
Percorso Per il TemPo Pasquale i TesTimoni di sPeranza Protagonisti con Gesù dell’esperienza pasquale

iTinerario Per i GeniTori la sPeranza cHe arde



Percorso Per il TemPo Pasquale i TesTimoni di sPeranza Protagonisti con Gesù dell’esperienza pasquale
iTinerario Per i GeniTori la sPeranza cHe arde
È la gioia che fa cantare tutti, che riempie il cuore di felicità, l’alba si colora di una luce nuova: è risorto Gesù, nostro Signore, nostro Signore.
Nuova vita per il creato, che si risveglia da una lunga notte con la luce di un giorno nuovo che splenderà in eterno. Rit.
Il nostro cuore gioisce ancora, una preghiera nuova per lodarti.
Noi cantiamo insieme la tua gloria: sei solo tu il Signore! Rit.
Un riparo ci hai donato, in te che doni a noi eterna vita. Non saremo più in pericolo, cammini ora con noi. Rit.
Nicola Gaeta - Ivan Zulli
È RISORTO
Paoline, Roma - Cd - € 14,00 • Spartito - € 12,00
Una Messa di Pasqua, scritta per le persone che quotidianamente condividono, nelle comunità ecclesiali, un percorso di fede. Il tema di fondo è l’urgenza di riscoprire la gioia che deriva dalla risurrezione, una gioia che non si può bloccare, una gioia vibrante che esplode e spinge a gridare, con tutto il cuore e fiato, che Cristo è risorto e noi con lui.
Dieci brani per accompagnare i riti e i diversi momenti della celebrazione in uno stile musicale leggero, coinvolgente, gioioso, particolarmente adatto alle assemblee liturgiche giovanili.
Editoriale M. Rosaria Attanasio
Carissimi catechisti e catechiste, nel mese di aprile, con la celebrazione della Pasqua di Gesù, entriamo nel cuore del dinamismo di vita e di fede della Chiesa e di ogni cristiano, e siamo al culmine del Giubileo della Speranza. Anzi di più, come ha affermato Giovanni Paolo II: «Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che, grazie a lui, è storia di salvezza» (Angelus 28/06/1998).
La Speranza ci immette nella dimensione «del già e del non ancora», cioè della salvezza già donata a tutti noi da Gesù risorto e dell’attesa del suo compimento sia su questa terra, dove siamo trasformati in lui di gloria in gloria (2Cor 3,18), sia nella vita eterna, dove liberati dal peso delle tribolazioni (cfr. 2Cor 4,16 - 5,2) vedremo Dio così come egli è (cfr. 1Gv 3,2). La Speranza non è qualcosa di aleatorio, ma è dono di Dio, virtù teologale fondata sulla certezza dell’amore di Dio per noi; amore che si compie nella Pasqua di Gesù, suo Figlio: nella consegna di se stesso al Padre sulla croce e nella sua risurrezione.
Il Risorto, per rivelarci costantemente il suo amore e ricolmarci della sua luce, non ha paura di continuare a consegnarsi a noi, di mettersi nelle nostre mani, offrendoci la sua Parola, il suo Corpo e il suo Sangue. Quale dono stupendo! Ogni domenica, e anche ogni giorno, ci è dato di celebrare la Pasqua di Gesù nella concretezza della nostra vita: nelle nostre persone, nelle comunità, per vivere in comunione, nella storia e nel mondo, perché tutto riceva la sua luce e sia trasformato.
Afferma papa Francesco nell’Enciclica sul Cuore di Gesù Cristo: Il Mistero pasquale… «fa sì che, mentre cerchiamo di offrire qualcosa a Cristo per la sua consolazione, le nostre stesse sofferenze vengono illuminate e trasfigurate
dalla luce pasquale dell’amore… Noi partecipiamo a tale Mistero nella vita concreta, perché in precedenza Gesù ha partecipato alla nostra vita, ha vissuto come capo ciò che avrebbe vissuto il suo corpo ecclesiale, tanto nelle ferite quanto nelle consolazioni. Quando viviamo in grazia di Dio, questa mutua partecipazione diventa un’esperienza spirituale» (cfr. DN 157), tanto da risorgere con lui ed essere segno e strumento di luce e di vita per gli altri. Nella certezza che: «Cristo, nostra Speranza, è risorto!» (cfr. Tm 1,1; 1Cor 15,3-5) e noi con lui (Col 3,1), accogliamo l’invito di san Paolo a vivere, nella gioia, la Pasqua e il Giubileo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera…, premurosi nell’ospitalità… Rivestitevi del Signore Gesù Cristo» (Rm 12,12-13; 13,14).
