello di postare in virgolettato le massime delle grandi donne e dei grandi uomini della storia. Sempre per la questione dell’orgoglio di cui sopra, per me è come ammettere di non essere in grado di partorire dei pensieri propri. Ma per una volta farò eccezione: “Non pensare a cosa la tua Nazione può fare per te, pensa a cosa tu puoi fare per la tua Nazione” (J.F.K.). Forza.



Parla come mangi

Agricom, mangimi su misura per nuovi allevamenti modello Concentrazione di tutte le attività a Pognano, chiusura della sede storica di Bergamo e un nuovo e moderno impianto di produzione per l’azienda della famiglia Callioni

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iamo quello che mangiamo. Ma quello che mangiamo, a sua volta, di cosa si nutre? Non è un gioco di parole ma è una cosa a cui spesso non pensiamo. Sembrerà banale, ma anche gli animali vogliono la loro dieta “taylor made” per rendere al meglio. Un inglese in visita alla Agricom International di Pognano potrebbe riassumere così quello che produce l’azienda della bassa bergamasca: mangimi su misura per polli, galline ovaiole, conigli, suini, vacche da latte, vitelloni all’ingrasso, ovini, caprini e cavalli. Mangimi diversi e differenti non solo per le esigenze che ogni animale può avere, ma anche rispetto al luogo dove si trova l’allevamento, alla tipologia del suolo, a fattori climatici come la temperatura e il tasso di umidità dell’aria o al numero delle ore di luce. “Nell’ambito dell’allevamento -spiega lo zootecnico Flavio Agazzi- non si parla di dieta ma di razione alimentare. Come per gli uomini, anche l’alimentazione degli animali deve essere equilibrata per evitare ritardi nella crescita e problemi di salute. Un’alimentazione corretta significa prevenire molte patologie, ottenere migliori performance e una buona qualità della carne o del latte. Ecco il motivo per cui la somministrazione di mangimi deve avvenire nel rispetto delle dosi giornaliere”. Il razionamento e la formulazio32


ne dei mangimi per bovini, ovini, equini, suini può avvenire anche senza l’ausilio di un computer perché, dopo il sopralluogo nell’allevamento e la visita ai capi di bestiame, la razione viene ripartita considerando sopratutto la qualità dei prodotti e per questo può bastare anche un foglio di carta come nella migliore tradizione contadina “Un’animale – continua Agazzi – non è come un vaso in vetro di murano, sempre uguale a se stesso. Prendiamo, ad esempio, i peli del manto che proteggono la mucca dalla polvere e dai piccoli moscerini, quando sono dritti e pieni di polvere significa che l’animale è ammalato. La conoscenza diretta e sul campo rimane il segreto per formulare mangimi di

qualità”. “Siamo una piccola realtà –spiegano Ezio, Gianfranco, Alessio e Luigi Callioni, titolari della Agricom Internationalrispetto ad altri produttori del settore, ma siamo riusciti a costruirci un’identità precisa e a far conoscere la qualità del nostro marchio in tutta la Lombardia, fino a Parma”. L’attività di mangimificio è iniziata, da un parente lontano, nel 1965 a Bergamo. L’ampliamento è avvenuto nell’ottobre del 1997 con l’insediamento a Pognano. Oggi la famiglia Callioni prosegue l’esperienza imprenditoriale da mangimisti puri. Di acqua sotto i mulini ne è passata, con cambiamenti “nel mercato, nel settore zootecnico, nella gestione aziendale –continua Ezio Callioni–, ma siamo sempre rimasti

fedeli a due criteri importanti: la sicurezza alimentare e la qualità delle materie prime”. Il valore aggiunto del mangimificio bergamasco rimane la possibilità di creare un prodotto su misura per ogni cliente, “con una personalizzazione dei mangimi -conclude Ezio- che ci avvicina più al paziente e meticoloso lavoro di un artigiano che a lavorazioni in serie di carattere industriale”. Per garantire l’effettiva composizione del prodotto richiesto l’azienda fornisce un cartellino che riporta l’esatta composizione del mangime. Nel futuro della Agricom c’è la concentrazione di tutte le attività a Pognano, la chiusura della sede storica di Bergamo e un nuovo e moderno impianto di produzione.

