Interferone Alfa nel trattamento adiuvante del Melanoma, P. A. Ascierto et al

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OSSERVATORIO

Report congressuali e notizie dalla ricerca aziendale

INTERFERONE ALFA NEL TRATTAMENTO ADIUVANTE DEL MELANOMA

Rivisitazione della letteratura internazionale e raccomandazioni pratiche sull’uso dell’interferone Paolo A. Ascierto1, Vanna Chiarion-Sileni2, Antonio Muggiano3, Mario Mandalà4, Nicola Pimpinelli5, Michele Del Vecchio6, Gaetana Rinaldi7, Paola Queirolo8 1Unità

di Oncologia Medica e Terapie Innovative, Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, Napoli; Medica 2, Istituto Oncologico Veneto - IRCCS, Padova; 3Struttura Semplice Dipartimentale Melanoma e Patologie Rare, ASL8, Cagliari; 4Oncologia, AO Ospedali Riuniti di Bergamo; 5Malattie Cutanee e Veneree, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Firenze; 6SC di Medicina Oncologica 1, Istituto Nazionale Tumori, Milano; 7Unità Operativa di Oncologia Medica, AOU Policlinico Paolo Giaccone, Palermo; 8Oncologia Medica A, IST, Genova 2Oncologia

INTRODUZIONE A distanza di 15 anni dalla pubblicazione del primo studio sulla terapia adiuvante del melanoma, che dimostrava un vantaggio sia in termini di sopravvivenza libera da recidiva (RFS) che di sopravvivenza totale (OS) nei pazienti trattati con alte dosi di interferone alfa-2b (IFN) (ECOG 1684)1 rispetto al braccio di controllo, il reale beneficio clinico, le modalità ottimali di trattamento (dose, durata, via di somministrazione), l’entità e la gestione degli effetti collaterali sono ancora oggi tema di controversie, discussioni e limitazioni all’utilizzo clinico. L’aumento della OS è stato fino a non molto tempo fa, sia per gli oncologi sia per le agenzie internazionali di valutazione e registrazione dei farmaci, il requisito per misurare l’efficacia di un trattamento adiuvante, soprattutto in patologie quali il melanoma dove la OS non era modifica-

bile dai trattamenti successivi. Attualmente abbiamo almeno due molecole: l’anticorpo monoclonale anti CTLA-42,3 e il vemurafenib4, che si sono dimostrate in grado di aumentare la OS nei pazienti metastatici rispetto al trattamento chemioterapico standard con deticene, e sia l’AIFA che l’EMA hanno riconosciuto il valore della RFS per i pazienti. Negli studi di adiuvante in corso con le nuove molecole (ipilimumab, MAGE-A3 vaccination) l’endpoint primario è infatti la RFS, come era stato per lo studio EORTC 18991 con interferone peghilato5. Pur considerando le modifiche introdotte nella stadiazione e prognosi dei pazienti6-8 dall’applicazione della ricerca del linfonodo sentinella9, molti studi con l’IFN – pur non ottenendo un aumento significativo della OS – hanno mostrato un vantaggio significativo in RFS (French CGM10, Austrian MMCG11, ECOG 169012, EORTC 189915).


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