In questa dimensione di vita e speranza ci orientano i percorsi proposti: gli itinerari, sull’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus, riaccendono la speranza e la vitalità in noi e nei ragazzi; l’esperienza del Risorto, vissuta da apostoli e discepoli, suoi testimoni fino al dono della vita, spinge anche noi a essere testimoni di speranza e pace; la preghiera pasquale dei ragazzi è desiderio di nuova umanità; le domeniche ci introducono nella celebrazione della Pasqua, oggi… Anche il Dossier «… Far rifiorire la vita», in consonanza con la Pasqua, è esplosione di vitalità e dinamismo, in cui introdurre i ragazzi. Buona Pasqua giubilare di speranza e di gioia!
Proprietà: Istituto Pia Società Figlie di San Paolo
Direttrice responsabile: M. Rosaria Attanasio
Consiglio di redazione: A.T. Borrelli, G. Collesei, B. Corsano, T. Lasconi, E. Salvatore, M. Tassielli
Progetto grafico e impaginazione: Bard Ziadivi
Copertina Catechisti parrocchiali: Ground Picture/Shutterstock.com
Foto Catechisti parrocchiali: F. Zubani, pp. 3, 5, 8-9, 12-13; Archivio Paoline, pp. 11, 14-15, 19, 21, 42-43; TonLammerts/Shutt.com, p. 17; F. Velasco pp. 17, 32, 34, 36, 38; vetre - Elena Valeto/Shutt.com, pp. 20-21; Colorfuel Studio/Shutt.com, p. 23; D. Arcangeli, p. 25; Anatoliy Sadovskiy/Shutt. com, p. 30; N. D. DSouza/Shutt.com, p. 40; 5amil.studio5/Shutt.com, p. 43.
Copertina Dossier: Konstantin Chagin/Shutterstock.com
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Aprile 2025
EditorialE Pasqua giubilare di Speranza ................ 3
M. Rosaria Attanasio
GiubilEo 2025 - PEllEGrinando Un Giubileo di cura e speranza ......... 6
Tonino Lasconi
iTinerari di viTa e di fede
S-nodi di SPEranza
Dio riapre il cantiere della speranza 8
ContESto bibliCo StoriCo - GEoGrafiCo
Emmaus ........................................................11
PEr voi CatEChiSti
Risorgere dalla tristezza:
la speranza pasquale .............................. 12
Emilio Salvatore
Colora il diSEGno
«Gesù, tu sei la nostra Speranza!» ... 13
Redazione
itinErario PEr i GEnitori
La speranza che arde il cuore! ............ 14
Barbara Corsano
itinErario PEr i bambini
Il Risorto è fra noi!.................................... 16
Anna Teresa Borrelli
itinErario PEr i raGazzi
Gesù risorto è luce e speranza! .......... 18
Isabella Tiveron
CElEbrarE la vita in famiGlia
Legami di gioia .......................................... 20
Matteo Dal Santo
raCContami GESù
La speranza è fonte di gioia! 22
Arianna Nicora
sussidi liTurGici e PasTorali
PErCorSo PEr il tEmPo PaSqualE I testimoni della speranza: Protagonisti con Gesù dell’esperienza pasquale ......................... 25
Emilio Salvatore
PrEGhiEra
Pasqua di nuova umanità 30
Redazione
il vanGElo dElla domEniCa
Dalla V Domenica di Quaresima alla
II Domenica di Pasqua - C ...................... 32
P. della Peruta - A.M. Pizzutelli
aPProfondiamo e aTTiviamoci
SaCramEnti dElla fEdE
Cresima: il dono dello Spirito è confermato ...............................................40
Roberto Laurita
ChiESa in Cammino GiubilarE
La Porta santa: entrare nell’amore di Dio ......................42
Ferdinando Fodaro
CatEChiSti ProtaGoniSti
Natale: porta di speranza ......................44
Redazione
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La risurrezione di Gesù è lo s-nodo di ogni speranza per i cristiani. Nei due discepoli di Emmaus, delusi, si riaccende la speranza nell’incontro con il Risorto che li affianca e conversa con loro. I loro occhi si aprono quando, illuminati dalla Parola, riconoscono Gesù nello spezzare del Pane (S-nodi di speranza).
Emmaus è un villaggio distante settanta stadi da Gerusalemme, circa 11 km (cfr. Lc 24,13). Il nome deriva, probabilmente, dal termine ebraico Hammat o Hamta, che significa «sorgente calda» (Contesto biblico…).
Per voi catechisti. La/il catechista non solo annuncia con le parole, ma accompagna i ragazzi a vivere un’esperienza di risurrezione, in consonanza con Gesù risorto, mostrando la sua presenza e vicinanza.
Colora il disegno: «Gesù, sei tu la nostra Speranza!».
L’itinerario per i genitori invita, tramite dinamiche, a rinnovare la speranza e la fede in Gesù, che muore e risorge per amore nostro, e a condividere con i figli la gioia di sapersi amati e salvati dal Signore risorto; per i bambini orienta, tramite attività, a scoprire i segni della presenza di Gesù con loro; a camminare come comunità; a raccontare la bellezza di condividere la vita con il Signore risorto;
per i ragazzi conduce, tramite dinamiche e drammatizzazione, a scoprire il significato della risurrezione, i segni che il Risorto offre ai discepoli e a fare esperienza di una realtà bella che cambia la vita e scalda il cuore; per i piccoli sollecita, attraverso esempi di vita e un agamograph, a comprendere la bellezza di rimanere positivi, pieni di speranza e di gioia, anche quando succedono fatti negativi.
