




















La nostra gloria è la croce di Cristo nella sua luce, la nostra vittoria. Il Signore è la nostra salvezza, la nostra risurrezione.
La nostra gloria è la croce di Cristo nella sua luce, la nostra vittoria. Il Signore è la nostra salvezza, la nostra risurrezione.
O Albero della vita che sorgi forte e potente, tu doni a noi la tua grazia e risplendi di gloria. Rit.
A te, Vessillo regale che avanzi dinanzi agli uomini, tu porta sei verso il Regno che conduce a Cristo Gesù. Rit.
O dolce legno che porti appeso il corpo di Cristo, tu luce sei nelle tenebre della nostra umanità. Rit.
O Croce santa e gloriosa che apri il cielo a chi crede in te, tu sei la nostra speranza, sei la forza del mondo. Rit. La nostra risurrezione.
Pasquale Dargenio
DALLA TUA CROCE
Paoline, Roma - Cd - € 14,00 • Spartito - € 12,00
Dieci canti per accompagnare la celebrazione e la contemplazione del Mistero pasquale di Gesù. Brani che attraversano l’itinerario liturgico della Settimana santa e consentono di rivivere gli eventi della Pasqua cristiana.
Il tempo di Quaresima ci conduce a fissare lo sguardo sullo «s-nodo» fondante della speranza: la croce di Gesù. Noi crediamo che nel Crocifisso la nostra speranza è rinata. Mentre le attese terrene crollano davanti alla croce, perché essa appare un fallimento, una sconfitta, noi, invece, vediamo rinascere dalla croce una speranza nuova che dura per sempre. Di che speranza si tratta? Gesù ci aiuta a comprenderlo con l’immagine del piccolo seme, che, se cade nel terreno e rimane chiuso in se stesso, non realizza nulla; se, invece, si spezza, si apre e marcisce dà vita a un germoglio, poi a una spiga e, infine, ai frutti. È così che Gesù ha riversato nel mondo la speranza nuova, che non passa e non delude: lasciando la sua gloria celeste, facendosi piccolo come un chicco di grano e «cadendo in terra» fra noi, fino a lasciarsi spezzare dalla morte. E proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento – che è il punto più alto dell’amore – è germogliata la speranza, perché da lì, dalla croce, ha immesso nel nostro peccato il perdono, ha trasformato la nostra paura in fiducia, la nostra morte in risurrezione.
La croce è garanzia che ogni nostra sconfitta può essere trasformata in vittoria, ogni delusione in entusiasmo, ogni oscurità in luce. È la potenza di quell’amore, consumato fino alla fine, a mostrarlo; di quell’amore crocifisso la speranza si nutre e si vivifica.
Per essere «pellegrini di speranza», come recita il motto del Giubileo, siamo chiamati a interiorizzare l’amore alla croce. La speranza, che nasce dalla croce, ci fa scoprire che quella che sembra essere una logica perdente, si rivela, invece, vincente. Certo questo amore passa attraverso il sacrificio, come per Gesù.
La croce è sì il passaggio obbligato, ma la meta è la vittoria della Pasqua. Chi vive la lo-
gica del seme dà frutto, è vincente e diventa seme di speranza per il mondo. Non c’è altra via per dare speranza al mondo se non passando per l’amore donato.
L’amore è il motore che fa andare avanti la nostra speranza. L’amore alla croce è potente ed efficace per se stesso; chi lo accoglie, si lascia guarire e lo fa suo, diventa capace di questo stesso dinamismo, capace di sperare contro ogni speranza, senza desistere, nonostante gli insuccessi apparenti anche nell’ambito dell’evangelizzazione e della catechesi. La conversione, alla quale ci invita il tempo di Quaresima, ha una profonda ragione di essere e non possiamo che desiderarla. Se, infatti, ci lasciamo toccare dall’amore profuso da Gesù sulla croce, rinasciamo a vita nuova e camminiamo verso prospettive inedite. Lasciamoci attrarre con più viva consapevolezza dalla croce di Gesù, rispondiamo con riconoscenza e gratitudine al mistero stupendo dell’amore ivi rivelato, aderendo con fiducia al Vangelo e aprendo il cuore ai fratelli e alle sorelle; così la speranza germoglierà in noi, ci sosterrà nel cammino e ci spingerà a donare speranza agli altri, adulti e bambini, perché senza speranza non possiamo vivere. Buona Quaresima di speranza e di amore!
Proprietà: Istituto Pia Società Figlie di San Paolo
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Consiglio di redazione: A.T. Borrelli, G. Collesei, B. Corsano, T. Lasconi, E. Salvatore, M. Tassielli
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Copertina Catechisti parrocchiali: Alida Massari
Foto Catechisti parrocchiali: Billion Photos/Shutt.com, p. 2; A. Massari, pp. 4-5, 28-33; F. Zubani, pp. 5, 8-9, 12-13; Andrey Zhar/Shutt.com. pp. 1415; brgfx/Shutt.com, p. 19; M.R. Attanasio pp. 19, 44-45; Pixel-Shot - AKS. Ashira - rolandtopor/Shutt.com, pp. 22-23; F. Velasco pp. 25-27, 34, 36, 38, 40, 42; Lev_Karavanov - Klara Viskova/Shutt.com, pp. 25-27; Irfan23ahmed - gomolach - N.Petrosyan - Hong Vo - Miss Ty/Shutt.com, pp. 28-33.
