Pediatria magazine vol 3 | num 11 | 2013

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Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà Tanti gli eventi locali per gli Stati Generali della Pediatria 2013.

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP Tra le novità più rilevanti, non disdettabilità del socio e copertura per uso di farmaci off label.

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www.sip.it

Magazine della Società Italiana di Pediatria

volume 3 | numero 11 | novembre 2013

Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25

La fuga silenziosa L’attività motoria e quella fisica devono essere percepite nella nostra società come un investimento per la salute delle generazioni future: è questo il messaggio lanciato dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria. Un messaggio rivolto a genitori, insegnanti, istituzioni, media e soprattutto agli adolescenti, protagonisti di una fuga silenziosa dallo sport che sembra inarrestabile. Il drop-out (abbandono precoce) comincia già a 11 anni, mentre a 15 meno di 1 su 2 pratica attività sportiva continuativa. Sempre più gli adolescenti italiani vanno a ingrossare le fila di quel 40% di cittadini che non accedono a occasioni di movimento e non praticano stili di vita attivi e sani. Le ragioni? Non solo internet e telefonini, ma anche noia, mancanza di motivazioni e insofferenza verso l’agonismo esasperato. Per cambiare gli stili di vita bisogna quindi puntare in primo luogo sulla scuola. servizi alle pagine 10-16

“Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPV”

Salute orale, riviste le Linee guida

Zuccotti: “Occorre aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e di possibilità preventive vaccinali”. pagina24

Intanto è allarme carie pediatrica: +15% nell’ultimo quinquennio, in media 120.000 casi a 4 anni e quasi 250.000 a 12, le due fasce di età più a rischio. pagina26

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In questo numero Editoriali

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Attualità Epilessia pediatrica: dai banchi di scuola allo studio del pediatra

News Pediatria

anno 3 | numero 11 novembre 2013

Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it

Giuseppe Gobbi

Fresche di stampa A cura di Alberto E. Tozzi

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Tablet e smartphone come strumento educazionale?

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Board Editoriale Rino Agostiniani Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Alberto Tozzi Davide Vecchio

Oriano Mecarelli

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Individuale E 40,00 Istituti, enti, biblioteche E 80,00 Estero E 120,00 Presidente Giovanni Corsello Consiglio Direttivo Alberto G. Ugazio (Past President), Alberto Villani (Vicepresidente), Luigi Greco (Vicepresidente), Rino Agostiniani (Tesoriere), Fabio Cardinale, Antonio Correra, Liviana Da Dalt, Domenico Minasi, Andrea Pession, Massimo Barbagallo, Elvira Verduci (Consiglieri), Valerio Flacco (Delegato Sezioni Regionali SIP), Costantino Romagnoli (Delegato Società Affiliate SIP), Gian Paolo Salvioli (Delegato Conferenza Gruppi di studio) Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero Direttore responsabile Giovanni Luca De Fiore Progetto grafico e impaginazione Typo srl, Roma Immagini © 2013 Photos.com Stampa Arti Grafiche Tris, Via delle Case Rosse, Roma novembre 2013 ISSN 2240-3183

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Nuovo direttivo per SIMGePeD

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Giuseppe Masnata alla guida della SIP Sardegna

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Giuseppe Caronia: la clinica e l’impegno civile Maria Giuseppina Gregorio, Luigi Cataldi

Herpes zoster e varicella, dati interessanti

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Tassi obesità pediatrica per la prima volta da 30 anni in calo negli Usa

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Cresce l’allarme antibiotico-resistenza nella UE

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AIDS e adolescenti A cura di David Frati

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Studenti e atleti a confronto con i testimonial di “Generazione Gulp”

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Sport di strada: una proposta innovativa per contrastare il drop-out

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Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPV Intervista a Gian Vincenzo Zuccotti 24 Salute orale, riviste le Linee guida

Intervista a Gian Antonella Polimeni e Marina Picca

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La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante: attualità e prospettive Raffaele Piumelli 28

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Primo piano / Stati Generali Adolescenti e sport: divorzio all’italiana

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La clinica

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Vaccino qHPV nel mirino dell’opinione pubblica, ma nuovi dati rassicuranti

Fitoterapia

Daniela Rossi

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Dal “Leggi e corri” alle “Ricreazioni attive”

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Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà

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Rino Agostiniani

Pubblicità e promozione Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 t.tucci@pensiero.it

Abbonamenti 2013

Un Manifesto per i bambini migranti

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP

Redazione David Frati Sabrina Buonomo Marina Macchiaiolo

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

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Pianeta SIP

Direttore Scientifico Giovanni Corsello Direttore Cinthia Caruso

“Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”: un progetto di sensibilizzazione

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I benefici di una radice dal sapore pungente A cura di Vitalia Murgia

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Pediatri inFormazione

Seguici su

L’urgenza formativa... continua A cura di Davide Vecchio

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facebook.com/societaitalianadipediatria

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C

Giovanni Corsello Presidente Società Italiana di Pediatria

I

orreva l’anno 1933 e la SIP pubblicava, per i tipi della Tipografia “Vincenzo Bona” di Torino – Reparto Edizioni Mediche, il suo primo vero Bollettino della Società, a cura di Giovanni Battista Allaria, Direttore e Presidente della Società e del Professor Alfredo Lucca, Redattore capo. Dopo l’esperimento in bozza dell’anno precedente, veniva dato alle stampe un voluminoso tomo di oltre 650 pagine fitte di informazioni scientifiche, presentazione di casi clinici, articoli di interesse pediatrico comparsi sulla stampa, dati di vita societaria. I soci SIP in quell’anno risultano poco oltre i 500 e vengono definiti nell’introduzione “consoci della nostra famiglia pediatrica”. Si dà grande spazio alle attività delle Sezioni regionali (già ben 15, di cui alcune nel frattempo scomparse). Molto dettagliato il contributo della SIP ai lavori del III Congresso Internazionale di Pediatria, che si svol-

n principio era la “generazione seduta”: così la Società Italiana di Pediatria aveva definito quella porzione statisticamente significativa di adolescenti che trascorre dalle 10 alle 11 ore al giorno tra la sedia e la poltrona, delle quali almeno 3 o 4 dedicate a internet e tv (vedi l’Indagine “Abitudini e Stili di vita degli adolescenti” 2012 http://sip.it/news/osservatorio-sip-sulladolescenza). Ora la generazione seduta ha fatto uno scatto all’indietro ed è diventata una generazione sdraiata, almeno secondo la definizione coniata da Michele Serra nel suo ultimo libro (dal titolo appunto “Gli sdraiati”) dedicato agli adolescenti e balzato in pochissimo tempo in vetta alla classifica delle vendite. Sdraiati è l’espressione con cui Michele Serra descrive una generazione sedentaria e iperconnessa, che si è “allungata orizzontalmente nel mondo”. Lo sdraiato dorme quando gli altri sono svegli e veglia quando il mondo sta dormendo, è capace nello stesso istante di studiare, rispondere ad un sms, ascoltare la musica con l’iPod e guardare in tv una serie americana: accomodato sul divano, però, ovviamente in posizione orizzontale. Rispetto alla generazione dei loro padri, rispetto all’uomo verticale, gli sdraiati non sembrano mostrare emozioni, stupore, meraviglia o più banalmente, interesse per la natura o per gli ideali. Una generazione intorpidita, totalmente immersa nel consumismo “autistico”. E così un padre, nel tentavo di stabilire un contatto con il mondo ignoto del proprio figlio, gli rivolge la pressante richiesta di condividere una passeggiata in montagna, che poi è tutt’altro che una passeggiata perché si tratta di ore e ore di cammino per sentieri lunghi e impervi. Lo scopo non è solo

se a Londra dal 20 al 22 luglio 1933 e in cui si stabilì che il successivo si sarebbe svolto a Roma nel 1936. La delegazione italiana era composta dai professori Allaria, Jemma e Spolverini. Tra le curiosità del volume l’organizzazione di un evento societario in onore del trentesimo anno di insegnamento universitario di Rocco Jemma, una serie di studi demografici sulla eccedenza delle nascite. Di grande interesse una relazione sulla SIP scritta dal Presidente per il Ministero dell’Educazione Nazionale in vista del censimento delle Società scientifiche e della necessaria armonizzazione degli statuti richiesta dal regime fascista. Una nota dettagliata viene dedicata alla programmazione del Congresso nazionale del 1934, il XV, la cui organizzazione viene affidata al Professor Gaetano Salvioli, in armonia con quanto stabilito dal Direttorio (sic!) della Società di organizzare i Congressi na zionali in sedi che non lo erano mai state.

Dalla generazione seduta... alla generazione sdraiata

Cinthia Caruso

Direttore di “Pediatria”

poter godere insieme dello spettacolo della natura, ma anche condividere la fatica del salire, del tacere e del sudare. Perché in questa prova di fiato, di forza, di muscoli e mente, in questa sfida che simboleggia quella tra vecchi e giovani della nostra società, è riposta tutta la speranza di trovare un punto su cui incontrarsi, che deve pur esserci. Ed è bello che a toccare per primo la sommità del colle sia il figlio. Con le sue scarpe inadatte, i suoi pantaloni calati sotto al bacino, sorpassa e semina il padre senza che questi se ne accorga e avanza sicuro del suo percorso. È bello che a vincere siano i figli, anche se una recente ricerca della University of South Australia ci dice che in una ipotetica gara di corsa perderebbero contro i loro padri, perché – complici la vita sedentaria, appunto, e l’obesità – non corrono più veloci come i loro genitori alla loro età (per la precisione, perdono circa il 5% di velocità ogni 10 anni) e la loro salute cardiovascolare peggiora. Ma speriamo almeno che, come si augura Michele Serra, da quella posizione orizzontale riescano a vedere cose che gli “eretti” non vedono più, non vedono  ancora, hanno smesso di vedere.

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Editoriali

Il primo Bollettino della Società Italiana di Pediatria

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News

Quando rubi da un autore è plagio. Quando rubi da tanti è ricerca.

Wilson Mizner, sceneggiatore cinematografico

Fresche di stampa Sigaretta elettronica vicino ai bambini? Archivist. E-cigarettes: good for children? Arch Dis Child 2013;98:12 974 DOI:10.1136/archdischild-2013-305409

È la riflessione di un pediatra che fa riferimento ad uno studio pubblicato su “The Lancet” a proposito dell’efficacia della sigaretta elettronica nell’interrompere l’abitudine al fumo nell’adulto. Anche se per il momento non sembra che la sigaretta elettronica faccia smettere di fumare molte persone, non c’è dubbio che usare questo dispositivo sia molto meno dannoso che fumare sigarette vere.

Telarca sempre più precoce Biro FM, Greenspan LC, Galvez MP, Pinney SM, Teitelbaum S, Windham GC, Deardorff J, Herrick RL, Succop PA, Hiatt RA, Kushi LH, Wolff MS. Onset of Breast Development in a Longitudinal Cohort. Pediatrics 2013;132(6):1019-1027 DOI: 10.1542/peds.2012-3773

In questo studio longitudinale il telarca veniva osservato tra 8,8 e 9,7 anni secondo l’etnia, ed era più precoce nelle ragazze con BMI più elevato. Lo studio documenta un’insorgenza più precoce rispetto ad una popolazione di controllo storica. Lo studio discute della relazione tra la variazione storica della popolazione del BMI verso l’aumento e i risultati osservati.

Mini compresse o sciroppo?

La sfortuna favorisce l’obesità Lumeng JC, Wendorf K, Pesch MH, Appugliese DP, Kaciroti N, Corwyn RF, Bradley RH. Overweight adolescents and life events in childhood. Pediatrics 2013;132(6):e1506-12 DOI: 10.1542/peds.2013-1111

Si tratta di uno studio che documenta una associazione (debole ma significativa) di eventi negativi di vita durante l’età pediatrica e il rischio di sovrappeso durante l’adolescenza. Lo studio documenta un effetto dose-risposta (peggiore l’evento maggiore il rischio di sovrappeso) e una associazione più forte per gli eventi negativi familiari, per i figli di madre obesa e per i bambini costretti ad attendere il cibo a lungo.

Klingmann V, Spomer N, Lerch C, Stoltenberg I, Frömke C, Bosse HM, Breitkreutz J, Meissner T. Favorable Acceptance of Mini-Tablets Compared with Syrup: A Randomized Controlled Trial in Infants and Preschool Children. The Journal of Pediatrics 2013;163(6):1728-1732

Invece di somministrare un liquido, magari con certi volumi, mini compresse di 2 mm potrebbero essere più accettabili dal bambino? Cerca di valutarlo questo studio effettuato su oltre 300 bambini utilizzando 3 ml di sciroppo in confronto alle mini compresse. Nessun bambino in questo trial ha inalato le compresse e solo 2 pazienti hanno avuto qualche colpo di tosse di nessuna rilevanza.

L’otite è un problema per i vaccini Pichichero ME, Casey JR, Almudevar A. Nonprotective responses to pediatric vaccines occur in children who are otitis prone. Pediatr Infect Dis J 2013;32(11):1163-8 DOI:10.1097/ INF.0b013e31829e887e

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Non perché rappresenti una controindicazione, ma perché i bimbi che hanno otiti ricorrenti refrattarie al trattamento sviluppano risposte anticorpali ridotte verso pneumococco, Hib, difterite, tetano, pertosse e polio. La risposta rimane ridotta in questi bambini nonostante la somministrazione di dosi di richiamo. L’osservazione dovrebbe essere approfondita dal punto di vista immunitario.

