il Focolare - aprile 2023

Page 1

Periodico della Comunità Pastorale di Rebbio e Camerlata Aprile 2023 / anno 65
il Focolare

Il quadro

Vittorio Mottin dà volto all’emigrazione

A un anno dalla morte del diacono Roberto Bernasconi, l’opera del pittore albatese è stata posizionata, il 16 marzo, in chiesa, nella cappella della Madonna.

Il dipinto realizzato nel febbraio 2023 vuole essere un ringraziamento a chi si è impegnato e ha dato la vita per gli emigrati. Il ricordare fa rimanere vivi e presenti gli operatori di pace e di solidarietà. In questo senso l’Arte ha una funzione spirituale e sociale. Nella parte alta il volo degli uccelli ricorda la naturale e eterna sequenza della migrazione. Ma indica anche la libertà cercata.

La parte centrale documenta la furia del mare e ricorda il dramma del naufragio nel cimitero Mediterraneo. La figura del disperato al centro, con il braccio alzato, vorrebbe essere il contemporaneo “urlo di Munch”: dovrebbe emozionare e scuotere. Un salvagente abbandonato è la memoria per chi non ce l’ha fatta.

E davanti il sorriso di Roberto Bernasconi, leader nella Caritas, la serietà serena di Monsignor Scalabrini, santo dei migranti, e la naturale gioiosa disinvoltura di don Roberto Malgesini, martire della Carità. Le tante etnie passate da Como sono accostate ai tre personaggi principali come ombre presenti.

Gli azzurri del cielo e del mare richiamano lo sfondo della Madonna accanto.

Trimestrale della comunità di Rebbio e Camerlata

Registrato presso il Tribunale di Como: autorizzazione n. 4/2017del 1/6/2017

Direttore responsabile: Lattanzi Enrica

IL FOCOLARE | APRILE 2023 2
IL FOCOLARE | APRILE 2023 3 La riflessione di don Giusto 4 Perché Gesù mi destabilizza? Contatti utili 5 Orari SS. Messe 5 A Camerlata 6 Santa Brigida, una “splendida” patrona Lettera agli amici 7 Con il cuore colmo di gratitudine Ricordando Giovanni Canduci 9 Un uomo, tra la gente In memoria di Giovanni Noseda 11 Sarà una vita nuova Nel ricordo di Piero Bertolotti 12 Un grazie infinito Presepe Insieme 13 Testimoniando il Vangelo Settimana dell’educazione 14 Di chi è il compito della cura? Il grande organo a canne 15 Un tesoro prezioso, da custodire Pietre vive della comunità 17 Con il pennello ho dipinto la pace Storia di quartiere 19 Il ”nuovo” cimitero di Camerlata e la fatica di farsi accettare News News News 21 Luca e Roberto raccontano / 2 22 Nella missione diocesana in Mozambico In Via Paoli 25 Una fabbrica in arrivo dall’Emilia Dal Forum per la Pace e contro la guerra 27 Si vis pacem para pacem Alle Due Porte 28 Buon compleanno, Dima! Calendario Pastorale 30 Anagrafe parrocchiale 31 In copertina: Primavera, 1993 - Olio su tela di Luciano Roncoroni In questo numero

La riflessione di don Giusto

Perché Gesù mi destabilizza?

Da quando Gesù ha iniziato a parlare pubblicamente i poteri forti del suo tempo volevano ucciderlo, perché in nome di Dio guariva i malati e scacciava i demoni.

Gesu’ ha destabilizzato e destabilizza tutti noi, ma soprattutto i poteri forti religiosi, sociali e politico-economici.

Gesu’ ha sorpreso tutti.

Sorprende altrettanto il momento di decadenza che stiamo vivendo in Italia e nella nostra

città di Como.

La nostra capacità reattiva espressa pubblicamente si è notevolmente assopita.

Primo dato tra tutti è la grave astensione dal voto alle ultime elezioni comunali e regionali: un cittadino su due circa ha preferito fare altro il giorno delle elezioni. Qualcuno dice che oggi la partecipazione politica si viva sui social, a me sembra si vada incontro a una società molto social, ma poco sociale e poco politica.

In secondo luogo i poteri forti dell’energia – elettrica e gas – ci hanno raddoppiato i prezzi facendo affari d’oro, ENI in testa, e noi ce ne stiamo zitti pagando le bollette.

In terzo luogo è un segno di decadenza di umanità il trattamento riservato ai migranti, soprattutto a quelli di ultimo arrivo. Il migrante, soprattutto se è nero di pelle, è considerato un inferiore: non gli si affitta l’appartamento nemmeno se ha un contratto a tempo indeterminato, i salvataggi in mare sono rallentati o velocizzati o esclusi a seconda che alla deriva ci sia un barcone di profughi o una nave da crociera americana. Un gruppo consistente di minori stranieri, non accompagnati, nella nostra città di Como è stato ed è tenuto in una sorta di limbo, “scaricati” al don Guanella, a Blevio ed in parrocchia di Rebbio anche per più di quattro mesi senza dare avvio alle pratiche per la tessera sanitaria, il Permesso di Soggiorno e l’iscrizione al CPIA (scuola).

IL FOCOLARE | APRILE 2023 4
I tanti perseguitati della storia interpellano il nostro essere cristiani.

In quarto luogo dalla Provincia di Como partono tanti aiuti verso l’UCRAINA, tanti ponti di Fraternità si sono creati, ma l’inutile flusso di armi italiane verso l’Ucraina non è cessato ed in pochissimi a Como stiamo reagendo all’invio di armi.

In Nicaragua il potere dittatoriale dei coniugi Ortega ha vietato le manifestazioni pubbliche della fede – Via Crucis ad esempio – ha soppresso la Caritas, ha incarcerato il vescovo Alvarez: ogni libertà è stata bandita. Ci stanno a cuore questi fratelli e sorelle perseguitati?

Eppure Gesù ha lottato contro le forze del male fino in fondo, gli hanno promesso la morte da quando ha “aperto bocca”, ma non ha desistito. Ma perché Gesù ha destabilizzato così tanto?

Perché Gesù mi destabilizza ??

Perché supera il principio che ad ognuno è dovuto quello che merita sia come premio che come castigo, supera il principio per cui Dio dà in base ai meriti.

“L’amore di Dio è folle, non bada ai meriti, non calcola, rischia, non chiede rassicurazioni ma scommette su quello che la persona amata può divenire“. (Alberto Maggi, biblista)

Buona Pasqua, buona rinascita

Giusto Della Valle

P.S. Prega ogni mattina chiedendo il dono della pioggia e coltiva l’orto.

Contatti utili

Don Giusto Della Valle

(parroco) tel. 031 520622 - cell. 366 7090468

e-mail: giustodellavalle@gmail. com

Don Saverio Xeres (collaboratore parrocchiale)

tel. 331 7387818

e-mail: saverio.xeres@gmail.com

Comunità La Missione:

tel. 031 4310792

Missionari Comboniani:

tel. 031 524155

Orari SS. Messe

Chiesa di S. Martino

Feriali: ore 8.30

Prefestivi: ore 17.30

Domeniche e festivi: ore 7.30 – 10.00 – 18.00

Chiesa di S. Brigida

Feriali: ore 8.30

Sabato e prefestivi: ore 18.00

Domeniche e festivi: ore 10.00

IL FOCOLARE | APRILE 2023 5

A Camerlata Santa Brigida, una “splendida” patrona

Molto riuscita la festa di domenica 5 febbraio, grazie anche alla presenza di tanti gruppi di nazionalità diverse.

Domenica 5 febbraio si è celebrata a Camerlata la festa di Santa Brigida d’Irlanda, Santa Patrona della parrocchia; la festa è stata molto partecipata ed arricchita dalla presenza di diversi gruppi in rappresentanza delle numerose nazionalità presenti nel quartiere, come cingalesi, filippini e salvadoregni. La S. Messa è stata animata, oltre che da questi gruppi, anche dagli amici ghanesi. E’ stato bello sentirsi in sintonia, in vicinanza, pur provenendo da luoghi così diversi e lontani; il coro ha proposto canti in varie lingue, cantati insieme grazie al coordinamento paziente della direttrice Donatella Cozzi. La festa era stata preceduta, sabato sera, dalla ormai tradizionale veglia, momento di riflessione e preghiera. Il tema di quest’anno era «Non lasciamo che il fuoco si spenga!»: e sembra proprio che, nonostante i timori che a volte affiorano per il futuro delle nostre comunità, la brace arda ancora... Le letture hanno illustrato momenti della vita di Brigida, tra storia e leggenda;

evocativi gli intermezzi musicali della giovane e brava violoncellista Lara Liberti e toccante la testimonianza di Roberto Stimamiglio, fresco diacono. Al termine della S. Messa, domenica, c’è stato un intervento di Basile Akuma, della comunità congolese, che ha parlato della recente visita di papa Francesco nel suo paese, martoriato da guerre e sfruttamento, e ha riportato il monito del pontefice rivolto a tutti ed in particolare ai responsabili delle nazioni, a operare per la giustizia sociale e la pace. Un grazie davvero sentito va a tutti quanti si sono adoperati per la riuscita di questa bella festa, favorita anche da una splendida giornata di sole (e non poteva essere altrimenti dato che “splendida” è proprio il significato del nome di Brigida): a chi ha allestito l’arco di ingresso al piazzale ed i festoni colorati, a chi ha curato il ricco buffet, alle bancarelle intervenute, a chi ha organizzato la imprescindibile vendita di navicelle e birra, sempre apprezza-

IL FOCOLARE | APRILE 2023 6

tissime... e un grazie particolare a don Saverio per la preziosa opera di recupero e valorizzazione di questa festa e a don Giusto per la presenza discreta, ma attenta.