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5 Febbraio 2025
EditorialE
La speranza nasce dalla croce di Gesù 3
Mons. Marco Mellino
GiubilEo 2025 - PEllEGrinando I rifugi misericordiosi ............................ 6
Tonino Lasconi
S-nodi di SPEranza L’infinita misericordia di Dio ............... 8
ContESto bibliCo StoriCo - GEoGrafiCo
Sulla collina a forma di cranio ............10
PEr voi CatEChiSti
Perdono: il gesto d’amore più grande.................................................... 12
Emilio Salvatore
Colora il diSEGno
«Gesù, è grande il tuo amore per noi» ............................. 13
Redazione
itinErario PEr GEnitori
Un perdono «senza misura!» .............. 14
Barbara Corsano
itinErario PEr i bambini
Il perdono che salva! .............................. 16
Anna Teresa Borrelli
itinErario PEr i raGazzi
Il dono della croce.................................... 18
Isabella Tiveron
raCContami GESù
La vera forza: l’amore! ........................... 20
Arianna Nicora
CElEbrarE la vita in famiGlia
Legami di pace e d’amore .................... 22
Matteo Dal Santo
SUSSIDI LITURGICI E PASToRALI
CElEbrazionE PEnitEnzialE
Il perdono a piccoli passi .......................... 25
Veronica Bernasconi
itinErario PEr la QuarESima
Ave, o croce, nostra unica speranza! 28
Emilio Salvatore - M. Rosaria Attanasio
il vanGElo dElla domEniCa
VIII Domenica del Tempo Ordinario - C
I-IV Domenica di Quaresima - C .......... 34
P. della Peruta - A.M. Pizzutelli
APPRofoNDIAmo E ATTIVIAmoCI
SaCramEnti dElla fEdE
«Fate questo in memoria di me» ........44
Roberto Laurita
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PERCORSO DI MaRzO
L’incontro sulla croce tra Gesù e il buon ladrone è il vertice della manifestazione dell’annuncio della salvezza, non come giudizio, ma come amore che perdona. Gli ultimi istanti di vita di Gesù sono occasione di grazia e di speranza per chi accoglie il suo messaggio (S-nodi di speranza).
Per il luogo, dove Gesù è crocifisso, Luca non usa il termine aramaico Gòlgota (cfr. Mc 15,22), ma «luogo del Cranio» (Lc 23,33), detto così forse per la sua forma: uno sperone roccioso, simile a una testa d’uomo, situato fuori dalle mura della città (Contesto biblico…).
Per voi catechisti. La/il catechista orienta i ragazzi a chiedere perdono, così da assumersi le proprie responsabilità e credere che è possibile un rinnovamento per sé e per gli altri. Ogni azione ha il suo peso, ma nessun gesto è irrimediabile.
Colora il disegno: «Gesù, è grande il tuo amore per noi!». L’itinerario per i genitori conduce, con dinamiche, a scoprire l’infinita misericordia di Dio per noi, a introdurre i figli nel mistero della Pasqua e a gustare la dolcezza del perdono di Dio;
per i bambini orienta, alla luce della crocifissione di Gesù, a sentire dolore per i peccati commessi e a ringraziare il Signore per la gioia del perdono;
per i ragazzi conduce, tramite la drammatizzazione, a seguire Gesù nelle sue ultime ore e a evidenziare la Parola d’amore e di perdono che ci dona;
per i piccoli orienta, attraverso esempi di vita e manufatti, a comprendere che Gesù ci ama tanto da donare la vita per noi e che è forte chi sa perdonare e amare.
Celebrare la vita in famiglia. Per l’attività e la celebrazione si predispone un angolo della casa, con un albero da completare, su cui si inseriscono foglie verdi, segno delle azioni di bene e di pace realizzate sull’esempio di Gesù.
Sussidi: Celebrazione penitenziale, ritmata sulla guarigione del cieco. Itinerario per la Quaresima, alla luce dei Vangeli delle domeniche, innestati in un’àncora-croce, simbolo di speranza.
Gli altri contributi focalizzano: i rifugi per i pellegrini e le opere di misericordia per vivere il Giubileo; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; Eucaristia: Liturgia eucaristica e Riti di congedo; dalle parrocchie: Quaresima creativa e coinvolgente.
