Pink Magazine Italia - Summer Issue 2017

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giugno 2017 N.5 anno II

STEFANO

SPECI A LE

La notte non fa più paura

R E V I EWS

MURONI

BOOK

TRE DOMANDE A...

intervista a

DIEGO

dalla

PALMA

MARTIN

RUA


LUCIA PERREMUTO CREATIONS


IG: cocoandthecity_n5


PINK MAGAZINE ITALIA GIUGNO 2017 IN QUESTO NUMERO

DIRETTORE EDITORIALE Cinzia Giorgio @CinziaGiorgio

CAPO REDATTORE DIRETTORE EDITORIALE

L. Avallone CinziaLuigi Giorgio @CinziaGiorgio

8 STE FA NO M U RON I

REDATTORI CAPO REDATTORE

AlessandraLuigi Penna @AlessandraPen L. Avallone Gordon Fanucci @GordonFanucci Isabella D’Amore @Wislavisa REDATTORI Diletta Penna Adalgisa Parisella Alessandra @AlessandraPen Arthur Lombardozzi @W_Baskerville Gordon Fanucci @GordonFanucci Isabella D’Amore @Wislavisa DA PARIGI Parisella Diletta Adalgisa Margot Valois @MorganaLefay_1 Arthur Lombardozzi @W_Baskerville

La notte non fa più paura —

12 L I BRI E P RE ZIO S I —

COLLABORATORI DA PARIGI

13 L A MODE RN I TÉ DE L’A N TIQUIT É

Margot Romina Valois @MorganaLefay_1 Angelici Linda Bertasi @LindaBertasi COLLABORATORI Roberta Coralluzzo @Alke_Studio Romina@Laura_dAmore Angelici Laura D’amore LindaRoberta Bertasi Esposito @LindaBertasi Rosa Caruso @LaFeniceBook Rosa Esposito RobertaEliana Coralluzzo @Alke_Studio Guagliano Pier Luigi Curcio Antonella Maffione Eleonora Della Gatta @byaristogatta Angelica Elisa Moranelli @TheQueenPuppet Selenia Erye @selsiai Elisabetta Motta @MottaeliMotta Eliana Guagliano Sara Piccinini Angelica Elisa Moranelli @TheQueenPuppet Alessandra Rinaldi @alex_rinaldi_86 Elisabetta Motta @MottaeliMotta Giuseppina Stanzione Sara Piccinini Alessandra Rinaldi @alex_rinaldi_86 SEGRETERIA DI REDAZIONE Edy Tassi Velut Luna Press @VelutLunaPress

15 JA N E VS C H A RLOTTE Lotta tra titani o semplice differenza di punti di vista? —

18 M A RTI N RUA Tre domande a... —

SEGRETERIA DI REDAZIONE RESPONSABILE UFFICIO STAMPA Velut Luna Press @VelutLunaPress

20 S P E C I A L E BO OK RE V I E WS

Isabella D’Amore @wislavisa

RESPONSABILE UFFICIO STAMPA SOCIAL MEDIA MARKETING

Isabella D’Amore @wislavisa Riccardo Iannaccone

EVENTI E PROMOZIONE EVENTI E PROMOZIONE Rita Bellina

44 TU TTI PA ZZI P E R I N DI A NA JONE S

Rita Bellina

PROGETTO GRAFICO PROGETTO GRAFICO

Segno. Creative Studio Lab Segno. Creative Studio Lab

47 TE N BE ST I 10 migliori revival di stagione

COPYRIGHT 2017 PINK. Tutti i diritti riservati. Testi e foto contenuti in questo numero possono essere

riprodotti solo con l’autorizzazione dell’Editore e/o YRIGHT 2017 PINK. Tutti i diritti riservati. Testi e foto contenuti in questo numero dell’Autore. ossono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’Editore e/o dell’Autore.

48 I N DOV I NA C H I V I E N E A C ENA? Una piadina con melanzane gratinate, fichi neri e

‘nduja per le strade della Romagna con Federico Fellini

C O N TA C T A N D I N F O www.pinkmagitalia.com

C: facebook.com/pinkmagazineitalia L: @PinkMagItalia V: h ttps://www.youtube.com/channel/ UCqbxWhvq_GgsPBInUlLh_ww instagram: pinkmagazineitalia


E d i to r i a l E

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febbraio 2017

WELCOME —

The Pink Side of... Summer!

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ccoci arrivati anche quest’anno all’attesa edizione estiva del nostro magazine, in cui troverete consigli di lettura, interviste e retrospettive. Partiamo dai libri, come sempre. Abbiamo scelto e letto per voi alcune interessanti novità, che vi terranno compagnia sia se decidiate di restare in città, sia nel caso partiate in vacanza. Letture frizzanti, leggere ma anche impegnate. Ce n’è per tutti i gusti, insomma. Abbiamo inoltre intervistato Martin Rua, Diego dalla Palma e Stefano Muroni, tutti artisti eccezionali che ci hanno parlato a cuore aperto, svelandoci qualche segreto legato al loro grande successo. Ci siamo poi dedicati a Jane Austen e Charlotte Brontë, alla nuova Cruise Collection di Chanel, alla saga di Indiana Jones e ai viaggi. Insomma un numero tutto da gustare… magari sotto l’ombrellone. Buone letture e buona estate!

CIN ZIA G IORG IO Editor-in-Chief - info@edizionipink.com



Scelto dal direttore di Cinzia Giorgio

Elìsabet Benavent, Nei Panni di Valeria Rizzoli, 2017 pp. 448, € 14,90 Valeria ha ventisette anni e vive a Madrid, ha lasciato un lavoro d’ufficio per dedicarsi alla scrittura dopo il successo del suo libro d’esordio. È sposata con Adrián, di cui si è innamorata quando era ancora ragazzina e con il quale ha un ménage forse fin troppo adulto. In fondo non ha ancora trent’anni e soffre la mancanza delle avventure che le raccontano le sue amiche: Lola, Nerea e Carmen, ognuna la rappresentazione di una tipologia femminile, dalla più forte alla più fragile, dalla femme fatale all’imbranata. Tutte donne che sentiamo vicine, forse perché si comportano come noi. Insicure, spericolate, ingenue e sognatrici, Valeria e le sue amiche ci conducono in una città dove l’amore, il sesso e gli uomini non sono traguardi facili. Perché vivere a Madrid a trent’anni e non distrarsi non è facile, perché a trent’anni la vita è una tavola imbandita dove assaggiare di tutto un po’. Le rocambolesche serate di Valeria non finiscono: ci ritroveremo nei suoi panni in un secondo, poi un terzo e ancora un quarto romanzo. Una serie che in Spagna ha conquistato un milione di lettrici e che ha lanciato Elísabet Benavent in vetta alle classifiche. https://youtu.be/iZWEDq_O8Zw

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La notte non fa più paura Intervista a Stefano Muroni

“Ho passato molte ore dentro ai capannoni, alle fabbriche ferraresi distrutte, per capire ancora di più la devastazione interiore di queste genti.” PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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- IL BELLO DI PINK -

L’attore Stefano Muroni ci racconta di sé e del suo lavoro. La recitazione, la scrittura e l’impegno civile le sue passioni. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Pink Magazine Italia.