Celebrare la vita in famiglia. Per l’attività e la celebrazione: nell’angolo della preghiera si colloca una croce da rivestire di fiori, come albero di vita, segno dell’amore perenne di Gesù per noi e della nostra gratitudine a lui.
Sussidi. Percorso di Pasqua in forma drammatizzata, con interviste ai testimoni della risurrezione di Gesù. Preghiera di desiderio della Pasqua.
Gli altri contributi focalizzano: «visita agli infermi» per testimoniare loro la speranza; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; cresima e doni dello Spirito; Porta santa e indulgenza giubilare; dalle parrocchie: Avvento, Natale ed Epifania giubilari e di speranza.
Tonino Lasconi Via Gino Tommasi, 1 60044 FABRIANO (AN) toninolasconi@gmail.com
Icristiani hanno sempre dato molta importanza all’opera di misericordia, «visitare gli infermi», considerata un impegno fondamentale per esprimere la fede non a parole, ma con i fatti. Il perché è presto detto: guarire gli infermi è stata il segno più frequente che ha accompagnato e certificato la predicazione di Gesù: «Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva» (Lc 4,40); «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati» (Mt 14,14). Il suo biglietto da visita a Giovanni Battista che aveva inviato i suoi discepoli ad assicurarsi se era lui quello che stavano aspettando, dichiarava: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annuncia-
to il Vangelo» (Mt 11,5). Ai discepoli mandati in missione chiese di guarire i malati delle città dove andavano a predicare e, nel momento in cui abbandonò la terra, promise che uno dei segni di fede autentica sarebbe stato: «Imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,18b).
VISITARE GLI INFERMI non è facile perché non si risolve solo in un saluto o in una stretta di mano, ma nel fare tutto il possibile per alleviare le ferite del corpo e dello spirito, tant’è vero che, per ricordare, incoraggiare, risvegliare questa «opera di carità», lo Spirito Santo ha suscitato sempre – e suscita anche oggi – cristiani esemplari per coraggio e generosità. Ecco alcuni cenni.
I Mercedari, sorti nella Spagna dominata dai Mori (i mussulmani) nel 1218 d.C., il secolo che si chiuse con il primo giubileo del 1300, si dedicavano al recupero dei cristiani, resi schiavi dai
mussulmani, dietro pagamento. Il riscatto avveniva con le offerte della gente, ma quando il denaro raccolto non bastava, un frate si offriva a diventare schiavo al posto di un altro, finché non si fosse trovata la somma richiesta.
Molto significative le testimonianze di Luigi Gonzaga e Camillo de Lellis. Il primo, figlio primogenito del marchese Luigi, di Castiglione delle Stiviere, rinunciò all’eredità per diventare gesuita; a Roma, durante un’epidemia (nel 1590), trasportando sulle spalle un infermo all’ospedale, fu contagiato e morì a ventitré anni. Il secondo, Camillo de Lellis, soldato di ventura e accanito giocatore d’azzardo, convertitosi, si dedicò all’assistenza dei malati e fondò, a tal scopo, la «Compagnia dei ministri degli infermi».
Ricordiamo la cura coraggiosa e generosa dei malati di san Filippo Neri, negli ospedali di Roma; di san Giovanni Bosco, nell’epidemia di colera del 1854; di san Giuseppe Moscati, scienziato medico che rinunciò alla carriera per rimanere vicino ai malati; di Carlo Urbani, medico e microbiologo, morto per individuare e fermare l’epidemia di SARS, che egli per primo aveva scoperto; i medici (379) e gli infermieri (90), morti durante il covid-19…, e raccogliamo tutti nella testimonianza esemplare di Madre Teresa di Calcutta.
Domanda: nel pellegrinaggio del Giubileo della speranza c’è un modo migliore, più evangelico e più socialmente utile del «visitare gli infermi», così da donare e testimoniare loro la speranza?
Possono i cristiani di oggi praticare questa opera di carità? Ovviamente sì, sarebbe impossibile toglierla dall’elenco, perché si cancellerebbe il «ero malato e mi avete visitato» di Gesù. Tuttavia ci sono difficoltà nuove. Ormai i Paesi – soltanto quelli ricchi purtroppo – provvedono a curare gli infermi in ospedali, cliniche, strutture specializzate, con medici che, tramite il web, possono interagire da e in qualsiasi parte del mondo con persone qualificate e competenti. Questa possibilità straordinaria potrebbe indurre i cristiani a ritenersi dispensati dal visitare i malati, per delegare tale compito alle diverse esperienze di volontariato. D’altronde non si può entrare nelle corsie, intralciando il lavoro dei medici. Peggio sarebbe sostituirsi ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, dando consigli presi da internet e mettendo a rischio la salute dei malati: è noto a tutti quanti truffatori affollano questo settore. Non si può nemmeno andare a visitare i malati nelle abitazioni private che, oggi, sono aperte malvolentieri persino ai parenti.