Tonino Lasconi Via Gino Tommasi, 1 60044 FABRIANO (AN) toninolasconi@gmail.com
Taverne per ripararsi, per ristorarsi, per riposarsi; monasteri e conventi per accogliere non soltanto con l’intento di rispondere alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali, anzi soprattutto a queste, perché i pellegrini cercavano il perdono dei peccati e la salute spirituale. Coloro che pensano al Medio Evo come a un’epoca priva di qualsiasi creatività – come potrebbero essere così i secoli in cui sono vissuti Dante, Petrarca, Boccaccio, Cimabue, Giotto…, san Francesco, san Domenico, san Tommaso d’Aquino, santa Caterina da Siena…? – non conoscono un’opera, che dura ancora ai nostri giorni: l’ospedale. Non corriamo con la fantasia nelle corsie con medici e infermieri, macchinari complicatissimi, malati in pigiama per i corridoi o su letti speciali con accanto tubi e computer, l’eco delle sirene delle ambulanze, rombi di elicotteri che planano sugli eliporti…, pensiamo a una struttura povera e semplice dalla quale i nostri ospedali sono scaturiti: gli spedali (nome antico).
Ebbene sì! Questa struttura, essenziale e insostituibile per la società, è iniziata proprio nel Medioevo grazie a gente generosa, disposta a occuparsi di chiunque avesse avuto bisogno di aiuto, di soccorso e di conforto.
Riflessioni e stimoli per il nostro pellegrinaggio spirituale verso la Porta santa. Il nome, ospedale, che indica un luogo di cura per i malati, deriva dal latino hospes (ospite) e da hospitalia, che erano le stanze destinate agli ospiti. Nel Medio Evo assunse il significato di ospizio, destinato a coloro, in primis ai pellegrini, in difficoltà o malati, i quali o non aveva-
no nessuno che li assistesse, o erano possibili portatori di contagi.
Le città – come si può vedere ora soltanto nei film – erano circondate da mura con porte che, la sera, venivano chiuse per essere riaperte al mattino. Fuori dalle mura, in una costruzione, più o meno grande, spesso con inclusa una chiesa, c’era lo spedale. I medici, gli infermieri, i portantini, i cuochi, gli addetti alle pulizie erano persone di buona volontà, quasi sempre religiosi e religiose; molti di essi, dichiarati poi santi, hanno compiuto gesti e azioni che meritano di essere raccontati, come faremo nel prossimo numero.
In questi spedali non c’erano i registri per le presenze e i trattamenti farmaceutici, ma non mancavano i ricoverati per fame e sete, incidentati, feriti di guerra, vittime di briganti e di animali selvatici – per ammansire i lupi non c’era sempre un san Francesco, che passava di là – i colpiti dalla peste o da altre malattie contagiose… Gli spedali erano una provvidenzia-
le e potente testimonianza di carità cristiana. Con il passare del tempo queste strutture, incoraggiate e sostenute da benefattori e dalle autorità civili, sono diventate più grandi e complesse, ma fino a non molti anni fa il servizio era svolto prevalentemente e gratuitamente da suore e religiosi. Oggi non è, forse, sbagliato affermare che l’ultimo spedale per pellegrini è la Casa Sollievo della Sofferenza, creata da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Come venivano curati i malati? Non mancavano rimedi, frutto dell’esperienza e creati con elementi naturali, come quelli delle erboristerie moderne; molto ricercati, oggi, da quelli che vorrebbero riproporre tali prodotti, eliminando antibiotici e vaccini. Da questi veloci cenni, si capisce che, in questi spedali, era necessaria la pratica di tutte le opere di carità, sia materiali sia spirituali. Volendo, comunque, scegliere le più urgenti anche nella nostra epoca possiamo segnalarne tre: visitare i malati, consolare gli afflitti, seppellire i morti.
A noi, «ultramoderni e progrediti», non è consentito entrare negli ospedali, se non in orari scomodi, brevi e, spesso, non più di uno alla volta. Per fortuna c’è il cellulare che i malati adoperano perfino davanti all’ingresso della sala operatoria.
Visitare in tutti i modi, anche facendosi sentire e vedere tramite WhatsApp, non soltanto negli ospedali, ma pure nelle abitazioni o nelle RSA (Residenze sanitarie assistenziali) è segno di misericordia; essere presenti e accanto, semplicemente in silenzio o tenendo la mano della persona, o come si può, è misericordia.
Di fronte alla sofferenza spesso non si sa cosa dire, ma farsi sentire vicini a chi ha problemi, di salute fisica o spirituale che
siano, anche rimanendo in silenzio o stringendo la mano, è più importante della pasticca. Ed è misericordia.
S EPPELLIRE I MORTI
Negli spedali, come nella vita, non si nascondeva la morte, non la si esorcizzava, la si accompagnava con il conforto e la preghiera. Seppellire i morti con decoro, rispetto, preghiere, vicinanza ai familiari è onorare la vita ed è misericordia. Purtroppo è sempre più forte la tendenza a far morire con l’eutanasia, il suicidio assistito e la mancanza di assistenza, per falsa pietà o per eliminare i problemi connessi alle cure, e per risparmiare sulle spese. È severo il monito di papa Francesco: «È necessario accompagnare la vita fino al suo termine naturale, attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative». Questa è misericordia.
Jo B. Wells - Giuliva Di Berardino - Jean-Claude Hollerich - Seán Patrick O’Malley - Linda Pocher - Papa Francesco (Prefaz.)