di Cinzia Giorgio

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tefano Muroni, ferrarese classe 1989, si è diplomato nel 2011 al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma diretto da Giancarlo Giannini. Fin dagli esordi si è dedicato a temi sociali: nel marzo 2014, ha infatti ideato e interpretato il cortometraggio Tommaso, opera che affronta il delicato tema dell’eutanasia, in cui recita accanto a Monica Guerritore e Giulio Brogi. Stefano interpreta un giovane seminarista alle prese con una crisi esistenziale e viene candidato come “miglior interprete maschile” al Roma Corto Festival dall’Associazione Nazionale Critici Cinematografici. Il corto vince il Colosseo d’Argento al Roma Film Corto e viene presentato fuori concorso al Giffoni Film Festival nel 2015. Nel 2013 era intanto stato scelto per il suo primo film da pro-

tagonista nella produzione italo-americana Amore tra le Rovine (Love Among the Ruins), di Massimo Alì Mohammad, in cui interpretava un giovane soldato idealista, che s’innamora di Ester, una ragazza della borghesia ferrarese, durante gli anni della Grande Guerra. Il film ha avuto grande successo in America, dove ha aperto il festival di Denver nell’aprile 2015, entrando in concorso ai festival di Seattle, Vancouver, Montreal e Fremont (California). Stefano è ora protagonista della pellicola La notte non fa più paura, opera prima di Marco Cassini, di cui Stefano è ideatore, promotore, co-sceneggiatore e attore principale. Il film tratta il tema della morte sul lavoro durante il terremoto d’Emilia 2012. Sul set recita con il David di Donatello Giorgio Colangeli, che interpreta il ruolo di suo padre.

Parliamo subito del film La notte non fa più paura, che hai ideato e interpretato. Qual è stata la sua genesi e come ti sei preparato per interpretare il protagonista? Da emiliano terremotato ho sentito subito la necessità e la responsabilità di incidere su pellicola quei momenti devastanti per la mia terra, non solo dal punto di vista geologico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico. È importante ricostruire le architetture di una città ma altrettanto importante è ricostruire le architetture emotive delle persone. Così ho scritto il progetto e ho cercato i finanziamenti necessari per realizzarlo. Grazie alla sceneggiatura e alla regia di Marco Cassini, credo che abbiamo consegnato al cinema italiano una piccola perla che resterà per sempre, per ricordarci da dove veniamo. È dunque un film che parla anche di memoria del presente, ma di futuro, soprattutto. Per interpretare Leonardo ho parlato molto con i familiari delle vittime, ho passato molte ore dentro ai capannoni, alle fabbriche ferraresi distrutte, per capire ancora di più la devastazione interiore di queste genti. Il momento più emozionante durante le riprese? Quando l’imprenditore della fabbrica dove giravamo, dopo la scena dell’assemblea, in cui si decideva se restare a lavorare oppure no, dato che la prima scossa del 20 maggio 2012 aveva prodotto già morte e distruzione, si è messo realmente PI NK MA GA ZI NE I T A L I A

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Quando l’Arte è tradotta in parole. La storia, la pittura, la vita, si fondono per creare un’unica emozione. La storia è affascinante e costruita su un doppio binario spazio temporale (tra la Roma del Cinquecento e la Parigi di oggi) a incastro, strato su strato: sovrapposti come quelli che un bravo restauratore deve rimuovere per recuperare l’opera originale che si disvela in tutto il suo splendore. Accanto alla vicenda privata e pubblica di Raffaello, che si sviluppa a ritroso, corre parallela quella di una restauratrice, Bianca, ambientata al giorno d’oggi, la cui vita è strettamente legata all’arte e allo sfortunato pittore urbinate per diversi motivi.


- IL BELLO DI PINK -

a piangere, dicendoci “È andata veramente così, grazie!”

Dove possiamo andarlo a vedere? Ci saranno eventi correlati alla sua uscita? Il film è nei cinema italiani da circa un anno. A maggio di quest’anno è approdato su SKY (Sky Cinema Uno, Sky Cinema Cult e Sky Cinema 24), e per tutto giugno sarà su Sky on demand. A luglio sarà presentato come evento speciale al Giffoni Film Festival.

Parlaci di te, fuori e dentro il set: letture, interessi e ambizioni? Quando ho un po’ di tempo libero scrivo. Ho già scritto due libri che raccontano delle mie terre, l’ultimo s’intitola Dall’alto della pianura. Storie perdute di amore e di follia, valutato dalla rivista Panorama una delle cinque raccolte di racconti più interessanti in circolazione. Ho aperto una scuola di recitazione per adolescenti a Ferrara, il Centro Preformazio-

ne Attoriale e ad agosto dirigo la Tenda Summer School, il primo campus d’Europa di recitazione per ragazzi. Da sei anni presento al Giffoni Experience. Da poco ho finito di girare a Pescara l’opera seconda di Marco Cassini, La porta sul buio. Ambizioni? Realizzare tutti i sogni che ho in testa. E portare all’altare il prima possibile la mia principessa (la nota scrittrice Valeria Luzi, N.d.R.).

www.stefanomuroni.it PI NK MA GA ZI NE I T A L I A

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- DIARIO DI UNA BOOKLOVER -

LibriePreziosi di Isabella D’Amore

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ari amici lettori, avete apprezzato così tanto il piccolo saggio dedicato a noi bibliofili, che la redazione di Pink Magazine Italia ha pensato di farvi un altro bellissimo regalo, una piccola rubrica dedicata alle nostre manie. In ogni numero del Magazine troverete infatti tante novità e consigli per le vostre collezioni letterarie. In questo numero i protagonisti sono i gioielli letterari, ve ne ho parlato altre volte, ma ho scovato su Facebook un’artista che unisce il riciclo creativo all’arte dell’origami, il tutto ovviamente ispirato al mondo della letteratura. Collane, orecchini, ciondoli, bracciali totalmente personalizzabili e creati a mano mescolando varie tecniche e con continue sperimentazioni. Gioielli che traggono ispirazione non solo dai romanzi letti da Giada, l’artista, ma anche dalle lettrici e dai lettori che le richiedono delle commissioni PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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speciali. Si parte dalla pagina di un libro per farla diventare non solo un oggetto personale da portare sempre con sé, ma un simbolo del messaggio e delle sensazioni che quel libro ha regalato ai suoi lettori. I gioielli creati da “Libri e Preziosi” sono anche delle meravigliose idee di riciclo creativo degli oggetti in disuso: un vecchio libro rovinato può trovare nuova vita cambiando forma, ma mantenendo la sua meravigliosa sostanza. Se volete interagire con me e proporre delle novità dal mondo dei gadget letterari scrivetemi: ufficiostampa.pinkmagitalia@gmail.com #EnjoyBooks

@LibriEPreziosi


- PINK RUNAWAY -

La Modernité de l’Antiquité di Margot Valois

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i è tenuta al Grand Palais di Parigi la sfilata Chanel Cruise Collection 2018 che ha visto protagonista assoluta la donna forte e tenace, moderna incarnazione delle dee dell’Olimpo. Le modelle hanno sfilano all’ombra delle rovine di un’antica acropoli greca, sfoggiando colori tenui, tessuti impalpabili e accessori dorati. Karl Lagerfeld ha preso dunque ispirazione dalla mitologia dell’antica Grecia, per offrire un vero e proprio trionfo della femminilità e della bellezza, adattabile

a tutte le taglie! Abbiamo visto i cosiddetti peplum dress, gli abiti monospalla drappeggiati e le superbe lavorazioni a greca, che riprendono i motivi ornamentali delle anfore e delle pitture; e ancora le borse tonde con la nottola di Athena (accanto all’immancabile doppia C), i frontini con le foglie di alloro dorate e gli arditi nonché coloratissimi sandali spartani. Le ragazze erano divinità. Perché se il diavolo veste Prada, la dea a quanto pare veste Chanel.