L’amministratore delegato Gianfranco Callioni, tutti i martedì si reca a Milano, alla “Borsa” granaria per contrattare il prezzo dei cereali

Da sinistra: Flavio Agazzi, zootecnico, e Ezio Callioni (titolare della Agricom con Gianfranco, Alessio e Luigi) con una sonda per prelevare campioni di cereale o farine da analizzare

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Alla salute

Al Pozzo Bianco s’investe sulle italiane C’

La selezione delle birre è una tra le più ricche della città Spiccano le trappiste belghe, le tradizionali bavaresi e una selezione di artigianali italiane

era una tedesca, una bel- doppiato. Tutti dati che lo staff suo modo, proponendo un’offerta ga, ma soprattutto un’i- del Pozzo Bianco conosce bene variegata legata alla modernità e taliana. Stiamo parlando e che ha deciso d’interpretare a alla tradizione. delle birre del Pozzo Bianco, storico locale di Bergamo Alta situato a pochi metri di distanza dall’ex convento di Sant’Agostino. Etichette di ogni genere, per soddisfare tutti i gusti, anche i più particolari: dalle rinomate trappiste belghe, alle tradizionali birre bavaresi, passando per le artigianali italiane. Proprio di quest’ultime è presente una vastissima scelta, proveniente dai birrifici italiani di maggior successo, tra cui Endorama, giovane realtà birraria bergamasca che, grazie all’impegno costante del titolare, ha saputo conquistare numerosi riconoscimenti. A corollario la birreria propone menù sfiziosi, non mancano panini golosi, pizze, taglieri. Ma anche piatti più elaborati legati alla cucina locale (spiccano gli scarpinocc rigorosamente preparati dal cuoco Michele) che soddisfano la curiosità gastronomica di turisti e avventori. Ma tornando alla birra, investire sulla produzione locale e nazionale è una strategia che si è rivelata vincente per il locale bergamasco, anche alla luce dell’analisi di dati certi. Rispetto ai paesi europei che più le sono vicini in matrice culturale e storica, l’Italia non può infatti vantare un altrettanto rilevante consumo annuo pro capite di birra, ma è stata, negli ultimi trent’anni, protagonista di una vera e propria esplosione nel settore, al punto da venir considerata, nel panorama birrario internazionale, un autentico fenomeno. Quasi una rivoluzione, se si tiene conto delle sue radicate e intense tradizioni vinicole e del fatto che la disponibilità di birra (cioè il totale della produzione nazionale più la quota importata) è aumentata sensibilmente e costantemente. Allo stesso modo anche il consumo annuo pro capite è più che rad-

E’ presente una vastissima scelta, proveniente dai birrifici italiani di maggior successo, tra cui Endorama, giovane realtà birraria bergamasca

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Dura lex, sed lex

Caro negozio, ma quanto mi costi? Se l’affitto si alza, o si accetta il nuovo contratto o si fa leva sull’indennità per la perdita dell’avviamento commerciale: una somma pari a diciotto mensilità dell’ultimo canone corrisposto

Sergio Baccherini avvocato mail: sergio.baccherini@baccheriniriccio.it

Sono un piccolo commerciante e ho un negozio in affitto. Il contratto scade nel prossimo anno e la proprietà mi ha richiesto il doppio del canone sino ad oggi pagato. E’ legittima la richiesta? La questione sottoposta dal lettore, in questi ultimi tempi è di estrema attualità, ed è una delle più sentite nel settore del commercio. Piccoli e medi commercianti che hanno goduto per dodici anni – a volte anche per periodi di più lunga durata di un canone di locazione “sostenibile” pagandolo regolarmente – poco prima di un anno antecedente la scadenza del contratto – si trovano a dover affrontare una nuova situazione, in alcuni casi dai risvolti anche drammatici, che trae origine dalle richieste economiche avanzate dalla “proprietà” dei locali, finalizzate alla stipula del nuovo contratto di locazione. Tali richieste 36

viamento commerciale”, e quindi una somma pari a diciotto mensilità dell’ultimo canone corrisposto. Ovvero a trentasei mensilità nel caso in cui l’immobile venga adibito all’esercizio della stessa attività o di attività incluse nella stessa tabella merceologica che siano affini a quelle già esercitate dal conduttore uscente, sempre che il nuovo esercizio venga iniziato entro un anno dalla cessazione del precePrima soluzione. Accettare la dente. nuova proposta e, al più presto, Sino a una volta concordati i termini eco- Da non dimenticare. nomici della nuova locazione, sot- quando la “proprietà” non ha vertoscrivere il contratto per evitare sato interamente “l’indennità per ripensamenti al rialzo della pro- l’avviamento commerciale”, nella misura appena ricordata, la stesprietà. sa non ha diritto ad ottenere la diSeconda soluzione. Non accetta- sponibilità dei locali, nemmeno in re la proposta avanzata dalla pro- caso di atti giudiziari. Inoltre, se prietà e attendere la scadenza del il conduttore aveva provveduto a contratto. In questo caso, prima di rilasciare un deposito cauzionale, liberare e consegnare i locali alla quest’ultimo, nel caso in cui i locali proprietà, il conduttore deve farsi siano rilasciati senza alcun danno, pagare quello che la legge definisce ha diritto di farselo restituire mag“indennità per la perdita dell’av- giorato degli interessi. sono assolutamente “legittime”, in quanto il nostro ordinamento prevede che il canone di locazione – immobili commerciali e non – scaturisca da una libera trattativa fra le parti. Attesa la “legittimità” della richiesta economica formulata dalla “proprietà”, al conduttore (quindi anche al nostro lettore) non resta che scegliere fra le seguenti opzioni.