DONNE E MINISTERI
NELLA ChIESA SINODALE
Un dialogo aperto
Paoline, Milano 2024 - pp. 104 - € 12,00
Il volume è frutto del secondo dei quattro incontri che il Consiglio di cardinali, per volere di papa Francesco, ha dedicato tra il 2023 e il 2024 al ruolo delle donne nella Chiesa. Nella seduta del 5/2/2024, a riflettere su donne, ministero ordinato e altri ministeri nella Chiesa, sono intervenute tre teologhe: Linda Pocher FMA, la vescova anglicana Jo B. Wells e Giuliva Di Berardino, liturgista. I loro contributi delineano lo stato della questione e alcune prospettive future, quali l’opportunità di rendere accessibili il diaconato e altri ministeri alle donne nella Chiesa cattolica. Arricchiscono il volume la risposta di due cardinali presenti: Seán Patrick O’Malley e Jean-Claude Hollerich.
Alice Bianchi MANChEVOLI
Storie di incompiutezza nella Bibbia
Paoline, Milano 2024 - pp. 176 - € 13,00
Nel mondo non esistono donne e uomini completi e tondi (perfetti) come un uovo, e non ci sono neppure nella Scrittura, dove perfino Dio non vuole bastare a se stesso. A tutti e a tutte manca sempre qualcosa: la vista, la parola, il coraggio, un popolo... I personaggi biblici più imperfetti hanno il fascino dell’ordinarietà; i loro difetti risultano familiari a chi li incrocia, le loro storie parlano di noi: chiunque vi può riconoscere le proprie carenze. Una teologa narra alcune di queste figure bibliche a partire dalle loro incompiutezze. Le mancanze, risolte o meno che siano, hanno il merito di «far accadere sempre dell’altro»: una strategia, un aiuto, una compensazione, un risvolto.
Ivereigh Austen - Papa Francesco (Prefaz.)
PRIMA DI TUTTO
APPARTENERE A DIO
Esercizi spirituali con papa Francesco Paoline, Milano 2024 - pp. 256 - € 20,00
Attingendo alla saggezza di papa Francesco e agli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio, Austen Ivereigh propone una guida spirituale accattivante per la nostra epoca turbolenta. Concepito come un ritiro ignaziano di otto giorni, il libro è una mappa utile per vivere un discepolato profondo. Si concentra sulle tre forme fondamentali di appartenenza – a Dio, alla creazione, agli altri – e racchiude gli aspetti chiave del pontificato di Francesco: apparteniamo radicalmente a Dio; la sua misericordia sfida la nostra autosufficienza; camminiamo verso la costruzione del Regno sulle orme di Gesù; siamo chiamati ad ascoltare il grido della terra e dello straniero e a impegnarci per la fraternità, sostenendo la sinodalità.
Matteo Dal Santo FARE FESTA
Celebrare le ricorrenze cristiane in famiglia Centro Ambrosiano, Milano 2024 - pp. 120
Le feste accadono in giorni stabiliti, nello scorrere del tempo, e chiedono che qualcuno le celebri, per rendere quel giorno speciale. Ma che cosa significa celebrare in casa e in famiglia? Quale rapporto esiste tra la celebrazione domestica e la celebrazione liturgica?
Il volume è dedicato alle famiglie, perché vivano le ricorrenze cristiane, anche fra le mura domestiche, intrecciando gesti, parole, preghiere e condividendo sguardi, attesa, luoghi, cibo, doni, ricordi… Realizzano, così, insieme, una ritualità che ospita la vita e rafforza i legami familiari, dando corpo a esperienze di fede, che rendono visibile il mistero di Dio.
Sussidi liturgici e pastoral Veronica Bernasconi
Si predispone al centro della sala – se si svolge in chiesa: al centro della navata – un cartellone con la sagoma di un albero (vedi immagine). Si preparano occhiali di carta (come nel disegno), penne, post-it e fogli con l’esame di coscienza, qui riportato, sufficienti per tutti. È bene invitare anche i genitori alla celebrazione.
Canti: Daniele Ricci, A MATI DA TE, Paoline
Canto: A MATI DA TE
S. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. • T. Amen.
Catechista. Gesù ci vuole bene e con i suoi gesti ci rivela che il Padre ci ama e desidera la nostra felicità. Tanti episodi della vita di Gesù ci manifestano la misericordia di Dio. Cosa significa? Vuol dire che noi stiamo così tanto a cuore al Signore che il suo amore si riversa in gesti concreti di aiuto, di sostegno, di perdono e di vicinanza. Oggi, assieme al cieco di Betsàida, sperimenteremo come il perdono ha bisogno di tempo e di pazienza, perché ci lasciamo trasformare, e come è importante essere presi per mano da Gesù: lui ci accompagna, un passo per volta, per farci aprire gli occhi, riconoscere i nostri errori, ma anche il bene che è in noi e negli altri.
