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Periodico della Parrocchia S. Maria Assunta in Brembate di Sopra Anno XII - N. 69 - OTTOBRE 2020


ABBONAMENTO Poiché molte persone hanno chiesto chiarimenti su come ricevere a casa il giornalino parrocchiale "Insieme", ecco alcune precisazioni che speriamo possano essere utili. 1) Il nome e l'indirizzo vanno consegnati in sacrestia. 2) La quota chiamata "di abbonamento" o "quota annuale" (di euro 15,00) verrà inserita in un’apposita busta distribuita nel mese di Febbraio. I Copertina: “Isola di San Giulio”, Lago d’Orta (NO).

IV Copertina: “Pellestrina - Laguna di Venezia”.

Tale quota si raccoglie in chiesa nella cassetta con l'indicazione "INSIEME" oppure in sacrestia. La quota serve per sostenere le spese di stampa.

Foto: Luca Bonati.

Direttore: don Giacomo Ubbiali Direttore responsabile: Davide Agazzi Editore: Parrocchia S. Maria Assunta, Brembate di Sopra

Stampa: EQUA - Clusone Redazione: don Carlo, Chiara, Dario, Marco, Max, Luca, Luciano Impaginazione e coordinatore: Luciano Foto ed elaborazione foto: Max Distributore: Diego Collaboratori: don Giacomo, don Carlo, Sr. Nives, Dario, Alice, Giorgia, Luca, Massimo

E-mail: insiemebrembatesopra@gmail.com Sito web: www.parrocchiabrembatedisopra.it AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE BERGAMO N. 28 DEL 20.10.2008

DI

Sommario 3 Editoriale 6 Vita parrocchiale 15 Anagrafe 18 La voce dell’Oratorio 24 Attualità


Editoriale

La missione è libertà, stupore, gioia! Carissimi, so bene che un titolo così sembra fare a pugni con la situazione di precarietà e incertezza che ancora stiamo vivendo. Ma sappiamo che ora tocca a noi decidere cosa fare del nostro cammino di vita. Le situazioni mutevoli della storia che attraversiamo possono certamente fiaccarci o preoccuparci, ma non dovrebbero oscurare l’esperienza grande che è stata messa nel nostro cuore con il dono della fede. Occorre alzare lo sguardo! E’ necessario non farsi bloccare dai problemi di ogni giorno, è importante aprire il cuore al mondo, per portare ad esso tutta la speranza che è stata riposta in noi dalla conoscenza del Vangelo. Un annuncio che libera, non che opprime; un annuncio che apre prospettive e non vive di egoismi o pretese. Ascoltiamolo in questo passaggio della lettera pastorale del nostro Vescovo intitolata “Servire la vita dove la vita accade” che riprende una bellissima lettera di Papa Francesco, scritta per coloro che si occupano in prima linea del mondo dell’annuncio del Vangelo a tutti i popoli…

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Proprio in quei giorni, il Santo Padre ha consegnato un Messaggio che probabilmente pochi hanno letto, perché indirizzato specificamente a coloro che promuovono le “opere missionarie” della Chiesa. In realtà, questo messaggio, rappresenta una sintesi e un rilancio della prospettiva che Papa Francesco ha indicato all’inizio del suo pontificato, nella Lettera “Evangelii Gaudium” e che ritengo particolarmente significativa per il cammino che ci attende. Riprendo alcune sottolineature. La gioia del Vangelo è frutto dello Spirito Santo: si tratta di un dono, di una grazia da invocare. È questa gioia originale che contraddistingue la testimonianza cristiana e la missione secondo il Vangelo: una missione che è prima e soprattutto opera dello Spirito Santo. La preghiera è “espressione” di questo convincimento. La missione non è una difesa o una conquista di spazi o di persone, ma si propone con la forza attraente del Vangelo: non si tratta di attirare a sé o alla Chiesa. Si tratta di attrarre a Cristo, consapevoli che in realtà: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Si tratta di favorire le condizioni per un’attrazione che non è opera nostra. Quali sono? Per ora ne abbiamo individuate due: la gioia dello Spirito e la preghiera. Se si segue Gesù felici di essere attratti da lui, gli altri se ne accorgono. E possono stupirsene. La gioia che traspare in coloro che sono attirati da Cristo e dal suo Spirito è ciò che può rendere feconda ogni iniziativa missionaria. L’esperienza della Grazia è capace di suscitare la gratitudine: l’esercizio della memoria e la pratica del memoriale di ciò che Dio ha fatto per noi, sono capaci di suscitare stupore e diventano condizioni per alimentare il sentimento della gratitudine. Non dobbiamo stupire, ma stupirci: testimoniamo il nostro stupore! Dallo stupore e dalla gratitudine, scaturirà la gratuità della missione: non si tratta di costringere e nemmeno di sentirsi costretti. Il processo generato dalla grazia, ha i connotati della libertà. Solo nella libertà della gratitudine si conosce veramente il Signore. Mentre non serve a niente e soprattutto non è appropriato insistere nel EDIT O RI ALE

presentare la missione e l’annuncio del Vangelo come se fossero un dovere vincolante, una specie di “obbligo contrattuale” dei battezzati. Alla gratitudine si accompagna l’umiltà. È espressione della consapevolezza e della meraviglia suscitate dal dono di Dio. Al contrario, prendono piede la presunzione, l’orgoglio e la superbia, che si manifestano in molti modi. Mai si può pensare di servire la missione della Chiesa esercitando arroganza come singoli e attraverso gli apparati, con la superbia di chi snatura anche il dono dei sacramenti e le parole più autentiche della fede cristiana come un bottino che ci si è meritato. Insieme all’umiltà vi è la misericordia che attende con pazienza, che accompagna il cammino, anche quando è incerto e indisponente, che non lo appesantisce, rendendo faticoso l’incontro con Cristo; che apprezza il piccolo passo e adotta uno sguardo di realtà, tutt’altro che rassegnato. La Chiesa non è una dogana, e chi in qualsiasi modo partecipa alla missione della Chiesa è chiamato a non aggiungere pesi inutili sulle vite già affaticate delle persone, a non imporre cammini di formazione sofisticati e affannosi per godere di ciò che il Signore dona con facilità. Non mettere ostacoli al desiderio di Gesù, che prega per ognuno di noi e vuole guarire tutti, salvare tutti. La misericordia diventa prossimità. Si tratta di annunciare, testimoniare, incarnare, servire il Vangelo nei luoghi e nei tempi dove si vive. Il passato recente ci consegna un numero considerevole di istituzioni, strutture, enti, opere assistenziali ed educative, quali segni incarnati della risposta al Vangelo. Nelle attuali veloci trasformazioni, e in qualche caso a seguito di scandali, corriamo il rischio di perdere questa presenza capillare, questa prossimità salutare, capace di iscrivere nel mondo il segno dell’amore che salva. L’impegno, dunque, non consiste principalmente nel moltiplicare azioni o programmi di promozione e assistenza; lo Spirito non accende un eccesso di attivismo, ma un’attenzione rivolta al fratello, «considerandolo come un’unica cosa con se stesso». Non aggiungendo qualche gesto di attenzione, ma ripensando insieme, se occor-

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re, i nostri stessi modelli dell’abitare, del trascorrere il tempo libero, del festeggiare, del condividere. Quando è amato, il povero «è considerato di grande valore»; questo differenzia l’opzione per i poveri da qualunque strumentalizzazione personale o politica, così come da un’attenzione sporadica e marginale, per tacitare la coscienza. Succede che tante iniziative e organismi legati alla Chiesa, invece di lasciar trasparire l’operare dello Spirito Santo, finiscono per attestare solo la propria autorefe-

renzialità. Tanti apparati ecclesiastici, ad ogni livello, sembrano risucchiati dall’ossessione di promuovere sé stessi e le proprie iniziative. Come se fosse quello l’obiettivo e l’orizzonte della loro missione”. Ho desiderato condividere con voi questo percorso, che ritengo di autentico discernimento spirituale, per consegnare a ciascuno e a tutte le nostre comunità questo mandato: “Serviamo la vita, dove la vita accade!” d. Giacomo.

