Pink magazine italia feb2018

Page 1

febbraio 2018 N.7 anno II

A SAN VALENTINO

REGALA LIBRI

DONNE DI OGGI T R A MODA E LETTERATURA

ANTON GIULIO

GRANDE festeggia 20 anni di carriera


LUCIA PERREMUTO CREATIONS


IG: cocoandthecity_n5


DIRETTORE EDITORIALE Cinzia Giorgio @CinziaGiorgio

PINK MAGAZINE ITALIA FEBBRAIO 2018 IN QUESTO NUMERO

CAPO REDATTORE DIRETTORE EDITORIALE

L. Avallone CinziaLuigi Giorgio @CinziaGiorgio

REDATTORI CAPO REDATTORE

AlessandraLuigi Penna @AlessandraPen L. Avallone Gordon Fanucci @GordonFanucci Isabella D’Amore @Wislavisa REDATTORI Diletta Penna Adalgisa Parisella Alessandra @AlessandraPen Arthur Lombardozzi @W_Baskerville Gordon Fanucci @GordonFanucci Isabella D’Amore @Wislavisa DA PARIGI Parisella Diletta Adalgisa Margot Valois @MorganaLefay_1 Arthur Lombardozzi @W_Baskerville

A N TON G I U L IO G RA N DE

COLLABORATORI DA PARIGI

I miei primi vent’anni di carriera

Angelici Margot Romina Valois @MorganaLefay_1 Gabriella Ciccopiedi Simona Colaiuda COLLABORATORI Roberta Coralluzzo @Alke_Studio Romina Angelici Eleonora Gatta @byaristogatta LindaDella Bertasi @LindaBertasi Selenia Erye @selsiai Rosa Caruso @LaFeniceBook RobertaEliana Coralluzzo @Alke_Studio Guagliano Pier Luigi @TheQueenPuppet Curcio Angelica Elisa Moranelli Eleonora Gatta @byaristogatta ElisabettaDella Motta @MottaeliMotta Selenia @selsiai Sara Erye Piccinini Guagliano AlessandraEliana Rinaldi @alex_rinaldi_86 Angelica Elisa Moranelli @TheQueenPuppet Giuseppina Stanzione Elisabetta Motta @MottaeliMotta Edy Tassi Sara Piccinini Alessandra Rinaldi @alex_rinaldi_86 SEGRETERIA DI REDAZIONE Edy@VelutLunaPress Tassi Velut Luna Press

SEGRETERIAUFFICIO DI REDAZIONE RESPONSABILE STAMPA Velut LunaD’Amore Press @VelutLunaPress Isabella @wislavisa

8

14 A N DRE A C IC C A L É Intervista —

20 F I L L E DE M E STRE Intervista —

22 S P E C I A L E BO OK RE V I E WS

RESPONSABILE STAMPA SOCIAL MEDIAUFFICIO MARKETING

Isabella D’Amore @wislavisa Riccardo Iannaccone

EVENTIEEPROMOZIONE PROMOZIONE EVENTI RitaBellina Bellina Rita

PROGETTOGRAFICO GRAFICO PROGETTO

Segno.Creative CreativeStudio StudioLab Lab Segno.

32 I N D OV I NA C H I V I E N E A C ENA? Una donna da scoprire... un tea con Marilyn

COPYRIGHT 2018 PINK. Tutti i diritti riservati. Testi e foto contenuti in questo numero possono essere

riprodotti solo con l’autorizzazione dell’Editore e/o YRIGHT 2017 PINK. Tutti i diritti riservati. Testi e foto contenuti in questo numero dell’Autore. ossono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’Editore e/o dell’Autore.

C O N TA C T A N D I N F O www.pinkmagitalia.com

C: facebook.com/pinkmagazineitalia L: @PinkMagItalia V: h ttps://www.youtube.com/channel/ UCqbxWhvq_GgsPBInUlLh_ww instagram: pinkmagazineitalia


E d i to r i a l E

9

febbraio 2017

WELCOME —

The Pink Side of... St. Valentine!

C

’era una volta una bellissima e rockeggiante canzone di Michelle Branch (Everywhere, 2001) il sui testo diceva:

‘Cause you’re everywhere to me And when I close my eyes it’s you I see You’re everything I know That makes me believe I’m not alone.

L’amore è dunque solo una nostra invenzione o esiste davvero? È sempre l’amore quel motore immobile attorno al quale ci si affanna per non sentirsi da soli? Rispondendo con il ritornello di un’altra canzone, stavolta di Sheryl Crow: If it makes you happy, it can’t be that bad… Secoli e secoli di letteratura sembrano dar ragione a questa teoria. Qualche settimana fa è uscito l’illuminante saggio della studiosa Carol Dyhouse, Heartthrobs: A History of Women and Desire (Oxford University Press, 2018) in cui è sostenuta la tesi secondo la quale l’uomo ideale è in realtà un’invenzione delle scrittici. Si veda a tal proposito il perfetto Mr. Darcy in Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, per avere un’idea. Insomma, con chi festeggiare San Valentino? Un buon libro può essere la risposta alla nostra voglia di romanticismo. Ma anche indossare magari un raffinato capo di Haute Couture può essere d’aiuto. È un numero davvero speciale questo di Pink Magazine Italia dedicato principalmente alla moda e ai libri. Siamo stati per voi alla sfilata dello stilista Anton Giulio Grande e abbiamo visto le sue intense creazioni. Abbiamo poi scelto anche accessori particolari, libri a tema e ci abbiamo messo tutto l’amore possibile. Questo sì, reale. Per voi. CIN ZIA G IORG IO

Chief Editor - info@pinkmagitalia.com



- SCELTO DAL DIRETTORE -

#TiAmo di Cinzia Giorgio

F

rancesco Sole torna in libreria con una nuova raccolta di versi semplici, potenti, dritti al cuore: #TiAmo. Le poesie sono divise in quattro sezioni, che hanno il nome delle quattro stagioni e riprendono il concetto delle “stagioni dell’amore.” Nella prima stagione, l’estate, l’amore è nel pieno della sua bellezza. L’autunno è il momento dei pensieri, delle riflessioni, delle paranoie. La terza stagione: l’inverno. L’amore è giunto alla sua stagione più fredda. Le poesie contenute in questa sezione avranno come temi ricorrenti la solitudine, la sofferenza e il dolore. Infine giungiamo alla quarta e ultima stagione: la primavera. Poesie incentrate sul desiderio di ricominciare da capo, tra la voglia di vivere nuovi sentimenti e la paura di affronPIN K M AGAZINE I T AL I A

tare ciò che non si conosce. Scoprendo nuovamente l’amore, per se stessi e per gli altri. Dopo il grande successo di Ti voglio bene, il libro di poesie nato dal web che ha conquistato classifiche e lettori (non solo giovanissimi), il giovane YouTuber racconta la ciclicità dell’amore attraverso il continuo tornare delle stagioni. Francesco Sole #TiAmo Mondadori, 2018 Eur 14,36 -