Canto: A LLELUIA G ESÙ
S. Il Signore sia con voi. • T. E con il tuo spirito. S. Dal Vangelo secondo Marco • T. Gloria a te, o Signore. Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
riSonanza. Si invitano i ragazzi a raccontare, con le loro parole, il brano ascoltato, cosa li ha colpiti di più e perché. Canto: A SCOLTARTI G ESÙ
MI CONFRONTO CON G ESÙ
Catechista. Lasciamoci accompagnare dall’esperienza del cieco di Betsàida nel nostro cammino verso la riconciliazione. Gesù ci mostra che è importante fare un passo per volta per essere guariti dai nostri errori. Oggi ci mettiamo in gioco per realizzare qualche piccolo passo. Il cieco riconosce la gente perché vede «come degli alberi che camminano». Gesù lo spinge a dare il nome a ciò che vede, con la sua vicinanza e la sua domanda. Quando noi non riusciamo a individuare i nostri errori o a comprendere l’atteggiamento di una persona, o cosa succede in un contesto particolare, possiamo capire quella situazione con l’aiuto di chi ci sta accanto, soprattutto di Gesù.
Scriviamo sul post-it il nome di una persona che ci ha fatto aprire gli occhi e riconoscere un nostro sbaglio.
SEGno. Ognuno dopo aver scritto attacca il post-it sulla chioma dell’albero riportato sul cartellone.
Catechista. Uno degli s-nodi di speranza è la certezza che Dio ci vuole bene sempre ed è misericordioso con noi. Se riconosciamo di aver bisogno del suo aiuto per aprire gli occhi, così da identificare ciò che è male e distinguere le piccole/grandi cose, che non ci fanno vivere bene, possiamo sempre ripartire con speranza, affidandoci a lui che è amore.
Mettiamoci, ora, davanti a Gesù in silenzio, riflettendo sulle domande che troviamo sul foglietto.
Il catechista distribuisce a ciascuna/o il foglio con l’esame di coscienza e una penna.
E SAME DI COSCIENZA
… Gli condussero un cieco. Io mi lascio aiutare dagli altri? Ascolto i consigli dei genitori, degli insegnanti che mi indicano il bene? Sono disposto a seguire i suggerimenti dei catechisti e delle persone che mi parlano di Gesù? Mi fido di Dio che mi vuole bene e desidera la mia felicità?
Gesù gli chiese: «Vedi qualcosa?». Gesù parla anche a me attraverso il Vangelo. Io ascolto il Vangelo con attenzione? Credo che Gesù mi parla e che le sue parole e le sue domande sono rivolte proprio a me? Come prego? Quando mi rivolgo a Gesù e cosa gli dico?
«Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Riconosco quando sbaglio o quando non so e non capisco qualcosa? Come guardo le altre persone? Giudico e critico il loro modo di essere e di fare? Sono capace di cambiare la mia opinione sugli altri? Mi prendo cura degli oggetti e della natura con attenzione, oppure li utilizzo solo per me e li spreco?
Fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. Mi accorgo delle cose belle che mi accadono, dei favori che gli altri mi fanno? Sono pronto a ringraziare delle cose belle, o mi lamento per quello che mi manca? Sorrido e sono gentile con chi mi sta accanto? Comunico gioia e speranza? Parlo agli amici di Gesù e del bene che vuole a tutti?
Canto: ChIEDERE SCUSA
Catechista. Il Signore ci conosce fino in fondo, meglio di come ci conosciamo noi, non si meraviglia, quindi, dei nostri errori; ci vuole bene, ci fa aprire gli occhi, per vedere la realtà nella sua luce, senza paure o timori, e ci perdona! Avviciniamoci a lui nella sincerità e verità, per essere accolti e trasformati da Gesù e dal suo amore, e allora vedremo tutto in una luce nuova, la sua luce. I bambini/ragazzi si accostano ai sacerdoti per le confessioni individuali. Possono iniziare, comunicando: «Quando mi sono sentito cieco?».
C. Quando abbiamo gli occhi aperti e puliti possiamo vedere tante cose belle. Il sacramento della riconciliazione ci ha messo occhiali nuovi con cui guardare gli altri e il mondo. Andiamo all’altare, ora, e riceviamo gli occhiali, segno del nostro sguardo rinnovato. Su una delle lenti scriviamo quale persona o situazione vogliamo da oggi guardare in modo positivo. Gesto. Il catechista consegna gli occhiali (Musica di sottofondo).
C. Da adesso possiamo essere occhiali per altri, lenti per far vedere Gesù alle persone intorno a noi e infondere speranza. Sull’altra lente scriviamo il nome di una persona a cui desideriamo far conoscere Gesù.
Canto: G RAZIE G ESÙ
S. Ti ringraziamo, Signore Gesù, perché apri i nostri occhi con pazienza, ci perdoni e ci ami. Dacci uno sguardo positivo e leale per vedere la realtà con i tuoi occhi, e donaci la fiducia per aiutare altri a vedere il bene. T. Amen.