Allora cosa fare? Una responsabilità grande,
che incombe su tutti, è quella di prevenire gli incidenti e le malattie: rispettare le regole della strada sia se si usano i mezzi (auto, moto, biciclette, monopattini…) sia se si va a piedi; rifiuto netto di alcool, droghe, fumo; evitare l’uso compulsivo di computer e cellulare; non cedere al contagio di stordirsi in discoteca; eludere le risse e le bravate di gruppo contro i più deboli; rifiutare qualsiasi forma di bullismo…; sono tutte opere di carità.
Vasto è anche il campo di intervento caritatevole per le malattie «spirituali e psicologiche», che nascono da disistima di sé, dalla non accettazione del proprio corpo; dalla sottomissione ai modelli di bellezza e di forza, propagandati come vincenti. Per queste malattie dello spirito l’amicizia, l’attenzione, la vicinanza, la pazienza sono più importanti delle pasticche e tutti possono praticarle in maniera amichevole senza titoli e certificati.
Punteggiare il pellegrinaggio verso la Porta santa con questa opera è quanto di meglio ci sia per coltivare e donare «la speranza che non delude».
Sussidi liturgici e pastorali
Emilio Salvatore
Come coinvolgere i nostri ragazzi/e nell’esperienza pasquale che suscitò la speranza nel cuore dei primi testimoni della risurrezione di Gesù?
Si offre un percorso, in sette tappe, da vivere con i ragazzi e le famiglie, o assieme a tutta la comunità parrocchiale, costituito da un dialogo, in forma drammatizzata, tra una/un ragazza/o intervistatrice/ore e uno dei testimoni, rappresentato da un catechista, un papà o una mamma, un seminarista o una suora. Esso è ritmato sulla prima Lettura di ogni domenica (Anno C), a partire da quella «in Albis» (II di Pasqua) alla Pentecoste. Si può pro-
porre anche come Novena di Pentecoste o per una catechesi ai cresimandi.
Ogni tappa è caratterizzata da un dialogo e una preghiera, seguita dal canto dell’Alleluia. Contesto. Si predispone un ambiente sobrio, con qualche segno o simbolo ebraico (candelabro: menorah, mantello o scialle per la preghiera: tallit…). I testimoni possono indossare una tunica o un mantello che ricordino gli abiti dei personaggi indicati.
Canto di inizio: È LA GIOIA ChE FA CANTARE (vedi II cop.)
Guida. Entri il primo testimone della Speranza! Pietro. Eccomi!
Ragazzo intervistatore. Chi sei tu?
Pietro. Io sono Simone, figlio di Giovanni, ribattezzato da Gesù come Pietro, perché cocciuto nel male, ma anche forte e generoso nel bene.
RI. Quando hai conosciuto Gesù?
Pietro. Quando mi chiamò sul lago di Tiberiade e lo seguii con Andrea mio fratello. Gli ho visto operare molti prodigi: guarire e liberare dal male, incantare con la sua parola e moltiplicare il pane. Ma io l’ho rinnegato, fingendo di non conoscerlo!
RI. E dopo?
Pietro. Mi ha perdonato e mi ha affidato il suo gregge da custodire, da proteggere e da guarire, perché il mondo ha bisogno di salvezza.
PREGhIERA. Carissimo Pietro, aiutaci a diventare seguaci di Gesù, evangelizzatori con la parola e con le opere, custodi amorevoli dei nostri fratelli e sorelle. Amen. Canto dell’Alleluia
(At 5,27b-32.40b-41)
G. Entri il secondo testimone della Speranza!
Natanaele. Eccomi!
RI. Chi sei tu?
Natanaele. Io sono Natanaele, attaccato alle tradizioni dei padri, ma schietto e sincero.
RI. Quando hai conosciuto Gesù?
Natanaele. Quando mi vide sotto il fico, ma io non lo avevo notato. Filippo mi condusse da lui e, con mia grande gioia, ho partecipato alla promessa di Dio di vederlo come ponte tra il cielo e la terra, assieme a tanti angeli. In realtà io sono fuggito davanti alla croce, ma ho ritrovato la speranza quando l’ho visto risorto.
RI. E dopo?
Natanaele. Dopo non ho avuto più paura di essere oltraggiato e flagellato per amore suo. Il nome di Gesù era per me fonte di gioia e di pace.
PREGhIERA. Carissimo Natanaele, insegnaci a non scoraggiarci se, a volte, siamo derisi per la nostra fede. Anche noi desideriamo partecipare della gioia di appartenere a Gesù, nostro Maestro e Redentore. Amen.
