Giornalino

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Gli alunni della 3^C rappresentano un villaggio dell’età del ferro nell’ambito del progetto IO AMO I BENI CULTURALI “Le voci del parco” Su una piatta collina al centro del Parco delle Acque Minerali tra il 1873 e il 1883 il famoso Giuseppe Scarabelli ha compiuto uno scavo archeologico che ha permesso di esplorare quasi per intero la zona occupata da un villaggio dell’Età del Bronzo databile tra il 1700 e il 1150 a.C. Come in altri luoghi della Pianura Padana anche nei pressi del villaggio del Monte Castellaccio si coltivavano: CEREALI, FAVE, LINO, utilizzando picconi in corno di cervo con manico di legno e aratri trainati da buoi. Scavando il villaggio del Monte Castellaccio gli archeologi hanno trovato numerosi resti di pasto tra cui ossa di animali e cereali. Da questi reperti possiamo capire di che cosa si alimentavano. Il cibo principale era costituito da cereali, come grano e farro che veniva macinato quotidianamente a mano e da ghiande o bacche raccolte qua e là. Dalle ossa rinvenute si capisce però che si nutrivano anche della carne di animali allevati o cacciati. Si allevavano capre e pecore da cui si ricavavano soprattutto carne e lane e in minor misura il latte. I bovini erano allevati per aiutare gli uomini nei campi mentre i cavalli probabilmente appartenevano solo alle persone più importanti. I cacciatori preferivano catturare cervi e cinghiali allora dannosi all’agricoltura. Inoltre ci si dedicava alla raccolta dei palchi caduchi di cervi e caprioli che poi erano lavorati dagli artigiani. Nel villaggio erano presenti anche numerosi cani inseparabili amici dell’uomo. Il villaggio aveva una estensione di meno mezzo ettaro ed era composto da circa 12 capanne a pianta circolare disposte attorno ad uno spazio aperto comune. Le capanne avevano una struttura di base con grossi pali di legno piantati nel terreno, pareti di frasche spesso intonacate di argilla; avevano un solo vano suddiviso in varie zone: focolare, giaciglio, piano di lavoro, buca per l'immagazzinamento dei prodotti agricoli . Avevano un'apertura sul tetto che permetteva la fuoriuscita del fumo sviluppato dal focolare: questo serviva sia per la cottura dei cibi che per il riscaldamento. All’interno delle capanne oltre alla preparazione dei cibi, si svolgevano attività artigianali domestiche come la filatura e la tessitura. Il vasellame domestico comprendeva grandi vasi per conservare cibi o liquidi, pentole per cucinare e vasi da mensa. Agricoltura: è probabile che l'attività più importante di coloro che vivevano nel villaggio fosse quella di coltivare i terreni vicini (arando con zappette in corno di cervo o aratri lignei con vomere in pietra tirati da buoi) seminando, raccogliendo i cereali con falcetti in selce e metallo) e curare gli animali portandoli al pascolo. Macinatura: con la macinatura le donne macinavano con un sasso su piatte pietre i cereali per poi conservare la farina ottenuta in vasi. Filatura: questo lavoro era affidato alle donne di qualunque condizione. In particolare nel villaggio del Monte Castellaccio sono state rinvenute molte fusaiole in ceramica, di diverse forme e variamente decorate, e alcuni pesi da telaio. Le donne inoltre si preoccupavano di lavorare vesti o manufatti in pelle utilizzando grandi aghi in metallo. La filatura e la tessitura erano attività molto importanti nel mondo antico: innanzitutto la donna avvolgeva la lana grezza intorno ad un bastone, la conocchia, per lo più di legno. Successivamente, teneva con la mano sinistra la conocchia con la lana da filare e con la destra torceva la fibra fino a farla diventare un filo lungo e sottile. Man mano che il filo era pronto veniva avvolto attorno ad un bastoncino posto in basso, il fuso; per tenerlo sempre diritto si usava mettere sotto al fuso un piccolo oggetto per lo più di ceramica: la fusaiola. Con il filo ottenuto le donne cucivano le pelli. Fusione: nello spiazzo comune si svolgeva la fusione del metallo entro un crogiuolo posto su un focolare alimentato mediante soffiatoio; successivamente il metallo fuso veniva colato all’interno di uno stampo a una o due valve per produrre asce, falci, punteruoli, pugnali, spade, lance o spilloni per fermare le vesti. Nel villaggio sebbene questa attività fosse documentata, i reperti in bronzo rinvenuti sono pochissimi: una piccola falce, un pugnale e due punte di freccia.


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