UN DONO PER RENDERE PIU’ VIVA LA NOSTRA PREGHIERA A MARIA SANTISSIMA Con il presente numero dell’INSIEME offriamo agli abbonati un libro di preghiere a Maria. La particolarità di questo libro sta nella ricerca attenta e scrupolosa di ogni preghiera, che viene contestualizzata e spiegata. E’ un libro per la preghiera di tutti, come si legge nella prefazione: L’attuale pubblicazione, semplice e agile anche nel suo formato tascabile, è preghiera dell’ora presente, per l’uomo d’oggi, che scorre devotamente sulle labbra di tutti (…). Nessuna pretesa teologica, nessun calcolo letterario, nessuna presunzione magistrale: solo preghiera, preghiera spontanea, preghiera immediata, preghiera universale degli ultimi, che attinge alle corde più intime e commosse dell’animo umano in un momento di grande prova. Un agile repertorio dal respiro universale. Un vademecum quotidiano dell’anima rivolto a Maria. Per chi crede e per chi non crede, per chi pratica e per chi ha abbandonata la chiesa, per chi sa che Dio è padre dell’umanità, che la Santa Vergine ci è madre e per chi l’ha dimenticato o abiurato: i pericoli morali ed esistenziali di portata cosmica che minacciosamente si profilano all’orizzonte, incombono, infatti, sugli europei e sui cittadini del mondo, non solo sui credenti, ma sull’umanità tutta (Mons. Daniele Rota). Preghiere nell’ora della prova, come quella che stiamo attraversando. Siamo anche contenti che l’autore abbia deciso di utilizzare come copertina una fotografia della splendida opera “Annunciazione” di Gaetano Peverada (1742-1819), presente nella nostra Chiesa Parrocchiale di Brembate di Sopra. La Redazione PS E’ questo un dono che vuole essere anche segno riconoscente a voi che ci sostenete con il vostro abbonamento all’INSIEME. Quest’anno, nel periodo più duro della pandemia, avete dovuto rinunciare a ricevere il numero di Aprile: per ovvi motivi non poteva essere pubblicato.

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CALENDARIO PARROCCHIALE CATECHESI ADULTI

CATECHESI RAGAZZI (oratorio)

Mercoledì

Martedì

15.00 - 16.00

Sabato

15.00 - 16.00

8.30 in Parrocchia

* Sono programmati incontri sulla parola di Dio lungo tutto L’ANNO LITURGICO.

ADORAZIONE

Il Santissimo Sacramento resta esposto ogni Venerdì dalle ore 16.00 alle 18.00 18.00 S. Messa. S. Paolo della Croce, sacerdote.

OTTOBRE

22 Giovedì. S. Giovanni Paolo II, papa.

1 Giovedì. S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa.

23 Venerdì. S. Giovanni da Capestrano, sacerdote.

2 Venerdì. Ss. Angeli Custodi.

24 Sabato. S. Antonio Maria Claret, vescovo.

3 Sabato. Ore 11.00: Matrimonio Caccia – Borella.

25 Domenica XXX del Tempo ordinario. (Es 22,20-26/ Sal 17/ 1Ts 1,5c-10/ Mt 22,34-40) Celebrazione delle Prime Comunioni.

4 Domenica XXVII del Tempo ordinario. Is 5,1-7/ Sal 79/ Fil 4,6-9/ Mt 21,33-43) Celebrazione Sante Cresime.

27 Martedì. S. Teresa Eustochio Verzeri, vergine.

6 Martedì. S. Bruno, sacerdote.

28 Mercoledì. Ss. Simone e Giuda, apostoli.

7 Mercoledì. Beata Vergine Maria del Rosario.

NOVEMBRE

9 Venerdì. S. Dionigi, vescovo e Compagni, martiri. S. Giovanni Leonardi, sacerdote.

1 Domenica. Tutti i Santi. (Ap 7,2-4.9-14/ Sal 23/ 1Gv 3,1-3/ Mt 5,1-12a) Ore 15.00: Preghiera per tutti i defunti al cimitero. Giornata mondiale della santificazione universale. Dal mezzogiorno di oggi e per tutta la giornata di domani sarà possibile acquisire l’indulgenza plenaria per i defunti, alle solite condizioni: visita alla chiesa, recita del Padre nostro e del Credo, recita di una preghiera secondo l’intenzione del Papa, essere confessati e comunicati. Dall’1 all’8 novembre è possibile acquisire l’indulgenza plenaria, una volta al giorno, facendo devotamente visita ad un cimitero.

11 Domenica XXVIII del Tempo ordinario. (Is 25,6-10a/ Sal 22/ Fil 4,12-14.19-20/ Mt 22,1-14) 14 Mercoledì. S. Callisto I, papa e martire. Ore 11.00: Matrimonio Comi Davide e Magni Silvia. 15 Giovedì. S. Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa. 16 Venerdì. S. Edvige, religiosa. S. Margherita Maria Alacoque, vergine. 17 Sabato. S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire.

2 Lunedì. Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Ore 15.00: Santa Messa al Cimitero.

18 Domenica XXIX del Tempo ordinario. (Is 45,1.4-6/ Sal 95/ 1Ts 1,1-5b/ Mt 22,15-21) 94a Giornata missionaria mondiale, sul tema: “Eccomi, manda me» (Is 6,8)” Ore 10.30: Santa Messa nella Festa di San Luca.

3 Martedì. S. Martino de’ Porres, religioso. 4 Mercoledì. S. Carlo Borromeo, vescovo. 5 Giovedì. Santi e Beati di cui in Diocesi si conservano le Reliquie.

19 Lunedì. Ss. Giovanni de Brébeuf e Isacco Jogues, sacerdoti e Compagni, martiri. VIT A P AR RO CCHI AL E

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4 Venerdì. S. Giovanni Damasceno, sacerdote e dottore della Chiesa.

8 Domenica XXXII del Tempo ordinario. (Sap 6,12-16/ Sal 62/ 1Ts 4,13-18/ Mt 25,1-13) 67a Giornata nazionale del ringraziamento.

6 Domenica II di Avvento. (Is 40,1-5.9-11/ Sal 84/ 2Pt 3,8-14/ Mc 1,1-8)

9 Lunedì. Dedicazione della Basilica Lateranense. 10 Martedì. S. Leone Magno, papa e dottore della Chiesa.

Cronaca parrocchiale

11 Mercoledì. S. Martino di Tours, vescovo.

Tempo di pandemia Riprendo, dopo una lunga interruzione, la cronaca parrocchiale. Si è interrotta in seguito alla famigerata pandemia del Covid19. Io stesso, colpito dal virus, ho vissuto un lungo periodo di malattia e di convalescenza che mi ha impedito, per due numeri del notiziario, di curare questa rubrica. Domenica 23 febbraio è iniziato il “lockdown”, la chiusura totale di ogni attività. Per evitare il più possibile il diffondersi del contagio, il governo ha disposto questo provvedimento che impediva a chiunque di uscire dalla propria abitazione se non per motivi urgenti e giustificati. Le uniche attività “normali” consentite erano quelle della spesa quotidiana per provvedere all’alimentazione e ai bisogni primari della vita, quella dell’immancabile visita alla farmacia per i medicinali necessari per far fronte all’emergenza sanitaria. Chi doveva uscire di casa doveva prendere tutte le precauzioni necessarie (mascherina e distanziamento) per evitare qualsiasi contatto con gli altri. Dove possibile si è continuato il proprio lavoro da casa. La stessa cosa è avvenuta anche per la scuola, con l’insegnamento a distanza. Sono state interrotte anche tutte le attività pastorali, con conseguente sospensione di tutte le celebrazioni e di tutte le attività pastorali, sia in chiesa che in oratorio. La nostra chiesa parrocchiale, come tutte le altre, è rimasta aperta solo per la preghiera personale. A memoria d’uomo non era mai accaduta una simile evenienza: niente messe, né altre celebrazioni, funerali compresi. Le tante persone defunte in questi mesi sono state benedette al cimitero e tumulate o portate alla cremazione, con la presenza limitata ai soli familiari. Questa circostanza ha acuito il dolore e il senso di smarrimento che ha caratterizzato questo lungo tempo di isolamento. In pratica sono “saltate” tutte le celebrazioni quaresimali, quelle della Settimana Santa e del Triduo Pasquale e gran parte di quelle del tempo pasquale. Nella nostra parrocchia, come nelle altre, ci si è ingegnati a trovare forme nuove per permettere alle persone della comunità di non sentirsi completamente isolati

