Notiziario Pegaso 2011

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NOTO, 15 OTTOBRE 2011

IN REDAZIONE

ANNO 3° - NUOVA SERIE

FRANCESCO D’ ISA (capo redattore)

1°, 2° e 3° trimestre

ROSSANA CAMPISI

gennaio - settembre

CINZIA SPADOLA

anno 2011

IL PEGASO Organo Ufficiale Della Casa Editrice “Studiomusicalicata - Edizioni Musicali” Direttore Responsabile: Gaetano Alicata

SOMMARIO Pag. 1 Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 6 Pag. 7 Pag. 7 Pag. 8 Pag. 9 Pag. 10

Copertina A cura dell’editore Gianni Venuti, l’organo vocale Giancarlo Aleppo, lineamenti storici... Michele Pupillo, sonata n.12 op.26 La banda alla conquista della cultura Pasion de bassoon Federico Parisi Fondazione Teatro Lirico Siciliano Il balletto di Mosca Banda musicale Città di Ceriana

Direzione, Redazione, Grafica, Impaginazione, Stampa e Distribuzione

STUDIOMUSICALICATA Edizioni Musicali di Alicata Gaetano C.da San Giovanni Lardia 96017 Noto(Sr) Tel: 328.4650606 Fax: 09311846143 e-mail studiomusicalicata@katamail.com web site www.studiomusicalicata.it 1

Pag. 11 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14 Pag. 15 Pag. 15 Pag. 16 Pag. 17 Pag. 18 Pag. 18 Pag. 19 Pag. 20 Pag. 21

Quartetto di sassofoni Arcadia Il mio amico Reitano di A.Tiralongo Un cuore grande… una canzone… Uomini liberi di M. Mirano “Dove ho messo il violino” di E. Ferro “La Relazione” di C. Calvo Neoanacronismi d’autore... Le “maledizioni” dei poeti Siciliani Polanski : Carnage di F. D’Isa This Must Be The Place di F. D’Isa Associazione “Notoriamente” 1° Istituto “Archimede” di Rosolini Pagine pubblicitarie e svago

HANNO COLLABORATO Giovanni Venuti Giancarlo Aleppo Michele Pupillo Luigi Fiorentini Antonio Tiralongo Gianfranco Brundo Francesca Ortolan

Registrazione: Tribunale di Siracusa n.° 16 del 23.12.2008


A CURA DELL’EDITORE ************************* Gaetano Alicata

La casa editrice Studiomusicalicata –edizioni musicali di Noto è stata fondata nel 2002 dal sottoscritto ed opera nel campo dell’editoria musicale. Grazie alla collaborazione di validi maestri compositori, affronta tutti i generi ed il repertorio proposto tutte le difficoltà: dal facile al difficilissimo, da complessi o solisti con discreta tecnica a complessi o solisti di ottima levatura. Per quanto riguarda la didattica, i trattati, semplici nella forma e nella struttura, avviano gradualmente l’ allievo allo studio della musica e dello strumento. Grazie all’esperienza acquisita, ed alla qualità, affidabilità e professionalità di cui si avvale, dispone nel campo dei brani originali e/o degli arrangiamenti di una soluzione adeguata a tutte le esigenze richieste e per qualsiasi gruppo strumentale e corale: dall’ensemble all’orchestra spettacolo e musica leggera, dalla junior band all’orchestra da camera, dal coro a concerti per strumento solista, dalla banda sinfonica od orchestra di fiati all’orchestra sinfonica. Si propone quale trampolino di lancio per giovani e nuovi compositori e all’affermazione di compositori di chiara fama. Propone il Pegaso, periodico con scadenza trimestrale distribuito in ambito nazionale e soprattutto ad enti, provincie, comuni, conservatori, licei ed istituti musicali e associazioni culturali e musicali, non tralasciando tutti i simpatizzanti della musica ed agli interessati, quale mezzo per comunicazioni, eventi, rubriche, intrattenimento, forum, convegni, appuntamenti, foto bande e personaggi, e quant’altro parli di musica e di umanità. Il mio motto: “realizzare i sogni ma guardare verso il futuro”. Per coloro che intendono pubblicare le proprie opere, la casa editrice è ben lieta di ricevere e valutarne il contenuto. ************************************** Da oggi studiomusicalicata è anche su facebook. Sul portale, periodicamente, informerò maestri, musicisti e simpatizzanti delle attività svolte e delle opere in lavorazione. Sul sito è invece attivo il blog di studiomusicalicata e la web tv. 2

SCUOLA: RIDUZIONE DELLE CATTEDRE “ UNA MANNAIA PER TUTTI” Scuola elementare ed istituti superiori sono i gradi di istruzione che pagano il prezzo più pesante della scure dei tagli caduta sul comparto della scuola a livello nazionale. Tale configurazione è talmente drammatica che compromette notevolmente il destino di migliaia di insegnanti precari che, con l’ondata di esuberi in organico di ruolo, vedono tramontare le poche speranze di strappare una “timida” supplenza annuale. A questo punto, a tagli di cattedre e lotta dei docenti precari, che già da quest’anno si ritrovano senza incarichi, si aggiunge anche la “ciliegina” dei professori di ruolo perdenti posto e scaraventati (dopo anni di insegnamento ed onorato servizio nella stessa istituzione) in sedi anche disagiate. Non c’è dubbio che i tagli daranno il colpo mortale alla qualità della scuola pubblica (il ministro Gelmini ancora una volta viene smentita dalla realtà dei fatti) e non solo, ma in qualsiasi istituzione ne fanno le spese il personale ATA, i collaboratori scolastici ed amministrativi con gravi conseguenze all’interno delle strutture educative. Di seguito, cosa emergerà con questi dati a mio modesto parere: •

in tutte le strutture scolastiche si creeranno classi ancora più numerose;

nella scuola dell’infanzia diminuiranno i posti in organico di diritto;

nella secondaria di 1° grado non sarà possibile effettuare la richiesta di tempo pieno e tempo lungo e scomparirà la forma di compresenza per i progetti e per l’accoglienza;

nella scuola secondaria di 2° grado ci saranno meno laboratori, meno insegnanti tecno pratici, meno assistenti tecnici di laboratorio, meno sicurezza e meno servizi di pulizia;

In pratica, si andrà contro quanto già sentenziato dalla Corte Costituzionale che ha ribadito più volte:

“… il diritto allo studio, un diritto di rango costituzionale, non può essere compresso per mere esigenze di bilancio…”.


ARTE

GIANNI VENUTI , l’organo vocale ORGANO VOCALE : CONFORMAZIONE

Artista lirico, inizia la carriera in qualità di solista e attore di prosa nel 1958 con la compagnia "Ruggero Ruggeri" e successivamente con "La scena siciliana". 1979 - Titolare della Cattedra di Canto -presso il Conservatorio F. Cilea di RC. 1980 -81 - Comitato di valutazione artistica (docenti primo incarico Conservatorio) di Rc. 1982 - Costituzione "Centro L. Calogero" - settore musica di Rc. 1985 - Organizzazione generale "Cavalleria Rusticana" Conservatorio F. Cilea. 1986- Docente collaboratore del "Corso Perfezionamento Canto Lirico" del Centro Lorenzo Calogero e Docente collaboratore - Corso Dizione tenuto dal M° Diotaiuti di Roma - Centro Lorenzo Calogero. 1987 - Direttore artistico - Progetto Arte - " L'elisir d'amore " - ciclo di recite, di notevole successo e antesignano per la realizzazione operistica a Messina con la formazione di orchestra coro, e artisti locali. 1988 - C.A.M.S. Direttore artistico per la realizzazione dell'opera" Il filosofo di campagna " di Galuppi . Componente Giuria "Premio Internazionale Arte e Cultura" assegnato al Baritono Renato Bruson- Centro L. Calogero. Dal 2004, critico musicale per la rubrica “Alla Ribalta” Radiocorriere Tv Rai Roma e Collaboratore Enciclopedia dei Comuni “Pubbliedi” Roma. Collaboratore Inviato Radiocorriere TV Rai Roma : “I Comuni d’Italia “. “Poesie” raccolte: Vespero - Bivacco. Pubblicazioni: “Liriche e vocalizzi” ed. studiomusicalicata di Noto. Palcoscenico: “sommario drammaturgia” ed. ali. Partecipazione riprese televisive: Rai Tre-Telespazio e Reggio TV. Per il teatro lirico ha interpretato ruoli nelle seguenti opere: Traviata, Trovatore, Rigoletto, Pagliacci, Lucia, Boheme e Butterfly.

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Il M° Gianni Venuti ha sempre dichiarato: ”... ogni allievo della classe di canto dovrebbe avere una conoscenza, anche sommaria, dell'organo vocale, della sua conformazione, delle patologie e delle terapie "” Nella sua didattica ha spesso ripetuto: “...Il cantante deve conoscere se stesso, le sue reazioni, ed il suo strumento: l' apparato vocale. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ì L'organo vocale è complesso, i suoi elementi sono: l’ elemento motorio, l’ elemento vibrante e l’ elemento risuonatore. ELEMENTO MOTORIO: è l'apparato respiratorio composto dai polmoni, dalla trachea e dai bronchi. I polmoni sono contenuti nella cavità toracica, sono protetti da un rivestimento parietale pleura. La capienza respiratoria media dopo una normale inspirazione è di 1600 cc per l'uomo e 1300 cc per la donna. Il polmone destro è diviso in tre lobi mentre quello sinistro in due lobi. I polmoni hanno una depressione od impressio cardiaca dove trova alloggiamento il cuore. I polmoni nella loro struttura ricordano due grosse spugne, con delle piccole celle simili agli alveari detti alveoli (circa trecento milioni). Il compito degli alveoli è quello di distribuire l'ossigeno a tutti gli organi. Il peso dei polmoni è di circa 1300 grammi ed entrambi hanno una autonomia respiratoria indipendente. Per cui, se un polmone si ammala, può essere asportato senza che la respirazione sia compromessa. La trachea è un tubo costituito da anelli cartilaginei, (di un numero di quindici/ venti) che si biforca nei bronchi, destro e sinistro, che dopo un breve percorso nel mediastino entrano nei polmoni. La trachea si affianca ad un altro tubo, l’esofago. Nel momento della deglutizione dei cibi o delle bevande, l’epiglottide (cartilagine che ha una forma lanceolata di foglia) ruotando sull'osso ioide chiude il passaggio del cibo verso la trachea, il bolo così scorre nell'esofago e raggiunge lo stomaco. ELEMENTI VIBRANTI: il diaframma, la laringe, la faringe ed il naso. Il Diaframma è un muscolo respiratorio involontario (secondo alcune teorie, nel canto guidato, diventa volontario. Insieme alla laringe viene considerato l'elemento vibrante). Divide la cavità toracica da quella addominale, nella sua parte superiore, viene rivestito dalla pleura mentre nella parte inferiore dal peritoneo esercita un lavoro di compressione nella parte basale dei polmoni, durante il canto. La Laringe contiene le corde vocali e fa parte dell'apparato respiratorio, (si localizza in particolar modo nell'uomo, all'altezza del "pomo d'adamo") che si divide in due grandi settori : vie aeree superiori (faringe, naso, cavità orale), vie aeree inferiori (laringe, trachea, bronchi). La faringe è costituita da un condotto che comunica in alto con le fosse nasali al centro con la cavità orale in basso con la laringe. Il naso nella sua parte inferiore, presenta due fori narici dentro le quali sono impiantati dei peli vibrisse che hanno il compito di filtrare l'aria e di umidificarla durante la respirazione. ELEMENTI RISUONATORI: cavità orale, cavità del morgagni, seni mascellari e seni paranasali Cavità orale, nella sua parte interna centrale, in fondo, confina con un prolungamento carnoso detto ugola, mentre nella sua parte esterna confina con la mascella (arcata dentaria superiore) e la mandibola (arcata dentaria inferiore). Cavità del morgagni, piccole cavità situate proprio vicino alle corde vocali; Seni mascellari, vuoti all'altezza del setto nasale di forma ovale chiamate coane. Seni frontali, piccole cavità di risonanza localizzate nella fronte, dove con una tecnica s'indirizzano i suoni più ardui, ovvero, i suoni di testa. continua nel prossimo numero con patologie e terapie dell'apparato vocale