E’ stato bello “mescolarsi”; certo sono

Lettera agli amici

i primi passi ma è significativo che questo cammino, cominciato da qualche anno con la presenza mensile nell’animazione domenicale dei gruppi congolesi e ghanesi, ora si sia allargato a nuove comunità e non in modo marginale ma pienamente attivo e propositivo. La freschezza e l’entusiasmo che hanno portato, sia nell’organizzazione che nella realizzazione, anche grazie alla forza della loro giovane età, fa davvero ben sperare per il futuro. Non solo birra, dunque: Brigida d’Irlanda diffonde ancora la sua luce, e continua ad operare piccoli, ma significativi miracoli.

Con il cuore colmo di gratitudine

Don Federico, rientrato in Italia per motivi di salute, racconta la sua malattia: anche nei momenti difficili, aperto alla speranza.

Verceia, 8 marzo 2023

Carissime amiche e carissimi amici, vi raggiungo con questa “lettera agli amici” con il cuore colmo di gratitudine al Signore, amante della vita, e a ciascuno di voi per il mio ultimo anno molto particolare e ricco di benedizioni da parte di Lui.

Lo scorso febbraio in Romania ho iniziato ad avere alcuni sintomi particolari, i primi esami e il consiglio di fare una biopsia al collo, dove era comparso un piccolo rigonfiamento. A metà marzo sono rientrato in Italia, la biopsia e l’esito: linfoma di Hodgkin ai linfonodi del collo. Un linfoma curabilissimo

ma bisognoso di chemioterapia. Il 31 maggio (visita di Maria a sua cugina Elisabetta) l’inizio della chemio e il 14 settembre (Esaltazione della Croce) la conclusione della chemio. A dicembre la radioterapia. La chemioterapia mi costringeva a letto per molto tempo, è stato un bel calvario. E, come se non bastasse, è subentrata, a luglio un’embolia polmonare, costringendomi in ospedale per una settimana. A settembre un virus che ha fatto salire la febbre a 40 e anche qui un ricovero di tre settimane in ospedale. I medici, a conclusione del tutto, mi diranno: ”Non si è fatto mancare nulla”.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 7

A oggi non posso che ringraziare il Signore per il dono della guarigione, ma ancor più lo ringrazio per questo tempo di malattia. Non sono mai stato arrabbiato con Lui, ho sentito molto vicino la sua presenza, anche quando non riuscivo a celebrare l’Eucarestia e nemmeno a pregare. È stato il mio corpo che ha pregato… era l’unica cosa che potevo e riuscivo a fare, offrire al Signore Gesù quel tempo. La sensazione principale è stata che il Signore mi aveva preparato, negli anni scorsi, a questo momento.

Ringrazio di cuore la mia famiglia: mia mamma e mio papà perché mi hanno supportato, sopportato e accudito con estrema premura. Un grazie anche a mio fratello per la sua disponibilità. Un ringraziamento particolare lo devo a mia sorella Elvira che con suo marito Michele mi hanno accompagnato e anche “adottato”. Hanno saputo rinunciare ad alcuni momenti loro di famiglia importanti per potermi seguire. Anche le loro due figlie Amelia e Giorgia mi hanno dato davvero molto, sono state una grandissima boccata di ossigeno nei mesi della prova: continuamente mi hanno ricordato la bellezza e la grandezza della vita. Loro crescendo, non si ricorderanno nulla di questo periodo (hanno 2 e 4 anni), ma in me resterà indelebile il bene che, nel loro semplice modo di essere, mi hanno voluto e trasmesso. Il grazie grande poi alle tante persone che con discrezione e in punta dei piedi mi sono state davvero vicine. I messaggini, le telefonate, le visite sono sempre state un toccasana. Addirittura sono arrivati alcuni messaggini e qualche telefonata dai senza dimora della Romania.

La comunità papa Giovanni XXIII mi è stata molto vicina. I sacerdoti sono sempre arrivati al momento giusto!

Un grazie particolare al Vescovo Oscar per la sua presenza.

Un grazie anche ai medici, ovviamente. Ho sentito forte la potenza della preghiera di molte persone.

Alcuni monasteri di suore di Clausura e le suore di Madre Teresa della Romania mi hanno accompagnato con il loro intercedere presso il Padre, davvero potente. Non finisce qui.

La Bibbia, nel libro del Qoelet, al cap. 3 ci dice che “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”

Il mio desiderio, ovviamente, sarebbe di tornare in Romania per proseguire la missione, ma il Vescovo Oscar ha deciso di richiamarmi in Diocesi di Como.

Mi permetterà di aprire una casa di accoglienza in Diocesi per la Comunità papa Giovanni, ma questo e’ tema della prossima lettera, quando il tutto sarà più chiaro. Sono comunque grato al Signore anche per questa nuova chiamata, per questa nuova stagione della vita che Lui mi offre.

Mi risuona alla mente la poesia di Nazim Hikmet; nonostante i tempi difficili che l’umanità sta affrontando, ci apre alla speranza: “Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. Il più bello dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l‘ho ancora detto.”

Concludo citando don Oreste con un suo pensiero pronunciato pochi giorni prima che tornasse al Padre: “Questo è il momento favorevole! Diceva Seneca: “Poco giova il vento favorevole se il marinaio non sa dove andare”. Noi invece sappiamo dove andare. Abbiamo gli strumenti, la comunità, i fratelli, gli ultimi con cui condividiamo e abbiamo la mèta chiara: Gesù! Scegliamo una Vita da infil-

IL FOCOLARE | APRILE 2023 8

trati, per andare là dove c’è la sofferenza e la fatica. Prima di tutto cerchiamo di cambiare noi stessi, poi per trapianto vitale cambiamo chi incontriamo e l’ambiente dove siamo. Non abbiate paura di andare ovunque, nelle discoteche, sul muretto, nei bar… senza pretese, solo con la scelta di voler essere me stesso, suo servo, marinaio che sa dove andare. Portate la gioia che crea festa. Vivete un anno nella giovinezza, nella gioia! Siate Giovani giovani, cioè giovani davvero, giovani per età e per lo spirito! Partite dalla conversione interiore perché l’incontro con Cristo ci cambia, cambia tutto, sparisce la lamentela, la mormorazione il male. Se si è giovani dentro, tutto questo lascia posto alla gioia, al sorriso. Ecco il canto nuovo dei Redenti! Cristo è vita ed è risorto. Se è vita, io voglio gustarlo. Se è vita, allora è simpatico e voglio viverlo. E vivendolo, vivo il mio bisogno profondo. Siate rivoluzionari

nell’amore, scoppiate di gioia!”

IL CAMMINO IN TERRA ROMENA

Grazie a Dio in questo anno il cammino a Bucarest non si è fermato, anzi è proseguito in modo spedito. Proseguono tutte le attività grazie ai vari fratelli della Comunità che si sono susseguiti: Beppe con i suoi figli e poi Paolo. Ora don Guido e Filippo stanno portando avanti la vita quotidiana. Grazie davvero a tutti per i loro sforzi.

Grazie a chi ci continua a sostenere economicamente e grazie a chi vorrà già da ora sostenere il nuovo progetto che la diocesi di Como e la Papa Giovanni mi sta affidando.

Ultimo, ma non ultimo: buon Cammino di Quaresima a tutti. Stiamo sempre uniti nella preghiera, attendendo la Resurrezione di Cristo.

Il Vostro

Ricordando Giovanni Canduci

Un uomo, tra la gente

Originario della Sicilia, ha saputo inserirsi

nelle tante attività del quartiere:

dalla Circoscrizione alla Scuola Materna.

Mi hanno chiesto di scrivere un articolo per ricordare papà, Giovanni Canduci, Gianni per gli amici, praticamente tutti. Sono un po’ in difficoltà, forse perché conosco bene l’argomento e per me è una cosa intima e forse perché ho scoperto che c’è stato un altro Gianni per centinaia di persone, in parte a me

sconosciuto, ma bello quanto il mio. Da bambino venivo spesso identificato con “ah tu sei il figlio del Canduci”, la cosa non mi infastidiva, ma mi impegnava ad essere all’altezza.

Per me era un papà di cui essere orgoglioso, faceva tante cose, aveva spesso qualche riunione importante e

IL FOCOLARE | APRILE 2023 9
Federico
don

ricordo che quando poi tornava a casa faceva, per filo e per segno, il resoconto a mamma, a volte infervorandosi punto e da capo.

Che “rivincita” la prima volta che identificarono lui con “ah lei è il papà di Claudio”, come mi ero divertito a scherzarci su.

E’ stato un buon padre e un buon marito con tanti pregi e qualche difetto, mi ha dimostrato quanto grande può essere un uomo normale, mi ha insegnato ad essere uomo.

Come ogni buon padre, a noi figli, ha insegnato cose che ci porteremo dentro per sempre e che anche noi trasferiremo ai nostri eredi perché, come dice mia sorella “non si lascia eredità,.. ci si lascia in eredità”.

Amava parlare per proverbi, attingendo a quella saggezza popolare che aveva appreso da bambino nella sua Sicilia in tempo di guerra, quella sapienza che nasceva dai tanti lavori che aveva imparato quando, a sei anni e orfano

di padre, aveva dovuto rimboccarsi le maniche per aiutare la famiglia. Forse anche per questo amava ricordare che non ci aveva mai fatto mancare niente, ed è vero.