12 Giovedì. S. Giosafat, vescovo e martire. 14 Sabato. Ore 18.00: S. Messa in suffragio di tutti i defunti dell’anno. 15 Domenica XXXIII del Tempo ordinario. (Pr 31,10-13.19-20.30-31/ Sal 127/ 1Ts 5,1-6/ Mt 25,1430) Ore 10.30: Santa Messa con la celebrazione degli anniversari di matrimonio. 16 Lunedì. S. Margherita di Scozia. S. Geltrude, vergine. 17 Martedì. S. Elisabetta di Ungheria, religiosa. 18 Mercoledì. Dedicazione delle Basiliche dei Ss. Pietro e Paolo, apostoli. 21 Sabato. Presentazione della Beata Vergine Maria. Giornata mondiale delle claustrali. 22 Domenica. Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo (Ez 34,11-12.15-17/ Sal 22/ 1Cor 15,20-26.28/ Mt 25,3146) Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero. Ore 15.00: Celebrazione delle prime Confessioni. 23 Lunedì. S. Clemente I, papa e martire. S. Colombano, abate. 24 Martedì. Ss. Andrea Dung-Lac, sacerdote e Compagni, martiri. 25 Mercoledì. S. Caterina di Alessandria, vergine e martire. 29 Domenica I di Avvento. (Is 63,16-17.19;64,2-7/ Sal 79/ 1Cor 1,3-9/ Mc 13,33-37) 30 Lunedì. S. Andrea, apostolo.

DICEMBRE 3 Giovedì. S. Francesco Saverio, sacerdote. VIT A P AR RO CCHI AL E

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brazione sono state invitate anche le religiose di Brembate o che qui sono state. Erano presenti una decina di sacerdoti e altrettante religiose. Sempre martedì 11 agosto, alle ore 20.30, presso la scuola materna si è svolto un momento di preghiera e di riflessione su Maria, con testi e canti. Alle ore 20.30 di giovedì 13 agosto c’è stata la recita del Santo Rosario presso la Statua della Madonna di Loreto, al monumento dei Caduti dell’Aeronautica, in occasione dell’Anno giubilare. Anche quest’anno non è mancata la celebrazione della messa in Piazza Papa Giovanni Paolo II nella serata della vigilia dell’Assunta, venerdì 14 agosto. La messa di quest’anno particolare ha assunto un significato più profondo: quello dell’affidamento del nostro paese a Maria Assunta e il ricordo dei numerosi defunti dei mesi della pandemia. Nonostante le limitazioni, dovute ai vari protocolli, sono state numerose le persone che hanno voluto essere presenti. Al termine della bella celebrazione, l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Sig.ra Emiliana Giussani e dal vicesindaco Sig. Claudio Stucchi, ha voluto dare un pubblico riconoscimento alle persone della Protezione civile e di altri gruppi e associazioni, che hanno prestato la loro opera durante il periodo del Covid per l’assistenza a domicilio delle persone impossibilitate a uscire, e per assicurare la presenza per ogni possibile emergenza.

dagli altri. Attraverso il computer, sui vari canali social è stato possibile partecipare virtualmente alla messa domenicale e ad altri momenti di preghiera. Così pure alcuni catechisti hanno mantenuto il contatto con i ragazzi per continuare in qualche modo anche la catechesi. Questa chiusura, seppure con qualche allentamento, è continuata fin verso metà maggio. Si è potuto riprendere la celebrazione della messa in chiesa, con le dovute cautele e con regole abbastanza stringenti. Sono ripresi, con le stesse condizioni, anche i funerali. Da metà maggio, poi, si sono potute finalmente celebrare, con la presenza dei familiari e della comunità, le messe esequiali per i defunti che durante i mesi della pandemia non avevano nemmeno avuto il conforto di un rito religioso. Queste celebrazioni sono continuate fino a metà settembre. Agosto. Preparazione e Festa patronale dell’Assunta. Alla festa patronale dell’Assunta quest’anno, per i ben noti motivi, è mancata la cornice esteriore, fatta eccezione per l’illuminazione del campanile e della facciata della chiesa. Il programma che prevedeva normalmente la celebrazione della messa nei quartieri durante la novena, ha subito notevoli variazioni. Si è iniziato lunedì 3 agosto, con la Solennità dell’Anniversario della Dedicazione della nostra chiesa parrocchiale, avvenuta, appunto, il 3 agosto 1734. Si è data particolare risonanza, durante le varie messe, al significato profondo di riconoscersi comunità di credenti nell’edificio dove i fedeli si raccolgono sia per i momenti più importanti della loro vita, sia nell’incontro dell’eucaristia domenicale. Martedì 4 agosto, alle ore 19.30, nello spazio davanti all’ingresso di Casa Serena, è stata celebrata una messa in ricordo e in suffragio i novantadue ospiti defunti a causa della pandemia e i cui nomi sono stati letti durante la celebrazione. Erano presenti, oltre a numerosi familiari dei defunti, anche il sindaco, dirigenti e rappresentanti del personale di Casa Serena. Giovedì 6 agosto all’oratorio è stato proiettato il film: “Piena di grazia”. È la storia del Nuovo Testamento dal punto di vista di Maria, madre di Gesù Cristo. Il film ripercorre gli ultimi anni della vita di Maria di Nazareth e i suoi sforzi per aiutare la nascente Chiesa cristiana a riguadagnare il suo incontro con il Signore. Martedì 11 agosto, alle ore 11, c’è stata la concelebrazione dei sacerdoti nativi di Brembate di Sopra o che hanno svolto il loro ministero nella nostra comunità. Alla celeVIT A P AR RO CCHI AL E

Sabato 15 agosto, giorno della Festa patronale dell’Assunta, sono state celebrate le messe in orario festivo, naturalmente con particolare solennità. Per i ben noti motivi, quest’anno non si è potuta svolgere la processione con la statua della Madonna. La statua, però, è stata collocata in chiesa, fatta oggetto della venerazione di tutti.

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BILANCIO PARROCCHIALE ANNO 2019

"Carissimi, eccovi il bilancio molto sintetico dell'anno che abbiamo chiuso, il 2019. Di solito lo presentavamo nella prima metà dell'anno. Capirete bene il perché del fatto si sia arrivati solo ora a pubblicarlo, dopo tutte le complicazioni di questo anno... però siamo arrivati al dunque, e con la gioia di poter riconfermare come anche da questo aspetto economico si colga il cuore grande della nostra comunità, che risponde con grande generosità ai bisogni e alle esigenze di una pastorale fatta di tante iniziative, di strutture da mantenere... E scriviamo tutto questo in un anno che avrà sicuramente un esito ben diverso, nei numeri certamente, ma non nella consapevolezza che ci anima. E che ci fa dire oggi che se le difficoltà sono aumentate, rimane inalterato il desiderio di collaborare per sostenere questa nostra comunità. All'orizzonte si presentano lavori importanti e urgenti, che vanno dalla facciata al tetto della Chiesa, dalla struttura della Scuola Materna, alle incognite legate alla struttura del Cinema Parrocchiale. Le affronteremo insieme, sicuri che quel che ci anima vale ben più di un bilancio più o meno rosso nei numeri... Uniti, ogni sfida è possibile. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito ad avere un risultato così positivo e avanti insieme con coraggio, ognuno secondo le proprie possibilità e la misura del suo cuore. PS. Mi preme ricordare che se qualcuno volesse vedere i numeri del bilancio nel dettaglio, ne potrà fare richiesta presso la casa parrocchiale. d Giacomo

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Covid: riparliamone!

