Novembre 2019

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Parrocchia di Bovolone www.parrocchiabovolone.it

ita V n°241

// NOVEMBRE 2019

PARROCCHIALE

// Editoriale

a cura di Don Marco

LA COMUNITÁ CRISTIANA SEGNO DI SPERANZA PER IL MONDO Solo guardando a Dio possiamo costruire una vera comunità di pace

C

ome si costruisce una comunità? Se fino a qualche anno fa era scontato sentirsi parte di una collettività, oggi viviamo un tempo paradossale: siamo nell’epoca in cui le informazioni girano con una rapidità sorprendente, in cui la globalizzazione ci ha messi in grado di dialogare con il mondo intero, eppure è sempre più difficile incontrarsi tra vicini, uscire di casa, conoscere cosa sta succedendo accanto a noi. La comunicazione ci porta ad indignarci di quanto sta accadendo dall’altra parte del mondo o del mare, ma poi ci sfuggono quelle attenzioni quotidiane a ciò che ci circonda. Quello che una volta ci permetteva di sentirci appartenenti ad una comunità, oggi viene invocato soltanto per difenderci da quelle emergenze che in realtà minacciano proprio il nostro isolamento. È anche vero che viviamo in un contesto storico che ha cercato di costruire unità tra i popoli, a partire dal grande sogno europeo, che ha avvicinato nazioni protagoniste delle più terribili guerre della storia. Quel sogno ha fatto grandi passi, ma non è stato capace di muoversi più in là di un processo economico, mostrandosi in tutta la sua fragilità. Pensiamo anche a realtà come le Nazioni Unite e tribunali internazionali, organi nati per costruire un mondo più giusto e fraterno, ma che finiscono per imporre modelli di

pensiero, in nome dei diritti individuali, e rimangono tragicamente impotenti di fronte ai grandi mali delle guerre, delle violenze e della povertà. Oggi il nostro mondo è così: desideroso di costruire pace, fratellanza, superare barriere, diventare sempre più comunità, eppure, malgrado gli sforzi, sempre più diviso e impaurito del futuro. Cosa manca? Forse può venirci in aiuto la vecchia storia della Bibbia, nella quale è raccontato come a partire da Adamo ed Eva, Dio abbia accompagnato gli uomini a ricostruire, passo dopo passo, un rinnovato rapporto con Lui, un legame che ci rende veramente tutti fratelli. Dalla chiamata di Abramo e della sua famiglia, alla fragile nascita della prima Chiesa degli apostoli, Dio non ha mai imposto un modello, un’uniforme della comunità, ma passo dopo passo ha aperto il cuore degli uomini, che si è scoperto prima popolo eletto, poi popolo liberato, poi popolo bisognoso, fino ad essere quella comunità universale (cioè cattolica) amata dall’unico Padre, tanto da essere testimone della sua stessa presenza nel mondo. Questa è la Chiesa, una comunità di uomini diversi, che non è unita da un atto di volontà, o a causa di un nemico comune, ma dalla Grazia!

Per mezzo del sacrificio di Gesù sulla croce, i cristiani si sentono uniti semplicemente perché amati. Non siamo una comunità solo se facciamo le stesse cose o la pensiamo allo stesso modo. Siamo comunità se ci ricopriamo appartenenti alla stessa vite di Cristo. Solo così possiamo intravedere la ricchezza nel fratello che è accanto a noi, la bellezza di formare nuove famiglie cristiane, la necessità di essere insieme, l’importanza di amarci gli uni gli altri. Gesù ha scelto di non imporsi su di noi, ma chi ha chiamato amici e ci ha indicato una strada, una via, sacrificando tutto se stesso perché questa via sia aperta. È lo Spirito che ci unisce, che ci guida. Il cammino spirituale di quest’anno vuole aiutarci a riconoscere la necessità di essere comunità, perché è così che Dio ci chiama ad essere. Saremo sempre più costruttori di comunità e di pace se sapremo fidarci di Gesù, che in ogni celebrazione eucaristica ci raccoglie nelle nostre diversità e attraverso il suo sacrificio, ci trasforma in uomini di comunione. La testimonianza e l’intercessione dei Santi ci aiuti a riconoscere le nostra più grande forza nel fidarci di Dio e a riconoscerci felici di essere insieme.

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