n. 6 dicembre 2009

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CORALLO SOTTO INCHIESTA

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Le lobbies ambientaliste impongono il dibattito, ne condizionano i temi e influenzano pesantemente il comportamento del pubblico (giuste o sbagliate che siano le argomentazioni) creando e consolidando tendenze: ma questo è lavoro per sociologi più che per biologi o gemmologi. In ultimo, ma presto il trend lo vedremo in Italia in dosi massicce, l’esempio d’oltre oceano ci insegna che sponsorizzare il proibizionismo in tema di corallo è un’efficace tecnica per vendere bene altri prodotti preziosi, al corallo simili ma ecologicamente sostenibili. Capito la lezione?

La strategia di Tiffany Uno degli sponsor dell’offensiva di Seaweb avversa al corallo-gioiello ha un nome prestigioso ed è nientemeno che Tiffany. A ben vedere l’orizzonte ambientalista è parte integrante della nuova comunicazione del colosso del gioiello americano: nel 2002 un rinnovato management inaugura una precisa strategia volta a guadagnare le simpatie di un pubblico ormai evoluto che nel gioiello vede sì il riconoscimento d’uno status di successo, ma che al contempo non offenda e non saccheggi la natura. E così dal giugno 2009 le vetrine di Tiffany sono tutte ispirate alle profondità degli oceani, corallo da ammirare ma da non toccare. Orgogliosamente ricorda alla propria clientela di non utilizzare corallo nei propri gioielli dal 2002. Chi a questo punto semplicisticamente pensasse che la questione corallo si collochi e si risolva nel recinto circoscritto dell’Europa comunitaria, nella secolare sapienza degli esperti corallari torresi, nella carta bollata e nelle petizioni a singoli ministeri, farà bene a guardare gli attori del nuovo scenario internazionale del prezioso materiale, la loro determinazione, il loro nuovo armamentario e si ricreda in fretta. Gli effetti del nuovo corso proibizionista (rapidamente divenuti mainstream) si son fatti presto sentire sulla stampa italiana. Il 25 settembre il quoti-

diano “La Repubblica” pubblica un allarmato resoconto a nome di Antonio Cianciullo che fa il punto sulla richiesta di limitazioni al commercio del corallo riecheggiando in maniera evidente e con piglio conclusivo le argomentazioni dei citati gruppi statunitensi. Molte argomentazioni in tale articolo sostenute sono state contestate da biologi marini, ma a ben vedere il livello di criticità del Corallium mediterraneo è ancora oggetto di studio e non c’è affatto unanimità di giudizio da parte della comunità scientifica.. Il workshop internazionale tenutosi a Napoli a fine settembre nella sede dell’Università degli Studi Parthenope sulle strategie di management per il corallo rosso del Me d i t e r r a n e o , del quale rende conto pessimisti-


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