avuta prova evidente quando ad ammalarsi sono stati personaggi noti che fino a quel momento erano stati negazionisti. Ho provato un po’ di pena nel notare come anche di fronte all’evidenza si provasse a mascherare la loro malattia, a tutti nota col nome di Covid, con altre denominazioni per far credere che si trattasse di altro. Non è negando il male che si lo sconfigge, ma affrontandolo. Ecco perché ritengo che la prima prevenzione da attuare sia quella di essere ben consapevoli del pericolo e di prendere le dovute precauzioni, che non sono poi così complicate: distanziamento, mascherina e frequente lavaggio delle mani! Un altro aspetto che mi sento di riprendere in considerazione è quello della constatazione della mia fragilità. Questa volta ho veramente rischiato di morire. Il fatto che più mi fa pensare, però, è che ho preso coscienza dello scampato pericolo, solo dopo che ne ero uscito. Mi viene perciò normale domandarmi: ma noi umani, ci rendiamo veramente conto che la nostra vita è destinata a finire ed è appesa a un filo? C’è in noi un grande desiderio di vita, e questo è normale. Dobbiamo, però, essere anche consapevoli che la nostra vita è destinata a concludersi. Ma, purtroppo, siamo sempre propensi a pensare che la fine sia sempre lontana e che ci sarà tempo per pensarci. Non è così! Io mi sono trovato ammalato, pensando a una “banale” influenza. Arrivato in ospedale, ben presto ho perso la consapevolezza di quanto stavo vivendo. Ho dei vaghi ricordi del mio viaggio in ambulanza e del mio passaggio al pronto soccorso dell’ospedale. Non ricordo assolutamente nulla della terapia intensiva … ed era in quel passaggio che sarebbe potuto succedere che morissi. Quando sono ritornato in me stesso, dopo momenti vissuti in un mondo pieno di persone e di luoghi che soltanto dopo ho realizzato essere frutto della mia immaginazione, ho capito che cosa avevo passato e, soprattutto, rischiato. Mi ci è voluto un po’ di tempo e l’aiuto di un’infermiera (mia ex parrocchiana che ovviamente conosco e che lavora nel reparto di terapia intensiva), passata a salutarmi e a sincerarsi delle mie condizioni, per mettere insieme i vari pezzi. Una delle prime cose che mi ha suggerito è stata quella di fare una telefonata, anche se breve, a mia sorella, per tranquillizzarla dopo la grande apprensione. Mi ha aiutato a comporre il numero, perché da solo non ero in grado di farlo. E prendo spunto da questo fatto per introdurre una terza riflessione su un altro argomento, già toccato la volta scorsa. Siamo legati l’uno all’altro più di quello che pensiamo. Nonostante tutte le precauzioni prese (da quando era iniziata la chiusura, anch’io mi ero messo tranquillo in casa e non ero più uscito se non per an-

C’è un detto che dice che “ogni promessa è debito”. Sul notiziario di agosto, presentando alcune riflessioni sulla mia lunga degenza a causa del Covid, mi ero ripromesso di ritornare sull’argomento per alcuni approfondimenti. Non voglio annoiarvi con il racconto della mia malattia, perché altri, e anche per altre malattie, potrebbero fare la stessa cosa e magari meglio di me! Ci ho pensato un po’ per decidere riguardo all’opportunità di riprendere il discorso. Se lo faccio, è perché ritengo che, essendo ancora in mezzo alla pandemia, anche se apparentemente più attenuata rispetto ai mesi scorsi, sento il dovere di dire la mia per evitare a chi vuole ascoltare, di cadere nel pericolo del contagio. Se poi vogliamo dirla tutta, l’ultima spinta mi è stata data dall’incontro con i miei alunni al rientro a scuola. Molti, sapendo della mia situazione, mi hanno chiesto come stavo, ma soprattutto mi hanno tempestato di domande sulla mia malattia. Non potete immaginare il silenzio e l’attenzione con cui mi hanno ascoltato. Forse per la prima volta sentivano l’esperienza di uno che era passato attraverso la malattia e perciò poteva raccontare le cose com’erano veramente e non solo per sentito dire. È questo il motivo che mi spinge ora a riprendere il discorso, sperando, appunto, di fare un’opera buona nella prevenzione. Permettetemi di incominciare con un primo pensiero riguardo alle purtroppo numerose persone che ritengono che il Covid sia una colossale bufala, inventata da qualcuno per fini e scopi non meglio precisati, ma certamente poco nobili, vista la situazione. Scusate la franchezza, che magari sembrerà poco cristiana! Mi sono ritrovato ad augurare a questi tali di rimanere contaminati e di essere ricoverati in terapia intensiva per qualche giorno! Credo sia l’unico modo per convincerli del contrario. D’altra parte ne abbiamo

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ché il resto del volto e del corpo era coperto da mascherine, visiere, cuffie, guanti e camici. Si potevano riconoscere più facilmente perché sul camice portavano scritto il loro nome. In tutti ho visto tanto impegno e rispetto degli ammalati. Soprattutto nei primi tempi ho dovuto dipendere in tutto da loro, anche per le cose più semplici e normali. Ho sempre trovato molta disponibilità. Quello che voglio dire è che, abituati a fare tutto da soli, troppo spesso pensiamo di non aver bisogno degli altri, salvo poi a doverci ricredere in situazioni come queste. Tante volte ho ringraziato queste persone, dicendo loro che ci si accorge del loro preziosissimo lavoro soltanto quando si è malati e ci si trova nella condizione di non poter fare niente da soli. Quante volte ho dovuto chiamare per farmi spostare un cuscino, o per essere aiutato a rimettermi a letto, dopo che ero stato già aiutato a mettere i piedi a terra. Non vi dico gli incoraggiamenti, a volte anche un po’ esigenti, quasi a costringermi a fare qualcosa, che pensavo di uno riuscire a fare. Bastava il loro sorriso per capire che si era fatto un altro passettino in avanti verso la guarigione. Non voglio dire altro se non un’ultima considerazione. La fragilità, la totale dipendenza dagli altri mi ha messo di fronte alla mia povera umanità. Nella malattia tante certezze vengono messe in discussione. Spesso mi sono trovato anche a pensare a Dio. A volte, lo dico con molta franchezza, mi sono trovato a chiedermi se la mia fede non fosse un’illusione. Il pensiero era subito accantonato pensando che se Dio non mi fosse stato vicino, soprattutto in questi frangenti, tutta la mia sofferenza non avrebbe avuto nessun senso. La mia vita è “ricominciata” proprio durante la Settimana Santa, e il confronto con il mistero della Croce è diventato inevitabile. Alla fine del mio percorso di salita al Calvario, mi sono sentito forte solo nella convinzione che Dio stesso, in Gesù, ha salito il Calvario anche per me, per mostrarmi tutto il suo amore, arrivato fino al dono della sua vita. E ho anche scoperto che nella mia malattia non sono mai stato solo. Oltre che dalla presenza di Dio, sono stato accompagnato dalla preghiera e dalla vicinanza di tantissime persone: quelle dei miei familiari, quelle della mia comunità di Brembate di Sopra, quelle della mia comunità di origine, Villa d’Adda, quelle delle diverse comunità nelle quali ho svolto il mio ministero, quelle dei miei alunni e dei miei colleghi e del personale della scuola insieme a ex alunni e ex colleghi e, infine, quelle dei tanti amici che mi vogliono bene. È confortante sapere che, anche quando tu non ci pensi o magari non te ne rendi conto, tante persone ti accompagnano perché sei presente nel loro cuore e nelle loro preghiere.

dare a prendere il pane, perché bel frattempo mia sorella si era ammalata), mi sono trovato contagiato. Com’è avvenuto? E chi lo sa! Ma sicuramente il virus l’avrò preso in un ambiente frequentato da me e da persone alle quali sono inevitabilmente legato. Abbiamo sempre a che fare con tante persone, conosciute o estranee. Questo, però, non toglie che siamo “interdipendenti”. Questo non vale solo per il contagio e la pandemia, ma riguarda anche tutto il resto! Non possiamo pensare che gli altri non ci riguardino o non ci interessino e perciò possiamo farne tranquillamente a meno! Nel corso del mio ricovero in ospedale e altre strutture, ho avuto diverse persone come “compagni di avventura” (o di sventura). Non sono persone che ho scelto, ma me le sono trovate accanto. Ho avuto diversi compagni di stanza o di reparto. Con due di loro è iniziata una bella amicizia, nata dal fatto di essere accomunati dalla stessa sorte. Con altri c’è stata una “serena convivenza” con scambio di battute e di saluti. Con un altro (lo dico sottovoce) … è stata una fortuna l’essere spostato poche ore dopo il suo arrivo perché il suo comportamento non è stato particolarmente attento anche ai bisogni e alle necessità dell’altro compagno di stanza (che poi ero io!). Sarò sempre infinitamente grato ai medici e a tutto il personale sanitario che mi hanno curato e assistito. Come già dicevo, di loro vedevo solo gli occhi, perVIT A P AR RO CCHI AL E