GIANCARLO ALEPPO , … la banda musicale... LA BANDA MUSICALE lineamenti e profili storici ( 4^ parte) L’introduzione dei Clarinetti nella Banda Militare è dovuta agli Alemanni di Norimberga, quella del corno agli Annoverasi. J. J. Rousseau ( 1712-1778 ) nei suoi saggi sulla musica marziale, identifica l’organico degli strumenti musicali che devono essere impiegati dalla Banda Musicale nella marcia in oboi, clarinetti, corni e fagotti. Nella seconda metà del XVIII secolo si ha la possibilità di conoscere anche la Banda Musicale Turca, formata in prevalenza da strumenti a percussione : tamburi, piatti, triangoli, ecc.., le cui caratteristiche sonore influiranno in seguito sulle formazioni bandistiche occidentali principalmente nell’attribuzione di una maggiore presenza e funzione delle percussioni nel’ organico strumentale. In seguito le Bande turche si uniformarono, come organico, a quelle occidentali, chiamando a dirigerle anche maestri italiani (per molti anni nella prima metà dell’Ottocento la Banda del Sultano fu diretta da Giuseppe Donizetti, fratello del grande Gaetano). L’organizzazione bandistica militare francese inizia con la formazione del Corpo Musicale Francese (poi Banda Repubblicana) intorno al 1738, per consolidarsi all' epoca della Rivoluzione francese, i cui principi fondamentali coincidevano con il rapporto diretto che la Banda musicale ha con il popolo, e prosegue durante l' era napoleonica. Le Bande musicali francesi di quell’epoca diedero un importante contributo, in termini di formazione dell'organico, di qualità di esecuzione e di composizioni specifiche, all’evoluzione artistica e sociale della categoria. Quella inglese incomincia verso il 1763 con la Banda del Reale Reggimento di Artiglieria, la spagnola sempre nella seconda metà del ‘700 con la Banda dell’Arma di Cavalleria. Nascono in seguito le scuole di musica bandistica (la prima fu fondata in Francia nel 1790). In Italia uno dei primi musicisti che si occupò della musica bandistica fu Domenico Cimarosa (17491801) che diresse una Banda Musicale, componendo anche un inno patriottico dedicato alla neonata Repubblica Partenopea, che tuttavia gli costò successivamente, con il ritorno di Ferdinando re delle Due Sicilie, il carcere e l’esilio. Iniziarono a formarsi anche Bande Civili, il cui organico comprendeva di norma due oboi, due clarinetti, due corni e due fagotti, che eseguivano concerti pubblici. Un grande impulso alla evoluzione della Banda Musicale fu dato, come si è detto, dai complessi francesi all’epoca della Rivoluzione Francese e successivamente all’epoca Napoleonica. Il reggimento di Fanteria dell’era napoleonica presenta una Banda Musicale formata da : un ottavino, un clarinetto piccolo in Mib, sedici clarinetti soprani, quattro fagotti, due serpentoni (con funzioni di controfagotto), due trombe, una tromba bassa, quattro corni, tre tromboni, due rullanti, un grancassa, due paia di piatti e due timpani. Da questa formazione si svilupparono raggruppamenti strumentali con poche varianti in tutta Europa e in America. L’ invenzione del Saxofono a opera del costruttore belga Adolf Sax nel 1842, subito adottato dalle Bande Musicali, modificò ulteriormente gli organici, e, apportando una novità sonora, permise di consolidare qualitativamente quel progressivo processo strumentale evolutivo che, con il continuo perfezionamento degli strumenti musicali, dura ancora oggi. Nell’Ottocento tutte le nazioni occidentali organizzano le loro bande musicali classificando il numero di esecutori e lo strumentale ciascuna secondo le proprie convinzioni culturali ed espressive, le cui varianti non sono più soltanto determinate dalle caratteristiche zonali o storiche ma specificatamente dal criterio dei maestri direttori. Infatti è nell’Ottocento che al maestro di Banda Militare gli viene riconosciuto il grado di ufficiale, che agli strumentisti è richiesta una preparazione culturale specifica e viene riconosciuta loro dignità contrattuale; le divise diventano uguali e strumenti musicali di buona fattura e di intonazione uniforme. Nell’Ottocento anche numerosi grandi compositori hanno composto per Banda, quali: Mozart, Cherubini, Beethoven, Weber, Berlioz, Mendelsshon, Rossini, Wagner, ecc... Le Bande militari italiane, non avendo vissuto l’esperienza bellica degli eserciti dei grandi stati europei, conoscono la classificazione riformatrice peculiare dell’espressione strumentale bandistica nazionale dopo l’unità d’Italia con Alessandro Vessella (1860-1929) che, oltre a uniformare e definire gli organici e le categorie delle Bande italiane che fino ad allora imitavano quelle tedesche, quindi prive di un riferimento culturale nazionale specifico, razionalizza le famiglie strumentali (ance, ottoni, percussioni) ed equilibrò l’aspetto timbrico, donando dignità artistica alla categoria. Egli stesso diresse concerti bandistici con la Banda Comunale di Roma, per dimostrare l’alto livello qualitativo che le Bande Musicali possono esprimere. 4

Milanese di nascita, ha studiato pianoforte, canto corale, strumentazione per banda, composizione e direzione d’orchestra, diplomandosi al Conservatorio di Milano in Musica Corale e direzione di Coro; al Conservatorio d’ Alessandria in Strumentazione per Banda ; al Conservatorio di Torino in Composizione. Direttore di importanti complessi cameristici, orchestrali e bandistici, nazionali ed esteri, si è particolarmente distinto nella direzione di opere liriche e concerti, con particolare riguardo nella preparazione e accompagnamento di solisti e cantanti e strumentisti di fama internazionale. Esperienza pluridecennale di Commissario in Concorsi Nazionali ed Internazionali di Composizione, Esecuzione e Direzione, dove viene chiamato spesso a svolgere le funzioni di Presidente. Svolge un’intensa attività di didatta(docente di numerosi Corsi per Maestri Direttori svolti su tutto il territorio nazionale); Conferenziere (partecipa a molteplici Seminari di studio su Direzione, Composizione, Strumentazione, etc..); Compositori(vincitore di concorsi nazionali ed internazionali). Le sue composizioni, edite dalle migliori case editrici italiane ed estere, pur manifestando spiccate tendenze al superamento della tonalità e della forma, rimangono inequivocabilmente ancorate alla memoria della cultura musicale italiana.


MICHELE PUPILLO: LA SONATA N° 12 OP. 26 di BEETHOVEN

Dedicata al Principe Carlo von Lichnowsky, fu composta nel 1801.

STRUTTURA Andante L’opera 26 in Lab è in ritmo anacrusico ed esce dai canoni sonatistici per entrare in quelli della forma ternaria(a -b-a) precisamente di Lied. La parte A molto cantabile è formata da 8 misure ripetute leggermente variate nei ritmi(inizio e fine periodo). La parte B(mis. 17) viene introdotta in progressione e dopo 10 misure riaggancia la parte A(mis. 27) riprendendo integralmente il tema e concludendo l’andante. Variazioni In numero di 5 vengono espresse secondo i canoni della variazione e cioè variando il tema originario con tutti gli artifici musicali-artistici(contrappunto, ritmi, armonie diverse etc…) che il compositore ritiene più opportuno utilizzare, mantenendo sempre qualche caratteristica tematica(ritmo, armonia, melodia etc…). In queste variazioni(1), comunque, si nota in Beethoven più un fraseggiare che un’applicazione della tecnica della variazione. (1) il tema viene trattato soprattutto nei ritmi, cellule tematiche variate, sincopi, terzine di semicrome, contrattempo, etc…)

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LA BANDA ALLA CONQUISTA DELLA CULTURA di Luigi Fiorentini Se mi avessero detto che la banda avrebbe raggiunto un livello tanto alto da sfidare anche la supremazia dell’orchestra, molto probabilmente avrei avuto qualche perplessità! Il dato importante è che tale ascesa verso il più inaspettato perfezionamento è avvenuto solo negl’ultimi vent’anni! Nonostante la progressiva crescita di questo complesso, instabile e multiforme – tanto dal punto di vista dell’organico, quanto del repertorio impiegato – non va trascurato che tale processo evolutivo è stato molto lento e, addirittura, per periodi di tempo piuttosto distesi e prolungati, si è anche arenato dando l’impressione di volersene stare in disparte, sguazzando nell’ozio e nell’apatia, abbandonando le aspettative di quella grande massa popolare che ha sempre visto nella banda musicale un pratico strumento che fungesse da “manuale d’informazione” in grado di trasmettere il cammino effettuato dalla musica nel corso del tempo e dalle diverse aree geografiche di provenienza: chi meglio della banda avrebbe portato sulle piazze i capolavori dell’opera lirica italiana o le composizioni marziali che hanno tracciato un’identità che affonda le radici in un contesto storico e sociale che ci appartiene totalmente? Se da una parte ci sentiamo in dovere di riservarle tanti meriti, dall’altra è pur vero che bisogna richiamarla fermamente: fino al Dopoguerra si è limitata ad eseguire esclusivamente trascrizioni ed elaborazioni di brani composti originariamente per altre formazioni, sia vocali che strumentali, e – come è già stato detto – di opere melodrammatiche! Grazie ai primi tentativi di grandi pionieri della musica strumentale, come Hindemith, Milhaud e Schoenberg, che hanno cominciato a produrre brani originali per banda, la cultura si è allargata permettendo a molti esperti (direttori, compositori e arrangiatori) di seguire questa nuova tendenza, stimolando loro la creatività, la ricerca di linguaggi inediti e la sperimentazione di nuovi impasti timbrici, ottenuti per mezzo dell’impiego di strumenti musicali prima non ancora in uso presso la banda ma, di certo, già appartenenti solo all’orchestra. A tal proposito, nasce la Simphonic Band che presenta un organico sempre più rassomigliante a quello orchestrale: non troviamo più la famiglia dei flicorni al completo, ma ridotta al solo flicorno basso e, in qualche caso, al soprano; scompaiono i sassofoni dalla tessitura estrema, quali il soprano e il basso e vengono inseriti – anche se in via eccezionale e non negli organici stabili ma in quelli costituiti per l’occasione – il pianoforte, l’organo e le voci umane. Sin dalla metà del XX sec. le bande erano composte dalla stragrande maggioranza di strumentisti dilettanti, però successivamente si sono ampliate grazie all’inserimento di studenti dei Conservatori o, comunque, di giovani che danno ampio spazio alla dedizione per la musica in genere, sia provenienti dall’area del jazz che della pop e questo dettaglio potrebbe spiegare, inoltre, l’abbandono di certi strumenti e l’introduzione di altri; sarebbe il caso, perciò, di dar merito a molti di questi ultimi – tagliati in suoni reali – se adesso si può scrivere liberamente nelle varie tonalità e non più in quelle bemollizzate, che limitavano tanto lo sviluppo della tecnica quanto quello relativo alle percezioni uditive! Fra i molteplici lavori innovativi da esporre, meriterebbero di essere citate: Euphoria di Daniele Carnevali, come puro esempio di meloarmonia politonale – quasi da big band dukellingtoniana – e Prelude for band di Roberto Di Marino, in cui una cascata iniziale di semicrome giunge e si sofferma ad un lungo trillo sospeso che fa da cornice ad una cellula ritmica sincopata, eseguita dagli strumenti dal timbro virile, sia tenorile che baritonale. Se mi è concesso, vorrei far cenno anche al mio Tantum Ergo (per