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Malati cronici che non riescono a conciliare l’orario di lavoro con le esigenze di cura e assistenza, al punto che hanno ricevuto segnalazioni di licenziamenti o mancato rinnovo del rapporto lavorativo (Fonte: XII Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità a cura del Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva).

News

63%

Ecografia e appendicite Le J, Kurian J, Cohen HW, Weinberg G, Scheinfeld MH. Do Clinical Outcomes Suffer During Transition to an Ultrasound-First Paradigm for the Evaluation of Acute Appendicitis in Children? American Journal of Roentgenology 2013;201: 1348-1352 DOI:10.2214/ AJR.13.10678

Più di 800 bambini studiati in 7 anni per capire se il passaggio alla diagnostica ecografica per il sospetto di appendicite acuta in prima istanza sia associato ad un aumento delle forme complicate o a un allungamento della degenza. Nessuna variazione osservata, anche se il ricorso alla TC è leggermente diminuito e l’uso dell’ecografia è leggermente aumentato nel corso dello studio.

Combattere la malaria col cellulare Johnson B. The latest technological advance in the fight against malaria? The cell phone. Marketplace Tech 11/12/2013.

L’epidemiologa di Harvard Caroline Buckee ha analizzato i tabulati telefonici di 15 milioni di utilizzatori di cellulare in Kenya e li ha incrociati con i dati epidemiologici disponibili sulla diffusione della malaria nello Stato africano. Ne è venuto fuori un modello matematico in grado di prevedere dove, come e quando l’infezione si sposta sul territorio. L’unico ostacolo all’applicazione estensiva di questo metodo di controllo è la copertura del segnale, non garantita in immense regioni rurali nelle quali invece la malaria è molto diffusa.

Bronchiolite forever Parikh K, Hall M, Teach SJ. Bronchiolitis Management Before and After the AAP Guidelines. Pediatrics 2013; DOI:10.1542/ peds.2013-2005

Il tormentone di questa malattia è sempre quali esami diagnostici e quale terapia usare. Dopo la pubblicazione delle linee guida AAP che hanno chiaramente raccomandato di ricorrere meno ai test diagnostici e alla terapia, i dati di oltre 130.000 pazienti americani suggeriscono un miglioramento sul ricorso a RX torace, steroidi e broncodilatatori, mentre l’uso degli antibiotici è rimasto stabile.

Lo svezzamento precoce non è una buona idea Grimshaw KEC, Maskell J, Oliver EM, Morris RCG, Foote KD, Mills ENC, Roberts G, Margetts BM. Introduction of Complementary Foods and the Relationship to Food Allergy. Pediatrics 2013;132(6):e1529-e1538 DOI:10.1542/peds.2012-3692

Lo studio indaga l’associazione tra introduzione di alimenti solidi e di latte vaccino prima di 16 settimane di vita e insorgenza di allergie alimentari. Le conclusioni sono in linea con quanto già raccomandato dalla AAP e dall’ESPGHAN, che prevedono di introdurre solidi o latte vaccino non prima di 4-6 mesi. I risultati sono anche in linea con la raccomandazione che l’allattamento al seno dovrebbe continuare per tutto il primo anno di vita.

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News

PfPI4K

Pubblicati su Nature i risultati di uno studio che ha identificato un nuovo target farmacologico per il trattamento della malaria, che ogni anno uccide più di 660.000 persone, la maggior parte bambini. Si tratta della fosfatidilinositol-4chinasi (PfPI4K) come target per le imidazopirazine, una nuova classe di molecole antimalariche sperimentali che inibiscono lo sviluppo di diverse specie di Plasmodium.

Herpes zoster e varicella, dati interessanti

Tablet e smartphone come strumento educazionale?

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Gli smartphone e i tablet sono strumenti pedagogici migliori rispetto ai programmi tv “educational” per i bambini sotto i 2 anni e mezzo? I contenuti multimediali creati per la fruizione su smartphone e tablet potranno nell’immediato futuro ricoprire il ruolo che la tv ha nella crescita intellettuale dei bambini? Heather Kirkorian del Dipartimento Human Development and Family Studies della UWMadison School of Human Ecology risponde “sì” a tutte e due le domande. “Alcune delle ricerche che stiamo portando avanti iniziano a mostrare che persino un bambino di 2 anni è in grado di imparare mediante uno schermo interattivo. E allora è lecito pensare che così come show televisivi con i pupazzi come “Sesamo apriti” o il “Muppet show” decenni fa hanno contribuito a colmare i gap educativi per i bambini delle classi sociali svantaggiate nell’età prescolare, così potremmo aiutare oggi bambini anche molto piccoli a intraprendere un percorso educativo ricco e stimolante sin da subito grazie a questi device”.

Al Cognitive Development & Media Learning Lab diretto dalla Kirkorian si conducono da anni esperimenti sui movimenti di cornea e retina dei bambini durante la visione di programmi televisivi o la fruizione di altri contenuti multimediali. Uno dei nodi più interessanti è quantificare l’efficacia educazionale dei contenuti video interattivi su schermi “touch” rispetto a quelli classici. La questione essenziale è: mentre un bambino di 2 anni sta osservando un contenuto video, quale punto dello schermo sta guardando in particolare? E questo può aiutarci a prevedere cosa apprenderà da quel video? Spiega la Kirkorian: “I bambini più piccoli non guardano la tv come fanno gli adulti, gli adulti sono molto sistematici, osservano più o meno tutti nello stesso modo. Questo è molto meno vero per un bambino di 4 anni, e per nulla vero se il bambino è ancora più piccolo. Esiste un fenomeno definito dagli addetti ai lavori “video deficit” per il quale i bambini fino ai 2-3 anni imparano decisamente meno da un video che da una  dimostrazione dal vero”.

L’incidenza di infezioni da Herpes zoster nei bambini vaccinati contro la varicella è inferiore del 79% rispetto a quella riscontrata nella popolazione dei bambini non vaccinati, ed è dovuta nella metà dei casi a ceppi “selvaggi” di Varicella zoster (VZV). Lo ha stabilito uno studio pubblicato dal “Journal of Infectious Diseases”. Un team di infettivologi coordinato da Sheila Weinmann del Center for Health Research, Kaiser Permanente Northwest di Portland ha analizzato le cartelle cliniche di 322 bambini con diagnosi di Herpes zoster ricevuta tra 2005 e 2009: per ognuno sono stati analizzati campioni di epidermide (sottoposti al test della reazione a catena della polimerasi per identificare i ceppi di VZV coinvolti) e stilato un questionario. Il VZV è stato isolato nell’82% dei campioni (84% ceppo selvaggio, 15% ceppo vaccinale, 1% possibile ceppo vaccinale-selvaggio ricombinante). Tra i 118 soggetti vaccinati il VZV è stato isolato nel 70% dei casi (52% ceppo selvaggio). Il valore positivo predittivo per la diagnosi di Herpes zoster “definito” è risultato di 93% nei bambini non vaccinati e di 79% in quelli vaccinati. L’incidenza di HZ confermato in laboratorio è di 48 per 100.000 anni persona nei bambini vaccinati e di 230 per 100.000 anni persona nei  bambini non vaccinati. ^^   Weinmann S, Chun C, Scott Schmid D, Roberts M, Vandermeer M, Riedlinger K, Bialek SR, Marin M. Incidence and Clinical Characteristics of Herpes Zoster Among Children in the Varicella Vaccine Era, 2005–2009. J Infect Dis 2013;208(11): 1859-1868 DOI:10.1093/infdis/ jit405

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Ospedali premiati con i “Bollini Rosa”, che l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) attribuisce alle strutture attente alla salute femminile: 65 hanno avuto il massimo punteggio (tre bollini), 105 due bollini e 60 un solo bollino.

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Anziani italiani che ammettono di non mangiare a sufficienza per mancanza di risorse economiche.

News

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Tassi obesità pediatrica per la prima volta da 30 anni in calo negli Usa Negli ultimi trent’anni i tassi di obesità pediatrica negli Stati Uniti non hanno fatto altro che aumentare incessantemente, giungendo a triplicarsi: ormai da tempo infatti ci si riferisce al fenomeno definendolo una “epidemia”. Pareva un trend inarrestabile, almeno fino a oggi. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno infatti reso noto che per la prima volta da decenni i tassi di obesità tra i bambini in età prescolare (2-4 anni) residenti in 19 Stati Usa diversi e appartenenti a fasce sociali a basso reddito (un gruppo demografico finora dimostratosi particolarmente vulnerabile a sovrappeso e obesità)

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sono in calo. Qual è il merito di questa inversione di rotta? Nessuna dieta magica: questo promettente successo sembra essere merito dell’azione congiunta di tre iniziative di promozione della salute pubblica implementate dalle autorità sanitarie. Spiega Tom Frieden, direttore dei CDC: “Una parte del merito va ai significativi cambiamenti apportati al programma “WIC” (Women, Infants, and Children nutrition), che fornisce buoni pasto a donne incinte, ragazze madri e bambini spendibili per acquistare esclusivamente cibo salutare (frutta, verdura, latte scremato) e tool di educazione alimentare. Il secondo fatto-

re di cambiamento è rappresentato dalle vigorose politiche di incoraggiamento dell’allattamento al seno. Il terzo è il successo di programmi di supporto all’attività fisica come “Let’s Move!”, che hanno coinvolto migliaia di operatori scolastici e caregiver su tutto il territorio Usa impegnandoli a coinvolgere i bambini in continue  iniziative sportive e ricreazionali”.

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News

Italiani e staminali del cordone: hic sunt leones Gli italiani non sono informati sulla possibilità di conservare il sangue cordonale: il 48% afferma di non sapere di cosa si tratti e un altro 29% di averne sentito parlare ma di non essere al corrente della distinzione tra donazione e conservazione. Inoltre, l’82% degli italiani confonde le cellule cordonali con quelle embrionali. (Studio ISPO ricerche per Assobiotec)

Vaccino qHPV nel mirino dell’opinione pubblica, ma nuovi dati rassicuranti

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La diffusione sui media di notizie allarmistiche sugli effetti collaterali dei vaccini o di teorie del complotto più o meno fantasiose è un fenomeno molto diffuso in questi anni, ma in Francia da qualche settimana è scoppiata una vera e propria psicosi. Sul banco degli imputati il vaccino quadrivalente anti HPV contro i sierotipi 16, 18, 6 e 11 (nome commerciale Gardasil), accusato di causare l’insorgenza di gravi patologie autoimmuni come la sclerosi multipla. La diciottenne Marie-Oceane Bourguignon ha annunciato di aver fatto causa al distributore francese del Gardasil, Sanofi Pasteur MSD, e all’ Agence Nationale de sécurité du Médicament (ANSM) durante una affollatissima conferenza stampa a Bordeaux, quando in lacrime ha accusato la vaccinazione anti HPV di averla ridotta sulla sedia a rotelle, con gravi danni anche alla vista e all’udito. Daniel Floret, pediatra e presidente del Comité technique des vaccinations (CTV) commenta: “Attenzione: il fatto che sia stata formulata un’accusa da parte della ragazza non vuol dire che il problema esista davvero. Stiamo inoltre concentrando tutta l’attenzione dei media sul tema degli effetti collaterali dimenticando gli effetti positivi del vaccino. Quasi 530.000 donne ogni anno vengono colpite da tumore della cervice dell’utero e 275.000 muoiono per questa patologia, lo dicono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nessun

organismo di controllo internazionale ha evidenziato un link tra la vaccinazione qHPV e qualsiasi patologia autoimmune, e milioni di dosi sono state somministrate”. La Bourguignon è stata vaccinata con qHPV alla fine del 2010, quando aveva 15 anni. Nel giro di due mesi ha manifestato sintomi quali vertigini, vomito, perdita temporanea della vista e dell’uso delle gambe, paralisi facciale. Secondo il suo avvocato, Jean-Christophe Coubris, si tratta di encefalomielite o di sclerosi multipla. L’ipotesi dell’accusa è che la ragazza abbia una qualche caratteristica genetica che ha scatenato una reazione anomala del suo sistema immunitario una volta venuto in contatto con il vaccino. Si tratta della quarta causa del genere in Francia: due donne in precedenza hanno denunciato l’insorgenza di malattia di Verneuil o idrosadenite suppurativa, e una di polimiosite a seguito della vaccinazione anti HPV. La recente pubblicazione di un vastissimo studio di coorte sul prestigioso British Medical Journal però sembra poter rassicurare l’opinione pubblica. I ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma e dello Statens Serum Institutet di Copenhagen, coordinati dall’epidemiologa Lisen Arnheim-Dahlström hanno preso in esame tutte le ragazze tra i 10 e i 17 anni di Svezia e Danimarca tra ottobre 2006 e dicembre 2010: su 997.585 ragazze, 296.826 avevano ricevuto il vaccino quadrivalente anti HPV (per un totale di 696.420 dosi). Sono state controllate in tutto 53 condizioni autoimmuni, neurologiche o tromboemboliche eventualmente insorgenti nei 180 giorni successivi alla vaccinazione. L’esposizione al vaccino qHPV è risultata associata significativamente solo a rari casi di: sindrome di Behçet (rate ratio 3,37 95% CI da 1,05 a 10,80), fenomeno di Raynaud (rate ratio 1,67 CI da 1,14 a 2,44), diabete di tipo 1 (rate ratio 1,29 CI da 1,03 a 1,62) e tromboembolismo venoso (rate ratio 0,86 CI da 0,55 a 1,36). Per queste condizioni è stato effettuato un ulteriore follow-up che ha fatto escludere l’associazione reale tra vaccinazione e insorgenza di queste