Esperienza fondamentale per lui la scelta di diventare carabiniere, esperienza che lo ha segnato profondamente e positivamente e che ha portato orgogliosamente nel cuore per tutta la vita.

A partire da questo è fiorita la sua voglia di fare qualcosa di importante nelle piccole e grandi cose, nel sociale , per e tra la gente.

Lo ricordo attivissimo nell’associazione Carabinieri in congedo, vicepresidente del Corpo Musicale di Rebbio, componente della Commissione Teatro Nuovo di cui è stato per anni responsabile della sicurezza, attivo nel comitato soci Coop e prima ancora nel Consiglio di Istituto delle scuole medie e dell’associazione genitori.

C’è chi lo ricorda perché cantava nella corale o perché attivo in politica e in Circoscrizione a cercare di fare qualcosa di buono per il quartiere, altri perché tante volte pellegrino a Lourdes col gruppo uomini di Lourdes del GTR. Il ricordo più simpatico però lo avranno tanti adulti che ripensano a Giovanni che, quando erano bambini, guidava il pulmino dell’asilo.

Con una vita così densa, quante persone si incontrano? Quante amicizie si creano e quante volte si ha la possibilità di lasciare un segno piccolo o grande nella vita di qualcuno?

Ne ho ricevuto tante testimonianze nei giorni del funerale, l’ho visto nella presenza affettuosa di tante persone, nelle lacrime degli amici, nelle parole di chi mi ha confidato “tuo padre mi ha aiutato tanto”, permettendomi di scoprire cose non conoscevo.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 10

A noi figli ha insegnato, con l’esempio, il valore della famiglia e dell’amicizia, dell’onestà e dell’impegno. Non dimenticherò mai quando nei suoi ultimi giorni mi alzavo di notte per tenergli la mano, quel silenzio obbligato carico di intimità e comprensione, quella mano che tante volte mi aveva

sostenuto da bambino, grande, forte, rassicurante anche nel suo momento di maggior fragilità. Arrivederci, Papà, sarò sempre e per sempre orgoglioso di essere il figlio del Canduci.

In memoria di Giovanni Noseda Sarà una vita nuova

Originario di Rebbio, dove era nato nel 1947, Giovanni Noseda si è spento ad Ossuccio nel novembre scorso.

Caro Giovanni, prima di pensare a te facciamo un cenno ad una parola che ti aiuta: “Vivi un cielo nuovo e una terra nuova perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi, ed il mare non c’era più”. (Ap.21,1)

Il mare significa il male. Caro Giovanni anche tu hai provato nella tua malattia quanto grande fosse il male.

Sì, Giovanni, tu ora sei nella pienezza di vita, sei “con Dio”: per questo crediamo proprio che anche per noi sarà una grande sorpresa.

Hai superato cinque anni della malattia........e ti sei affidato al Signore con le mani giunte, con la bella candela accesa, con il tuo corpo totalmente immobile, eccetto nei pensieri e nelle mani.

Con le mani parlavi, gioivi, pregavi, dubitavi, approvavi e rimproveravi. La morte trasforma l’uomo ed il suo

volto, ma soprattutto trasforma la vita.....perché sarà una vita nuova.

I tuoi cari

IL FOCOLARE | APRILE 2023 11

Nel ricordo di Piero Bertolotti Un grazie infinito

Oggi a voce alta, anche a nome dei miei fratelli, Francesco e Anna, voglio ringraziare il nostro papà e la nostra mitica mamma, che è sempre stata la tua splendida guida.

Grazie perché ci hai insegnato cosa sono la responsabilità e il sacrificio. Infatti hai lavorato tanto per non farci mancare mai niente senza farcelo sapere.

Grazie per averci dedicato, quando eravamo piccoli, il poco tempo che avevi portandoci nei boschi. Poi lo hai fatto con i nostri figli, sempre con tanto affetto ed entusiasmo. L’orientamento

non era proprio il tuo forte, ma li hai riportati sempre a casa sani e salvi. Grazie per la tua gentilezza e per la generosità e per averci sempre “guardato le spalle”, non sempre con discrezione, ma sicuramente con tanto amore. Le porte di casa, sia a Como che a Nova, sono sempre state aperte a tutti, perché a te piaceva accogliere i parenti e gli amici in lieta compagnia.

Grazie per come, in questo anno, hai sopportato con dignità, tanta sofferenza senza mai lamentarti, per non farci troppo preoccupare. Con infinito amore la tua famiglia

IL FOCOLARE | APRILE 2023 12
Nelle parole dei figli, il ritratto di un uomo che si è dedicato completamente alla famiglia.

Presepe Insieme Testimoniando il Vangelo

Nel pomeriggio di venerdì 6 gennaio 2023, si è svolta in chiesa la tradizionale premiazione del concorso presepe. Con il suo presepe, il vincitore, Graziano Ostinelli, ha espresso in modo significativo i temi proposti: “Guerra e Pace – Gesu’…tra i Santi”.

Sono stati realizzati sette presepi: da due scuole (la Scuola dell’Infanzia di via Varesina e Scuola Primaria di via Senigaglia a Como), dalla Comunità Cingalese e da tre singoli della nostra comunità (Graziano Ostinelli, Sandro Clerici e Maria Grazia Molteni). Tutti i partecipanti hanno lavorato con

impegno, attenendosi ai temi proposti. Dopo aver visionato un breve filmato con le immagini dei vari presepi, accompagnate da una spiegazione, è stato consegnato un attestato di partecipazione e il DVD a tutti i partecipanti. Al termine i consueti saluti e ringraziamenti di don Giusto ai partecipanti per aver, anche in questo periodo di difficoltà, testimoniato il Vangelo con le loro opere. Un rinfresco e un arrivederci alla prossima edizione ha concluso il pomeriggio.

La Commissione

IL FOCOLARE | APRILE 2023 13
“Concorso Presepe Insieme”
Si è svolta il 6 gennaio la premiazione del tradizionale concorso.

Settimana dell’educazione Di chi è il compito della cura?

Per educare un bambino ci vuole la famiglia, la scuola, la comunità: questo è stato il filo rosso della settimana dell’educazione 2023, promossa in occasione della festa di San Giovanni Bosco.

Ci siamo interrogati prima come consiglio d’Oratorio chiedendoci quali fossero i temi caldi e che toccassero la nostra comunità. Il tema della cura ritornava maggiormente… e allora è da qui che siamo partiti… Ci siamo chiesti: Di chi è oggi il compito della cura?

Di chi la responsabilità della crescita delle donne e degli uomini del domani?

La prima risposta immediata – forse anche scontata - è che tale compito spetta alle famiglie, poi alla scuola… ma saranno solo questi gli attori educativi in gioco oggi?

A domande importanti, ora più che mai non possono bastare risposte immediate e scontate. Le sinergie e le reti educative diventano sempre più necessarie e fondamentali; divenendo l’intenzionalità educativa di una comunità è l’apice del suo agire. La domanda che deve risuonare nelle nostre teste e ancor di più nei nostri cuori è: “E se fosse tuo figlio..?” solo così il nostro essere diviene presenza costruttiva e generatrice di una società migliore.

Papà Gianpietro con la sua vita ha mostrato come è possibile prendersi cura delle giovani generazioni con l’amore disinteressato di un padre. È la storia

di un uomo che dopo la perdita del figlio ha scelto di amare - ancora - altri giovani, figli naturali di altri ma figli di cuore per lui. E così narrando la sua storia, incontrandoli nelle scuole, in oratorio crea legami profondi che divengono costruttori di bontà. La settimana dell’educazione di quest’anno ha visto la stretta collaborazione con le scuole del territorio, in particolare con le scuole dell’infanzia promuovendo una mattinata di teatro di burattini. Per poi concludersi la domenica con la festa della comunità. Queste sono occasioni interessanti che aiutano a fermarsi dalla centrifuga del quotidiano per ricentrare il nostro agire nell’ottica del bene comune e nella costruzione di un mondo attento all’altro.

Il consiglio d’oratorio

IL FOCOLARE | APRILE 2023 14
Riflessioni a margine degli incontri organizzati in parrocchia, a fine gennaio.

Il grande organo a canne Un tesoro prezioso, da custodire

Strumento di pregevolissime qualità musicali ed artistiche, necessita ora di una manutenzione straordinaria.

Strumento di pregevolissime qualità musicali ed artistiche, necessita ora di una manutenzione straordinaria. Ai persecutori che, prima di mandarlo a morte, pretendevano da lui la consegna dei tesori della Chiesa, il diacono san Lorenzo mostrò un gruppo di poveri dicendo “questo è il tesoro della Chiesa”. Questo messaggio evangelico è oggi, si potrebbe dire, la cifra distintiva della comunità pastorale di Rebbio e Camerlata. La comunità possiede però anche altri “tesori”, che le derivano dalla sua storia plurisecolare: tesori di arte, di fede, di cultura, di tradizione, di bellezza.