7

-

FEBBRA I O 2018


Anton Giulio Grande

I miei primi vent’anni di carriera

PIN K MAGAZINE I T A L I A

-

8

-

FEBBRA I O 2018


- IL BELLO DI PINK -

La moda, lo stile e l’arte di Anton Giulio Grande, uno dei più brillanti stilisti nel panorama italiano dell’Haute Couture internazionale.

di Cinzia Giorgio

D

a bambino sognava di disegnare abiti per le soubrette degli spettacoli televisivi del sabato sera; da grande, grazie al suo talento, è diventato uno creatori di moda preferiti dalle star della TV e dello spettacolo. Anton Giulio Grande è uno degli stilisti più brillanti dell’alta moda italiana e non solo. Di origini calabresi (è nato a Lamezia Terme) ha studiato al Polimoda di Firenze e in seguito al Fit di New York, nella stessa classe di Alexander McQueen. A soli ventitré anni ha partecipato alla sfilata di Piazza di Spagna e si è imposto all’attenzione della critica collaborando prima con l’atelier delle Sorelle Fontana, poi con la Maison Gattinoni. Micol Fontana e Fernanda Gattinoni sono state per lui maestre e guide importantissime, delle quali conserva ancora un ricordo vivo. Tra i suoi miti Gianfranco Ferré e Gianni Versace. Dal 1996 ha lanciato le sue collezioni Anton Giulio Grande (AGG). Oggi Anton Giulio è uno degli stilisti di Haute Couture più apprezzati a livello internazionale. I suoi abiti sono pensati per una donna sensuale, chic, ma anche grintosa e ammaliante, che usa il fascino come strumento di seduzione. Il successo delle sue collezioni è legato anche ai riflettori dello star system, ma soprattutto alla qualità di capi di alta moda realizzati completamente a mano dalle sue sarte calabresi: abili artigiane e preziose custodi di antichi rituali tessili e tecniche di ricamo tradizionali. Tra le dive che vestono i suoi abiti Valeria Marini, Alba Parietti, Nina Moric, Aida Yespica, Pamela Prati, Belen Rodriguez, Anna Kanakis, Eva Grimaldi, Elenoire Casalegno, Anna Valle, Claudia Gerini, Natasha Stefanenko, Martina Colombari, Cristina Chiabotto, Manuela Arcuri, Anna Falchi. Tra i divi che indossano la griffe AGG Fabio Fulco, Danny Quinn, Giorgio Pasotti, Marcus Schenkenberg.

PIN K MAGAZINE I T A L I A

-

9

-

FEBBRAI O 2018


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

10

-

FEBBRAI O 2018


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

11

-

FEBBRAI O 2018


Quando l’Arte è tradotta in parole. La storia, la pittura, la vita, si fondono per creare un’unica emozione. La storia è affascinante e costruita su un doppio binario spazio temporale (tra la Roma del Cinquecento e la Parigi di oggi) a incastro, strato su strato: sovrapposti come quelli che un bravo restauratore deve rimuovere per recuperare l’opera originale che si disvela in tutto il suo splendore. Accanto alla vicenda privata e pubblica di Raffaello, che si sviluppa a ritroso, corre parallela quella di una restauratrice, Bianca, ambientata al giorno d’oggi, la cui vita è strettamente legata all’arte e allo sfortunato pittore urbinate per diversi motivi.


- IL BELLO DI PINK -

Il suo ultimo défilé, tenutosi lo scorso 26 gennaio 2018 nel corso della settimana di AltaRoma, è stato un magnifico happening dalle suggestioni lussureggianti degli anni Venti: Rendez-Vous à l’Hotel Eden, tenutosi nella stupenda cornice dell’Hotel Eden, appunto, in via Ludovisi a Roma.

La sfilata è stata anche l’occasione per festeggiare i primi vent’anni di una sfolgorate carriera all’insegna della qualità dei tessuti preziosi e del gusto raffinato. Elementi, questi, che caratterizzano il suo stile e che ne hanno fatto uno dei punti di riferimento dell’alta moda italiana. Tante le star accorse a omaggiare il talento di Anton Giulio Grande: da Anna Falchi a Demetra Hampton, da Nathalie Caldonazzo a Milena Miconi, Manuela Arcuri, Alessia Fabiani, Carmen Russo, Barbara Bouchet e tante altre ancora. Una carrellata di star e abiti di una raffinatezza di cui sono capaci ormai pochi stilisti. Tessuti impalpabili, eleganti giochi di trasparenze ben equilibrate, accessori straordinariamente ricercati per donne che sanno osare ma con stile. Sito Internet: www.aggcouture.it Foto: Arianna e Annalisa Bonafede – Rimesse Fotografiche Make-up: Paolo Di Pofi

Modella: Ludovica Passarelli


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

14

-

FEBBRAI O 2018


Intervista ad

Andrea Ciccalé di Selenia Erye

L

a mia sete di curiosità non ha limiti, faccio veramente fatica a tenerla a bada. Proprio per questo mi scopro anche nei momenti più impensati a ricercare immagini, poesie e quadri. In una notte che sembrava una notte come tante mi sono ritrovata di fronte il ritratto fotografico di uomo a me sconosciuto. Sono rimasta diversi secondi ad osservare la foto estasiata... in quella foto vi era racchiusa l’anima del protagonista dello scatto, era come se i suoi occhi e la sua bocca mi parPIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

lassero. Ho provato un brivido, da lì è nata la mia ricerca, avevo bisogno di scoprire chi fosse l’artefice di tale scatto. Dietro di esso poteva esservi solo una persona di grande sensibilità e di un’innata dote artistica, pensai. I risultati non hanno tardato ad arrivare, dopo aver fatto le dovute indagini e dopo aver individuato il nome dell’artista che aveva scattatato quelle foto si è aperto un mondo di fronte ai miei occhi. I numerosi scatti che ho trovato non hanno tradito le mie aspettative, anzi.

15

-

FEBBRAI O 2018


- ARTÉ Il fotografo in questione è Andrea Ciccalè, classe 1977. Quella notte stessa, incurante dell’ora tarda ho preso il coraggio a due mani ed ho provato a mandargli un messaggio complimentandomi con lui. Andrea si avvicina al mondo dell’arte fin da giovanissimo, consegue la maturità artistica che lo porterà ad iscriversi all’accademia di belle arti di Firenze. Dopo la laurea si abilita anche all’insegnamento delle materie di disegno e storia dell’arte. Si specializza come fotografo ritrattista, oltre a svolgere il ruolo di insegnante collabora costantemente con le principali testate nazionali ed internazionali. Una vera e propria forza della natura. Andrea è riuscito con la sua tenacia a ricavarsi il suo spazio. Un vero artista in continua trasformazione, si evoluto non è mai rimasto fermo. L’arte è mutamento, crescita e innovazione. Da i suoi scatti si evince la sua capacità di creare una forte alchimia con i protagonisti delle fotografie. Questo legame alchemico lo si evince dai loro sguardi... si legge la loro anima. Non trovo sia facile restare colpiti da una fotografia in questa società satura di immagini, che si ripetono infine l’una all’altra, ma devo ammettere che i suoi “lavori” fanno davvero la differenza. Scambiare quattro chiacchere con lui è stato davvero piacevole, la sua semplicità è disarmante, la nostra società ha bisogno di artisti come lui. Quando avevi l’età dei ragazzi a cui insegni quali erano i tuoi sogni?