Notte da Oscar

La Grande Bellezza, perché non ci piace? di Catia Tramacere

Il film racconta di un “superuomo” italiano, che va aldilà di tutti i valori, rivalutandoli e trovando infine la luce Quale miglior auspicio per il nostro paese dunque?

L’italiano si sa, la sua opinione la esprime sempre. Parla di cibo criticando ristoranti e ristoratori. Parla di politica ripudiando tutti gli esponenti politici e tutti i partiti. Parla di calcio criticando tecnici e calciatori. E parla pure di cinema, criticando il film italiano che quest’anno ha vinto l’Oscar come miglior film straniero. Ma siamo sicuri che La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino non lo meritasse? Dal giorno seguente alla proclamazione il mondo social si è sbizzarrito. La gente comune, spesso non curante del cinema in generale, questa vittoria non l’ha digerita perché, a detta dei tanti commenti, è un film lento, noioso e che parla di un’Italia troppo superficiale. Come mai questo film non ha saputo conquistare i cuori del nostro paese come fece ai tempi La Vita è Bella di Benigni, o Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, oppure Mediterraneo di Salvatores? La risposta, questa volta, non ce la siamo dovuta immaginare, ma l’abbiamo ascoltata negli spogliatoi, in palestra, in ufficio, al bar o sul web. L’Italia non se la sta passando bene. A fare da corollario alla difficile situazione si é aggiunta la paura di non farcela, la mancanza di fiducia verso tutto ciò che è

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burocratico e la vergogna, ahi noi, di aver dato al mondo intero un’immagine di superficialità, disonestà e disorganizzazione. Il film di Sorrentino, ahi lui, racconta proprio questo, donando così, ancora per una volta, prova certa dell’esistenza dei nostri difetti. Ma a differenza degli italiani, gli stranieri hanno esaltato questo film, innamorandosi di Jep Garbatella, il protagonista della storia, interpretato dal bravo Toni Servillo. Jep è uno scrittore che non ha più nulla da scrivere. Il suo tempo lo trascorre in assoluta passività. Il contesto è la Roma di oggi e la borghesia che la abita, la quale preferisce affogare nella routine e nell’inconsapevolezza di esserci. Fin qui siamo d’accordo con i tanti che hanno disprezzato il film. L’Italia non é solo questo, tanto meno Roma. L’Italia deve essere apprezzata per i tanti sacrifici che ha fatto e ogni giorno fa. L’Italia è il Bel Paese per eccellenza, abitato da gente colta, creativa e anche innovativa. Non è superficialità e tutto il mondo dovrebbe saperlo. Ma Jep e Sorrentino questa cosa la sanno, tanto da saperla raccontare. Durante la storia lo spettatore è costantemente partecipe dei tanti pensieri che passano per la testa

di Jep. Di conseguenza è anche a conoscenza del suo passaggio dalla degenerazione al risveglio nell’autenticità. Arrivato a 65 anni, alcune verità poco tempo prima nascoste, incontri profondi e morte, aiuteranno Jep a fare il punto della situazione e a rivedere così la propria scala di valori. Da questo percorso ne scaturisce un nuovo Jep, oppure meglio dire “il vecchio Jep”. La superficialità che lo ha accompagnato negli ultimi anni lascia posto alla profondità e all’ispirazione per ricominciare a scrivere. Un “superuomo” italiano che va aldilà di tutti i valori, rivalutandoli e trovando infine la luce. Quale miglior auspicio per il nostro paese? Che poi la pellicola possa risultare erroneamente noiosa, che dire? Questo è un film impegnato, d’autore, con un taglio registico surreale perciò poetico, nei dialoghi, nei silenzi e nelle immagini. Sicuramente non è per tutti, ma è per molti. La dichiarata ispirazione del regista verso Fellini si percepisce in molte sequenze. E anche se Fellini non l’avrebbe girato in questo modo, Sorrentino ha saputo creare un nuovo circo “felliniano”, fatto di persone degenerate, superficialità e vuoto, ma anche di poesia, speranze e luce.