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PI N K MAGA ZI N E ITA LI A W W W. P I N K M AG I TA L I A .C OM


- HER STORY -

Jane vs Charlotte Lotta tra titani o semplice differenza di punti di vista? di Cinzia Giorgio

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n tutte le sue storie, Jane Austen sfida costantemente i suoi lettori attraverso un’acuta e sottile ironia. Adotta una serie di espedienti linguistici, comuni in poesia ma meno in prosa. E il primo di questi espedienti narrativi è proprio l’ironia[1]. “L’arguzia di Jane Austen ha come alleata la perfezione del suo gusto. Lo stupido è proprio uno stupido, lo snob è un autentico snob, perché abbandona il modello di buonsenso che lei ha in mente, e ce lo trasmette in un modo inequivocabile anche quando ci fa ridere. Mai nessun altro romanziere ha fatto tanto uso di un impeccabile

senso dei valori umani. È appunto sul bersaglio di un cuore infallibile, di un buongusto perfetto, di una quasi austera moralità, che lei ci fa vedere queste deviazioni dalla bontà, dalla verità e dalla sincerità, che sono fra le cose più belle della letteratura inglese”[2]. Jane Austen può essere considerata dai più un’autrice che che ci ha regalato pagine deliziose e piacevoli, eppure lo scopo dei suoi romanzi, quando non è la pura narrazione, è certamente mostrare le circostanze sociali che hanno reso i suoi personaggi così ansiosi di aiutare i più poveri e di evitare loro stessi l’indigenza. Per PI NK MA GA ZI NE I T A L I A

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- HER STORY -

la studiosa Drabble[3] la Austen non è come Charlotte Brontë, la cui amarezza in Shirley è feroce e violenta. Il suo registro è più vicino a un’altra romanziera, Elizabeth Gaskell. Drabble dimostra che la Gaskell narra di una “genteel poverty” delle vecchie signore di Cranford. In effetti, sia la Austen che la Gaskell manifestano una “educata, borghese ostilità verso l’aristocrazia” e un “piacere nelle banalità della vita di ogni giorno”[4], che entrambe descrivono con ironia e sagacia. “Nella sua commedia d’ambiente borghese e aristocratico provinciale, la Austen è grande come il più gran romanziere che abbia mai dato fondo a cielo e terra [...]. I suoi individui sono sempre in funzione di una società”[5]. Charlotte Brontë scrisse[6] che Jane Austen evitava le passioni. In un paio di lettere si lascia sfuggire commenti sul lavoro di Jane. Al suo amico George Lewes, il 12 gennaio 1848 chiede come mai gli piaccia tanto Miss Austen:

Che cosa vi ha indotto a dire che avreste preferito scrivere Orgoglio e pregiudizio o Tom Jones più di uno qualsiasi dei romanzi di Waverley? Non conoscevo Orgoglio e pregiudizio prima di aver letto quella vostra frase, e allora mi sono procurata il libro e l’ho studiato. E che cosa ci ho trovato? Un accurato e minuzioso ritratto di un volto ordinario; un giardino ben recintato e accuratamente coltivato, con confini ben delimitati e fiori delicati – ma nessun accenno a una fisionomia brillante, vivida – niente spazi sconfinati – niente aria aperta – nessuna collina azzurra – nessun torrente impetuoso. Non mi piacerebbe certo vivere con le sue dame e gentiluomini nelle loro case eleganti ma limitate. Queste osservazioni probabilmente vi irriteranno, ma correrò il rischio. Posso capire l’ammirazione per George Sand, poiché, sebbene non ci sia nessuna delle sue opere che mi piaccia totalmente (anche “Consuelo”, che è la migliore, o almeno la migliore di quelle che ho letto, mi sembra mettere insieme un’insolita stravaganza e una straordinaria eccellenza) ha una

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padronanza intellettuale che, se non riesco a comprendere appieno, sono in grado di rispettare pienamente; è sagace, è profonda; Miss Austen è solo pungente e osservatrice. Mi sbaglio io, o siete stato troppo frettoloso in quello che avete detto? Due anni dopo, scrive a William Smith Williams:

Con la stessa attenzione ho letto una delle opere di Miss Austen, “Emma”; l’ho letta con interesse e con quel giusto grado di ammirazione che la stessa Miss Austen avrebbe ritenuto ragionevole e appropriato; qualsiasi cosa simile al calore o all’entusiasmo, qualsiasi cosa di vigoroso, intenso, che viene dal cuore, sarebbe assolutamente fuori posto nell’elogiare queste opere; dimostrazioni del genere l’autrice le avrebbe accolte con educato sarcasmo, le avrebbe pacatamente derise come eccentriche e stravaganti. Lei svolge curiosamente bene la sua missione di delineare la superficie della vita della piccola nobiltà di campagna inglese; c’è una fedeltà simile alle porcellane cinesi, una minuziosa delicatezza nel tratto; non turba il lettore con nulla di veemente, non lo disturba con nulla di profondo; le passioni le sono completamente sconosciute; respinge persino un’amicizia superficiale con quella focosa emozione; persino i sentimenti si degna di concederli con non più di un garbo occasionale, ma tenendoli a distanza; una frequentazione eccessiva con essi turberebbe la levigata eleganza dei suoi sviluppi. Ha poco a che fare con il cuore degli uomini, e molto con gli occhi, le bocche, le mani e i piedi; guardare con perspicacia, parlare in modo appropriato, muoversi con duttilità è quanto le interessa studiare, ma ciò che palpita con impeto, anche se nascosto, ciò che rimescola il sangue, ciò che è l’invisibile fondamento della vita e il consapevole traguardo della morte… questo Miss Austen lo ignora; con lo sguardo del suo intelletto, non guarda ai cuori dei suoi simili più di quanto ogni uomo veda, con gli occhi della con-

cretezza, il cuore battergli in petto. Jane Austen era una signora perfetta e molto sensibile, ma una donna molto imperfetta e piuttosto insensibile (non insensata); se questa è eresia… non posso farci niente. Se lo dicessi a certe persone (a Lewes per esempio) mi accuserebbero subito di difendere la magniloquenza esagerata, ma non temo che voi cadiate in un errore così grossolano. Attraverso le descrizioni che fa dei suoi personaggi infatti “rivela una passione per la struttura letteraria e il potere del narcisismo, e allo stesso tempo la sua assurdità”[7]. In tutti i suoi romanzi, Jane Austen riconosce altresì l’importanza di creare personaggi dagli atteggiamenti, ben riconoscibili al suo tempo, chiari e distinti nei confronti del benessere e della povertà. Charlotte nasce anni dopo Jane e la situazione sociale è mutata, come si evince anche dai romanzi della Gaskell. Ciò che a Charlotte può sembrare superficiale per Jane non lo era affatto. Scontro fra titani? No, solo punti di vista differenti di due immense autrici.

Note

[1] I. Milligan, The English Novel, York Press, York 1988. [2] V. Woolf, op. cit., p. 41 (traduzione in parte modificata). [3] M. Drabble, op. cit., p.19. [4] Ibid. [5] M. Praz, Storia della Letteratura Inglese, Cap. XVII, Sansoni, Firenze 1960, p. 406. [6] Lettere di Ch. Brontë a Sir George Lewes, 12 gennaio 1848 e a W.S. Williams, 12 aprile 1850. [7] J. Todd, The Cambridge Introduction to Jane Austen, Cambridge University Press, Cambridge 2006, p. 7.