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organo, coro e simphonic band) in cui il connubio tra il “sacro e profano” crea un delicato sodalizio, a tratti intimista e ironico. Ha contribuito allo sviluppo della moderna banda sinfonica, recentemente denominata anche ‘orchestra di fiati’, la formazione dei direttori che, potendo usufruire di master e corsi di perfezionamento disseminati in diverse località italiane ed estere, hanno modo di affinare la tecnica della direzione e della concertazione. Allo scopo che la banda mantenga costante l’alto livello raggiunto, si spera che molti di questi artisti di ultima generazione abbandonino l’uso di gesticolare vistosamente, come se dovessero dirigere il traffico cittadino o vendere il pesce al mercato, e si sforzino di trovare le strategie adeguate per poter instaurare un’intesa con gli esecutori, una sottile complicità che dovrebbe avere i suoi embrioni già durante la fase delle prove. Analogo destino è toccato anche ai compositori, spingendoli nella “scalata” verso un progressivo sviluppo e potenziamento delle conoscenze relative alla scoperta delle nuove possibilità coloristiche e tecniche dei vari strumenti – dai flatterzunge agli armonici – favorendo l’apertura verso nuovi orizzonti stilistici, passando dal tradizionale sistema tonale, ad altri linguaggi di ben più ampio orientamento: modale, atonale, politonale. Altro elemento di primaria importanza, che serve tanto ai compositori quanto ai trascrittori, è da considerarsi il frequente utilizzo di apparecchiature elettroniche e di mezzi informatici e multimediali che facilitano il lavoro, offrendo loro in maniera più immediata la conoscenza di impasti sonori insoliti e l’ascolto di un tessuto armonico completo senza dover ricorrere alla tanto sofferta attesa della prova settimanale, come avveniva fino a poco più di qualche ventennio fa! Vero e proprio “trampolino di lancio” per pochi e opportunità di confronto per tanti altri autori, sono i numerosi concorsi di Composizione per Banda che si organizzano quasi tutti gli anni, al fine di aggiungere nuovi talenti alla lunga lista già esistente. Analizzando – o per meglio dire “visionando” qua e là – partiture di vari musicisti, ho notato un sostanziale accostamento all’orchestra e questo dimostra come il valore artistico si sia trasferito mirabilmente anche nella letteratura bandistica. Vorrei “puntare il dito”, però, al fatto che se si vuole trattare la banda nello stesso modo in cui si tratta l’orchestra, sarebbe necessario scrivere più parti indipendenti possibili, evitando – entro i limiti del fattibile e facendone un uso sobrio e logico – l’abuso nel raddoppiare le voci; sarebbe imperdonabile se tale modalità fosse giustificata dal dire, o dal pensare, che lo si fa pi travagliàri ‘cchiù picca (come diciamo noi siciliani) o, pè laurà püse poc, come si dice nella bassa bergamasca, dove vivo ormai da molti anni! Non vorrei apparire ulteriormente polemico se non condivido la scelta di tanti compositori che, alla vecchia maniera dei maestri di banda di paese, scrivono colossali lavori sinfonici – a volte anche indiscutibili, dal punto di vista musicale – ma questo Sturm und Drang in essi contenuto, viene talvolta dedicato alla propria innamorata e spesso il componimento in questione ne porta perfino il nome! Il titolo di un brano deve avere rigorosa attinenza con il resto dell’opera e non può prescindere da ciò che essa si prefigge di comunicare! Se l’intento è quello di mostrarsi romantici e “sdolcinati”, è consigliabile – a parer mio, ovviamente – comporre un notturno per pianoforte, così da non correre il rischio di mortificare l’intimità di un sentimento! Escludendo le opinioni personali, poiché restano ancorate nel pensiero di chi le esprime – e non sono poi per nulla “assolute”, – aggiungerei che tutte le novità sono benaccette solo se contribuiscono al miglioramento, quindi, per farmi perdonare, concluderei con la celebre frase machiavelliana: “il fine giustifica i mezzi”!


“PASION DE BASSOON” il nuovo CD di Antonino Cicero Pasion de Bassoon è un piccolo originale viaggio musicale all'interno della musicalità latina e piazzolliana condotto attraverso l’ inedita sonorità del fagotto. Il lavoro, risultato di un anno di concerti con il Sestetto Armonia e collaborazioni con musicisti di rango, propone l’esecuzione di brani di Piazzolla(la celebre Trilogia del Angel) e musiche latine in genere attraverso l'esecuzione, prima in Europa, di in una formazione cameristica per fagotto solista e quintetto d’ archi. Accanto al brani del sestetto il lavoro di arricchisce anche di brani eseguiti per duetti. Sono piccoli divertissements latini eseguiti per duo di fagotti, per duo di fagotto e pianoforte, e duo fagotto e flauto. L'evento, da realizzarsi gratuitamente, prevede un concerto per duo Fagotto e Pianoforte di brani estratti dal cd. ANTONINO CICERO

si è diplomato in fagotto con il massimo dei voti presso l’Istituto musicale “Vincenzo Bellini ”di Catania. Ha seguito da allievo effettivo vari corsi di perfezionamento e musica da camera tenuti da:

Claudio Gonella, Roberto Giaccaglia, Karl Leister, i solisti del teatro alla Scala di Milano e Francesco Bossone. Ha partecipato ai corsi di formazione orchestrale di Lanciano e ha fatto parte dell’ Orchestra Giovanile Italiana. Collabora con varie orchestre quali: l’orchestra sinfonica di Savona, orchestra del teatro Vittorio Emanuele di Messina, l’ orchestra del Teatro lirico di Cagliari, l’orchestra della filarmonica di Oviedo (Spagna), l’orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. E’ primo fagotto dell’Accademia musicale Euterpe con la quale ha preso parte alla registrazione di un CD per la Scomegna di Torino ed ha conseguito numerosi primi premi Nazionali ed Internazionali. Svolge un’intensa attività concertistica solistica e cameristica per Associazioni e Istituzioni Musicali. Ultimamente ha tenuto un recital per l’auditorium RAI di Palermo che ha riscosso consensi dalla critica. É stato premiato in vari concorsi musicali nazionali ed internazionali come solista e in formazione cameristica. É componente del Quintetto Ibleo con il quale a quale svolge un’intensa attività cameristica. Tiene annualmente corsi di perfezionamento e master class estivi. Da qualche anno si è dedicato alla didattica pubblicando un metodo basilare per piccoli allievi.

FEDERICO PARISI di Taormina s' impone all'attenzione nazionale La partecipazione del giovane taorminese Federico Parisi alla Trasmissione Ti lascio una canzone, ha suscitato grande entusiasmo di pubblico e di critica. La sua vocalità vellutata e corposa è stata giudicata pronta per manifestazioni più impegnative. La giovane età, la determinazione e le capacità interpretative unitamente ad uno spessore vocale notevole, fanno prevedere un futuro radioso nel panorama della musica lirica. Un percorso di studi costante, una preparazione vocale e musicale, faranno di questo talento un artista che sicuramente calcherà le tavole dei grandi palcoscenici. Federico inizia, imponendosi all’attenzione di organizzatori e talent-scout che lo invitano a partecipare a spettacoli e concorsi. Manifestazioni che vince con assoluta superiorità: Targa d'argento S. Tecla di Acireale, Primo premio Giardini Naxos, Borsa di studio Casalaina Novara Sicilia, Primo premio Kiwanis Reggio Calabria. Studia da circa un anno con il M° Gianni Venuti, che ha sempre avuto una particolare capacità nel valorizzare i suoi allievi. Alla sua scuola si sono formati artisti che attualmente operano come solisti e come coristi nei grandi teatri d’Italia. (foto: Fabrizio Parisi con il M° De Amicis )

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FONDAZIONE TEATRO LIRICO SICILIANO RUSSIAN BALLET MOSCOW Il Russian Ballet Moscow “La Corona del Balletto Russo", nasce nel 1997 e fino ad oggi è ancora uno dei migliori balletti Internazionali. Il repertorio include soprattutto i classici del patrimonio artistico-musicale dei paesi dell’est: Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata, Cenerentola, Biancaneve, Giselle, Don Chisciotte, Carmen e Coppelia. La compagnia del Teatro si esibisce con notevoli successi su ogni palcoscenico del mondo. Le rappresentazioni sono state seguite da milioni di spettatori soprattutto in Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Repubblica Sudafricana, Romania, Taiwan e Giappone. Basandosi sulle grandi tradizioni del balletto russo, intende evocare le rappresentazioni più ammirate dallo spettatore moderno. Così il fine del Russian Ballet Moscow è di far vibrare le corde dell’ anima, per renderla sempre più sensibile a un tipo di arte che ha la peculiarità di commuovere in un epoca che ha reso l’uomo un oggetto privo di modelli.

Musiche di: P.I. Tchaikovsky Coreografie: M. Petipa Solisti: Anatoly Emilianov , Anastasia Kachaeva

Musiche di: P.I. Tchaikovsky Coreografie: M. Petipa Solisti: Aleksander Butrimovich , Anastasia Kachaeva

Musiche di: S. Prokofiev Coreografie: A. Emilianov Solisti: Anatoly Emilianov , Anastasia Kachaeva

Il lago dei cigni, oggi forse il balletto più famoso del mondo, continua a mantenere intatto tutto il suo fascino per l´atmosfera lunare che accompagna l´apparizione di Odette, per il doppio ruolo di Odette-Odile, cigno bianco e cigno nero, per l´eterna lotta fra il Bene e il Male. La trama, decisamente romantica, racconta la storia della principessa Odette che un perfido sortilegio del malefico mago Rothbart, a cui la principessa ha negato il suo amore, costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco. La maledizione potrà essere sconfitta soltanto da un giuramento d'amore. Il principe Sigfrid si imbatte nottetempo di Odette, se ne innamora e promette di salvarla. Ad una festa nella reggia di Sigfrid il mago presenta sua figlia che ha assunto le sembianze di Odette al principe che, convinto di trovarsi al cospetto della sua amata, le giura eterno amore. A quel punto Il mago rivela la vera identità della fanciulla e Odette, destinata alla morte, scompare nelle acque del lago. Sigfrid, disperato, decide di seguirla: è proprio questo suo gesto a rompere l'incantesimo consentendo ai due giovani innamorati di vivere per sempre felici. Un fiore all’occhiello per il Russian Ballet Moscow con le favolose e incantate musiche di P.I. TCajkovskij e su coreografie di Marius Petipa.

Tra i Capolavori Ballettistici dell’ Ottocento, La Bella Addormentata rappresenta il massimo dell’ espressione classica, in un clima di astrazione teatrale, con più risalto alla danza pura rispetto alle vicende narrative. Un fiore all’occhiello per il Russian Ballet Moscow con le favolose e incantate scenografie e costumi e le stupende musiche di P.I. TCajkovskij e su coreografie di Marius Petipa, La bella addormentata nel bosco è considerato uno dei più grandi balletti della Russia imperiale. This thrilling production is by Birmingham Royal Ballet's former director Sir Peter Wright, creator of the Company's popular production of The Nutcracker . Questa produzione è entusiasmante del Russian Ballet Moscow, With its romantic finale packed with every fairytale character imaginable, The Sleeping Beauty is as engaging now as when she first fell asleep, over a hundred years ago.Con il suo finale romantico imballato con tutti i personaggi delle fiabe che si possa immaginare, La Bella Addormentata adesso è impegnata in un futuro meraviglioso, ora come prima, quando si addormentò, più di cento anni fa. The ballet is based on the classic French fairytale by Charles Perrault: a beautiful princess is cursed by an evil fairy, and doomed to sleep for a hundred years -only to be awakened by the kiss of the handsome prince who loves her.

Il mitico amore tra Cenerentola e il Principe; il nascere e il fiorire dei sentimenti umani, gli ostacoli e la realizzazione del loro sogno. Nella musica di Prokofiev si possono percepire tutti i caratteri della dolce sognatrice Cenerentola, del suo timido padre, della cavillosa matrigna, delle capricciose sorellastre, del fervido giovane Principe, in una maniera che lo spettatore non rimane indifferente alle loro gioie e ai loro dolori. La danza è gioiosa, vivace, frizzante, poetica e il Balletto di Mosca ci presenta una Cenerentola sempre più dolce e sognatrice: la scarpetta scompare; al suo posto il Principe va alla ricerca di una fanciulla dal piede puro - che a ben guardare è anche il punto di forza del danzatore, dal quale trae forza, equilibrio ed elevazione. La fanciulla, guidata dal ricordo della madre, intraprende la propria strada alla ricerca della sua identità e dell’amore. Cenerentola non è solamente un personaggio delle favole -diceva Prokof’ev- E’ soprattutto una creatura che palpita, inducendo alla commozione, alla tenerezza. Tutto intepretato perfettamente dal famoso “Balletto di Mosca” crea un’atmosfera in cui si culla nel sogno esoterico di una scenografia da “ Mille e una notte”….