S. Riconciliati con Gesù e con i fratelli e le sorelle, cantiamo insieme:
T. Padre nostro
S. Il Signore sia con voi. • T. E con il tuo Spirito.
S. La benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo scenda su di voi e con voi rimanga sempre. • T. Amen.
Canto: C AMMINIAMO CON TE
Sussidi liturgici e pastoral
Emilio Salvatore - M. Rosaria Attanasio
La Quaresima è un tempo speciale in cui ci è offerta la grazia di convertirci, cioè di rinnovare la nostra esistenza, seguendo lo stile di Gesù Cristo, crocifisso e risorto. La croce è uno strumento di tortura e di sofferenza, ma è anche la modalità con cui il Figlio di Dio dimostra il suo amore immenso per tutta l’umanità, non risparmiandosi in nulla e, al contempo, invita ciascuno di noi, bambino o adulto, a donarci per amore. Così recita un antico Inno in latino, che riportiamo in italiano:
Ave, o croce, nostra unica speranza in questo tempo di Passione accresci ai pii la grazia, cancella ai rei i crimini. Te, Trinità fonte di salvezza, lodi ogni spirito: dalla vittoria della croce elargisci, aggiungi il premio. Amen.
Il linguaggio è solenne, ma teologicamente ricco.
La croce assunta per amore costituisce la speranza dell’umanità. Per il credente la croce è speranza di grazia, ossia della salvezza, di cui si fa esperienza perseverando nel bene. Anche a chi accondiscende al male, la croce offre occasione di perdono; così Gesù in croce promette il paradiso al buon ladrone (cfr. Lc 23,42-43). Occorre non aver paura della croce né tentare di eliminarla dalla nostra vita perché ci scomoda sul piano umano, spirituale e culturale, ma abbracciarla come ci indica san Francesco in un celebre dipinto di Murillo, dove il santo abbraccia il Crocifisso in croce, per condividere la vita offerta per amore. Il nostro percorso è ritmato sulle Letture delle domeniche, illustrate sopra un’àncora, simbolo già presente nelle catacombe, segno di speranza, dell’attesa di un bene, di stabilità e sicurezza in mezzo alle tempeste della vita, che culmina, nel braccio verticale, in una croce, come si ritrova nelle catacombe. Su di essa, tramite tanti medaglioni artistici, sono raffigurate le tappe del Vangelo domenicale e del Giovedì santo, come cammino di speranza in compagnia della croce. La croce, assunta da Gesù, è forza di salvezza e simbolo di vita nuova, per questo fa da soggetto nel percorso che proponiamo.
Dal Vangelo secondo Luca (4,1-8.13)
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto»… Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Per riflettere. Il Maligno sfida Gesù, che è chiamato a predicare il regno ai poveri e ai deboli, per distoglierlo dalla sua missione. Come? Cerca di illuderlo dicendo che le strade brevi dei prodigi e della spettacolarizzazione portano alla salvezza. Gesù non abbocca, ma l’avversario non demorde; ritornerà, poi, sotto la croce, per tentarlo a scendere da essa e mostrare la sua potenza, non la dolcezza. Noi spesso cadiamo nel tranello, pensando che il bene si impone anche con mezzi duri e sbagliati. Gesù, invece, sceglie la gioia della libertà e del dono. La Quaresima ci orienta nella strada faticosa, ma vera della croce, non in quella ingannevole del «tutto e subito».
Simbolo. Si preparano braccialetti su cui è scritto: Keep calm… «Stai calmo, prendi la croce e cammina!» e si donano a tutti. Preghiera. Signore Gesù, metti i nostri passi sulle tue orme nel cammino della croce, perché superiamo il tranello del successo immediato, per scegliere la crescita paziente e saggia, in comunione con te, sulla via del dono pieno. Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (9,28-31)
ap -
Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
… Gustare il perdono. Invitate i ragazzi a intraprendere un viaggio interiore, per riconoscere, con onestà, le fragilità e gli errori, e accogliere con gioia le sorprese della vita. La Quaresima offre l’opportunità di riscoprire i valori essenziali: tramite l’ascolto di alcune canzoni si aprono al perdono, all’amore…, così da conseguire la pace interiore e la fiducia (Musica e fede). Orientateli, poi, a incontrare alcuni personaggi del Vangelo, perdonati da Gesù, per cogliere che la misericordia del Signore apre il cuore, fa piangere di gioia, dà nuova linfa all’amicizia, rallegra anche il cielo (Bibbia nella vita). Contemplate con loro la misericordia nel Volto di Gesù (dipinto di Gauguin): al Getsemani, dove vive il massimo dolore spirituale, Gesù accetta la croce, per donare a tutti il perdono e la salvezza (Bibbia nell’arte). Con i laboratori sul digitale chiedete ai ragazzi di realizzare una via crucis, servendosi dell’IA per generare immagini e brani musicali; e di aprire un blog per la Quaresima, dove inserire: brani della Scrittura, riflessioni, foto o illustrazioni (Infosfera e Vangelo). Il film introduce a una rinascita, a un incontro di anime, che ridona speranza alla bambina e innaffia il cuore degli adulti. Il perdono, dato e ricevuto, evita di abbattersi di fronte ai fallimenti (Ciak si gira). È interpellante la forza del perdono di don Oreste Benzi, che riteneva ogni persona un progetto di Dio, nella convinzione che «l’uomo non è il suo errore» (A tu per tu con…); e la persecuzione subita da don Ernest Simoni, che ha perdonato e prega per i suoi aguzzini (Testimone). «E tu sai perdonare con il cuore, non solo a parole? Verificati con il Test. Nella Celebrazione lasciati perdonare, amare e guarire da Gesù, per dare pace e gioia agli altri».
