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EMOZIONI_A_TRATTI “COSÌ DISEGNO LA SALUTE MENTALE CON IRONIA”
from Brain. Maggio 2023
by Brain
Intervista alla fumettista che aderisce alla campagna “Parliamone” della Fondazione BRF: “Disegnare aiuta a liberarmi da paure e ansie”
di Chiara Andreotti
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Che l’arte abbia un ruolo fondamentale nell’abbattere lo stigma sulla salute mentale è qualcosa di indubbio: che sia un dipinto, un libro, un film oppure una canzone, ci sono corde che necessitano di essere toccate e voci che devono essere ascoltate.
Questo è quello che la Fondazione BRF Onlus sostiene sin dalla nascita della campagna #Parliamone: illustratori e fumettisti raccontano la salute mentale con lo stile che li contraddistingue.
Ed è così che ha fatto Elena, in arte “Emozioni a tratti”: con la sua sottile ironia ha creato una community dove parlare di salute mentale non è più un tabù.
Il disegno sembra essere qualcosa di innato in lei: “Non ricordo un momento preciso in cui ho iniziato”, racconta. “Ho sempre disegnato da quando ero molto piccola, soprattut- to a scuola durante le lezioni di fisica e matematica. Tuttavia, non ho mai fatto un vero e proprio corso di disegno. La passione per il disegno è sempre andata di pari passo con quella per la scrittura. Con emozioni a tratti cerco di portare avanti entrambe, infatti disegni e parole vanno di pari passo”.
Partiamo da qui. Come nasce Emozioni a tratti?
Nasce nel 2020, in un periodo di assoluta incertezza. Quell’enorme lasso di tempo in cui siamo tutti rimasti chiusi in casa, con le nostre paure, speranze, illusioni ed emozioni. In quel momento il lavoro che mi portava a percorrere metà Milano e recarmi in ufficio tutti i giorni è diventato un lavoro da remoto, e così ho trovato il tempo per dedicarmi di più a me stessa e a quello che provavo. In quel periodo avevo appena comprato un iPad per disegnare. Dopo un po’ di tempo ho aperto la pagina e i pensieri hanno subito trovato forma nelle illu- strazioni.
Che rapporto hai con i tuoi followers?
Ho una community abbastanza grande ma si è creata una relazione più stretta soprattutto con alcuni follower. Mi fa sempre molto piacere ricevere messaggi così intimi da persone apparentemente sconosciute o vedere come un pensiero che credevo personale possa essere compreso da così tante persone.
Quanto ti senti influenzata da loro e da quello che vedi sui social?
Mi piacerebbe dire “poco”, ma in realtà molto. Proprio ora sto passando un momento in cui penso spesso a quello che dovrei dire, fare o mostrare sui social. Essere seguiti da più di 20.000 persone, in qualche modo, è una responsabilità. Quello che dici o scrivi non è più visto solamente dalla tua cerchia di contatti, ma arriva anche da persone molto giovani che potrebbero rimanere influenzati. A tutto questo, inoltre, si aggiunge anche la percezione di me stessa. Come mi mostro sui social, per forza di cose, non descrive la mia intera esistenza e di conseguenza non corrisponde totalmente alla me nella “vita vera”. Ma credo che questo sia abbastanza normale.
Nei tuoi post tratti spesso la salute mentale, a volte anche con ironia. È il tuo modo per esorcizzarla?
Sì, diciamo che più che esorcizzarla è il mio modo di esternarla e quindi di affrontarla. Esprimermi attraverso i disegni o le parole è qualcosa che ho sempre fatto, mi ha sempre aiutata ad alleggerire il peso di certi pensieri. Vedo la mia pagina come una sorta di diario illustrato. Come tutti i diari mi aiuta a mettere le cose nero su bianco.
Quanto aiuto possono dare i social per imparare a parlare di salute mentale senza stigma?
Credo tantissimo. Con i social è come se fossero aumentate le finestre a cui affacciarsi, a cui chiedere aiuto o consiglio, in cui trovare nuove informazioni. Bisogna solo saperli usare con cura. Sicuramente possono aiutare a sentirsi meno soli, attraverso la condivisione di esperienze o problemi che prima pensavamo fossero solo nella nostra testa.
Elena, in arte “Emozioni a tratti”: con la sua sottile ironia ha creato una community dove parlare di salute mentale non è più un tabù.
“Ho una community abbastanza grande ma si è creata una relazione più stretta soprattutto con alcuni follower. Mi fa sempre molto piacere ricevere messaggi così intimi da persone apparentemente sconosciute o vedere come un pensiero che credevo personale possa essere compreso da così tante persone”.
Come hai affrontato la pandemia e il lockdown?
Inizialmente l’ho affrontata molto bene. Essendo una persona molto introversa e un po’ asociale, l’idea di poter stare a casa a lavorare con il mio ragazzo e il mio gatto mi sembrava una cosa incredibile, soprattutto dopo un anno di salti mortali a lavoro e pochissimo tempo per me stessa. Subito dopo questa fase, quando in realtà stavamo tornando alla “normalità”, mi sono resa conto che la pandemia mi aveva lasciato dei segni invisibili. Tornare alla vita di sempre dopo così tanto tempo mi è sembrato come atterrare su un altro pianeta. Improvvisamente ho iniziato a vedere le cose da un altro punto di vista. Penso che la pandemia abbia ridimensionato un po’ le aspettative che avevo nei confronti del futuro.