d. Carlo

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Suore Missionarie Comboniane

re e osservare ... e sognare. Certo sogno. Non è l’età che ci definisce: è ciò che perdiamo dentro che ci caratterizza. Mi affaccio alla finestra e penso che il mondo sia tutto mio. La voglia di conoscere, di voler trasmettere qualcosa e al tempo stesso ricevere e imparare ... nonostante gli anni ... Oggi che la mia coscienza di donna anziana ormai abbandona i lidi del presente per rifluire piano verso i lontani arcipelaghi della memoria, i primi scogli che affiorano mi rammentano che la “fine” si avvicina. Niente panico, non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato. Una specie di sifonamento costante ripulisce il mio cervello che elimina, insieme ai nomi anche i volti, i titoli dei films, degli autori che leggo, le città che attraverso. Dovrei vergognarmi, ma della vergogna non ne ho traccia. È l’età, mi dico ... Non sono in grado di controllare la fuga dei miei pensieri. A volte mi nascondo sotto il lenzuolo a rincorrere i pensieri e cercare di capire quello che mi resta della mia vita. Oh Dio mio come tagliano i ricordi!!! La gente pensa che i ricordi rendono tristi, invece è vero il contrario. Si diventa tristi quando si dimentica. Le cose non sono né bene né male, sono quelle che sono, ciò che accade. Bisogna saper dimenticare il male e trattenere il bene. Arrivata qui a Verona mi sentivo esaurita come una pila usata. Fui costretta ad aspettare che mi si calmasse il tamburo nelle tempie e che il cuore ritrovassse il proprio posto nel petto. La quarantena di quindici giorni mi ha dato una mano in questo. Le mie domande se ne vanno in giro tutte nude, non hanno niente da mettersi, verrebbe da dire … ma la persona torna persona, qualsiasi cosa gli si faccia, cicatrizza, dimentica. L’età e la tappa che attraversiamo nella vita, incidono anch’esse sulla direzione verso cui investiamo la nostra energia. Il ruscello che incontra ostacoli, canta. (Wendell Berry) Voglio dar risonanza dalle diverse sponde del mare ... Italia – Etiopia e a quanto accade qui. I Gumuz, popolo che mi accoglie da due anni, portano i segni e le ferite delle lotte succedutesi nel tempo, con crescente capacità distruttiva e che non cessano di colpire i piu deboli e poveri. I Gumuz parlano degli Amara con un pessimismo che non prevede riscatto. Son venuti da noi, cercando rifugio e protezione durante gli scontri tribali ed ho negli occhi i

Verona 23 Settembre 2020 Carissimi amici, Sono passati trentadue giorni di delicate sfumature e di sole e di cambi di vento dal mio arrivo a Verona. Penso troppo e sogno ancor di più. Le nuvole ora sono bianchi batuffoli in perenne movimento, come fumo. Una brezza costante si porta via i rumori della gente che non distante da casa, porta i bimbi nel parco. Io resto nella mia stanza ad ascoltare, ad annusa-

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loro tristi fagotti che contengono il loro niente. Forse ho negli occhi uno stereotipo pure io. Quando non ci sono piu soluzioni, rimane la vendetta. Vecchia storia che avvelena la Storia e che al giorno d’oggi dovrebbe turbare piu di un sonno. Hanno lo sguardo triste e consumato di chi ha annegato la propria vita nel fondale della sofferenza. E noi li accogliamo, diamo loro rifugio. Come convincere le persone a guardare non il cielo, ma la terra e a farsi mano dell’amore di Dio per tutti i viventi? Non è il mondo che si deve fare chiesa, ma è la chiesa che si deve fare mondo. (Antonietta Potente). L’imperativo missionario non è indirizzato a convertire i pagani, non è un ordine di rendere i pensieri degli altri conformi ai miei, ma è piuttosto un invito a entrare nell’esperienza di una nuova umanità. Guardare Gesu è vedere una umanità aperta a tutto cio che è Dio: aperta alla vita, aperta all’amore, aperta all’essere. Non ci interessa un divino che non faccia fiorire l’umano. Siamo chiesa non di “visita” ma di “presenza” Siamo donne dell’accolitato cioè della sequela e della “diaconia”, del servizio ministeriale con Gesù fino alla terra delle persone impoverite e dimenticate. Non siamo guardiani comunitari delle regole di Dio. Questo non espande la vita. Invecchiando scopro e godo sempre piu’ che la verita’ è sinfonica. Mi mancano pochi mesi al 39esimo compleanno di permanenza in Ethiopia. Arrivo qui a Verona ed ascolto al telegiornale, le beghe di cortile molto povere, espressione di una povertà politica (credevo fosse prerogativa etiopica). Come mantenersi neutrali dinanzi a ciò che sta succedendo? Cari amici, credete davvero che la fedeltà al messaggio di Cristo consista nel credere alle apparizioni, nello sventolare i grani del rosario, nel giudicare chi va a letto con chi e come? Cerchiamo di essere seri. Sarebbe già sufficente. E si finisce per provare sofferenza più ancora che delusione. Ci troviamo di fronte a svolte non realizzate ... e si allarga il fossato che divide e si manifesta in una levata di scudi. Non conosciamo altro? Se il nostro annuncio non conforta la vita, non è Cristo che annunciamo. Poco prima del mio rientro, portai i due fratellini orfani (già li conoscete) che son rimasti con le sorelle della mia comunità, in cappella. Uno dei due bimbi mi chiese: “Chi è quello lì? Guardava al crocefisso. Ho chiuso mentalmente tutti i libri ed ho ascoltaVIT A P AR RO CCHI AL E

to il mio cuore. Che risposta potevo dargli? Guardandolo fisso negli occchi gli risposi: è uno che ha fatto felice il mio cuore. Lui mi rispose: anche tu mi fai felice, e non sei inchiodata ... Che semplicità, che bello!!!! La residenza di Dio è nomade, si dipana lungo le strade del mondo. Io sarò con voi tutti ... Promessa di una relazione che con ognuno di noi, ha i suoi tempi di adempimento, tra dubbi e speranze, esperimentazioni gioiose e lutti, ricerche e scoperte, Tabor e Golgota ... La bellezza della diversità va mantenuta, perché fa parte della vita, cosi come è importante imparare a conoscersi e a dialogare proprio a partire delle differenze. È necessario ricominciare a vivere, a garantire la vita, a ricercare la felicita. Perché giustizia e felicità sono legate e vanno a braccetto. In ogni parte del mondo. Io riconosco di non essere farina per le ostie, ma vorrei tanto suggerirvi di insegnare ai vostri figli e nipoti (compresi i miei), che non importa in “che cosa si crede, ma come si vive” Nella missione non c’è mai da annoiarsi. Che senso ha la mia presenza in questa realtà di frontiera? Ben presto mi sono convinta che non ci sono dei sensi. I sensi si creano vivendo, perché il senso ci è dato dal salmo “Cercate il mio volto” quello di Colui che ha steso le sue mani sulla croce per puro amore mio-nostro. Un compito difficile, delicato, e importante quello di capire la specificità senza muri di separazione. Aiutare la comunità ad avere la forza per rompere con il passato, la tradizione, i riti ancestrali, le liti tribali, o etniche. Qui, come in Etiopia. Bisogna semplicemente raggiungere gli altri nel rispetto della differenza. La verità si trova dicendola. In questo modo si diventa noi stessi verità. Il mio itinerario, negli anni, è diventato stima e passione per la terra e per la gente di qualunque colore essa sia. Etty Hillesum nel mezzo della Shoah ha trovato Dio che abitava nell’umanità. Anch’io ho trovato Dio vivo tra i Gumuz. Gesù però è ancora piccola scintilla da attecchire nel falò della loro storia. Che giunga l’alba! Grazie che camminate con me. In unione di preghiere con affetto. Sr Nives