patologie. Questi risultati si affiancano a quelli di un recente studio di coorte su 189.629 donne in California che dopo la somministrazione di vaccino qHPV non ha riscontrato un aumento del rischio di 16 condizioni autoimmuni e ha invece registrato un’associazione inversa tra esposizione a qHPV e diabete tipo 1 che conferma la valutazione del team di Lisen Arnheim-Dahlström, che ha considerato questo dato come falso positivo. Commenta Julia M.L. Brotherton, direttore medico del National HPV Vaccination Program Register australiano: “Lo studio fornisce una chiara evidenza sul fatto che la somministrazione del vaccino qHPV non causa condizioni autoimmuni, patologie neurologiche e malattie tromboemboliche. Gravi patologie come queste, di improvvisa insorgenza, oltretutto largamente di causa non determinabile, sono spesso attribuite ai vaccini quando vengono implementati programmi di vaccinazione di massa. È di vitale importanza che i sistemi di sorveglianza riescano a fare giustizia delle false associazioni e a identificare i veri effetti avversi nella fase post-marketing dei vaccini. Una chiara ed onesta comunicazione sul tema della sicurezza dei vaccini e una risposta rapida e di alto livello da parte della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie quando tale sicurezza viene messa in discussione rappresentano i modi migliori per prevenire l’erosione della fiducia da parte del pubblico  nella vaccinazione”. ^^   Brotherton JML. Safety of the quadrivalent human papilloma virus vaccine. BMJ 2013;347:f5631 DOI:10.1136/bmj.f5631 ^^   Arnheim-Dahlström L, Pasternak B, Svanström H, Sparén P, Hviid A. Autoimmune, neurological, and venous thromboembolic adverse events after immunisation of adolescent girls with quadrivalent human papillomavirus vaccine in Denmark and Sweden: cohort study. BMJ 2013;347:f5906 DOI: 10.1136/bmj.f5906 ^^   Mackinnon A. Expert calls for calm as France hit by cancer vaccine scare. ChannelnewsAsia 25/11/2013.

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Online la prima Banca Dati ufficiale dei Farmaci in Italia, uno strumento validato dall’AIFA e dall’EMA da cui è possibile ottenere informazioni e documenti aggiornati relativi a tutti i medicinali autorizzati nel nostro Paese. http://goo.gl/75Cb85

Cresce l’allarme antibiotico-resistenza nella UE L’antibiotico-resistenza in Italia è monitorata dal progetto AR-ISS, una sorveglianza sentinella coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che riversa i dati nella sorveglianza Europea EARS-Net. I dati europei forniti da EARS-Net mostrano un panorama poco confortante: nel giro di 4 anni è aumentata notevolmente la resistenza in due specie di batteri sotto sorveglianza, Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Queste due specie, responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali, mostrano un aumento nelle percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni ed aminoglicosidi, resistenze che sono spesso combinate tra di loro generando batteri multiresistenti, causa di infezioni difficilmente trattabili. Negli ultimi anni tra le resistenze si è aggiunta quella ai carbapenemi, antibiotici di ultima risorsa, che può rendere l’infezione praticamente intrattabile. L’antibiotico-resistenza non è uniforme nei paesi dell’Unione Europea: l’Italia è

nel gruppo di Paesi con livelli di resistenza più alti nella maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza. In particolare: ^^alta resistenza ai carbapenemi in Klebsiella pneumoniae, che si è attestata al 29% degli isolati da batteriemie. Per questa resistenza l’Italia è seconda solamente alla Grecia e rappresenta una vera anomalia rispetto alla grande maggioranza dei Paesi europei; ^^alta resistenza alle cefalosporine di 3a generazione (>25%) e ai fluorochinoloni (>40%) in Escherichia coli, anche combinata; ^^alti livelli di resistenza ai carbapenemi in Acinetobacter; ^^persistenza di un’alta percentuale (35%) di stafilococchi resistenti alla meticillina (MRSA) a fronte di una diminuzione in molti Paesi dell’Unione Europea. A fronte di una sorveglianza dell’antibiotico-resistenza che descrive puntualmente ogni anno una problematica situazione italiana, gli interventi che so-

AIDS e adolescenti Sono gli adolescenti attorno ai 12 anni i più esposti oggi al rischio di contagio dell’AIDS. È questo il dato più preoccupante emerso da un recente convegno tenuto alla Camera dei Deputati e organizzato dall’Osservatorio Sanità e Salute. Spiega Fabrizio Oleari, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità

no stati messi in atto sono scarsi e parcellari. Una circolare del Ministero della Salute del febbraio scorso ha invitato le Regioni a segnalare i casi di sepsi/batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi ed ha proposto linee-guida per il controllo. Interventi multisettoriali che riguardano l’uso di antibiotici e strategie di controllo delle infezioni in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria (ospedali per acuti, lungodegenti, strutture territoriali e cure ambulatoriali) sono necessari per prevenire un ulteriore aumento dell’antibiotico-resistenza e mantenere almeno in parte l’efficacia di questi farmaci preziosi per la salute. 

(ISS): “Il rischio è legato al notevole abbassamento dell’età media del primo rapporto sessuale, nonché ad un inconsapevole avvicinamento alla sessualità. Da ciò l’esigenza di non abbassare la guardia anche se il dato generale è quanto mai confortante. Fino a venti anni fa, il 90% dei contagiati non sopravviveva all’infezione. Oggi la percentuale è positivamente crollata al 2%. Questi incoraggianti risultati sono stati conseguiti grazie alla crescente prevenzione e consapevolezza del rischio del contagio, alla somministrazione di medicinali sempre più efficaci nonché ad un’attenzione sempre crescente da parte di istituzioni e comunità scientifiche internazionali a questa piaga sociale che ha prodotto, dalla sua scoperta ad oggi, circa 80 milioni di infettati e 40 milioni di decessi accertati”. Dal canto suo Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Farmaco dell’ISS, ha sottolineato: “Occorre rendere obbligatorio anche nel nostro Paese il test dell’HIV in gravidanza e proseguire nell’attuazione del modello di salute globale adottato nella lotta all’AIDS attraverso il coinvolgimento di comunità scientifiche, case farmaceutiche, istituzioni, Vaticano ed organizzazioni internazionali”. 

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News

Tutti i Fogli illustrativi in tempo reale

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Primo piano / Stati Generali

Adolescenti

e sport: divorzio all’italiana

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he tra adolescenti italiani e attività sportiva non vi fosse un grande amore era risaputo. Ma i numeri, a leggerli, fanno una certa impressione. Intanto perché l’abbandono della pratica sportiva continuativa, il cosiddetto drop-out, comincia sempre prima, già a 11 anni. Poi perché – ed è il dato più preoccupante – più si cresce più la distanza si allarga: a 15 anni meno di 1 adolescente su 2 pratica attività sportiva continuativa e a 18 la pratica poco più di 1 su 3. L’unica nota positiva viene dai bambini dai 6 ai 10 anni, tra i quali negli ultimi dieci anni (2001-2011) la pratica sportiva continuativa è aumentata di oltre 5 punti percentuali. Oggi i più piccoli rappresentano la categoria più “sportiva” del Belpaese, con percentuali (57% pratica attività sportiva continuativamente) che non si registrano in nessun’altra età della vita. Una vittoria di Pirro, però, perché come testimoniano le statistiche prima citate dopo la scuola primaria gli adolescenti italiani cominciano a ingrossare le fila dei sedentari. Su questi dati riflette la Società Italiana di Pediatria, che al tema “Il Bambino, l’attività motoria e lo sport”, ha dedicato gli Stati Generali della Pediatria 2013, con un evento nazionale che si è tenuto a Ro-

La piramide dell’attività fisica e motoria

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Presentata dalla SIP agli Stati Generali della Pediatria, illustra le regole da seguire per uno stile di vita salutare. Alla base della piramide sono indicate le attività da svolgere quotidianamente, mentre man mano che si sale verso i gradini più alti della piramide si incontrano le attività da svolgere con minore frequenza. La piramide sarà diffusa nelle scuole.

24,6%

Tasso di sedentarietà tra gli adolescenti italiani

7%

Tasso di sedentarietà tra gli adolescenti europei

15%

Percentuale ore di Educazione fisica nell’orario scolastico in Francia

7%

Percentuale ore di Educazione fisica nell’orario scolastico in Italia

ma in Campidoglio e una serie di eventi locali organizzati dalle Sezioni regionali della SIP. Il fenomeno, da nord a sud, preoccupa i pediatri italiani, anche perché i nostri adolescenti registrano un tasso di sedentarietà più che triplo rispetto ai loro coetanei europei (24,6% contro 7% nella fascia di età 15-24 anni). “Cambiare gli stili di vita sin dalle prime età della vita è indispensabile”, ha spiegato il Presidente SIP Giovanni Corsello. “Una regolare attività fisica e motoria in età evolutiva, insieme alle corrette abitudini alimentari, è uno strumento decisivo di prevenzione della salute per le future generazioni. Ciò non significa necessariamente aumentare le ore dedicate alla pratica sportiva: il movimento non è solo sport, è gioco, attività all’aria aperta, passeggiate, tutte attività che devono far parte delle abitudini quotidiane di bambini e adolescenti di tutte le età”. Agli Stati Generali della Pediatria la SIP ha presentato la Piramide dell’attività fisica e motoria, che illustra le regole da seguire per uno stile di vita salutare (vedi figura accanto). Per incidere sugli stili di vita però occorre anche interrogarsi sulle ragioni del drop-out adolescenziale. Da un lato ci sono le nuove tecnologie. Come ha messo in luce l’indagine SIP “Abitudini e stili di vita degli adolescenti 2012” i teenager trascorrono da 3 a 4 ore al giorno davanti a uno schermo: tv, computer o smartphone che sia. Ma questo non basta a spiegare l’elevata sedentarietà degli adolescenti italiani rispetto a quelli europei, che non sono da meno dei ragazzi italiani nell’uso di tecnologie digitali né per abilità né per tempo trascorso. Allora le cause vanno ricercate anche altrove. Studi svolti in alcune

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nelle foto: L’evento nazionale al Campidoglio. Gli atleti di Generazione Gulp con l’autore conduttore Simone Lijoi e, a destra, con Giovanni Corsello e Antonio Correra.

città italiane hanno evidenziato due principali motivi di abbandono, uno legato all’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%) e l’altro riconducibile alle modalità di svolgimento dell’attività fisica, perché “fare sport è venuto a noia” (65,4%), “costa troppa fatica” (24,4%), e gli “istruttori sono troppo esigenti” (19,4%). “Per riavvicinare gli adolescenti all’attività fisica e sportiva bisogna offrire loro nuovi stimoli”, spiega Antonio Correra, Consigliere nazionale SIP. “L’agonismo esasperato, le aspettative e le pressioni eccessive rischiano di allontanare i giovani dallo sport. Occorre valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e la pratica sportiva non agonistica e questa è una sfida che coinvolge le Società sportive. Ma il ruolo centrale spetta alla scuola. Soprattutto in quella media e superiore lo sport dovrebbe essere favorito ed incentivato, mentre oggi è considerato una perdita di tempo che toglie spazio ad altre attività più importanti. L’Educazione fisica è parte integrante dello sviluppo psicofisico degli adolescenti: lo sanno bene Paesi come la Francia che dedicano a questa attività il 15% dell’orario complessivo scolastico, percentuale che scende al 7% per gli scolari italiani. Circa un terzo dei Paesi europei sta lavorando oggi a riforme che riguardano l’Educazione fisica con interventi di vario tipo volti ad aumentare l’orario minimo, diversificare l’offerta, promuovere  la formazione di coloro che la insegnano”.