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IL BALLETTO DI MOSCA TOUR STAGIONE INVERNALE 2011

NOVEMBRE 20 21 22 23 24 25 27 28

- FERRARA - CENERENTOLA - Teatro Nuovo Ferrara - PERUGIA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Morlacchi - ANCONA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro delle Muse - FORLI' - IL LAGO DEI CIGNI - Teatro Fabbri - SAN BENEDETTO DEL TRONTO - IL LAGO DEI CIGNI - Palariviera - CESENA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Bonci - CONEGLIANO - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Accademia - FERRARA - ROMEO E GIULIETTA - Teatro Nuovo Ferrara

DICEMBRE 1 - MESTRE - ROMEO E GIULIETTA - Teatro Corso Mestre 2 - CASALMAGGIORE - LA BELLA ADDORMENTATA 3 - SAVONA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Chiabrera 5 - PALERMO - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Golden 6 - SIRACUSA - CENERENTOLA - Teatro Vasquez 7 - RAGUSA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Duemila 8 - CATANIA - LA BELLA ADDORMENTATA - Metropolitan 9 - COSENZA - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Garden Rende 11 - LIVORNO - LA BELLA ADDORMENTATA - Teatro Goldoni ARMANDO RANDAZZO, Procuratore della “FONDAZIONE TEATRO LIRICO SICILIANO” Ha conseguito il diploma di Trombone presso il Conservatorio di Musica “F.Cilea”sotto la guida dei prof . Geria Carmelo, Michele de Luca. Nel 1997 frequenta il Corso Annuale di Perfezionamento di Trombone tenuto dal docente Prof. Jacques Mauger a Catania. Nel 1999 frequenta a Provo (Utah) presso la Brigam Young University la classe di trombone con il docente prof. Eugene Watts. Dopo aver partecipato a vari Stage e Master class ha frequentato il corso di Tecnica degli ottoni presso l’Accademia di musica di Giardini Naxos, soffermandosi ai problemi respiratori che riguardano gli ottoni. Ha partecipato al Campus Internazionale di Musica a Gallodoro (ME) come allievo del corso di Trombone e Musica d’insieme con i docenti De Luca e Manuli. Nell’Agosto 2001 ha frequentato il corso di perfezionamento di Trombone a Monreale (PA) sponsorizzato dalla Besson (London e il corso annuale di Tecnica degli ottoni tenuto dal Prof. Michele De Luca ad Acireale). Tra le sue attività svolte all’estero si ricorda la partecipazione al World Music Contest nel Luglio 1997 presso Kerkrade (Olanda), ottenendo il primo premio e medaglia d’oro al concorso mondiale di giovani musicisti. In Spagna partecipa al Certamen Internacional de Bandas de Musica 2001 presso la città di Valentia (Espana). E’ stato docente ai corsi di Trombone,Tecnica degli ottoni e Principi di Alexander presso le sedi dell’ Fondazione Teatro Lirico Siciliano. Ha studiato trombone basso a Palermo con Gianluca Gagliardi (Trombone basso del teatro Massimo di Palermo) partecipando con lo stesso al corso e concorso del Festival Internazionale degli ottoni estate 2003. Ha suonato con l’orchestra sinfonica internazionale giovanile “Fedele Fenaroli”, con l’ Orchestra e Coro dello Stato Ucraino, con la Symphony Orchestra Dneprpetrovsk Academic Theatre of Opera and Ballet e con l’orchestra del Teatro dell’ Opera di Poltava, ricoprendo il ruolo di trombone basso. Ha collaborato con l’Orchestra della Brigam Young University, l’Orchestra e Coro del Tabernacolo di Salt Lake City( Utah) USA. Attualmente è procuratore di diverse orchestre dell’ est Europa come l’Orchestra da Camera Bielorussa di Brest, l’Orchestra da Camera Bulgara di Gabrovo e Razgrad, l’Orchestra Sinfonica di Poltava ed altre formazioni, con le quali svolge tournee in Italia e all’estero.

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BANDA MUSICALE DI CERIANA La storia della Banda Musicale di Ceriana inizia con un Decreto Regio del 1879 firmato da Re Umberto I, che attribuiva ad ogni paese del giovane Regno d'Italia la facoltà di organizzare una propria banda musicale allo scopo di diffondere la conoscenza della musica e della teoria anche tra gli strati più bassi della popolazione, favorendo pure la rapida divulgazione di canti celebrativi della Casa Reale e di melodie unitarie. A Ceriana, nel 1882, fu inviato il maestro Luigi Canepa di Casale Monferrato che in circa tre anni, così come fece nei tre anni precedenti a Pietrabruna, costituì il nuovo Corpo Bandistico di Ceriana, che nel 1885 diventò Società Filarmonica “Federico Verrando”, in onore di uno dei più importanti benefattori e musicisti che ha avuto il paese negli ultimi anni del diciannovesimo secolo. Il maestro Canepa si rivolse soprattutto ai giovani, ottenendo ben presto, un ottimo risultato; egli percepiva dallo Stato un compenso assai modesto, tuttavia il calore umano del paese e la generosità dei suoi allievi gli facilitarono la permanenza, anzi gliela resero particolarmente felice; essendo egli persona amabilissima, ogni allievo si prodigava per lui, offrendogli prodotti agricoli, primizie stagionali, una camera per dormire gratuita ed un pasto caldo per la sera. Non è dato a sapere in quale località si recò dopo la sosta cerianese, ma si sa con certezza che lasciò Ceriana malvolentieri ed in provincia di Porto Maurizio molti erano i comuni che lo attendevano; si sa che ritornò ancora qualche volta in paese, per risentire la sua Banda. Alla partenza del Canepa, com’è detto in precedenza, il complesso musicale di Ceriana trovò in Federico Verrando il suo naturale successore: persona sensibile ed appassionata che amava la musica ed aveva possibilità finanziarie tali da poter aiutare i musicisti cerianesi a crescere professionalmente e tecnicamente; così dedicò la sua vita a questa missione; aiutò i giovani allievi non solo attraverso i suoi corsi di pratica e teoria musicale, ma anche con generosi investimenti di denaro per l’acquisto degli strumenti musicali, spese che lo portarono alla rovina. Alla fine del secolo, ormai ridotto in povertà, lasciò il paese di Ceriana per la città di Genova, affidando a validi successori, i suoi allievi che mai hanno smesso di mostrargli riconoscenza. La Banda Musicale di Ceriana, magari a fasi alterne, è giunta ormai al suo terzo secolo di vita ed è bello ricordare a distanza di anni l’uomo che ha reso possibile la sua fondazione e la sua crescita: Canepa, un piemontese che a Ceriana ha contribuito alla formazione di tanti bravi musicisti, ma anche di conoscere i sacrifici e le fatiche che un uomo appassionato di musica, Verrando, ha sostenuto a favore della maturazione e dell'affermazione della giovane Banda Musicale; per lungo tempo essa ha portato proprio il suo nome a testimonianza della sua generosità e capacità professionale. A conclusione del secondo conflitto mon10

diale, Ceriana, come tutti gli altri paesi dell'entroterra ligure, avvia la ricostruzione, un processo duro di sacrifici e di lavoro, appesantito dalla perdita di molte giovani vite e dalle condizioni precarie in cui versava il paese, in conseguenza dell'esplosione della galleria sulla strada provinciale. Anche la Banda Musicale riprende la sua normale attività, diventando uno dei simboli più concreti della rinascita del paese: Ceriana ha ritrovato finalmente la sua banda e la banda ha ritrovato un paese ferito, ma per niente rassegnato al suo difficile presente. Nell’immediato dopoguerra si sono succeduti sul podio diversi direttori: Gio Batta Martini, Francesco Crespi, Giovanni Battista Rebaudo ed il Prof. Salvatore Scordari, Prima Tromba del Teatro “Carlo Felice” di Genova. Dal 1952 al 1989 è direttore della Banda Musicale di Ceriana Giovanni Ferrari, maestro di musica, ma anche organista, nonché fondatore della Schola Cantorum Parrocchiale, uno degli uomini che ha fornito un contributo essenziale per l'affermazione del complesso musicale e per la formazione dei nuovi componenti; la competenza e la professionalità di questo musicista sono dimostrate da più elementi: la grande sensibilità, la preparazione teorica, l'attenzione e la valorizzazione dei giovani. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1989, il complesso bandistico ha scelto come direttore Antonio Crespi, Primo Clarinetto ed anch’egli valido insegnante e valorizzatore di giovani talenti. Dal dicembre del 1992 sino alla fine del 2008 il complesso bandistico, composto da 25 elementi, è stato diretto dal prof. Lorenzo Lupi che, lasciando l’incarico, ha designato come suo successore l’attuale direttore prof. Angelo Caviglia. Il nuovo Maestro ha saputo, nello spazio di pochi mesi, accattivarsi la simpatia di tutti i componenti, grazie alla sua professionalità, all'entusiasmo ed al carisma, che li ha pienamente coinvolti. Frequenti sono le occasioni nelle quali è possibile ascoltare il complesso cerianese, che prende parte a tutte le principali ricorrenze civili e religiose, rendendo ogni festa più allegra e spensierata. Nelle serate del 29 giugno e dell’8 settembre di ogni anno propone due interessantissimi concerti in Piazza Marconi, durante i quali è possibile apprezzare il vasto repertorio della banda ed applaudire le capacità dei suoi solisti. La forza di questo importante complesso risiede in parte nella validità di tutti gli elementi e, in parte, dall'incredibile coesione dell'insieme che nasce anche dal forte legame che unisce i più giovani ed inesperti ai componenti più maturi. La lunga tradizione della Banda Musicale di Ceriana è alimentata dall'arrivo di nuovi esecutori e dalla presenza di un "vivaio" sempre ricco e prolifico, perché il ricambio generazionale è in effetti garantito dai giovani e dalla loro capacità di assimilare i preziosi consigli dei loro insegnanti, bandisti come loro. Il repertorio tocca gli autori e gli stili più disparati, riuscendo così a conquistare l'interesse di un pubblico variegato per età e cultura; i tradizionali pezzi bandistici sono alternati a brani del repertorio lirico e sinfonico, ai canti popolari ma anche a fantasie musicali ispirate ad autori della musica leggera contemporanea: è una proposta varia ed intrigante in grado di appassionare ogni ascoltatore.


QUARTETTO DI SASSOFONI ARCADIA lano, Messina, Cagliari, Cosenza, Caltanissetta, Sassari, Milano, Catania, Taormina, Ragusa, Sorrento, Ravello, Trapani, Enna, Stresa, Valencia, Montreal), in prestigiosi teatri e per importanti associazioni musicali quali l ’ Associazione Siciliana Amici della Musica di Palermo, l’ A utunno Musicale di Taormina, i Concerti del Teatro Massimo di Palermo, l ’ Associazione Spazio-Musica di Cagliari, il Centro di musica antica Pietà Il Quartetto di Sassofoni ARCADIA, composto de ’ Turchini di Napoli, il Festival di Sorda: Gianfranco Brundo – sax soprano, rento. Premiato in concorsi di esecuzione caCorrado La Marca – sax alto, Salvatore meristica e di musica contemporanea nazioCutrò – sax tenore e Carmelo Ricciardi – nali ed internazionali, il gruppo ha rappresensax baritono nasce nel 95. Nel gruppo con- tato l ’ Italia all ’ XI ,XII e XIV Festival Monfluiscono le diverse esperienze didattiche ed diale del Sassofono tenutisi rispettivamente a artistiche dei quattro sassofonisti che lo com- Valencia (Spagna) e a Montreal (Canada) e a pongono, ovvero: studi con sassofonisti di Lubiana (Slovenia). Dedicatario di composichiara fama mondiale (D. Deffayet, J.M. zioni di compositori quali Franco Oppo, DeLondeix, I. Roth, A. Bornkamp, J. Y. Four- rek Healey, Luca Signorini, Giuseppe Ratmeau); esibizioni in importanti manifestazio- ti, Davide Summaria, Giacomo Vitale, Serni musicali (I Masterclass Mondiale del gio Pallante, Patrizio Marrone, Marcello Sassofono- Svezia ’ 9 2, X Festival Mon- Pusceddu, Gabriele Verdinelli, Antonello diale del Sassofono- Pesaro ’ 92); collabo- Doro, Gianfranco Gioia. Nel 2006 il Quartetrazioni con importanti orchestre ed istituzioni to ha inciso un CD di musica contemporanea musicali (“Teatro San Carlo ” di Napoli, “XXI-Italian Works from the 21st cen“Teatro Massimo Bellini ” di Palermo, Or- tury ”

per l ’ etichetta “SpazioMusica ”

di

chestra Sinfonica dell ’ Ente Lirico “G. P. Cagliari. Dal 2007 il Quartetto organizza il feda Palestrina ” di Cagliari, Teatro Massi- stival di musica sacra “In domum Domini ibimo “Bellini ” di Catania) sotto la guida di mus ” dedicato alla Cattedrale di Noto, e direttori quali M. Rostropovich, G. Pretre, giunto quest ’ anno alla sua terza edizione. G.Ferro, Y. Talmi, C. Pascal, W. Barkymer, E ’

inoltre ideatore e organizzatore del I

G. Garbarino, M. Rota, N. Carthy , D. Gar- Concorso di Composizione “In domum Domiforth. Con questo ricco bagaglio di esperien- ni ibimus ” che dal prossimo anno vedrà cize individuali, il Quartetto Arcadia ha intra- mentarsi

giovani

compositori

nel-

preso un ’ intensa attività concertistica che lo la produzione di nuova musica sacra espresha portato ad esibirsi in diverse città italiane samente dedicata alla Cattedrale di Noto. e straniere (Siracusa, Palermo, Napoli, Mi11