Da sempre sentivo dentro di me che avrei voluto vivere svolgendo una professione “artistica”, o perlomeno che avrei preferito guadagnarmi da vivere sentendomi realmente appagato! Al tempo delle Scuole Superiori credevo che avrei continuato con la pittura, all’Accademia iniziai ad avvertire che forse la Pittura non sarebbe stato il mio “mezzo”.

Quando hai sentito il richiamo dell’arte? Qual è stato il tuo percorso? Fin da giovanissimo ho iniziato ad avvertire dentro di me una spiccata sensibilità verso le più eterogenee forme d’Arte e quindi decisi (non senza lottare anche contro la mia famiglia, che preferiva consigliarmi altri tipi di studio) di conseguire la Maturità Artistica prima, e di iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti di Firenze poi. I miei primi contatti con la Fotografia avvennero proprio al tempo dei miei anni a Firenze, seppur allora non compresi che scattare sarebbe stato il mio “mondo”! Conseguita la Laurea mi sono Abilitato all’ Insegnamento nella Materie di Disegno e Storia dell’Arte e mi sono trasferito a Roma dove parallelamente ho continuato a specializzarmi come “Ritrattista”. Hai mai pensato di abbandonare l’Italia? Alcuni anni fa ho attraversato davvero un momento di crisi. Insegnavo già da diversi anni, avevo un lavoro, a differenza di tanti, eppure faticavo ad arrivare a fine mese, e soprattutto non riuscivo a sentirmi davvero appagato. Avvertivo ormai visceralmente dentro di me la necessità di scattare senza limiti, volevo impormi come Fotografo, mi sbattevo instancabilmente proponendomi a tutti, tutti, accettavo di essere messo alla prova anche a patto di lavorare gratuitamente eppure nulla sembrava andare per il verso giusto. Si in quel momento ho meditato davvero di fare la valigia! Ho una grande curiosità: cosa provi nel momento dello scatto? Qual è la sensazione, l’emozione che prevale e che ti fa capire l’attimo giusto? Da sempre sono molto attratto dall’“essere umano”, in senso “figurativo”, ma anche “psicologico”, da quando compresi che la Fotografia sarebbe realmente stata il mio mezzo espressivo, non ho potuto che rivolgere il mio obiettivo

PIN K M AGAZIN E I T A L I A

-

16

-

verso “un mio simile”. Credo che nella nostra professione sia davvero fondamentale entrare in sintonia con il soggetto, ricevere la sua fiducia, in fondo il lavoro che ne deriva è anche frutto di una certa complicità! Proprio per questo mi sento in primis un eletto quando qualcuno decide di posare per me! Dietro all’obiettivo mi sento quasi un “guardone su tacito consenso”, mi piace scrutare, spiare, e soprattutto cercare di raggiungere l’essenza! Senti di aver realizzato tutti i tuoi sogni? Sicuramente sono davvero felice di essere riuscito ad intraprendere il mio percorso, è stata una ricerca ardua e davvero faticosa ma mai smettere di sognare! Mi sento solo all’inizio di una “carriera” ma convinto dell’amore che sento verso ciò che faccio, e determinato nella volontà di voler crescere, spero di poter avere ulteriori interessanti opportunità.

Chi ti ha sostenuto nella vita e nel lavoro? Sono cresciuto in una famiglia tradizionale, con regole rigide e ben definite, non mi hanno mai fatto mancare niente, ho ricevuto molto amore e credo una buona educazione, ma mai un vero e proprio aiuto nelle mie scelte professionali. Sono sempre stato attratto dal mondo dell’arte, dalla diversità, da uno stile di vita non convenzionale e quindi, forse anche comprensibilmente, sono sempre stato un sorvegliato speciale in famiglia! Da vari anni fortunatamente ho incontrato la persona che stimo di più nella mia vita (che è la mia compagna) e lei è stata davvero fondamentale per la mia crescita umana e professionale. Hai avuto durante il tuo percorso lavorativo momenti in cui credevi di non farcela? In fondo sono sempre stato quello del bicchiere mezzo pieno e quindi seppur non siano mancati momenti davvero bui, ho sempre

FEBBRA I O 2018


creduto di potercela fare.

ancora gli immensi LINDBERGH, NEWTON, RITTS, AVEDON, LEIBOVITZ, ma anche gli Italiani ESCALAR, GASTEL e tanti altri.

Vi è stato un servizio che ti ha dato la possibilità di dare una svolta alla tua vita professionale? Credo che per tutti coloro che operano nel settore Artistico sia fondamentale incontrare un “mecenate” o perlomeno qualcuno che realmente voglia metterti alla prova e ti permetta di esprimerti. Sono stato molto fortunato ad incontrare Luca e Maria Grazia Di Nardo, agenti di varie artisti del mondo del Cinema, devo davvero molto a loro e non dimenticherò mai la loro accoglienza. Luca mi ha regalato l’opportunità di conoscere e ritrarre Micaela Ramazzotti. Lei è sempre stata la mia attrice preferita e quando seppi che avrei potuto scattarla non nego di non aver chiuso occhio la notte prima dello shooting! E’ stato sicuramente quello il servizio che ritengo come il mio debutto, i miei scatti alla meravigliosa Micaela sono quelli a cui sono tuttora più legato.

Senti di essere arrivato o credi che ci saranno per te ulteriori cambiamenti? Arrivato? E dove? Ho solo avuto la Fortuna di scoprire, seppur con po’ di ritardo la mia vera natura, e con molto impegno di riuscire a raccogliere le mie prime soddisfazioni! Mi sento davvero di dover ringraziare per tutti coloro che si sono affidati a me e che mi stanno permettendo di continuare a crescere.

C’è una frase o un consiglio che ti senti di dare a chi sogna di esprimersi attraverso l’arte? Ascoltarsi tanto, sino in fondo, e spendersi con tutta la propria energia nel cercare di raggiungere i propri obiettivi! Crederci sempre… arrendersi mai! In fondo… credendo nella forza dei propri sogni loro non potranno che trasformarsi in realtà! Io continuerò a farlo!

Quali sono i tuoi modelli di vita? (forse intendevi Fotografi di Riferimento?) Studio moltissimi Fotografi e mi nutro costantemente delle loro immagini, i miei punti di riferimento sono

PIN K MAGAZIN E I T A L I A

-

17

-

FEBBRA I O 2018


PIN K M AGAZIN E I T A L I A

-

18

-

FEBBRA I O 2018


- MODA -

MA R K SA NDA NG ELS L A TUA BORSA M A DE I N I TA LY ! di Isabella D’Amore

U

in uno dei campi che da sempre mi appassiona: la moda in tutte le sue sfumature. Tutte le mie borse sono realizzate a mano, grazie alla professionalità di storici laboratori che mi seguono per realizzare prodotti unici e curati in ogni minimo dettaglio. Sono fiera di poter realizzare l’intero ciclo produttivo delle borse totalmente in Italia e continuerò sempre a privilegiare e a difendere ciò che sappiamo fare meglio.

n giorno aprendo Instagram mi son ritrovata davanti una foto di Alessia Marcuzzi con una borsa bellissima. Proprio così ho scoperto questi meravigliosi tesori di alta qualità e dal design esclusivo. La borsa per una donna non è solo un accessorio, tutt’altro, è una compagna di avventura che trasporta un pezzo della nostra vita nella frenesia della quotidianità. Come raccontarvi cosa rappresenta questo brand? Ovviamente con le parole dirette di Alessia:

W il Made in Italy!