Toys for girls Sophia Webster

La principessa delle scarpe pop Sophia Webster, inglese di nascita, per creare la sua ultima collezione si é ispirata al mondo onirico e agli unicorni di Francesca Bellavita

www.francescabellavita.com

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vevate mai visto nella realtà scarpe a pois con profili fucsia, plateau a forma di cuore, lacci in raso e pon pon colorati come dettagli? Scarpe praticamente da favola? Beh, il momento è arrivato. Una nuova stella è nata nella moda londinese: Sophia Webster. Inglese di nascita, lavora per tre anni al fianco di un altro grande del mondo della calzatura, Nicholas Kirkwood, il quale le insegna che ogni scarpa, anche quella dal design meno convenzionale, può essere realizzata. Poco più di un anno fa decide di lanciare una propria label, che la rappresenti a 360 gradi. Sicura di sé, indipendente, ama giocare con la moda e riesce a creare calzature molto femminili e allo stesso tempo sexy. Ogni suo modello ha una forte personalità in quanto, che sia cool o divertente, la scarpa

deve saper dire qualcosa della donna che la indossa. Per far capire meglio di che tipo di scarpe stiamo parlando, per creare la sua ultima collezione si é ispirata al mondo onirico e agli unicorni. Alla presentazione durante la fashion week londinese le modelle erano dotate di unicorni e indossavano tutine a pois e scarpe con i colori dell’arcobaleno. Dopo solo un anno, il suo nome é uno dei più hot nel panorama internazionale e pochi mesi fa ha vinto il British Fashion Awards per la miglior designer di accessori emergente. Ma Sophia Webster non ha alcuna intenzione di fermarsi: dopo aver già collaborato con brand come J.Crew e Preen, ora sta lanciando la prima collezione da bambina. Io sto aspettando solo di avere ai miei piedi una sua creazione per poter sognare e ritornare bambina.

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Io lo cucino così

Pasqua alternativa di Vera Zucchinali

CODE DI GAMBERO E PATATE AL CURRY CON RISO BASMATI (INDIA) INGREDIENTI 500 gr RISO BASMATI 500 gr CODE DI GAMBERO 1 lt PASSATA DI POMODORO 2/3 CUCCHIAI DI CURRY 2/3 CUMINO CUCCHIAINI 2 PATATE OLIO D’OLIVA Q.B. SALE Q.B.l

Pulite le code di gambero dal guscio, mettete dell’olio a scaldare in una padella e mettete a cuocere le code di gambero insieme alle patate tagliate a fettine sottili divise ancora in quattro parti. Aggiungete la passata di pomodoro, sale, curry e lasciate cuocere per 10/15 min. Nel frattempo fate cuocere il riso in una pentola d’acqua salata, scolate e saltate in una padella con dell’olio caldo insieme ai semi di cumino. Servire le code di gambero sopra il riso saltato.

Le mie ricette nascono così, da un consiglio sentito da qualcuno di passaggio, una voglia improvvisa di un piatto, una ricetta letta di sfuggita e poi abbandonata a metà. Assemblata con una mezza idea che avevo in testa già da un po’ o nel tentativo di rifare un piatto delizioso di qualche ristorante. Per me non esiste un ingradiente o un procedimento corretto nel cucinare, basta che alla fine ne esca fuori qualcosa di commestibile! Date una sbirciatina, e non si accettano critiche. Perchè io... lo cucino così!

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Aspettando “One” di Teo Roncalli Cantante della Band Teo e le Veline Grasse Volto Rock Tv “Crazy” Dj rocknrollradio.it

E se fosse davvero l’anno della svolta? L’anno della rinascita economica ma soprattutto della rinascita della convinzione? I primi mesi del 2014 sono già volati e rilevanti cambiamenti dallo scorso anno non ne vedo. Una nota positiva, però, s’intravede all’orizzonte. La primavera porta sempre buon umore e l’aria che si respira è sicuramente più positiva. Finito Sanremo tiriamo le somme del panorama musicale italiano e, a parte qualche vecchia “amicizia”, vado fiero di come diversi artisti hanno portato brani di qualità al Festival delle polemiche, pardon, della canzone. Faccio i complimenti al mio vicino di casa per il brano scritto a Giuliano Palma. Mi sono sentito fiero di essere abduano sapendo che quel pezzo, che è andato in mondovisione, è stato scritto a due passi da dove vivo. Grande Cris! Tutti a criticare, come se il festival fosse l’unica ragione di vita. Poi, passa una settimana e tutto, magicamente, scompare. Come una metafora della vita. Cosa, realmente, rimane? Una puntata di Pomeriggio Cinque con la D’Urso che finge un pianto per l’ennesimo misterioso caso di una massaia che lascia tutto e scappa con un idraulico tronista? Quando è stata l’ultima volta che avete acquistato un cd? Quando è stata l’ultima volta che un brano in quel cd vi ha colpito a tal punto da riascoltarlo per 30 volte consecutive? Personalmente mi è successo nel 1991 con Achtung Baby degli U2 e il brano era One. Sono arrivato ad una conclusione. La canzone che senti per 30 volte e che a distanza di 20 anni continua ad emozionarti mantiene un legame inconscio con un’esperienza speciale. La musica ha la capacità di riportarti indietro nel tempo e di farti rivivere momenti in pochi minuti. Un film che gira nella tua testa sin dalle prime note e che rivedresti all’infinito. Ma oggi esiste ancora la bella canzone, oppure siamo noi che non sappiamo più emozionarci?