Tre domande a... di Cinzia Giorgio

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ato a Napoli, dove si è laureato in Scienze Politiche con una tesi in Storia delle Religioni, Martin Rua è uno studioso di massoneria e di alchimia, oltre a essere uno scrittore di grande successo. Lorenzo Aragona è il protagonista dei suoi romanzi, nei quali intreccia sapientemente avventura ed esoterismo. Le nove chiavi dell’antiquario, il primo romanzo della Parthenope Trilogy, è stato per settimane in cima alla classifica dei più venduti in Italia. Nell’aprile 2014 è uscito La cattedrale dei nove specchi, e nell’anno successivo I nove custodi del sepolcro. Dal 16 giugno 2016 è in libreria il primo romanzo di una nuova trilogia – Prophetiae Saga – dal titolo La profezia del libro perduto. I suoi libri sono stati tradotti in francese, in spagnolo e in inglese.

Martin Rua 1. Autore e studioso di grande successo. Qual è il segreto di Martin Rua? Non so se si possa parlare di segreto o piuttosto di passione. Le cose che hanno guidato la mia attività di scrittore finora, infatti, sono state la passione per misteri ed esoterismo e una buona dose di studio. Tendo a non scrivere mai a caso, facendomi indicare la strada solo dalla mia (galoppante) fantasia, ma cerco di approfondire lo sfondo storico che c’è dietro i miei romanzi. Anche se a volte episodi realmente accaduti o personaggi realmente vissuti vengono reinterpretati da me perché siano funzionali alla storia, dietro c’è sempre la consapevolezza della verità. 2. A quale progetto stai lavorando in questo momento? A fine agosto 2017 uscirà il secondo capitolo della Prophetiae Saga, una trilogia ambientata in gran parte in Francia nei primi due volumi e che però si concluderà con un adrenalinico ultimo capitolo ambientato a Roma. Al momento sto lavorando appunto alla conclusione di questa saga, ma ho molti progetti per la testa e… per le mani. PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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3. Parlaci del tuo lato meno noto: interessi, viaggi, tempo libero… M’interesso di esoterismo, nel senso più elevato del termine. Mi piace cioè approfondire il lato meno noto della conoscenza; i simboli, le storie, i luoghi, e i personaggi che con essi hanno interagito e che in quei luoghi hanno celato una sapienza perduta e non accessibile a tutti. Per esempio, in una cattedrale gotica più che l’aspetto artistico/architettonico (pure importante ovviamente), vado alla ricerca di quel codice segreto nascosto tra le sculture e le vetrate. Un codice che attinge a una sapienza antica non necessariamente cristiana. Mi piace di conseguenza viaggiare in quei luoghi dove posso ritrovare tutto questo: città come Parigi, Torino o Praga, monumenti come Castel del Monte o la cattedrale di Chartres sono veri e propri scrigni nei quali mi piace scavare. A questo si aggiunga la mia particolare passione per la cucina locale e il quadro dei miei interessi è quasi completo!

E per concludere, una richiesta: consigliaci un libro! Senza dubbio Zanoni di Edward Bulwer-Lytton, un romanzo esoterico che, se letto nel modo giusto, può letteralmente aprire la mente.

www.martinrua.com

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B O O K R EW IEW S 21 // DIE GO PE R T U T T E NOI 25 // I CA N I LÀ F UORI 26 // NOVITÀ BE CCO GIA LLO 38 // DE LIT TO DI U NA NOT T E BU IA 39 // LA S IGNORA DE I F IU MI 40 // TU T T E LE ST E LLE DE L CIE LO 41 // LE T T U RE CONS IGLIAT E 4 2 // TRA MON TO A SA IN T T ROPE Z 43 // L’ E N IGMA DI E INST E IN


Diego per tutte noi Diego dalla Palma, un maestro di stile e di bellezza, uno degli esperti d’immagine più importanti al mondo. Il suo ultimo libro, Diego per te, è un vero e proprio manuale, che svela tutti i segreti per valorizzarsi. La nostra intervista in esclusiva per Pink Magazine Italia

di Roberta Esposito

F

acile, diretto, ricco di illustrazioni e consigli pratici, Diego per te ci segue passo passo e ci porta a creare un total look, partendo dalla coscienza del proprio corpo fino ad arrivare a un’immagine di noi più incisiva e quindi vincente. Ci aiuta ad accettare i piccoli

difetti, per esempio, perché ci contraddistinguono, rendendoci unici. Diego dalla Palma svela tutti i segreti di bellezza, a partire dai colori giusti per il make-up, fino al taglio di capelli adatto a noi e alla scelta degli abiti perché, come diceva Coco, la moda passa, PI NK MAGA ZI NE I T A L I A

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lo stile resta. Una lettura che consigliamo alle donne che vogliono imparare a volersi bene.

Cos’è per te la scrittura, un mezzo per…? Un mezzo per trasmettere ciò che ho imparato nel corso degli anni. Ho scritto diversi libri: molti didattici, tecnici, per trasferire a chi desidera seguire la mia professione informazioni relative allo stile, all’immagine e alla bellezza, e altri a sfondo introspettivo in cui ho analizzato profondamente la mia vita, il rapporto con mia madre e ciò che mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi. Si badi bene: la persona, non il personaggio.

Sintetizzare un mondo in un libro non è una cosa semplice, come sei riuscito a focalizzare ciò che volevi esprimere. Ho sempre amato sperimentare, usare coraggio e creatività mescolati al rischio, forse per evitare l’ovvio. Sono sempre stato curioso dell’infinità di messaggi che ci arrivano, giorno dopo giorno, dall’Universo e ho cercato di interpretarli. Con la volontà e la fantasia ho provato a cambiare i corsi del banale. Credo di esserci riuscito, a volte, almeno in parte. Il premio migliore non consiste nell’essere gratificati con rulli di tamburi dagli altri, ma dalla propria coscienza.

Pensi sia più diretta un’immagine o la parola? Senza ombra di dubbio un’immagine. Perché è più immediata, appaga i sensi e raggiunge la parte emotiva del cervello. Credo molto nella comunicazione visiva. Dall’occhio al cervello direttamente.

Quindi per te la donna è o appare? Di questi tempi, la prevalenza è la donna che appare. Anzi, che appare molto, che ostenta, esibisce. E che a tratti diventa volgare. Chi mi conosce sa che, da sempre, ho portato avanti una battaglia a favore dell’essere e non dell’apparire. Fin da quand’ero giovanissimo ho sempre avvertito il desiderio di mettere in atto delle trasformazioni per come vedo e considero la bellezza. Non voglio sembrare presuntuoso ma il mio “concetto di bellezza” in senso lato è sempre uscito dagli schemi. Ribadisco volentieri, comunque, che prima di tutto, per rendere armoniose tutte le caratteristiche personali esteriori (quindi per apparire al meglio), è necessario prima prendersi cura del proprio spirito, essere in pace con se stessi, dare un giusto valore alla vita. Come norma generale, è indispensabile sottrarsi a qualsiasi soluzione provocante, mostrata o esibita senza mezze misure. Ritengo infatti che un pizzico di raffinato rigore possa conferire all’immagine molto più di quanto si creda. Auspico quindi che la donna torni a “essere”.