Studenti e atleti a confronto con i testimonial di “Generazione Gulp” Grande successo per l’evento nazionale degli Stati Generali della Pediatria che si è tenuto in Campidoglio, nella splendida sala della Protomoteca, il 20 novembre, in concomitanza con la Giornata mondiale del Bambino e dell’Adolescente. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Rai Gulp (canale della Direzione Rai Ragazzi). Dopo gli interventi di Alberto G. Ugazio e Giovanni Corsello ha preso il via la tavola rotonda moderata da Antonio Correra, alla quale hanno preso parte Giovanni Biondi, Presidente dell’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e ricerca Innovativa), Daniela Rossi, Responsabile Nazionale UISP Politiche per Stili di vita e salute, Paolo Masini, Assessore del Comune di Roma, Massimo Liofredi, Direttore Rai Ragazzi e Luigi Contu, Direttore dell’ANSA. La Sala capitolina era gremita da moltissimi ragazzi delle scuole medie e superiori che hanno lungamente applaudito la visione del format web nativo “Generazione Gulp”, incentrato sui valori dello sport e non solo. All’evento erano presenti i giovani atleti protagonisti del format che, coordinati dall’attore e conduttore di “Gulp Cinema” Simone Lijoi, hanno intrattenuto gli studenti, rispondendo alle tante domande provenienti dalla sala. Hanno partecipato Niccolò Pagani (canottaggio - oro negli ultimi due Mondiali), Giorgia Campana (bronzo agli Europei 2012 e oro alle parallele asimettriche ai Giochi del Mediterraneo 2013) e Chiara Gandolfi (oro alle parallele asimettriche ai Giochi del Mediterraneo 2013), la Squadra ASD PENGUIN della PISTA AXEL capitanata da Sara Lavagnini (campionessa italiana categoria Principianti B) e Roberta Bonatti (pugilato femminile, atleta della Nazionale Azzurra). “Gli stili di vita più sani e l’attività sportiva sono per i giovani il passaporto per una migliore vita adulta”, ha detto il Direttore di RAI GULP Massimo Liofredi, ricordando come “mai come in questo caso diviene fondamentale il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo che riesca sempre più, (anche attraverso dei format “web nativi”), a rappresentare esempi e comportamenti positivi per le nuove generazioni”.

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Primo piano / Stati Generali

Tra i giovanissimi tassi di sedentarietà tripli rispetto agli altri Paesi europei

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Primo piano / Stati Generali

Sport di strada: una proposta innovativa per contrastare il drop-out

P Daniela Rossi

Responsabile nazionale UISP Politiche per Stili di vita e Salute

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er capire i motivi del drop-out bisogna risalire alle molle iniziali che spingono i ragazzi a intraprendere un’attività sportiva e varie rilevazioni concordano su alcuni aspetti: il divertimento, la voglia di giocare, di fare parte di un gruppo, di conoscere nuovi amici, di stare bene e migliorare le proprie abilità. Se i giovani non trovano più soddisfatti questi loro bisogni primari, vivono lo sport come un obbligo e una fonte di insicurezza, non di gratificazione, e quindi lasciano, per riacquistare libertà. Il modello proposto dagli adulti e costruito sui loro paradigmi spesso non prevede gioco, gioia, allegria: al loro posto pressioni eccessive, agonismo esasperato fin da giovanissimi, il risultato e la vittoria a tutti i costi. Sia ben chiaro, la componente agonistica è innata, a nessuno piace perdere, ma va assolutamente rifiutata come unico obiettivo. È necessario un approccio trasversale, che preveda buone pratiche qualitativamente in grado di contrastare il fenomeno della sedentarietà, e da qui siamo partiti come UISP, guardando alle nuove tendenze dei giovani rispetto all’attività sportiva e all’espressione corporea. Parliamo di attività destrutturate, postmoderne, come il parkour (che traccia percorsi nuovi nella città superando gli ostacoli), la street dance, l’hip hop, gli sport della glisse (scivolamento) praticati con gli skate, i monopattini, gli snow-

1500 ragazzi in 10 città protagonisti di un progetto “indisciplinato” board, le giocolerie (che esaltano la maestria e le abilità manuali). Il campo di azione è la strada, dove i ragazzi “orientati all’avventura” si auto-organizzano lontano dai luoghi tradizionali dello sport, in autonomia e con grande libertà espressiva; sono esperienze basate non sull’etica del sacrificio e sul risultato, sulla vittoria, ma sul coraggio, sull’estetica del talento, sulla creatività, sulla centralità delle sensazioni, delle evoluzioni acrobatiche, del valore di esperienza di gruppo. In molti Paesi questi sport postmoderni che nascono dalla strada sono riconosciuti, al punto da concedere loro spazi e tempi opportuni; non è così in generale in Italia. Il progetto “Percorsi Indysciplinati” (http://indysciplinati.uisp.it/), finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso la Legge 383, nelle nostre intenzioni vuole essere un’occasione per facilitare queste forme espressive degli adolescenti, attraverso la costruzione di dieci laboratori sperimentali, dove la strada è vista come uno spazio e un tempo di azione pedagogica. Millecinquecento ragazze e ragazzi in 10 città (Barletta, Bergamo, Genova, Lanusei, Messina, Padova, Pisa, Reggio Emilia, Torino, Trieste) sono gli attori protagonisti di questa sperimentazione che si sta sviluppando in una prima fase nelle scuole con laboratori di sport destrutturati e successivamente prevederà l’organizzazione di eventi, esibizioni, contest fino ad una  performance finale.

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egli ultimi anni l’attenzione a livello europeo verso la promozione dell’attività fisica è cresciuta sempre di più. Il Rapporto “Educazione fisica e sport a scuola in Europa” realizzato dalla Commissione Europea attraverso la rete Eurydice (http://www.indire. it/eurydice) fotografa lo stato dell’arte dell’Educazione fisica in 30 Paesi europei e rappresenta il primo tentativo di individuare i punti di forza e di debolezza della disciplina a scuola. Giovanni Biondi, Presidente dell’Indire, punto di riferimento in Italia della rete europea Euridyce, ha illustrato i risultati dello studio agli Stati Generali della Pediatria a Roma.

Materia obbligatoria In tutti i programmi nazionali, sia a livello di primarie che di secondarie inferiori. In alcuni Paesi l’approccio è interdisciplinare: ciò significa che per esempio durante l’ora di Educazione fisica entrano in campo le scienze sociali naturali. Nei Paesi nordici gli alunni imparano a usare mappe e altri strumenti per orientarsi nell’ambiente naturale. Nella Repubblica Ceca, in Germania e Norvegia le regole stradali per i pedoni e i ciclisti fanno parte del curriculum di Educazione fisica.

Orario di insegnamento Varia molto da un Paese all’altro e da un livello di istruzione all’altro. Nel livello primario va dalle 37 ore in Irlanda alle 108 in Francia. In Italia nella scuola primaria non vi è un monte ore definito, mentre nella secondaria rappresenta il 7% dell’orario complessivo, tutto sommato in linea con quello medio europeo, ma ben lontano da Paesi come la Francia che si distingue con il 14%.

Così funziona in Europa l’Educazione fisica a scuola Docenti: generalisti o specialisti? L’insegnamento dell’Educazione fisica è affidato a docenti generalisti o specialisti a seconda del livello di istruzione. In linea generale a livello primario la materia viene insegnata sia da docenti generalisti sia specialisti, mentre a livello secondario inferiore gli insegnanti di Educazione fisica tendono a essere specialisti della materia.

Esempi di buone pratiche ^^In Danimarca molte scuole praticano sessioni di corsa mattutina prima dell’inizio delle lezioni. Qui, inoltre, è stato sviluppato il concetto “leggi e corri”. Gli insegnanti, cioè, corrono con i propri alunni per circa venti minuti per poi sedersi e leggere insieme a loro per la stessa quantità di tempo. L’esercizio mira a rafforzare la capacità di concentrazione dei bambini. ^^In Finlandia il programma battezzato ”Scuole in movimento” coordina nuovi e vecchi modelli di azione per rendere la giornata scolastica più dinamica. Il progetto mira a incrementare la pratica dell’attività fisica nel corso di tutta la giornata scolastica. ^^A Cipro è stato lanciato il programma Pilota “Ricreazioni attive” che incoraggia i giovani a praticare attività fisica non competitiva nei momenti di pausa per contrastare il bullismo. ^^In Islanda con il progetto “Scuole promotrici di salute” bambini e insegnanti contribuiscono a sviluppare una politica di promozione della salute che comprende dieta e igiene dentale, mobilità e sicurezza, promozione della salute mentale e uno stile di vita sano in generale. ^^In Austria, il programma “Die 4 besten 5” prevede la pratica di cinque esercizi a settimana per quattro settimane. Questi possono essere eseguiti prima, durante o dopo le lezioni e mirano a migliorare la concentrazione degli alunni. ^^Circa un terzo dei Paesi sta lavorando a riforme che riguardano l’Educazione fisica, aumentano l’orario di insegnamento (Portogallo e Finlandia), diversificando l’offerta (Grecia e Ungheria), o promuovendo la formazione degli inse gnanti.

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Primo piano / Stati Generali

Dal “Leggi e corri” alle “Ricreazioni attive”

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Primo piano / Stati Generali

Da nord a sud Regioni in prima linea per contrastare la sedentarietà Un susseguirsi di eventi locali per gli Stati Generali della Pediatria 2013

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rande successo per gli eventi regionali degli Stati Generali della Pediatria, che si sono tenuti in tutta Italia dal 16 al 30 novembre. Gli eventi, organizzati dalle Sezioni regionali della SIP, hanno visto in tutti i contesti territoriali un’ampia partecipazione di rappresentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dei media, dello sport e un attivo coinvolgimento del CONI. Da tutta Italia i pediatri hanno lanciato, all’unisono, un messaggio di allarme nei confronti dell’epidemia di sedentarietà che coinvolge sempre di più gli adolescenti italiani, e la richiesta di un’alleanza strategica con i genitori, la scuola, le istituzioni e i media per cambiare gli stili di vita sin dalle prime età della vita.

Da nord a sud otto Regioni hanno aperto i giochi il 16 novembre. La Lombardia, guidata da Gian Vincenzo Zuccotti, ha celebrato gli Stati Generali nella cornice milanese del Castello Sforzesco con il patrocinio del Comune e della Provincia di Milano, della Regione, delle Università per EXPO 2015 e del CONI. A conclusione dei lavori partecipanti e relatori hanno dato il buon esempio con una passeggiata collettiva nel parco Sempione. La Sezione SIP Veneto diretta da Giorgio Piacentini, in collaborazione con quella del Friuli-Venezia Giulia guidata da Luigi Cattarossi, ha celebrato gli Stati Generali della Pediatria a Palazzo della Gran Guardia a Verona, alla presenza di numerosi esperti e rappresentati di istituzioni coinvolte: Comune, ULSS 20, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Unicef, ANAVI e SISMES. Evento congiunto in Liguria e Piemonte-Val D’Aosta, che si è svolto sotto la presidenza di Eugenio Bonioli e Franco Cerutti all’Acquario di Genova: in platea, tra gli altri, oltre un centinaio di studenti di Scienze motorie, futuri insegnanti di Educazione fisica. Marche e Abruzzo, sotto la rispettiva presidenza di Fernando Maria de Benedictis e Valerio Flacco, hanno “festeggiato” a Giulianova presso il Palazzo dei Congresso Kursaal, dove si sono dati appuntamento non solo i pediatri delle due Regioni ma anche rappresentanti delle istituzioni, del mondo dello sport, insegnanti di Educazione fisica e studenti. Per la sezione Puglia guidata da Ermanno Praitano, l’evento si è svolto al Palazzetto dello Sport “Karol Woityla” di Martina Franca, dove 250 bambini hanno partecipato a percorsi ludico-motori organizzati dal CONI Puglia, mentre al terzo piano si svolgevano i lavori scientifici. A Castrolibero si è tenuto l’evento della SIP Calabria, sotto la direzione di Giampaolo De Luca, realizzato in collaborazione con il CONI Cosenza e con la partecipazione, tra gli altri, dei giovani campioni della provincia: Giovanni Tocci (tuffi) e Corrado Summaria (tennis).

Foto degli eventi, da sinistra in senso orario, in Lombardia, Puglia, Calabria e Molise.

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Primo piano / Stati Generali Il 19 novembre si sono celebrati affollatissimi a Palermo, con il patrocinio di Comune e Università, gli Stati Generali della Sezione Sicilia retta da Alberto Fisher, che hanno visto tra gli altri la presenza, in qualità di testimonial, delle campionesse mondiali di canottaggio Giorgia e Serena Lo Bue. Il 22 novembre è toccato alla Sezione Molise, presieduta da Enzo di Blasio, al Palazzetto dello sport di Campobasso, alla presenza di rappresentanti di varie istituzioni e organizzazioni coinvolte: università, CONI Molise, FMSI, Ordine dei medici e di numerosi atleti, tra cui le squadre di volley e scherma del CUS (Centro Universitario Sportivo) Molise. A seguire, il 23 novembre, l’Emilia-Romagna presso l’Auditorium Enzo Biagi a Bologna, con il patrocinio di Comune e Regione. Sergio Amarri, presi-

dente della Sezione SIP Emilia-Romagna, Regione che registra i più alti livelli di pratica sportiva in Italia, ha ricordato le azioni messe in campo dalle istituzioni locali per contrastare la sedentarietà: da quelle volte a favorire la mobilità casa-scuola quali pedibus o bicibus, agli interventi all’interno dell’attività curriculare e extracurricolare e ai programmi di collaborazione con le Istituzioni (CONI, CIP, Enti di promozione sportiva) e le società sportive per promuovere lo “sport per la salute e l’attività fisica nella comunità locale”. Da Potenza è giunto forte l’appello di Sergio Manieri, presidente della Sezione SIP Basilicata per una più forte sinergia tra scuola, genitori, istituzioni e medici per contrastare la sedentarietà che nella Regione raggiunge livelli allarmanti: ben il 34% dei bambini non pratica nessuno sport e nessuna attività fisica. Sempre il 23 novembre è stata la volta della Toscana guidata da Massimo Resti, che ha celebrato gli Stati Generali a Lucca in concomitanza con il Congresso Regionale, e di Lazio e Umbria che li hanno celebrati congiuntamente a Viterbo sotto la direzione di Massimo Palumbo e Giuseppe Castellucci. A chiudere gli Stati Generali della Pediatria 2013 la sezione regionale Sardegna, guidata da Giuseppe Masnata. L’evento si è svolto il 30 novembre presso l’Aula Magna dell’Università di Sassari, con il pa trocinio della Regione.