Uno di questi tesori, forse il più co -

spicuo dal punto di vista artistico e materiale, è il grande organo a canne che impreziosisce la Prepositurale di San Martino. Lo volle e lo realizzò il compianto Prevosto mons. Aldo Magnoni nel 1970, lo costruì la ditta milanese dei Fratelli Costamagna e fu inaugurato il 5 aprile di quell’anno: fu l’ultimo strumento inaugurato in concerto dal maestro Luigi Picchi. Anche se la sua fama è sempre stata offuscata dall’ingombrante vicinanza del grandioso organo di Breccia, imponente e maestoso nei suoi due corpi, ricco e completo nelle molteplici e raffinate varietà coloristiche dei suoi registri, da 53 anni accompagna ed

IL FOCOLARE | APRILE 2023 15

esalta con solennità le liturgie parrocchiali ed è protagonista di non pochi appuntamenti di musica e di cultura. E’ senza dubbio un monumento sonoro eccezionale, che ha accompagnato e accompagnerà ancora la vita spirituale e musicale della comunità di Rebbio. L’organo è uno strumento complesso e delicato, molto sensibile alle variazioni termiche, soggetto all’usura, al deperimento per l’accumulo della polvere, il lavoro del tarlo, i cedimenti dei legni e delle componenti meccaniche ed elettriche. Non diversa è la sorte che sta toccando l’organo di Rebbio. Anche se nel tempo non sono mancati interventi di manutenzione e l’organo continua a funzionare, le sue 1479 canne sono letteralmente immerse nella polvere e nella sporcizia, e questo sta compromettendo ogni giorno di più l’intonazione e l’accordatura dello strumento, accordatura che è giunta al limite del tollerabile ed è già sconfinata, per molte canne un po’ in tutti i registri, in vistose e sgradevolissime stonature. Molte canne hanno smesso da tempo di suonare. Di più, tutte le componenti elettromeccaniche che dalla consolle

(tastiere e pedaliera) inviano i comandi alle canne sono ormai troppo datate e usurate, non più affidabili nel loro funzionamento e composte da pezzi non più in produzione ed irreperibili. Finora è andata bene, ma dall’oggi al domani un guasto qualsiasi potrebbe rendere l’organo muto, inutilizzabile. Per riportare lo strumento alla piena efficienza ed affidabilità, e soprattutto restituirgli lo splendore originario del suo suono, occorre un intervento di manutenzione straordinaria. Le canne devono essere tutte rimosse e trasportate in laboratorio per la pulizia, il lavaggio e la rimessa in forma; i congegni elettrici devono essere aggiornati e sostituiti con componenti al passo con le tecnologie attuali; infine tutto deve essere rimontato al suo posto per procedere all’intonazione ed accordatura di ogni singola canna. Un intervento importante, complesso ed oneroso, per attuare il quale si stanno già raccogliendo i preventivi delle ditte organarie e predisponendo la documentazione per accedere ai bandi di finanziamento. Con questo scritto si vuole però rendere attenta e consapevole la comunità parrocchiale di quale tesoro essa possieda. Un tesoro che, se costruito oggi, costerebbe cifre da capogiro. Un capolavoro di arte, di fede e di bellezza che abbiamo ricevuto in dono, che dobbiamo conservare, promuovere e consegnare a chi verrà dopo di noi. L’organo ci avvicina a una straordinaria esperienza: un unico strumento canta attraverso una molteplicità di voci che si fondono. E’ lo specchio sonoro della nostra vita di Chiesa. Riuniti per celebrare i misteri di Cristo, nell’ascolto dell’organo impariamo ad ascoltarci tra di noi, e ad avvicinarci alle “cose che sono di lassù”.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 16

Pietre vive della comunità

Con il pennello ho dipinto la pace

In ricordo del pittore Luciano Roncoroni a trent’anni dalla sua scomparsa, il 26 aprile 1993.

Co- fondatore dell’oratorio di Rebbio, definito “avveniristico” per la presenza del bar, del teatro e delle aule per la formazione al catechismo, attore della filodrammatica, poeta dialettale, sostenitore dell’asilo di Rebbio, presidente dell’Azione Cattolica e pittore di alcuni dipinti presenti nella nostra Chiesa.

Luciano Roncoroni nasce nel 1913, il 25 ottobre, a Rebbio. Negli anni ’40, Luciano accompagna i ragazzi in colonia al mare a Sestri Levante. Curioso e appassionato d’arte, si reca nella frazione di San Bartolomeo della Ginestra per ammirare la chiesa di San Bartolomeo, Santuario della Nostra Signora del Soccorso. Un edificio ottocentesco, decorato dai maestri Aicardi, Bracco, Corio tra il 1916 e il 1961. Una giovane donna sale sull’imponente scalinata della Chiesa. È di una bellezza travolgente e Luciano rimane folgorato. La segue. Le parla. Lei è Maria Giulia. È lei, è la donna della sua vita, sarà la sua sposa, la madre.

Gli amici scrivono alla mamma di Luciano. “… l’ha perdù il co’ per una tusa.” Ha perso la testa per una ragazza. La mamma a Rebbio si preoccupa: una donna portata dal mare e dal vento, una donna sirena, una donna medusa.

Ostacola il giovane innamorato che, caparbio e ostinato come solo gli innamorati sanno essere, chiede aiuto al nonno materno che lo comprende e gli

dà il permesso di scrivere a Maria Giulia. E così Luciano scrive un’infinità di lettere d’amore, finemente decorate, delicatamente pensate, ricamate, emozionate.

Si sposano il 4 giugno1950. Fedele sempre a Dio, fedele a Maria Giulia e alla sua famiglia. Passionale e protettivo è attento alla crescita dei figli Elisabetta, Daniele e Raffaella, con la sua sposa, una donna di mare, una donna conchiglia. E loro sono casa, sono guscio, sono amore.

La merenda per i bambini ha il profumo unto della cutizza; il divano ha i segni del suo riposo, le sue mani hanno le rughe buone del pennello e il colore delle Nazionali senza filtro; i suoi occhi buoni indugiano lo sguardo fuori dalla finestra, a cogliere i colori della tavolozza.

È un osservatore attento della realtà che lo circonda, ama la natura, raccoglie l’odore della pioggia e il calore del fuoco. È una natura benigna, mai violenta, e i suoi colori luminosi, infiniti, pennellano la tela.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 17

Il ramo d’ulivo benedetto è l’arma che sconfigge i forti temporali estivi, appeso alla porta di casa; la corona del Santo Rosario in tasca lo fa sentire in ogni momento l’uomo di fede che ha cercato e ha trovato Dio.

È un impressionista mnemonico, tratteggia figure evanescenti, leggere, immerse in una luce calda, intima, accogliente, in pace.

Pioggia, Incontro, Fiera, Verso la città, Concertino, sono alcuni dei titoli che definiscono i suoi quadri. Quadri che esplorano la vita quotidiana, mani di pescatori che tirano le reti, mani di uomini che giocano a carte in una taverna, zingari, attorno ai falò, nei carri, bimbi che giocano, madri che stringono e scrutano, luci e ombre, colori che esplodono e linee che sfumano. E poi fiori, cortili, reti, balconi, il lago.

Luciano è un uomo di cultura, la mente è vivace, aperta; scrive poesie in dialetto e partecipa a momenti conviviali con la sua presenza gioiosa e attenta, con un eloquio fine e semplicemente elegante.

Posso aiutarti a dipingere, Sakumat?chiese un giorno Madurer.

Dipingerai il fiore giallo, e anche altri fiori, se vuoi. lo ti insegnerò e, quando i tuoi fiori andranno bene, mi aiuterai a fare quelli del prato - disse il pittore.

Il bambino, un giorno, cominciò ad aggiungere delle spighe sottili dorate che spiccavano nell’erba e spingevano, però non troppo, la loro cima nell’azzurro, del cielo.

È arrivato il grano, nel nostro prato? disse sorridendo Sakumat, che si fermava qualche volta alle spalle del bambino, a guardarne il lavoro..

L ‘ha portato il vento fino qui, dalla grande vallata.

Roberto Piumini, Lo Stralisco, Einaudi

Ragazzi

L’ultimo quadro di Luciano rappresenta un merlo e i fiori gialli della primavera. E un merlo ci fa visita spesso, racconta Elisabetta. Lo porta il ricordo, come il vento, ogni giorno, fin qui.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 18

Storia di quartiere

È abbastanza noto come, in un passato neppure troppo lontano, in tutta Europa, il luogo normale di sepoltura per le popolazioni, allora quasi esclusivamente cristiane, fossero le chiese o gli spazi circostanti. Se ne trovano ancora, di bellissimi, in taluni paesi del Trentino, o dell’Alto Adige, oppure in luoghi famosissimi, come il “Campo dei miracoli” a Pisa. Fino al Cinque-Seicento, le sepolture avvenivano anche all’interno delle chiese, con una rigorosa distinzione tra uomini (tumulus masculorum), donne (tumulus foeminarum), come ad evitare ogni promiscuità, anche da morti, tanto più che non erano tombe singole… Separati da tutti gli altri, poi, giacevano solitamente i preti. Con l’andare del tempo, tali sepolture in luogo chiuso crearono problemi di igiene e… di odori sgradevoli (anche a motivo della non perfetta sigillatura delle tombe), per cui venne realizzato un apposito spazio, pur sempre appoggiato alle mura della chiesa, chiamato “cimitero”. Un nome che da sé esprime un radicato senso di fede: viene dal greco e significa “luogo di riposo” o “dormitorio”, in attesa del risveglio! Proprio come Gesù aveva detto della figlia di Giairo: «La fanciulla non è morta, ma dorme» (Mc 5, 39).