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- BOOK REVIEWS -

I cani là fuori di Giuseppina Stanzione

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uando vado in libreria o bazzico per i rivenditori on-line spesso mi ritrovo di fronte a un bivio: raccolta di racconti o romanzi? Un po’ come quando vai in pasticceria e non sai se scegliere il vassoio con le paste o una torta al cioccolato. Entrambi appetitosi. Entrambi desiderabili. Stavolta ho scelto i cioccolatini. I cani là fuori di Gianni Tetti. Non è la mia prima raccolta. Di sicuro è la prima i cui personaggi faccio fatica a dimenticare. Se il titolo mi aveva lasciato presagire che forse nel testo si sarebbe parlato di tutto tranne che dei pelosetti, se l’esergo – un estratto dal dizionario della parola cane – mi aveva lasciato intuire che ciò a cui sarei andata in contro sarebbe stata la varietà umana a cui si riferiva il punto due delle eccezioni del vocabolo, i personaggi che man mano hanno sfilato davanti ai miei occhi non hanno più dato adito a dubbi. Quello a cui stavo per assistere non era altro che lo spiegamento di un manipolo di pazzoidi proposti in tutta la loro viscidità e ferocia, in tutta la loro spregevole natura. È difficile dimenticare gli undici psicopatici dei racconti: undici assassini pieni di fisime il cui unico scopo è liberarsi di qualcuno. Sono i veri cani per l’appunto: veri e propri killer tra cui spicca un’unica cagna... non che le altre donne che compaiono sullo sfondo siano delle sante. Tutte le vicende si svolgono in una Sardegna brutale tanto atavica quanto attuale nei cui caratteri si individuano facilmente quelli dell’umanità stessa sia essa dell’Italia o di qualsiasi altro paese. Una umanità presentataci dal punto di vista del protagonista che, parlando in prima persona, sciorina le sue opinabili idee, talvolta in modo sarcastico, mostrandoci attraverso i suoi pensieri il finale sorprendente. E così, nel primo racconto incontriamo Aureliano – un mercenario pagato per uccidere un uomo coinvolto nella vicenda dei desaparecidos – che, quasi a chiudere un cerchio, si collega per un particolare al protagonista dell’ultimo racconto il quale, durante la sua corsetta mattutina, ripassa a mente ciò che farà il giorno dopo per portare a termine la sua missione omicida. Questi due uomini sembrano discostarsi dagli altri perché sono gli unici che compiono gli omicidi per fini pratici: il mero tornaconto economico. Nel mezzo incontriamo diversi personaggi, tutti spinti dalle più svariate moti-

vazioni ad attuare l’assassinio: amore, gelosia, insoddisfazione, abusi. In ogni storia non manca mai la figura di un cane, il pelosetto, che – a esclusione di uno – sembra quasi essere stato messo lì dall’autore in opposizione ai veri cani, gli umani. Tutti sono presentati nella loro accezione più negativa, uomini e donne, nessuno escluso. Tutti commettono il loro delitto tranne due. Mi riferisco a Sono invisibile e Certi ululati: nel primo un ragazzo, adottato da due musicisti, diventa così bravo a nascondersi per poter sfuggire alla furia del padre da vivere nelle condutture dell’università. Si invaghisce di una donna, che spia di nascosto, e nel suo modo di fare e pensare lascia presagire che prima o poi la ucciderà. Nel secondo, invece, un uomo paranoico e insoddisfatto del suo matrimonio parla col suo Dobermann, Vito, e si sollazza di notte in un giardino con una prostituta colombiana immaginando si tratti dell’inquilina spagnola che vive al piano di sopra. Al rientro di una di queste notti, l’ignara moglie vedendolo pallido lo rimprovera per non essersi coperto e mentre lui si fa l’aerosol, lei – infastidita dai continui abbai – prova a colpire Vito con una scopa finendo però sbranata tra l’indifferenza del marito che intanto, per non sentirla implorare aiuto, si era acceso pure la radio con La notte di Adamo. Alla fine di ogni storia ci sono dei brevi brani con figure che spesso ricordano alcune comparse dei racconti come Gianfranco il barista in Aureliano o Barore, uno dei suoi avventori. Toni cupi, personaggi vividi e violenti resi tali da una scrittura fluida, rapida, fatta di frasi concise e dirette, di regionalismi (“Il giorno dopo ci siamo messi a giocare a ballocci. Tutti mi invidiavano una biglia nera e rossa che avevo vinto a Massimino e non usavo mai per paura di perderla. Se ti zembano, perdi la biglia, funzionano così i ballocci”). Credenze sarde (“Non c’è nessuno in giro, solo la Mamma del Sole. La Mamma del Sole gira e se ti becca non so cosa ti fa ma è una cosa brutta”) e luoghi comuni che ti immergono in un mondo caldo e afoso fatto di uomini e donne irriverenti preda delle proprie ossessioni. Uno stile così solido che anche il più insignificante dei personaggi resta impresso nella memoria come una fotografia. Un’analisi cruda delle manie più recondite che ben si sintetizza nelle parole della canzone di Adamo “La notte tantantantan tutu tan mi fai impaziiiiiiiiiiiir, mi fai impazzir”. PI NK MAGA ZI NE I T A L I A

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Novità BeccoGiallo di Isabella D’Amore

Titolo: Anna Magnani Autrici: Rachele Morris e Marcella Onzo Pagine: Brossura, 160 pp bn ISBN: 9788899016654 Una voce lontana intona “Reginella”, una canzone popolare napoletana, e Anna Magnani la insegue tra i vicoli di Roma senza mai riuscire a raggiungerla. Quando si sveglia è l’alba di un giorno importante: poche ore dopo riceverà il premio Oscar per l’interpretazione magistrale in “La rosa tatuata” di Tennesee Wiliams.Intervistata sul prestigioso riconoscimento, Anna ripercorre alcune tappe della sua vita: il teatro con Totò, il primo ruolo importante con Roberto Rossellini in “Roma città aperta”, la relazione con lo stesso regista, la rivalità con Ingrid Bergman, il primo viaggio in America in occasione della proiezione di “Bellissima” dell’amico Luchino Visconti, fino all’ultimo cameo nel film “Roma” di Federico Fellini.

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Titolo: La sposa yemenita Autrici: Laura Silvia Battaglia e Paola Cannatella Pagine: Brossura, 128 pp colore ISBN: 9788899016364 Lo Yemen è conosciuto dall’opinione pubblica per essere la fucina del terrorismo di Al Qaeda e per i rapimenti di turisti stranieri. Ma è anche il Paese che fu la culla della regina di Saba, che stregò così tanto Pasolini da portarlo a girare i suoi film storici in questa terra. La reporter Laura Silvia Battaglia ci racconta lo Yemen in prima persona, attraverso la vita delle piccole comunità locali, nei piccoli gesti quotidiani che oltrepassano pregiudizi e barriere. Lo Yemen si rileva uno straordinario mondo da scoprire, ricco di cultura, storie e contraddizioni.

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Delitto di una notte buia di Romina Angelici