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Perché dovremmo ancora occuparci della Madonna? Ipotesi su Maria

monianze storiche e devozione, dogmi e apparizioni. “Perché dovremmo ancora occuparci di Maria?” Messori se lo chiede e lui stesso risponde all’inizio del libro: “Ciò che mi ha guidato e guida sui sentieri della “mariologia” non è una devozione fine a se stessa: è l’assillo per la situazione della fede nel Cristo, minacciata da errori, deviazioni, inquinamenti”. L’idea di Messori è proprio questa: parlare della Madonna non ci allontana affatto da Gesù ma ci avvicina ancora di più a lui. Il percorso del libro è “a ritroso nel tempo”: si parte da Lourdes e dai tanti tentativi di screditarne la storicità, smascherando falsi documenti che fin dall’inizio hanno provato a rimuovere la devozione verso la Madonna. L’autore suggerisce che quello che avvenne a Lourdes è quello che accade anche oggi nella nostra diffusa mentalità “scientifica” che tende a squalificare ogni evento in cui Dio si rende presente in modo misterioso. Eppure questa è la “strategia di Dio”, che un po’ si fa riconoscere e un po’ si nasconde per lasciare a noi la libera scelta della fede; e questa è anche la “strategia della Vergine”, che appare a una ragazzina timida e analfabeta, poverissima e malaticcia: è la stessa situazione dell’annuncio dell’angelo Gabriele a una sconosciuta ragazzina in Galilea! Dopo Lourdes si passa a Parigi, in Rue du Bac (1830) con la vicenda di Caterina Labouré e della medaglia miracolosa, si narra di un imperatore geloso dell’Assunta al punto da volerne cancellare la festa perché oscurava il suo compleanno, si danno alcune “istruzioni per l’uso” in caso di apparizione, si offrono spunti per distinguere tra un devozionalismo ipocrita e una giusta devozione verso la Madonna. L’autore rivaluta anche il “sacro commercio” attorno ai santuari, che se da un lato può sembrare scandaloso, dall’altro rivela il desiderio del pellegrino di condividere con altri l’esperienza di fede vissuta in certi luoghi speciali: la fede ha anche questi aspetti molto umani, tangibili e “corporei”, e Messori mette in guardia da una fede talmente pura e perfetta da essere quasi sospetta. C’è ancora molto altro nel libro che spazia senza stancare da Fatima alla Maria Ausiliatrice di don Bosco, dal silenzio di San Giuseppe alla bellezza del rosario come ripetizione dell’unica parola d’amore verso Dio. Infatti, le tante prove storiche che Messori presenta servono non tanto a dare una risposta razionale, quanto a muovere il cuore, a dare una risposta “sentimentale” in senso forte. Nell'ottobre del 2012 Vittorio Messori ha pubblicato anche: “Bernadette non ci ha ingannati: un'indagine storica sulla verità di Lourdes”, questo però non l’ho letto: posso solo consigliarlo “fidandomi” dell’autore e di don Carlo che me lo ha suggerito; lo trovate, come sempre, nella nostra biblioteca.

In questo bollettino di ottobre propongo un libro sulla Madonna che si può richiedere anche in biblioteca. Si intitola “Ipotesi su Maria” e l’autore è Vittorio Messori, giornalista che ha lavorato per Il Corriere della Sera, La Stampa e Avvenire. La vita di Messori è importante per capire il suo punto di vista: educato in una famiglia dichiaratamente atea e anticlericale, al termine degli studi universitari legge i vangeli, resta affascinato dalla figura di Gesù e si converte al cristianesimo; mentre lavora come giornalista a Torino, inizia la sua personale ricerca di fede, ricerca che raccoglierà in un libro che avrà una grande diffusione: “Ipotesi su Gesù” (1976). La sua prospettiva è dunque quella di un credente che però vuole indagare, capire, scavare a fondo per rendere ragione della propria scelta: è affidabile quello che è scritto nei vangeli? Sono solo “storielle” o è “storia” vera? Lo stesso spirito critico e la stessa capacità di esporre con chiarezza i vari argomenti si ritrovano in questo libro, Ipotesi su Maria, che ha avuto una prima edizione nel 2008 e una seconda edizione con nuovi capitoli e approfondimenti nel 2015. Il libro si presenta come molto “corposo” (circa 500 pagine!) ma molto leggibile e avvincente: il sottotitolo “Fatti, indizi, enigmi” infatti svela un approccio a 360 gradi, senza tralasciare nulla, con uno stile vivace che accosta testi biblici e aneddoti, testi-

Dario VIT A P AR RO CCHI AL E

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Anagrafe BATTESIMI BRUGALI MATTIA di Marcello e di Lomboni Gabriella nato a Bergamo il 18.09.2019 battezzato il 13.09.2020

CRIPPA GIULIA di Alan e di Sangalli Isabella nata a Bergamo il 16.12. 2019 battezzata il 02.08.2020

ALLETTO FILIPPO di Nicola e di Scarpellini Viviana nato a Bergamo il 16.02.2020 battezzato il 20.09.2020

MERAVIGLIA TOMMASO di Ernesto e di Farina Stefania Nato a Bergamo il 28.01.2020 battezzato il 23.08.2020

CACCIA SOPHIA di Luca e di Piasentin Nathalie nata a Bergamo il 24.12.2019 battezzata il 06.09.2020

BOSISIO GIADA di Simone e di Centurelli Alice nata a Bergamo il 30.04.2019 battezzata il 20.09.2020

POLENI SOFIA di Fabio e di Peruta Sara nata a Bergamo il 03.01.2020 battezzata il 13.09.2020

COLOMBO ZEFINETTI SARA di Matteo e di Ghilardi Erika nata a ? il 09.01.2020 battezzata il 20.09.2020

ROTA SPERTI GIOELE di Luca e di Gotti Lorenza nato a Bergamo il 13.01.2020 battezzato il 20.09.2020

BERTOLA PIETRO di Michele e di Previati Elena nato a Bergamo il 01.03.2019 battezzato il 13.09.2020

AN AG R AF E

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ZANGA NICOLÒ di Diego e di Marchetti Cristina nato a Ponte San Pietro il 07.04.2020 battezzato il 20.09.2020

MATRIMONI

ZONCA ISABEL di Daniele e di Medici Stefania nata a Bergamo il 12.03.2020 battezzato il 27.09.2020

In parrocchia:

Viganò Nicola con Belotti Federica, il 28 agosto

SONZOGNI FABIO di Giovanni e di Donizetti Laura nato a Ponte San Pietro il 16.03.2020 battezzato il 27.09.2020

Bonzi Yuri con Pellegrinelli Martina, il 14 settembre Amore è valsa la pena aspettare durante il rigore invernale che maturasse il seme d’un così grande bene per accarezzare con gli occhi tanta grazia di messe e veder errare lungo le sterminate distese le dita di luce del sorriso divino e riposare in grembo alle verdi terre lo sguardo limpido del cielo. È già primavera amore. È tempo, è ormai tempo d’amare. AN AG R AF E

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FUNERALI SALVI LUCIANO di anni 64 morto il 17 agosto.

SANA ROLANDO di anni 76 morto il 14 settembre.

CACCIA PIETRO di anni 68 morto il 19 settembre.

BONOMI ANGELINA ved. Sangalli di anni 85 morta l’08 settembre.

BIFFI ANTONIA ved. Ripamonti di anni 79 morta il 20 settembre. SIZZI ANNA di anni 90 morta l’08 settembre. MAPELLI UGO di anni 66 morto il 21 settembre.

MESSI ELIO di anni 71 morto l’11 settembre. ARRIGONI LUIGI di anni 81 morto il 22 settembre.

MAZZOLENI MANUELA di anni 39 morta l’11 settembre.

AN AG R AF E

CAPPUZZO SANTINA ved. Spena di anni 85 morta il 26 settembre.