“La Marksandangels è il mio primo progetto imprenditoriale, un’altra soddisfazione dopo aver aperto il mio lifestyle blog LaPinella. È stata fondata nel 2012 e negli anni ho sempre cercato di dare risalto a tutta la qualità e l’artigianalità che contraddistingue il nostro Paese. Ho cercato, insieme al mio team, di dare spazio alla mia vena creativa

PIN K MAGAZIN E I T AL I A

Grazie alla vendita esclusivamente online, offerta dalla nuova piattaforma e-commerce Marksandangels.it, voglio garantirvi un servizio affidabile nonché un eccezionale rapporto qualità-prezzo del prodotto finito.

-

19

-

FEBBRAI O 2018


- FOCUS ON -

F IL L E DE M E STR E BY MARION MESTRE

di Margot Valois

Eleganza, ricercatezza e grande cura dei dettagli: sono questi gli elementi che caratterizzano il marchio francese Fille de Mestre. Abbiamo chiesto a Marion, la titolare, di parlarci del suo brand e della sua filosofia. Come è nato il marchio FilledeMestre? Il marchio FilledeMestre riprende il mio cognome, ha le sue radici in Provenza ed è aperto alle molteplici influenze calde e colorate del sud della Francia. Questo marchio ha innanzitutto una storia di famiglia, ma ha potuto vedere la luce grazie a un vero e proprio lavoro di équipe e a una passione che mi ha animata fin da giovanissima. Nel 2014 come giovane creatrice mi sono diplomata alla Scuola superiore di arti e tecniche della moda, l’ESMOD di Lione, dove ho seguito il corso completo di abbigliamento femminile, con una specializzazione sugli accessori. Durante le mie varie esperienze professionali, ho lavorato molto nel settore dei vestiti realizzati a mano, ho imparato a rispondere alle esigenze dell’alta moda e ho cominciato a familiarizzare con le marocchinerie. Dopo aver perfezionato la tecnica presso varie case di moda, ho voluto affermare la mia identità dando vita nel 2015 a FilledeMestre.

glio dei miei vestiti è fluido ed elegante, ogni linea è pensata per rendere ideale il corpo femminile. Lavoro anche su abiti per gli sposi, i testimoni di nozze, le damigelle d’onore e gli invitati. Propongo inoltre una collezione di gioielli in rame e ottone, realizzati insieme a mio padre, che lavora i metalli. Quest’anno ho ottenuto la qualifica di artista artigiano e depositerò un portfolio per ottenere una certificazione da parte degli Ateliers d’art francesi. Insieme ad alcune associazioni promuovo il “made in France” e il savoir faire artigianale. Progetto inoltre di aprire un mio atelier-showroom, insieme con vari artigiani della mia regione, per accogliervi i miei clienti o visitatori. A chi ti ispiri, e che tipo di donna ti piace vestire? Nel mio lavoro traggo ispirazione direttamente dal corpo femminile, dalle sue curve e dalle sue forme. Conservo tuttavia la leggerezza e la fluidità di ispirazione greca, nonché l’eleganza per le mie collezioni prêt à porter di alta gamma. Lavoro molto anche per realizzare il corsetto su misura. Mi ispiro molto a piccoli dettagli, luoghi, personaggi, epoche storiche. Ammiro in modo particolare Jean-Paul Gaultier per la sua originalità stravagante e il suo notevole lavoro sul corpo femminile, i suoi caratteristici corsetti.

Parlaci delle tue ultime creazioni e dei progetti a cui partecipi. Al momento sto presentando la mia collezione estate 2017-18 di ispirazione beachwear, con modelli freschi e colori vivaci, che richiamano il ritmo dell’aria di mare. Seleziono tessuti di qualità e sono sempre alla ricerca di disegni originali. Il taPIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

20

-

FEBBRAI O 2018


Sia all’inizio che durante il mio percorso professionale, la mia passione per la moda è stata guidata da Chanel, con il suo raffinato stile senza tempo, con la sua linea sempre elegante e il suo stile “coco” che per me incarna la forza e la passione. Chanel ha rivoluzionato la moda, ha liberato le donne e ha cambiato il loro rapporto con il corpo. Ho sempre adorato il lavoro, il taglio e lo stile inimitabile di Chanel. La donna che io vesto è sedotta dall’idea e dall’universo di FilledeMestre. E soprattutto non somiglia a nessun’altra, per via di collezioni presentate in serie limitata e su misura. È una donna che ama il suo corpo, le sue forme, una donna leggera che ama mettere il sole nel proprio guardaroba. Una donna originale, spontanea, di ogni età ma che è consapevole di sé e afferma uno stile raffinato, sensuale e femminile.

è figlia di Vanessa Paradis e di Johnny Depp, è stata modella Chanel a soli 18 anni: tutto ciò non le ha impedito di mostrare un’apparente leggerezza, una rilassatezza che la rende ancora più bella. Sfila con grazia, la sua aria sbarazzina seduce lo sguardo, sembra arrivata da un altro pianeta. Si è anche lanciata nel cinema, forte dei suoi 3,2 milioni di followers su Instagram: il broncio di Lily Rose ha saputo essere seducente!

Dove possiamo trovare e acquistare le tue creazioni? Potete trovare tutti i prodotti del marchio FilledeMestre sul sito internet www.filledemestre.com. In Francia è presente una selezione dei miei modelli in numerose boutiques della Costa Azzurra: da Lunaël a Saint-Tropez, da La Maison française sull’isola di Bendor (l’isola di Paul Ricard), oltre che a St Rémy de Provence. Si possono seguire inoltre tutte le novità, gli ultimi shooting e la presenza nelle sfilate grazie alle relative pagine “filledemestre” sui social network Facebook e Instagram.