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Attualità

Epilessia pediatrica: dai banchi di scuola allo studio del pediatra Cosa fare di più e meglio per l’inserimento scolastico del bambino/adolescente con epilessia?

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Giuseppe Gobbi

Coordinatore della Commissione Epilessia SINP

e problematiche scolastiche del bambino/ adolescente con epilessia sono un capitolo complesso del management dell’epilessia in età evolutiva. Per capirle ed affrontarle è necessario partire dal presupposto che il bambino è un essere umano in forte evoluzione e che la sua crescita e l’integrazione relazionale all’ambiente vanno di pari passo con lo sviluppo biologico del sistema nervoso centrale. Il processo evolutivo biologico, che porta a maturazione i sistemi neurotrasmettitoriali e i circuiti neuronali (che coinvolgono in tempi diversi le differenti strutture e aree cerebrali), è gestito da

“Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”: un progetto di sensibilizzazione “E se all’improvviso... un bambino viene colto da una crisi epilettica in classe?”: è una domanda che spesso gli Oriano Mecarelli insegnanti rivolgono ai neurologi. Per rispondere la Lega Coordinatore Italiana contro l’Epilessia (LICE) e la Fondazione Epilessia della Commissione per la Promozione della LICE LICE hanno proposto il progetto di sensibilizzazione “Facciamo luce sull’epilessia, a scuola”, nelle scuole elementari italiane (prime e seconde classi) di 15 Regioni, raggiungendo oltre 582 insegnanti. L’obiettivo primario è stato sensibilizzare gli insegnanti sull’epilessia, affinché affrontassero con i bambini la malattia – e più generale il tema della diversità – per “capirla” senza alzare barriere. All’obiettivo di sensibilizzazione è stata affiancata un’iniziativa di ricerca denominata “Cosa conosci dell’epilessia?”: un’indagine su come la scuola percepisce l’epilessia e sul livello di consapevolezza degli insegnanti nel gestire le crisi in classe, che ha valutato l’impatto delle attività proposte sulla conoscenza della malattia. Perché parlare di epilessia nelle scuole? Perché insegnanti e compagni hanno un ruolo decisivo nell’accogliere il ragazzo con epilessia e nel favorirne l’inserimento scolastico e il rendimento didattico. Perché la scuola è il luogo privilegiato in cui i bambini possono avvicinarsi all’epilessia e capire anche la ricchezza dell’incontro con le differenze. Le scuole coinvolte hanno ricevuto un kit con: materiale informativo sull’epilessia, la fiaba “Sara e le sbiruline di Emily”, una brochure con le attività da realizzare in classe, un poster sui comportamenti corretti in caso di crisi epilettica (allegato anche a questo numero della rivista “Pediatria”) e il questionario “Cosa conosci dell’epilessia?”, compilato dagli insegnanti al momento della ricezione del kit e dopo avere realizzato in classe le attività proposte. Cosa fare per promuovere il progetto in altre scuole? Per realizzare il progetto nelle classi prime e seconde di una scuola primaria è possibile scaricare tutto il materiale alla pagina http://www.fondazionelice.it/ index.php?sezione=3

timer biologici predefiniti ma è anche molto condizionato dal contesto ambientale e socio culturale. La famiglia (intesa in modo allargato con: genitori, fratelli, nonni, zii, cugini e così via) è l’ambiente sociale, affettivo e culturale in cui il bambino nasce e nel quale crescerà. Tuttavia, ben presto, l’ambiente includerà nei propri orizzonti gli amici, i centri ricreativi e, soprattutto, la scuola. Quali sono le problematiche che il bambino/adolescente incontrerà nell’inserimento scolastico? Possono essere schematizzate in tre tipologie e ciascuna va gestita tenendo conto anche delle specificità dell’età nella frequenza al nido, alla materna, alle elementari, alle medie e, infine, alle scuole superiori. Problematiche cliniche legate alle conseguenze ^^ dell’epilessia sullo sviluppo cognitivo/relazionale (molto diverse da soggetto a soggetto e il funzione del grado di gravità della malattia). In questo caso è importante l’interazione tra il personale medico-ospedaliero e dei servizi territoriali che ha in carico il minore e gli operatori scolastici per: • comprendere il ruolo giocato delle crisi epilettiche e dai farmaci antiepilettici sullo sviluppo cognitivo relazionale del minore; • definire l’opportunità o meno di programmi propedeutici ad hoc, la presenza o meno dell’insegnante di sostegno. Problematiche organizzative legate alla gestione ^^ del bambino/adolescente a scuola. Occorrono: • normative d’indirizzo per guidare gli operatori scolastici nella distribuzione quotidiana del farmaco in terapia cronica; • indicazioni di primo soccorso per gestire, eventualmente, l’emergenza dell’evento crisi e/o le problematiche comportamentali; • in generale, può essere utile organizzare anche di corsi di formazione per il personale scolastico. Problematiche socio-culturali legate allo stigma ^^ e alla qualità di vita in relazione anche all’ambiente socio-culturale di provenienza che riguardano le forti relazioni tra i genitori e gli insegnanti e tra i genitori del bambino e quelli dei compagni. Se i genitori tendono ad avere un atteggiamento iperprotettivo, gli insegnanti (per scrupolo e per paura) possono involontariamente drammatizzare, col rischio di accrescere il pregiudizio e di emarginare il bambino. Ma riguardano anche il rapporto tra il minore con epilessia e i suoi compagni, con problematiche ben  diverse in età infantile o adolescenziale.

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Pianeta SIP

Un Manifesto per i bambini migranti

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ome abbiamo anticipato nel precedente numero di “Pediatria”, la Società Italiana di Pediatria nel mese di ottobre si è fatta promotrice di un appello rivolto a tutte le Società scientifiche, ai sindacati e alle organizzazioni di area pediatrica, volto a tutelare il bambino migrante e la sua famiglia. Tutta la Pediatria ha risposto unita. È nato così il “Manifesto della Società Italiana di Pediatria e delle associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica per una mobilitazione generale in difesa dei bambini migranti nel Mar Mediterraneo”, di cui riportiamo il testo integrale. Il Manifesto è stato inviato nelle scorse settimane alle autorità istituzionali competenti. Restiamo in attesa delle loro risposte.

Manifesto della Società Italiana di Pediatria e delle associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica per una mobilitazione generale in difesa dei bambini migranti nel Mar Mediterraneo

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Le associazioni scientifiche e professionali dell’area pediatrica fanno appello alle istituzioni nazionali, europee ed internazionali perché assumano iniziative straordinarie per tutelare la vita e la salute di bambini migranti che, su imbarcazioni di fortuna, con o senza le madri, fuggono da miseria, povertà e guerre mettendo a rischio la loro esistenza. Sono ormai oltre 30.000 i migranti in Italia dall’inizio del 2013 e oltre 3.000 di loro sono bambini che hanno perso i genitori e vivono in condizioni di grave emergenza. La Carta dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza all’art. 2 recita che gli Stati parti devono garantire tutti i diritti ai minori sotto la propria giurisdizione, senza alcuna discriminazione. Un evento epocale di tali proporzioni non può essere affrontato con leggi ordinarie o attraverso procedure amministrative, ma richiede una mobilitazione generale che travalica i confini di una singola regione o di un singolo Paese. La Pediatria italiana tutta interviene oggi nell’interesse esclusivo dei bambini e degli adolescenti migranti che rischiano la loro vita e il loro futuro in cerca di una nuova vita e di dignità umana. Le Società scientifiche dell’area pediatrica chiedono con forza che si affronti questa emergenza drammatica con interventi tempestivi ed efficaci e mettono a disposizione delle istituzioni le proprie competenze e risorse umane e professionali. Riteniamo in particolare necessario: Garantire ai bambini migranti i diritti elementa^^ ri alla vita, alla accoglienza, alla salute, alla salute

Ecco il testo integrale dell’appello promosso dalla SIP mentale e all’educazione. Rendere gli strumenti legislativi esistenti più in linea con la situazione attuale, con modifiche che tengano conto dei diritti dei bambini e delle famiglie migranti. Adottare e mantenere in atto nel tempo misure ^^ tese ad individuare tempestivamente, ben prima dello sbarco, le imbarcazioni che partono dalle coste del Nordafrica o del Medio Oriente, anche attraverso un coinvolgimento a vasto raggio delle varie forze navali operanti nel Mediterraneo. Identificare strategie per una gestione a misura ^^ di bambino dell’accoglienza ai minori migranti. Non è possibile accettare che i bambini vengano ospitati insieme agli adulti in edifici fatiscenti e promiscui, denominati centri di “accoglienza”. Bisogna creare con fondi ad hoc un sistema nazionale per la protezione e l’accoglienza dei bambini e degli adolescenti stranieri non accompagnati e dei minori con la madre e altri componenti della famiglia. Pretendere che i bambini migranti siano presi ^^ in carico da pediatri in grado di valutare bisogni globali di salute con particolare attenzione a quelli che richiedono interventi urgenti. Creare una task force multidisciplinare e mul^^ tiprofessionale nazionale, integrata con le missioni già formate o da attivare, con la partecipazione di pediatri, di specializzandi e di specialisti dell’area pediatrica, in grado di far fronte alle esigenze e ai bisogni dei bambini già in Italia o che giungeranno a seguito di successive ondate, nonché alla formazione specialistica del personale. Questo manifesto, approvato dalle associazioni e società scientifiche e professionali dell’area pediatrica, viene inviato a tutte le istituzioni ed associazioni scientifiche e umanitarie nazionali ed europee, per rendere ancora più estesa, utile ed efficace la mobilitazione in difesa dei bambini migranti. 

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L’assemblea elettiva della SIMGePeD ha nominato il nuovo Direttivo. Presidente Luigi Memo, Vicepresidente Daniela Melis, Tesoriere Mario Giuffrè, Consiglieri Maria Teresa Carbone (Segretario), Marina Macchiaiolo, Luigi Tarani, GiovanBattista Ferrero. Past president Angelo Selicorni. 

Pianeta SIP

Nuovo direttivo per SIMGePeD

Giuseppe Masnata alla guida della SIP Sardegna Giuseppe Masnata è il nuovo Presidente della sezione regionale SIP Sardegna. Ad affiancarlo il nuovo Consiglio Direttivo composto da Anna Maria Marinaro, Cecilia Marcheselli, Marta Bernassola, Umberto Pelosi, Paola Pani, Osama Al Jamal. 

I firmatari del Manifesto

Gruppi di Studio SIP:

SIP Società Italiana di Pediatria

Gruppo di Studio di Reumatologia Dottoressa Loredana Lepore

Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Immigrato della SIP Dottoressa Rosalia Da Riol Gruppo di Studio dell’Ipertensione Dottor Marco Giussani Gruppo di Studio di Ecografia Pediatrica Dottor Giuseppe Atti

Professor Giovanni Corsello

Gruppo di Studio Medicina Complementare Professor Gian Paolo Salvioli

Sezioni Regionali SIP:

Gruppo di Studio per l’Accreditamento ed il Miglioramento della Qualità Dottoressa Luciana Parola

Abruzzo – Dottor Valerio Flacco Basilicata – Dottor Sergio Manieri Calabria – Dottor Giampaolo De Luca Campania – Dottor Fulvio Turrà Emilia-Romagna – Dottor Sergio Amarri Friuli-Venezia Giulia – Dottor Luigi Cattarossi Lazio – Dottor Massimo Palumbo Liguria – Professor Eugenio Bonioli

Società affiliate SIP: AIEOP Società Italiana di Ematologie

e Oncologia Pediatrica Professor Andrea Biondi SIAIP Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica Dottor Roberto Bernardini SICuPP Società Italiana delle Cure Primarie

Pediatriche Dottoressa Marina Picca

Lombardia – Professor Gian Vincenzo Zuccotti

SIEDP Società Italiana di Endocrinologia

Marche – Professor Fernando Maria De Benedictis

e Diabetologia Pediatrica Dottor Marco Cappa

Molise – Dottor Enzo Di Blasio

SIGENP Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica Dottor Carlo Catassi

Piemonte e Valle d’Aosta – Dottor Franco Cerruti Puglia – Dottor Ermanno Praitano

SIMA Società Italiana di Medicina

dell’Adolescenza Dottor Piernicola Garofalo

Sardegna – Dottor Giuseppe Masnata

SIMEUP Società Italiana di Medicina

Sicilia – Dottor Alberto Fischer

di Emergenza ed Urgenza Pediatrica Dottor Antonio Francesco Urbino

Toscana – Dottor Massimo Resti Trentino Alto Adige – Dottoressa Lydia Pescollderungg Umbria – Dottor Giuseppe Castellucci Veneto – Professor Giorgio Piacentini

SIMGePeD Società Italiana di Malattie Genetiche Pediatriche e Disabilità Dottor Angelo Selicorni SIMP Società Italiana di Medicina Perinatale