Canto dell’Alleluia
G. Entri il terzo testimone della Speranza!
Paolo. Eccomi!
RI. Chi sei tu?
Paolo. Io sono Paolo di Tarso, un tempo Saulo, persecutore dei cristiani.
RI. Quando hai conosciuto Gesù?
Paolo. Ero in cammino sulla via di Damasco per perseguitare e incarcerare i seguaci di Gesù che consideravo un impostore e un maledetto, quando una luce mi accecò, e mi parlò il Signore risorto e vivo, per dirmi di voler fare di me uno strumento scelto per portare il Vangelo a ogni persona.
RI. E dopo?
Paolo. Spinto dalla forza della Parola, per terra e per mare ho annunciato che Gesù è la Speranza di Israele, il Messia in cui hanno creduto i nostri padri, e che è la salvezza di tutta l’umanità.
(At 13,14.43-52)
PREGhIERA. Carissimo Paolo, tu che sei stato toccato dalla grazia, eleva e trasforma anche noi, a volte cristiani freddi e lontani, in testimoni della Speranza. Amen. Canto dell’Alleluia
Guida. Entri il quarto testimone della Speranza!
Barnaba. Eccomi!
RI. Chi sei tu?
Barnaba. Io sono Barnaba, originario di Cipro, conquistato dallo stile e dalla comunione della prima comunità, misi tutti i miei beni a disposizione della Chiesa di Gerusalemme.
RI. Quando hai conosciuto Gesù?
Barnaba. L’ho conosciuto attraverso il racconto di Pietro e di Paolo. Così ho difeso Paolo e l’ho seguito nei suoi viaggi.
RI. E dopo?
Barnaba. Dopo ogni fatica, dopo ogni gioia ho sentito sempre il desiderio di ringraziare il Signore, che rendeva i nostri passi leggeri come il vento, per dare voce alla Parola che conquista il cuore delle persone.
PREGhIERA. Carissimo Barnaba, tu che sei stato affascinato dalla Chiesa dei primi discepoli di Gesù, aiutaci a condividere generosamente, oggi, con la nostra comunità ecclesiale, il progetto di annuncio e di trasformazione dei lontani in fratelli e sorelle. Amen. Canto dell’Alleluia
… Far rifiorire la vita. Nei preadolescenti e adolescenti si alternano picchi di energia quasi frenetica a momenti di inerzia; ragionamenti lucidi ad atteggiamenti superficiali; bisogno di vicinanza a ritiri e rifiuti. Il ragazzo, nel rapporto educativo, può trovare ed esercitare le parole che illuminano il suo disagio, ed elaborare la sua esperienza (Io - Tu - Noi). Con l’ascolto di tre canzoni li orientiamo a vedere i momenti difficili come passaggio verso realtà nuove. Amati da Gesù, trovano la forza per rinascere anche nelle ferite della vita (Musica e fede). Il film è un bellissimo esempio di passaggio da una situazione di invalidità, cultura di morte e rinuncia a un’opportunità di ripresa e di vita (Ciak si gira). Con i laboratori sul digitale accompagniamo i ragazzi a riconoscere i simboli nascosti e i messaggi di speranza – in consonanza con il Giubileo – nella Scrittura, e a riflettere sulla risurrezione e sull’incontro personale con Dio (Infosfera e Vangelo). Tramite il racconto di tre episodi di guarigione, operati da Gesù, li invitiamo a incontrare il Signore, ad aprirsi a un’esistenza rinnovata, risalendo dal negativo al positivo, per drizzarsi e scoprire la realtà in modo nuovo (Bibbia nella vita). Un forte testimone di amore e speranza per i ragazzi è il loro coetaneo, Carlo Acutis, presto santo, che aiutava tutti: i clochard, i ragazzi con disabilità, le vittime di bullismo; comunicava Gesù e realizzava mostre sui temi della fede… (A tu per tu con…). Frate Mago, inoltre, comunica il Vangelo, dando gioia e serenità, tramite i trucchi di magia, motivando anche alla solidarietà (Testimone). «Tu sperimenti la gioia? Verificati con il Test. Nella Celebrazione lasciati invadere dalla vita nuova del Risorto, per donare pace e speranza agli altri».
In ascolto dei ragazzi (12-16 anni) e attenti alle loro esigenze e paure, nella situazione attuale di violenza e di guerre, si propone il tema della PACE, declinato nelle sue diverse connotazioni, per formare in modo integrale alla riconciliazione e armonia interiore, alla luce del Vangelo. L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, in ritiri, campiscuola e a scuola.
#Strette di pace per…
1. ... C ustodire il creato 2. ... Ben-volersi 3. ... R iconoscersi nell’alt(r)o 4. ... S cegliere la nonviolenza 5. ... A ccogliere con amore! 6. ... G ustare il perdono 7. ... F ar rifiorire la vita 8. ... Costruire oggi il futuro!