IL MIO AMICO MINO REITANO di Antonio Tiralongo ...IL MIO AMICO MINO REITANO CANTAVA CON I BEATLES E NON LO SAPEVA... Quando ho contattato l’amico Antonio per chiedere se voleva inserire sul notiziario un articolo che ricordasse ed onorasse la memoria del grande Mino Reitano, non pensavo mi avrebbe inviato un libro con testi, citazioni, memorie e soprattutto foto che avrebbero sancito la sua grande amicia col cantante. Antonio è un sovrintendente della polizia di stato in pensione. Conobbe “Mino” nel 1968 quando si trasferì con la famiglia a San Damiano (paesino attiguo a Monza). Ha lavorato col cantante calabrese come tecnico del suono e delle luci. Ha partecipato a concorsi letterari conseguendo successi di pubblico e di critica e con “Città di San Gaudenzio” la menzione d’onore.” *********************** Le testimonianze di Antonio: “...Ho girato con Mino buona parte dell’ Italia e alcune città all’estero per cinque anni circa, avendo avuto, così, modo di conoscere parecchi artisti tra cui il paroliere Luciano Beretta, autore di tanti successi di Celentano, Toni Santagata, Paolo Mengoli, e successivamente Enrico Musiani, Maurizio Vandelli, Luciano Virgili, Mario Tessuto e Gianni Morandi. Nel maggio 2007 l’amico Gegè Reitano mi comunicava che il fratello Mino stava molto male ed era stato operato a causa di un tumore allo stomaco. Io incoraggiai Mino con le mie telefonate, proprio come lui aveva fatto con me. Poi a settembre incominciò la chemioterapia che lo spezzava in due provocandogli una forte debolezza fisica e mancanza di appetito. Nel marzo 2008 sono andato a fargli visita a casa. Ci siamo abbracciati e ci siamo scambiati alcune confidenze del nostro passato. Gli mostrai le bozze del mio nuovo libro I miei amici artisti dove a lui avevo dedicato cinque pagine con delle foto. Dopo averlo sfogliato trattenendosi qua e là a leggere qualche brano, mi rilasciò una sua testimonianza che è servita da introduzione al libro. Questo fu il nostro ultimo incontro. La notizia della morte di Mino mi pervenne da suo fratello Gegè verso le ore 21,30 del 27 gennaio 2009. L’indomani sera sono partito da Catania Fontanarossa diretto a Milano Linate, per dare l’ultimo saluto all’amico Mino e partecipare al suo funerale. Quel triste pomeriggio del 29 gennaio la chiesa di Sant’Eusebio ad Agrate Brianza era gremita di gente e di personaggi famosi del mondo dello spettacolo, mentre l’intero paese nella piazza antistante tributava affranto per la prematura scomparsa del suo celebre e tanto amato cantante un commosso omaggio…” “... Ho conosciuto Mino nel 1968. In Italia si era affermato l’anno precedente al Festival di Sanremo con la canzone “Non prego per me” di Lucio Battisti. In Germania aveva cantato con il gruppo The Quarrymen divenuti in futuro i Beatles, allora non ancora affermati. Solo dopo la loro affermazione Mino si è reso conto di aver cantato con il famosissimo complesso. Al Cantagiro del ’68 vinse nel girone B con “Avevo un cuore che ti amava tanto”. Ho visto nascere un personaggio con le sue prime canzoni di successo, presente ai primi posti delle classifiche discografiche con “Una chi12

tarra cento illusioni”. Ha partecipato a otto edizioni di Canzonissima. In una delle tante serate cantò “Gente di Fiumara”, canzone scritta da Reitano e dal nostro comune amico il paroliere Luciano Beretta che ha collaborato con Mino a “Il tempo delle more” (canzone vincitrice al Disco per l’estate del 1971), “Canne al vento”, “Una ragione di più” e tante altre ancora. E’ bello ricordare il passato di quegli anni d’oro, gli anni 60 e 70, con l’amico Beniamino e la sua famiglia. Allora io ero un ragazzino adottato per modo di dire dalla famiglia Reitano di cui faceva parte Valentino, fratello di Mino, quasi mio coetaneo e compagno nei momenti di svago. Era il tempo quando giravamo in lungo e in largo per l’Italia e qualche volta ci si recava anche all’estero…” “... Durante le tournée: quando Mino si trovava in camerino prima dello spettacolo e gli occorreva qualcosa da prendere al bar o altro, mi chiamava e con particolare finezza mi diceva che cosa desiderava. Era nella sua natura dimostrare grande delicatezza. Curava molto la sua persona e prima dello spettacolo non aveva un capello fuori posto. Preparava anche la sua voce con dei vocalizzi molto acuti: “cchi! cchi! cchi! occhey! occhey! ssi! ssi“... Nel novembre 1973 mi trovavo a Bologna per seguire un corso di specializzazione di polizia ferroviaria della durata di sei mesi quando ricevetti una telefonata da parte di Gegè, fratello di Mino, il quale mi comunicava che alla fine di quella settimana doveva accompagnare suo fratello a Roma per la registrazione televisiva di una puntata di Canzonissima. Dopo un attimo di esitazione, mi disse: “Visto che tu sei a Bologna , perché non vieni a trovarci a Roma?”. Ne parlai con il comandante della scuola che mi diede un permesso di quarantott’ore, a condizione però che al mio ritorno gli avrei portato un disco di Mino con la dedica. Parlai di questa richiesta a Mino e così ho potuto portare al capitano il 45 giri che aveva per titolo “Stasera non si ride e non si balla”. Veniamo al viaggio. Partito dalla stazione centrale di Bologna di notte, sono arrivato a Roma in mattinata. Ho preso un taxi che mi portò davanti al Teatro delle Vittorie. All’ingresso c’era una guardia giurata. Ho chiesto di chiamare il signor Gegè Reitano, che poco dopo mi veniva incontro accompagnandomi in Studio. Ho fatto in tempo ad assistere a tutte le prove dei cantanti in gara. Ricordo che c’erano Peppino di Capri, Gigliola Cinguetti, Gilda Giuliani e altri. Verso le 14 siamo andati tutti, compreso il presentatore Pippo Baudo, Giancarlo Guardabassi e il regista Romolo Siena, al ristorante che si trovava a fianco del teatro. La sera mi sono seduto in sala con il pubblico per assistere alla registrazione della trasmissione che sarebbe stata trasmessa domenica sera. Terminato tutto, ho salutato i miei amici recandomi alla stazione Termini ed ho viaggiato tutta la notte per Bologna. Ho avuto poi modo in caserma di vedere il programma in televisione. Un ricordo di altri bei momenti trascorsi accanto al mio amico fraterno Reitano. Un altro bel ricordo mi porta a Saint-Vincent durante lo svolgimento di “Un disco per l’estate” in cui Mino partecipò con la canzone “Cento colpi alla tua porta”…” “... Era il 1970. Una ventina di giorni prima del matrimonio Mino mi chiamò a casa sua perché aveva una proposta da farmi. “Antonio, - mi


...UN CUORE GRANDE - UNA CANZONE DA SEMPRE... ...poi d'improvviso un miracolo tante persone mi applaudono i fari sul palco si accendono... disse – ho pensato una cosa. Visto che tu fai parte degli agenti della pubblica sicurezza, chi meglio di te può organizzare un servizio d’ordine per il giorno del mio matrimonio? Ho già scelto dieci persone di mia fiducia e tu darai le direttive per la sicurezza mia e di Patrizia. Poi mi consegnò una fascia gialla da indossare sul braccio sinistro con la scritta “servizio organizzativo”. Nello stesso tempo mi consegnò la sua partecipazione di nozze. Arrivato il 9 marzo, giorno tanto atteso da tutti, alcuni negozi hanno abbassato le serrande; le scuole erano presenti come per una festa patronale del paese. Agrate Brianza era gremita di gente e tutta la zona era bloccata. Il servizio organizzato per la sicurezza degli sposi funzionò perfettamente sia in chiesa che al ristorante della Mini Italia a Capriate, dove tutti gli invitati erano arrivati con il pullman messo a disposizione dalla famiglia Reitano. Tutti i convenuti erano muniti di pass per accedere nelle sale di ricevimento. Sui tavolini vi erano delle bandierine italiane. Qualche giorno dopo, Mino e Patrizia sono partiti per il viaggio di nozze in Australia da Milano Linate. Quel giorno ad accompagnarli c’ero anch’io assieme al fratello Gegè, il papà di Patrizia, il signor Vergola. Lì io conoscevo tutti i miei colleghi poliziotti a cui chiesi se potevamo entrare fin sotto l’aereo. La richiesta venne accettata. Dentro lo scalo c’era Vincenzino Farsaperla, il fotografo che lavorava per un giornale, fotografo personale di Adriano Celentano. Decollato l’aereo siamo ritornati a Agrate Brianza…” “... Ricordo di avere trascorso l’ultimo giorno dell’anno 1981 a casa di Mino. Ero andato con mia moglie Cettina e mia figlia Catia. Abbiamo trascorso una bella nottata assieme a tutta la famiglia Reitano. Poi a luglio è arrivato il trasferimento e non c’è stata altra occasione come questa…” “... Passavano gli anni, io a Noto e Mino ad Agrate Brianza. Io ogni giorno mi recavo alla stazione ferroviaria di Siracusa e Mino sempre più impegnato man mano che cresceva il suo successo. Mi venivano in mente frequentemente i momenti trascorsi assieme quando registravamo la trasmissione per Radio Brugherio. Ci scrivevamo, ci telefonavamo, ma mi mancava la sua presenza fisica…” “... L’occasione però si presentò il 21 maggio 2002 quando ci siamo incontrati a Catania, lui con la sua splendida famiglia, io con mia figlia Catia che non ha più dimenticato quella sera. Ricordo che Mino parlò di me in trasmissione. Quando ci rivedemmo dietro le quinte nel suo camerino mi disse che aveva citato il mio nome rivolgendosi al pubblico…” “... Mino, come tutti sanno, era un altruista. Lavorava sempre con l’idea di far lavorare soprattutto i suoi dipendenti. Non voleva lasciare a casa nessuno, perché diceva che dovevano sostenere la famiglia…” “... Ricordo, quando lavoravo per lui nel 1972, le sue parole: “Antonio, ti do lo stesso consiglio che ho dato ai miei fratelli di trovarti un posto sicuro. Poi quando hai del tempo libero puoi venire con me, perché se io dovessi smettere di cantare, tu 13

cosa fai?”. Poco dopo mi arruolai in polizia e fui destinato alla scuola allievi di Vicenza. Quando mi sono di nuovo incontrato con Mino, mi disse: “Ti avevo detto di trovarti un posto sicuro, ma tu ti sei trovato un lavoro che t’impegna 24 ore su 24 che non ti permetterà di poter venire con me nei miei concerti”….” “... Tornando alla malattia, il mio grandissimo amico Mino era molto speranzoso per la sua guarigione. Quando ci siamo sentiti, mi pare alla fine d’agosto o ai primi di settembre 2008, mi disse per telefono:”Caro Antonio, mi trovo al policlinico di Monza ed ho fatto gli esami. I dottori tramite i risultati decideranno se intervenire o meno”. Io gli risposi: “Mino, poi ci sentiamo fra una settimana, così mi aggiornerai sui risultati delle analisi”. Lui replicò dicendo: “Antonio, non ti preoccupare, io ho molta fiducia nei medici che mi stanno seguendo, sono molto bravi e risolveranno tutto. Stai tranquillo”. Io gli risposi: “Mino, auguri e buona fortuna! Ci risentiamo presto…” ******************** Beniamino Reitano, noto come Mino, nasce a Fiumara(rc) il 07.12.44 e si spegne ad Agate Brianza il 27.12.2009. Cantautore, compositore e attore, è stato conosciuto soprattutto per la sua debordante vitalità e per la simpatica esuberanza delle sue esibizioni. Icona della musica nazional-popolare italiana, le sue canzoni hanno avuto come tema portante l’amore, il meridione e l’emigrante. Il libro di Antonio Tiralongo, da cui sono tratte le testimonianze e le foto è edito dal “Cenacolo Accademico Europeo - Poeti nella Società” . Prendendo spunto dal testo inviatomi dallo scrittore, ho cercato di inserire le sue testimonianze più rilevanti che hanno caratterizzato l’amicizia profonda e sincera non solo tra l’autore ed il cantante, ma anche tra le famiglie dei singoli. Una amicizia forte e duratura che ha avuto un peso importante anche nelle loro vite. FOTO Pag.12, 1^ colonna: Mino, Antonio e Patrizia; Pag.12, 1^ colonna: Antonio e Mino; Pag.12, 1^ colonna: Antonio e Mino; Pag.12, 2^ colonna: il complesso Reitano; Pag.12, 2^ colonna: Mino e Antonio nello studio; Pag.13, 1^colonna:Mino Reitano; Pag.13, 1^ colonna: Mino, Antonio e Patrizia nel giorno delle nozze; Pag.13, 1^ colonna: Mino e Mike Bongiorno; Pag.13, 2^ colonna: gli sposi partono in viaggio di nozze; Pag.13, 2^ colonna: Antonio e Mino; Pag.13, 2^ colonna: Antonio e Mino

DA RICORDARE Al funerale sono intervenuti personalità del mondo dello spettacolo, si citano: Memo Remigi, Paolo Mengoli, Gianni Morandi, Adriano Celentano con la moglie Claudia, Mario Lavezzi, Little Tony, Mario Tessuto, Nicola Di Bari, Luisa Corna, Roby Facchinetti dei Pooh, Shell Shapiro dei Rokes, Mario Luzzato Fegiz, Mike Bongiorno, Valerio Merola..