Il cimitero di San Carpoforo

Così stavano le cose anche presso l’antica basilica di San Carpoforo, soprattutto da quando (dal Cinquecento fino all’inizio del

Novecento), essa svolse le funzioni, oltre che di sede monastica, di chiesa parrocchiale di Camerlata. Scorrendo i registri conservati nell’archivio, si può rilevare che i morti venivano sepolti «in ecclesia» o «in coemeterio»: all’interno dell’edificio, o in un’area circostante. Quest’ultima era situata davanti all’ingresso che ancor oggi utilizziamo, espandendosi sul rispettivo fianco della chiesa, in quanto gli altri lati erano o troppo stretti (come verso il Baradello, dove manca addirittura la facciata), oppure occupati dal chiostro e da altri spazi del monastero. Era comunque «un grande cimitero» (come lo aveva definito, già alla fine del Cinquecento, il vescovo Ninguarda, visitando la parrocchia) ed era destinato a crescere ulteriormente. Aggirandosi il numero annuale dei morti attorno alla decina, possiamo calcolare che, in quattro secoli (dal Cinquecento a tutto l’Ottocento), vennero sepolte in San Carpoforo circa 4.000 persone, anche se il numero può essere ridotto sia per il fatto che i bambini morti (tantissimi!) continuavano a essere collocati nella apposita tomba all’interno della basilica, sia a seguito di periodiche riesumazioni, durante le quali gli ultimi resti venivano collocati in un apposito “ossario”. Durante gli scavi archeologici in basilica, a fine Ottocento, don Carlo Introzzi. vicario (!), poi prevosto di Camerlata, annotava di aver trovato «molti resti di corpi umani».

IL FOCOLARE | APRILE 2023 19
Il ”nuovo” cimitero di Camerlata e la fatica di farsi accettare
Le vicende del camposanto di Via Canturina e dell’area cimiteriale intorno alla basilica di San Carpoforo.

Ecco il motivo per cui, in occasione dell’annuale Commemorazione dei defunti, lo scorso anno, abbiamo introdotto (e si spera di poter continuare) un apposito momento di ricordo e di preghiera in San Carpoforo, per tutti quei morti a lungo dimenticati. I nuovi cimiteri Nel frattempo, con l’avanzare della cultura “moderna”, soprattutto nell’”illuminato” Settecento, le autorità civili iniziarono a prendersi cura anche di questi aspetti della vita sociale e - sia per la nuova sensibilità sanitaria, sia per l’esigenza di sganciarsi da una delle tante “esclusive” ecclesiastiche (le altre erano, ad esempio, l’istruzione e la sanità) - progettarono la realizzazione di “aree cimiteriali” lontane delle chiese e dai centri abitati. Si ricorda, normalmente, il famoso provvedimento di Napoleone detto “di Saint Cloud” (dal nome del castello ove venne firmato, nel 1804): in realtà, come sempre, il passaggio avvenne in maniera più diffusa e progressiva. Di qui nacque, tra l’altro, tutta una specifica procedura per il trasporto e la sepoltura dei cadaveri, tuttora in atto, affidata ad appositi uffici pubblici e a specifiche imprese di “pompe funebri”.

Tutto ciò, insieme a molti aspetti positivi, comportava anche qualche perplessità, soprattutto in popolazioni ancora ampiamente legate alla tradizione cristiana. La difficoltà principale veniva dal vedere sottratti i propri “cari” da quello spazio sacro dove la comunità dei vivi, a ogni festa, si raccoglieva accanto ai morti, in una condivisione quasi palpabile di affetti e di preghiere. Col tempo - anche a seguito della benedizione dei nuovi cimiteri da parte dei vescovi locali o di loro delegati -, anch’essi iniziarono a essere riconosciuti e accettati come un luogo sacro, o “camposanto”.

Il cimitero di Camerlata

Nel caso di Camerlata, a partire dal 1813

– come risulta ancora dai registri parroc-

chiali -, i defunti iniziarono a essere sepolti non più presso la chiesa ma nel cimitero cittadino appena realizzato (e «benedetto», si sottolinea) nella zona di Sant’Abbondio, ossia l’odierno “Monumentale”. Nel giro di pochi decenni, tuttavia, come risulta dalla documentazione conservata nell’Archivio del Comune di Como, gli spazi del nuovo cimitero urbano cominciarono a risultare insufficienti. Pertanto, già negli ultimi anni dell’Ottocento ci si orientò alla costruzione di un nuovo cimitero «lungo il lato occidentale della strada comunale per Cantù, verso il confine di Albate, ma però [sic!] tutto in territorio di Camerlata, adiacente al Campo di tiro (bersaglio)». Avrebbe dovuto bastare, secondo i calcoli, per ventimila tumulazioni, compreso un piccolo spazio, sul lato settentrionale, «per gl’infedeli e i bambini non battezzati». Il terreno individuato era – manco a dirlo! - una delle tante proprietà di Teresa Rimoldi: la medesima che metterà a disposizione gli spazi per il “nuovo” (oggi “vecchio”) Ospedale di Sant’Anna, nonché per la chiesa e casa parrocchiale di Santa Brigida. Un cimitero “minore”?

I lavori iniziarono nel 1902: due anni dopo – benché si fosse ancora a metà dell’opera – iniziarono le sepolture. Il cimitero venne solennemente inaugurato alla presenza del vescovo di Como, Teodoro Valfré di Bonzo, per il cui trasporto il Comune mise a disposizione un elegante landeau. Alle ore 14 di domenica 31 gennaio del 1904, una solenne processione con la partecipazione del clero della città e sobborghi si snodò dalla basilica di San Carpoforo, concludendosi con la benedizione impartita dal vescovo al nuovo camposanto. La solennità del rito, con la ricongiunzione ideale all’antica basilica di San Carpoforo, era chiaramente orientata a fugare ogni dubbio della popolazione sul valore “sacro” anche di sepolture ormai molto distanti dalla chiesa. In verità, anche altri erano i

IL FOCOLARE | APRILE 2023 20

malumori serpeggianti tra i parrocchiani di Camerlata: si riteneva che il nuovo cimitero fosse di qualità “inferiore” rispetto a quello cittadino. I sospetti trovavano conferma, a detta di molti, nel fatto che il nuovo cimitero - sempre per decisione del Comune - avrebbe dovuto accogliere, insieme agli abitanti del quartiere, anche i numerosi defunti provenienti da istituti assistenziali quali il “Manicomio”, il “Brefotrofio”, l’Ospedale S. Anna. Ad allontanare questa ulteriore diffidenza, provvide brillantemente il saggio sindaco

di Como, Giovan Battista Cadenazzi. Morto all’inizio di quello stesso anno, aveva dichiarato nel suo testamento di voler essere il primo a trovare sepoltura in quel di Camerlata. E così avvenne: esumato dal Cimitero maggiore, dove era stato provvisoriamente sepolto, il suo corpo fu solennemente trasportato a Camerlata. Da quel momento in poi, quello di Camerlata non poteva più essere considerato un cimitero “minore”: il suo primo inquilino, infatti, era stato addirittura il primo cittadino!

NEWS NEWS NEWS

Dallo scorso mese di febbraio, don Giovanni Corradini, vicario a Rebbio dal 2000 al 2005, è il nuovo parroco della Comunità Pastorale di Albate e Muggiò. Lo accompagniamo nella preghiera in questo suo nuovo servizio.

In questo 2023, parecchi preti originari della nostra comunità pastorale o che qui hanno svolto il loro ministero ricordano un anniversario importante nel loro cammino sacerdotale:

• don Renato  Pini, per ventitré anni parroco a Rebbio e ora canonico della Cattedrale, e don Gianluigi Vercellini, per alcuni anni parroco di Camerlata, festeggiano 55 anni di ordinazione;

• don Pierino Riva, per qualche anno collaboratore a Camerlata e ora parroco a Menaggio, è sacerdote da 50 anni;

• don Angelo Introzzi, vicario a Rebbio a fine anni Settanta e ora a Clodomira, in Argentina, ricorda 45 anni di sacerdozio;

• don Sergio  Bianchi, nativo di Rebbio e attuale parroco di Parè e Drezzo, taglia il traguardo dei 35 anni di ordinazione;

• don Giovanni Corradini, vicario Rebbio dal 2000 al 2005 e ora parroco della comunità pastorale di Albate - Muggiò, festeggia i 30 anni da prete;

• don Roberto Bartesaghi, nativo di Rebbio e attualmente parroco a Tavernola, e don Enrico Broggini, vicario a Rebbio per alcuni anni e oggi parroco in Valcuvia (Va), festeggiano i 25 anni di ordinazione sacerdotale. Per tutti loro, un ricordo nella preghiera, ringraziando il Signore per la loro presenza nelle nostre comunità.

Lo scorso mese di dicembre, è tornata alla casa del Padre Margherita Viviani, la Ita, sorella di don Tullio, parroco a Rebbio dal 1982 al 1987. Ricordandone la simpatia e la discrezione, la affidiamo al Signore, Dio della Vita.

A Capiago, dove risiedeva, si è spenta ultracentenaria Carla Bargna, che per alcuni anni ha gestito il bar S. Martino, quello che ora è il ritrovo parrocchiale. Per lei e per i suoi cari, una preghiera.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 21

Luca e Roberto raccontano / 2 Nella missione diocesana in Mozambico

I due seminaristi, con don Alessandro e don Angelo, hanno fatto visita a don Filippo Macchi e a Padre Giboli, nelle loro comunità.

Quest’estate noi due seminaristi, Roberto e Luca, il rettore del Seminario, don Alessandro, e un prete giovane, don Angelo, siamo partiti per una visita missionaria in Mozambico, proprio dove sta muovendo i primi passi don Filippo con la nuova missione diocesana di Mirrote.