A tu per tu con…
Rosario Carello
Antonia Salzano è la mamma del beato Carlo Acutis, che sarà canonizzato il 27 aprile 2025 durante il Giubileo degli adolescenti.
Papa Francesco ha detto che sono tanti quelli che riscoprono la fede grazie alla testimonianza di Carlo. La mamma di un santo prega il figlio?
R. Carlo diceva che, ormai, senza connessione a internet siamo come disperati, perché ci sembra che non possiamo fare più niente. «Così», spiegava, «è la connessione con il cielo: c’è solo se si prega». Quindi l’orazione è importantissima. Anche noi la viviamo quotidianamente. Sì, prego Carlo, come prego soprattutto il Signore e la Vergine santissima. Per Carlo ciascuno di noi è un mistico, perché tutti abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo.
Mi colpisce una frase di suo figlio: «Sono felice di morire, perché ho vissuto la mia vita senza perdere alcun minuto in cose che non piacciono a Dio».
R. Sì, la disse in punto di morte, perché sapeva di essere in grazia di Dio e di aver sempre cercato di fare la sua volontà. Carlo era molto legato, in particolare, al Vangelo delle Beatitudini e si era dato la regola di confessarsi tutte le settimane. Era molto attento anche ai più piccoli peccati veniali, diceva che sono come un peso che ci trattiene a terra e faceva l’esempio dei palloncini legati che non possono volare in cielo: ogni difetto per lui era un ostacolo che blocca e di cui liberarci. Anche le più piccole mancanze ci impediscono di vivere le virtù in modo eroico.
«Carlo ha squarciato e illuminato le tenebre che mi tenevano prigioniera»: sono sue parole. Cosa vogliono dire?
R. L’unione di Carlo con Dio si sentiva; con lui avevo l’impressione di stare davvero alla presenza di un testimone del Vangelo, come mi è capitato quando sono stata accanto a monaci certosini o benedettini, a monache di clausura, clarisse o carmelitane. Carlo mi ha mostrato che era possibile vivere nella luce e, soprattutto, mi ha fatto comprendere verità di cui non ero consapevole. Ero un po’ come una protestante, credevo che i sacramenti fossero nient’altro che simboli e invece, grazie a Carlo, ho fatto la scoperta della vita, comprendendo che nell’Eucaristia c’è realmente Cristo, che si fa nostro Pane e nostra Bevanda.
Perché secondo lei, il beato Carlo Acutis, suo figlio, è diventato un testimone di vita per tanti suoi coetanei?
R. Perché non c’è dicotomia tra la sua vita quotidiana e la pratica religiosa. Perché faceva tutto in Gesù, per Gesù, con Gesù. Perché diceva: «Non io ma Dio». Perché anche in punto di morte, quando i medici chiedevano se stesse soffrendo, rispondeva: «C’è gente che patisce più di me». Perché pensava agli altri, aiutava i clochard per strada, i ragazzi con disabilità, i coetanei vittime di bullismo, perché comunicava Gesù negli incontri di catechesi; ha realizzato mostre sui temi della fede, ha cercato di spingere le persone verso la conoscenza della vita eterna.
Carlo è una luce e, con la sua giovane età, la sua modernità, vestito come vestono i ragazzi, è l’esempio di come vivere una vita santa oggi.
Io - TU - NoI
Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.com
Che cosa significa per i nostri ragazzi essere vivi, sentirsi vivi? Per noi educatori è basilare non giungere a facili conclusioni e, ancora di più, è indispensabile non cadere nel pericolo di proiettare su di loro il nostro modo di vedere, i nostri ideali. È commovente, a questo riguardo, ciò che scrive uno psicoterapeuta dell’adolescenza di lunghissima esperienza, Gustavo Pietropolli Charmet, fondatore dell’Associazione Minotauro, docente universitario, autore di prestigiose pubblicazioni. Nel suo ultimo saggio Adolescenti misteriosi (Mimesis Edizioni, 2024), egli parla del mistero che percepisce ogni volta che si trova a parlare con un adolescente. Tanto più, quando avverte una vicinanza, un’intesa con lui. Sorprendentemente la maggiore vicinanza rende l’educatore ancora più consapevole di come l’adolescente sia mistero a se stesso. Le parole pronunciate da tanti genitori: «Non riconosco più mio figlio» potrebbero essere attribuite allo stesso ragazzo: «Non mi riconosco più. Non so che cosa voglio. Come posso affrontare la vita?».
Il mistero, che l’adolescente percepisce, riguardo alla propria identità e al proprio futuro è alla radice di tanti comportamenti, apparentemente contradditori. Picchi di energia quasi frenetica che si alternano a momenti di inerzia; ragionamenti lucidi e introspettivi, che lasciano spazio ad atteggiamenti superficiali; bisogno di vicinanza e d’intimità, a cui seguono improvvisi ritiri e rifiuti: tutto questo è manifestazione di quella realtà di energia e di vita che è l’adolescente e che ha bisogno del riconoscimento e del rispetto dell’ambiente, per evolversi in un senso di sé coeso.