Chi è secondo te la moderna icona della moda? Secondo me oggi l’icona della moda è senza dubbio l’enigmatica Lily Rose Depp. Bellezza misteriosa, lancia un’immagine forte, affermando una personalità al tempo stesso infantile ma imperiosa. È originale, intrigante,

PIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

21

-

FEBBRAI O 2018


BO OK R EWIEW S


- BOOK REVIEWS -

Storia di una violenza di Simona Colaiuda

U

na ruga sulla fronte, il ricordo di un amore malato. Una storia, un dolore, una violenza quella di Nadia Nunzi, una giovane donna che, come ogni donna, sogna di innamorarsi. E poiché la sofferenza non è prevedibile, la luce della favola abbaglia e confonde; basta la frazione di un secondo, quella in cui gli occhi di Nadia incontrano quelli di Sajmir, e il cuore comincia a battere in modo diverso, più intenso, più forte. Forte come un giro di giostra da cui non si è più in grado PIN K M AGAZIN E I T A L I A

di scendere, perché nel frattempo Nadia si ubriaca di quella bellezza selvaggia e invincibile, viene stordita dalla forza del sentimento che prova per lui, s’inebria della favola raccontata da Sajmir, piena di parole tanto roboanti quanto vuote, ma di questo si accorgerà quando sarà troppo tardi per tornare indietro. “Sei brutta e non vali niente!” è il mantra che fino a quel momento aveva nutrito l’insicurezza di Nadia dai tempi della scuola. Quella stessa insicurezza che la veicolerà verso un mondo che si colora prima del rosso -

23

-

FEBBRA I O 2018


di una travolgente passione poi del nero di un umore disturbato e irascibile.

Il mio primo passo è stato quello dell’introspezione. È stato indispensabile prima capirmi e, il viaggio interiore, è stato realizzato anche attraverso la scrittura dei miei libri (Najaa, Ti amo anima mia. Una storia di violenza, Ed.Psiconline, 2015). Così ho scoperto il potere salvifico della scrittura autobiografica, che non è uno strumento semplice come può sembrare a primo impatto. Ci vuole molto coraggio, per esporsi e mettere a nudo se stessi, per affrontare le verità più scomode, quelle che ci abitano dentro. Ma lo rifarei altre cento volte perché niente è più catartico, per me, per ricominciare.

Nadia, ti sei innamorata di Sajmir al primo sguardo e, quando lui ti ha chiesto di sposarlo, hai risposto «Sì», allontanando ogni tipo di esitazione. Nel corso della vostra storia hai messo da parte numerosi segnali, ignorandoli: qual è stata la prima allerta, quella più forte, quella che hai evitato di vedere e che invece ti avrebbe potuto salvare? In realtà il mio è stato un «No», quasi categorico, tramutato in un «Sì» in seguito ad abili manipolazioni e pressioni psicologiche da cui non sono riuscita a sottrarmi. Poi, al mio ennesimo rifiuto, Sajmir ha esordito con un furbo: «Allora vuol dire che non mi ami abbastanza!», seguito da un calcolato allontanamento che mi ha agganciato a lui inesorabilmente. Il ricatto piscologico è un segnale fortissimo. Non andrebbe mai assecondato, ma è complicato gestirlo e riconoscerlo perché va a colpire l’insicurezza nello stesso momento in cui si manifesta.

Con il tuo nuovo romanzo, “Stavolta scelgo me”, ci accompagni nell’intimo del tuo animo, alla ricerca delle cause della tua fragile vulnerabilità: chi era Nadia quando ha incontrato Sajmir? Era una sognatrice che si sentiva invincibile, selvatica, che amava la libertà in ogni sua forma ma che aveva anche tanta voglia di amare e di essere amata. Era una ragazza che, poi, è stata messa in pericolo dalle sue stesse insicurezze.

Per lui hai nutrito un sentimento così grande, in grado di annullare distanze etniche, culturali e giudizi altrui. Hai parlato di un magnetismo a cui non sapevi dare una spiegazione e che ti teneva incollata a lui: oggi, a distanza di tempo, sapresti dargli un nome?

Chi è Nadia oggi?

Una donna più forte che sta tornando alle origini, che ha preso consapevolezza di sé, ma che non finirà mai di esplorarsi. Che ama ancora l’amore e la libertà, ma che non vuole più scendere a compromessi.

Dopo anni, vedo tutto come l’inganno di un bravo illusionista. E di quel sentimento, che percepivo come autentico e insuperabile, oggi non resta più nulla e non riesco a definirlo. Forse era un attaccamento, figlio di un antico vuoto affettivo.

Grazie Nadia per averci donato la tua storia e i tuoi apprendimenti. Che il sole brilli sempre sulla tua vita e sul tuo cuore.

Mi ha colpito una frase intrisa di magia: parli di una profezia, quella dei fuochi d’artificio sporchi, potresti raccontarcela?

È nostro dovere credere in noi stessi, fermamente convinti che dentro abbiamo tutte le risorse necessarie per rialzarci da ogni caduta, senza essere sopraffatti dalla vergogna di mostrare le nostre cicatrici, anzi, andando fieri di quei segni, stendardi del nostro coraggio. È vero, non ci è data la possibilità di cambiare l’inizio della nostra storia, ma, in ogni momento, è nostra facoltà decidere di riscriverne il finale.

La frase si riferisce al momento in cui mi ritrovo a brindare, in maniera finta e forzata, in una delle tante feste in cui mascheravo il dolore per evitare di riceverne altro. Sajmir era tossico per me e sporcava ogni immagine a colori che si affacciava ai miei occhi e alla mia vita, fuochi d’artificio compresi.

La ruga sulla tua fronte, il ricordo di un orrore, oggi trova conforto nella luce di un bindi, che brilla dove prima c’erano le tenebre della violenza. Lo hai indicato come simbolo di rinascita. Quando si ricomincia a vivere? Uno dei primi step della mia rinascita è stato la danza orientale, la quale mi ha aiutato a far pace con il mio corpo offeso; per questo il bindi, per un periodo, ha sostituito il dolore accigliato dello sguardo con il sorriso della sua luce. Si ricomincia a vivere quando si comprende il proprio personale valore: non bisognerebbe mai né sottomettersi né stare all’ombra degli altri.

Nel corso del testo hai indicato gli strumenti che hai utilizzato per elaborare il dolore lasciato dalla violenza subita: qual è il primo passo che hai fatto verso la tua rinascita? PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

24

-

FEBBRA I O 2018


- BOOK REVIEWS -

All you need is... read di Riccardo Iannaccone

È

sempre un buon momento per leggere o (soprattutto) per regalare dei libri, ma il mese di febbraio, vuoi per San Valentino, vuoi per un rinnovato spirito di lettura (che si ricarica con il nuovo anno), è un mese che si lega, regolarmente, all’arte della letteratura, che ha, nelle peculiarità del regalo, una spinta particolare e (fatecelo dire) impareggiabile per tutti i booklovers sparsi per il mondo.

Un motivo in più, quindi, per stilare una lista dei magnifici sette libri che andrebbero regalati, a San Valentino. Libri magnifici, immortali, infiniti, che molte, troppe persone non hanno ancora letto. Opere straordinarie, da regalare magari al proprio partner, oppure a un’amica/o che necessiti di un consiglio, di un “aiuto”, o più semplicemente di una spinta, visto che il coraggio in amore ha un suo valore inestimabile persino dinanzi a un due di picche. Opere d’arte che stimolino la nostra creatività, e ci spingano a leggere con regolarità, alla ricerca di ciò che siamo stati, di ciò che siamo, e di ciò che potremmo diventare. Perché come viene recitato nello splendido film L’attimo fuggente: “La poesia, la bellezza, il romanticismo e l’amore... sono le cose per cui continuiamo a vivere”; e i libri, le grandi storie di formazione e i romanzi d’amore, che noi definiamo indimenticabili, le contengono tutte (queste ricchezze emotive), pronte a rimescolarsi dentro di noi tra una lettura e l’altra. Ecco dunque i nostri consigli. Per regalare un libro a San Valentino! 7. Le notti bianche, di Fëdor Dostoevskij (1848) Il romanzo breve di Dostoevskij è pura onnipotenza letteraria. Una scrittura fluida ed elegante che è in grado di raccontare le sofferenze d’amore in un susseguirsi di dialoghi, e di momenti narrativi, di inesplicabile bellezza. San Pietroburgo si tinge così di bianco, e diviene la cornice magica che fa da contrappeso ai pensieri malinconici e inquieti dei due protagonisti. Una “pieta miliare”. Un capolavoro.