CULTURA

“UOMINI LIBERI” di Maria Giovanna Mirano Edito dalla casa editrice Ibiskos di Alessandra Ulivieri, è Il primo romanzo in Italia ad avere come sfondo della narrazione il dramma dell'immigrazione clandestina. Tra la gente che incontriamo durante i nostri percorsi giornalieri, tanti volti appartengono a mondi diversi. Ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro quei mesti sguardi? Purtroppo no@! Non sempre lo facciamo. Maria Giovanna MIRANO, nel suo romanzo Uomini Liberi, ha provato a spiegare il dramma di coloro che affidano ad una banda d’efferati trafficanti il proprio sogno: vivere una vita da “Uomini Liberi”. Un sogno, però, che inizia ad infrangersi già tra le onde del mare durante la loro traversata, conclusasi con un naufragio. Il tempestivo intervento dei carabinieri, guidati dal capitano Francesco Rallo, salva la vita a molti clandestini. Tra i quali il piccolo Yusuf e Farid. Iniziano da lì, le indagini della squadra dei carabinieri impegnati nell’operazione Uomini Liberi”, che mira a debellare una vasta organizzazione malavitosa che, oltre al traffico di clandestini, gestisce altri affari illeciti. Un intreccio di storie che coinvolgerà Yusuf, Farid, Noa, Alì, Marta e Francesco, principali protagonisti del romanzo,

che hanno in comune lo stesso desiderio: realizzare ciascuno il proprio sogno. Nella vita, però, non tutti i sogni riescono ad avverarsi. Poco importa. L’importante è non arrendersi. Come dice Marta @se smettiamo di sognare abbiamo già finito di vivere. Sono i sogni che ci danno la forza di andare avanti. Quando si infrangono contro il muro dell’amara realtà, non dobbiamo scoraggiarci. In quel caso, bisogna ricorrere a quello di riserva. Io mi ripeto sempre, che alla fine dovremo pur riuscire a realizzarne almeno uno! Le onde del mare s’infrangono una dietro l’altra, eppure il mare non si esaurisce mai! I sogni svaniscono uno dietro l’altro, ma il cuore non smette mai di sognare! Questo romanzo travolgente sin dalle prime pagine, pervaso da una profonda tensione sociale, scritto con grande sensibilità, timidezza e delicatezza dei sentimenti umani, fa emergere l’immagine dell’immigrato come un fenomeno difficile e complesso, che richiede forza e decisione nell’essere affrontato. *************************** Maria Giovanna Mirano, nata a Noto, ha studiato presso l’ università di Palermo. Autrice di grande spessore, sensibile ed altruista, le sue opere sono pubblicate anche dalla casa editrice “Dario Flaccovio Editore”.

A CURA DEL DIRETTORE RESPONSABILE Maria Giovanna Mirano (figlia del mio grandissimo amico Salvatore, scomparso circa un anno fa), opera soprattutto a Noto dove svolge attività letterarie e artistiche. Le sue opere, adottate in istituti secondari di 1° e 2° grado, vengono presentate dalla stessa autrice in forma di conferenza. Dopo aver letto tutto d’un fiato, come raramente mi capita, la sua opera Uomini Liberi, posso dire che il saggio non è scritto in modo approssimativo, ma, al contrario, riesce ad essere avvincente e appassionante. L’Opera, non solo è sapientemente scritta, ma è stata anche una piacevole sorpresa sotto tanti e diversi punti di vista. Ne consiglio caldamente la lettura, e spero che abbia una distribuzione più ampia nelle librerie, come merita. Gaetano Alicata Editore 14


“DOVE HO MESSO IL VIOLINO” di Enzo Ferro 2° Premio alla 1^ Edizione del

Premio Letterario Internazionale “Città di Martinsicuro”

Breve romanzo dal sapore adolescenziale, intriso di venature intimistiche e tratteggiate dallo scorrere delle pagine di un diario, Dove ho messo il violino riesce a farci partecipi delle intense emozioni del critico momento di vita attraversato dalla protagonista. Fin dall’inizio l’autore, Vincenzo Ferro, ci fa entrare nel dramma di Nicoletta, ragazzina oppressa da un oscuro senso di colpa, da una contorta rabbia, da un sordo e lacerante dolore, la cui natura verrà a chiarirsi solo nel corso del racconto. “Parlerei di mia mamma, della sua forza ostinata e delle sue nascoste lacrime; di mio padre e del giorno in cui è andato via, un minuscolo punto di un tempo quasi infinito che riesce a sovrastarmi e a condizionarmi.” Nicoletta, liceale giovane e intelligente ma egoista e viziata, o, come si definisce lei stessa, “eterna egoista, capricciosa monella”, dovrà crescere, aprirsi al mondo passando per il cambio di scuola, l’incontro con nuovi e sinceri amici, l’innamoramento e la riscoperta della madre, per poter affrontare quel fantasma che la tormenta e quella mutilazione che è tanto nel fisico quanto nell’anima. L’autore, con una scrittura caratterizzata da vivide pennellate di umanità, sa delineare chiaramente i personaggi, realizzando-

li in profili che trasudano vitalità. Attorno alla protagonista emergono importanti figure: la madre, toccante donna che affronta i dolori in silenzio, donandosi agli altri ma sapendo distinguere con decisione le situazioni; il padre, che, qual doloroso ricordo, aleggia nell’aria come un mito, per poi tornare ad essere umano e ricompreso alla luce dei suoi errori; i compagni di scuola, prima tra tutti Veronica, amica autentica e generosa; e Roberto, che, a partire da un primo magnetico incontro, rivela a Nicoletta la potenza dell’amore, in quanto dono e desiderio. Non da ultimo il violino, espressione della virtù di Nicoletta ma altresì del suo rimorso: un violino che è reso muto, ma poi viene riscoperto alla vita e riprende a diffondere la propria voce di soprano. La protagonista saprà crescere grazie a una presa di coscienza sempre più profonda, grazie a uno sguardo rivolto all’esterno in maniera sempre più limpida e matura. Riuscirà a instaurare un dialogo con il mondo che la circonda, fuggendo dal silenzio annichilente della sofferenza; potrà così dire “Nicoletta nasce dalla cenere. Una nuova fenice”, imparando a leggere il lato positivo dell’esistenza, “perché in ogni situazione ci sarà sempre qualcosa che ti darà la spinta per andare avanti e poter sorridere, prima o poi”.

Francesca Ortolan

“LA RELAZIONE” di Corrado Calvo “...Un’opera in cui si va talmente in profondità nell’io del protagonista e nel mondo che lo circonda, che davvero non occorre fare nessuno sforzo d’immaginazione, ma soltanto lasciarsi prendere dal ritmo del racconto”… (Roselina Salemi giornalista e scrittrice) Titolo: Scelto per la sua natura polisemica, il titolo “La relazione” si presta bene a interpretare una storia semplice nel suo svolgimento, ma policroma nei diversi piani di lettura di cui è caricata. Quindi è da intendere nelle diverse accezioni: come rapporto sentimentale più o meno lecito fra due persone, come rapporto interpersonale allargato a una moltitudine di soggetti, e come resoconto di una storia, di accadimenti e di fatti politici e sociali, relazionati fra di loro, così come incidono sull’esistenza individuale e collettiva. Pertanto risulta onnicomprensivo delle aspettative del nostro tempo, delle conoscenze e delle speranze di un soggetto e di una generazione, dell’ansia e delle risposte che una società elabora all’interno delle proprie dinamiche. Tempo e Luogo Dell’azione: La Sicilia orientale alla fine degli anni sessanta, quando nel nostro Paese si verificano fermenti socioculturali e politici significativi, destinati a cambiare il volto della società italiana e non solo isolana. Riferimenti ai fatti di Avola, alla contestazione universitaria, alla strage di Piazza Fontana, ai moti di Reggio: una cornice storicamente reale vissuta attraverso le maglie della “Relazione”. PROFILO DELL’AUTORE Corrado Calvo, docente di storia e filosofia, autore di racconti, saggi critici, recensioni, prefazioni e reportages, è stato l’ideatore e il presidente delle quattro edizioni del Premio letterario “Il Racconto”, che ha fatto conoscere al grande pubblico un’agguerrita schiera di giovani scrittori e ha richiamato nella città di Rosolini presidenti di Giuria come Adele Cambria, Mario Petrina, Vincenzo Consolo e Silvana La Spina. Ha collaborato con Il Corriere dei due mari, Il Corriere Elorino, Buone notizie, La Sicilia, Il Gazzettino del SudEst, occupandosi in genere della terza pagina con servizi e studi su autori come Brancati, Moravia, Giuseppe Fava, Roselina Salemi, Umberto Eco, Patricia Highsmith, D. H. Lawrence. Vive ed insegna a Rosolini (SR). “La relazione” è la sua ultima opera. 15


Neoanacronismi d'autore a' fimminina di Francesco D’Isa Il mito della donna resistente resiste da più di sessant'anni, in Italia, collegandosi al più vasto fenomeno della Resistenza partigiana. Negli anni Settanta il mito ha avuto un notevole rinforzo ancorandosi a movimenti oltranzisti di protesta emancipativa femminile, ancora una volta connettibili ai movimenti di più ampia diffusione politica, spesso devianti - o anche deviati ad arte - verso forme di protesta eversiva, finanche terroristica. Fra queste due svolte epocali, in cui come detto la situazione-donna si innestava in canali di più ampia manifestazione di disagio sociale e speranza di liberazione di tipologia più meramente intersessista - anzi, per certi aspetti, cavalcandone gli sviluppi storici - e diffusamente "umana", gli anni Cinquanta e Sessanta, prima, gli anni Ottanta, Novanta e i primi scampoli del Duemila, poi, ne hanno in qualche modo attenuato solo apparentemente la forza. Probabilmente, invece, sono stati proprio questi anni di apparente o forse provato disimpegno che hanno fortificato l'istanza femminile a un movimento che prescindesse da una protesta strutturata generalmente come una sorta di dogmaticità, convertendola a più linee comportamentali e concettuali manifestanti un proposito liberatorio a tutto campo e non solo politico. Per certi aspetti sembra che gli anni dell'immediato dopoguerra abbiano visto funzionalizzarsi un essere umano, specie nella dimensione italiana e più in generale di quei paesi usciti con le ossa rotte dal conflitto mondiale, in particolare un essere donna che sapesse attivamente contribuire alla ricostruzione sociale e politica dei paesi in questione, attingendo fondamentalmente alla propria femminilità a tutto campo. Ferma restando una notevole dose di tragica autoironia - il cui modello è ben ravvisabile nell'Anna Magnani di "Roma città aperta" ma anche, per rimanere nella dimensione cinematografica neorealistica e postneorealistica italiana, nelle donne, anzi nelle "femmine", di Fellini o Lattuada o nella Mangano di "Riso amaro" di Giuseppe De Santis, come nelle prime versioni della donna concettuale emergente dalle pellicole esordienti di Michelangelo Antonioni, in particolare nei ritratti di Monica Vitti e Lucia Bosé, con l'Alida Valli strepitosa interprete del viscontiano "Senso" a fare da tragicomico trait d'union -, che fosse tragica, tragicomica, o già comicamente anticipatrice dello straripante riproporsi comico della stessa Vitti dei primi anni Settanta e della Mariangela Melato degli stessi anni, la donna riusciva a perdere in quegli anni lo stereotipo della sensualità fine a sé stessa, cui l'aveva sottoposta la commedia classica prebellica, per riproporre una sensualità più complessa, matura, ironica e non iconica. Compresi i paralleli tentativi di reimposizione degli stilemi classici, ormai 16