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Barca a vela, istruzioni per l’uso Il segreto è mettersi in gioco, ma con la giusta organizzazione. E’ importante avere dei punti fermi, fidandosi del proprio comandante di Angelo Caruso, socio-fondatore “La Rosa degli Eventi”

La scelta di spendere i propri giorni di vacanza in barca a vela è l’esatto contrario dell’acquistare un pacchetto “all inclusive” per un viaggio “ben organizzato” in un villaggio turistico. La vita in mare o in particolare a bordo della barca a vela è vincolata dagli umori del tempo. I programmi si possono fare, ma restano sempre di massima. L’importante è, in ogni caso, avere dei punti fermi. Per esempio, la cambusa acquistata in precedenza dev’essere ben organizzata e la gestione delle risorse di bordo ponderata. Come l’acqua dolce, che permetterà a tutti di godersi la vacanza con il ritmo voluto e non con un ritmo dettato da continui cambi di rotta e soste per fare i rifornimenti. Spesso abbiamo delle abitudini così radicate in noi che non ci rendiamo conto di essere dall’altra parte del mondo in mezzo al mare e che l’acqua corrente è un lusso per i locali. Il segreto è capire che salire su una barca a vela per le prime volte è come rinascere in un mondo nuovo e se ci si ostina a voler camminare come sulla terra ferma prima o poi si rischia di finire in mare. Bisogna necessariamente mettersi in gioco, lasciando che le cose accadano, fidandosi completamente del proprio comandante e dei sui consigli.

www.larosadeglieventi.it

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Tutto esaurito per Roby Facchinetti L

A Le Due Torri di Stezzano oltre mille persone hanno voluto salutare il cantante dei Pooh, alla presentazione del suo terzo album da solista

o scorso sabato 22 marzo è stata una data da ricordare per il centro commerciale Le Due Torri. Roby Facchinetti ha presentato il suo terzo album da solista alla presenza di oltre mille fans. Fotografie, autografi e tanto affetto che l’artista bergamasco ha voluto contraccambiare fermandosi fino a tardi, non trascurando nemmeno uno dei suoi ammiratori. Com’è stato presentare l’album proprio a Bergamo? “Il pubblico presente quel giorno, ancora una volta, mi ha confermato quanto speciale sia la mia città. Del resto, “Ma che vita la mia” è partito proprio qui, nella mia Bergamo”. Parliamo di emozioni, cosa hai voluto trasmettere con questo disco? “Io e Valerio avevamo iniziato a lavorare a questo album all’inizio del 2012, con lui che continuava a ripetermi cento volte che con questo album dovevo “fare un discorso più da cantautore, cantando cose importanti, dando spazio ai contenuti” e scrivendo musiche che consentissero di fare questo. Dopo quello che è successo ho sentito quindi una doppia responsabilità, come se fosse una sorta di “testamento”, quella di un poeta immenso, amico di una vita. Volevo per questo non si perdesse nulla. I brani sono storie di vita in otto frammenti, più i due brani strumentali”. 44

Quali sono i progetti futuri? “Dal 10 maggio al Teatro Creberg di Bergamo inizierò a cantare dal vivo questo disco, insieme a brani degli altri due dischi solisti che ho inciso nella mia carriera e alle canzoni dei Pooh che più si addicono alla mia voce. È la prima volta che vado in tour da solo con altri sei musicisti: sarà strano voltarmi e non trovare Red a destra e Dodi a sinistra. Ci saranno prima quattro eventi (Bergamo, Roma, Brescia, Milano) e poi ci sarà un tour estivo che mi porterà più a sud e il prossimo autunno un tour teatrale. E a fine 2015 inizieremo a festeggiare i Pooh. Preparatevi: sul nostro palco capiterà veramente di tutto”.






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