Professor Gianpaolo Donzelli

SIMRI Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili Professor Eugenio Baraldi SIN Società Italiana di Neonatologia Professor Costantino Romagnoli SINEPE Società Italiana di Nefrologia Pediatrica Dottor Tommaso De Palo SINP Società Italiana di Neurologia Pediatrica Professor Carlo Minetti SINUPE Società Italiana di Nutrizione Pediatrica Professor Marcello Giovannini SIPO Società Italiana di Pediatria Ospedaliera Dottor Francesco Paravati SIPPS Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale Dottor Giuseppe Di Mauro SISIP Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche Dottor Filippo Festini SITIP Società Italiana di Infettivologia Pediatrica Professoressa Susanna Esposito

Organizzazioni di area pediatrica: ACP Associazione Culturale Pediatri

Dottor Paolo Siani CIPE Confederazione Italiana Pediatri Dottor Paolo Zandara FIMP Federazione Italiana Medici Pediatri Dottor Alessandro Ballestrazzi FISPEOS Federazione Italiana per la Salute Pubblica Professor Walter Ricciardi ONSP Osservatorio Nazionale Specializzandi in Pediatria Dottor Salvatore Aversa SIMPeF Sindacato Medici Pediatri di Famiglia Dottor Rinaldo Missaglia SINPIA Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Professor Bernardo Dalla Bernardina

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Pianeta SIP

La nuova polizza assicurativa per i soci SIP

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razie al lavoro del Direttivo e della Commissione Rischio Clinico della SIP (composta oltre che da chi scrive da Fabio Cardinale, Antonio Correra, Paolo D’Agostino, Ernesto D’Aloja e Paolo Tagliabue) è stato perfezionato l’accordo con l’impresa di assicurazioni AmTrust Europe Limited per il rinnovo della polizza per responsabilità civile professionale dei medici pediatri soci SIP. La trattativa è stata condizionata da alcune rilevanti criticità: l’incremento vertiginoso del numero complessi^^ vo delle richieste di risarcimento per responsabilità professionale; la definizione, da parte del magistrato, di risarci^^ Rino Agostiniani menti economicamente sempre più rilevanti, in parTesoriere SIP ticolare nei casi che vedono coinvolti neonati; il diffuso orientamento delle compagnie assicu^^ ratrici teso a separare il rischio professionale della Neonatologia da quello della Pediatria.

Premi annui comprensivi di imposte governative Attività dell’Assicurato

Massimale per sinistro e per Periodo di Assicurazione A B E 3.000.000,00 E 5.000.000,00

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Attività svolta in corso di specializzazione / Medico Specializzando

E 230,00

Attività di Pediatria di famiglia c/o libera scelta (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella).

E 550,00

E 660,00

Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto pubblico compresa attività intramoenia anche allargata. Sono equiparati ai dipendenti di strutture sanitarie di diritto pubblico i Medici dipendenti di strutture accreditate dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale) che per contratto di lavoro od altri accordi tra le parti, sono resi indenni dal datore di lavoro dalle conseguenze della Responsabilità Civile che a titolo personale possa loro derivare nei confronti di terzi per eventi riconducibili alla loro attività sanitaria. Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto pubblico ma con attività extramoenia (è esclusa l’attività extramoenia in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella). Attività di Pediatria svolta alle dipendenze di strutture sanitarie di diritto privato (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella). Attività di Pediatria svolta in ambito libero professionale (è esclusa l’attività in sala parto o di Neonatologia come da definizione in calce alla presente tabella).

E 620,00

E 800,00

Neonatologia: la cura e l’assistenza del neonato, intendendosi per tale il nato nelle prime 4 settimane, svolta all’interno di strutture sanitarie pubbliche e/o private con esclusione delle strutture esclusivamente ambulatoriali.

Tra le novità più rilevanti, non disdettabilità del socio e copertura per uso di farmaci off label In un contesto veramente difficile da governare, i risultati raggiunti – a fronte di un incremento del premio relativamente contenuto – sono da considerare più che soddisfacenti. In primo luogo il mantenimento di una polizza unitaria per tutti i soci, con modeste differenze in funzione della tipologia di attività professionale, ha voluto rappresentare un segnale di forte coesione della categoria; inoltre, la durata triennale del contratto con lo stesso partner assicurativo rappresenta una garanzia importante per la continuità della copertura del rischio. Viene confermata l’assenza di franchigie o scoperti, così come la possibilità di optare per un massimale di 3 o 5 milioni di euro. Anche per quanto riguarda l’orizzonte temporale della copertura assicurativa (aspetto assai delicato, in particolare in età pediatrica) l’aver ottenuto una pregressa di 10 anni ed una postuma di 5 anni appare un buon risultato. Tra le novità più rilevanti della nuova polizza figurano la non disdettabilità del singolo socio da parte della compagnia assicuratrice e la copertura per eventuali sinistri legati all’utilizzo di farmaci off label. È stato infine deciso di inserire direttamente nella polizza la tutela legale anche per il contenzioso penale in assenza di richiesta di risarcimento; la scelta è stata determinata dalla consapevolezza di come questa garanzia si sia rivelata preziosa per i colleghi coinvolti in questo tipo di situazioni, purtroppo più frequenti del previsto. Scoglio non superabile si è rivelato l’estensione della copertura della polizza all’attività di assistenza al neonato (con esclusione dell’attività di tipo esclusivamente ambulatoriale) in strutture sanitarie di tipo privato o in regime di extramoenia; per tali situazioni è comunque prevista la possibilità di stipula del contratto, con un premio aggiuntivo da contrattare direttamente con  la compagnia assicuratrice.

Per informazioni:

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Pianeta SIP / La nostra storia

Giuseppe Caronia: la clinica e l’impegno civile Una nuova puntata della rubrica che ricorda le grandi figure della storia della Pediatria

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iuseppe Caronia aveva un carattere deciso, non era avvezzo a subire in silenzio alcuna prevaricazione. Forse da questo nasce la sua passione civile, l’energia con cui ha affrontato la sua missione di pediatra e la sua vita di cittadino in un momento storico difficile per l’Italia.

Maria Giuseppina Gregorio Commissione Storia della Pediatria

Luigi Cataldi

Commissione Storia della Pediatria

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Nato a San Cipirello il 15 maggio 1884, si laureò in Medicina e Chirurgia a Palermo nel 1911, fu dapprima medico condotto delle borgate della città siciliana e assistente volontario (1911-1913) e interno ospedaliero nella clinica pediatrica dell’Università di Palermo, diretta da Rocco Jemma. Come batteriologo, prese parte alla campagna anticolerica siciliana del 1911, venendo perciò decorato con la medaglia di benemerito della salute pubblica. Quando Rocco Jemma passò a dirigere la Clinica Pediatrica dell’Università di Napoli, nel 1913, portò con sé Caronìa come aiuto. Libero docente in Clinica pediatrica dal 1915, divenne primario presso l’Ospedale dei bambini Pausillipon di Napoli organizzando il preventorio pediatrico a Villa Santolvio. Durante la Grande Guerra fu colonnello della CRI, e tornato a Napoli fu di nuovo primario all’Ospedale Pausillipon finché nel 1922 non vinse il concorso per la cattedra di Clinica pediatrica dell’Università di Roma. Amico personale di Don Sturzo e membro attivo del Partito popolare, Caronia – per motivi politici – dovette subire un’inchiesta da parte di una commissione ad hoc e fu sottoposto a un procedimento amministrativo, disciplinare e morale. Nonostante l’infondatezza degli addebiti, dimostrata anche in sede giudiziaria, il consiglio censurò il Caronia per “abituali mancanze ai doveri di ufficio e atti ledenti la dignità del professore”, per cui nell’ottobre 1927 fu trasferito dall’Università di Roma a quella di Napoli, alla direzione della cattedra di Malattie infettive dell’infanzia. Due anni dopo si trasferì per un breve periodo a San Francisco, e qui sposò Maria Sindoni, già sua collaboratrice a Roma. Tornato nel 1930 alla cattedra di Ma-

lattie infettive dell’infanzia e a Napoli, vi rimase fino al 1935, quando fu trasferito a Roma come professore incaricato e direttore del reparto di Malattie infettive degli Ospedali riuniti di Roma. Nel 1944, dopo la liberazione di Roma, il Caronia divenne rettore di quella Università; nel 1945, in seguito alla legge che imponeva il reinserimento di chi era stato allontanato dal proprio posto di lavoro per motivi politici, venne reintegrato come professore ordinario alla cattedra di Clinica pediatrica lasciata nel 1927. La filantropia di Giuseppe Caronia si estrinsecò però non solo nell’ambito della professione pediatrica o con l’istituzione di una colonia di elioterapia per bambini convalescenti da forme tubercolari. Ha ricevuto dallo Yad Vashem di Gerusalemme la medaglia di “Giusto fra le Nazioni” (massima onorificenza civile conferita dallo Stato di Israele a coloro che hanno salvato ebrei durante la Shoah mettendo a repentaglio la loro stessa vita) e in sua memoria è stato piantato a Gerusalemme un albero nel Giardino dei Giusti perché nel 1944 ospitò nella sua clinica numerosi perseguitati sia politici sia razziali diagnosticando loro per finta gravi malattie o spacciandoli per medici e infermieri. Durante i rastrellamenti, per trarre in inganno i nazisti, Caronia era solito somministrare ai falsi pazienti il vaccino contro il tifo da lui stesso scoperto, che come effetto collaterale causava febbre molto alta. Nel 1946 Giuseppe Caronia intraprese la carriera politica: fu prima eletto membro dell’Assemblea costituente, poi nel 1948 e nel 1953 fu eletto deputato e consigliere comunale di Roma dal 1948 al 1956, sempre per la Democrazia cristiana. Morì  a Roma il 15 maggio 1977.

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La clinica

Intervista a Gian Vincenzo Zuccotti

Includere i maschi nelle campagne vaccinali anti-HPV

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ino a poco tempo fa in molti Paesi le campagne vaccinali contro il papilloma virus (HPV) si sono concentrate nella popolazione femminile, ponendosi come obiettivo primario la prevenzione delle neoplasie della cervice uterina. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie ad una miglior conoscenza dell’infezione da HPV, delle sue manifestazioni cliniche nel maschio e alla successiva approvazione del vaccino quadrivalente anche per il sesso maschile, alcune Società scientifiche hanno suggerito un approccio più lungimirante e a più ampio spettro raccomandando l’estensione della vaccinazione anche alla popolazione maschile. Per analizzare e discutere le motivazioni alla base di tale indicazione alla luce delle più recenti evidenze scientifiche abbiamo interpellato Gian Vincenzo Zuccotti, direttore dell’UO di Pediatria dell’AO Luigi Sacco di Milano. “Dare una stima precisa e puntuale dell’incidenza e della prevalenza dell’infezione da HPV nel maschio è tutt’ora abbastanza difficile. Alla base di questa affermazione ci sono due principali motivazioni: la relativa scarsità di studi epidemiologici condotti sugli uomini se comparati alla numerosità di quelli condotti nel sesso femminile e l’ampio range di variabilità della prevalenza riportata (1,3%-72,9%, media superiore al 20%). Attualmente si stima che fino al 65-70% dei soggetti di sesso maschile contrae un’infezione da uno o più ceppi di HPV (oncogeni e non) durante l’arco della vita con un andamento particolare e non sovrapponibile a quello riportato per il sesso femminile”.