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uesto romanzo breve fu pubblicato per la prima volta nella rivista di Charles Dickens “All the Year Round”. Al titolo originale A (Dark) Night’s Work la parola “dark” fu aggiunta da Dickens contro i desideri di Gaskell. Dickens riteneva che il titolo modificato fosse più impressionante, non era la prima volta che i due avevano idee diverse sulle politiche editoriali. Lui era più attento alle esigenze del marketing piuttosto che a quelle letterarie della sua collaboratrice. Allo stesso modo ebbero disaccordi sul ritmo e metodo seguiti da Gaskell, perché secondo Dickens non suscitavano e mantenevano desta a sufficienza l’aspettativa del pubblico di lettori. Gaskell è concentrata, secondo lo stile che la contraddistingue, sul dramma umano e quindi sull’approfondimento psicologico dei caratteri e dell’animo dei personaggi, ma qui anche l’intreccio della storia è complesso e strutturato e il ritmo avvincente. La storia parla dell’avvocato Edward Wilkin che avendo ricevuto un’istruzione di alto livello, si sente in diritto di frequentare ambienti superiori alla sua posizione sociale. È un uomo che beve e spende molto e le sue debolezze si riflettono sul suo lavoro, tanto da costringerlo ad assumere un socio, un uomo sgradevole di nome Mr Dunster. Una notte nel pieno di una lite furibonda, Edward colpisce a morte il socio. La figlia Ellinor e un fidato domestico, Dixon, lo aiutano a seppellire il corpo in giardino. Ma è il personaggio di Ellinor, prostrato dal senso di colpa, a muovere gli ingranaggi della storia diventando personaggio di primo piano. Elizabeth Gaskell offre al lettore il ritratto di un’anima tormentata dal vizio e dal senso di inadeguatezza, che scivola drammaticamente nell’abuso di alcol; il racconto di un assassinio, in cui è labilissimo il confine tra le diverse responsabilità di chi è coinvolto; lo studio del senso di colpa; la disamina degli effetti dell’orgoglio e dell’ambizione sui rapporti personali; l’interrogativo, a tratti sconcertante, a proposito della natura della verità. In questo racconto ritroviamo sia i tratti tipici della scrittura della Gaskell, sia un’interessante analisi dei temi “oscuri” e straordinariamente moderni. L’opera è diretta a criticare nemmeno troppo velatamente la discriminazione di classe e la concezione materialistica della vita. I fatti drammatici narrati ammoniscono sulla gravità degli effetti negativi di una cattiva e deleteria condotta. L’anno 1863 fu particolarmente prolifero per Gaskell perché fu l’anno anche di Gli innamorati di Sylvia, e di altri racconti (tra cui anche Mia cugina Phillis). La varietà di temi e ambientazione dimostrano sia la sua versatilità che la capacità di sperimentazione. I luoghi di PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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Delitto di una notte buia sono molto lontani dalla costa occidentale e da Whitby; qui il contesto del racconto, dal punto di vista strettamente geografico, è il Cheshire. Il riferimento a Chester è abbastanza esplicito, mentre il personaggio come Ellinor deve, in parte, la sua creazione ad alcune suggestioni personali e anche ad alcune modellizzazioni letterarie di cui Gaskell era esperta conoscitrice. Quando si inizia un progetto è fondamentale portarlo avanti e coltivarlo, se possibile, con sempre maggiore dedizione. In questa direzione si colloca la presente pubblicazione delle Edizioni Croce che con essa aggiungono un altro tassello alla già lunga lista delle opere di Elizabeth Gaskell riportate alla luce finora. Delitto di una notte buia allora illumina, a dispetto di quell’indicazione di genere “dark”, la preziosa opera di promozione della conoscenza e valorizzazione in italiano di Elizabeth Gaskell, squisita signora e scrittrice inglese, delicata e appassionata al contempo, attraverso un esemplare che acquista pregio da se stesso e dalle firme che lo corredano. La traduzione è stata affidata a Mara Barbuni che si occupa di scrittura femminile dell’Ottocento e in modo particolare di Elizabeth Gaskell e l’introduzione è a cura del massimo esperto italiano in materia, il prof. Francesco Marroni, vice presidente della Gaskell Society. Il libro sarà disponibile entro la prima metà di giugno.


La Signora dei Fiumi di Linda Bertasi Tutti hanno deciso che lei è una strega, un simbolo da bruciare. Ancora una volta osservo gli uomini più potenti del regno usare il loro potere per tormentare una donna che non ha fatto nulla di peggio che vivere secondo il battito del suo cuore, che vedere con i suoi occhi; ma questo non è né il loro ritmo né la loro vista e non possono tollerare né l’uno né l’altra.

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a Signora dei Fiumi è forse il miglior romanzo di Philippa Gregory, sia per fluidità del testo che per “genialità”. Siamo in Francia nel 1430. Jacquetta di Lussemburgo è ancora una fanciulla quando viene data in sposa al duca di Bedford che la inizia al mondo dell’alchimia. La sorte, però, ha in serbo ben altro per lei. All’età di diciannove anni si ritrova vedova e, sfidando tutto e tutti, si unirà in matrimonio a Richard Woodville, ciambellano del marito. È una donna che si beffa dello scandalo e segue il cuore, discendente di Melusina e dotata di poteri eccelsi. Questa attenta biografia scorre in un solo sorso. La genialità della Gregory sta proprio nell’unire paranormale e storia. Si tratta di un’opera completamente diversa dalle altre, dove il sacro e il profano vanno di pari passo. L’autrice tratteggia con maestria uno dei personaggi più interessanti della storia inglese, colei che diverrà madre della futura regina d’Inghilterra e suocera di Re Edoardo IV. Jacquetta è una protagonista complessa, una sostenitrice dell’universo femminile, certa che la donna possa piegare un uomo al proprio volere. Non è schiava dell’amore in senso stretto. Cercherà di insegnare alla figlia Elisabetta che la seduzione è importante per conquistare un uomo, soprattutto nel caso di Edoardo, ma non è essenziale. Un cervello pensante è fondamentale, e essere regina comporterà oneri e onori, primo fra tutti quello di fare buon viso a cattivo gioco. La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, una girandola di protagonisti e figuranti si muove a corte tra complotti e soprusi, passioni travolgenti e tradimenti. Negli anni, dopo essere stata prima donna della Francia e, successivamente, relegata al servizio di Margherita d’Angiò, Jacquetta subirà anche un’accusa di stregoneria per le sue arti magiche. L’epopea di una donna che non si arrende, una protagonista indomita finora passata inosservata nella storia inglese e, a questo, la Gregory ha voluto porre rimedio, pur ricorrendo all’invenzione in alcuni casi, vista la carenza di fonti attendibili. La discendenza da Melusina, divinità del fiume, corrisponderà a verità? Che si tratti o meno di

leggenda, l’acume di questa storica eccelsa è indiscutibile, per aver saputo far risorgere un personaggio importante ed entusiasmante, pieno di mistero e poesia. Definirei La Signora dei Fiumi un romanzo un intreccio tra stregoneria e storia, tra leggenda e coraggio femminile. Ne consiglio la lettura agli amanti della storia inglese, ma anche a chi è appassionato di paranormale e cerca nella passato le sfumature che lo caratterizzano. Questo, per gli appassionati, è il primo romanzo che decreta l’inizio del ciclo dei libri dedicati agli York. Vi suggerisco di iniziare da qui per comprendere appieno le vicende successive.

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Tutte le stelle del cielo di Sara Piccinini

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n questo nuovo appuntamento vi parlo di un libro che ha davvero toccato il mio cuore. Tutte le stelle del cielo è un vero pugno allo stomaco per molti aspetti, ma che ti lascia dentro un calore e delle emozioni davvero superlative. Angela Contini ha un dono: riesce a creare personaggi intensi e meravigliosi, con una storia che sa entrarti dentro come poche. Kyle è un ragazzo tormentato, insicuro, che soffre moltissimo per una grave perdita e che affronta il dolore gettandosi nell’alcol. Katherine è una ragazza madre, che ha sofferto per la perdita del padre e che combatte contro la depressione della madre. Lo so, leggendo queste parole vi viene da dire “Perché dovrei leggerlo?”. E invece no: Angela tratta questi argomenti delicati con PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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leggerezza e maestria, unendoli a una storia estremamente romantica ma anche ironica, che ti cattura dalla prima all’ultima pagina. Il tutto sullo sfondo dello splendido Vermont e della magica Pretty Creek. Questi due protagonisti sono l’emblema degli opposti che si attraggono: la loro storia inizia fin dall’adolescenza; sono cresciuti in maniera diversa, eppure nel loro cuore alberga ancora quel tiepido sentimento che sfocerà in un amore senza eguali. Entrambi dovranno combattere i loro demoni per poter vivere la loro storia: avranno il loro lieto fine? Leggete questa piccola perla per saperlo. Vi consiglio anche la lettura del precedente libro Tutta la pioggia del cielo, altro piccolo capolavoro che vi delizierà.