volgarizzati, che riconducevano il ruolo della donna a quello della "femmina", ma senza il senso di straniamento di cui s'è tentato di dire finora, del cinema e di tutta una sottocultura di genere dei medesimi anni della lotta femminista. Questi tentativi di subordinazione sembravano non essere altro che la conferma, come per contraltare, di quanto appunto affermato. Sono proprio questi gli anni in cui la donna, come dimostra il manifesto dell'evento "a' fimminina", svoltosi a Lentini ("Villa Gorgia"), l'8 settembre scorso, grazie all'ideazione e all'ottimo sviluppo di un progetto dell'Associazione "Talè", afferma la propria avvenuta femminilizzazione, cavalcando l'onda liberatoria del cosiddetto "boom" economico e riuscendo ad essere ad un tempo vittima e carnefice dello sviluppo industriale. La donna come l'uomo maturando nuovi gusti estetici e latamente etici rimanevano comunque confinati dentro i rispettivi ruoli, ma ne venivano nello stesso tempo allontanati per mescolarsi in un comune senso di sessualità miscelata. La donna e l'uomo cominciavano a invertire i propri ruoli, pur rimanendo ancorati rigidamente a convenzioni preindustrializzate. La donna va, sì, sulla vespa, ma non la cavalca come l'uomo, bensì a' fimminina, molto simile all'andare a dorso di mulo della donna prebellica e prenovecentesca. La donna come l'uomo svolgevano le stesse funzioni, seppure in maniera esteticamente, e di conseguenza latamente etica, differente. Per gli anni successivi alla deriva femminista degli anni Settanta, confinante con i cosiddetti "anni di piombo", i ruoli divergenti del femminile e del maschile tendevano a ricomporsi senza però, spesso, riconoscersi reciprocamente. L'evento in programma ha teso a dissimulare la carica eversiva dei movimenti postfemministi più oltranzisti, ormai decisamente demodé, per riaffermare un ironico essere donna come essere umano a tutto tondo e prescindente da forzate e anacronistiche differenziazioni. La donna è differente dall'uomo, ma soprattutto ogni donna è differente dall'altra e dalla sé stessa di un attimo prima. Una certa ironia sta dietro a questa modalità d'uso dell'essere donna, che poi è un essere femmina, anzi per dirla in modo nostrano "fimmina". Quello che si cela dietro gli interventi, parlati, musicati, recitati e visivamente rappresentati, è un non-ruolo femminile, in quanto eversivo o sottomesso, ed in questo non avere il ruolo la donna, le singole donne, varie e varianti la propria oggettiva e libera partecipazione ad ogni tipo di sviluppo e, perché no, anche a volte di regresso, sia anche soggettivamente implicata ad essere partecipe di un proprio destino neoumanistico, riscoprendo in ciò anche il proprio onore di essere "cacciatrice d'uomini", nel duplice senso di dare la caccia e cacciare dai ruoli noiosamente stereotipati l'altera pars dell'umanità.


Le "maledizioni" dei poeti Siciliani Federico secondo di Svevia, stupor mundi, avviò una serie di riforme che non lasciarono nulla d'intentato ai fini di un risanamento morale, politico, economico, sociale e letterario del suo regno di Sicilia, fulcro del più ampio progetto imperiale, già in atto ma anche messo in crisi dalla lontananza della Germania, madrepatria, della quale l'isola mediterranea tendeva a sostituire la centralità in modo inversamente proporzionale alla coesione dell'Impero: tanto più la Sicilia era il centro della corte quanto più la corte stessa si frazionava finendo con l'esaltare la sua nazionalità relativa rispetto all'assolutezza del potere federiciano. In altre parole, Federico, nella sua riforma dell'Impero, seppe comprendere, anticipandola, la direzione che avrebbe preso la storia moderna d'Europa due secoli dopo, con la formazione degli Stati nazionali sulle ceneri degli ormai sgretolati poteri sovra-statali, Impero e Papato. Tanto più quanto proprio il pontificato romano si intrometteva geograficamente nella già debole coesione territoriale fra la Sicilia e la madrepatria tedesca. Questo forse comportò l'esasperata ricerca di un'identità linguistica cui Federico diede luogo e che pareva oltrepassare i consueti confini della letterarietà per configurarsi come una vera e propria progettualità politica. Dietro la poesia siciliana del Duecento si cela una fortissima, appunto quasi esasperata, ricerca della novità e della radicalità di una lingua che la rappresentasse e che ad un tempo sapesse altresì rappresentare la presenza aggregatrice di più istanze politiche, all'apparenza disomogenee e disarticolate. Quindi dietro questa ricerca più che letteraria si nascondeva ancor più la ricerca di un'identità politica statale che continuasse a dissimulare la centralità tedesca e di conseguenza la potenza imperiale, ormai - era un dato di fatto - vacillante. I poeti della scuola siciliana finirono col veicolare un progetto politico ed in ciò fu plausibile configurarli come appartenenti ad un movimento letterario, che di fatto non ci fu mai, ma che ben dissimulava a sua volta l'idea di una intenzionalità comune - a volte consistente anche nella preterintenzionalità - se non nelle cause, certamente negli effetti. E questa può essere intesa come una sorta di prima "maledizione" che cadde su questi poeti, asserviti ad un progetto comune ed assorbiti da esso, che li rese organici ad una temperie culturale e storica, in cui rischiarono di perdersi i tratti spontanei e individuali, per annegarli tutti dentro una presunzione di scolasticità che altro non fosse che l'adesione anche involontaria alle necessità del dominus. Collegabile a questa è la seconda e determinante "maledizione" che rimane aderente ad un fatto più squisitamente artistico, linguistico e letterario: la traduzione toscana che ne favorì la tradizione nella misura in cui ne spense l'originalità della trasmissione e, più erano accattivanti le liriche tradotte, più la loro trasmissione 17

di Francesco D’Isa

ne tradiva il testo originale rivestendosi di un toscano che grazie al siciliano rifatto si faceva illustre e consegnava sé stesso a futuri destini prestigiosi. Lo "stil novo" è figlio di questa tradizione siciliana non soltanto nei contenuti (dei quali la matrice comune risale all'arte trobadorica provenzale) ma soprattutto nelle forme che imprigionò, violentò, lasciò a una posterità presto dimenticatasi del siciliano "illustre". Uno stuprum mundi dunque avvenne nei confronti di tutta una tradizione (da cui andarono esenti pochissimi commoventi testi, resisi, dunque, uniche imprescindibili e preziosissime testimonianze di una lingua letteraria unica e irripetibile). Lo scopo politico di Federico fu in parte raggiunto ma il contrappasso della perdita di un'identificazione linguistica e letteraria, lo "stupro" di un mondo linguistico e figurativo immenso e unico, fu l'inevitabile contraltare. Se la prima "maledizione" è di tipo storico (l'asservimento anche involontario e preterintenzionale di una ricerca linguistica e tematica originali ad un progetto politico) e la seconda di tipo artistico (la sostituzione di una lingua da parte di un'altra che ne prese il posto predestinandosi allo stesso ruolo egemone nei destini della letteratura nazionale), la terza "maledizione" è di tipo meramente filosofico: la necessità di cantare l'amor "fino" (raffinato, astratto, insensibile, assoluto) sulla scorta di una necessaria imitazione dei provenzali ma rafforzata dalla contingenza di un'annessione linguistica, quella toscana di cui si è detto, che ingenerava l'idea di una poesia artificiosa e incapace di relativizzarsi alle modificate condizioni sociali dei poeti stessi e della corte che li circondava. La poesia siciliana rifatta dai toscani sembrava esemplificare il modello di derivazione trobadorica e indugiare oltremisura verso forme di astrazione platonica, che anticipavano decisamente e unilateralmente la successiva stagione stilnovistica, nella misura in cui la lettura di quel poco che ci è pervenuto in originale siciliano lascerebbe intendere una più congrua e perspicace commistione di platonismo e aristotelismo (la cui tradizione era forte in Sicilia grazie all'inevitabile forte presenza araba), determinata anche dall’aderenza linguistica totale al contesto originario, che farebbe di questa poesia siciliana addirittura una degna anticipazione di temi petrarchisti e quindi della futura tradizione poetica italiana dominante per almeno altri due secoli e mezzo. La maledizione di una lettura unitariamente platonizzante (che già di per sé era intendibile come una "maledizione" almeno parallela e convertibile in quella opposta di una lettura unicamente sensuale e aristotelica della stessa, quindi dirittamente "maledetta") si assommava alla perdita di un'identità composita ed equilibrata della stessa, che sapesse contemperare l'idealismo asessuato e il realismo carnale nella stessa dimensione poetica, quella dei siciliani, ridati alla loro vera e pregnante essenza letteraria e non solo.


POLANSKI: CARNAGE di Francesco D’Isa “ C arnage ” rappresenta quattro forme con un certo rispetto anche qui dell ’ unità di spazio, di nevrosi eterogenee, che si incrocia- avviene la vicenda è lo stesso in cui verrà assassino, si dissociano, si aggregano e disgre- nato John Lennon ) torna in questo film minimale gano, trovando improvvise coesioni e che il regista polacco trae da una pièce di Yasmina repentini scarti degenerativi ( in un ri- Reza, ripristinandone le tensioni psicoborghesi, caspetto integrale dell ’ unità di spazio e di tempo) , nalizzate però non verso un crescendo orrorifico, incorniciate dall ’ immagine provocatoria della New seppur sotterraneo e taciuto subliminalmente fra York proibita a Polanski e provocatoriamente ripre- umorismo, ambiguità e cinismo beffardo, più che sa nella sua sorniona tranquillità diurna. La città del polanskiano, ma introdotte nelle vene del testimone fantastico “ Rosemary’ s Baby ”

( anche lì due voyeur di una crisi totale e irrimediabile della middle

coppie incastrate e incastonate in una storia alluci- -class, spettatore e potenziale attore di tale deriva nata di proiezioni fantasmatiche tese al concepi- ormai in essere e non descrivibile né analizzabile se mento satanico, che il sottotitolo italiano, “ Nastro non attraverso la visione speculare di sé stessi: i rosso a New York ” , una volta tanto rende bene, in quattro protagonisti vedono riflessi in modo reciproun film per molti versi bellissimo e maledetto, consi- co i propri tic e a loro volta riflettono le stesse orrenderando l ’ atroce fine che dopo poco tempo farà de tensioni quotidiane degli attori in platea, messi in Sharon Tate, allora moglie di Polanski, in parte pre- croce dalla visione apocalitticamente e dolcemente figurata dalla vittimizzazione settaria ai danni di Mia derisoria del regista e della sua ispiratrice e coFarrow, e che il cupo condominio newyorkese in cui, sceneggiatrice, la stessa Reza.

THIS MUST BE THE PLACE di Francesco D’Isa “This Must Be the Place” è la rapsodia storica e filosofica di Cheyenne, un altro “uomo in più” dell’universo onirico, pseudosurreale, di Paolo Sorrentino. L’ultracinquantenne ex rockstar, impersonata da un commosso e commovente Sean Penn, resta bambina (non ha mai fumato, perché fumare rappresenta la curiosità di perdere le illusioni e nella disillusione provare l’età preadulta) e così filtra le paranoie in un’autosservazione estremamente razionale e fanciullesca (che gli permette di sondare l’archetipo umano che gli appartiene e di sembrare credibile nell’irreale mascheramento, non soltanto del corpo, residuo dell’essere stato star, ma dell’animo, che è restato embrionale, non traducendosi mai in alterazione psicotica, per cui la psiche viaggia parallela al corpo: e qui comincia un altro film). Ad un certo punto si interseca, alla storia filosofica di Cheyenne e del suo non-mondo, un’altra situazione filmica ad altissima tensione macrostorica: la ricerca dell’altro ora non approda più sul sé stesso e sulla rimozione dei complessi di colpa (fra gli altri quello per due ragazzini suicidi presumibilmente, e la presunzione è per lui tetra e macabra certezza, per la depressione provocata dai testi e dalla musica di Cheyenne) ma nientedimeno su un ex torturatore nazista, che incrocia la sua vita tramite il padre appena defunto. Qui subentra un road-movie, dal ritmo ora frenetico ora blando, accompagnato da un continuum musicale tipicamente americano, anzi scorsesiano, che porta alla definizione finalmente adulta di Cheyenne e delle sue micronevrosi: l’ultima immagine ce lo riconsegna riconciliato ad una dimensione almeno iconograficamente etica e paleoborghese, ma la storia parrebbe ricominciare e l’afflato religioso (tangente alla figura dell’ex mito per tutto il film e diremmo per tutta la sua storia declinante) pare configurarsi verso una soluzione esistenzialisticamente scandalosa. 18