6. Avventure della ragazza cattiva, di Mario Vargas Llosa (2006) Il premio Nobel per la letteratura, Vargas Llosa, scrive forse, con questo romanzo, l’opera perfetta sull’amore che può tramortire un essere umano. Una donna intelligente e sensuale, all’avanguardia, un uomo semplice e innamorato, in una storia flagellata da tradimenti, ripensamenti e “scene” di un romanticismo commovente. Lo PIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

25

-

FEBBRA I O 2018


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

26

-

FEBBRA I O 2018


sperimentare e il ricercare se stessi tramite un partner che ci faccia vibrare fino alla perdizione. Llosa è un maestro e questo libro non deluderà la persona a cui vorrete regalarlo. Semplicemente sconfinato.

Senza tralasciare uno dei finali più incredibili che siano mai stati scritti da anima viva.

2. Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen (1813) Elizabeth Bennet e Mr. Darcy! la penna di Jane Austen, intrisa di passione e di sentimenti. In quello che viene definito il libro che più persone fingono di aver letto. Una assurdità! Ma i veri booklovers sanno che, qui, stiamo parlando di un romanzo che ha segnato in maniera permanente la storia della letteratura. Le ambientazioni british. La figura femminile di Elizabeth, così forte e moderna, da farti perdere la testa. L’arroganza di Wickham, la saggezza del signor Bennet, la storia d’amore tra Jane e Charles Bingley. Ma soprattutto il monologo celebre di Mr. Darcy, conquistato dall’intelligenza, bellezza e diversità di Elizabeth, la donna che ama senza riserve, contro il suo stesso credo. Qui si entra in un campo di devozione. Si deve rileggere. Si deve regalare a chi non l’ha mai letto, si possono comprare e collezionare diverse edizioni, anche in lingua originale, magari per coglierne le sfumature più ammalianti e carpire così lo stile unico di Jane Austen.

5. Colazione da Tiffany, di Truman Capote (1958) Capote non necessita di presentazioni, e probabilmente neppure Holly Golightly (resa celebre nella trasposizione cinematografica dal talento recitativo e dal fascino eterno di Audrey Hepburn). Però, e c’è un grande però, le due opere (il romanzo e l’adattamento) sono piuttosto distanti per concetti e interpretazioni sull’amore (senza contare che la scrittura di Capote ha delle venature decisamente originali e meriti un’attenta lettura). Ergo, se non l’avete mai letto, o volete che qualcuno a voi caro scopra tali differenze, questo “classico” intramontabile potrebbe essere la scelta più adatta.

4. Cime Tempestose, di Emily Brontë (1847) Crediamo che aggiungere altro sia superfluo: “Le mie grandi sofferenze in questo mondo sono state quelle di Heathcliff, e le ho viste e vissute tutte fin dal principio; il mio pensiero principale nella vita è lui. Se tutto il resto morisse, e lui rimanesse, io continuerei ad esistere; e se tutto il resto continuasse ad esistere e lui fosse annientato, l’universo si trasformerebbe in un completo estraneo. [...] Il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce eterne che stanno sotto quegli alberi: una fonte di piacere ben poco visibile, ma necessaria. Nelly, io SONO Heathcliff! Lui è sempre sempre, sempre nella mia mente: non come una gioia, non più di quanto io lo sia per me stessa, ma come il mio stesso essere. Quindi non parlare più di separazione: non è possibile”. Da comprare, regalare, leggere e rileggere.

1. Romeo e Giulietta, di William Shakespeare (1594) Tutti conoscono Romeo e Giulietta, di Shakespeare. Molti di noi lo hanno visto a teatro, molti di noi sono andati al cinema, per uno dei tanti adattamenti realizzati per il grande schermo. Senza contare che quasi tutti, almeno una volta, hanno letto uno dei passi più celebri di questo testo teatrale: “Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti”. Ma quanti hanno realmente letto l’intera opera firmata dal Bardo? E quanti si riperderebbero molto volentieri nella poesia, incommensurabile, di uno scritture, e drammaturgo, che ha saputo “leggere” nell’animo umano (tra amore, politica e morte) come nessun altro? Mercuzio e la regina Mab, l’ira di Tebaldo, la scalata del balcone, la guerra e l’odio tra due famiglie cieche davanti alla forza dell’amore. Il coraggio di Giulietta. Il coraggio di Romeo. E Shakespeare, unicamente Shakespeare. Di conseguenza, se avrete l’intenzione di comprare o regalare un libro a San Valentino, be’, Romeo e Giulietta non potrà che essere la vostra prima scelta..

3. Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald (1925) Uno dei più grandi romanzi di tutti i tempi, per la potenza del testo, per la qualità e la ricchezza del linguaggio e infine per le tematiche socioculturali elaborate attorno alla struggente storia d’amore tra Daisy e Gatsby. Sì, Gatsby, il personaggio che tutto può sconvolgere e conquistare, credendo in una vacua luce verde che lampeggia d’altra parte della sua monumentale villa. Nel mezzo ci sono: party mozzafiato, digressioni sulla vita, lo stile, la saggezza e lo sfarzo, messe a confronto; le citazioni e gli omaggi, in una prosa che detiene una grandezza senza precedenti.

PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

27

-

FEBBRAI O 2018


Donne di oggi:

tra moda e letteratura di Gabriella Ciccopiedi

L

o scorrere delle pagine e del tessuto, l’inchiostro dei caratteri e le linee eleganti di una matita, il profumo di un libro appena stampato e la fragranza di Chanel n. 5. Un binomio eterno che affascina e ammalia ogni donna, le due facce dell’animo femminile: i romanzi e la moda, due fughe dalla realtà quotidiana delle ragazze d’ogni età. L’uno che si ispira all’altro in un perfetto gioco di scambi, luci e bellezza senza tempo. Dalla bellissima e sbadatissima Becky Bloomwood, la classica ragazza che sogna ad occhi aperti, passando per Andrea Sachs, troppo concreta per comprendere la differenza tra due cinte “del tutto identiche”, fino ad arrivare a Rebecca, Coco per gli amici: l’alta moda e la letteratura moderna si fondono insieme per creare la narrativa chick lit, quel genere di romanzi, che ha preso piede negli anni Novanta, che si rivolgono, prevalentemente, ad un pubblico di donne giovani, single e in carriera, con la voglia di conquistare il mondo e con tutte le carte in regola per riuscirci. Chi non ha mai sognato di avere un conto in banca illimitato, i tappeti rossi che si stendono ai tuoi piedi, le commesse che fanno la fila per servirti, mostrandoti tutti i nuovi capi d’alta moda arrivati in negozio proprio quel giorno? Chiunque, compresa la dolce, bella, svampita Becky Bloomwood, lo straordinario personaggio fuoriuscito dalla penna di Sophie Kinsella, protagonista della serie I love shopping , edito in Italia da Mondadori. Frivolo e profondo, appassionante e liberatorio: la classica collana di libri da leggere sotto le coperte, con in mano una tazza di cioccolata calda, sognando ad occhi aperti quel bellissimo paio di stivali scamosciati o quella sciarpa di seta che valorizzerebbe il tuo volto. E poi la dura realtà bussa alla porta di tutte noi, sotto forma di estratti conto da pagare, di carte di credito in rosso e di Derek Smeath, il responsabile, tutto d’un pezzo direttore di banca. E se Becky non sogna altro che una vita piena di lustrini e grandi marchi, di tutt’altra idea è la concreta, neolaureata Andrea Sachs, Andy per gli amici, che, trasferendosi a New York, trova lavoro nella prestigiosa rivista di moda Runway, il lavoro che un milione di ragazze pagherebbe per avere, in un mondo che fa brillare gli occhi; e che lei, invece, osserva annoiata e scettica. Come possono delle persone spendere migliaia di dollari per una gonna, che l’anno prossimo verrà buttata, quando i bambini in Africa non hanno di che mangiare? Come si fa a discutere per ore su due cinte completamente identiche che non faranno alPIN K M AGAZIN E I T A L I A

-

28

-

FEBBRAI O 2018


tro che incrementare lo spreco di materiale e tessuto? E che tutti poi siano letteralmente terrorizzati da Miranda Priestley, dalle calorie e da una smorfia, per Andy è totalmente folle. Ma quello che le sfugge è che la moda, quello scialbo scorrere di tessuti e di anoressiche modelle in passerella, è ben più di questo. Ne Il Diavolo veste Prada, edito da Piemme, Lauren Weisberger fa comprendere, anche ai più scettici come Andrea, che la moda è quella coccola quotidiana che le donne si concedono, è quel capo che le fa sembrare le più belle della festa, quel piccolo, brillante faro di luce che ti fa iniziare la giornata con il piede giusto. È quel piccolo momento di evasione dal tram tram quotidiano, quel brivido che sale lungo la schiena quando, seduta in una sala in penombra, vedi i magnifici abiti sfilare sul pavimento immacolato. E che alla fine, arriva a conquistare tutte, anche Andy, la ragazza troppo concreta per non lasciarsi ammaliare dalla bellezza. Rebecca, il personaggio di Daniela Farnese, invece, protagonista della trilogia Chanel, edito dalla Newton Compton, ha fatto dell’icona della moda e della femminismo il centro della sua vita: Coco Chanel, la donna che, nel ventesimo secolo, ha elevato al massimo il significato della moda e della figura femminile nella società moderna, liberandola dal maschilismo e dall’immagine stereotipata della “bambolina da proteggere” dominante fino all’800. Chanel è la trilogia della sopravvivenza, un manuale d’uso per ragazze, attraverso amori e sogni, ambizioni e amicizia, il tutto condito con quel pizzico di moda che rende Rebecca la donna che ogni ragazza vorrebbe essere. È l’indipendenza a cui puntano le donne da secoli, quell’indipendenza a cui ogni ragazza aspira per tutta la vita: la libertà di essere donne e madri, la libertà di sentirsi belle, di piacere, di accarezzare quella vena di immaturità e autocompiacimento che ci rende straordinariamente uniche e desiderabili. Una libertà che la moda ci permette di esprimere ogni giorno camminando per strada a testa alta e che un libro ci fa provare la sera, avvolte nel caldo piumone, intente a vivere mille vite tanto distanti quanto vicine alle nostre.

PIN K M AGAZIN E I T A L I A

-

29

-

FEBBRAI O 2018


- BOOK REVIEWS -

Mette pioggia di Giuseppina Stanzione

G

ianni Tetti torna a insinuarsi nuovamente tra le mie letture con il suo conturbante romanzo Mette pioggia. La sua penna tagliente e allucinogena dipinge un convincente scenario apocalittico indagando l’oscurità dell’animo umano senza lasciarsi sfuggire l’occasione di ribadire che le bestie sono gli umani e non i cani e i gatti.

quale si assiste ai momenti salienti che li hanno portati fino all’omicidio o all’occultamento di un cadavere. Con frasi brevi, ripetizioni e un linguaggio scurrile e vivace, l’autore riesce a far diventare protagonisti ciascuno di loro. Per cui se Zanon, il TdG, e alcune comparse, come il piccolo Giovannino decapitato dal padre muto e la vecchia cicciona claudicante che trasporta buste puzzolenti, ricorrono lungo tutto il romanzo fungendo da “laccio narrativo” per tenere insieme i personaggi e il plot, il tipo che può rimanerti impresso nella memoria e non uscirsene più non sarà necessariamente Zanon. Nel mio caso è stato il quarantenne brufoloso e svogliato che mi si è parato davanti il giovedì. Ha la moglie aggressiva, desidera ardentemente fumare e guardarsi un film alla tv ed è così nevrotico che in più di un’occasione mi ha spiazzato lasciandomi credere di aver già ucciso la moglie (“Si potrebbe fare che adesso la uccido.

Fa caldo. Molto caldo. Lo scirocco ha diffuso un virus che causa forti dolori addominali. Accade tutto nel giro di una settimana a Li Punti, periferia di Sassari. Dal lunedì alla domenica. Alle vicende del perito chimico Arturo Zanon, veneto trapiantato sull’isola per lavoro, si alternano, sfiorandosi, quelle degli altri personaggi. Tutti soffrono per il caldo e per il mal di pancia. Questi due fattori paiono renderli irascibili e violenti. Nevrastenici e psicotici, si presentano a ogni capitolo con un monologo interiore attraverso il PIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