Pietropolli Charmet ci guida a prendere atto di come siano cambiate le sfide, che l’adolescente di oggi deve affrontare e come esse siano poste, non tanto dalla famiglia, spesso percepita come scarsamente normativa e influente, ma dalla cultura sociale, inglobante e pervasiva, che lo condiziona con le sue ideologie, i suoi miti e le sue mode. Fra questi la competizione totale e spietata, la negazione della morte e del dolore, l’obbligo di dover rispondere a ideali di bellezza e di efficienza, di dover essere performativi a tutti i costi. Questi miti, amplificati dai social, rischiano di diventare l’unica lente attraverso cui il ragazzo vede se stesso, soffocando, così, la sua identità unica, ancora in formazione.
«La spinta a raggiungere livelli elevati di bellezza e visibilità è intransigente e contribuisce ad accendere una competizione seminascosta, che costituisce il clima relazionale di fondo. È cruciale aiutarli a liberarsi dalla suddi-
tanza ai miti della sottocultura sociale, in particolare a quelli legati alla performatività, sia intellettiva (risultati scolastici, test di ammissione all’università) sia fisica (sport e palestra), all’adesione indifferenziata a certi brand e stili di abbigliamento, agli ideali di bellezza ritoccata, digitalmente e non» (Ivi, Edizione del Kindle. Pos. 112 ss.).
Se all’adolescente è mostrato, come obbligatoriamente ammissibile, solo il lato brillante e splendente della vita, ciò comporta che ogni fatica e sofferenza siano segno di debolezza e di sconfitta. Così l’ansia fisiologica è considerata patologica, la timidezza nei rapporti sociali un fallimento dell’educazione familiare e le difficoltà scolastiche, naturali in un cammino di apprendimento, etichettate come DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento).
La società, con i suoi falsi miti, di cui spesso la famiglia è vittima inconsapevole, costruisce labirinti, in cui i ragazzi possono perdersi, perché non esistono criteri di orientamento, né limiti, né specchi in cui riconoscere la propria vera immagine. Oppure si può dar vita a gruppi, guidati da educatori esperti nell’ascolto, che diventino una casa in cui l’adolescente può sviluppare la sua capacità di pensare e iniziare
a comporre, con pazienza e amore, le diverse parti del sé. Raccontarsi senza la paura di essere considerati strani, scarsi o perdenti è l’inizio indispensabile per lavorare senza troppa diffidenza alla costruzione della propria identità.
Un’immagine, suggerita dal filosofo tedesco, Martin Heiddeger, può offrire suggestioni alla nostra ricerca. Nella sua opera, Holzwege (Sentieri erranti nella selva, Bompiani 2002), egli descrive quei sentieri che si addentrano nella foresta, apparentemente senza direzione e che sembrano non portare in nessun luogo, perché si perdono nel bosco. Simili a essi sono quelli sui quali gli adolescenti si incamminano, sotto la guida di adulti spaventati e confusi. Eppure a volte gli holzwege giungono a una radura dove penetra la luce (lichtung): è la luce della parola (umana e divina) che illumina l’esistenza e dà sufficiente orientamento per proseguire il cammino.
Il rapporto educativo è il luogo in cui l’adolescente può trovare ed esercitare le parole che illuminano l’oscurità del vissuto e del disagio, e attivare quel processo di simbolizzazione che rende possibile l’elaborazione dell’esperienza, la riflessione su di essa, la sua comunicazione e, quindi, la necessaria verifica.
Marco Pappalardo - Tommaso Spadaro (Ill.)
PIER GIORGIO FRASSATI
Una vita da prima pagina
Paoline, Milano 2025 - pp. 80 - € 11,90
Una vita originale è quella di Pier
Giorgio, nato il 6 aprile 1901 a Torino, figlio del fondatore del quotidiano La Stampa. Egli diventerà un modello per tanti giovani. L’Autore, attraverso lo stile giornalistico e con le parole di chi lo ha conosciuto, ci fa entrare in tutti gli aspetti della sua vita: famiglia, fede, scuola, impegno politico, volontariato con i più poveri, sport… Nel testo ci sono anche pagine ispirate alle regole della scrittura giornalistica, utili per agganciare la sua storia alla vita dei ragazzi e delle ragazze di oggi.
Test
Maria Teresa Panico mt.pan@iol.it
Sboccia la vita quando si è consapevoli che l’amore abita in noi, quando si scopre la gioia che è dentro le realtà di tutti giorni, anche se ci sono difficoltà, imprevisti e ostacoli. Tu sperimenti la gioia nella tua vita?
L’oceano è:
a. profondo.
b. pieno di vita.
c. pericoloso e inquinato.
Il vero supereroe:
a. ha grandi superpoteri.
b. è coraggioso.
c. anche se cade, si rialza.