Il viaggio: padre Giboli e don Filippo Per la prima parte del viaggio siamo stati accompagnati da un prete comboniano originario di Piantedo, padre Giorgio Giboli, che nel suo vecchio gippone con le sospensioni ormai

usurate ci ha scarrozzato in molte delle comunità della sua parrocchia di Ribaue. Facendo così tante ore di viaggio ogni giorno avevamo la schiena talmente a pezzi da rinunciare ai sedili per metterci dentro al cassone della jeep. Per ‘’padre Giboli’’, come è chiamato da tutti, quella invece era la normalità.

Le parrocchie in Mozambico, ma come in quasi tutti i paesi di missione, sono immense, ai nostri occhi italiani quasi delle diocesi. E i preti girano quel centinaio di comunità che sono sorte e continuano a sorgere nel proprio

IL FOCOLARE | APRILE 2023 22

territorio cercando di arrivare ogni anno a celebrare una o due messe almeno in ognuna di esse. Per il resto dell’anno in assenza del prete sono i laici che curano la vita parrocchiale, con incontri di preghiera, catechesi e liturgie della Parola. Siamo rimasti sorpresi nel vedere quanto questi laici fossero ben organizzati: ogni comunità che abbiamo visitato aveva i propri anziani, l’animatore liturgico, svariati catechisti, i responsabili di Caritas e del Comitato Giustizia e Pace. Tutti questi operatori pastorali si erano formati in alcuni centri presenti in ciascuna diocesi, e gestiti solitamente dai Comboniani, attraverso uno o due ritiri annuali di quattro giorni. Sul ministero laicale e sulla sua formazione abbiamo molto da imparare da queste Chiese, anche se i problemi chiaramente non sono meno che da noi.

Dopo una settimana padre Giboli ci porta a Namapa, dove don Filippo sta vivendo con altri Comboniani in attesa che le strutture della sua futura parrocchia di Mirrote siano pronte. Cogliamo l’occasione per cucinare i pizzoccheri che siamo riusciti a non farci sequestrare dalle nostre valigie durante gli svariati controlli aeroportuali. E’ una bella occasione per far assaporare un po’ di Valtellina ai nostri missionari comaschi, anche se perfino padre Benjamin, un enorme prete comboniano keniota, ha apprezzato molto.

Con i comboniani di Namapa viviamo una bella fraternità, ma in generale troviamo un bel clima ogni volta che con don Filippo visitiamo missioni diverse sparse per il Paese: si vedono abbracci e saluti carichi di sincero affetto tra suore, religiosi e preti del posto. Sembra che la missionarietà

leghi in modo particolare tutte queste persone che hanno deciso di dare la loro vita per il Signore e per questo Paese. Notiamo che solitamente i padri Comboniani vivono in piccole comunità di due o tre, in modo tale da sostenersi a vicenda nel ministero in un paese straniero, e capiamo quindi perché saggiamente don Filippo si trasferirà nella sua nuova parrocchia solamente quando il Vescovo manderà un prete diocesano che viva con lui.

Il viaggio riprende e don Filippo non è da meno del suo maestro Giboli, ci porta anche lui in lungo e in largo per i territori della zona pastorale. Ci porta a visitare anche alcuni luoghi di uccisioni dei martiri locali. Uno è quello del comboniano Alfredo Fiorini, medico ucciso per errore dai ribelli durante la guerra civile. L’altro quello di un catechista mozambicano, Cipriano, che si rifiutò di rivelare chi fosse il sindaco del paese e venne ucciso. Don Filippo ci fa conoscere numerose realtà locali impegnate sul territorio, in particolare diversi ‘’lar’’, convitti, gestiti sia dai missionari che dalle suore. In questi convitti vivono ragazzi che risiedono lontano dalle scuole e pertanto dovrebbero farsi molti chilometri a piedi per raggiungerle. Nel caso di Nacala, sede vescovile della diocesi, le Suore Comboniane accolgono anche molti ragazzi di strada, che spesso cadono vittime del commercio di esseri umani, molto diffuso purtroppo con i bambini di quella città costiera. Stupisce come le ragazze e i ragazzi accolti siano indipendenti nel fare tutto ciò che serve per fare andare avanti il convitto: dalle pulizie alle prime luci dell’alba, al cucinarsi da soli, mantenere l’orto e gli animali, oltre che naturalmente andare a scuola. Il giorno in cui abbiamo visitato Nacala c’erano due nuove arrivate, separate però dalle

IL FOCOLARE | APRILE 2023 23

altre ragazzine in quanto avevano la scabbia, dalla quale dovevano guarire prima di iniziare la vita comune. Poi era bello vedere come i lar maschili, gestiti da preti per la maggior parte, fossero molto spartani, mentre quelli femminili, gestiti dalle suore non avessero una briciola fuori posto.

A Mirrote

Arriviamo anche a Mirrote, quella che sarà a partire dal 5 novembre di quest’anno la parrocchia di don Filippo. E’ una parrocchia molto antica, le strutture della missione risalgono ai tempi della colonizzazione portoghese e sono decisamente grandi. Scherzando con il Vescovo si diceva che la chiesa della parrocchia e la casa del parroco sono grandi come la sua cattedrale e la sua residenza episcopale. Per anni è stata una parrocchia senza prete e un uomo del posto, Cipriano, si è preso cura di essa, facendo in modo che le proprietà venissero rispettate ma soprattutto evitando che investitori privati mettessero le mani sulla preziosa fonte d’acqua che attraverso un piccolo acquedotto gestito dalla parrocchia rifornisce il villaggio. Si tratta

infatti di un’acqua speciale, che anche noi bianchi potevamo bere senza filtraggio e che pertanto rappresenta un bell’investimento per essere imbottigliata e venduta, togliendola tuttavia alla gente di Mirrote che ne usufruisce gratuitamente. Pur non avendo strade di collegamento asfaltate questa comunità ci ha fatto un’ottima impressione: è ricca di storia, ha belle strutture che possono essere sfruttate bene, sembra avere gente come Cipriano, e tutti i lavoratori che stavano mettendo a posto la casa parrocchiale, che ci tengono. Siamo contenti che don Filippo possa iniziare lì la missione diocesana. E ci sembra proprio che il suo volto pieno di entusiasmo e speranza confermi le nostre impressioni.

In Mozambico c’è tanto spazio per dare una mano, ma c’è anche una Chiesa molto ricca e che può insegnarci molto. Vogliamo fare i nostri migliori auguri a don Filippo, con la speranza di far gustare anche alla nostra Diocesi comasca parte di questa ricchezza. Roberto e Luca

IL FOCOLARE | APRILE 2023 24

In Via Paoli

Una fabbrica in arrivo dall’Emilia

L’abbattimento della Landini è l’occasione per ripercorrere le vicende di chi ha lavorato presso l’officina meccanica.

Una nuvola di polvere. Il rumore delle ruspe. Un cumulo di metallo e di mattoni. E’ ciò che rimane di quella che un tempo era la sede delle Officine Meccaniche Landini, in Via Pasquale Paoli.

A poca distanza, due condomini, costruiti tra la fine degli Anni Quaranta e l’inizio degli Anni Cinquanta, ricordano il legame profondo tra la fabbrica e i suoi dipendenti.

“Nel 1949, Landini mise in funzione il nuovo stabilimento di Camerlata, nei pressi di Como, ex industria tessile convertita alla produzione di armamenti nel periodo bellico. Questa fabbrica inizialmente deputata alla produzione dell’L20, diventò la sede dell’assemblaggio del testacalda Landini più prodotto di tutti i tempi, l’L25. Dal 1950 al 1957 ne furono assemblati ben 6994 […] Il modello L25 fu lanciato ufficialmente alla Fiera di Verona del 1950…” E’ Giovanni Pasquali a mostrare materiale e foto d’epoca che raccontano una parte della storia della Landini. La sua famiglia era arrivata da Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, dove c’era la sede della Landini, “ditta che continua a lavorare, sperimentando oggi una certa crisi, dovuta alla mancanza di materie prime.” “La mamma – racconta Giovanni – è stata assunta a lavorare in mensa, alla morte del papà,

che prima di trasferirsi a Como era operaio nella ditta di Fabbrico. Dopo la morte del papà, eravamo già pronti – la mamma, mia sorella ed io – a ritornare in Emilia, ma la permanenza a Como significava la possibilità di un futuro migliore.”

E così Albertina, la signora Pasquali, scomparsa qualche anno fa, all’età di 104 anni, ha cucinato per i dipendenti della Landini per circa vent’anni. Pur non avendo mai lavorato alla Landini, Giovanni ricorda molto di quegli anni. “A Natale c’erano i pacchi dono” e, mentre racconta, descrive le foto, bellissime nel loro bianco e nero. Bambine e bambini educati e emozionati prendono tra le mani i loro regali.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 25

“E poi – aggiunge – d’estate tutti in colonia sulla Riviera romagnola.” Nel parlare, gli tornano alla memoria tanti nomi, tante persone. I signori Frappolli, che facevano i custodi. Noviello Sala, il camionista ‘ufficiale’ che trasportava i trattori da Como a Fabbrico. Dino Bonaretti, il capo-officina, che amava tanto curare le rose all’ingresso del condominio. E poi i Carletti, i Montanari, i Rossetti, i Mattioli, “solo per citare quelle famiglie, i cui figli o nipoti vivono ancora tra Rebbio e Camerlata …”

Ma la Landini dava lavoro anche a tanti uomini che provenivano “dai dintorni e anche dal lago –dice Damiano Zovanni. I più lontani arrivavano da Schignano.”