ASSOCIAZIONE CULTURALE “NOTOriAMENTE” di NOTO Si è costituita a Noto il 14 giugno 2011 l’associazione culturale NOTOriaMENTE, che ha scelto il proprio presidente nella persona di Debora Cottone. Vanno a completare il direttivo del sodalizio Maria Concetta Pane, Tiziana Merlato, Patrizia Tedeschi e Silvia Cottone. L’amicizia che ci tiene unite è frutto di un rapporto quotidiano che si traduce da oggi in un’attività di cittadinanza attiva condotta giorno per giorno al servizio del cittadino, nella consapevolezza di costruire poco per volta una città più vivibile ed una comunità migliore. Desideriamo puntare in particolar modo sui temi della sostenibilità ambientale, della valorizzazione del nostro patrimonio culturale, del rilancio del tessuto produttivo, del sostegno ai più deboli, della sinergia con il tessuto associativo del territorio. Di seguito alcune delle iniziative che hanno visto protagonista l’Associazione in poco più di 3 mesi dalla costituzione. Realizzata il 14 luglio 2011, alla presenza del Presidente del Consiglio Provinciale Michele Mangiafico e del neo Sindaco Corrado Bonfanti, la prima Conferenzadibattito “UNIVERSO DONNA: brillare di luce propria!” ha dato voce alle donne impegnate in prima linea nel commercio, nella cultura, nel sociale, nell’istruzione, a dimostrazione di quante donne eccellenti siano presenti in città creando una cinghia di trasmissione proficua tra questi talenti e le istituzioni pubbliche locali. Ma il vero successo, ottenuto dall’Associazione tutta al femminile, è stato l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’ex Convitto di Ragusa (location in cui si è tenuto l’evento), dove si è ottenuto, seguito della grande sollecitazione di Notoriamente, la realizzazione in tempi record di una pedana in legno per rendere fruibile l’acceso anche ai diversabili. Sempre sul piano della difesa dei diritti dei cittadini, l’impegno di cittadinanza attiva dell’associazione si è tradotto in sopralluoghi sulle zone ancora prive di fognatura della città di Noto. L’Associazione NOTOriaMENTE ha posto l’attenzione anche sui servizi nelle zone marine ponendo l’attenzione degli organi competenti su marciapiedi che garantiscano ai pedoni di transitare per raggiungere le spiagge; servizi igienici nelle adiacenze delle spiagge, inglobati in strutture in legno che li rendano armoniosi con il paesaggio; regolamentazione e valorizzazione del commercio su area pubblica 19

proponendo l’istituzione di Bandi per l’attribuzione di spazi “Vetrine di artigianato”. L’associazione si è anche distinta per alcune proposte squisitamente politiche, come la chiusura dei consorzi di funzione tra gli enti locali per la riduzione della spesa pubblica vista la crisi economica strisciante. In linea con le proprie politiche di sostenibilità ambientale NOTOriaMENTE interviene sia per estendere l’isola pedonale del centro storico netino, ponendo anche l’accento sulla tolleranza molto elevata verso le irregolarità, gli abusi e il mancato rispetto della ZTL e chiedendone maggiore rispetto, sia per la mancanza a Noto di strisce pedonali, marciapiedi e scivoli, dossi rallentatori in prossimità di supermercati ed Istituti scolastici, pulizia delle strade e parcheggi ben regolamentati. Il sogno di NOTOriaMENTE nonché uno degli obiettivi che si propone di contribuire a raggiungere e di cui giorno 8/9/2011 ha lanciato la proposta è candidare Noto all’Access City Award. In collaborazione con l’atleta netino Corrado Mortillaro, affermatosi in ambito nazionale, ha organizzato giorno 21 agosto lungo il Viale Lido di Noto marina la Staffetta dell’Amicizia, improntata nell’ottica sociale della solidarietà e dell’amicizia, che ha registrato oltre che alla presenza degli atleti netini anche una grande partecipazione di bambini e diversamente abili, non solo come mero sforzo agonistico ma soprattutto come strumento di promozione sociale, di aggregazione tra cittadini e di trasmissione di valori positivi come l’amicizia, l’amore per i luoghi della propria terra e il rispetto reciproco. Grande soddisfazione per la partecipazione e l’impegno profuso da NOTOriaMENTE anche in occasione della raccolta firme per l’abrogazione della Legge “Porcellum”, in occasione della quale l’Associazione ha contribuito raccogliendo oltre 700 firme che neanche il comitato referendario provinciale è riuscito ad eguagliare nella stessa Noto. Altra battaglia in cui NOTOriaMENTE si espone è quella per la salvaguardia dell’ospedale “Trigona”, indicendo una petizione popolare da inviare al Ministero alla Salute, alla Corte dei Conti e alla Corte di Giustizia europea di Strasburgo per evitare che i cittadini della zona sud di Siracusa si vedano espropriare d’imperio del loro più sacrosanto diritto: quello alla salute! Sono stati quattro mesi di grande passione civile e di sano entusiasmo con importanti traguardi raggiunti e col desiderio che sempre più concittadini collaborino nelle attività e nelle iniziative che vedranno protagonista l’associazione.


1° ISTITUTO SUPERIORE “ARCHIMEDE” DI ROSOLINI(SR)

Sito in via Sipione, 147 a Rosolini, comprende il LICEO , l’ ITIS e l’ ITIS SERALE con i relativi Laboratori in dotazione. Diretto dal Dirigente prof. Corrado Baglieri, è stato istituito nell’a.s. 1961 come unica sede in provincia staccata del Liceo Corbino di Siracusa e come prima scuola superiore a Rosolini; inizialmente è stato ubicato presso locali provvisori, presi in affitto da privati. Per un periodo relativamente lungo è stato l’unico liceo scientifico operante nel territorio per cui è cresciuto come sezione e come numero di studenti, provenienti anche dai centri vicini conseguendo pertanto la piena autonomia nel 1967. In seguito sono state istituite sedi staccate nei comuni di Avola, Noto e Pachino che a loro volta sono diventati autonomi. La nostra scuola ha segnato profondamente la vita della città, facendo progredire le idee e intellettualmente e socialmente: fra i banchi si sono susseguiti tanti alunni, molti dei quali oggi rivestono un ruolo importante nella società, come professionisti, intellettuali, imprenditori ecc@ Pertanto rappresenta il simbolo della vita culturale cittadina e punto di riferimento per i cittadini. La sua storia ha coinciso con la tormentato storia della scuola e della società italiana degli ultimi trenta anni per cui ci sono stati dei momenti anche difficili. Se oggi può vantare uno degli edifici più efficienti della provincia, molto merito va dato anche alla coscienza civica degli studenti. La storia dell’edificio di per sé sintetizza e spiega come la burocrazia in Italia sia stata farraginosa e giurassica. A far superare ostacoli, oltre a politici ed amministratori responsabili è stata anche la determinazione degli studenti e docenti che hanno organizzato scioperi e manifestazioni fino al punto di ottenere una sede che si può considerare la più moderna della provincia e rispondente alle esigenze di una scuola a livello europeo. Nell’a.s. 2000-2001 in seguito al dimensionamento degli istituti superiori, voluto dalla riforma Berlinguer, c’è stata la fusione con l’Itis, sez. staccata dell’Itis “Bartolo” di Pachino e di conseguenza la nascita del Primo Istituto superiore di Rosolini. L’I.T.I.S, è presente a Rosolini dal 1989, è ubicato attualmente in un locale in affitto, sufficientemente

attrezzato

e

rispondente

alle

esigenze

didattiche,

ma

è

stato

approvato

dall’amministrazione provinciale l’incarico di elaborare il progetto di un istituto polivalente, che probabilmente fra pochi anni sarà costruito e costituirà una sede più attrezzata e più adatta. Pur avendo una storia più breve, l’istituto ha diplomato in questi anni validi tecnici, che si sono inseriti nel mondo del lavoro, parecchi con ruoli di responsabilità, mentre altri hanno continuato gli studi presso le università. 20


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SVAGO

CRUCISTRUMENTALE di Luigi Fiorentini 1

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ORIZZONTALI

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1. Esegue sempre la stessa melodia. 7. Il Sassofono più diffuso. 10. E’ simile al Clarinetto. 11. Iniz. di Calvino. 12. Con Tizio e Sempronio. 13. Alla destra del Do…sul Pianoforte. 14. Lo si dice al virtuoso. 17. Le prime d’Italia. 18. Strumenti prediletti da Mozart. 20. Chitarra indiana. 22. Andati. 23. Il colore degli Ottoni. 24. Fischi prodotti dai Legni. 27. Vi si mette l’ancia doppia. 28. Strofina le corde della Viola.

1. Emette solo il La centrale. 2. Alberi…per i Violini. 3. Compositore Ortolani (iniz.). 4. Le vocali delle pive. 5. Antico strumento…e vecchia moneta! 6. Strumentino di terracotta. 7. La “Scala” senza consonanti. 8. Strumento simbolo del Rinascimento. 9. La città di Alfredo Casella (sigla). 12. Ne ha forma il bocchino del Corno. 14. Bolero e Macao senza vocali. 15. Lo sono, in realtà, i “piroli”! 16. Giusto, violinista pop degli anni ‘80. 18. Lo fu l’”ermo colle” a Leopardi!. 19. Lo formano: Violino, Violoncello e Pianoforte. 21. La notazione per Chitarra (abbr.). 25. Al centro della foce. 26. Jesus Rex.

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SELEZIONE DAL CATALOGO GENERALE 2011 REPERTORIO MARCIABILE GARFAGNANA GAETANO PIANO CANNE PASSIONE E ARDORE TETE’ VENT’ANNI DOPO NENA LA BANDA IN PARATA SECOLO INNO A SANTA CECILIA SPIRITOSELLA MIGUEL FORZA ALFIO BARBERA IN GIUBILO AL BUON VINO PARATA DEI PUPI LUNA PARK VALENCIA STEFANIA SUPERGA EMANUELE PIETRO PEPPE LOREDANA PIERLUIGI IL PRESIDENTE TUFANINA

Giancarlo Aleppo Giancarlo Aleppo Michele B. Finocchiaro Gaetano Alicata Giovanni Barone Giovanni Barone Vito Giammarinaro Vito Giammarinaro Dario Colombo Dario Colombo Francesco Dipietro Francesco Dipietro Matteo Finocchiaro Matteo Finocchiaro Luigi Fiorentini Luigi Fiorentini Sebastiano Grasso Sebastiano Grasso Nino Ippolito Nino Ippolito Salvatore Mallia Salvatore Mallia Michele Pupillo Mauro Sabatini Luigi Sabatini Alessandro Sapienza Alessandro Sapienza

REPERTORIO SINFONICO AMORE PER LA MUSICA BELVEDERE ISIDE MEDITERRANEO FASCINO LATINO BRONTOLANDO AMICI DELL’ARTE FLORIDIA IN FIORE PATERNO’ IN FESTA 3 FEBBRAIO MARY

Sebastiano Grasso Sebastiano Grasso Giancarlo Aleppo Giovanni Barone Giovanni Barone Nino Ippolito Nino Ippolito Matteo Finocchiaro Matteo Finocchiaro Alessandro Sapienza Michele Pupillo

REPERTORIO FUNEBRE I.N.R.I SS. CROCIFISSO SUL CALVARIO

15 APRILE 1912 WOJTYLA AI CADUTI DEL ‘43 MARCIA FUNEBRE OMBRA

Giovanni Barone Giovanni Barone Gaetano Alicata Gaetano Alicata Michele B. Finocchiaro Michele Pupillo Sebastiano Grasso

REPERTORIO ORIGINALE NEA SICILIANA SUITE MEDITERRANEA PULCINELLA INTERMEZZO MEDITERRANEO ECHI SICILIANI 180mo VELODROMO FESTIVAL L’OPERISTA IMPRESSIONI MOMENTANE TANTUM ERGO PIRANDELLIANA VENI CREATOR SPIRITUS ESCAMILLO IMAGE PASSIONE

Giancarlo Aleppo Giancarlo Aleppo Giancarlo Aleppo Giancarlo Aleppo Gaetano Alicata Gaetano Alicata Gaetano Alicata Dario Colombo Francesco Dipietro Francesco Dipietro Francesco Dipietro Francesco Dipietro Luigi Fiorentini Luigi Fiorentini Luigi Fiorentini Sebastiano Grasso Davide Scarcella D. Vineis - M. Folli

REPERTORIO ENSEMBLE AMALGAMA VOCUM SUAVITAS CONCERTINO WITTY RAG QUINTETTO HELIOS IO SONO LA VIA ARCHIMISTICI ADAGIO E SCHERZO ANDANTE E FUGA

Giancarlo Aleppo Giancarlo Aleppo Gaetano Alicata Concezio Leonzi Rosario Fronte Maria Sicari Matteo Finocchiaro Francesco Dipietro Michele Pupillo Michele Pupillo

REPERTORIO DIDATTICO MOMENT’S IMPRESSION’S TEMPRIS PREGHIERA PER TROMBA ARIE VOCALIZZI DA CONCERTO TEMINO IN FA E GAVOTTA TRE PEZZI 3 PICCOLI PEZZI ...

Francesco Dipietro Francesco Dipietro Michele Pupillo Giovanni Venuti Giovanni Venuti Fabrizio Puglisi Fabrizio Puglisi Antonio Casagrande

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