9 8 7 4 5 6 3 2 1
Ti capita di essere triste?
a. a volte.
b. raramente, non lasci spazio alle emozioni.
c. sei spesso triste.
9 a 14 punti:
Cerchi di vivere concentrandoti solo su te stesso e sui tuoi obiettivi. Sei come un fiore che non riesce a sbocciare, perché le sue radici non si nutrono di gioia, amore e condivisione, ma di egoismo, presunzione e solitudine. La vita vissuta così è più arida del deserto e, di certo, non riuscirà a fiorire e a manifestare la sua immensa bellezza.
Un biglietto
a. della lotteria.
b. del treno.
c. di auguri.
Toccare:
a. le corde dell’anima.
b. il cielo con un dito.
c. per credere!
L’alba è:
a. il nuovo che avanza.
b. chiara e luminosa. c. inizio del giorno.
Sei un tipo che:
a. vuole arrivare sempre primo.
b. tende a migliorarsi ogni giorno.
c. si accontenta facilmente.
Correre:
a. i 100 metri.
b. una gara a ostacoli.
c. la maratona.
15 a 21 punti:
Dio ci ha creati per la gioia e per l’amore, per questo siamo continuamente alla ricerca della felicità. È complicato, per te, mostrare la bellezza della vita, trasformata dal messaggio di amore e di speranza di Gesù, in questo mondo complesso. Spesso ti nascondi dietro una maschera, per non lasciar trasparire la tua ricchezza e la tua fragilità.
Non ti manca mai:
a. l’entusiasmo.
b. la pazienza.
c. l’originalità.
La vita non è come un film, niente è perfetto. La realtà non è facile da accettare, ma in tutto ciò sei portatore sano di gioia. Quella gioia radicata nell’amore di Gesù, che si esprime nell’ordinario e nello straordinario, che scopri dovunque intorno a te e che ti sostiene nei momenti in cui i sentimenti negativi e le difficoltà sembrano prendere il sopravvento.
Celebrazione
Francesca Langella fransua80@libero.it
Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù risorto, lampada accesa. Ci si dispone in cerchio.
Canto: VIENI, SANTO SPIRITO DI DIO
(F. Buttazzo - D. Scarpa, Vieni Soffio di Dio, Paoline - cerca su YouTube Paoline)
Preghiera. Padre misericordioso, ci hai chiamati a vivere nell’amore. Rendici, come Gesù, capaci di amare, gratuitamente e con tutto il cuore, ogni persona, anche quelli che ci hanno offeso. Padre di bontà, purifica la nostra fede in te, perché la grazia della fiducia in te allontani da noi ogni diffidenza e paura, nella certezza che Gesù è sempre con noi. Infondi, Padre della luce, il tuo Santo Spirito in ogni creatura e il tuo amore regni nel cuore di tutte le persone del mondo. Amen.
Catechista. Gesù è risorto! È questo l’annuncio di gioia, che risuona nel cuore dei credenti: la vita ha vinto la morte, la luce ha vinto il buio. Gesù è vivo e ci dona il suo Santo Spirito perché anche noi possiamo rinascere e realizzare la sua missione. La pace, segno di riconciliazione, è il dono pasquale che Gesù risorto fa ai suoi discepoli e a tutti. Anche noi, a volte, come Tommaso, siamo dubbiosi e sentiamo il bisogno di vedere e di toccare per credere. Egli, infatti, se non vede il segno dei chiodi nelle mani di Gesù e non mette la sua mano nel suo fianco, dice che non può credere. Noi possiamo chiedere la grazia della fede, per essere beati, e la grazia di vedere Gesù vivo e risorto nei segni di risurrezione: la riconciliazione, la comunione, la speranza, il perdono, la solidarietà, la pace…
1 Ragazzo. Signore risorto, quando il dubbio spegne la mia fede, donami di credere in te, che sei vivo e rimani per sempre con noi.
2 Ragazza. Signore risorto, quando il peccato abita il mio cuore, manda il tuo Spirito a guarirmi e a liberarmi da ogni male. 3 Ragazzo. Signore risorto, «mio Signore e mio Dio», fa’ di me un testimone di speranza, per essere segno della tua risurrezione e della tua pace.
Gesto. Ogni ragazzo scrive su un foglietto un segno di risurrezione (es. gioia, pace, perdono…) e lo pone in un cestino. Ciascuno, poi, prende a caso uno dei foglietti e si impegna a vivere quel segno, per suscitare sorrisi negli altri e far rifiorire in loro la vita.
Preghiera. Grazie, Signore della vita, perché mi hai donato occhi nuovi, capaci di vedere i segni della tua presenza. Ravviva in me la gioia dell’incontro con te e accendi il desiderio di incontrarti costantemente, per vivere di te e sorridere alla vita. Donami di crescere nell’amore sincero verso me stesso, Dio, i fratelli e le sorelle, così da donare nuovo smalto alle loro esistenze. Amen.
Canto: È LA GIOIA ChE FA CANTARE (vedi II cop.)