Damiano era l’operaio numero 104, assunto nel 1951. “Eravamo circa centocinquanta dipendenti e all’inizio si lavorava in due turni, dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22. Si stava bene alla Landini. C’erano l’infermeria e la mensa, dove lavorava l’Albertina (ndr la mamma di Giovanni Pasquali).” E dopo quasi quarant’anni di lavoro, sempre alla Landini, con addosso “la tuta blu da meccanico, quella con la pettorina”, ora commenta: “Ghè pü nisün!” Ormai non c’è più nessuno.

I ricordi si rincorrono nelle case della Landini. Vilma Roncoroni ci mostra tante foto di Enrico, il marito, in officina e alla guida di un prototipo di trattore. ”Il prototipo si chiamava Tiziana, come nostra figlia. Erano nati lo stesso anno.” “Siamo venuti ad abitare qui, nelle case della Landini, quando ci siamo sposati. La ditta metteva a disposizione gli appartamenti per gli operai e l’affitto è sempre stato agevolato. Qui abitavano prevalentemente emiliani. Erano persone accoglienti e solari: molti di loro si conoscevamo già prima di arrivare a Como. Tra loro c’erano delle brave cuoche da cui si imparava molto.” Anche lei come Giovanni ricorda nomi e volti e i tanti bambini.

E Tiziana, la figlia, racconta della sirena che suonava a fine turno: “Era il momento di andare incontro ai nostri papà, che tornavano dal lavoro.”

Storie, immagini, suoni e ricordi che parlano di rapporti di cordialità e di amicizia. Di un modo diverso di vivere il mondo del lavoro, nell’attenzione e nel sostegno tra imprenditori e operai. Di una integrazione fatta di piccole cose e di grandi sentimenti. Storie belle, da tramandare. Vicende, che non sono state cancellate dalle ruspe che hanno abbattuto gli edifici. Perché scritte nel cuore.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 26
as

Dal Forum per la Pace e contro la guerra Si vis pacem para pacem

Nel quadro del programma delle iniziative del mese della Pace 2023, il primo “Forum provinciale per la Pace e contro la guerra” ha proposto - sabato 14 e domenica 15 gennaio u.s. - presso il Teatro Nuovo, su impulso di don Giusto, alcuni momenti di formazione e di lavoro di gruppo, dedicati a quelle organizzazioni e persone, che sentono il bisogno di “dare voce alla Pace e silenziare la guerra”.

Tali sensibilità hanno elaborato anche un appello del quale si riportano alcuni stralci:

“[…] Ci preoccupa innanzitutto la guerra, le molteplici guerre in corso. La violenza non risolve i conflitti, tende solo ad acuirli e cronicizzarli. Enormi ricchezze vengono distrutte per alimentare una cieca corsa agli armamenti che ci sta conducendo sull’orlo dell’olocausto nucleare, mentre le vere emergenze del nostro tempo, come il cambiamento climatico e la disuguaglianza sociale, con tutte le loro tragiche conseguenze, sono irresponsabilmente sottovalutate. A partire dal ripudio della guerra e dal riconoscimento dei diritti inscritti in maniera indelebile tra i principi fondamentali nella Costituzione, e quindi nella vita della comunità, è necessario e urgente stabilire una scala di priorità per cambiare radicalmente rotta, prima che sia troppo tardi! È il momento di partecipare

alla mobilitazione pacifista e nonviolenta internazionale e nazionale. […]”. Lo scopo dichiarato quindi dell’iniziativa è stato quello appunto di “dare voce alla Pace”, riflettendo sui temi dell’accoglienza, dell’educazione alla Pace, dell’opposizione alla guerra. Oltre ai momenti assembleari si sono aperti anche due spazi per i lavori di gruppo, una testimonianza proveniente dall’Iran, un dibattito sulla questione delle armi nucleari; ma anche momenti conviviali come il concerto di Andrea Parodi, una cena ed un pranzo condivisi. Mentre domenica mattina il “Tavolo Interfedi” di Como ha proposto una “(s)veglia di riflessioni” molto gradita. Sabato pomeriggio invece è stata l’occasione per una conferenza con due ospiti qualificati: Alessandra Mecozzi, già responsabile internazionale della Fiom-Cgil, e presidente dell’Associazione Cultura e Libertà, e Guido Viale, ricercatore e progettista in ambito economico, sociale, ambientale, che ha svolto un’intensa attività pubblicistica, oltre ad essere stato fondatore dell’associazione “Laudato Sì” di Milano. Alessandra Mecozzi con il suo intervento ha indagato l’attuale fase storica, concludendo che è essenziale “cambiare la narrazione” degli eventi. Un certo punto di vista femminile poi è a favore di un’idea di società della cura e delle

IL FOCOLARE | APRILE 2023 27
Nel mese di gennaio, al Cine-Teatro Nuovo, momenti di formazione e lavori di gruppo, per ‘silenziare la guerra’.

relazioni, che sembrerebbe essere più efficace nel prospettare condizioni di Pace della cosiddetta “virilità guerriera”. Guido Viale ha esplorato le connessioni tra geopolitica, conflitti, ambiente e migrazioni. Lo studioso ha messo in luce un aspetto centrale: l’imminente irreversibilità della crisi ambientale, per la quale serve urgentemente una “conversione ecologica”, (a questo proposito ha citato due notevoli testimoni: Alexander Langer e Papa Francesco), e non soltanto una “transizione ecologica”. Occorre saper distinguere, comprendere e agire secondo un’idea di rigenerazione dei territori che consenta di ridare progettualità alle comunità locali, le quali possono fronteggiare le sfide umane che ci spettano, nonché quelle climatiche e ambientali. C’è poi il diritto internazionale, esiste

Alle Due Porte

l’ONU: si parla da tempo di riformare tale istituzione sovranazionale secondo nuovi principi, poteri ed interessi, le prospettive in tal senso però sono figlie di processi lunghi e complessi, ancora da venire.

Una celebre locuzione latina affermava: “si vis pacem para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra, ma esiste anche un’altra possibilità, indicata dal Forum: “se vuoi la Pace, prepara la Pace!”

Buon compleanno, Dima!

Le vicende di due famiglie ucraine ospitate

dalla parrocchia di Rebbio: tra ricordi e speranza.

24 febbraio 2022

Qui, a Rebbio c’erano le primule già stanche a sera di quel silenzio irreale. Qualche violetta occhieggiava tra le erbe spontanee dei muretti a secco. Nessuno. Un silenzio doloroso che non sembrava già più Carnevale. Nemmeno i coriandoli a punteggiare il nero.

A 2000 chilometri da qui, Dima, a Chernihiv, Ucraina, quella mattina compie gli anni.

Un compleanno da ricordare, 12 anni: quell’età che non sei più un bambino

ma non sei ancora un ragazzo, perché tieni dentro di te l’incoscienza, la gioia di saltare incontro a un pallone, il senso di libertà, l’idea che il Mondo sia anche un po’ tra le tue meni e che da grande lo potrai conquistare, plasmare, abitare. Un compleanno a dodici anni ha il profumo delle torte, degli amici, delle fughe in bicicletta, di un pomeriggio che sa già di primavera, di risate. Invece no, Dima. È iniziata la guerra. Alle sei di una mattina che doveva essere tua, gli invasori ti hanno sve -

IL FOCOLARE | APRILE 2023 28

gliato con abbracci di morte. I tank e i soldati hanno occupato il paese. Non c’è stato nemmeno il tempo di piangere, di pensare. Ne sei consapevole ancora oggi e lo racconti con la voce di un bambino e gli occhi scuri di chi ha già vissuto tanto. Ti immagino. Tu e Olga, la tua sorellina, la bimba che ama gli unicorni e veste i colori della fantasia. La mamma Alla che vi aveva istruito sulla guerra, alla sera, a cena, che aveva preparato gli zaini con i viveri, le candele, gli indumenti caldi. E la tua casa, la vostra casa è diventata lo scantinato. Le ore scandite dalle sirene del coprifuoco. La fuga in Polonia e poi in Italia. In pullmino con Fulvio e Vincenzo. Accolti a Rebbio il 2 novembre 2022.

A mille chilometri di distanza e qualche tempo dopo, Masha, vicino a Donetsk, sta eseguendo i compiti. Oksana, sua madre, sacrestana, è nella Chiesa, a sistemare i fiori. Le bombe interrompono un pomeriggio qualunque.

Preparano le valigie. Scappano via dal paese. Prima in Ucraina, poi in Polonia. Le volontarie Paola e Pinuccia le conducono a Como. Accolte a Rebbio il 25 ottobre 2022.

Oksana oggi sembra serena, ma si è fermata a quei giorni. Masha, la sua bambina è diventata grande, come Dima. Scandisce con precisione la paura, la fuga, le tappe del viaggio, gli incontri con i disperati, gli incontri con i salvati. E i suoi occhi azzurri ritornano bambini, si riprendono i sogni.