30

-

FEBBRAI O 2018


Se ci penso ho pure ragione. Ho ragione io perché questi non sono modi. E ci vuole un attimo. Basta che mi sposto in cucina. Mi sposto in cucina e prendo un coltello. […] Non la uccido. Perché il problema non è uccidere. Il problema è il dopo. Dove vai, cosa fai, chi chiami. […] Magari non la uccido io direttamente ma posso pagare un professionista che la uccide per me. Un paio di professionisti. […] Non si scopa mai e adesso la uccido. Mi alzo, mi metto davanti a lei che mi guarderà dal basso in alto come fa sempre, sorrido, sempre di più, sempre di più, e quindi le do una ginocchiata in faccia, per stordirla, sorridendo. E se grida la strozzo. Le tappo la bocca e la strozzo. E poi la strozzo più forte. Sempre di più. Sempre di più.”), ma soprattutto mi ha coinvolto in una curiosa caccia al tesoro: scoprire cosa stava guardando. Gli indizi dati dall’autore fanno pensare a un miscuglio di più film del genere horror e fantascientifico: Rosemary’s baby di Polanski, Il villaggio dei dannati di John Carpenter e La moglie dell’astronauta di Rand Ravich nonché Skyline dei fratelli Strause e Cloverfieldi di Matt Reeves. L’ambientazione del romanzo è dettagliata e accurata. Nulla è lasciato al caso. Il microcosmo umano messo in scena è efficace e fuorviante. Il virus pandemico che finirà per ammazzare tutti e porre fine al mondo passa sottotono con una tale maestria da lasciare quasi delusi quando di sabato ti esplode davanti agli occhi in tutta la sua potenza distruttiva. La bravura di Tetti sta proprio nel lasciar sottovalutare anche al lettore più attento la sua presenza, nel ricordargliela con dolcezza concedendogli di concentrarsi su dettagli che sul finale si riveleranno ininfluenti poiché gli sarà spiattellato senza pietà il fatto che la vera star del romanzo è il virus. Un virus tanto trascurabile quanto sorprendente come quello che scatena l’agorafobia in The last days di David e Àlex Pastor. Solo che lì la terra non si distrugge con un diluvio. E mentre ancora cerchi di capire come diavolo è possibile che un virus possa crescerti nella pancia e squarciarti come uno dei tanti alieni che compaiono in molti film, Tetti ti sconcerta chiudendo di domenica con il ricordo del prete. Di quel prete pelato che se ne sta al supermercato a studiarsi le mozzarelle con uno shampoo in mano e che pare essere uno dei pochi a morire affogato nell’acqua che ha inondato il mondo a seguito della tempesta avvenuta il giorno prima: “E c’era chi si è illuso di essersi salvato. Il peggio è passato, pensava prima di spaccarsi in due come i melograni maturi, e sfaldarsi in cento radici che si sono aggrappate alla terra. […] Si alza il vento. La strada si riempie d’acqua. L’acqua forma un fiume. […] Il parcheggio si riempie come si riempie una vasca. […] Si alza un’onda […] E poi l’acqua si allarga e si stringe in un vortice e la terra si muove, piano piano si apre senza fare rumore, spalanca le fauci, piano piano inghiotte.”. Sarà morto anche lui o si sarà salvato con una tuta da palombaro? PIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

31

-

FEBBRAI O 2018


- INDOVINA CHI VIENE A CENA? -

Una donna da scoprire... un tea con Marilyn di Eliana Guagliano

U roe.

n mito per molti, un sex symbol per tanti, una donna fragile per me! Sì, è sempre così che io ho visto Marilyn Mon-

blog) oppure utilizzare quella comprata. Tagliamo cinque dischi di pasta brisée di circa 10 cm di diametro e trasferiamoli nei pirottini per muffin. Io ho utilizzato quelli in silicone (base 5cm) per evitare di imburrare e infarinare. Copriamo con la pellicola e conserviamo in frigo per almeno 30 minuti. Sbucciamo 120g di mele (le Granny Smith vanno molto bene per le torte) priviamole del torsolo e tagliamole a fettine di circa 1/2

Norma Jeane Baker Monroe, questo era il suo vero nome, era secondo me una donna delicata, bisognosa di affetto che magari come molte di noi, a volte, ha riversato il proprio su persone che forse non erano in grado di colmare il grande vuoto che portava con sé.

Cresciuta in case-famiglia, ha portato con sé un dolore che si è ripercosso sulla sua vita sentimentale e a volte anche lavorativa. Io per questo l’ho sempre vista come una persona semplice che andava al di là della sua immagine di icona pop.

L’ho seguita per anni, durante la mia adolescenza, guardando i vari film che anno dopo anno la consacravano come mito del cinema americano; l’ho vista crescere come attrice, partendo da film come Niagara per arrivare a Gli Spostati, pellicola scritta per lei dal suo terzo marito Arthur Miller.

La sua vita è stata sotto i riflettori per molti motivi, ma si è conclusa quando venne trovata morta nella sua abitazione di Los Angeles il 5 agosto del 1962, alla sola età di 36 anni. Mi sarebbe piaciuto tanto poter parlare con lei. Capire quella sua malinconia, percepibile solo in pochissime immagini dell’epoca. Vorrei offrirle un cibo da giornate in famiglia, che sa di tranquillità e di serenità; una American Apple Pie mi è sembrato il piatto giusto per un tè tra amiche. Ho preparato cinque mini tortine utilizzando la ricetta di Laurel Evans, presente nel volume Buon Appetito America!; nel passaggio da torta intera a monoporzione c’è stata qualche variazione nelle dosi. Per la crostata di mele americana, grande o piccola che sia, ci serve una pasta brisée friabile; la possiamo preparare noi (la ricetta è presente nel

PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

32

-

FEBBRA I O 2018


centimetro. Mettiamole in una ciotola e aggiungiamo 30 g di zucchero, mezzo cucchiaio di succo di limone, la punta di un cucchiaino di sale, un quarto di cucchiaino di cannella in polvere, la punta di un cucchiaino di noce moscata e la punta di un cucchiaino di chiodi di garofano in polvere. Lasciamo marinare per almeno 30 minuti e poi scoliamo raccogliendo i succhi. Versiamoli in un pentolino con 10 g di burro e portiamo a bollore. Lasciamo sul fuoco per circa 2-3 minuti, fino a quando il composto non è leggermente caramellato. Attenzione! Non dovremo mai mescolare ma ruotare il pentolino. Uniamo alle mele un cucchiaio di amido di mais e facciamolo assorbire completamente. Versiamo lo sciroppo ottenuto sulle mele, mescoliamo e dividiamole nei pirottini. Ritagliamo dalla pasta brisée altri cinque dischi di circa 5 cm di diametro, che utilizzeremo per coprire il ripieno. Pieghiamo i bordi della pasta del primo disco sul secondo e premiamo con i rebbi della forchetta per sigillare. Pratichiamo dei fori con la forchetta per far respirare il ripieno. In alternativa possiamo realizzare delle striscioline di impasto e usarle per creare una rete. Conserviamo in frigo per circa 30 minuti. Riscaldiamo il forno a 200°, spennelliamo

la superficie con l’uovo sbattuto e cuociamo sul livello più basso del forno per 15 minuti. Sono buonissime da mangiare da sole o calde accompagnate da gelato alla vaniglia.

Cibo per l’anima:

A qualcuno piace caldo, di Billy Wilder con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon. Gli spostati, di John Houston con Marilyn Monroe, Clarke Gable e Eli Wallach. Buon appetito America!, Laurel Evans, Guido Tommasi Editore (2009).

EL IA NA G U A G L IA NO studiosa di letteratura di lingua spagnola e appassionata di cucina, 8 anni fa ha creato un blog (ilgamberetto.blogspot.com).

PIN K M AGAZIN E I T A L I A

-

33

-

FEBBRA I O 2018


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

34

-

FEBBRA I O 2018


PIN K MAGAZIN E I T AL I A

-

35

-

FEBBRA I O 2018


PIN K M AGAZIN E I T AL I A

-

36

-

FEBBRA I O 2018


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.