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Quali sono le conseguenze dell’infezione da HPV nel maschio? Nel maschio i condilomi anogenitali sono la più frequente manifestazione dell’infezione mentre la patologia neoplastica, più frequente nella donna, è sicuramente di più raro

riscontro. Recentemente è stato mostrato come le lesioni orali siano maggiormente prevalenti nell’uomo (10,1% vs. 3,4% nel sesso femminile). I condilomi, seppur non rientrino tra le patologie gravate da mortalità, sono associati ad elevata morbilità: sono associati a sintomatologia clinica evidente (dolore, sanguinamento) e a conseguenze psicosociali (spesso i soggetti che ne sono affetti manifestano ansia, perdita di sicurezza e di fiducia nel rapporto con il partner). I tipi virali principalmente coinvolti sono HPV 6 e 11 (oltre il 90% delle manifestazioni condilomatose) e tra questi HPV 6 è risultato essere il tipo prevalente. Le stime di prevalenza della condilomatosi derivano principalmente dagli studi clinici in quanto non è attualmente presente un sistema di notifica per questa patologia. Negli USA, dai dati provenienti dai CDC, emerge come i maschi presentino incidenze lievemente più alte e con picco di incidenza spostato in avanti di circa un quinquennio rispetto alle

donne. In Europa nel sesso maschile si registrano 329.000 casi per 1000 abitanti vs. 292.000 per 1000 abitanti nel sesso femminile. In Italia i Sistemi Sentinella dell’Istituto Superiore di Sanità hanno mostrato una maggior prevalenza della condilomatosi nel sesso maschile, soprattutto tra i giovani di età inferiore ai 25 anni, con un preoccupante trend in aumento negli ultimi anni (il numero di casi è duplicato tra il 2004 e il 2008). Le neoplasie HPV-correlate nell’uomo riguardano principalmente l’apparato genitale e il distretto orofaringeo. L’80-95% delle neoplasie anali, almeno il 50% delle neoplasie del pene e il 45-90% delle neoplasie della testa e del collo sono correlate ad HPV. Nel mondo nel sesso maschile sono stati riportati 33.800 casi/anno di neoplasie HPV-correlate, negli USA 12.000 casi/anno e in Europa 17.403 casi/anno di cui 15.497 da HPV 16-18. In particolare la patologia neoplastica nell’uomo è a carico del pene e dell’ano per quanto riguarda l’apparato sessuale, mentre nel distretto testa-collo i siti

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Occorre aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e di possibilità preventive vaccinali anatomici maggiormente coinvolti sono la cavità orale, l’orofaringe, la lingua e la laringe. Le neoplasie a cellule squamose dell’orofaringe, sono 4 volte più frequenti nel maschio rispetto alla femmina e sono principalmente causate, in almeno il 60% dei casi, da HPV 16. Uno dei filoni di più recente interesse da parte di coloro che si occupano di HPV nel maschio è rappresentato dal legame tra infezione e fertilità. Cosa può dirci in merito? HPV è stato rilevato nel liquido seminale (fino al 10% in uomini asintomatici sessualmente attivi) ed è in grado di legarsi agli spermatozoi e rimanere adeso alla loro superficie determinando una significativa riduzione della motilità. Gli spermatozoi infettati con HPV sono in grado di fertilizzare gli ovociti trasportando il DNA virale all’interno dell’ovocita stesso capace di riprodurne proteine virali. Gli studi più recenti hanno mostrato come HPV sia potenzialmente in grado di

ridurre la fertilità riducendo la motilità degli spermatozoi e di interferire con lo sviluppo dell’embrione riducendone le possibilità di sopravvivenza tramite l’infezione dell’ovocita (tale dato deriva dagli studi sulla fecondazione assistita). È stato inoltre osservato come l’infezione maschile da HPV sia un fattore di rischio per l’insuccesso della fecondazione assistita. Ulteriori studi sono comunque necessari per una migliore e più certa identificazione dei meccanismi anatomo-fisiologici. Alla luce anche di questi dati è quindi essenziale fornire raccomandazioni solide in tema di prevenzione vaccinale anche nel sesso maschile. Inoltre promuovere un aggiornamento continuo per gli operatori sanitari, favorire gli interventi educativi sui genitori e sugli adolescenti sono tutte possibili strategie che devono essere perseguite per aumentare la consapevolezza in tema di malattie HPV-correlate e delle possibilità preventive vaccinali. Qual è l’offerta vaccinale anti HPV disponibile per i maschi?

Quali sono gli ostacoli all’implementazione di campagne vaccinali anti HPV nella popolazione maschile italiana? In Italia un grosso passo in avanti in termini di prevenzione delle patologie HPV-correlate è stato fatto con il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 20122014 che prevede la somministrazione gratuita in tutto il Paese del vaccino

anti-HPV alle dodicenni, tuttavia la vaccinazione nel sesso maschile non rientra negli obiettivi di questo Piano. Nel 2012 la Conferenza di Consenso sulle Patologie da HPV nel maschio, costituita dai maggiori esperti clinici e di Sanità pubblica, oltre a raccomandare la vaccinazione del maschio 12enne suggeriva alle Regioni di attivare un programma di vaccinazione HPV in regime di co-payment, come già avviene per il sesso femminile. Sebbene da parte delle Società scientifiche emergano segnali positivi, le raccomandazioni per la vaccinazione contro l’HPV nel maschio nei programmi di immunizzazione nazionali sono ancora scarse. Tra le motivazioni di un ancora così basso tasso di inclusione nelle schedule vaccinali vi è il dubbio sul reale beneficio della vaccinazione in relazione al costo, argomento certamente tra i più dibattuti dalla comunità scientifica in relazione ai risvolti in termini di salute pubblica. Mentre è già stato ben documentato come nelle donne la vaccinazione contro HPV sia costo-efficace, le dinamiche alla base di una politica vaccinale che includa anche i maschi sono state più volte messe in discussione. Questo deriva probabilmente dal fatto che rispetto al sesso femminile si ha una minor conoscenza della storia naturale dell’infezione, dalla conflittualità dei dati epidemiologici e di concordanza di coppia (a loro volta modulata dai differenti comportamenti sessuali e dalla metodologia di diagnosi adottata) e dalla mancanza di un sistema di monitoraggio attendibile e validato sia a breve che a lungo termine. Tuttavia non si può ignorare come l’istituzione di una campagna di vaccinazione rivolta ad entrambi i sessi risponda a considerazioni sociali di equità di genere e alle pari opportunità nella fruizione dei servizi sanitari. 

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La clinica

L’unico vaccino attualmente approvato per l’utilizzo nel sesso maschile è il vaccino quadrivalente contenente i sierotipi 6, 11, 16, 18. Tale vaccino ha mostrato nel sesso maschile una buona immunogenicità, simile e non inferiore a quella riportata nel sesso femminile, ed un buon profilo di sicurezza. Negli studi di Giuliano e Palefsky il vaccino quadrivalente ha mostrato un’efficacia profilattica nei confronti delle lesioni genitali esterne (definite come condilomi genitali, neoplasie intraepiteliali e cancro perianale, perineale e del pene) da HPV 6, 11, 16, 18 pari al 90,4% e si è inoltre mostrato efficace nella prevenzione delle neoplasie anali intraepiteliali di grado 1-2-3 nei Men Sex Men. Tali studi sono stati condotti in uomini di età compresa fra 16 e 26 anni ma si suppone che il vaccino sia protettivo anche nei soggetti di età 9-15 anni considerando che l’immunogenicità di questa fascia di età non è inferiore all’immunogenicità nei maschi tra 16-26 anni. Analogamente a quanto riportato nelle donne, anche per l’uomo non è noto quale sia il correlato di protezione. Per quanto riguarda la durata della protezione conferita, considerando che le medie geometriche dei titoli anticorpali sono simili tra uomo e donna, è ragionevole pensare che anche la durata della protezione possa essere simile in entrambi i sessi.

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La clinica

Intervista a Gian Antonella Polimeni e Marina Picca

Salute orale, riviste le Linee guida

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omportamenti inadeguati e scarsa educazione fornita da genitori e caregiver, alimentazione errata, cure odontoiatriche trascurate: la salute orale dei bambini e degli adolescenti italiani è oggi più che mai a rischio. Assume allora particolare importanza il recentissimo aggiornamento delle “Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva” (http://goo.gl/euS8Ra) approvato dal Ministero della Salute. “L’attenzione alla salute del cavo orale della mamma, già in gravidanza, è una raccomandazione cardine delle Linee guida”, spiega Antonella Polimeni, Presidente del Collegio nazionale dei Professori Universitari di Odontostomatologia e Professore Ordinario di Odontoiatria Pediatrica presso “Sapienza” – Università di Roma. Sono infatti alte le possibilità che la mamma possa trasmettere al neonato, attraverso la saliva, l’infezione da Streptococco mutans. Si tratta del principale agente patogeno della carie, e se ne trova traccia persino sulle arcate adentule del bambino. Numerosi studi hanno verificato che il genotipo del mutans rinvenuto nei bambini con carie è nel 70% dei casi identico a quello della madre: è la prova che una scarsa salute orale nella mamma potrà influenzare in maniera significativa lo sviluppo di carie nel bambino già nella dentatura decidua. Se la trasmissione dello S. mutans sarà precoce e massiva, il rischio di sviluppare lesioni cariose nei denti decidui sarà elevato. In ogni caso è sempre importante curare i denti da latte per evitare la presenza di focolai infettivi che possono non solo danneggiare i denti permanenti, ma anche far perdere spazio per la loro eruzione. È però un tema molto attuale collegato alla crisi economica quello della diminuzione delle visite specialistiche odontoiatriche (anche per l’infanzia) e delle conseguenti eventuali terapie”.

Antonella Polimeni

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Il fluoro è utile nella prevenzione della carie? Premesso che la prescrizione del fluoro andrebbe fatta “ad personam”, considerando i fattori di rischio generale, le Linee guida ci dicono che dai 6 mesi ai 6 anni di età la fluoroprofilassi può essere effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno, in dose pea-size (raccomandazione ad alta forza e grado di evidenza). Nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica

metodica di fluoroprofilassi e nei soggetti ad alto rischio di carie, come metodica aggiuntiva all’uso del dentifricio da 6 mesi ai 3 anni possiamo somministrare 0,25 mg/die di fluoro con gocce; da 3 a 6 anni 0,50 mg/die di fluoro con gocce o pastiglie. Dopo i 6 anni la fluoroprofilassi va effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno (raccomandazione ad alta forza e grado di evidenza). Le sigillature dei solchi e delle fossette prevengono la carie? Si tratta di un atto preventivo importante, che va anche personalizzato in base all’anatomia del dente. Come ci fanno notare le Linee guida, l’effetto preventivo di tale pratica per i primi molari permanenti si attesta all’87,1% valutata a tre anni dalla sua applicazione (Nilchian et al, 2011), al 76.3% a quattro anni e al 65% a nove anni (Beauchamp

Intanto è allarme carie pediatrica: +15% nell’ultimo quinquennio, in media 120.000 casi a 4 anni e quasi 250.000 a 12, le due fasce di età più a rischio

et al, 2008). Come ampiamente riportato in letteratura, si tratta di una procedura clinica semplice, sicura ed efficace dal punto di vista costi/benefici ed è, quindi, fortemente raccomandata. L’integrità delle sigillature deve essere controllata durante le visite periodiche di controllo (semestrali o annuali, sulla base del rischio) e, nel caso ne venga riscontrata la perdita parziale o totale, è necessaria la reintegrazione.

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La revisione 2013 delle Linee guida ribadisce il ruolo decisivo dei pediatri di famiglia nella promozione della salute orale. Spiega Marina Picca, pediatra di famiglia a Milano e presidente SICuPP: “Si tratta di raccomandazioni rivolte a tutti gli operatori coinvolti nella gestione della salute orale, in particolare al pediatra di libera scelta, che ha un ruolo fondamentale nel realizzare programmi e strategie di prevenzione e di educazione alla salute”.

Marina Picca Che impatto può e deve avere per la pratica clinica quotidiana del pediatra, soprattutto “di libera scelta”, la revisione di queste Linee guida? La salute orale e in particolare il controllo della patologia cariosa è uno dei grandi obiettivi di salute da raggiungere. Per fare questo bisogna agire sui tanti fattori

coinvolti nella patogenesi della carie: penso all’alimentazione, alla fluoroprofilassi, all’igiene orale e così via. Proprio su questi aspetti di prevenzione il pediatra diventa un punto di riferimento insostituibile. Il documento recentemente pubblicato contiene indicazioni importanti, alcune molto nuove, che devono essere innanzitutto recepite da tutti gli operatori, fatte conoscere e rese attuabili. Quindi come pediatri di famiglia avremo il ruolo, direi ambizioso, di far sì che i contenuti del documento siano tradotti in abitudini e atteggiamenti che favoriscano la salute orale sin dalla primissima infanzia e, come sempre, l’educazione alla salute rivolta ai bambini coinvolge anche tutta la famiglia.

Che ruolo ha la situazione familiare nell’epidemiologia della carie nel bambino? Molti dati della letteratura mettono in evidenza che la salute orale dei familiari o dei caregiver riveste un ruolo importante nel rischio di carie. E altro dato interessante: la presenza di alte concentrazioni di batteri cariogeni associate o meno ad un elevato numero di carie nella madre influenzerà la precoce colonizzazione di tali batteri nel cavo orale del bambino, con un rischio maggiore di carie. Questo vuol dire, per i genitori e per le persone che accudiscono piccoli: evitare scambi di saliva, prestare attenzione alla cura della bocca anche come atto di prevenzione nei confronti dei propri figli e dei bambini. Ricordiamo inoltre che un basso stato socioeconomico è associato a un elevato rischio di carie. Questo

sembra essere legato soprattutto alle abitudini alimentari, ad una dieta ricca di alimenti ad alto contenuto di carboidrati semplici, che favoriscono lo sviluppo di carie. Come deve intervenire il pediatra sulla dieta del bambino per diminuire il rischio di insorgenza di carie? Come dicevo prima l’alimentazione è tra i fattori maggiormente coinvolti nella patogenesi della carie. Gli zuccheri introdotti con la dieta – soprattutto il comune zucchero da cucina – rappresentano uno dei più importanti fattori eziologici della carie dentale. Nelle Linee guida viene riportato che una assunzione superiore alle quattro volte al giorno di zuccheri estrinseci (addizionati ad alimenti come dolciumi, bibite, biscotti, torte, succhi di frutta, miele) porta a un aumento del rischio di carie. Tali carboidrati sono spesso contenuti anche in alimenti e bevande non tipicamente dolci, come snack salati di produzione industriale. Oltre al tipo di alimento è importante la frequenza con cui viene consumato, la consistenza e la composizione, il tempo di permanenza in bocca. Per questo il consumo di zuccheri soprattutto lontano dai pasti principali e per lunghi intervalli di tempo rappresenta un terreno favorevole alla colonizzazione batterica e al rischio di carie. Quindi è importante che la frequenza e la quantità di cibi e bevande zuccherate vengano ridotte e limitate ai pasti principali, al termine dei quali la pulizia dei denti e del cavo orale possono allontanarli dalla bocca. Uno dei peggiori nemici dei denti nei bambini piccoli è l’uso del succhiotto con zucchero o miele e di biberon con bevande zuccherate, soprattutto durante il sonno quando la produzione di saliva, che ha un effetto “lavante”, è ridotta. 