In ascolto dei ragazzi (12-16 anni) e attenti alle loro esigenze e paure, nella situazione attuale di violenza e di guerre, si propone il tema della PACE, declinato nelle sue diverse connotazioni, per formare in modo integrale alla riconciliazione e armonia interiore, alla luce del Vangelo. L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, in ritiri, campiscuola e a scuola.
1. ... Custodire il creato 2. ... Ben-volersi 3. ... Riconoscersi nell’alt(r)o 4. ... Scegliere la nonviolenza 5. ... Accogliere con amore! 6. ... Gustare il perdono 7. ... Far rifiorire la vita 8. ... Costruire oggi il futuro!
Rosario Carello
Matteo Fadda è il secondo successore di don Oreste Benzi alla guida della «Comunità Papa Giovanni XXIII».
Che ricordo ha di don Oreste?
R. Innanzi tutto la sua capacità di farti sentire uno di famiglia, con un sorriso da orecchio a orecchio e un modo, anche romagnolo, di essere affabile. Poi, sentendolo parlare, una profonda spiritualità. Un uomo solare, ma insieme autorevole, carismatico.
Ci torna in mente in mezzo ai detenuti o fra le ragazze che, ogni notte, cercava di liberare dalla prostituzione. Cosa volevano dire per lui «perdonare e perdonarsi»?
R. Don Oreste diceva sempre: «L’uomo non è il suo errore» e «Nessuna donna nasce prostituta» e non erano slogan sociali o politici, lo pensava davvero e viveva di conseguenza: non considerava il detenuto un delinquente, ma una persona. Per la maggior parte dei casi lo definiva una vittima che porta su di sé i segni del peccato suo e degli altri. «Non possiamo considerarci totalmente innocenti», sosteneva, «c’è una corresponsabilità nelle ingiustizie che questa società perpetua e che ci riguarda tutti». La sua convinzione era che dovessimo guardare alle persone in quanto progetto di Dio: le donne vittime della tratta sono sorelle e i detenuti sono fratelli. E se tu sei mio fratello e voglio farti sentire che ti voglio bene, ti apro la mia famiglia e le mie braccia, ed è così che ha coinvolto tanti di noi.
Lei come è stato coinvolto?
R. Io e mia moglie abbiamo conosciuto don Oreste aprendo la nostra casa ai bambini in affido.
Sembra che, per favorire il perdono, il metodo di don Benzi fosse proprio l’accoglienza.
R. Sì, e non era solo un’attività caritatevole. L’accoglienza è mettere in gioco tutta la vita di chi accoglie con tutta la vita di chi è accolto. Tu stai, in prima persona, accanto a chi ti chiede un aiuto e stare insieme diventa uno stile di vita. Le nostre case-famiglia non sono composte da operatori che turnano (anche se ci sono), ma da marito e moglie con i figli che accolgono. Questo è il metodo della Comunità, lo chiamiamo «condivisione diretta».
E la preghiera in tutto questo?
R. Da fuori don Oreste poteva apparire un combattivo, un uomo pratico, concreto, un lottatore, in realtà la sua priorità era proprio la preghiera. Ricordo quelle sue frasi lapidarie: «Non si può stare in piedi se non si sta in ginocchio. Questa cosa portala avanti in ginocchio. Restiamo attaccati a Cristo». Ci ha sempre stimolati a recitare il Rosario, perché spiegava che Maria è la via breve per arrivare a Gesù.
Un esempio?
R. Un giorno in Brasile. Arriva in città dopo 8 ore di viaggio in auto, erano da poco passate le 14, e si rivolge al missionario che lo accompagnava: «Diciamo le lodi». Quel sacerdote lo fissa e risponde: «A quest’ora? È tardi, preghiamo l’ora media o i vespri». E don Oreste: «Caro fratello, stamattina non ho potuto e ora devo dire le lodi». Questo perché pregare non era una fra le attività da spuntare, ma un pezzo della sua relazione da costruire col Signore. Ripeteva: «Con Cristo; va bene. Per Cristo; va bene. Ma ricordiamoci anche: in Cristo».
Test
Maria Teresa Panico mt.pan@iol.it
Ci vuole coraggio per superare le offese e rinunciare a vendicarsi. Per imparare a perdonare occorre mettersi alla prova ogni giorno, facendo scivolare via il risentimento e il rancore. Tu riesci a perdonare? Con il cuore o solo a parole?
Un cactus è:
a. ricco di acqua.
b. pungente e spinoso.
c. una pianta del deserto.
Perdonare 70 volte 7 è…
a. una missione impossibile!
b. un impegno in cui credere.
c. un messaggio d’amore
Un uovo è:
a. fragile.
b. ricco di proteine.
8 7 4 5 6 3 2 1
c. l’inizio di una nuova vita.