- DAL #PINKMAGBLOG -

Letture consigliate di Laura D’Amore e Antonella Maffione

LINDSEY SUMMERS, Destiny. Keeley e Talon apparentemente sono due ragazzi completamenti opposti. Eppure niente è come sembra. Il destino si mette sulla loro strada, scambiando erroneamente i loro telefonini. Iniziano così un rapporto via sms, che permette ad entrambi di essere davvero ciò che sono e di dire sempre ciò che pensano. Il romanzo affronta diversi temi adolescenziali: il rapporto con se stessi, il nascondersi dietro una maschera, l’incertezza sul futuro. LETTURA CONSIGLIATA DA LAURA D’AMORE

WILLIAM BOYD, Una dolce carezza. William Boyd in questo libro racconta la vita della fotografa inglese Amory Clay, una donna che ha vissuto la sua vita come “una dolce carezza”, anche se ha ricevuto tanti “schiaffi”. La sua prima fotografia fu l’inizio di una “corsa destinata a durare tutta la vita”. Amory ha vissuto una vita travolgente, fuori dai cliché alla continua ricerca di momenti di vita reale lontana dai luoghi comuni, tanto da riuscire a catturare in ogni scatto l’anima delle persone. LETTURA CONSIGLIATA DA ANTONELLA MAFFIONE

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Tramonto a Saint Tropez di Elisabetta Motta

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ole, mare, spiaggia, moda, vip. Tutto questo è Saint-Tropez, la nostra prossima meta da scoprire. Qui l’estate è già nel pieno. Siamo nel Sud della Francia, al confine tra Costa Azzurra e Provenza. La sua spiaggia più famosa è Ramatuelle, una distesa di sabbia fine e bianca che contrasta con le acque cristalline del mare. Un vero paradiso! Ma non è l’unica. A pochi chilometri dalla cittadina ci sono la Plage de Tahiti e la Plage de Pampelonne, ricche di ristoranti e locali dove fare vita mondana, sia di giorno che di sera. Nei mesi invernali Saint-Tropez è un tranquillo porto di pescatori, dove ormeggiano nel suo porto splendide barche a vela e yacht di lusso. Fanno da cornice le caratteristiche abitazioni colorate e il campanile color ocra e terra di Siena della chiesa, che svetta nel cielo azzurro. Soffermatevi a gustare in uno dei tanti accoglienti bar una bella tazza di caffè francese accompagnata da un

croissant o una pastina e godetevi la brezza marina. Vi assicuro che sarà un’esperienza indimenticabile! Vi consiglio un giro al mercato alimentare di Place des Lices, una pittoresca piazza ombreggiata da bellissimi e maestosi platani, dove potrete fare scorta di baguette croccanti, formaggi francesi e vino. Da non perdere una visita al quartiere dei pescatori, La Ponche, attraversato da stradine acciottolate e circondato da casette arancioni. Al tramonto è uno spettacolo! Cosa infilare in valigia oltre un bikini a quadretti bianco e rosa come quello di Brigitte Bardot? Un bel libro, naturalmente. Se vi piacciono le storie cariche di emozioni e sentimenti, la scelta ideale è: Tramonto a Saint Tropez di Danielle Steel, da leggere sdraiati su un lettino di una delle mitiche spiagge del luogo più glamour della riviera francese, mentre il sole si abbassa lentamente, tingendo di rosso il suo cielo. Buon viaggio e buona lettura!


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L’enigma di Einstein di Gordon Fanucci

Ai vertici delle classifiche italiane «In meno di tre mesi, José Rodrigues dos Santos ha trasformato L’enigma di Einstein nel bestseller dell’anno» (Jornal de Notícias)

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dito in Italia dalla Newton Compton Editori, tradotto in 20 lingue per oltre un milione di copie, L’enigma di Einstein si propone come uno dei grandi successi editoriali della stagione.

Durante una visita in Egitto, Tomas Noronha, crittoanalista e professore di storia presso un’università portoghese, viene avvicinato da una sconosciuta, Ariana Pakravan, che lavora per il governo iraniano. La donna gli mostra la copia di un antico manoscritto perduto, a firma del celebre scienziato Albert Einstein, dal titolo tanto suggestivo quanto enigmatico: Die Gottesformel (La formula di Dio). Lo storico si rende subito conto di avere tra le mani un reperto che ha dell’incredibile e decide di decifrarlo. Da quel momento, Tomas è coinvolto in una serie di avventure che lo costringono a viaggiare da un paese all’altro, dall’Iran al Tibet. La loro ricerca li porterà, inevitabilmente, a seguire le orme dello scienziato tedesco che ha lavorato alla più grande scoperta di tutti i tempi: la prova scientifica dell’esistenza di Dio. Una verità che, però, non deve essere rivelata.

«Il romanzo di José Rodrigues dos Santos mescola cosmologia, thriller, sentimenti, spiritualità, indagini investigative... cioè, la formula per attrarre qualsiasi tipo di lettore.» (El Mundo)

L’enigma di Einstein José Rodrigues Dos Santos Newton Compton, 2017, 516 pp Cop. rigida: € 9,80 - eBook: € 2,99

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Tutti pazzi per Indiana Jones di Diletta Adalgisa Parisella

