Approfondimento di carattere tecnico-scientifico
Mescole con gomma devulcanizzata Nellʼambito delle proprie attività, il laboratorio Cerisie si occupa anche dello studio e della preparazione di mescole che includono nella loro formulazione gomma devulcanizzata o polverino, determinandone, per esempio, il grado percentuale di devulcanizzazione
Fig. 1 - Lastre con gomma riciclata
Fig. 2 - Schema sui vantaggi del riutilizzo della gomma
Attualmente i manufatti in gomma che hanno terminato la loro vita e gli scarti di lavorazione dell’industria della gomma non sono più da considerarsi rifiuti da smaltire, ma possono essere concepiti come una materia prima da riutilizzare per dar vita a nuovi prodotti. Molte aziende hanno profuso un impegno unico su questa tematica, promuovendo un sempre maggiore impiego della gomma da recupero in tante applicazioni utili nella vita quotidiana (vedi figura 1), portando negli anni un beneficio concreto alla collettività e all’ambiente. L’obiettivo dell’industria italiana del settore è quello di produrre quantità sempre maggiori di mescole in gomma che, senza pregiudicare le caratteristiche prestazionali del prodotto finito, possano comprendere l’utilizzo di materiali rigenerati e/o devulcanizzati e/o di recupero. Tale nuovo indirizzo strategico coglie due interessanti obiettivi: da un lato il prodotto che si realizza acquisisce anche un miglior grado di sostenibilità grazie all’impiego di polverino di gomma proveniente da manufatti che hanno terminato il loro ciclo di vita, dall’altro si riducono i volumi di rifiuti prodotti dall’industria della gomma, con un indiscutibile vantaggio ambientale (figura 2). Il riutilizzo della gomma ha assunto un’importanza considerevole solo in tempi relativamente recenti, ma in realtà il processo è iniziato in tempi lontani (inizi del secolo scorso), quando tutta la produzione di articoli in gomma proveniva esclusivamente da lattice di gomma naturale. Dopo una sostanziale crescita iniziale dell’attività di riciclo, si è verificata una drastica riduzione provocata dal crescente utilizzo della gomma sintetica proveniente dalla lavorazione del petrolio (Anni Venti). Intorno agli Anni
Quaranta e Cinquanta il prezzo delle gomme sintetiche, sempre più concorrenziali rispetto al lattice di gomma naturale, ha reso meno conveniente il processo di riutilizzo della gomma. Questo trend si è nuovamente invertito quando si sono cominciate a incontrare difficoltà nello smaltimento degli articoli in gomma a fine vita e si è compreso che occorreva operare nella direzione di un recupero dei materiali.
Riutilizzo degli pneumatici Più della metà della produzione mondiale di manufatti in gomma è rappresentata dagli pneumatici. La gomma ottenuta dal riciclo dei PFU (Pneumatici Fuori Uso) è ormai un materiale ampiamente utilizzato in tutto il mondo, ad esempio per la realizzazione di superfici sportive, asfalti (figura 3), isolanti acustici, arredi urbani ecc. Se opportunamente trasformato in olio combustibile, il PFU può anche essere impiegato per il recupero energetico [1]. Inoltre, in Italia, è stato emanato uno specifico Decreto Ministeriale, n. 78 del 31 marzo 2020 “End of Waste PFU”, che stabilisce criteri specifici (con relativi riferimenti normativi UNI) rispetto ai quali la gomma derivante da PFU cessa di essere considerata rifiuto. Grazie all’attività di recupero e riciclo (figura 4) effettuata nell’ultimo decennio nel nostro Paese, è stato possibile evitare sia l’emissione di milioni di tonnellate di anidride carbonica sia una considerevole e inutile spesa per nuove materie prime, stimabile in diversi milioni di euro [2, 3]. Il processo di riciclo avviene normalmente attraverso i seguenti passi operativi: 1. Raccolta e stoccaggio dei prodotti in gomma che s’intende riciclare. 2. Frantumazione della gomma, generalmente, attraverso l’u-
Fig. 3 - Asfalto da polverini di vecchi pneumatici
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MACPLAS | Giugno/Luglio 2022 - n. 389