2. Ti commuovi:
a. quando ti emozioni.
b. praticamente, ogni giorno.
c. quasi mai.
Ti senti prigioniero quando:
a. non sei libero.
b. vuoi vendicarti.
c. non riesci a chiedere scusa.
La rabbia:
a. ti confonde le idee.
b. è un sentimento negativo.
c. è una valvola di sfogo.
Il colore del perdono:
a. nero.
b. tutti i colori insieme.
c. bianco.
da 9 a 14 punti:
Chiedere scusa e perdonare ti riesce proprio difficile. La rabbia, il rancore hanno la meglio e diventi un giudice severo e intransigente. Dimentichi che Gesù ci ha suggerito di essere misericordiosi sempre, di offrire il perdono, perché solo in questo modo si può ricominciare ogni volta, rinnovati dentro, liberi dal senso di colpa e pronti ad amare gli altri.
Amare e perdonare:
a. sono uno parte dell’altro.
b. sono dimensioni distanti mille miglia.
c. sono due verbi impegnativi.
da 15 a 21 punti:
Hai provato a perdonare, mettendo da parte orgoglio e presunzione; ti sei impegnato spesso anche a chiedere perdono, con umiltà e grande sforzo, ma, il più delle volte, ti è sembrato inutile. Pensi che provare il gusto del perdono sia difficile e ti capita di ritrovarti con il cuore indurito, per cui potresti non lasciare spazio alla misericordia e all’amore.
Un aeroplano:
a. di carta.
b. militare.
9
c. per andare lontano.
da 22 a 27 punti:
Imparare a perdonare è un percorso a ostacoli, ma ci provi davvero. Non ti accontenti di quel perdono apparente e superficiale, che dai e ricevi con una certa leggerezza, ma che lascia rancori e sensi di colpa nell’animo. Ritieni che la vera gioia del perdono sia superare l’egoismo e l’orgoglio, per lasciare spazio nel cuore all’amore e alla bontà.
Celebrazione
Francesca Langella fransua80@libero.it
Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù, lampada accesa. Ci si dispone in cerchio.
Canto: TEMPO DI RICOMINCIARE - cerca su YouTube: Gen Verde, Tempo di Ricominciare (Official Lyric Video)
Preghiera. Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova… Il Signore regna per sempre… (cfr. Sal 146,5-10a). Amen.
Catechista. Il racconto della guarigione del paralitico ci mostra due aspetti: il potere di Gesù di perdonare i peccati e di guarire il corpo. Anche noi facciamo esperienza, a volte, che qualcosa ci blocca, non ci fa camminare. Sperimentiamo che il peccato ci allontana dall’amore di Dio, dei fratelli e delle sorelle, così quando immettiamo nelle relazioni invidia, gelosia, odio, vendetta… Un’altra dimensione importante, che Luca rileva, è la fede degli uomini che scoperchiano il tetto e portano l’uomo paralitico davanti a Gesù. Egli, vista la loro fede, perdona e guarisce. La parola di Gesù ha la forza di rialzare chi è caduto o bloccato. Il paralitico si alza in piedi e loda Dio. La bella notizia è che non siamo soli; ma, sostenuti dalla fede degli altri, possiamo ritrovare la speranza e dare gloria a Dio.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA: LC 5,17-26
1 Ragazzo. Signore, quando il mio cuore si chiude al tuo amore, convertilo alla tua Parola. 2 Ragazza. Signore, quando rifiuto il sostegno degli altri, fammi sentire bisognoso del tuo amore e insegnami ad accogliere l’aiuto dei fratelli e delle sorelle.
3 Ragazzo. Signore, quando il dubbio prende il sopravvento, rafforza la mia fede e rendimi docile alla tua volontà. Catechista. Gesù ci rivela il segreto per essere felici: scoprirsi persone amate, in modo unico e personale. Il paralitico, accolto da Gesù, fa esperienza dell’amore di Dio, grazie alla fede degli amici. Bellissima la parola di Gesù: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» (v. 20) e l’invito: «Àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò… e glorificava Dio (cfr. vv. 24-25). Credere nell’amore di Gesù che perdona e guarisce, dona la vera pace e la gioia.
Gesto. Ognuno traccia il segno di croce sulla mano di chi ha accanto, per significare come la propria fede sostiene e accompagna l’esistenza degli altri.
Preghiera. Signore, come il paralitico, riconosciamo il bisogno della tua guarigione nello spirito e nel corpo. Perdonaci e liberaci dai nostri peccati che ci appesantiscono e ci fanno intraprendere vie riprovevoli. Donaci di sperimentare la grazia del tuo amore misericordioso. Rialzaci e rendici strumenti della tua pace, affinché conduciamo tanti a te. Grazie per la vitalità nuova che doni alla nostra esistenza. Amen.
Canto: TUTTO è POSSIBILE - Cerca su YouTube: Tutto è possibile (Official Lyric Video) - Nuovi Orizzonti Music
Gesù guarisce il paralitico , Bibbia pittorica, Abbazia di San Bertino, Francia, ca. 1190-1200, Biblioteca Reale, L’Aia