Qual è il tuo rapporto con la salute mentale?
Mi piacerebbe dire ottimo ma mentirei. Fin da piccola ho avuto un pessimo rapporto con la mia salute mentale, che ha influenzato anche molte scelte della mia vita. Quando ero al liceo soffrivo di ansia e facevo fatica a sostenere interrogazioni o esami. Me ne vergognavo molto e ai tempi non ne parlavo quasi con nessuno, eccetto i miei genitori che per fortuna sono sempre stati molto aperti e comprensivi. Penso che l’ansia non se ne sia mai andata e non se ne andrà mai.
Forse bisogna solo trovare un modo per conviverci. Non è un pensiero cinico o negativo, penso solo che la soluzione non sia eliminarla. Accettare che siamo umani e che abbiamo debolezze è già un bel primo passo per conoscerci e andare avanti.

E la terapia? Può dare una mano?
Certo. Sicuramente un percorso di terapia può aiutare a vederci meglio e guardarci da un’altra prospettiva. Può essere utile a tutti, anche a chi non soffre di particolari disturbi.

In che modo la salute mentale influisce sul tuo lavoro?
Molto. In realtà quando sono triste o particolarmente turbata, scrivere i miei pensieri e trasformarli in illustrazioni mi aiuta molto a liberarmene. Diciamo che, nonostante tutto, la tristezza è molto produttiva.
Progetti in cantiere? Come vedi il futuro prossimo?
Per ora il progetto rimane emozioni_a_tratti nella sua essenza, continuare a illustrare i miei pensieri e condividerli per creare uno spazio di dialogo e condivisione. Più avanti mi piacerebbe scrivere un libro e trasformare questo piccolo progetto nato su Instagram in qualcosa di ancora più concreto.
È arrivato il momento dunque di abbattere i muri che costruiamo con il silenzio e iniziare a parlarne.
Perché non iniziare proprio con una t-shirt illustrata da Elena?
Sul sito www.worthwearing.org è possibile acquistare t-shirt, felpe ed altri gadget con questa e tante altre grafiche della campagna #Parliamone.
Visita il sito della Fondazione BRF (www.fondazionebrf.org) per saperne di più.
“Fin da piccola ho avuto un pessimo rapporto con la mia salute mentale, che ha influenzato anche molte scelte della mia vita. Quando ero al liceo soffrivo di ansia e facevo fatica a sostenere interrogazioni o esami”.