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Gli specchietti e le allodole

lati come strumenti di battaglia e propaganda (che bisogna però starci attenti, perché sono delicati strumenti e poi nel parapiglia te li rompono …). Ci vorrebbe una vita per approfondire. Mi scappa da sorridere quando sento dire che questo papa è un poco troppo comunista e terzomondista mentre l’altro (ancora al mondo, evento più che raro …) è più conservatore e difensore dei valori dell’occidente. Dai, sai cosa facciamo? Facciamo un bel referendum, che va di moda, per capire quale piace di più! Tutto un grande specchietto per le allodole. La questione non è Chiesa progressista o conservatrice, “comunista” o “talebana”. La questione è il Cristo e il suo messaggio, che è molto, molto, molto più in là di questi sterili confronti. Ma siccome è scomodo ma scomodo davvero, meglio che le allodole si azzuffino per qualche bagliorino riflesso da uno specchietto e non che protendano al Sole, alla vera Luce. Prova a partire dal Cristo, dal suo messaggio e dal suo esempio e datti da fare, che poi non ti avanza tanto tempo per questioni di lana caprina. Un poco come quel povero prete di Como, Don Roberto, che pronto a servire il prossimo fin da mattina, portando conforto e colazioni, mica aveva il tempo di stare lì a distinguere se il prossimo era bianco o nero, vecchio o giovane, locale o straniero. Forse perché il prossimo è prossimo, e basta. Certo, per qualcuno però, se l’è un poco cercata, perché con certa gente è meglio lasciar perdere … Un altro esempio potrebbe essere il referendum del 20 settembre sul taglio del numero dei parlamentari. Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Tutte più o meno contenevano un fondo di verità. Di verità relativa. Mille sono tanti, c’è sempre chi scalda la sedia o fa l’assenteista. Risparmiamo qualcosa. Nelle altre nazioni poi ce ne sono di meno e tutto funziona meglio. Ah, si? E come la mettiamo con la rappresentanza del territorio? È una amputazione alla democrazia! Pura demagogia! Quando leggeremo questo articolo sul giornalino sarà tutto finito o, meglio, cominceranno con qualcos’altro.

Curiosando in rete mi capita di cercare espressioni, parole di uso comune, modi di dire, ormai nel nostro vocabolario quotidiano, per cercarne l’etimologia, l’origine, i significati. Questa volta è toccato allo specchietto per le allodole che, per quanto ovvio, è un dispositivo utilizzato come richiamo nella caccia. In pratica un oggetto con delle palette girevoli sulle quali

sono fissati dei piccoli specchi che, riflettendo i raggi del sole, con il loro luccichio attraggono proprio le allodole. Meccanismo molto semplice, del quale hanno fatto tesoro anche imbonitori e furbacchioni. L’importante è catturare la preda e portarla dove si vuole. Che sia allodola, consumatore, elettore e chi più ne ha, più ne metta. Spesso ai limiti del lecito, o truffaldino. Ma le menti più maliziose hanno affinato questa tecnica, senza incorrere in illeciti, sfruttando la dabbenaggine e l’emozionalità, per annebbiare le idee alla gente e distogliere l’attenzione dal vero problema. Facciamo qualche esempio magari guardando prima in casa nostra, tra noi credenti. È secolare il problema della Chiesa e del suo atteggiamento nei confronti del mondo. Sempre troppo indietro o troppo avanti, a seconda dei sostenitori. Divisa un tempo (ma, se ci pensiamo bene, anche adesso) tra potere temporale e spirituale; tra riformisti del Concilio e “conservatori”, scissionisti; tra riti in latino o in lingua volgare. Tra celebrante che rivolto all’altare (quasi come un’ara, un cippo sacrificale) dà le spalle ai fedeli o l’altare tra sacerdote e fedeli, come tavola di un banchetto comune. Tra croci e rosari che accompagnano la preghiera o sventoAT T U ALIT À

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dreterno si è arrabbiato, non ce la fa più a sopportare e vuole radere al suolo il Parlamento. Altro che quattrocento in più o in meno. Il mite padre Abramo, come nel capitolo della Genesi, sta a “mercanteggiare” invocando indulgenza, come per le città di Sodoma e Gomorra, se ci si troveranno non quattrocento, ma anche solo cinquanta giusti, poi quarantacinque, poi quaranta, poi trenta … e via di seguito. Ma ce li troverà almeno i dieci giusti per salvare tutti dal castigo divino? Sul più bello … puff … mi sono svegliato. Chissà come sarebbe andata a finire? Io un’idea ce l’ho …. E voi? Altro esempio. La scuola, ai tempi del virus. Un bel problema. Solo un illuso poteva pensare che andasse tutto liscio. Anche perché in pochi mesi non c’era solo la scuola da “reinventare” e “organizzare” ma tutta una nazione. Tutto indurrebbe alla moderazione e pacatezza. Invece, dagli con il solito cinema e il teatrino, gli uni e gli altri per tirare acqua al proprio mulino, sulla pelle dei docenti, degli alunni, delle famiglie. Sarebbero cose da evitare in situazioni di emergenza. Perché qualcuno si sta dimenticando che siamo ancora in emergenza, lo capisce solo se lo chiudono in casa e non lo fanno più uscire se non a portare il cane a fare i bisognini. C’è un bel pezzo del mondo della scuola (come di tutta la società civile) che capisce e lavora e studia con il quotidiano eroismo. Perché lavorare, studiare, vivere la quotidianità, in tempo di emergenza come in tempo ordinario, richiedere sempre grande coraggio, grande eroismo. L’altro pezzo del paese, il più piccolo, il più ridicolo, si azzuffa ogni giorno e cerca di disseminare ovunque specchietti per le allodole. I miei ricordi scolastici risalgono a oltre quaranta anni fa. Scuola primaria a parte (io in prima elementare avevo ancora il pennino e il calamaio!), senza tutti i nuovi problemi di banchi singoli o a rotelle, gel sanificante, mascherine, distanziamento, rischio di contagio, termo scanner o termometri, spazio insufficiente e aule troppo piccoli, smart learning, tablet, internet, treni trasporti insufficienti, noi o viaggiavamo stipati come sardine sui bus (niente di nuovo, quindi …) o dai a pedalare in bici anche d’inverno per arrivare in orario. Fino a metà o fine ottobre l’organico degli insegnati non era completo, non c’era l’orario definitivo, e c’erano quasi più supplenti o precari che insegnanti di ruolo. Sono passati quarant’anni … e ci hanno messo le mani tutti nella scuola … Emergenza a parte, cosa hanno fatto nel periodo? È un mondo sempre in divenire, ancora tutto da disegnare, da programmare. Potremmo parlare anche di lavoro e lotte di classe, finanza, etica per fare qualche altro esempio. Ma finiamola qui … tanto quasi sempre è la stessa storia. I furbi ci sguazzano, come il gatto e la volpe. I pesci abboccano. Se non sono i poveri ciuchini del paese dei balocchi di Pinocchio, sono le allodole degli specchietti.

Come se il problema fosse nei quasi quattrocento in più o in meno. Un bello specchietto per le allodole, per nascondere il problema di una classe politica che ha nel tempo paralizzato una perfetta macchina costituzionale e democratica conquistata con il sangue di due guerre mondiali e la capacità di dialogo tra i padri costituenti, allora più di oggi, marcatamente differenziati, opposti, in lotta, ma capaci di generare i principi cardine di un bene comune, che si chiamano Costituzione della Repubblica Italiana. Base di uno sviluppo civile ed economico della nazione. Prima che i mediocri eredi di quei fondatori mandassero piano piano tutto a rotoli … Ne basterebbero anche solo una dozzina dei De Gasperi, dei Segni, dei Pertini, dei Togliatti, dei La Malfa … per riporre con fiducia le speranze di un popolo. Altro che centinaia (in più o in meno). Quattrocento in più o in meno … il perno della democrazia … Ne basterebbero forse anche la metà se la macchina statale marciasse nella stessa direzione. Comuni, provincie, regioni, altri enti, sarebbero la cassa di risonanza dei bisogni della gente e porterebbero la loro voce al Parlamento, quattrocento in più o in meno. Ognuno va per i fatti suoi, meglio ancora se bastian contrario. Ognuno a curare il giardinetto della propria segreteria di partito. Così anche solo varcando un confine regionale, il mondo cambia o è addirittura l’opposto. La questione è della macchina e degli uomini della squadra … un poco come la Ferrari, che anche lei da un poco non se la passa proprio bene. È questione di obiettivi, di qualità, non di quantità dozzinale. Ho fatto un sogno, non so se un incubo o il contrario. Il PaAT T U ALIT À

