n° 205 Aprile 2015
V ita Parrocchiale Parrocchia San Giuseppe in Bovolone
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Editoriale:
Incontro al Risorto
A cura di Don Damiano
In questo mese lasciamoci condurre nella riflessione da un dipinto famoso che ci invita a partire dalla Pasqua per Annunciare a tutti gli uomini del mondo il Mistero appena vissuto.
L’
autore di questo dipinto è Eugéne Burnand, svizzero, vissuto tra il 1800 e i primi due decenni del 1900. In questo affascinante quadro vediamo due uomini vestiti all’antica che stanno correndo nella luce verso un’alba dorata, mentre lo sfondo evidenzia colline e terre coltivate. Dove stanno andando? Quale esperienza stanno cercando, bramando, desiderando? C’è una tensione…ma per cosa? O meglio ancora, perché? Con poche pennellate racchiuse in un'immagine l’autore narra il capito 20 del Vangelo secondo Giovanni.
“ Pietro e Giovanni, il discepolo
amato, stanno correndo al sepolcro la mattina di Pasqua; tutta la loro vita, il loro cuore, le loro speranze sono racchiuse in questa corsa.
Giovanni è il più giovane dei due: un viso pulito, senza barba,
uno sguardo penetrante, puntato in avanti alla ricerca di qualcosa, arso dal desiderio di trovarla. Il suo vedere diventerà sempre più intenso fino a credere. Sarà lui che guardando nel sepolcro “comprende con l’intuizione propria dell’amore”. Giovanni è l’unico testimone oculare della totale umiliazione di Gesù, il Figlio di Dio. Stando sotto la croce con Maria, Giovanni scopre la natura di Dio e lo scriverà nelle sue lettere: Dio è amore. Le labbra semichiuse, le mani giunte, il vestito bianco con cappuccio simile al camice dei celebranti per le funzioni liturgiche ci dicono l’intensità della preghiera di Giovanni, ossia del suo rapporto personale con Gesù, un rapporto unico e particolare. Infatti, solo lui pose il proprio capo sul petto di Gesù, segno di intimità e massima confidenza. Quelle labbra sembrano trattenere delle parole come in meditazione, come le labbra di chi ritrova dopo tanto tempo l’Amato della propria vita. A differenza di Pietro, incapace di contenere i suoi slanci generosi, Giovanni si esprime attraverso il silenzio della fedeltà e dell’amicizia affettuosa tipica di un giovane, di un innamorato. Parla poco, preferisce guardare, vedere e trattenere. In ciò è simile a Maria che “serbava ogni cosa nel suo cuore”.
Pietro è leggermente più indietro di Giovanni, la fronte è corrugata, le sopracciglia inarcate, la barba irsuta segno di età matura, i capelli scarmigliati dal vento. Si sta interrogando, ma i suoi occhi non guardano in un punto preciso: in lui è rimasto un vuoto da colmare. Aveva per Gesù un attaccamento appassionato, irruento ed intenso, fatto di grandi slanci e altrettanto grandi fallimenti che gli causarono rimproveri da parte di Gesù. Ora lo vediamo nel volto: sta vivendo il dramma dell’umiliazione, del rinnegamento, dell’amarezza del peccato e il senso della propria meschinità. Il suo volto rivela inquietudine, angoscia, incredulità, sorpresa inaspettata, possiamo leggere anche il desiderio di riconciliarsi con quel Signore che ha tanto amato, ma che ha tradito. Editoriale Continua a pag 2
Pasqua del Signore DOMENICA 5 APRILE