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La clinica

Alcuni dei punti da sottolineare nelle nuove Linee guida sono: scoraggiare l’assunzione di ^^ bevande e cibi contenenti carboidrati semplici fuori dai pasti principali: in particolare, l’uso del succhiotto edulcorato e l’uso non nutrizionale del biberon contenente bevande zuccherine; privilegiare per la fluoro^^ profilassi la somministrazione topica del fluoro, riservando la somministrazione di integratori fluorati ai casi di oggettiva difficoltà alla somministrazione topica di fluoro e nei soggetti ad alto rischio; educare ad una costante ^^ igiene orale; individuare i soggetti a ^^ maggior rischio. Possiamo in sintesi dire che l’educazione a sane abitudini alimentari e di vita, ad una buona igiene orale e la fluoroprofilassi rappresentano i fattori principali che hanno favorito il miglioramento della salute orale osservato negli ultimi decenni e che dobbiamo continuare a promuovere per raggiungere risultati sempre migliori.

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La clinica

La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante: attualità e prospettive

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a Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (Sudden Infant Death Syndrome, o SIDS), conosciuta comunemente come “morte in culla”, è per definizione la “morte improvvisa ed inattesa di un lattante di età inferiore ad un anno che si verifica apparentemente durante il sonno e che rimane inspiegata dopo una indagine accurata, comprendente l’autopsia completa, l’esame approfondito delle circostanze del decesso e la revisione della storia clinica del caso (Willinger et al, 1991). Il modello eziopatogenetico più accreditato è quello del “triplice rischio”, secondo cui la SIDS si verificherebbe poiché nell’età critica (2-4 mesi di vita) alcuni fattori di rischio eserciterebbero la loro azione su bambini che presentano una labilità dei cosiddetti “meccanismi di sopravvivenza” (autorianimazione) durante il sonno, normalmente controllati da strutture troncoencefaliche quali i nuclei arcuati. Il mediatore chimico che interviene in questi meccanismi è la serotonina e ad una sua carenza sarebbe riconducibile la vulnerabilità dei bambini che muoiono per SIDS. Sono stati infatti identificati numerosi polimorfismi nella regione promoter del gene della proteina trasportatrice (5-HTT) della serotonina (5-HT). Le modificazioni di questa regione sono in grado di interferire con la captazione e la regolazione di membrana della 5-HT. L’allele L lungo incrementa l’efficacia del promoter inducendo una ridotta concentrazione extracellulare di 5-HT. Alcuni bambini vittime di SIDS presentano con maggior frequenza l’allele L, il che dimostrerebbe una associazione tra questo genotipo e l’aumento del rischio. Se non è eludibile la finestra temporale di vulnerabilità né tantomeno sono attualmente identificabili i bambini a maggior rischio attraverso screening di massa, è invece possibile evitare l’esposizione ai fattori di rischio. Questi sono rappresentati da: sesso maschile, nascita pretermine e/o basso peso alla nascita, posizione prona o di fianco durante il sonno, esposizione ad elevate temperature ambientali e/o eccessiva copertura del bambino ed esposizione al fumo di sigaretta sia durante la gravidanza che dopo la nascita. L’allattamento al seno, l’uso del succhiotto durante il sonno e la condivisione della stanza con i genitori (room-sharing) riducono il rischio di SIDS,

Nella quasi totalità delle Regioni non sono effettuate campagne di riduzione del rischio, non vengono eseguiti i riscontri diagnostici né sono previsti interventi di sostegno alle famiglie

Raffaele Piumelli

Responsabile Centro di Riferimento Regionale per lo Studio e la Prevenzione della SIDS - AOU Meyer, Firenze

Convegno sul nuovo Protocollo Attuativo Nazionale Il 31 gennaio 2014 a Firenze presso l’Ospedale Pediatrico Meyer un convegno per la divulgazione e la discussione del nuovo Protocollo Attuativo Nazionale della legge che disciplina i percorsi organizzativi finalizzati all’esecuzione del riscontro diagnostico nei casi di Morte Improvvisa ed Inattesa nel Primo Anno di Vita. L’incontro è stato accreditato ECM. Ingresso libero per un numero massimo di 80 partecipanti.

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Segreteria Organizzativa – Roberta Latragna r.latragna@meyer.it

al contrario della condivisione del letto (bed-sharing). Alcuni dei fattori di rischio che abbiamo elencato sono eliminabili e ciò ha permesso di attuare campagne di sensibilizzazione che hanno consentito di ridurre l’incidenza della SIDS di oltre il 50%. Nonostante ciò, la SIDS rappresenta ancora la terza causa di morte nel primo anno di vita nei Paesi industrializzati, con una incidenza intorno allo 0,3‰. Per quanto riguarda l’Italia, non esistono dati certi sull’entità del fenomeno poiché l’autopsia, che rappresenta una tappa fondamentale nel percorso diagnostico, viene eseguita sporadicamente e quasi mai in accordo ai protocolli internazionali, per cui le diagnosi sono spesso presuntive. Per tale motivo la recentissima approvazione del Protocollo Attuativo della legge che disciplina il riscontro diagnostico sulle vittime della SIDS rappresenta un provvedimento di fondamentale importanza per il nostro Paese, poiché dovrebbe portare alla regolare e corretta effettuazione del riscontro diagnostico. Nella Regione Toscana l’Assessorato per il Diritto alla Salute e alle Politiche di Solidarietà ha promosso, a partire dal 2009, la creazione di una rete organizzativa interistituzionale per l’effettuazione del riscontro diagnostico nei casi di Morte Improvvisa ed Inattesa nel Primo Anno di Vita, cui contribuiscono il Centro Regionale SIDS dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer, tre Istituti di Anatomia Patologica regionali, i pediatri di famiglia, i Servizi di Emergenza, la Procura della Repubblica e l’Associazione Genitori “Semi per la SIDSOnlus”. I risultati di questi primi anni di attività sono confortanti, poiché il riscontro diagnostico viene ormai eseguito in oltre il 90% dei casi e sulla base di un protocollo condiviso. Inoltre, è emerso che la mortalità per SIDS è attestata su valori inferiori allo 0,3‰, a tutta dimostrazione dell’efficacia della campagna di riduzione del rischio che viene attivamente condotta nella nostra Regione. Questi dati non ci devono tuttavia far abbassare la guardia, poiché nelle quasi totalità delle Regioni italiane ancora non sono effettuate campagne organiche di riduzione del rischio, non vengono eseguiti i riscontri diagnostici né sono previsti interventi specifici per garantire il necessario sostegno alle famiglie colpite. È su queste criticità che si dovranno concentrare gli sforzi futuri  per una più efficace lotta alla SIDS.

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Fitoterapia

Donne e omeopatia

Più di 9 milioni di donne italiane hanno acquistato almeno una volta nella vita un medicinale omeopatico, per se stesse o per altri. Più di 7 milioni di donne pensano che i medicinali omeopatici siano efficaci e più di 6 milioni dichiarano di avere fiducia in essi. (Fonte: Donne e omeopatia – ELMA RESEARCH per ONDa).

I benefici di una radice dal sapore pungente Lo zenzero è ingrediente della cucina tradizionale di molti Paesi ed è usato a scopi terapeutici sin dall’antichità

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Lo zenzero (Zingiber officinalis) è ingrediente di molti cibi e bevande, parte della cucina tradizionale di molti Paesi in diversi continenti ed è usato a scopi terapeutici sin dall’antichità, in particolare nell’ambito della medicina tradizionale cinese e indiana. Gli estratti di zenzero si ottengono dai rizomi secchi e contengono molti principi attivi pungenti, tra cui i più importanti sono i gingeroli che possono essere convertiti in shogaoli e zingerone. In volontari sani l’emivita plasmatica di eliminazione dei metaboliti di gingerolo e shogaolo, con diversi dosaggi di Zenzero, è di 110-130 minuti. Il (6)-gingerolo e lo (6)-shogaolo possiedono numerose attività farmacologiche: tra cui quelle analgesica, antipiretica e di inibizione della sintesi dei trombossani. Studi in vitro suggeriscono che lo zenzero esplichi il suo effetto antinfiammatorio inibendo il metabolismo dell’acido arachidonico con un intervento su lipossigenasi e ciclossigenasi. Oltre alle conferme che derivano dal suo uso millenario ci sono numerose evidenze a sostegno dell’effetto antiemetico dello zenzero nella cinetosi e in altre condizioni cliniche. Il meccanismo alla base di questo effetto non è stato ancora del tutto chiarito e dai vari studi non emergono effetti diretti sul sistema vestibolare o oculomotore, ma le proprietà carminative, adsorbenti, spasmolitiche di questa pian-

ta ne lasciano intuire un effetto diretto sull’apparato gastrointestinale. Numerosi componenti dello zenzero sembra siano in grado di antagonizzare i recettori serotoninergici di tipo 3 (5HT-3), e potrebbero contrastare l’insorgenza di nausea e vomito acuti in corso di chemioterapia con meccanismi analoghi a quelli dei più moderni farmaci antiemetici. Dato confermato dall’effetto significativo nell’animale da laboratorio sulla nausea indotta da cisplatino o ciclofosfamide. Le evidenze sull’uomo per questa azione, anche se promettenti, sono però ancora limitate e i risultati dei diversi studi controversi. Il meccanismo responsabile della disritmia gastrica durante gli episodi di cinetosi non è del tutto chiaro, ma sembra possano essere coinvolte le vie colinergiche, s’ipotizza quindi che lo zenzero pos-

Vitalia Murgia

Pediatra, docente al Master di II livello in Fitoterapia “Sapienza” Università di Roma

sieda effetti anticolinergici. I dati di numerosi studi clinici ne sostengono l’efficacia nel ridurre l’intensità dell’iperemesi gravidica e nel migliorare i sintomi della cinetosi: per quest’ultima soprattutto negli studi che valutavano prevalentemente i sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale. Uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo ha dimostrato che il pretrattamento con zenzero di volontari con storia di cinetosi sottoposti a movimento rotatorio protratto ha ridotto la nausea, la tachigastria e la produzione di vasopressina indotte dalla rotazione, aumentando il tempo di latenza prima del­ l’insorgenza della nausea e accorciando il tempo necessario per il recupero. Alcune fonti ne consigliano l’uso solo dopo i sei anni di età, una raccomandazione che appare fin troppo prudenziale alla luce di ciò che è noto sulla sicurezza dello zenzero. Infatti, né l’uso millenario anche a dosi abbondanti come ingrediente nei cibi e come agente terapeutico, né i numerosi trial clinici lasciano emergere alcun problema di sicurezza. Come per molte piante medicinali il suo effetto non è immediato, perciò se ne può consigliare l’uso regolare per qualche giorno prima di intraprendere un lungo viaggio o se il problema si presenta anche nei viaggi brevi, un uso costante per tempi prolungati. 

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a cura di Davide Vecchio

L’urgenza formativa... continua

Interattività e simulazione per apprendere la corretta gestione delle urgenze in Pediatria

Si è svolto a Padova dal 24 al 26 ottobre 2013 il Congresso “L’urgenza formativa... continua” organizzato dalla Terapia Intensiva Pediatrica del Dipartimento per la Salute della Donna e del Bambino e dalla Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Specializzandi Pediatria. L’iniziativa, nata dalla volontà di proseguire l’esperienza del IX Congresso Nazionale ONSP svoltosi nella stessa sede nel 2012, ha offerto a oltre 400 partecipanti un’occasione di formazione sui temi dell’urgenza-emergenza pediatrica utilizzando le più avanzate tecniche dell’interattività e della simulazione. Cuore pulsante del­ l’incontro sono stati gli otto corsi precongressuali tematici, tutti caratterizzati da sessioni pratiche ed interattive, ed i due giorni di sessioni plenarie contraddistinti dalla discussione di casi clinici “controversi” presentati da specialisti in formazione e discussi con approfondi-

menti guidati da esperti. Una formula che ha riscosso ancora una volta un ampio successo grazie alla partecipazione di tutte le figure professionali coinvolte nella gestione delle urgenze-emergenze in età pediatrica. Ma è soprattutto grazie alla convergenza di molte sinergie e competenze che l’evento si è delineato come un’occasione unica di formazione, testimoniata dal patrocinio della Società Italiana di Pediatria e delle Società affiliate SIMEUP e SIPO, nonché delle maggiori associazioni scientifiche del settore, AMIETIP e SIMEU. L’urgenza-emergenza in età pediatrica si conferma quindi un tema che suscita un notevole interesse ed una altrettanto costante richiesta di approfondimento e confronto nei pediatri in formazione e non. Siamo dunque certi che con queste premesse “L’urgenza formativa...” continuerà! Il Direttivo ONSP

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Pediatri inFormazione

47% dei ragazzi e 30% delle ragazze

Adolescenti che dichiarano di consumare alcolici almeno una volta alla settimana. Un dato che posiziona l’Italia al quinto posto in Europa, dietro soltanto a Malta, Ucraina, Inghilterra e Scozia.

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