Luca

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La mentalità del mondo travestita di politicamente corretto La mitologia racconta di un tale Procuste (o Damaste) che torturava i suoi ospiti ponendoli dentro un’incudine forgiata a letto: se troppo alti e lunghi, li “accorciava” con mutilazioni varie, se troppo corti e piccoli li “allungava” con diverse torture. Poi venne Teseo, che pose fine allo scempio, uccidendolo. Viene da qui la nota allocuzione “letto di procuste”, ad indicare il concetto dell’imposizione violenta di una “misura” unica cui si deve adeguarsi. Questa breve digressione mitologica può essere utile per capire, con un passaggio molto chiaro e semplice, che cosa possiamo intendere con la sigla, oggi terribilmente di moda, di “politicamente corretto”. Cioè, il tentativo di ridurre il pensiero (e le persone) ad un solo modello culturale e di azione preconfezionato, pena essere estromessi ed emarginati dal consesso socioculturale – politico. E’ una sorta di “dittatura”, più o meno nascosta, che parte da una matrice relativista ed approda ad una istanza totalitarista. Parte, cioè, dalla negazione dell’esistenza di una verità oggettiva e conoscibile da parte di chiunque, indiscutibile in quanto naturalmente ed oggettivamente presente, ma travalica poi ogni limite, contraddicendo il relativismo stesso, in quanto dichiara ed impone delle affermazioni assiomatiche che negano di fatto ogni libertà di scelta. O meglio, si può teoricamente dissentire, essendo consapevoli però che il prezzo da pagare sarà alto. Si va dall’emarginazione informativo-mediatica, all’incasellamento di categorie sociali spregevoli e negative così da evocare lo stigma sociale, fino al ricorso al codice penale. Ora, proviamo a coniugare nel concreto queste affermazioni di principio. Gli esempi, purtroppo, si sprecano e possiamo limitarci ad un paio, riferendoci a fatti di cronaca. Chi oggi osa dire che i “generi” sono due, maschio e femmina, ha imboccato la strada del politicamente scorretto, perché il pensiero unico – che tanto spesso si avvale di argomentazioni pseudoscientifiche che con la “scienza” non hanno proprio nulla a che fare – ha deciso che i generi sono multipli e continuamente variabili ed implementabili. Chi sostiene il contrario va iscritto in apposite liste di proscrizione: omofobo, intollerante, fascista, medioevale, istigatore d’odio. Quest’operazione – eminentemente mediatico-divulgativa – porta a spostare l’attenzione delle persone dal vero oggetto del contendere (che cos’è l’identità sessuata che definisce i generi) alla categorizzazione culturale arbitrariamente imposta. Si crea così un corto circuito: chi dovesse sostenere la famiglia naturale – mamma, papà, figli – è automaticamente un reazionario fascista e, come tale, estromesso dalla comunità culturale e sociale che il “politicamente corretto” ha costruito. Sempre per restare nel pratico, che cos’è il ddl Zan se non il tentativo di imporre l’identità di genere come nuova ed indiscutibile verità naturale, con il ricorso anche al codice penale? Facciamo un altro esempio: l’aborto. Il politicamente corretto impone che è reazionario e fascista parlare della morte provocata di un bimbo innocente in utero. Chi lo fa è AT T U ALIT À

un violento maschilista, un terrorista, che nega il diritto alla “salute della donna” e al suo ingovernabile diritto di autodeterminazione. Il fatto di uccidere un bimbo è al massimo un effetto collaterale di poco conto se paragonato alla libera scelta. Non importa poi se le donne stanno male, esiste la sindrome post-abortiva, sono lasciate sole in un momento terribilmente doloroso e difficile, non vengono aiutate a fare la più naturale delle scelte di una madre, cioè avere il suo bimbo in braccio. Chi osa dire che una società civile degna di questo nome deve fornire misure economico-sociali per prevenire una scelta abortiva, fa scattare il “politicamente corretto”: reazionario, fascista, sovranista, fino all’invocazione “appendiamolo” per ripulire la società da pericolosi istigatori d’odio. Per inciso: il politicamente corretto sta pervertendo (o ci prova) le nostre stesse categorie mentali. Quindi, odio non è invocare la morte per un avversario culturale; odio è sostenere che si deve aiutare la vita, del bimbo e della sua mamma! Viene in mente il salmo 10: “.. i malvagi tendono l’arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire i retti di cuore. Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare?”. Serve un antidoto e, così, vengono in nostro soccorso e ci danno un grande sostegno le parole di S. Giovanni Paolo II, quando afferma: “Si profila oggi il rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva del riconoscimento della verità … Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo, aperto o subdolo” (Varitatis Splendor, 101) e di Papa Francesco: i cristiani non devono usare un “linguaggio socialmente educato”, incline “all’ipocrisia”, ma farsi portavoce della “verità della Vangelo … l’ipocrisia non è un linguaggio di verità”. Con il “linguaggio persuasivo”, ha detto il Papa “cercano di ingannare, di coinvolgere l’altro nella loro menzogna, nella loro bugia” (Domus Santa Marta, 4 giugno 2013). Non si può proprio negare che le cose stiano così: il politicamente corretto dei nostri giorni è spesso un linguaggio di corruzione ed ipocrisia. Che cosa c’è di più ipocrita di affermare la tutela della maternità e il rispetto della vita (legge 194) e poi dichiarare il diritto di uccidere il bimbo. Oggi anche con quell’ignominia che si chiama RU 486 a domicilio. Arrendiamoci? Mai, perché il Battesimo ci chiede e ci dà la forza per essere “sacerdoti, re e profeti”, non conformandoci alla mentalità del mondo che oggi si traveste di “politicamente corretto”. Massimo Gandolfini da “Interris” 09/09/2020

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INSI EM E N. 69 – OTTOBRE 2020


Informazioni parrocchiali Gli orari e le indicazioni qui riportate sono state predisposte considerando le difficoltà del periodo che stiamo attraversando. Orari e disposizioni potranno cambiare con i prossimi mesi via via che la situazione si modifica e si normalizza, anche gli stessi orari delle Messe. Ma ne daremo opportuna e puntuale comunicazione, nel caso. ORARI SANTE MESSE DA LUNEDÌ A SABATO MATTINA: ore 8,00 - 18,00 in Parrocchia (in caso di funerale la messa delle 18 è sospesa). SABATO (prefestiva): ore 16.30 e ore 18.00 in Parrocchia. DOMENICA: ore 7.30 - 9.00 - 18.00 in Parrocchia - ore 10.30 in Oratorio. Disponibilità per le Confessioni Don Giacomo: venerdì 16.00 - 17.30 Don Ubaldo: ogni sabato 09.30 - 11.00 Don Carlo: ogni sabato 15.00 - 16.30 I posti in Chiesa sono limitati per via delle distanze che vanno assolutamente mantenute: potranno entrare in tutto 80 persone in Parrocchia e 150 in Oratorio. Per Oratorio si intende logicamente lo spazio aperto sul cortile. 

Un incaricato all’esterno accoglierà i fedeli, verificherà la presenza della mascherina (obbligatoria), i guanti (in alternativa sarà necessario igienizzare le mani con il gel posto all’ingresso). Entrati in Chiesa andrete ad occupare i posti più vicini all’altare occupando le sedie disponibili o i posti indicati nei banchi.

E’ vietato l’ingresso a chi ha sintomi legati al virus, a chi ha febbre oltre i 37.5, a chi ha frequentato persone positive al Covid nei giorni precedenti.

Ricordiamo alle persone più anziane e fragili che si raccomanda di stare a casa con la garanzia che il precetto festivo è assolto comunque partecipando alla messa in TV. La domenica l’accesso per partecipare alla celebrazione sarà consentito a partire da 30 minuti prima della celebrazione. Evitiamo rincorse ai posti o affollamenti all’ingresso e tra i banchi.

Due regole assolute su tutte: mantenere la mascherina che copra naso e bocca e non avvicinarsi mai agli altri né muoversi senza motivo dal posto che vi sarà assegnato.

Si invita chi si trovasse a non poter entrare in Chiesa a non creare assembramenti sulla piazza della Chiesa, mantenendo in ogni caso la distanza dagli altri e indossando la mascherina.

La Chiesa di Casa Serena rimane chiusa agli accessi esterni. Rimanderemo a data da destinarsi la celebrazione dell’Eucaristia aperta ai fedeli.

Telefono Oratorio:

380.7522605

Tel. dei Sacerdoti:

Don Giacomo Ubbiali Tel. 380.6984169 e-mail: giacomoubbiali@virgilio.it Don Carlo Comi Tel. 035.332092 - cell. 340.6483352 e-mail: comicarlo@virgilio.it Don Ubaldo Nava Tel. 035.908406 - cell. 333.3229389 e-mail: d.ubaldonava@gmail.com



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