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ndiana Jones è, fin dalla sua prima uscita nel 1981 un’icona di bellezza maschile difficilmente superabile. Sicuramente impossibile da dimenticare. Harrison Ford era allora un giovane attore poco conosciuto, fresco fresco di partecipazione al primo Guerre Stellari, in cui interpretava la parte del contrabbandiere Han Solo. Proprio l’essersi fatto notare in quella performance, unita al fatto fortuito che Tom Selleck l’attore contattato per primo per il ruolo di Indiana avesse appena rinunciato alla parte, lo lanciarono nel tunnel di un inarrestabile successo di pubblico. Il personaggio del professor Jones non ha certo bisogno di presentazioni: archeologo americano dallo stile spiccatamente cowboy, professore praticamente per hobby ne prestigioso Marshall College, con le sue avventure ha incantato generazioni di spettatori. Oltre ad avere il merito di aver velato di mito una branca di studio prima piuttosto ignorata dai non addetti ai lavori, e di per sé un tantino noiosa come l’archeologia. Se il volto è stato prestato da Harrison Ford, gratitudine incredibile e fama imperitura vanno al creatore del personaggio di Indy, ovvero il mitico George Lucas. È stato lui a inventare il personaggio, e le sue prime, indimenticabili avventure. Il successo del personaggio si deve anche a questo: immerso in un periodo affascinanPIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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te e complicato come la fine degli anni Trenta, (la cosa garantiva anche di dargli come antagonisti nientemeno che i nazisti, i supercattivi più cattivi di sempre), atmosfere esotiche e retrò, alcuni dei più grandi misteri dell’umanità. Perché ancora adesso, dopo fiumi di inchiostro e pellicola utilizzati per sviscerarne i segreti, il destino e la leggenda di oggetti come l’Arca dell’Alleanza, e il sacro Graal, suscitano un’enorme curiosità. E poi c’è poco da fare, a parlare di misteri religiosi si fa sempre centro. Non è un caso che la prima volta che lo vediamo in azione, Indiana Jones sia alle prese con il ritrovamento dell’Arca dell’alleanza, prima che i seguaci della svastica gli soffino la scoperta. Se gli effetti speciali un po’ datati a noi smaliziati spettatori di oggi fanno un po’ sorridere, di sicuro ancora reggono perfettamente la struttura solida del film, la sua scanzonata scorrevolezza e il sottofondo misto di storia e leggenda. Il seguito di Indiana Jones e i predatori dell’Arca perduta, (frase peraltro entrata nel novero dei cult e rimaneggiata mille volte in questi decenni), Indiana Jones e il tempio maledetto, sembra avere poco a che fare col primo: stavolta si punta più sul fattore esotico, spostando il mitico nel cuore dell’India, e se si ha sempre a che fare con il divino e il sovrannaturale, magia e superstizione hanno sostituito la fede. Una menzione speciale va però al terzo capitolo, quello originalmente pensato per essere l’ultimo. Indiana Jones e l’ultima crociata riprende le tematiche del primo film. La caccia è aperta al Sacro Graal, che se non promette l’onnipotenza al suo possessore come l’Arca, garantisce però l’immortalità. Una cosa da niente. Tornano i cattivissimi nazisti in pompa magna, ma soprattutto a rendere unica questa pellicola è l’apparizione di un nuovo, formidabile personaggio: Henry Jones, il padre di Indiana. Onore a chiunque abbia scelto Sean Connery per interpretarlo. Nonostante i due attori protagonisti avessero solo dodici anni di differenza, ogni loro interazione risulta credibile. Inoltre, l’aver inserito la dinamica padre-figlio ha dato spazio ad una comicità sorniona molto più spiccata rispetto ai precedenti due film. Il cocktail di fattori regge, e L’ultima crociata resta forse il miglio film della serie. Un discorso a parte andrebbe fatto per il quarto film, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, uscito appena nel 2008. Insomma, è vero che quando una cosa bella finisce vorremmo tutti che riprendesse, ma siamo sicuri che ritrovare il professore sullo schermo, alla veneranda età di settant’anni e con tanto di figlio spaccone al seguito sia proprio una buona idea? I fan non sono rimasti troppo convinti. Nel frattempo però George Lucas e la sua casa di produzione hanno venduto i diritti sulla serie di Indy, e già si pensa ad un quinto film, magari con Chris Pratt nei panni del giovane professore. In pratica si vorrebbe replicare la fortuna del personaggio di James Bond, affidato di volta in volta a numerosi attori. I fan di lunga data si terranno stretto il loro mito delle origini, con la sua prima, impagabile trilogia. Certi miti semplicemente non si sostituiscono. PIN K M A G AZ I NE I T A L I A

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I 10 migliori revival di stagione di Alessandra Rinaldi

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l Revival va di moda! Tra reboot e remake, prequel e sequel, molti film e serie Tv, in voga tra gli Anni Settanta e i Duemila, stanno tornando o sono già approdati sui nostri schermi con enorme successo. Nell’ultima stagione ce n’è davvero per tutti i gusti per risvegliare le emozioni sopite dei più nostalgici. Ecco, dunque, i nostri dieci migliori Revival di Stagione targati Pink Magazine Italia. Prison Break. È appena andato in onda e ha già scatenato le aspettative di tutti gli appassionati in merito a un possibile nuovo capitolo delle avventure di Michael & Co. The X-Files. Dopo il trionfo della decima stagione, la notizia è ufficiale: ci sarà l’undicesima! Ma cosa può accadere che già non sia accaduto in tutti questi anni?

Gilmore Girls. Le ragazze Gilmore hanno spopolato su Netflix e non hanno deluso le aspettative neppure in questo nuovo finale decisamente aperto!

Magnum P.I. È in arrivo un sequel tutto al femminile per questa serie cult degli Anni Ottanta. La protagonista sarà la figlia del personaggio di Tom Selleck, pronta a raccogliere l’eredità paterna.

Pappa e Ciccia. Che tenerezza questa serie Tv Anni Novanta, il

cui titolo è stato “tradotto” in italiano in modo così originale! Sembra che otto nuovi episodi siano in lavorazione. Twin Peaks. Sta accadendo di nuovo, recita lo slogan. E ci lascia senza fiato. La serie Tv che ha rivoluzionato il mondo della fiction è tornata tra imprevedibili volti nuovi e vecchie conoscenze, un po’ invecchiate.

Will & Grace. La NBC lo ha annunciato ufficialmente: Will, Grace, Jack e Karen torneranno presto a farci sorridere con le loro esilaranti avventure tra amore e amicizia.

Dirty Dancing. Sarà difficile eguagliare l’enorme successo di un film indimenticabile che ha appena compiuto trent’anni, ma nuovi protagonisti sono pronti a scommettere che questa versione serial ci farà innamorare. Streghe. Stessi poteri magici, ma qualche anno in meno. È un prequel ambientato negli Anni Settanta quello che si prospetta per una delle serie Tv più viste degli Anni Duemila. Baywatch. Ne è passato di tempo, ma Zac Efron e Dwayne Johnson sono pronti a dar battaglia a Pamela Andreson e Compagni in questo attesissimo revival dei bagnini più famosi di sempre, oggi approdati sul grande schermo.

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- INDOVINA CHI VIENE A CENA? -

Una piadina con melanzane gratinate, fichi neri e ‘nduja per le strade della Romagna con Federico Fellini di Eliana Guagliano

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marcord... Io mi ricordo... Ho sempre pensato che questa parola significasse “ricordi amari”. Poi ho scoperto che non è altro che una rievocazione nostalgica e venata di ironia del proprio passato. Che cosa ricorda ognuno di noi? Ricordo le giornate passate a preparare le melanzane per i sott’oli, a tagliare la carne per fare gli insaccati, a raccogliere i fichi in campagna con il mio papà e a vedere insieme i film di Fellini che gli piacevano tanto. Quindi, approfittando delle belle giornate, questa volta me ne vado in giro per la Romagna, a passeggiare con Federico Fellini e con Tonino Guerra. Mi piacerebbe chiedergli tante cose, ricordare… e vorrei anche offrire loro una bella piadina con gli ingredienti a me cari, mescolando Calabria e Romagna. Qui prepareremo solo il ripieno. La ricetta della piadina la potete trovare nel blog. Accendiamo il forno (ventilato sopra e sotto) a 180°. Laviamo 2 melanzane lunghe (ca. 370g) ed eliminiamo il picciolo. Tagliamole nel senso della lunghezza in tre parti e cuociamole per ca. 2-3 minuti per lato su una padella antiaderente (io una di quelle con rivestimento in pietra). Tritiamo2 spicchi d’aglio (al quale avremo tolto l’anima) e il prezzemolo (in totale dovrà riempire un cucchiaino) e mischiamolo a 50g di pangrattato e ½ tazzina di olio extravergine di oliva. Saliamo a gusto. Distribuiamo il composto sulle melanzane e inforniamo per 15 minuti. Riscaldiamo le piadine su una padella antiaderente. Spalmiamo un paio di cucchiai di ‘nduja su metà piadina, sistemiamo due fette di melanzane e ca. 1 fico e mezzo (in totale ne serviranno circa 5). Chiudiamo. Ripetiamo il procedimento per altre due piadine..

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EL IA NA G U A G L IA NO studiosa di letteratura di lingua spagnola e appassionata di cucina, sette anni fa ha creato un blog (ilgamberetto.blogspot.com).


Cibo per l’anima: Amarcord, di Federico Fellini, con Bruno Zanin, Armando Brancia, Pupella Maggio Museo “Nel Mondo di Tonino Guerra”, Via della Costa, 15, 47822 Santarcangelo di Romagna RN

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