Useppe alzò gli occhi in alto e disse “Lioplani”. E in quel momento l’aria fischiò, mentre già in un tuono enorme tutti i muri precipitavano alle loro spalle e il terreno saltava d’intorno a loro, sminuzzato in una miriade di frammenti. “Non è niente, non aver paura. Non è niente” diceva la madre. Lui aveva perduto i san-

daletti ma teneva ancora la sua pallina stretta nel pugno. Agli schianti più forti lo si sentiva tremare: “Nente…”diceva poi, fra persuaso e interrogativo. (da: Elsa Morante, La Storia, Einaudi)

Una piccola casa, in via VARESINA 193: Alla che suona il piano e si adatta alla vita, Olga e Dima che vanno a scuola; Oksana che lavora in cucina, Masha che ha ripreso a fare i compiti, come quel giorno di aprile. Sulla tavola chiacchere al cioccolato, panettone con crema al mascarpone, un tè caldo, il caffè, la ricetta del Borscht, la Rosalba che è un sorriso tra i popoli, la piccola Maria che porta i colori di Ceylon, e ti senti anche tu a casa, in questa casa. E hai subito voglia di ritornare, da Alla. Oksana, Dima, Olga e Masha in via VARESINA 193, alle Due porte, un’antica frazione di Rebbio.

Mi piace pensare che le DUE PORTE possano essere un auspicio per queste persone, profughi di guerra: la porta dell’accoglienza e la porta della speranza, affinché ogni adulto e ogni bambino, con la pallina stretta nel pugno, possano riprendere, un giorno, in pace, la strada della loro vita.

IL FOCOLARE | APRILE 2023 29

Calendario Pastorale

Comunità Pastorale Rebbio-Camerlata

SETTIMANA SANTA

Domenica delle Palme, 2 aprile

a Rebbio ore 9.30 Benedizione Ulivo, sul Piazzale del Cimitero, segue processione alla chiesa e S. Messa ore 14.00, dai Missionari Comboniani, ritiro di Quaresima per adulti e giovani

a Camerlata ore 9.45 Benedizione Ulivo, presso l’oratorio, segue S. Messa

Lunedì Santo, 3 aprile

a Como ore 21.00 Celebrazione Via Crucis cittadina dei giovani con il Vescovo

Giovedì Santo, 6 aprile

in Cattedrale ore 10.00 S. Messa del Crisma

a Rebbio ore 15 – 18 Confessioni ore 20.30 S. Messa in Coena Domini

a Camerlata ore 20.30 S. Messa in Coena Domini

Venerdì Santo, 7 aprile

a Rebbio ore 8.30 recita comunitaria

delle Lodi ore 9.30 – 17.00 Confessioni ore 17.30 Liturgia della Passione del Signore

a Camerlata ore 18.00 Liturgia della Passione del Signore ore 20,30 Via Crucis da Camerlata a Rebbio

Sabato Santo, 8 aprile

a Rebbio ore 8.30 recita comunitaria delle Lodi ore 9.30 – 18.00 Confessioni ore 21.00 Veglia Pasquale

a Camerlata ore 15.00 Confessioni ore 21.00 Veglia Pasquale

Santa Pasqua, 9 aprile

a Rebbio ore 7.30 – 18.00 Sante Messe ore 10.00 S. Messa Concelebrata

a Camerlata ore 10.00 S. Messa

Lunedì dell’Angelo, 10 aprile

a Rebbio e a Camerlata ore 10.00 S. Messa

Lunedì 1 maggio

Basilica di San Carpoforo ore 20.30

apertura mese di maggio con celebrazione S. Rosario

a Rebbio e a Camerlata, dal lunedì a venerdì, ore 20.30 Santo Rosario nei cortili dei condomini (consultare programma dettagliato)

Mercoledì 31 maggio

Missionari Comboniani ore 20.30, chiusura del mese Mariano

Domenica 4 giugno

a Rebbio ore 10.00 S. Messa con celebrazione anniversari di matrimonio

Domenica 11 giugno

Prima Santa Messa Novello Sacerdote Don Roberto Stimamiglio

Domenica 6 agosto

Festa di San Carpoforo

Domenica 17 settembre

a Rebbio Festa della Madonna della Consolazione

IL FOCOLARE | APRILE 2023 30

Anagrafe parrocchiale

Rebbio

Ci hanno preceduto nella casa del Signore

2022

86. De Zordi Gianvittore, esequie celebrate a Pognana

87. D’Amico Gilda

88. Martini Maria Grazia

89. Lucarelli Natale

90. Salvioni Matteo

91. Catelli Elena

92. Radaelli Lella

93. Viviani Margherita, sorella di Don Tullio, esequie celebrate a Isolaccia

2023

1. Zuaiter Susanna

2. Ferretti Gidio

3. Grande Concetta

4. Magliato Annunziata

5. Ongaro Giannino

6. Moretti Giovanni

7. Canduci Giovanni, esequie celebrate a Breccia

8. Falbo Carolina

9. Bertolotti Piero

10. Sala Peup Apollonia

11. Fiore Giulia

Battezzati nella Fede della Chiesa e dei Genitori

2022 15. Villanueva Alessandro

Uniti nel Sacramento del Matrimonio

2022

12. Tesone Clemente, esequie celebrate a Caserta.

13. Lipari Tommaso

14. Carlo Pasinetti, Padre Comboniano

15. Bocola Vanda

16. Battè Pier Carlo

17. Succurro Giovanni

18. Bargna Carla, esequie celebrate a Capiago

19. Mornata Silvana

20. Frangi Milvia

9. Papa Alessandro e Scaramozzino Carmela, celebrato a Chorio (RC)

Camerlata

Ci hanno preceduto nella casa del Signore

2022

24. Diamanti Mirella

25 Cattaneo Rosangela

2023

1. Saccenti Vincenzo

2. Beretta Paolo

3. Bianchi Pietro

4. Cattaneo Annamaria

5. Pujia Pasquale

6. Villanueva Benita

7. Bianchi Calderoni Ettore

8. Chitarra Nunzio

9. Colosio Ida

10. Castelletti Emilio

Battezzati nella Fede della Chiesa e dei Genitori

2023 1 Garcia Ramirez Noah Pietro

IL FOCOLARE | APRILE 2023 31
Lezioni di chitarra e musica 347.0628238 arsietesi@gmail.com www.matteogiudici.com

Serramenti in alluminio con stile, comfort e sicurezza

Contattaci per maggiori informazioni:

Showroom e sede produttiva in via Spartaco 10, 22100 Como fraz. Rebbio

031-522465 - info@masperoserramenticomo.it - www.masperoserramenticomo.it Sabato mattina disponibili su appuntamento

Da 1981

Di . Sa . Do t . Andre Cecin

Rebbio-Como,Via G.Grilloni 16

Lunedì-Venerdì 9.00-19.00

031.507522

366.3586 245

www.teudental.it

teudentalsrl@libero.it

Teu Dental

CONSERVATIVA - ENDODONZIA

PROTESI FISSA e MOBILE

PARODONTOLOGIA

CHIRURGIA ORALE e IMPLANTOLOGIA

ORTODONZIA PER BAMBINI ed ADULTI ODONTOIATRIA AYURVEDICA

IGIENE ORALE

SBIANCAMENTO DENTALE PROFESSIONALE

Si riceve su appuntamento

Gioielleria - Oreficeria dal 1966

Via Varesina 57 - Como

malicio1967@libero.it

tel 031-593385

COMO Piazza Perretta 8 Tel (+39) 031-26.62.15

VILLA GUARDIA

Via Monte Bianco 12 Tel (+39) 031-47.00.23

OLGIATE COMASCO

Via Roma 147 Tel (+39) 031-99.01.31

info@assicomo.it www.assicomo.it

In questo spazio puoi promuovere la tua attività e contemporaneamente aiutare Il Focolare ;-)

se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano se vuoi 10 anni di prosperità fai crescere gli alberi se vuoi 100 anni di prosperità fai crescere le persone

La Scuola Materna di Rebbio, organizzazione senza scopo di lucro, da oltre 100 anni si prende cura ed accompagna nel cammino di crescita e di sviluppo i bambini del nostro quartiere e non solo. È un’istituzione educativa di ispirazione cristiana, nella quale la centralità della persona costituisce la regola primaria e il riferimento ineludibile per la prassi educativa.

Per noi la territorialità non è solo essere nati in un luogo e occupare un posto nel territorio, ma contribuire a renderlo migliore attraverso il coinvolgimento della comunità nella crescita della nostra Scuola e nella prosecuzione della missione educativa. In altre parole, la nostra Scuola offre servizi per e insieme alla comunità.

Stiamo organizzando eventi di raccolta fondi per realizzare un nuovo progetto educativo che prevede l’ampliamento dell’attuale offerta formativa con la creazione della “sezione primavera”, spazio di crescita sempre più richiesto dalle famiglie dedicato ai bambini di età tra i 2 e 3 anni.

Il primo evento “Una cena per la scuola” del 7 marzo scorso ci ha lasciato la sensazione di un grande abbraccio di solidarietà da parte del quartiere, ringraziamo di cuore tutti i partecipanti.

I prossimi saranno:

- 6 maggio ore 21, Teatro Nuovo di Rebbio: spettacolo teatrale

La compagnia teatrale Le Quinte Abbondanti presenta “Ladri all’opera”;

- 16 giugno ore 21, Teatro Nuovo di Rebbio: concerto

Il Matteo Giudici Quartet presenta il disco “Improving”

Stiamo anche organizzando una lotteria, con estrazione il 1 giugno e se volete contribuire potete donare dei premi che saranno oggetto della lotteria stessa.

Partecipando a questi eventi ci sosterrete anche nel far fronte alle difficoltà economiche dovute al cosiddetto “inverno demografico”.

Matteo Giudici Quartet
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.